California in auto

Santa Monica, Santa Barbara, San Francisco, Yosemite, valle della morte, Las Vegas, San Diego...
Scritto da: pierpy77
california in auto
Partenza il: 27/07/2011
Ritorno il: 15/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

27-30 luglio

Atterriamo a Los Angeles grazie ad un comodo volo Alitalia diretto, e subito veniamo avvolti da una brezza mite. Dopo un’ora in coda (line) finalemte guidiamo la tanto agognata Sabring Crysler coupè… il cambio automatico, le highway con 8 corsie e le misteriose corsie riservate alle car-pool (auto-contenitore), la svolta consentita a destra con il semaforo rosso (eccetto quando è esplicitamente segnalato), la regola dello stop (chi lo impegna per primo passa) sono tutte conquiste che avverranno nel corso dei 18 giorni sulle strade della California, e che al primo impatto non regalano una guida rilassata, troppe le differenze con le strade italiane, che alla fine reputo migliori delle strade californiane.

Santa Monica è una elegante cittadina sul mare, termine della route 66, belle spiagge da telefilm, un grazioso boulevard dedicato ai negozi. Vita notturna scarsina, cosi’ come la meno elegante Venice beach.

Partiamo alla volta di santa barbara passando per la costiera di Malibu (non esiste un centro cittadino vero e proprio), ci fermiamo a Zuma Beach, la spiaggia dei surfisti, ma l’oceano è troppo freddo per invogliarci a bagnarci. Santa Barbara invece ha un centro molto ben curato di palesi origini coloniali spagnole, ma anche qui il cuore pulsante della cittadina non è sul lungomare, siamo in luglio ma la sera fa freddino, infatti indossiamo dei maglioni.

Pernottiamo in un paesino a 18 miglia di curve da santa Barbara, Solvang, dall’architettura scandinava, davvero carino, di sera deserto ma illuminatissimo da luci simili a quelle natalizie, da queste parti risiedeva Micheal Jackson.

L’1 agosto ci mettiamo in cammino per San Francisco, decidiamo di snobbare la autostrada e percorriamo la “Big Sur”… 4 ore di curve a picco sul mare, ma ne vale la pena! Vediamo elefanti marini e surfisti hippies in Hurley, alternati a paesaggi mozzafiato, peccato non sia una bella giornata (in 18 giorni non abbiamo mai visto la luce del sole fino a mezzogiorno e mai le temperature lungo la costa sono state superiori ai 25° C). Ci fermiamo alla riserva marina di Point Lobos, merita un’ora di relax nella natura. Seguiamo per la 17 mile drive (dopo 4 ore di big sur e point lobos… non merita i 10 dollari del pedaggio..). Finalmente ariviamo a Carmel, cittadina di artisti e facoltosi che vivono in una sereni. Dappertutto ci avvolge il verde, troviamo il ristorante italiano “Vesuvio”, cucina davvero ottima, ci fa un po’ di tristezza parlare col proprietario… nato in Usa da genitori italiani… parla un italiano non molto fluente, è innamorato dell’Italia ma ormai ci va solo per le vacanze.

Via Salinas arriviamo di sera a San Francisco, mozzafiato l’accoglienza, tutta illuminata con grattacieli e bay bridge illuminati. Arriviamo all’Hilton, ma usufruiamo di un parcheggio vicino.. meno dispendioso, in pieno buisness center… e alla cheesecake factory.

Il giorno successivo vediamo il lungomare di SF e il Pier 39: mangiate il cioppino e vedete le otarie stese sul molo… passerete un bel pomeriggio.

Col Cable car (6 dollari a corsa) vedrete il cuore di SF tra sali e scndi entusiasmanti e la Chinatown. Vale la pena perchè i conducenti sono molto spiritosi e vedrete tutto senza fatica. Il parco del Golden Gate vi terrà occupati per una giornata. Il museo di scienze e galleria De Young vanno visti, molto interessante una ricostruzione altitudinale della foresta tropicale… fa caldissimo.

Di sera SF non offre molto, c’è qualche club carino come l’Infusion, ma la situazione non è all’altezza della città, davvero bella… e poi bisogna percorrere a piedio in bicicletta l’imponente Golden Gate che chiude la baia e da cui si osserva l’isola di Alcatraz. Questi americani non hanno una storia, ma valorizzano tanto la loro storia… persino uno scoglio nella baia sede del celeberrimo carcere.

Visitiamo lo Yosemite Park entrando dall’accesso sud, Wawona, ci attendono 37 miglia per arrivare alla vallata centrale dove sorgono il centro operativo del parco dal quale partono i vari sentieri, l’albergo e un supermarket. All’uscita da una galleria rimaniamo folgorati dalla bellezza della natura della vallata, semplicemente mozzafiato. La paura di imbattersi in orsi e puma ci fa optare per un breve sentiero che ci porta ad una piccola ma fragorosa cascata. Di notte alloggiamo al Comfort Inn a Oakhurst e ceniamo in un posto accogliente Sweetwater steakhouse, dove veniamo serviti over the counter e affamati divoriamo ottima carne e il classico cheescake , chiacchierando con altri clienti e con la cameriera.

La strada per Las Vegas passando per la Death Valley è lunga; attraversiamo le campagne della California centrale (che somigliano molto alle campagne pugliesi) fermandoci a mangiare fragole appena colte, poi passando per la parte piu’ meridionale del Sequoia National park (tante curve senza incontrare altre auto, fra foreste e campi). Arriviamo a Lake Isabella avamposto della civiltà prima del deserto, ci fermiamo a mangiare un hamburger in un tipico saloon, dopo 10 minuti, fotografati col simpatico proprietario vestito da cow boy iniziamo il viaggo nel nulla. Quasi 2 ore di strada verso Olancha per poi entrare nella Valle della Morte. Incontriamo qualche turista sulla strada, alcuni corvi magrissimi col becco sempre aperto, i celeberrimi Johshua threes e dopo interminabili minuti di curve a strapiombo sulla vallata (senza protezione alcuna) entriamo nel cuore della valle. Ormai siamo dentro. I paesaggi si alternano repentini da dune sabbiose a scorci marziani a laghi salati essiccati. Tra strade che assomigliano a roller coaster ci avviciniamo a Furnace creek; un nome, un programma… un asciugacapelli bollente sul volto. Da queste parti si è registrata la piu’ alta temperatura mai misurata sulla Terra. Ci fermiamo allo Zabriskie point, da dove si ammira il susseguirsi di dune pietrificate, la cui vista ci ripaga del viaggio non molto comodo. Tante strade strette con curve, in più sulle strade californiane non ci sono stazioni di servizio o punti di ristoro con toilette.

Al tramonto arriviamo ad un fiore illuminato nel deserto, Las Vegas, luci e caldo infernale anche di sera. Non ci conquista… tutta gioco e prostituzione facile, eccessi, patetici tentativi di imitare famose località europee e fenomeni da baraccone. Ci annoiamo per 2 giorni prima di fare il pieno di benzina a Las Vegas e pertire per San Diego.

Importante: molti parcheggi sono gratuiti ma sono riservati ai clienti degli alberghi/casinò

Il clima della South California, almeno in agosto, non è quello tipicamente estivo e caldo che immaginavamo, nemmeno qui a pochi chilometri dal Messico: mai un raggio di sole, fresco di sera, però la città ci mette subito a suo agio con la little Italy e Guislamp, quartiere ricco di localini easy e divertenti. Siamo stati al ristorante messicano la Puerta, al ristorante italiano Buon appetito, dove abbiamo mangiato bene e in allegria. All’uscita dai locali, rigorosamente over 21, ad attendere vi sono studenti e studentesse in bicicletta con rimorchio, che ti accompagnano a casa per 10-20 dollari. Il martedi c’è il rito del tacos Tuesday a Pacific Beach; per 10 dollari tacos a volontà, birra e tanto divertimento, noi siamo stati al Thyphoon, arrivate però entro le 21, perché poi la fila per entrare è estenuante. Per essere sicuri parcheggiate in un parcheggio pubblico infilando 5 dollari nella cassetta corrispondente al numero del posto occupato; non viene fuori alcun ticket e se andate via senza pagare non troverete una multa ma in 30 secondi (cronometrati) gli sceriffi vi portano via l’auto!

Bisogna assolutamente vedere il Balboa Park (attenti ad alcuni musei che fanno pagare 8 dollari per vedere qualche foto o per rivivere l’epopea della conquista americana dello spazio: decisamente sopravvalutati… imbarazzanti) il parco ha un cuore affascinante dalla architettura barocco coloniale. El Prado, simile a quella della Old Town, entrambi da visitare. La penisola del Coronado va vista e la si raggiunge attraversando lo spettacolare ponte omonimo.

Rientriamo a Los Angeles per andare un po’ al mare, ma riusciamo solo a fare un bagno gelido a Balboa beach e a Newport, molto eleganti e mare pulito. Mangiate sul molo (pier) le zampe di granchio. Corona del Mar, ricca di ville accattivanti ma non sfarzose, è da vedere al tramonto quando si accendono i falò sulla spiaggia e gli americani sono così gentili e gioviali che ti invitano a mangiare marchmallow e scambiare due chiacchiere in allegria. Sono molto ospitali gli americani, ci siamo sempre sentiti a casa, mai in pericolo. A Redondo beach vi sono pescherie sul molo dove con 20 dollari si possono mangiare ostriche, ricci di mare enormi e aragoste a volontà; non fatevi mettere il ketchup sulle ostriche, sarebbe un delitto. Venice beach, il nome della spiaggia viene da un rigagnolo navigabile, è la spiaggia dei rasta, radical chic e dei culturisti (Muscle beach).

Una giornata o due agli Universal studios di Hollywood è di rito; il costo del biglietto è di circa 80 dollari, ma anche per chi come me non impazzisce per il cinema americano, è un’esperienza spettacolare ed irrinunciabile. Provate tutto, ma attenzione alle macchine fotografiche: in alcuni spettacoli verrete bagnati dalla testa ai piedi; fantastico il cinema in 4D.

Per le serate ottimi i club sulla Hollywood boulevard tipo il playhouse, costosi ma carini, se non siete in lista vi attende una lunga coda.

Il Viaggio nella nostra California termina con la visita rapida della down town… da ammirare la sinuosa sagoma metallica della Walt Disney concert hall. Immancabile la foto con la Hollywood Sign… scattata da Beachwood avenue, il posto dove si può fotografare al meglio. Enjoy



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