California e non solo

Quindici giorni tra Los Angeles, Las Vegas, canyon...
Scritto da: camaro29
california e non solo
Partenza il: 15/09/2012
Ritorno il: 30/09/2012
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €
Arrivo infine a Los Angeles, l’orecchio sinistro quasi “perforato” per il lungo volo intercontinentale. All’immigrazione mi aspetta una folla immensa, obbligato di fare «all’italiana» per accelerare la procedura… rapidamente fuori dall’aeroporto, una navetta Avis si ferma davanti a me e mi rendo conto che siamo a L.A. dove non fai niente a piedi. La mia Hyundai che si trasforma in un piccolo Suv, grazie ad un gentile “complimentary upgrade” e mi ritrovo in albergo. Alloggio allo Sheraton Delfina a Santa Monica, a 10 minuti a piedi dalla spiaggia. È tardino, ma l’istinto dell’esploratore è forte e in un’attimo eccomi in sandali e pantaloncini a camminare verso l’oceano. Le palme dal fusto alto e affusolato con quel batuffolino di foglie in cima, esistono davvero! Via i sandali, a me l’oceano! Freddino… ma gli “Angelenos” della domenica si bagnano comunque, ti guardano e ti sorridono, una bambina mi dice pure ciao e io la prendo in foto. Osservo gli equilibristi vigorosi con i loro anelli, sprizzare libertà e gioia di vivere. Che fai la domenica sera? Vado a farmi dei gran balzi con l’altalena! Sembra irreale. Una volta sul pier, sono permeato dall’odore del legno stagionato… quante storie avrebbe da raccontare! E ancora i cantastorie, gli stregoni ambulanti e i bambini che corrono e si divertono.. come penetrare una comunità a sé stante, osservandola dall’esterno. Salgo verso 3rd Street promenade e là brusco ritorno alla realtà capitalista, con le sue boutique e le terrazze all’aperto, ma grazie agli artisti ambulanti l’ambiente è festivo, rilassato, domenicale. Sbadiglio e mi rendo conto che per me sarebbero già le 3 del mattino.. sulla via del ritorno un ultimo sguardo al pier illuminato, magico. Mi levo i pensieri e ritorno in albergo gli occhi pieni di colori.

Giornatina pieni di contrasti! Dopo un risveglio “naturale” verso le 5 del mattino, mi offro un triplo pancake allo sciroppo d’acero, burro e mirtilli al bar dell’albergo – ci voleva! Riparto su una bici a noleggio “senza marce né freni” verso l’oceano e attacco la pista ciclabile in direzione di Venice. Assaporo l’aria marina sul mio mezzo di locomozione preferito, condividendo la strada con joggers et surfers che passano di là. Pochi bodybuilders… che sia il cielo parzialmente coperto? Avanzo e il mondo, all’infuori della mia ciclopista, si riempie piano piano di barboni, neri e poveracci.. un bel contrasto con la realtà sbarazzina di Santa Monica! Il peggio è che i barboni non sembrano neanche essere tanto vecchi, né troppo malconci, pur rimanendo dei barboni.. ah già, la crisi economica! Arrivo fino al Marriott di Marina del Rey et mi rallegro di non averlo prenotato. Al ritorno sono tutto per l’oceano, la brezza e i surfers!

Rapido giro a 3rd street promenade per scoprire che i negozi aprono un’ora più tardi e ritorno in albergo. L’idea di visitare il Getty m’era venuta il giorno prima, mi affido al mio Garmin per portarmi fino a lui, dimenticandomi della regola n°1.. se vedi una segnaletica, dimentica il tuo GPS! Niente da fare, mi perdo nelle colline di Los Angeles.. il che mi fa scoprire comunque dei quartieri residenziali ultra chic! Decido di ritornare a naso e per caso mi ritrovo sulla buona strada, ma mi riperdo.. non mi scoraggio e mi rigiro, trovandomi finalmente a destinazione, per sentirmi dire che il museo è chiuso il lunedi! Grrrrr… pazienza dai, sarà per un’altra volta, e applico il mio piano B : Universal Studios! Il Garmin non m’abbandona questa volta e ci sono in un attimo, ma mi rendo presto conto che ad un Citywalk vale la pena andarci la sera.. Mi dirigo verso l’entrata del parco, e scopro con orrore il prezzo dell’entrata giornaliera : 129 dollari! Cerco conforto in una boutique A&F che passava di lì e ne approfitto per ristorarmi. Riparto alla volta dell’aeroporto e dopo essermi sbarazzato del SUV scopro con amarezza che il mio volo ha giusto.. un paio d’ore di ritardo! A sto punto una bud light non me la leva nessuno.. ma il cameriere che mi chiede: “can I see your ID please?” Vale ben di più d’un ritardo di un paio d’ore! Arrivo finalmente alla città delle luci.. Las Vegas!! Avevo previsto una Focus.. riparto in una Camaro SS gialla!! Di gran lunga il miglior upgrade gratuito della mia vita.. passo il segnale Welcome to Fabulous Las Vegas! Si comincia bene!

Risveglio con una leggera emicrania, dopo le tante peripezie del giorno prima. Alloggio al tranquillo Desert Rose, mini resort in stile Marriott ma senza glamour. Sono le 7 del mattino, complimentary breakfast molto semplice, ma mangio per due. Relax assoluto a bordo piscina per il resto della mattinata, il sole che geniale invenzione! Le batterie ben ricaricate non vedo l’ora di esplorare lo Strip a bordo del mio bolide color canarino. Infilo le mie nuove nike, una goccia di 1 million e si va! La sera prima l’entrata in città era stata a dir poco magica ma la stanchezza non mi aveva neanche fatto notare la piramide di Luxor.. ora in piena forma non so più da che parte guardare! Uno strip vibrante d’energia, spaziale.. sembra d’essere in un gigantesco parco tematico! Metto la radio a palla e mi godo la sfilata.. mai visto tanta imponenza di alberghi, uno più maestoso e vetrato dell’altro.. il leone della MGM, la mini tour Eiffel, Venezia, New York.. la Trump Tower dorata, quei giganti di nome Wynn et Encore.. sono in adorazione! Per uno come me che passa la metà della sua vita su siti d’alberghi, resorts e programmi di fidelizzazione sembra il paradiso! Alzo il volume e noto con stupore gli sguardi dei passanti ammirati dal giallo della mia fuoriclasse.. chissà se mi ricapiterà! Sgrano gli occhi ogni 50 metri.. amo i semafori rossi! Ci metto quasi un’ora a percorrere un paio di chilometri di Strip, arrivo fino a Downtown e scopro le simpatiche “wedding chapels” che si confondono con i sex shop e i distributori di riviste porno sui marciapiedi.. Imbocco Paradise Road e scopro il monorail sfrecciarmi sopra la testa, mezzi pubblici? No grazie! Ripiego verso lo Strip e di colpo il Bellagio s’offre davanti a me.. non ce la faccio più, devo assolutamente entrarci! Affronto i 37C gradi all’ombra e esco dalla mia gabbia dorata.. per entrarne in un’altra! Un corridoio costellato di Prada, Versace&Co. mi conduce al casino, immenso. Alcuni giocatori, ma in prevalenza visitatori, come me. Arrivo alla lobby, un lusso maestoso. La veranda che conduce ai ristoranti gastronomici, un vero giardino fiorito. Bellagio.. una reputazione ben meritata! Recupero il bolide e infilo il Miracle Mile Mall per rifocillarmi in un ristorante italiano. Un giro nelle boutiques e ambiente crepuscolare grazie al cielo dipinto sul soffito a volta.. e riparto direzione Luxor! Originale e.. basta! Ma i turisti arrivano a frotte. Ripiego sul Mandala Bay.. esotici ristoranti, Peter Lik’s gallery (d’ora in poi il mio fotografo preferito!) e un casino infinito con bolidi esposti tra le slot machines (tra cui una Camaro!!), il teatro me lo posso immaginare.. che imponenza anche sto Mandalay Bay! Ritorno in albergo con l’intenzione di farmi un pisolino prima della serata, ma mi addormento.. mi sveglio alle 2 del mattino, e mi rimetto a dormire.

Bacon&scrambled eggs per colazione, la giornata comincia bene. Voglia di piscina ma non trovo il “sunscreen”… rimasto sotto lo sdraio il giorno prima? Primo oggetto perso delle vacanze, altri seguiranno, mi conosco ormai.. meno male che il market place è ben fornito e rieccomi a bordo piscina, il sole delle 8 è già cuocente. Ritrovo Marc et Isabelle, due parigini conosciuti il giorno prima. Han fatto le ore piccole al MGM ma non vogliono perdersi neanche un raggio di sole, han ben ragione! Cotto a puntino verso le 11 mi preparo per il mio road-trip tanto atteso. Salgo in sella alla mia “426 cavalli”, il GPS dice che arriverò alle 15h30..ah già il fuso orario! Nell’Utah stanno un’ora in avanti.. e si parte direzione Springdale, porta d’entrata dello Zion National Park! Affrontare il deserto del Nevada in una SS è un’esperienza única. Da 0 a 100km orari in poco più di 4 secondi.. esaltante! Non oso pensare che potrei raggiungere i 250km orari.. mano a mano avanzo nel deserto, più il paesaggio si apre in vallate e distese immense. Un pannello indica che sto attraversando una riserva indiana e l’istinto mi spinge a cercare dei tepee.. ma che scemo!

Arrivo in Arizona e le montagne rocciose si fanno di colpo più alte e maestose. La strada sinuosa passa attraverso canyon d’incredibile bellezza.. la roccia sempre più rossa, il deserto sempre più arido. Il mio sguardo si riperde all’orizzonte, su una distesa senza fine, le roccie sullo sfondo. Di colpo la voglia di Wendy’s si fa insistente, arrivo nei pressi di St. George e decido di offrirmi un bel cheeseburger combo.. ci voleva! Panorama mozzafiato e un susseguirsi di colpi d’adrenalina esaltanti grazie alla mia fuoriserie, scandiscono il mio viaggio fino a destinazione e arrivo dopo quasi 3 ore di viaggio. Breve stop in albergo e fiondo nel primo shuttle direzione l’entrata del parco. Springdale molto carina, sembra una cittadina di pionieri riconvertita in resort di lusso internazionale. Mano a mano che penetro nel parco, sgrano gli occhi davanti a tanta bellezza naturale. Salgo nel secondo shuttle che mi porterà in fondo al canyon e il viaggio diventa poesia. Un canyon d’incredibile bellezza s’offre davanti a me, un miracolo della natura.. e di colpo mi rendo conto di quanto le nostre piccole vite non siano niente di fronte all’opera millenaria dell’acqua sulla roccia. La stradina sinuosa ci porta fino al tempio di Siwava, da dove si può risalire il Virgin river tramite un sentiero turístico. È la fine del pomeriggio e i turisti che tornano sono tanti, ma lo spettacolo è imponente e prezioso, il contatto con questa natura única si fa spontaneamente. Sul fondo della vallata una vegetazione lussureggiante, ma marcata dalle piene ricorrenti. Gli scoiattoli si avvicinano, ma vige il divieto di dargli da mangiare e mi limito ad ammirarli. Più avanti, oltre il sentiero, si può risalire il fiume e entrare nelle gole del canyon, ma l’ora tarda mi spinge a tornare. Ritorno a passo lento, mi soffermo in riva al fiume, l’aria è fresca ma piacevole, una foto per i posteri e il ritorno in albergo, a passo lento, il cuore pieno d’emozione.

Brrrrr… ma che freschino! Metto fuori il naso dalla stanza e quasi mi si gela.. che differenza da Las Vegas ! Sono le 8 del mattino e il sole si nasconde ancora dietro le cime rocciose.. a Vegas me ne starei già a bordo piscina! Una processione di macchine dirette verso il canyon.. si annunciano molti visitatori! Ma io dopo un salto all’ufficio postale, m’invento una colazione a base di cinnamon roll e starbuck’s coffee in una drogheria tenuta da una coppia di simpatiche amiche. Una di loro cerca di vendermi qualcosa da mettere sul cinnamon ed io.. accetto volentieri! Dello zucchero fuso.. una delizia! Mai contraddire le usanze locali. Springdale che sorpresa, sei già nel mio cuore. Prima di partire mi godo un pò di sole a bordo piscina, sprofondo in uno jacuzzi bello caldo e alzo lo sguardo, che vista incomparabile.. Se solo potessi restare ancora un pò, ma un fuori programma m’attende e non vedo l’ora di viverlo! Il bolide sfreccia ad alta velocità sulla via del ritorno, ammiro le cime dei canyon che mi appaiono stranamente differenti. Viaggio senza sosta e in un attimo riscorgo il mitico skyline all’orizzonte. Due giorni prima, avevo trovato in internet un’offerta speciale per una notte al Paris-Las Vegas, hotel-casinò situato di fronte al Bellagio. Il mio resort a Vegas era eccellente, anche se un pò decentrato e come farsi scappare l’opportunità di vivere almeno per una notte nel cuore dello Strip ad un prezzo irrisorio? L’offerta era valida solo per la notte di giovedì e senza pensarci troppo era fatta. Mi dirigo dunque verso il self-parking del Paris.. finalmente un vero albergo! Ancora non l’avevo visitato ed eccomi di colpo in una Parigi in miniatura con tanto di bistrots, boulangeries e ristorantini francesi, bien sûr! Atmosfera crepuscolare resa da un cielo al posto del soffitto, viavai di gente nel “boulevard” che mi conduce alla ricezione. Pochi minuti dopo arrivo in camera, piccola suite con vista… sul laghetto del Bellagio! La mini-tour Eiffel e lo Strip giusto di fronte.. cosa chiedere di più! Non resta che aspettare le luci della notte! Ma mancano ancora diverse ore al tramonto, ne approfitto per scoprire il resto del south Strip finora inesplorato. Cosmopolitan, Aria, Monte Carlo, Vdara, Bellagio (di nuovo!) e Caesar Palace… mi faccio comunque esigente e direi che la palma d’oro al Bellagio finora non gliela leva nessuno! Anche se la piscina del Caesar Palace è giusto un sogno, wow sembra di stare ai tempi di Augusto! Molto scenica, anche se un pò affollata. Passo accanto alle fontane del Bellagio che sprizzano alti getti al ritmo di Barbra Streisand.. e di colpo mi rendo conto che me le potrei godere meglio dalla mia camera d’albergo! Ritorno in albergo e aspettando i prossimi tiri di cannone, ne approfitto per farmi un riposino, mentre lo Strip si fa luccicante per la notte. Scendo a farmi un giro al casinò il tempo di trovare qualche souvenir.. e la serata continua verso il Venetian e il Palazzo! Le strade sono a dir poco affollate, un popolo di turisti, artisti, di tutte le età e una processione d’auto, taxi e limousines.. e di colpo mi ritrovo a.. Venezia! Rialto, le gondole, palazzo Ducale, il celebre campanile.. c’è tutto! Anche se formato miniatura, naturalmente, ma la somiglianza è a dir poco impressionante. Una scala mobile per salire e ridiscendere da Rialto, mica male! All’interno una riproduzione del Canal Grande, con tanto di piazzette e ristorantini il tutto sotto il solito cielo a volta crepuscolare.. delle vere gondole e dei tenori al posto dei gondolieri! Inutile dire che la gente si accalca, tutti vogliono vedere, tutti vogliono esserci. Le terrazze sono piene, l’energia nell’aria è tutta italiana, mi offro un gelato per celebrare il momento. Poco più in là The Palazzo, di un lusso e una bellezza senza paragoni, nel casinò la gente si accalca. Dopo la Toscana al Bellagio e Roma antica al Caesar, Venezia al Venetian tiene ben alta la sua fama, tra gli alberghi tematici per me il più autentico e riuscito. L’idea di proseguire la notte al Tao, nightclub del Venetian, svanisce davanti alla “line” di gente.. ritorno in albergo passando dal Mirage e il Bally’s, tra la gente che si accalca sempre più nelle strade. Ritrovo la calma della mia mini-suite, un ultimo sguardo alle luci dello Strip e sprofondo nel letto.

Risveglio mattutino, decido di tornare al mio albergo per non perdermi il complimentary breakfast. Mattinata piscina e sole, 30C già verso le 10 del mattino. Ultima giornata all’insegna dello shopping.. perché non ci sono solo super hotel-casino da visitare a Vegas! Comincio con il Forum, mall del Caesar, il lusso all’onore in una scenografia da Roma Antica tra statue, fontane, colonne doriche.. e funziona! Forse il primo mall in cui vedo la gente comprare veramente qualcosa, scorgo A&F e ci casco pure io.. ma solo regali! Al Forum fa seguito il gigantesco Fashion Show mall poco distante.. con tanto di photoshootings e sfilate di moda! Saks, Nordman, Macy’s.. tutte le più grandi marche rappresentate e altre ancora, Topman, Express.. chi più ne ha più ne metta! Per me la regola è guardare e non toccare, sennò non mi fermo più.. ne approfitto per visitare due torri che mi avevano stupito al mio arrivo sullo Strip, l’Encore e il Wynn, due hôtel-casinos falsi gemelli di recente costruzione. Un lusso sfrenato, il rosso e il nero i toni predominanti e devo dire che è molto ben riuscito. Il Wynn forse l’unico hôtel dove si può cenare a lume di candela in riva ad un.. lago! Artificiale, ma d’effetto!

Last day in Vegas! Cielo coperto (??) piscina mattutina annullata. Poco male, ne approfitto per scarrozzarmi sullo Strip col mio bolide preferito. Sosta al Miracle Mile per una visita al Marriott’s Grand Château sito giusto di fronte. Francamente, non il miglior Marriott della mia vita, quando vedo la piscina poi, mi rallegro delle mie scelte d’albergo..! Unico lato positivo, la posizione a due passi dello Strip. Breve sosta da H&M e si riparte direzione l’aeroporto.. ed eccoci, cara mia, ci dobbiamo separare.. devo dire che senza di te la mia Vegas non sarebbe stata la stessa. Chissà quando mi ricapiterà di guidare una Camaro SS, forse mai.. si vedrà, per comprarmene una dovrei sborsare il salario di un anno..! Meglio non pensarci, lascio la musica a palla e ti affido al tipo dell’Avis, ti ammiro un’ultima volta, grazie delle magnifiche sensazioni!! Parto a cercare il shuttle per l’aeroporto e… orrore! Il mio zainetto con il portafoglio.. sparito! Non può che essere rimasto nell’auto, ma ormai sto viaggiando direzione l’aeroporto! Il cuore m’esce dal petto, cambio navetta, torno indietro, corro come un disperato e.. ti scorgo, sei dove ti avevo lasciata, t’apro la portiera ed eccolo lì, il mio zainetto scuro! Che sollievo..! Pensa tu cosa avrei fatto negli USA senza uno straccio di carta di credito.. ma è tutto a posto! Posso finalmente partire.. Arrivo in aeroporto, mi rendo conto d’avere un ritardo pazzesco e fiondo sul primo check-in disponibile… l’agente mi guarda e mi dice: too close, mister, not sure it will do! What? Aveva ragione, qualche minuto dopo non avrei più potuto imbarcare… e meno male che non c’era neanche coda! A Burbank avevo dovuto aspettare 3 ore e qui per 3 minuti quasi perdevo l’aereo… e un’oretta più tardi rieccomi a LAX! Passare da una Camaro ad una Corolla (…) mi fa un pò sorridere… ma sempre meglio che il bus! Attraverso la periferia, e ancora la periferia.. ma L.A. sembra una periferia gigante? Beverly Hills, West Hollywood e la mia prima destinazione : Hollywood! Alloggio nel mitico Roosevelt Hotel, grazie ad un’offerta trovata su internet. Valet parking, check-in veloce ed eccomi alla camera 1037, con vista sull’Hollywood Boulevard! Very stylish! Parto in esplorazione, la piscina dell’albergo gremita di giovani, un cocktail e un DJ all’opera.. mi ricorda lo Shore a Miami, non certo il posto per rilassarsi ma l’ambiente non manca! Hollywood Boulevard! Mann’s Chinese quasi di fronte all’albergo, gremito di turisti, come sulle foto.. incredibile sensazione d’esserci! Che sia l’energia nell’aria, l’euforia della gente o il luogo carico di storia.. una folle eccitazione m’invade, davanti all’Hard Rock Café i sosia di Michael Jackson, Elvis Presley si fanno fotografare con i turisti, un gruppo di fanatici religiosi grida a gran voce il nome di Gesù, artisti di strada mascherati, spogliarelliste accompagnate, mi mangio un panino in un caffé da parte ad un tipo che.. dorme in piedi! Comincio a pensare che più sei strano, più sei normale da queste parti! Risalgo il boulevard in lungo e in largo e faccio saltare la macchina fotografica e poco a poco le luci della notte s’illuminano. Non è come sullo Strip, l’energia è diversa.. forse perché qui gli americani hanno fatto la storia creando tendenze esportate nel mondo intero.. e anche se l’âge d’or è ormai lontana tutti cercano d’immortalare il momento.

Rapida colazione allo Starbuck vicino, check out di buon’ora e si parte direzione il Griffith Park. Arrivo all’Observatory, mi giro e che ti vedo.. l’Hollywood sign! La giornata è a dir poco afosa e rinuncio alla salita a piedi, mi accontento della vista magnifica su tutta Los Angeles ricoperta dalla sua cappa di smog! Sembra veramente una periferia sterminata fatta di casette e viali alberati, sullo sfondo i grattacieli di Downtown, sulla destra quelli di Beverly Hills, ma è il mitico “sign” ad attirare l’attenzione dei turisti! Visita veloce all’osservatorio, alle 10 del mattino e già zeppo di gente.. preferisco farmi la discesa direzione Beverly Hills. Attraverso Melrose Avenue, con i suoi ristorantini e boutiques alla moda, quartierino alternativo ma di stile, simpatico per viverci! Arrivo al Thompson Hotel a Beverly Hills, forse il mio miglior albergo finora. Albergo impeccabile e di stile, con una stupenda piscina sul tetto. Meno caotico del Roosevelt e dalla piscina vista sulla città, si riesce persino a vedere l’Hollywood sign in lontananza. Poso le valigie e salto in strada, Rodeo Drive arrivo! Solo per i miei occhi, naturalmente, poiché al massimo ci comprerò un gelato. Risalgo Canon Street, molto simpatica con i suoi ristorantini francesi e italiani, ridiscendo da Beverly Drive e già le boutiques si fanno numerose, giro e che mi trovo davanti? Il Regent! Il mitico hôtel di Pretty Woman, anche se oggi ha cambiato nome, la terrazza gremita di gente per bene che si fa ammirare. Di fronte, Rodeo Drive! Sembra quasi di stare in un parco tematico talmente il tutto è impeccabile e immacolato. Bulgari, D&G, Porsche Design, ci sono tutte.. le limousines fanno scendere una donnina, che entra da Tiffany, un’altra donnina esce da Dior, scortata da un venditore fino alla sua di limousine.. il tutto in un’atmosfera ovattata da domenica pomeriggio. I turisti in adorazione davanti a tanto lusso, si fanno quasi discreti e si rifanno gli occhi davanti alle vetrine. In neanche mezz’ora ho fatto il giro delle strade che contano, c’è ben poco da vedere in fondo, ma il lusso che ti circonda mette di buon’umore. Mi soffermo nel giardino di fronte al Montage, altro palace del quartiere. La calma invita a riordinare la mente.. non sono mai stato un fanatico del lusso, ma amo i bei posti, con carattere e adatti a me. E questo è senz’altro un posto che mi appartiene, in un certo modo. Il resto del pomeriggio lo dedico alla piscina sul tetto, ambiente rilassato, ne avevo bisogno. Mi offro il mio primo room service delle vacanze, risotto ai funghi per calmarmi un pò la gastrite che m’avevo ripreso il giorno prima. Per la sera mi aspetta il Sunset Strip, me lo percorro in macchina, ma un pò deluso in realtà, m’aspettavo a un pò più di movimento oltre alle grandi insegne pubblicitarie, alle stazioni di servizio, il Chateau Marmont che si intravvede appena.. bisognerebbe forse sapere dove andare, ma è vero che a prima vista sembra una semplice stradona attaccata alla montagna ! Riscendo sul Santa Monica Bd e parto in esplorazione del “gay district”.. ad un certo punto la strada si tappezza di stracolmi di ragazzotti semi nudi e belli pompati. Questo il vantaggio di L.A.. di poter uscire la sera sentendosi a suo agio in maglietta e sandali! Sembra una grande famiglia, qualche sguardo insistente.. entro in un bar e mi faccio servire un blue bacardi, non ci vuole molto prima che un ragazzo si avvicina.. Jason sulla ventina di Dallas, venuto a cercare lavoro qui.. mi racconta che L.A. è un pò un eldorado in questo momento, molti vi si trasferiscono e tanti restano. Mi presenta il suo ragazzo, un black innamorato degli europei.. capisco l’antifona e mi dico che non è il momento, mi danno l’indirizzo di una discoteca e li ringrazio. Se non avessi avuto la testa da un’altra parte forse li avrei seguiti, chissà. Bella gente a West Hollywood e devo dire che vedere di colpo una decina di ritrovi gay uno dietro l’altro un pò m’ha stupito avendo perso l’abitudine per certi ambienti. Sguardo insistente proveniente da un altro ragazzo bello come il sole, ma me ne torno in albergo da solo, senza rimpianti.

Mattinata piscina per il mio ultimo giorno a L.A. Ne approfitto per godermi il sole stupendo, che mi accompagna da quando sono arrivato. La gastrite quasi sparita, decido d’offrirmi un bell’insalatona al Cheesecake Factory poco distante.. e deserto?! Possibile solo a Beverly Hills direi.. ma ottimo, come sempre. Riparto in sella alla mia Corolla, direzione Downtown.. e dopo una sosta di un paio d’ore, mi convinco anch’io che nel quartiere, a parte forse un concerto al L.A. Live, non c’è proprio niente d’interessante da vedere. La Walt Disney Concert Hall? Interessante.. Da Union Station riprendo la metro per tornare al L.A. Live, strana cosa di viaggiare in una metro gigante ma.. deserta! Difficile cambiare la mentalità della gente.. Resto del pomeriggio a Santa Monica per un ultimo giro di shopping sulla Third Street Promenade e un saluto al Pacifico. Sono in formissima, adoro l’aria dell’oceano. La Third come l’avevo lasciata qualche giorno prima, ma più tranquilla, faccio il giro delle boutiques e mi avvio verso l’aeroporto. Mi congedo dalla mia Corolla e la tipa della Hertz m’accompagna al Renaissance Hotel lì vicino. Arrivederci L.A. e Las Vegas, mi sono goduto ogni attimo, e mi preparo all’ultimo pezzo forte delle mie vacanze! Non vedo l’ora.

Lo shuttle mi depone davanti al terminal dell’American e alle 8 del mattino c’è già parecchia gente ma rapidamente arrivo al gate. L’imbarco è tra un’oretta, ne approfitto per offrirmi un vero breakfast all’americana con tanto di scrambled eggs, salsiccia, patate et pancakes! Grazie al WIFI gratuito pianifico le visite della giornata su internet.. e finalmente si parte! O quasi.. eravamo già tutti nell’aereo quando il pilota ci comunica un’ora di ritardo a causa della… nebbia! Nessuno si stupisce, vista la destinazione.. Un paio d’ore dopo arrivo finalmente a.. San Francisco! Uno shuttle e una metro più tardi eccomi a Union Square! Mi accorgo ben presto d’aver perso come minimo una ventina di gradi da Los Angeles, il tutto accentuato da un venticello gelido, ma meno male che c’è un pò di sole. All’uscita del BART, la metro di San Francisco, una folla in coda m’incuriosisce e scopro che stanno aspettando per salire sul.. cable car! Ne scorgo uno scendere rumorosamente da Powell Street e un’altro girarsi su sè stesso prepararsi per la salita. Voglia d’installarmi in albergo per partire in esplorazione.. sulla carta mi sembrava semplice, tre blocchi in sù, uno a sinistra e dovrei esserci.. non avevo fatto i conti con le pendenze! Estrema.. ed io poi con il valigione! Non vedo taxi nei paraggi e decido di lanciarmi.. ma dopo un blocco, sono già morto! La folla inoltre è immensa, turisti, barboni, gente che corre, che mangia, che suona, che canta.. che differenza dal torpore di Beverly Hills! L’energia nell’aria è elettrizzante, la felicità nei visi dei turisti che risalgono Powell in cable-car mette di buon’umore. Se solo potessi salirci, ma col valigione me lo posso scordare.. intravedo un autosilo e ne utilizzo l’ascensore per risalire almeno un blocco. L’ultimo blocco me lo faccio di nuovo a piedi e arrivo finalmente in albergo.. le gambe a pezzi! Alloggio allo Stanford, in cima a Nob Hill, dalla camera una vista incomparabile sullo skyline di Downtown! Si rivelerà molto utile poiché al crocevia delle due linee di cable-cars. Scendo in strada e permeato dall’energia nell’aria, mi dimentico completamente dell’ordine delle visite previste in aeroporto prima di partire. Ridiscendo verso Union Square e seguendo l’istinto arrivo su Market. Mi rendo conto che l’architettura qui non ha niente a che vedere con L.A.. le famose casette a schiera a due piani s’intercalano a grattacieli storici che ricorda molto Soho a Manhattan. I grandi alberghi, bellissimi e carichi di storia.. pullulano di turisti. Le numerose boutiques e i centri commerciali hanno uno stile tutto europeo, come anche i caffé e i ristoranti. Sembra più di stare a Londra che in America! Su Market, accecato dalla fame, entro a caso nel primo ristorante.. e wow! Storico e bellissimo, me ne ricorda uno di Milano, il tutto con Barbra come sottofondo.. top! Quando esco un vento gelido m’assale e mi rendo conto che con il mio giacchino leggero non andrò da nessuna parte in questa città.. entro da Macy’s.. i saldi!! Ne esco con un giaccone Hilfiger pagato un terzo del normale. Tutto questo freddo però proprio non l’avevo previsto e sembra neanche i turisti, molti in maglietta si difendono come possono.. Recupero Union Square e hop! salgo sul primo cable-car che risale Nob Hill.. emozionante! Come me i numerosi turisti seduti, pigiati, avvinghiati in questa specie di minifunicolare, ci apprestiamo ad affrontare le montagne russe fino a Fishermann’s Wharf! Il tintinnio della campanella ad ogni incrocio scandisce il ritmo del viaggio, di colpo una sterzata a 45° in un senso e poi nell’altro, bisogna aggrapparsi bene per non finir sbalzato fuori! Come rendere un trasporto pubblico divertente, che avventura sto cable-car! Meno male che c’eri tu perché se avessi dovuto farmi le pendenze a piedi sarei morto due volte! Decido di lasciare la visita dei Pier di Fishermann’s al giorno dopo e risalgo a Union questa volta con il tram storico, che fa tutto il giro della città. Pazza idea d’aver importato dei tram storici dai quattro angoli del pianeta e averne fatto un mezzo pubblico e, come i cable-cars, un’attrazione al tempo stesso! Ogni tram indica il luogo di provenienza e il mio è originario di.. Mexico-City! Il tram si riempie sempre più di turisti e quando arrivo siamo pigiati come delle sardine! Resto un pò nell’ambiente di Union Square, un popolo di turisti giovani, businessmen, barboni, blacks, cinesi.. ma tutti col sorriso, sprizzano felicità, ti guardano e ammiccano, adoro l’armonia nell’aria.. nel frattempo s’è fatta sera inoltrata, dopo una breve pausa in albergo passeggiata serale attraverso i souvenir shops di Chinatown e i ristorantini italiani di North Beach, ma è martedi sera e le strade si fanno presto tranquille. Ritorno in albergo, stanco ma il cuore pieno di gioia.

Risveglio sotto la nebbia, ma senza vento e di colpo fa già più caldo. M’offro un cinnamon roll e caffé da Starbucks e parto in esplorazione. Approfitto dell’ora mattutina per farmi un giro in cable-car senza la folla dei turisti, arrivo a Fishermann’s e risalgo di nuovo verso Union in tram. Un giro da Westfield, mall nuovo di zecca che potrebbe benissimo stare a Las Vegas, prendo il BART verso Daly City, dove secondo internet dovrei trovare un Target. A Daly City, raggiungo il centro commerciale in taxi, ne riesco con gli ambiti DVD, Vampire Diaries in primis. Mi rendo conto d’essere in piena periferia, sotto una coltre nebbiosa bella spessa. Il tassista mi diceva che da quelle parti vedono il sole solamente un paio di settimane all’anno a fine marzo.. che tristezza! Ritorno in bus attraverso quartieri residenziali popolari, là dove la gente in fondo vive.. solo casette a schiera a due piani, la maggior parte in legno e non al massimo della forma.. e le leggi anti-sismiche? Un Big Ben farebbe piazza pulita in un attimo.. al mio ritorno a San Francisco il sole splende nel cielo, si prospetta una bella giornata! Mi dirigo in tram storico verso Castro, il celebre quartiere gay e mi rendo conto che se non sei motorizzato è comunque assai lontano dal centro. A Castro un’esplosione di bandiere arcobaleno m’accoglie.. un popolo in prevalenza maschile e mano nella mano! Caffé, ristoranti, teatri, negozi.. tutto 100% gay, anche se l’età media della gente si alza sensibilmente se paragonata a quella di West Hollywood.. I giovani sexy e muscolosi del Santa Monica Bd lasciano il posto qui a una comunità di gay hippie piuttosto stagionati e dall’aria un pò malinconica.. chissà forse c’è più ambiente la notte, ma senza rimpianti recupero il mio tram di ritorno e là scorgo un barbone gay completamente come mamma l’ha fatto prendersi il sole sorridente su una panchina.. no comment!! Ritorno in centro senza rimpianti e mi prendo il tempo di visitare meglio Chinatown. Sorprendono le dimensioni del quartiere che non si limita ad un paio di strade ma ad una bella fetta di centro-città! Il contenuto però si riassume in una miriade di souvenir shops dai prezzi piuttosto cari peraltro. Attacco la salita verso la Coit Tower, vista incomparabile sulla baia ma il Golden Gate si nasconde dietro una fitta nebbia all’orizzonte.. dopo non so quanti scalini rieccomi a Fishermann’s Wharf e visito il Pier 39, turistico ma simpatico.. ben diverso dal Pier di Santa Monica. Ultima puntatina al Westfield, prima di rientrare in albergo. Su Union Square, un batterista scatenato e il suo compagno bassista mi emozionano, mi sembra d’aver perso una ventina d’anni! Il tempo vola, sono già le nove passate.. che città meravigliosa! E dire che all’origine non era neanche in programma.. ora mi dico che senza San Francisco la mia California sarebbe riuscita solo a metà!

Check-out mattiniero e rieccomi sul cable-car direzione Fishermann’s Wharf. La fitta nebbia m’obbliga a optare per un giro in bici al posto della mini-crociera prevista. Senz’aspettarmi troppo di poterlo ammirare, pedalo lungo la Marina verso il Golden Gate Bridge e una mezz’oretta più tardi eccomi ai piedi dell’immenso ponte, completamente immerso nella nebbia! Risalgo verso il Presidio direzione il Golden Gate Park, attraversando quartieri residenziali piuttosto chic, stop in un caffé per osservare i “locals” giovani e spensierati, arrivo infine al parco, imponente e bello! Pedalo in lungo e in largo sbirciando prima nel Japanese poi nel Botanical Garden, entrambi a pagamento. Il parco è una vera foresta, esteso e ben curato, un vero rifugio dalla città. I turisti fanno del pedalò nel laghetto, intravedo il tempio cinese su una collina. Una vera boccata d’ossigeno mentre il sole fa capolino tra la nebbia, come sempre verso mezzogiorno. Risalgo direzione il Convention Center, che da lontano sembra una cupola del Brunelleschi. Nel Tenderloin, il Pâquis locale, un poliziotto mi fa cennò di fermarmi, ma poi mi lascia andare. Risalgo verso Russian Hill, che ricorda molto Nob Hill con le sue casette a schiera ben curate e ridiscendo su Fishermann’s Wharf. Dopo quasi 3 ore di bici puntatina da Starbucks e ritorno in albergo per recuperare le valigie. Cartoline di rito e si riparte direzione l’aeroporto. Arriverderci San Francisco, forse la città più bella di tutto il mio viaggio. Una vera città ideale, per l’energia nell’aria, i quartieri uno diverso dall’altro, le possibilità di svago, se non fosse per la nebbia mattutina, il vento e le basse temperature.



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