California e grandi parchi con bambini al seguito

Viaggio the road negli States tra le grandi città della costa ovest e gli spettacolari parchi che si estendono tra Nevada, Utah e Arizona
Scritto da: paolobossi
california e grandi parchi con bambini al seguito
Partenza il: 25/03/2016
Ritorno il: 10/04/2016
Viaggiatori: 4
Spesa: 3000 €
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USA 2016 – California, Nevada, Utah, Arizona – Viaggio con bambini

Quest’anno abbiamo approfittato delle vacanze Pasquali particolarmente lunghe del nostro figlio maggiore per fare un viaggio un po’ fuori stagione. Insieme ad un’altra famiglia di amici che, come noi da qualche anno vive in Olanda, abbiamo deciso di andare in California e nei grandi parchi della costa Ovest. Inoltre abbiamo approfittato del fatto che il nostro secondo figlio deve ancora compiere i 2 anni e quindi paga molto meno il biglietto aereo (anche se tenerlo sulle gambe per tutto il volo e’ una faticaccia) Dal momento che io e mia moglie avevamo gia’ visto queste zone circa 10 anni fa, questa volta abbiamo cercato di combinare il giro classico degli USA West con posti dove non eravamo stati. Abbiamo viaggiato con 2 bambini di 7anni (Federico) e di 18 mesi (Lorenzo) oltre che, come gia’ detto, con un’altra famiglia di amici, anche loro con due bambini seppur piu’ grandi (7 e 11 anni).

Abbiamo prenotato tutto da casa utilizzando www.trivago.com o www.booking.com o airbnb.com e non abbiamo avuto alcuna spiacevole sorpresa.

Abbiamo preparato il viaggio leggendo tantissime recensioni su tripadvisor (www.tripadvisor.com) e su Turisti per Caso (www.turistipercaso.it), oltre che utilizzando le nostre vecchie guide della costa Ovest della Routard e della Lonely Planet. Siamo stati in giro poco piu’ di 2 settimane. Dal momento che viaggiavamo con un bambino piccolo abbiamo evitato troppe economie ed abbiamo cercato sempre hotel che avessero delle ottime recensioni riguardo la pulizia. Soprattutto nei parchi dell’Arizona dove era previsto caldo abbiamo cercato sempre degli hotel che avessero una piscina per dare ai bambini un poco di relax dopo le visite della giornata. Durante il giorno abbiamo spesso evitato ristoranti facendo pic-nic in giro sia per guadagnare tempo ma anche per evitare che i bambini si annoiassero troppo.

Il viaggio, tutto compreso, e’ costato intorno ai 9000Euro.

Venerdì 25 Marzo

Il volo KLM da Amsterdam a Los Angeles dura circa 11 ore e ammetto che non e’ stato facile tenere Lorenzo, il piu’ piccolo dei nostri figli, tranquillo per tutto il volo. Per fortuna il Boeing 747 ha la scala per andare alla zona business al piano superiore e nel giro di poco tempo e’ diventata il piccolo parco giochi di Lorenzo che si e’ divertito ad andare su e giu’. All’inizio le hostess non erano molto dell’idea di lasciarci giocare sulla scala, ma quando si sono rese conto che altrimenti si sarebbe messo a piangere hanno chiuso un occhio e ci hanno fatto restare. Federico e’ piu’ grande e si e’ perso via con i programmi di intrattenimento KLM ma soprattutto coi giochi che avevamo installato sul nostro tablet insieme al suo amico portoghese. La scelta del volo diretto (nel nostro caso da Amsterdam a Los Angeles) non e’ stata la piu’ economica ma sicuramente la migliore viaggiando con un bambino piccolo e mi sento di consigliarla a tutti. Al momento della prenotazione non eravamo riusciti ad avere i primi posti del settore (quelli con davanti il muro, dove di solito mettono le culle, per intenderci) ma KLM ha modificato automaticamente il posto ed al check-in ci siamo trovati con questi posti. Lo spazio per allungare le gambe e’ decisamente minore ma almeno potevano stare tranquilli che i movimenti di Lorenzo non avrebbero disturbato le persone davanti. Anche questa e’ una scelta che mi sento di consigliare assolutamente. Siamo arrivati a Los Angeles in perfetto orario. Solita trafila alla dogana americana, anche se stavolta molto piu’ veloce del solito. Alla dogana ci hanno chiesto di mostrare i biglietti aerei di ritorno che io non avevo stampato. Conviene averli a portata di mano visto che, come educatamente mi ha spiegato il doganiere, e’ l’unico modo che hanno di verificare che effettivamente si torni indietro e che non si voglia rimanere sul suolo americano. Nonostante questo disguido ci ha lasciato passare. Usciti dall’aeroporto andiamo a ritirare la macchina. Per la prima volta abbiamo prenotato una macchina tramite Alamo, utilizzando il sito www.hotels.com.

Niente da dire sulla prenotazione ma la sensazione e’ che Alamo, almeno a Los Angeles, sia completamente disorganizzata. Abbiamo aspettato circa 30 minuti fuori dal terminal per la navetta, col risultato che si era formata una massa di gente che ha preso d’assalto il bus (e vedendo passare piu’ volte i bus di hertz, Avis e di altre compagnie di noleggio). Anche giunti all’autonoleggio l’organizzazione non e’ migliorata. Per la prima volta non mi e’ stata assegnata una macchina ma una zona dove potevo scegliere la macchina che volevo, anche se questo, leggendo altri diari, sembra essere una cosa comune con Alamo. E di nuovo e’ scattata una specie di caccia alla macchina per prendere la migliore. Alla fine abbiamo preso una Jeep Cheerokee dove a malapena sono riuscito a mettere le nostre valigie.

Per risparmiare un po’ di soldi abbiamo evitato di richiedere il navigatore satellitare. Mi ero preparato scaricando sullo smartphone il navigatore Sygic, completamente free che funziona offline con il GPS, non richiede quindi di collegarsi alla rete americana e funziona molto bene. Unica accortezza e’ che il navigatore consuma molta batteria quindi meglio avere un caricatore in macchina altrimenti in poco tempo ci si trova col cellulare scarico. Per i primi 3 giorni a Los Angeles abbiamo affittato una casa tramite Airbnb (www.airbnb.com) insieme ai nostri amici. Inizialmente avevamo scelto una casa nella zona di Venice Beach ma circa 2 settimane prima il padrone aveva cancellato la prenotazione (cosa consentita da airbnb). Abbiamo quindi trovato un’altra sistemazione non lontano dall’aeroporto in una zona molto tranquilla: Westchester. Al momento della cancellazione della prenotazione airbnb ci ha ridato i soldi e circa 150 dollari in piu’ da spendere solo in caso avessimo trovato una sistemazione piu’ costosa. Alla fine abbiamo trovato qualcosa di piu’ economico e quindi non abbiamo usato il 150 dollari extra, mentre, ovviamente, airbnb ci ha ridato la differenza tra la prima prenotazione e quella che abbiamo scelto a valle della cancellazione. La zona non e’ assolutamente in centro, ma e’ molto tranquilla, comoda da raggiungere dall’aeroporto (5-10min, cosa non da poco dopo un viaggio cosi’ lungo e con i bambini stanchi) e pare molto sicura. La casa e’ una villetta con piscina con 3 camere da letto, 2 bagni ed un soggiorno cucina molto grande oltre che una sala televisione. All’esterno oltre alla piscina c’e’ anche una zona cena ed un BBQ a nostra disposizione. Alla fine abbiamo speso 900Euro circa per 3 notti (considerando che eravamo due famiglie abbiamo speso 150Euro/notte a famiglia che e’ un ottimo prezzo a Los Angeles). Era la nostra prima esperienza con Airbnb e ci siamo trovati molto bene. Dall’aeroporto abbiamo contattato la padrona di casa e ci siamo visti di fronte alla casa. Giusto il tempo di capire come funziona la cucina, il locale lavanderia e lo smaltimento di rifiuti e potevamo dire di avere una casa in California. A dire il vero non avevamo ancora salutato la signora che i bambini si erano gia’ messi i costumi ed erano in piscina. Abbiamo deciso di accontentarli e per stasera si rimane a casa, anche se e’ stata dura resistere a non andare a vedere l’Oceano Pacifico. Insieme al mio amico portoghese, andiamo a fare la spesa. I supermercati si trovano a 10min max di auto e ce ne sono almeno 2 di ottimo livello: Trader’s Joe (www.tradersjoe.com) e Ralphs (www.ralphs.com). Sono catene che si trovano in altre parti della California e hanno cibo di ottima qualita’. Trader’s Joe e’ un po’ orientato sul cibo biologico e si trova praticamente solo cibo, mentre Ralphs e’ un vero proprio supermercato dove si trova di tutto. Alla fine decidiamo che questa sera ci facciamo un BBQ in casa. Compriamo verdura, roba per la colazione ed ottima carne. La serata passa cosi’, coi bambini che giocano, noi che cuciniamo e che ci godiamo un bbq in California! Il fuso si fa sentire (solo per oggi e domani sono +8 dall’Olanda, poi diventeranno +9). Verso le 21.00 locali (le 5 di mattina ad Amsterdam) si va tutti a dormire.

Sabato 26 Marzo

Come previsto verso le 4.00 siamo praticamente tutti in piedi. Il programma iniziale prevedeva colazione e poi caffe’ a Santa Monica. Ma alla fine siamo molto piu’ lenti del previsto per cui lasciamo perdere il caffe’. Inoltre i bambini grandi (che dormono tutti insieme in una camera) hanno cominciato a giocare e non siamo riusciti a farli smettere. Oggi avevamo prenotato i biglietti per gli Universal Studios (li abbiamo prenotati online prima di partire sul sito degli Universal, cosa che conviene per evitare le code) che si trovano a Nord di Los Angeles, esattamente dalla parte opposta di dove eravamo noi. Avevamo letto su tanti siti che era meglio arrivare presto e quindi per le 9.00 (ora di apertura) siamo agli Studios. Complice l’ora e il fatto che e’ sabato mattina c’e’ pochissimo traffico. Sulla strada dalla casa agli Universal passiamo per la Cienega Boulevard che passa esattamente attraverso gli Inglewood Oil Fields dove si estrae ancora il petrolio con le pompe che ho visto in centinaia di film. Non dico che meriti una visita, ma se ci si passa attraverso e’ bello da vedere. Prima di arrivare agli Studios passiamo per Hollywood dove vediamo la famosa scritta sulla collina, attraversiamo Sunset Boulevard e Hollywood Boulevard dove vediamo le stelle della Walk of Fame sul marciapiede. Io e mia moglie le avevamo gia’ viste 10 anni fa e non abbiamo intenzione di perdere tempo per quella che, secondo noi, e’ una delle cose piu’ deludenti di tutta Los Angeles. Arriviamo in perfetto orario, anzi un attimo in anticipo rispetto all’apertura degli Studios. Qui ci dividiamo. Mia moglie, che come me e’ una fanatica del telefilm di Friends, va ai Warner Bros Studios (dove non possono entrare bambini sotto gli 8 anni, ecco perche’ non siamo potuti andare insieme), mentre io coi due bambini e i nostri amici portoghesio andiamo agli Universal Studios. La differenza sostanziale tra i due studios (a parte i diversi film girati) e’ che il tour alla Warner e’ unicamente riservato alla cinematografia ed e’ molto piu’ tecnico. Quello agli Universal e’ invece per lo piu’ un grande parco giochi con un tour agli studios, una specie di Eurodisney pieno di attrazioni e rollercoasts con in piu’ un tour lungo i sets di film famosi. I Warner Bros Studios possono essere raggiunti a piedi dagli Universal con una camminata di circa 40 minuti a passo veloce ma soprattutto su una strada brutta e a tratti pericolosa (senza marciapiede) che costeggia una highway. Conviene in caso prendere un taxi che in USA sono molto piu’ economici che in Italia. Come da suggerimento (lo abbiamo letto su tanti post di tripadvisor) andiamo subito al tour degli studios. E’ stato un ottimo suggerimento, saliamo sul primo trenino e soprattutto coi bambini ridurre le attese e’ essenziale. Il tour e’ molto carino, si vedono dei set famosi, come la piazza di Ritorno al Futuro, il motel di Psyco o il porticiolo di Cabot Cove della Signora in Giallo. Ci sono anche 3 attrazioni durante il percorso davvero notevoli. La prima e’ una simulazione in 3D di una lotta tra King Kong e dei dinosauri stile Jurassic Park. Fatta benissimo, con il trenino che si muove e si scuote come se i dinosauri fossero proprio sopra di noi, con effetti sonori e spruzzi che fanno sembrare il tutto tremendamente vero. La seconda e’ all’interno di un capannone dove viene ricostruito un incidente in una stazione della metropolitana. Ci sono esplosioni, perdite d’acqua, il soffitto che collassa ed il treno della metropolitana che sembra venire contro. Per finire c’e’ un’altra attrazione 3D dedicata al film Fast and Furious. Ancora effetti bellissimi e sensazione di volare a folle velocita’ con le macchine del film. Forse un po’ troppo per Lorenzo mentre Federico e i suoi amici si sono divertiti tantissimo! Finito il tour andiamo a vedere l’attrazione ispirata al Film Despicable Me. La casa di Gru e i Minions sono coinvolgenti. L’attrazione l’ha fatta solo Federico con i nostri amici, io sono rimasto fuori con Lorenzo a giocare. Qui va detto che gli Studios hanno una ottima organizzazione per chi ha bambini tanto piccoli da non poter partecipare alle attrazioni (in quasi tutte le attrazioni c’e’ un limite di altezza minimo per accedervi). Si tratta di una “swith child zone”. In pratica se si ha un bambino piccolo (e se si e’ almeno in 2) si puo’ fare a turno. La persona che rimane fuori col piccolo, al ritorno del primo, puo’ salire sull’attrazione senza dover rifare la coda.

Finito Despicable Me andiamo a vedere Harry Potter. Si tratta di una attrazione nuovissima che in teoria doveva aprire settimana prossima ma per fortuna ha aperto prima. Le code cominciano a crescere e con Lorenzo diventa difficile per cui salutiamo i nostri amici portoghesi e dedichiamo un po’ di tempo al piccolo con un parco giochi per bambini piccoli nella zona di Despicable Me e intanto mangiamo qualcosa in una finta boulangerie francese e poi un gelato in una gelateria ambientata nella citta’ dei Simpsons. Come sempre in questi parchi il cibo lascia molto a desiderare. Facciamo poi un altro giro per la zona dei Simpsons e per Harry Potter. I nostri amici portoghesi si sono fermati tutto il giorno e si sono fatti tutte le attrazioni (cosa che consiglio vivamente visto che il biglietto e’ tutt’altro che economico, noi abbiamo pagato circa 100US$ a testa, e quindi conviene andare se si e’ amanti dei parchi divertimenti, se si va da amanti del cinema meglio andare ai Warner o da un’altra parte). Quello che ci hanno raccontato e’ che sono tutte belle (soprattutto Jurassic Park che purtroppo era chiusa la mattina) ma tranne Jurassic Park sono tutte attrazioni in 4D e rendono la cosa un poco ripetitiva. Noi invece verso le 14.00 siamo usciti perche’ nel frattempo Luisa (mia moglie) aveva finito il tour ai Warner e ci siamo ritrovati. Inoltre Lorenzo era stanco ed anche Federico non e’ proprio un gran fan di questi parchi giochi. Volevamo andare al Griffith Observatory che non avevamo visto 10 anni fa e da dove si dice che si goda della vista piu’ bella sulla scritta Hollywood ma complice la bellissima giornata di sole ed il fatto che e’ il sabato prima di Pasqua c’e’ tantissima gente. Ci sarebbe da fare una camminata ma Lorenzo si e’ addormentato e non ce la sentiamo di svegliarlo. La zona attorno al Griffith Observatory e’ fantastica con case da sogno.

Decidiamo allora di andare verso casa a vedere l’Oceano ed andiamo a Manhattan Beach riattraversando ancora una volta Los Angeles. Sara’ che e’ stato il nostro primo contatto con l’Oceano Pacifico ma a noi Manhattan Beach e’ piaciuta da matti. Meno incasinata di Venice o Santa Monica ha una dimensione piu’ autentica anche se si capisce che sia un posto esclusivo. E’ come se il caos e l’esagerazione di Los Angeles lasciasse il posto ad una opulenta tranquillita’. Il posto e’ senza dubbio frequentato da persone molto ricche ma il quadro generale e’ molto piacevole e poco esibizionista. Abbiamo fatto un giro sul molo, una passeggiata in spiaggia per toccare l’acqua (non cosi’ fredda…sara’ che ci siamo abituati a quella del Mare del Nord in Olanda) e siamo rimasti affascinati dai ragazzi con le tavole da surf e dai campi di beach volley a perdita d’occhio sulla spiaggia. Poi avremmo voluto mangiare fuori ma era tutto pienissimo e prenotato, quindi abbiamo lasciato stare. Ci siamo fermati a prendere qualcosa da mangiare al Manhattan Grocery (proprio sulla strada principale vicino al Pier). C’era un banco del pesce fresco particolarmente attraente e ci prendiamo del pesce per i bambini (Hallibut del Pacifico) e per noi delle crab cakes e delle scallops. Ottima scelta. Andiamo a casa cucinare. I nostri amici arrivano a casa quando noi siamo gia’ a dormire e quindi non ci vediamo neanche.

Domenica 27 Marzo

Oggi avevamo deciso che sarebbe stata una giornata di relax e cosi’ e stato. Destinazione Malibu. Da Los Angeles a Malibu si percorre la mitica Highway 1. Anni fa con mia moglie ne avevamo fatto un bel pezzo a nord per andare da Santa Barbara a San Francisco. Se quel tratto era davvero spettacolare, questo breve tragitto (40min circa) lo e’ molto meno. Puntiamo decisi a passare qualche ora in spiaggia per far giocare i bambini e per permettere al mio amico portoghese di realizzare il suo sogno di surfare in California. Ci avevo pensato anche io (che ho surfato una sola volta in Portogallo qualche anno fa) ma alla fine ho preferito stare coi bambini a giocare. Le onde del Pacifico sono molto piccole oggi. La scelta della spiaggia e’ Zuma Beach che e’ diventata famosa per essere il set degli esterni di Baywatch. La spiaggia’ e’ praticamente deserta e prendiamo possesso di una torretta dei bagnini (proprio quelle di Baywatch!) per mettere i nostri asciugamani e per far giocare i bambini. Ci rimaniamo tutta mattina. Il sole e’ bello caldo e la differenza con il clima olandese e’ notevole. Per pranzo (ma vista l’ora sarebbe meglio dire merenda) andiamo al Seafood Restaurant di Malibu (www.malibuseafood.com) dove c’e’ una coda folle. Il posto e’ sulla strada, da fuori dice poco o niente. Le recensioni erano ottime e durante la coda parlo con gente locale che mi conferma che si tratta di un posto culto per Malibu e che i locali ci vengono spessissimo. Si ordina e poi si cerca un tavolo all’esterno. Abbiamo preso dei sandwich a base di granchio e delle clam-chowder che qui sono una istituzione. Ottimi i sandwich mentre le zuppe non le ho trovate molto saporite. Ammetto che mi aspettavo di piu’ viste le recensioni e la coda. Buon posto ma niente di particolare, non mi sento di consigliarlo, soprattutto se c’e’ tanto da aspettare. Prima di lasciare Malibu ci fermiamo a vedere il molo, molto semplice e piccolo. Malibu e’ molto diversa da come me la aspettavo. Prima di tutto non c’e’ un vero centro sul mare, ci sono delle spiagge da sogno ma per il resto niente di particolare. Ho letto che i VIP vivono sulle colline…forse bisognava addentrarsi per respirare un po’ di quella esclusiva ricchezza. Sulla strada del ritorno volevamo fermarci a Santa Monica ma c’e’ in giro troppa gente (e’ il pomeriggio di Pasqua e sembra essere il primo we davvero caldo dell’anno per cui tutta L.A. si e’ riversata sulle spiagge) per cui andiamo verso Rodeo Drive. La via, che avevo gia’ visto 10 anni fa, ha un suo fascino non c’e’ che dire. Questa volta poi il passaggio di una Lamborghini Aventador l’ha resa ancora piu’ da sogno. Come al solito si guardano le vetrine dei grandi stilisti e l’albergo di Pretty Woman. Ci sarebbe piaciuto a quel punto fare un giro a Beverly Hills ma comincia a diventare tardi e dobbiamo ancora fermarci da Ralphs per un poco di spesa per Lorenzo. Torniamo a casa per cena e finiamo la carne che avevamo cominciato venerdi’ sera, domani mattina dobbiamo lasciare la casa e quindi dobbiamo svuotare il frigorifero!

Lunedì 28 Marzo

Dopo colazione mettiamo un poco in ordine la casa e poi carichiamo le macchine. Chiamo la padrona di casa per mettermi d’accordo per il check-out ma mi dice di non preoccuparmi e di lasciare le chiavi nella casella della posta e di andare tranquillo. Ci e’ piaciuta moltissimo questa prima esperienza con airbnb. E’ stato molto comodo avere una casa e soprattutto con dei bambini e’ molto piu’ facile mangiare a casa che andare al ristorante. Inoltre siamo riusciti a mangiare sano e non cominciare subito con patatine e hamburger tipiche della cucina americana.

Questa mattina ci separiamo dai nostri amici portoghesi. Loro vanno a sud, verso Long Beach per andare a vedere la nave da guerra Iowa dato che il loro figlio piu’ grande e’ un fanatico della seconda guerra mondiale. Noi invece andiamo a vedere Venice Beach che 10 anni fa avevamo visto solo di passaggio. Il cielo e’ nuvolo e ventoso ma Venice ha un suo fascino. Il lungomare e’ uno spettacolo. Ci fermiamo di fronte a Muscle Beach e lasciamo Lorenzo giocare in un parco giochi all’ombra di palme altissime. Facciamo poi un giro nella zona dei canali. I canali mi sono piaciuti moltissimo. Ero partito molto scettico, credevo fossero una mal riuscita imitazione dei canali di Venezia ma devo dire che sono proprio belli e suggestivi e soprattutto hanno una propria identita’. Le case sulle rive sono fantastiche, alcune da sogno. Prima di partire ci fermiamo per un cappuccino al bar “Cow’s End” (www.thecowsend.com) dove siamo attratti da una stanza dove i bambini piccoli possono cantare. Qui faccio conoscenza con un signore che vive da qualche anno a Santa Monica e che mi dice quanto sia bello e rilassato vivere in California! (e fa crescere la mia invidia!). Prendiamo la macchina e andiamo all’ultima tappa del nostro soggiorno a L.A.: Downtown. Parcheggiamo praticamente in Little Tokyo e dopo poco ci incontriamo coi nostri amici in un ristorante giapponese per pranzo. Scelgono i nostri amici, il Ramen Maruya Restaurant (www.ramenmaruya.com). Niente male, i sapori sono proprio quelli giapponesi che avevamo provato anni fa in Giappone. Il quartiere di Little Tokyo invece e’ un poco troppo artificiale per essere affascinante. Meglio i piccoli negozietti, soprattutto un piccolo shop di manga e robot giapponesi. Da Little Tokyo a piedi ci spostiamo verso il Pueblo, la zona messicana da cui ha avuto origine Los Angeles. Oggi e’ il lunedi’ di Pasquetta e nella piazza centrale c’e’ musica. Lorenzo si esalta e balla come un matto. Olvera Street ci e’ piaciuta molto. Anche se e’ ovviamente “ricostruita per turisti” e’ comunque molto bella e sembra davvero di essere di Messico. Anche la Missione dall’altra parte della strada e’ molto bella. La musica e le danze di Lorenzo ci fanno dimenticare che proprio dalla parte opposta della piazza c’e’ la Union Station di Los Angeles nella cui sala d’attesa sono stati girati tantissimi film (Forrest Gump su tutti) e che volevo vedere, pazienza. Tornando verso la macchina vediamo la City Hall e da lontano vediamo la Cattedrale Moderna e la Disney City Hall. Downtown e’ davvero bello e merita una sosta e forse anche un poco piu’ di tempo. A nostro avviso merita molto di piu’ dei celebrati Rodeo Drive o Hollywood Boulevard. Ci sarebbe piaciuto viverla di piu’ ma i bambini sono stanchi e abbiamo un bel po’ di strada da fare..meglio sfruttare il riposino pomeridiano di Lorenzo per fare la strada. A questo punto salutiamo i nostri amici. Loro non hanno mai visto la Walk of Fame e decidono di vederla, noi invece non vogliamo far mangiare Lorenzo troppo tardi e ci mettiamo in macchina. Stasera abbiamo prenotato un hotel a Ridgecrest, CA, sulla strada per la Death Valley e cominciamo ad avviarci. La strada e’ lunga e molto trafficata all’inizio. Poi usciti dalla zona di L.A. si entra nei deserti. Per strada devo fare benzina ma al distributore dove mi fermo non prendono la carta di credito. Provo a prelevare all’ATM della stazione di servizio ma non riesco. Nel portafoglio ho 25 dollari e li uso tutti per la benzina dato che da qui a Ridgecrest e’ quasi solo deserto. All’altezza di Agua Dulce vediamo dall’autostrada le Vasquez Rock che sono famose per essere state il set di puntate di Star Trek e di Big Bang Theory. Arriviamo a Ridgecrest col buio. L’ultima oretta di viaggio l’abbiamo fatta praticamente da soli, da Mojave, CA in poi non c’era anima viva. Per alcuni versi bellissimo, per altri quasi angosciante.. Fa quasi piacere quindi arrivare a Ridgecrest e vedere delle luci. Troviamo l’hotel molto facilmente (Quality Inn, https://www.choicehotels.com/california/ridgecrest/quality-inn-hotels/ca022) e rimaniamo sorpresi dal freddo!!!! Si gela…abbiamo lasciato L.A. in calzoncini e maglietta e qui abbiamo bisogno di pail e piumino.

Lasciamo stare i suggerimenti di tripadvisor circa la cena e seguiamo le indicazioni della signora alla reception dell’albergo ed andiamo a mangiare proprio di fronte al Quality Inn al Kristy’s Family Restaurant (https://www.tripadvisor.com/Restaurant_Review-g32966-d512516-Reviews-Kristy_s_Family_Restaurant-Ridgecrest_California.html). Il posto e’ molto semplice, stile telefilm anni 80-90. Nonostante le recensioni non sempre ottime di Tripadvisor noi ci siamo trovati bene. Sia chiaro niente di eccezionale ma servizio veloce, curato, molto gentile, molto carini con Lorenzo anche se era stanco e ha rotto un bel po’. Alla fine abbiamo speso 40US$ in quattro, non male. I nostri amici arrivano che siamo quasi a letto…alla fine si sono fermati in un fastfood per strada perche’ diventava troppo tardi. Anche loro confermano che la Walk of Fame e’ una delusione e che capiscono perche’ noi che l’avevamo gia’ vista non ci siamo tornati!

Martedì 29 Marzo

Prima ottima notizia: il cielo e’ blu e non fa freddo. Io oggi sono particolarmente esaltato. Sono anni che sogno di andare a vedere la Death Valley! La colazione in hotel e’ ok, niente di eccezionale ma buona. Come spesso succede nei motel americani il problema principale a colazione non e’ il cibo ma trovare un posto dove sedersi visto che ci sono sempre solo 10-12 posti. Insieme a noi fanno colazione dei militari. A Ridgecrest c’e’ infatti una base militare molto importante. Fa impressione vedere le stesse tute di Tom Cruise in Top Gun. Spiego a Federico cosa fanno e lui e’ interessato. Il Quality Inn di Ridgecrest comunque si e’ rivelato un ottimo hotel, molto pulito, camere grandi, macchina davanti alla camera. Prima di partire passiamo da Walmart per la spesa. Non c’e’ molto da mangiare (proprio di fianco a Wallmart c’e’invece un ottimo supermercato per le groceries) e prendiamo per i picnic pane, formaggio, turkey, succo d’arancia, etc. Noi invece abbiamo problemi a prelevare cash e Walmart non prende la carta di credito olandese (scopriremo al ritorno che bisogna attivare il servizio prelievo per paesi extra europei). Perdiamo un po’ di tempo. La cosa peggiore e’ pero’ fare benzina. Per fortuna scopro, grazie ad una signora gentile che mi spiega la procedura, che si puo’ fare anche con carte di credito a patto di prepagare. In pratica prepago una cifra e poi faccio benzina, se ne metto meno torno dentro e mi danno la differenza.

Finalmente si puo’ partire. Passiamo per Trona su un grande lago salato. In lontananza si vedono i pinnacoli di Trona dove sono stati girati Star Trek ed altri film famosi. Non abbiamo tempo per la deviazione. Da Trona all’ingresso della Death Valley non c’e’ niente…neppure una piccola casetta e sono circa 2h di macchina. A rendere il tutto ancora piu’ bello e’ un pezzo di strada sterrata (causa lavori) e piccoli tornadi che si alzano dal terreno sabbioso. Prima sosta Stovepipe Wells dove abilitiamo il pass dei parchi americani. Poco dopo ci fermiamo alle Mezquite Dunes…fantastiche. Dal paesaggio lunare della Death sorgono all’improvviso delle dune sabbiose alte. Il paesaggio e’ reso ancora piu’ affascinante da degli alberi secchi che permettono di scattare foto bellissime anche con il mio cellulare. Il caldo comincia a farsi sentire, per fortuna che ho messo i calzoncini. I bambini ne approfittano per correre sulla sabbia e per rilassarsi dopo quasi 2 ore di macchina. Ed anche noi facciamo una camminata sulle dune. I 3 bambini grandi spergiurano di aver visto un piccolo scorpione e sono ovviamente esaltati ma nessuno di noi adulti puo’ confermare. Decidiamo di proseguire verso il Visitor Center per il pranzo. Raggiungiamo Furnace Creek alle 13.00 e ci fermiamo per un picnic proprio vicino al visitor centre dove ci sono dei tavolini, dei bagni ma soprattutto c’e’ un po’ di ombra! Siamo abbondantemente sotto il livello del mare e sono molto suggestivi i cartelli lungo la strada che ricordano quando siamo al livello del mare e quando invece siamo sotto. Tiriamo fuori tutte le nostre cibarie che abbiamo comperato a Ridgecrest, CA e mangiamo molto volentieri. I bambini tra un sandwich ed una bevuta corrono e si arrampicano sugli alberi… ottimo modo per riprendersi dopo tanto tempo in macchina. Finito di mangiare andiamo proprio dentro la Valle della Morte seguendo Badwater Road. Prima sosta Badwater (che poi e’ il punto piu’ lontano tra quelli che volevamo vedere). Non ci sono parole. Semplicemente meraviglioso. Badwater e’ una piccola pozza d’acqua in mezzo alla piu’ grande depressione dell’America settentrionale. Si chiama cosi’ perche’ la concentrazione salina e’ tale che l’acqua non puo’ essere bevuta. Tutto intorno e’ sale..si cammina su questo sale bianco (per chi si ricorda il film “Vacanze in America” e’ dove giocano la partita a calcio i tifosi juventini e quelli romanisti). Il termometro segna 22 gradi ma e’ come se ce ne fossero 40. Non so come sia possibile visitare questo posto in estate! Sulla collina di fronte un cartello segnala il livello del mare per ricordarci quanto sotto il livello del mare ci troviamo! Il posto e’ davvero magico. Erano anni che volevo venirci ma non potevo immaginare fosse cosi’ bello. Le rocce tutte attorno hanno dei colori stranissimi, tendenti al giallo. Camminare su questa distesa bianca e’ veramente un’esperienza da fare. Il sole si riflette sul sale ed il mio amico portoghese che ha perso gli occhiali da sole a Los Angeles fa fatica a tenere gli occhi aperti.

Da Badwater torniamo verso Furnace Creek sempre seguendo la Badwater Road. Saltiamo il Devil’s Golf Course e invece facciamo l’Artist Drive che e’ spettacolare, ed e’ assolutamente da fare. Il punto piu’ famoso e’ l’Artist Palette ma tutto il tragitto e’ bellissimo con colori irreali e bellissimi. La strada e’ a senso unico e si puo’ percorrere solo nella direzione da Badwater a Furnace Creek. Quasi all’inizio della Artist Drive vediamo tante macchine parcheggiate. Ci fermiamo anche noi e dopo una brevissima passeggiata arriviamo su una collina da cui si gode un panorama della distesa bianca di Badwater. L’Artist Drive meriterebbe tante soste, impossibili per la mancanza di parcheggi e di spazio. Ci si puo’ fermare all’Artist Palette dove le rocce hanno colori a dir poco irreali. Ma forse il top e’ poco dopo l’Artist Palette, in un punto in cui la strada si fa ancora piu’ stretta ed e’ impossibile fermarsi. Le rocce alternano colori che vanno dal viola, al turchese, all’ocra…una tavolozza naturale. Prima di lasciare la Death Valley manca Zabrinskie Point. E’ difficile fare una scala di valori ma forse questo e’ il top di questo parco. Bellissimo, ancora una volta senza parole, una delle cose piu’ belle e strane che abbia mai visto. Si lascia la macchina in un ampio parcheggio ai bordi della strada e si fa una brevissima camminata (2-3 minuti) fino ad una specie di overlook da cui si possono vedere le formazioni di Zabrinskie Point. Adesso capisco i commenti in diari di viaggio che avevo letto che dicevano che era come trovarsi sulla luna. E’ un posto che non ha niente di terreno.

Credo che siamo riusciti ad apprezzare la Death Valley perche’ l’abbiamo vista in questa stagione, dove il caldo e’ quasi piacevole. Da racconti di amici, in estate e’ troppo caldo e diventa praticamente impossibile scendere dalla macchina. Noi siamo stati fortunati e siamo riusciti a camminarci dentro, a viverla un pochino. Mancherebbe ancora Dante’s View ma decidiamo di saltarlo. Abbiamo ancora tanti km da fare per arrivare a Las Vegas dove abbiamo prenotato le prossime 2 notti. La strada dalla fine della Death Valley a Las Vegas ha poco di affascinante. Dopo il deserto della Death fa impressione il traffico e la follia collettiva che si comincia a vedere a circa 30miglia da Las Vegas. La si scorge da lontano, passando per paesi dormitori dell’immensa quantita’ di persone che lavorano in questa stranissima citta’. Check-in al Paris Las Vegas (https://www.caesars.com/paris-las-vegas) prenotato via Trivago. C’e’ tanta gente in coda al Valet Parking ma si puo’ parcheggiare da soli. Tutto a Las Vegas e’ sproporzionatamente grande, ed il parcheggio del Paris Las Vegas non fa eccezione. Per andare dal parcheggio alla reception si passa in mezzo al casino’ ed ai ristoranti dell’hotel. I bambini (soprattutto Federico) sono ovviamente rapiti dalle luci e dai suoni. Lorenzo e’ stanco ed affamato e quindi chiediamo scusa ai nostri amici portoghesi ma mangiamo subito senza concederci un riposo o un salto in piscina. Scegliamo una creperie dentro l’albergo (https://www.caesars.com/paris-las-vegas/restaurants/la-creperie#.V1geDWP4JHg). Niente di particolare ma era l’unico posto senza coda e con cibo che Lorenzo poteva mangiare. Ci sarebbe piaciuto andare all’All you can Eat ma c’era troppa gente in attesa… almeno 40minuti e con Lorenzo non potevamo permettercelo. I nostri amici invece vanno in una brasserie dentro l’hotel (Mon ami Gabi) che ci hanno detto essere davvero ottima. Come tutti i grandi hotel di Las Vegas anche il Paris ha tutto dentro, ristoranti, bar, shop ed ovviamente slot machines. Rimaniamo sorpresi che i bambini possano muoversi liberamente in mezzo alle slot machines, credavamo che fosse vietato. Per fortuna sono ancora piccoli e vengono rapiti dalle luci e non riescono a cogliere la tristezza del vedere soprattutto persone di una certa eta’ rimbambirsi davanti a queste macchine mangia soldi. Prima di andare a letto facciamo un giro fuori ma fa molto molto freddo, per cui giretto veloce per vedere le luci dello strip e gli hotel di fronte a noi (Bellagio e Caesar Palace) oltre che la Tour Eiffel illuminata e poi a letto. Federico si e’ innamorato subito di Las Vegas che e’ una specie di grande luna park all’aperto. Dalla nostra camera si possono vedere gli spettacoli delle fontane del Bellagio…molto affascinanti.

Mercoledì 30 Marzo

Oggi giornata dedicata a Las Vegas. Non ci sono trasferimenti per cui possiamo dormire un poco di piu’. Quando abbiamo prenotato il nostro hotel abbiamo cercato quello che forniva anche la colazione in modo da non dover andare in giro a cercare qualcosa coi bambini. Abbiamo scoperto che “breakfast included” per il Paris Las Vegas (ma credo che valga per tutti gli altri alberghi) significa in realta’ ricevere un buono di 9US$ a testa da spendere in un paio di bar del complesso. E neanche nei bei bar ma in piccolissimi chioschi che a prezzi folli fanno dei panini / croissant scandalosi. Questa e’ Las Vegas, dove tutto costa tantissimo e dove la fregatura e’ sempre pronta. Alla fine andiamo in una boulangerie del nostro hotel perche’ nei 2 bar proposti c’era troppa coda.

La mattina l’abbiamo persa per un problema che avevamo con la banca (non siamo ancora riusciti a prelevare cash e qualche volta non funziona la carta di credito). Come detto il problema era che bisogna attivare il bancomat per spese extraeuropee. Con fatica abbiamo trovato una banca (sembra impossibile ma sullo strip non ce ne sono!) dopo una lunga camminata e siamo riusciti in qualche modo a prendere dei soldi cash (anche se non abbiamo risolto il problema di fondo). Poi abbiamo cominciato a camminare sullo strip. Ai bambini Las Vegas e’ piaciuta perche’ e’ piena di luci, di gente strana, di negozi alla loro portata (come quelli della Coca Cola o della MnM’s). Ci sono poi tante persone traverstite da Star Wars, Spiderman, Transformer…e per i piu’ attempati come me si vedono falsi Elvis e conigliette di Playboy. Per il resto sono grandi hotel, tutti piu’ o meno uguali che si differenziano solo per il tipo di architettura e di tema che propongono. Noi siamo entrati nel Bellagio (molto bello il giardino di fiori interno) per andare a cercare la fontana di cioccolato piu’ grande del mondo. Poi siamo andati al New York New York dove abbiamo visto statue della liberta’ fatte di cioccolato e di canditi ed ad altri. Il nostro hotel aveva la piscina all’aperto ma anche se la temperatura era freddina, l’acqua era riscaldata per cui si poteva fare un bagno sotto la finta Tour Eiffel! Per la sera avevamo promesso ai bambini di andare al Venetian. Gli alberghi sono talmente grandi che alla fine non siamo riusciti a trovarci con i nostri amici. E’ finita che noi abbiamo mangiato una pizza da Grimaldi’s al Venetian (davvero buona, servizio ottimo e per gli standard di Las Vegas anche a prezzo umano, http://www.grimaldispizzeria.com/) mentre loro sono andati in un altro ristorante italiano del Venetian (di cui non ricordo il nome) perche’ non sono riusciti a trovare il nostro. Alla fine ci siamo incontrati lungo i canali a vedere le finte gondole (spinte a motore…una tristezza!) che portano i turisti sotto un tramonto mozzafiato (anche quello finto, ovviamente) e sulla finta piazza San Marco musica classica italiana (almeno i musicisti erano veri!).

Pero’ per i bambini e’ un bello spettacolo. Anche Lorenzo ha retto quasi fino alle 2230 affascinato dalle luci e dalla musica, Federico ed i suoi amici portoghesi si sono divertiti a vedere le gondole. Poi si torna a dormire. Anche questa sera ci addormentiamo con lo spettacolo delle fontane del Bellagio dalla nostra stanza. E’ la seconda volta che veniamo a Las Vegas ma proprio non riusciamo ad innamorarci di questo luna park. Credo che non sia una citta’ adatta quando si hanno dei bambini perche’ e’ customizzata per un pubblico adulto e quindi coi bambini, forzatamente, si perde gran parte dell’offerta della citta’. Anche se, come detto, per assurdo ai bambini e’ piaciuta tantissimo. Altro punto dolente e’ che rispetto a 10 anni fa i prezzi sono esponenzialmente aumentati. Avevamo il ricordo di una citta’ a buon prezzo, soprattutto per gli “all you can eat” mentre adesso e’ un unico salasso, una trappola per turisti dopo l’altra.

Giovedì 31 Marzo

Oggi lasciamo Las Vegas. Come si e’ capito non siamo i fan n.1 di questa citta’ che o la si ama o non la si sopporta. Vista la fregatura della colazione di ieri decidiamo di fare colazione appena fuori dalla citta’ sulla strada verso lo Zion Park che e’ la nostra destinazione. Appena fuori ci fermiamo a Jack in the Box una delle tante catene di Fast Food che ci sono in America. Di fatto prendiamo la stessa cosa che abbiamo preso ieri alla Boulangerie dell’Hotel Paris, anzi forse qualcosa in piu’. Spendiamo 16US$ contro i 40US$ di ieri! Questo a conferma che tutto a Las Vegas e’ troppo caro e fatto per fregare i turisti.

La strada da Las Vegas allo Zion non e’ niente di particolare. Nel momento in cui si entra nello Utah cambia l’ora e perdiamo un’ora. La giornata e’ gia’ di per se piena di cose da vedere, averla anche piu’ corta non aiuta! Cominciano a vedersi le rocce rosse dello Utah e dell’Arizona che tanto amiamo. Si passa da St. George che e’ una grande citta’. Ci piacerebbe fermarci, soprattutto perche’ c’e’ un piccolo museo su orme di dinosauri che sono state trovate nella zona ma purtroppo il tempo e’ tiranno, inoltre Lorenzo e’ tranquillo e se la dorme…meglio sfruttare la situazione.

Arriviamo a Springdale (che e’ il paese che si trova all’ingresso dello Zion venendo da Las Vegas) che e’ ora di pranzo. Poco prima di entrare nel parco prendiamo qualcosa da mangiare in un supermercato e poi entriamo. Purtroppo i nostri amici, che sono partiti un poco dopo di noi (non hanno Lorenzo che alle 630/700 suona la sveglia per tutti), hanno sbagliato strada e quindi sono in mega ritardo. Il piano di pranzare insieme quindi salta. Purtroppo non possiamo aspettarli, si comincia a visitare! Il parco e’ bellissimo e merita tanto tempo a disposizione. C’e’ un servizio navetta (gratuito) che parte dal Visitor Center e che permette di risalire il Canyon principale. Noi scendiamo alla fermata dello Zion Lodge e facciamo un picnic sull’immenso prato che si trova di fronte al Lodge. E’ bellissimo. Il paesaggio e’ divino, ricorda le nostre Dolomiti ma con i colori piu’ rossi e forse i prati ancora piu’ verdi. E poi ci sono dei fichi d’india che rendono il tutto piu’ esotico ma che soprattutto noi non siamo abituati a vedere a queste altitudini. Facciamo un trail semplice in modo che Federico ci segua senza protestare troppo, mentre Lorenzo dopo aver corso sul pratone del lodge e’ tranquillo nello zainetto sulle mie spalle. Facciamo il Lower Emerald Pool Trail. Si tratta di un percorso molto semplice, non piu’ di 15-20minuti di cammino per arrivare alle cascate inferiori. In pratica si passa dietro le cascate che oggi non sono molto di piu’ che qualche spruzzo d’acqua. Purtroppo noi arriviamo che la zona e’ gia’ in ombra e questo fa perdere molto nella spettacolarita’ del posto. Il ritorno lo facciamo seguendo il Grotto Trail in modo da prendere il tram alla fermata successiva a quella del Lodge. Ci piacerebbe salire ancora nel canyon ma preferiamo riprendere la strada visto che abbiamo ancora almeno 2 ore prima di arrivare a Page, dove abbiamo prenotato questa sera e vogliamo sempre far mangiare Lorenzo ad un orario umano. Riprendiamo la macchina dopo aver salutato i nostri amici portoghesi che finalmente sono arrivati allo Zion. Per qualche giorno facciamo delle strade leggermente separate, ci rivedremo al Grand Canyon. Usciamo dallo Zion facendo la scenic byway che collega Springdale a Junction Carmel. Si passa prima uno stretto tunnel dove se ci sono dei camper si deve procedere a senso alternato con il ranger che blocca l’accesso al tunnel (per le macchine non ci sono limitazioni). La strada e’ una cosa spettacolare, fantastica, magnifica. Va fatta con calma per potersi fermare e gustarsi lo spettacolo delle rocce, dei canyon, dei colori. Sicuramente una delle piu’ belle Scenic Byways che abbiamo fatto negli USA. Ci saremo fermati almeno 10 volte per panorami sempre diversi e sempre affascinanti. Usciti dallo Zion comincia invece una strada molto meno bella ed anche un poco noiosa. Prendiamo anche qualche goccia d’acqua (meglio qui che durante la passeggiata allo Zion) ma poi il cielo torna bello per il nostro arrivo a Page. Avevamo letto che prima di arrivare a Page e di attraversare la diga c’era una piccola altura da cui vedere il Lago Powell. L’altura si trova sulla sinistra venendo da Kanab, UT ed e’ facilmente raggiungibile. Non ci sono grandi indicazioni ma un cartello con scritto Overlook lo si vede facilmente. Dall’alto lo spettacolo del Lago Powell e’ incredibile. Noi arriviamo con le luci del tramonto e forse e’ il momento migliore. Il Lago Powell e’ di fatto un canyon riempito d’acqua e dall’alto e’ davvero bellissimo…non vediamo l’ora domani di poterlo vedere dall’acqua.

Arriviamo a Page che ci sembra una cittadina molto ordinata e pulita. Dobbiamo mettere a posto l’orologio perche’ Page e’ in Arizona e rispetto allo Utah c’e’ un fuso orario. Recuperiamo quindi un’ora che avremmo usato molto volentieri allo Zion per fare un altro trail, ma purtroppo non lo sapevamo. Il nostro albergo e’ il Best Western Plus at Lake Powell ). Ce ne sono 2 a Page, uno con vista sul lago ed uno senza. Noi abbiamo preso il secondo (in realta’ visto che i due hotel sono confinanti ho seri dubbi che il primo abbia una vera vista sul lago, ma non posso confermare). Sulla strada per l’Hotel abbiamo visto un BBQ Grill restaurant con musica dal vivo (Big John’s). Pero’ era tutto all’aperto e quindi non ci siamo fermati temendo fosse troppo freddo per Lorenzo. Peccato perche’ i nostri amici ci sono andati la sera dopo e ci hanno detto che era fantastico. Noi invece per cena andiamo in un ristorante messicano: El Tapaltio (http://www.eltapatio-restaurants.com/). Il ristorante e’ piccolino, arredato in stile messicano. Fajitas molto molto buone, servizio molto veloce e molto gentile con bambini piccoli….lo consigliamo sicuramente. Dopo cena andiamo a fare la spesa a Safeway (www.safeway.com) per il giorno dopo e poi in hotel. Safeway, alla pari di Ralph, e’ una ottima catena di supermercati in cui si trova di tutto, anche la possibilita’ di farsi delle insalate fresche. In entrambi i casi e’ un’ottima scelta se, come noi, si preferisce fare un pranzo al sacco e non sprecare tempo in ristoranti anche per mezzogiorno. L’albergo ha un servizio di lavanderia e lo usiamo per cominciare a lavare un po’ di panni sporchi (soprattutto di Lorenzo!).

Venerdì 1 Aprile

Oggi e’ uno dei giorni piu’ eccitanti della vacanza perche’ vedremo tante cose che abbiamo sognato da anni. Cominciamo con una ottima colazione al Best Western di Page. Non possiamo che consigliare il nostro hotel, ottimo sotto tutti i punti di vista. Prima tappa l’Horseshoe Bend. Si tratta di un tratto del fiume Colorado in cui il fiume compie un’ansa molto suggestiva. Si lascia la macchina in un parcheggio sterrato di fianco alla strada, ben indicato. Il percorso per arrivare al punto panoramico e’ perfettamente segnato. Come sempre Lorenzo sulle mie spalle. Sono circa 15 minuti di cammino, parte su un sentiero sabbioso in salita (venendo dal parcheggio) e parte su un sentiero di roccia in discesa. E’ una camminata molto semplice, non date retta ad alcune recensioni di tripadvisor che lo dipingono come un hiking impegnativo. Il panorama della strada e’ gia’ di per se spettacolare, ma l’Horseshoe Bend lo e’ ancora di piu’. Non ci sono protezioni per cui bisogna stare attenti ai bambini. Si osserva l’ansa del fiume da rocce a strapiombo. Noi siamo andati al mattino presto e molto probabilmente non e’ stata la scelta migliore perche’ l’ombra delle rocce era ancora visibile sull’ansa del fiume, conviene aspettare che il sole salga abbastanza da illuminare anche il fondo del fiume. Ad ogni modo un qualcosa di fantastico. La visita e’ completamente gratuita. Torniamo alla macchina ed andiamo a fare il check-in per visitare il Lower Antelope Canyon. Ci sono 2 Antelope Canyon. L’Upper e’ quello piu’ turistico e piu’ facile da visitare. In pratica l’ingresso del canyon si trova al livello della strada sterrata (che credo si raggiunga solo con le Jeep dei tour operators) e ci si cammina dentro. Il Lower e’ invece sotto il livello, in pratica si scende sotto terra attraverso una fenditura nella roccia. Abbiamo avuto molti dubbi riguardo quale scegliere perche’ se da una parte e’ idea comune che il lower sia piu’ bello e spettacolare dello dell’upper dall’altra molti siti sconsigliano il lower per gente con bambini piccoli come Lorenzo. Dato per certo che il lower non si puo’ fare con un passeggino (mentre l’upper pare sia possibile), se si ha uno zaino e’ assolutamente fattibile. L’unica cosa importante, visto che ci sono scale e passaggi angusti e’ avere le mani libere per cui uno zaino e’ perfetto, non date retta a tanti forum in cui sconsigliano il lower per bambini, si puo’ fare senza problemi, noi l’abbiamo fatto con Lorenzo senza intoppi. Ci sono in pratica 2 tour operators. Noi abbiamo scelto Dixie perche’ era il piu’ economico e perche’ permetteva l’ingresso gratuito ai bambini inferiori ai 7 anni (l’altro tour operator fa esattamente lo stesso giro). Il giro e’ bellissimo, dura circa 1h.15-1h.30. Il canyon e’ bello come lo potete vedere sulle foto. L’unica pecca, forse, e’ che e’ un poco ripetitivo. Bellissimo all’inizio ma poi e’ piu’ o meno tutto uguale, ma merita ogni centesimo del biglietto. Il tour prevede la discesa nel canyon (attraverso delle scale metaliiche ripide si entra proprio dentro la roccia), camminare sul fondo e salire dalla parte opposta attraverso passaggi talvolta molto stretti. Il posto e’ molto affollato e spesso la quantita’ di gente fa perdere un poco di poesia. Conviene informarsi sull’ora migliore per vedere i raggi del sole che penetrano dentro nel canyon. Noi siamo andati a inizio aprile ed alle 10.50 abbiamo visto i primi sunbeams! Finito il giro all’Antelope prendiamo la macchina e percorriamo poche miglia per andare all’Antelope Marina per il giro in barca sul Lake Powell, o meglio sull’Antelope Canyon. Infatti quello che faremo sara’ un giro sulla parte del Canyon che e’ rimasta sommersa dall’innalzamento delle acque dopo la costruzione della diga. Avevamo scelto Antelope Marina perche’ meno turistica (e molto piu’ economica dei tour operators che si trovano a Wahweap Marina). Altra cosa e’ che per entrare a Wahweap Marina si deve pagare una tassa di ingresso. In realta’ l’Antelope Marina e’ parte del Glenn Canyon National Park per cui se si ha il pass dei parchi ok altrimenti si paga 20US$ (di piu’ che alla Wahweap Marina). Il vantaggio dell’Antelope Marina e’ che e’ molto vicino all’Antelope Canyon e quindi se si ha poco tempo come noi, permette di risparmiare molto tempo. La Wahweap Marina si trova invece dalla parte opposta di Page, oltre la diga. Noi abbiamo fatto un tour di circa 1h. Carino, suggestivo ma niente di eccezionale. Voglio dire che se si ha tempo merita sicuramente, ma non abbastanza da rinunciare alla visita dell’Horseshoe Bend o dell’Antelope Canyon.

Finito il tour si risale in macchina e dopo un pieno di benzina cominciamo a guidare in direzione Kayenta, che passiamo velocemente per prendere poi la deviazione verso la Monument Valley. La strada da Page a Kayenta non e’ niente di particolare. La prima parte e’ catalogata come Scenic Byway ma non e’ proprio niente di che, mentre la seconda e’ una anonima Interstate. Da Kayenta si prende la strada verso la Monument e piano piano si incominciano a scorgere i grandi monoliti. Va detto pero’ che la foto famosa che si vede su tutti i siti internet della strada che arriva verso la Monument e’ presa dalla parte dello Utah (sulla strada che da Mexican Hat, UT va verso la Monument), per cui non aspettatevela se si viene da Kayenta. Questa dormiamo al Goulding’s Lodge (www.gouldings.com), che si trova proprio con vista sulla Monument Valley. Il Gouldings Lodge e’ in realta’ un vero e proprio villaggio (sarebbe troppo dire paesino) che si trova poco distante dalla Monument Valley, in mezzo al deserto. Siamo in pieno deserto Navajo e si e’ tornati in Utah (come allo Zion) quindi ancora una volta dobbiamo cambiare l’ora rispetto a Page (altra ora in meno…pensavamo di avere tanto tempo per far rilassare i bambini ed invece e’ praticamente ora di cena). Il Gouldings e’ un buon motel (come se ne trovano tantissimi in USA, niente di piu’ e niente di meno) con le camere non grandissime ma che hanno una vista mozzafiato sui monoliti della Monument, per cui si puo’ gustare il cambio dei colori al tramonto o all’alba. All’interno del Lodge c’e’ una piscina coperta (abbastanza fredda per la verita’) e una piccola palestra oltre che l’immancabile Gift Shop. C’e’ anche un ristorante che di fatto e’ l’unica scelta visto che la prima alternativa sarebbe a Kayenta a quasi 40minuti di auto. Nel village (che si trova a meno di 1 minuto d’auto dal Lodge), c’e’ un distributore di benzina ed un grocery store. Quindi dopo un bagno in piscina per far sfogare i bambini mangiamo al ristorante provando le specialita’ Navajo. In particolare avevamo letto molte recensioni positive riguardo il Fry Bread Navajo. Prendiamo due piatti con questo cibo. Sono una via di mezzo tra un cibo da Far West (fagioli), messicano e altro. L’insieme e’ molto buono anche se tutt’altro che leggero. In territorio Navajo non si puo’ bere alcool per cui…solo acqua. Il ristorante non e’ niente di che, il servizio e’ buono, non e’ particolarmente economico visto lo stile dello stesso, ma visto che siamo alla Monument non ci aspettavamo di trovare un posto a buon mercato. Ci sono delle ampie vetrate con vista sulla Monument, ma visto che e’ notte non si vede praticamente niente.

Sabato 2 Aprile

Ci svegliamo, tiriamo le tende della nostra camera e ci troviamo davanti a noi la Monument Valley. Gia’ solo questo vale il prezzo del Lodge che, bisogna dirlo, e’ un pochettino piu’ caro che i motel di Kayenta. Facciamo colazione al ristorante del Lodge dove proviamo altre specialita’ Navajo. Confermiamo le stesse impressioni della sera prima…buone ma non leggere e fa ancora piu’ strano mangiare tanto pesante a colazione. In confronto la colazione inglese con bacon uova e salsiccia e’ ipocalorica. Facciamo un rapido giretto dell’area del Gouldings, dove c’e’ un piccolo museo, un paio di carrozze che ricordano il Far West dei Film e dove e’ ancora conservata la stanza che usava John Wayne durante le riprese dei film nella Monument Valley. Scopriamo infatti che il Gouldings era usato durante l’epoca d’oro dei film Western che hanno usato proprio la Monument Valley come sfondo e che di fatto l’hanno resa immortale e mitica. A questo punto prendiamo la macchina ed andiamo verso la Monument. Paghiamo l’ingresso visto che il parco non fa parte dei National Park e quindi il Pass non vale. Si puo’ percorrere in macchina una strada sterrata che porta nei punti piu’ panoramici. La strada, seppur non asfaltata, e’ molto facile e ben tenuta per cui quasi tutte le macchine la possono fare (abbiamo visto un paio di Mustang farla). Si potrebbe scrivere per ore riguardo alle emozioni ed agli scenari della Monument. E’ bellissima. Ci eravamo gia’ stati 10 anni fa ma siamo contentissimi di esserci tornati. E’ semplicemente fantastica. Il John Ford Point e’ come sempre il punto piu’ bello ed emozionante e dove ci sono piu’ turisti ed anche un po’troppe bancarelle. Per il resto, complice forse anche il fatto che siamo arrivati abbastanza presto, ce la vediamo quasi in solitudine. I colori sono irreali, il rosso della Monument e’ di una tonalita’ unica. Ci sono tanti punti in cui potersi fermare e ammirare dei panorami mozzafiato. Facciamo un giretto al Visitor Center da cui c’e’ il panorama piu’ classico della Monument, quello che si vede in tutte le cartoline. Rispetto a 10 anni fa abbiamo l’impressione che il visitor center ed in generale tutta l’area sia molto piu’ curata pur senza deturpare il paesaggio. Poi riprendiamo la macchina. Ci fermiamo a Kayenta per fare un picnic. Kayenta e’ un posto davvero triste, ma il parco giochi dove ci fermiamo e’ molto bello ed ha una area picnic all’ombra molto ben tenuta, non potevamo chiedere di piu’. Siamo tornati in Arizona e ci aspettavamo di dove cambiare l’ora come avevamo fatto ieri passando da Page (Arizona) al Gouldings (Utah). Scopriamo invece, chiedendo ad altre persone che mangiavano nella stessa area picnic, che in tutta la riserva Navajo si segue il Light Saving Time, mentre nel resto dell’Arizona no. Quindi nella riserva Navajo, stessa ora dello Utah, nel resto dell’Arizona stessa ora di Nevada e California…che casino. Beh oggi rimarremo ancora in terra Navajo per cui nessun cambio. Unico problema e’ che avevamo contato sull’ora guadagnata per il resto della giornata! Dopo aver fatto benzina e preso una specie di caffe’ (da un benzinaio nel mezzo del deserto dell’Arizona era difficile aspettarsi un espresso napoletano!) si riparte approfittando del riposino pomeridiano di Lorenzo per fare i grossi trasferimenti. Destinazione Chinle, AZ. Sono circa 2h e mezza di macchina in mezzo a scenari bellissimi, a tante piccole Monument non meno belle ma solo meno famose.

Quando arriviamo a Chinle sono le 4.30. Passiamo velocemente dall’albergo, il Best Western Canyon de Chelly Inn )

Per confermare la stanza e poi di corsa verso il Canyon de Chelly. Si puo’ percorrere con la macchina il South Rim (con luce migliore al tramonto) in cui ci sono tanti viewpoints. Il Canyon de Chelly e’ ’una piacevolissima sorpresa. La Lonely Planet lo aveva segnalato come imperdibile in un viaggio in Arizona e credo che questa volta abbia proprio ragione! E’ molto differente da tutti gli altri Canyon. Prima di tutto e’ piu’ piccolo e quindi permette di essere visto nella sua interezza e poi ha un fondo verde, ci sono campi, pascoli, le vecchie abitazioni dei Navajo e alcune farms ancora in uso. Lo Spider Rock Overview (l’ultimo venendo da Chinle) e’ forse il piu’ spettacolare ma anche gli altri meritano. Dal White House Overlook parte un trail. E’ un po’ troppo tardi per farlo e ci dispiace immensamente. Siamo rimasti sorpresi dalla bellezza di questo Canyon e cosi’ come per lo Zion ci pentiamo di non aver avuto piu’ tempo (mannaggia il Light Saving Time dei Navajo…con un’ora in piu’ avremmo fatto il trail!). Il Canyon de Chelly, purtroppo, e’ un po’ fuori mano per cui sara’ dura ripassarci. Pero’ dobbiamo sempre considerare i nostri piccoli e non possiamo massacrarli troppo considerando che siamo praticamente solo a meta’ del viaggio. Torniamo a Chinle. Sulla strada ci fermiamo all’Holiday Inn Hotel dove si trova il ristorante Garcia’s. Al momento del check in al nostro hotel ci avevano avvisato che visto che e’ sabato il ristorante dell’albergo avrebbe chiuso alle 19.30!!! Quindi vediamo se ci sono altre opzioni. Fortunatamente questo chiude alle 20.30, per cui facciamo in tempo a tornare in albergo e far fare un bagno in piscina (coperta) ai bambini. E’ un buon modo per farli sfogare dopo una giornata di visite e di macchina. Il Best Western di Chinle e’ un ottimo hotel, molto pulito, anche la piscina e’ molto bella. L’idea di avere la piscina la sera nella maggior parte degli hotel si e’ rivelata vincente. I bambini la adorano e riescono a sfogarsi ed a stancarsi quel poco che basta per renderli piu’ tranquilli durante la cena al ristorante. Andiamo poi a mangiare al Garcia’s dove si mangia bene. Chinle offre poco o niente…praticamente un paio di alberghi con ristoranti, un paio di Fast Food (Burger Kings e Denny’s) e tante baracche. E’ un posto fuori dal tempo, non so se definirlo affascinante per la sua pochezza o semplicemente deprimente….credo la seconda. Siamo in pieno territorio Navajo ed anche la fisionomia o l’abbigliamento delle persone e’ completamente differente rispetto a quello che avevamo visto fino a Page. L’impressione e’ di trovarsi in una zona particolarmente povera. L’atteggiamento e l’abbigliamento delle persone che placidamente e stancamente percorrono l’unica strada asfaltata della citta’ ricordano piu’ dei disperati barboni piuttosto che degli abitanti di un paese. Dopo cena andiamo a fare la spesa al supermercato locale (ottimo a dire il vero…una sorpresa vedendo il resto di Chinle) Bashas (www.bashas.com) Il parcheggio e’ pieno di persone che, a prima vista, contravvengono alla regola Navajo abusando di alcool. Alcuni ci avvicinano parlandoci una lingua incomprensibile. Saliamo in macchina e ce ne andiamo dal momento che abbiamo trovato tutto per il picnic di domani. Non ci sono luci, sono le 9.00 ma Chinle e’ deserta..si puo’ tornare in hotel dove, stanchissimi, crolliamo in fretta. I bambini sono stanchissimi, Lorenzo ha un po’ di febbre..speriamo sia solo stanchezza ed il sole preso alla Monument!

Domenica 3 Aprile

Forse oggi e’ la giornata piu’ pesante dal punto di vista di km e di cose da vedere. Facciamo colazione al ristorante Junction che si trova dentro il Best Western dove abbiamo dormito. Niente di particolare ma cibo ok e locale pulito. Poi si parte. Sulla strada, all’altezza di Ganado, si trova l’Humbell Trading Post. Ammetto che quando l’avevo letto sulla guida non mi aveva ispirato. Visto che Lorenzo era sveglio e che eravamo in macchina da quasi 50minuti abbiamo pensato che una sosta poteva essere una buona idea per non farlo annoiare troppo. Il posto e’ molto carino, ben conservato, da l’idea di come erano i Trading Post di una volta. E’ il piu’ antico ancora funzionante in tutti gli USA. Molto bello anche vedere la stalla e le case conservate come quando erano l’unico punto di incontro e di commercio della gente. Se ci si capita e’ una ottima sosta, molto interessante per i bambini ma non solo. Si riprende la macchina e attraverso una strada a dir poco noiosa si arriva al Petrified Forest National Park. La prima parte del parco e’ dedicata al Painted Desert. Un percorso in auto, leggermente in alto, permette da tanti overlook di vedere questo deserto roccioso dai mille colori. Quello che colpisce, a parte i colori, sono le dimensioni, si estende a perdita d’occhio. Ci sarebbe anche un piccolo trail ma Lorenzo sta dormendo e non ce la sentiamo di svegliarlo. Proseguiamo con una piccola sosta nel punto in cui in origine passava la Route 66. Poi arriviamo alla parte meridionale del parco. Prima sosta per il Blue Mesa Trail. Dalle foto sapevamo che doveva essere bello ma quello che abbiamo visto e’ uno spettacolo. E’ come sempre difficile fare classifiche delle cose che si vedono ma questo trail e’ uno degli highlights di tutta la vacanza. Il percorso e’ abbastanza semplice, si fa in 40-50min. Si lascia la macchina e si scende dentro una valle circondati da rocce con colori che vanno dal viola, al blu, al grigio. E’ semplicemente meraviglioso. Fa un caldo pazzesco…non possiamo immaginare cosa sia questo posto in estate! Questo trail da solo giustifica la visita al Petrified Forest National Park. In mezzo a questo paesaggio lunare sono disseminati tronchi pietrificati che riflettono la luce del sole. Torniamo verso parcheggio e ci fermiamo a fare un picnic all’ombra sfruttando uno dei due tavoli che ci sono alla partenza del trail. Mangiamo facendo conoscenza con una coppia dell’Ontario che ci raccontano che da un paio di anni, da quando sono andati in pensione, hanno venduto casa e investito tutti i soldi in un immenso Motorhome. E quindi passano il tempo a viaggiare in lungo e in largo gli USA del sud durante i freddi mesi invernali canadesi per poi tornare in estate a trovare i figli. Che invidia…bellissimo modo per conoscere il mondo, o almeno, questa parte di mondo.

Salutiamo i nostri amici canadesi e si riparte per l’ultima parte del parco, quella che da il nome al parco stesso. Ci fermiamo prima al Visitor Center dove scopriamo che il parco e’ popolato da tanti animali, compresi ragni e serpenti (cosa non sorprendente visto che siamo nel deserto). Federico e’ molto interessato e comincia a parlare con una ranger del parco che ci racconta che e’ ancora troppo freddo (freddo? sto morendo di caldo) per i serpenti, altrimenti avremmo potuto vederli anche sul trail per cui di fare attenzione. Sono quasi tutti non velenosi ma possono comunque mordere, soprattutto se sono spaventati. Ci racconta infatti che la maggior parte della gente che vede un serpente, invece di lasciarlo stare prova a stuzzicarli per fare foto e questi ovviamente hanno paura e diventano aggressivi. Comunque per fortuna noi non ne abbiamo visti. Il trail si snoda intorno ad alberi giganti pietrificati. 10 anni fa avevamo visto una cosa simile vicino ad Escalante, in Utah e non ci era piaciuta molto. Questa invece e’ stupefacente. Ok i Logs sono proprio grandi, piu’ alti di una persona e lunghissimi e quindi fanno una certa impressione. E poi il paesaggio e’ spettacolare. Il Petrified Forest National Park ci e’ piaciuto molto. Purtroppo, come il Canyon de Chelly, e’ un po’ fuori mano rispetto ai percorsi classici, ma se capita merita. Di nuovo in viaggio, oggi non possiamo permetterci di riposare. Usciamo dal Petrified Forest National Park ed andiamo verso Holbrook, sulla mitica Route 66. Ci passiamo attraverso ed ammetto che mi sarebbe piaciuto fermarmi. Il posto sembra davvero carino e suggestivo ma non abbiamo tempo e soprattutto Lorenzo dorme, meglio approfittarne. Passiamo sulla strada per il Wigwam Motel che ricorda tanto il Cone Motel di Cars. Anzi si dice che proprio questo Motel abbia ispirato il regista di Cars. Riprendiamo la Interstate, saltiamo Winslow, che e’ famosa perche’ viene citata in una canzone degli Eagles e per questo gli hanno dedicato una piazza, e andiamo a vedere il Meteor Crater. Anche in questo caso, come alla Monument, il pass dei parchi non vale e quindi paghiamo l’ingresso. Sia il cratere sia il visitor center sono molto belli. Fa inoltre impressione vedere un pezzo del meteorite che ha causato questo cratere. E’ grandissimo! E poi nel visitor center ci sono tante spiegazioni sui fenomeni astronomici fatte in modo che anche i bambini possano capirli. Al centro del cratere hanno messo delle sagome di persone, una bandiera americana ed altri oggetti. Ad occhio nudo non si vedono ma con dei cannocchiali si vedono e permettono di rendersi conto delle dimensioni del cratere. E’ inoltre un ottimo modo per tenere impegnati i bambini ed infatti Federico si diverte molto a cercare di trovare la bandiera americana posta in fondo al cratere da ogni punto del rim. Arriviamo all’ultimo trasferimento di giornata, fino al nostro albergo a Flagstaff. Flagstaff (fra l’altro finalmente con l’ora dell’Arizona, quindi rispetto a questa mattina abbiamo guadagnato un’ora!) sembra bellissima. D’altronde ha tutto. Ci passa la ferrovia che da Los Angeles va a Denver, quindi e’ un punto strategico, ha delle montagne bellissime vicino che ne fanno un paradiso per gli sport invernali, e’ a 1 ora e mezza dal Grand Canyon (ci andremo domani!). E’ proprio carina. Peccato che sia Luisa che Lorenzo non stiano proprio benissimo (questa mattina Lorenzo non aveva piu’ la febbre ma il giro nel caldo del Blue Mesa Trail non ha sicuramente aiutato e questa sera e’ di nuovo un po’ caldino) ed anche Federico e’ un poco fuori forma. Stiamo tirando forse un po’ troppo la corda con i nostri piccoli. Andiamo in centro a mangiare e rimango un poco deluso dell’assenza di riferimenti alla Route 66, mi immaginavo fosse ricordata ovunque invece poco o niente. Ci fermiamo davanti alla stazione di Flagstaff dove vediamo passare dei treni lunghissimi, davvero infiniti. Sia Federico che Lorenzo sono rapiti dalla quantita’ di vagoni che ci sono. E’ domenica sera e non c’e’ in giro troppa gente. Finisce che io mangio un hamburger (sembra strano ma e’ il primo della vacanza) buonissimo alla Flagstaff Brewing Company (http://flagbrew.com) mentre il resto della famiglia prende insalatine per stare leggeri. E poi a letto davvero stanchi…oggi e’ stata una giornata particolarmente impegnativa. Lorenzo e Luisa si addormentano subito tra lo stanco e l’ammalato mentre Federico sembra essersi ripreso dopo la cena leggera e rimaniamo un po’ su a guardare sul tablet cosa ci aspetta domani.

Lunedì 4 Aprile

Sono pigro, tremendamente pigro. Oggi ci stava una corsetta per Flagstaff ma ho preferito poltrire. Fra l’altro di fronte all’albergo partiva un sentiero sterrato che invogliava tantissimo. Ci svegliamo che Luisa dorme ancora ed allora io e Lorenzo e Federico cominciamo a scendere per fare la colazione. Ieri Luisa stava davvero poco bene per cui se riesce a recuperare energie e’ meglio, visto che non possiamo fermarci. L’ottima notizia e’ che Lorenzo sembra stare bene e non avere piu’ febbre, molto probabilmente era solo stanchezza e non un virus, meglio cosi’. La colazione allo Sleep In di Flagstaff e’ davvero ottima. L’Hotel ) e’ molto pulito, nuovo, comodo dall’autostrada, insomma ottima scelta. E uno dei piu’ economici! Riprendiamo la macchina per andare al Grand Canyon. Alle 15 ci rivediamo coi nostri amici portoghesi per fare un giro in aereo sul Canyon, quindi abbiamo tutta la mattina a nostra disposizione. Il Grand Canyon lo avevamo visto gia’ 10 anni fa e di fatto confermiamo il nostro giudizio. E’ bellissimo, straordinario, stupefacente ma nello stesso tempo e’ fin troppo grande per essere apprezzato. E qui ci viene di nuovo in mente il Canyon de Chelly visto qualche giorno fa dove invece le dimensioni ridotte permettevano di avere una visione di insieme migliore. Ad ogni modo, giusto per essere chiari, e’ un posto bellissimo che merita assolutamente una visita. Entriamo dall’entrata Ovest che si raggiunge da Cameron, AZ. Appena lasciata l’interstate da Cameron c’e’ un punto panoramico molto suggestivo su un piccolo canyon che merita. Non e’ ancora il Grand Canyon ma e’ un anticipo dello spettacolo che vedremo tra poco. Entriamo nel parco e cominciamo a percorrere con la macchina il South Rim. Ci fermiamo al primo view-point dove cominciamo a fare le foto di rito ma soprattutto facciamo sfogare un poco Lorenzo e Federico. Si puo’ salire su una vecchia torre da cui poter osservare meglio il panorama. Come detto il Grand Canyon e’ immenso, qualcosa davvero di difficile da descrivere. E’ talmente grande che in foto viene veramente poco. Lentamente percorriamo tutto il South Rim fino ad arrivare al Grand Canyon Village. Sulla strada ci sono degli overlook da cui osservare la spaccatura. Oggi e’ l’ultimo giorno di vacanza delle scuole e si vede dal momento che c’e’ tantissima gente. Alcuni overlook li vediamo dalla macchina o dandoci il turno a scendere perche’ non c’e’ posto nei parcheggi. Specie quelli da cui partono dei trail sono inavvicinabili. Avremmo voluto scendere al Visitor Center ma ancora troppa gente e dopo 10minuti di girovagare nei parcheggi decidiamo di investire il tempo in mangiare qualcosa. Andiamo allora alla Plaza del Grand Canyon Village dove c’e’ un supermercato ed un gift shop oltre che uno degli alberghi del parco. Riusciamo a mangiare qualcosa su dei tavolini fuori dal supermercato. Anche se siamo a 2000 metri fa molto caldo. Facciamo un ultimo salto sul bordo per vedere ancora una volta il Grand Canyon e poi prendiamo la direzione verso sud.

Poi usciamo dal parco per andare all’aeroporto che e’ vicino al centro di Tusayan che altro non e’ che una serie di ristoranti ed hotel appena fuori il parco. Qui ci ritroviamo con i nostri amici e Federico (ma anche Lorenzo) e’ contento di poter giocare di nuovo coi suoi amici. Abbiamo circa mezz’ora di attesa in cui i bambini corrono come dei disperati…ottima idea visto che poi sull’aereo si deve stare tranquilli! Aspettiamo il nostro turno all’interno della sala d’aspetto della Grand Canyon Airlines (http://www.grandcanyonairlines.com) dove quando si fa il check in si viene pesati per essere sicuri di avere un buon bilanciamento sull’aereo. Saliamo sul nostro aereo…ci sono 9 posti, oltre a noi 7 (Lorenzo e’ sulle mie gambe) ci sono 2 ragazze. Uno dei due bambini portoghesi “vince” il posto in prima fila di fianco al pilota! Foto di rito col pilota prima della partenza e poi si sale. E’ piccolissimo! Ogni fila ha un solo sedile per cui tutti ognuno ha un proprio finestrino da cui si puo’ vedere tranquillamente il panorama. Ogni passeggero ha delle cuffie che trasmettono musica e delle informazioni riguardanti il volo e il canyon in svariate lingue (io non ho sentito niente visto che Lorenzo ha giocato tutto il tempo con le manopole del volume e della selezione della lingua). Il volo costa tantissimo, va detto, ma merita. E’ assolutamente il modo migliore per visitare il Grand Canyon, l’unico modo per aver davvero una visione d’insieme. Il volo e’ di fatto un quadrilatero che comincia dal south rim (dove si trova l’aeroporto) e dopo averlo costeggiato un poco passa sopra la grande spaccatura. Finalmente dall’alto si vede benissimo il fiume Colorado, si attraversa tutto il canyon in maniera perpendicolare al fiume e ci si rende conto di quanto sia grande. Raggiunti sul north rim di costeggia per un poco questo bordo del parco, molto meno turistico di quello south. Il rim a nord e’ piu’ in alto e piu’ freddo e si vede ancora della neve sui prati. A questo punto si puo’ riattraversare il canyon per tornare verso l’aeroporto di Tusayan. Specie all’inizio si e’ ballato tantissimo, tanti vuoti d’aria, probabilmente dovuti alla aria calda che si solleva dal south rim, una volta invece sopra il canyon la situazione migliora anche se il volo non e’ propriamente stabile! Ammetto che in alcuni momenti un po’ di paura ce l’ho (tranne i bambini che si divertono come matti come se fossero sulle montagne russe). Comunque merita assolutamente…bellissimo. Da rifare immediatamente e come detto forse e’ l’unico modo per poter davvero gustare questa meraviglia della natura. Alla fine del volo prendiamo la macchina. Abbiamo quasi un’ora di strada per andare a Williams, sulla Route 66. Ci fermiamo un attimo in centro per fare due foto con la luce e poi in hotel per giocare in piscina coi bambini…se lo sono meritato! Luisa e Lorenzo preferiscono lasciare stare per evitare di prendere freddo visto che stanotte non sono stati bene. Io e Fede invece ci uniamo ai nostri amici portoghesi e ci divertiamo in piscina. Poi serata a Williams dove andiamo a mangiare alla Historic Brewery di Williams (http://www.historicbarrelandbottle.com/). Ci siamo fidati un po’ delle recensioni di Tripadvisor ed un poco del nostro intuito. Oggi non badiamo a spese (sabato era il compleanno di Luisa e dovevamo festeggiare). Si mangia bene, si beve una ottima birra…insomma gran cena! Prima di iniziare facciamo un assaggio delle birre locali. Ci portano 6 birre e una specie di tagliere di formaggi e salumi (ok quelli italiani o portoghesi sono un’altra cosa). Alcune birre sono buonissime, ma quello che conta e’ l’atmosfera. Dopo qualche sera da soli e’ proprio bello essere di nuovo in compagnia!!!!!! Quando usciamo Williams e’ deserta. Facciamo un piccolo giro per fotografare le vecchie insegne al neon della Route 66 e poi a letto.

Martedì 5 Aprile

Dopo tante mattine di buoni propositi ma di scarsa voglia oggi decido che e’ il momento di ricominciare a correre. Esco presto quando tutti dormono e mi faccio un giro per la cittadina di Williams, ovviamente deserta (a parte un paio di altri pazzi come me che corrono). Quando torno passo il testimone a Luisa che va anche lei a correre. La colazione al Days Inn (http://www.daysinn.com/hotels/arizona/williams/days-inn-williams/hotel-overview) e’ davvero ottima ed abbondante per cui mangiamo bene e ci prepariamo al solito picnic passando per il centro di Williams al supermercato Safeway che oramai abbiamo capito essere una catena ottima e con prodotti buoni. Il programma di oggi prevede di andare a Las Vegas a fare un po’ di shopping e rilassarci. Dopo circa un’ora di viaggio facciamo una deviazione per Seligman che e’ un paesino piccolo ma che si dice essere il posto dove e’ nato il mito della Route 66. Ed infatti in paese (o meglio la strada) e’ tutto un ricordare la Route 66 con negozietti di souvenir, bars, motel. In particolare ero stato attratto dai racconti del regista di Cars che aveva tratto spunto per la sceneggiatura del film proprio dai racconti dei proprietari dell’Angel & Wilma Boccadillo Gift Shop (http://www.route66giftshop.com/) Ed in effetti fuori da questo locale c’e’ proprio la storia di questo negozio che ha ispirato Cars. In pratica quando la Interstate e’ stata terminata tanti paesi, proprio come Seligman, hanno smesso di vivere perche’ le macchine usavano la Interstate e non passavano piu’ da Seligman. Angel si e’ rifiutato di vedere il proprio paese scomparire e si e’ inventato un business alternativo, quello di far risorgere il mito della Route 66. E cosi’ ha cominciato a fare gadgets ispirati alla mitica strada. I nostalgici della Route hanno fatto il resto traformando l’idea nata quasi dalla disperazione di Angel in un vero e proprio mito.

Cars poi ha dato la notorieta’ in tutto il mondo e adesso a Seligman si mischiano i ricordi degli anni d’oro della Route 66 con i personaggi di Cars sparsi sui murales o su grandi cartelloni, il che rende Seligman una buona sosta sia per grandi che per bambini.

A questo punto volevamo arrivare in Nevada in un colpo solo, magari fermandoci alla Hoover Dam a fare il nostro picnic. Peccato che Lorenzo oggi e’ in giornata no, strilla, piange e non riusciamo proprio a farlo smettere. E’ chiaramente stanco e giustamente reclama un po’ di tranquillita’

Decidiamo quindi di fare una sosta a Kingman (altra citta’ sulla Route 66) dove in un piccolo parco ci fermiamo a fare un picnic ma soprattutto a far rilassare Lorenzo che puo’ correre, stancarsi ma soprattutto calmarsi. Fa un caldo pazzesco! Possiamo riprendere la strada. Tra Kingman e la Hoover Dam non c’e’ niente e la strada e’ parecchio noiosa. Abbiamo perso troppo tempo a Kingman per cui niente diga e via agli outlet north di Las Vegas (http://www.premiumoutlets.com/outlet/las-vegas-north).

Complice un malinteso con l’hotel, i nostri amici non possono fare il check-in senza di noi. Quindi andiamo all’Hotel Grand Downtown di Las Vegas (http://www.downtowngrand.com/) per fare il check-in e rilassarci in piscina. Luisa invece torna agli outlet in taxi per finire gli acquisti. L’Hotel Grand Downtown e’ ottimo, nuovo, pulito e, almeno nel nostro caso, molto economico. La piscina all’aperto e’ un po’ freddina ma il relax e’ assicurato. Questa sera siamo a Las Vegas Downtown, dove e’ sorta veramente Las Vegas, lontana 2-3km dallo Strip dove eravamo qualche sera fa. Dovrebbe essere la parte piu’ “vecchia” ed autentica di Las Vegas. La sera prima di cena usciamo a vedere il Freemont District. A me e’ piaciuto molto. E’ piu’ autentico (o cosi’ sembra) dello Strip. Ci siamo fermati al Container Park che contiene un bellissimo parco giochi per bambini. Poi per cena siamo andati al Pizza Rock (http://pizzarocklasvegas.com/). Buona pizza ma pessimo servizio. In pratica hanno cercato di fregarci sul servizio. In America e’ consuetudine dare la mancia, ma se la tavolata e’ superiore alle 6 persone viene applicata dal ristorante in automatico una tassazione per la mancia. Ora noi abbiamo mangiato vicino ai nostri amici, ma visto che siamo arrivati in ritardo abbiamo avuto servizio, ordinazione separati ed ovviamente anche conti separati. Unico problema e’ che il cameriere (o piu’ probabilmente il suo capo) ha provato a fare il furbo cercando di considerare due conti separati di una tavolata da 8, per la quale quindi la mancia automatica veniva applicata. Questo e’ un trucco a cui bisogna fare attenzione se si e’ in piu’ di 6 persone a tavola! Noi ci siamo ovviamente rifiutati visto che abbiamo avuto conti differenti e abbiamo chiesto che ci venisse tolta la mancia per 8 e che fossimo noi a deciderla (ovviamente siamo stati meno generosi che in altre occasioni visto che non eravamo per niente contenti). E poi a goderci lo spettacolo di luci, musica, follia della Freemont Experience. Questa non e’ altro che una galleria il cui soffitto e’ illuminato a giorno da schermi e effetti di luci. All’interno di questa galleria ci sono palchi per musica dal vivo, artisti di strada di tutti i tipi, insomma una specie di carnevale folle. A me e’ piaciuta tanto anche se ammetto che e’ esagerata! (Lorenzo si e’ messo a ballare come un matto di fronte ad un gruppo che suonava cover degli Iron Maiden…aiuto se e’ cosi’ a 18 mesi!!!). Insomma consiglio vivamente questa parte di Las Vegas, alternativa allo Strip. Meno lussuosa, meno da copertina, ma molto molto affascinante. Verso le 2230 andiamo a letto..domani sveglia presto che dobbiamo consegnare la nostra Jeep e prendere il volo per San Francisco!

Mercoledì 6 Aprile

Anche oggi sveglia presto, se possibile un poco piu’ del solito. Alle 10.45 abbiamo l’aereo per andare San Francisco. Gia’ che ci siamo rifacciamo lo strip di Las Vegas in macchina in modo da rivedere tutti gli hotel che avevamo visto la settimana scorsa e che a Federico erano piaciuti molto. Ci abbiamo messo un poco a trovare il Car Rental Return ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

Check-in molto comodo e veloce, poi colazione in aeroporto prima di volare verso la California. Abbiamo volato con Jet Blue e ci siamo trovati benissimo. Lo spazio tra i sedili e’ ampio (sicuramente maggiore di quello a cui siamo abituati con easyjet!), ci hanno dato da mangiare e bere gratuitamente, c’era la wifi gratuita e la televisione aveva un numero infinito di programmi…il tutto per circa 45 dollari a testa!

Arriviamo a San Francisco e fin dall’aeroporto colpisce la pulizia e l’organizzazione specie se confrontata con Los Angeles. Con una monorotaia andiamo a prendere la macchina. Ai nostri amici tocca una Dodge mentre a noi una Jeep (ancora!) un poco piu’ piccola per cui facciamo ancora piu’ fatica a mettere tutte le valigie. In compenso pero’ la macchina ha il navigatore satellitare (della Hertz a dire il vero!) quindi un ottimo plus visto che non l’abbiamo pagato! L’idea era di attraversare l’Oakland Bridge e di andare verso Nord ma l’addetto della National ci ha avvertito che c’erano dei lavori sull’Oakland Bridge e quindi meglio andare verso il Golden Gate. Per raggiungere il Golden Gate facciamo praticamente il centro di San Francisco e soprattutto facciamo la conoscenza delle mitiche salite della citta’. Per fortuna che tutte le macchine americane hanno il cambio automatico, altrimenti sarebbe stato piu’ impegnativo. Bastano pochi minuti in San Francisco per rimanere stregati da questa citta’… e’ meravigliosa, fantastica. Le case sono quelle che abbiamo visto in mille film, bellissime, con quell’aria vittoriana che le rendono tanto aristocratiche e affascinanti. La destinazione di giornata e’ Sonoma e Napa Valley. Attraversiamo il Golden Gate in direzione nord, uscendo da San Francisco. Anche se e’ la seconda volta che veniamo a San Francisco questo ponte ha davvero qualcosa di magico, la baia e’ bellissima! Passiamo per Sausalito e per alcuni porticioli della baia prima di andare verso l’interno. Il primo approccio con la valle di Sonoma e’ di un posto estremamente pacifico, rilassante e ricco. Lo si capisce da tutto, dalle wineries extra eleganti, alle ville, a tutto. Oggi vogliamo andare in una winery. Non e’ proprio una destinazione adatta ai bambini per cui conviene prima informarsi quali wineries accettano i bambini e quali hanno anche dei giochi o degli spazi per loro. Prima di partire, leggendo le recensioni su tripadvisor e articoli su internet eravamo stati colpiti dalla Benziger Family Winery (http://www.benziger.com/), a nord di Sonoma perche’ lunica con playground. Si segue la strada dopo Sonoma in un paesaggio che ricorda molto di piu’ la campagna inglese che la California se non fosse per il cielo blu e la temperatura decisamente elevata. La winery e’ molto bella ma il playground non c’e’ piu’… potevano anche dirlo. Tanto valeva a questo punto rimanere piu’ vicini a Sonoma. Fra l’altro sulla strada che da San Francisco va verso Sonoma c’e’ un grande Tourist Information Center dove sarebbe stato piu’ saggio fermarci. Chiediamo comunque se possiamo fare un picnic e ci dicono che i tavoli sono a nostra disposizione anche per consumare il nostro cibo. Decidiamo allora di andare al supermercato locale (sonoma-glenellenmkt.com) a fare un po’ di spesa (siamo senza pranzo…a parte gli snack sull’aereo) e portiamo tutto alla winery dove comperiamo un ottimo vino californiano ed il pranzo/picnic tra i vigneti della California e’ fatto. I bambini hanno tutto il tempo di correre e giocare e noi finalmente di rilassarci. Non e’ esattamente il pomeriggio alle wineries che avevo previsto ma alla fine lo scopo era quello di rilassarsi con un buon bicchiere di vino e con gli amici… direi missione riuscita! La sera dormiamo a Sonoma. Siamo all’Hotel Best Western (http://www.sonomavalleyinn.com/) in centro ed e’ molto bello, ci siamo trattati decisamente meglio che nel resto della vacanza, sicuramente l’hotel di questa sera e’ il migliore di tutti. Come sempre ci rilassiamo insieme ai bambini intorno alla piscina e facciamo anche un po’ di idromassaggio. L’ambiente e’ decisamente chic come pure la clientela dell’hotel che pero’ non si lamenta troppo nonostante Federico ed i suoi amici non sempre rispettino le regole di non tuffarsi e non gridare. La sera noi usciamo subito dopo la piscina perche’ tenere Lorenzo in camera e’ difficile. Raggiungiamo la Plaza della citta’ dove Lorenzo si diverte in un parco giochi. Sonoma ricorda piu’ una citta’ messicana che una citta’ americana. Non ci sono grattacieli o condomini ma solo case di max 2 piani, la piazza e’ molto ampia ed alberata e si affaccia un vecchio teatro con insegne deco e una vecchia missione cattolica. Si fa tardi e anche stasera finisce che mangiamo separati dai nostri amici. Loro vanno in un locale portoghese noi invece, su indicazione di Federico attirato dal maxi schermo che trasmetteva una partita di Champions Leauge, andiamo al Whiskey BBQ (http://bvsonoma.com/) dove finalmente possiamo gustarci delle belle costine di maiale. Locale molto bello, servizio ottimo, piatti abbondanti e squisiti. Come ristorante sicuramente il migliore della vacanza. Sonoma e’ molto carina, con tanti localini che ispirano e bellissimi negozietti. Ha il solo difetto che verso le 2030 e’ deserta, tutto chiuso. Davvero un peccato, ci sarebbe stato bene un gelatino, un dolcetto e magari un altro assaggino di un vino californiano… peccato

Giovedì 7 Aprile

Anche questa mattina si esce a correre. Mi piace molto correre in posti che non conosco. Alla fine si combina l’attivita’ fisica con lo scoprire posti nuovi. Mi trovo alla fine a correre sulle colline vicino a Sonoma in mezzo a vigneti ed a ville spettacolari. Mentre tocca a Luisa andare a correre, insieme ai bambini andiamo a fare colazione. Ottima davvero quella del Best Western. Prima di partire andiamo a prendere da mangiare al supermercato di fronte all’Hotel: Whole Food, ottimo (wholefoodsmarket.com).

Riprendiamo la strada per San Francisco lasciando la Napa Valley che ci e’ piaciuta tantissimo. Zona rilassante che sarebbe bello vivere con piu’ tempo e farsi cullare. Prima di passare nuovamente sul Golden Gate (a pagamento… il ponte si paga solo entrando in San Francisco, mentre e’ gratuito in uscita) prendiamo una deviazione per Battery Spencer. La deviazione e’ appena prima dell’inizio del ponte. Da qui parte una strada che conduce sulle alture da cui si gode un panorama mozzafiato del Golden Gate e di tutta la baia. In cima alla strada ci sono dei resti di installazioni militari della seconda guerra mondiale, tra cui dei tunnel che sembra siano stati usati anche durante alcuni film hollywoodiani. Anche dall’altra parte del tunnel (ossia verso l’Oceano Pacifico) il panorama e’ grandioso, ma ovviamente il mito del Golden Gate oscura tutto. Per il picnic di pranzo decidiamo di andare al Presidio e ci troviamo a fare un picnic in spiaggia contemplando il grande ponte arancione. Abbiamo ancora tempo ed allora portiamo la macchina fino a Ghirardelli Square e da qui a piedi visitiamo la parte dei docks, fino al Pier 39 dove ci sono i leoni marini. Al pier 39 non va persa una scala su cui e’stata disegnata una tastiera di un pianoforte e che…suona per davvero. Sulla strada del ritorno ci fermiamo a mangiare una zuppa da Boudin (bistroboudin.comCiteNPLDOCS)…davvero una delusione con una zuppa che non sapeva quasi di niente. Prima di partire Luisa si ferma per un gelato da Ghirardelli, una vera istituzione a San Francisco. E’ tempo di riprendere la macchina per andare alla nostra ultima casa. Le ultime 3 notti le passeremo infatti a sud di San Francisco, ad Half Moon Bay.

Ancora una volta, come a Los Angeles, abbiamo prenotato la casa attraverso airbnb. La casa e’ bellissima, il padrone di casa ci ha lasciato il codice per accedervi. Usciamo a prendere qualcosa per cena e come sempre ci fidiamo si Safeway ad Half Moon Bay, circa 15minuti d’auto da dove viviamo mentre i bambini prendono possesso del mega televisore! Cena tranquillla in casa, domani relax in questa parte di California. Purtroppo le previsioni del tempo sono pessime.

Venerdì 8 Aprile

Oramai sono stato contagiato dal virus della corsa, per cui anche questa mattina esco prestissimo mentre tutti dormono. I cieli azzurri e caldi dell’Arizona sono un lontano ricordo. Non fa fresco ma c’e’ una leggera pioggerellina e foschia. Esco dalla casa e vado in direzione Mavericks, la spiaggia leggendaria per gli appassionati di surf. Arrivo alla punta costeggiando il mare mentre c’e’ il picco della bassa marea.

La parte superiore della punta e’ occupata da una base militare e quindi non e’ visitabile. Oggi le onde sono bassissime, assolutamente non rendono giustizia a questo mitico posto. Comunque mi faccio un bel giretto col l’odore del mare che e’ bellissimo. Passo vicino al vecchio Pier di Pillar Harbour e poi vado fino al porto di Princeton (che e’ il paesino dove ci troviamo all’interno di Half moon Bay). Facciamo colazione tutti insieme e poi usciamo a piedi. Praticamente rifacciamo il giro di questa mattina. La marea a Mavericks ha coperto quasi interamente la spiaggia. Federico si diverte comunque mentre Lorenzo osserva come sempre tutto dallo zaino. Andiamo verso il porto dove facciamo quattro chiacchere con lo sceriffo del villaggio che ci spiega che tanti anni fa a Princeton c’erano Portoghesi ed Italiani che ci vivevano…quindi la combinazione delle nostre famiglie non poteva essere migliore per il posto dove siamo. Comperiamo dei granchi vivi direttamente dai pescherecci attraccati al porto e poi andiamo a comperare altro pesce per i bambini. Oggi si mangia a casa con un granchio bollito squisito e con un ottimo vino californiano che ci siamo portati da Sonoma. Il pomeriggio ci dividiamo.

I nostri amici portoghesi vanno a Pescadero, a sud a vedere il faro, mentre noi proviamo ad andare a vedere una foresta di conifere rosse. Ieri in teoria volevamo passare dal Muir National Wood State Park ma ci abbiamo messo troppo a partire da Sonoma. Avevo letto che anche qui c’era un parco analogo chiamato Purisma Redwoods. Purtroppo quando arriviamo all’interno del parco siamo esattamente in mezzo alle nuvole. Tanto vale tornare verso il mare e ci fermiamo a Poplar Beach dove facciamo una bella camminata su scogliere a picco sul mare. Con nebbia, vento e pioggerellina e’ meravigliosa, non osiamo pensare cosa avrebbe potuto essere questo posto con il sole. Questa sera i nostri amici portoghesi decidono di andare a mangiare il sushi in un ristorante che ci ha consigliato il padrone di casa. Noi non ce la sentiamo di far uscire ancora Lorenzo e quindi stiamo a casa. Prima passiamo al Princeton Seafood Company (http://princetonseafood.com/) a prendere una clamchowder buonissima. Altro che quelle assaggiate a Malibu o da Boudin a San Francisco, questa e’ deliziosa. Prendo anche un paio di crab cakes che pero’, purtroppo, sono un poco troppo piene di spezie e risultano meno buone. I nostri amici tornano e ci raccontano che il ristorante era buono anche se non cosi’ eccezionale come decantato dal nostro padrone.

Sabato 9 Aprile

Ultima vera giornata di vacanza. Come al solito corsetta mattutina. Questa volta vado verso sud seguendo un trail lungo l’oceano pacifico. Cerco di godermi ogni minuto di questa corsa con il rumore delle onde dell’oceano che mi fa compagnia. Passo davanti a ville fantastiche, spesso con decorazioni orientaleggianti. Sulla via del ritorno trovo un gruppo di persone che in muta stanno facendo allenamenti di nuoto per una gara di triathlon. Faccio due chiacchere e mi raccontano che si stanno allenando all’interno del porto e non in mare aperto perche’ due giorni prima si racconta che un pescatore abbia avvistato uno squalo bianco vicino alla riva e quindi potrebbe essere pericoloso.

Dopo colazione prendiamo le macchine ed andiamo verso San Francisco. Purtroppo il tempo e’ pessimo. Prima sosta ad Alamo Square, davanti alle Painted Ladies, le bellissime case vittoriane che si affacciano su questa piazza che, senza di loro, sarebbe abbastanza anonima. E’ una delle cartoline di San Francisco con lo sfondo della citta’ alle spalle delle Painted Ladies. Purtroppo il cielo e’ grigio e le nuvole basse per cui non si riesce a vedere. A questo punto, ancora una volta, ci dividiamo dai nostri amici. Loro vogliono andare all’Imbarcadero, mentre noi vorremmo vedere qualche altra zona di San Francisco che non avevamo mai visto. Senza muovere la macchina facciamo un giro per Height-Ashbury che e’ un quartiere divenuto famoso per essere il luogo d’origine della cultura hippie californiana. Adesso di quella cultura e’ rimasto poco se non tanti murales e negozi alternativi. Le case vittoriane sono bellissime e le guide assicurano che sia uno dei pochissimi distretti di San Francisco che hanno mantenuto una certa autenticita’. E’ mattino presto e molti locali sono ancora chiusi ma danno l’idea di essere affascinanti di sera. Di sicuro l’ambiente e’ frequentato da gente meno chic che in altre zone di SFO ma io confermo che mi e’ piaciuta molto. Ci fermiamo a mangiare un panino in una specie di paninoteca che, come spesso ci accade, ci ha attratto dall’insegna. Panini giganteschi e buonissimi. Poi prendiamo la macchina per andare a Lombard Street. Passiamo per il quartiere giapponese che ci piacerebbe visitare ma purtroppo oggi c’e’ una festa per cui e’ tutto pieno e recintato per cui passiamo. Arriviamo a Lombard Street che e’ famosa per essere la strada piu’ tortuosa del mondo. Volevamo percorrerla in macchina ma c’e’ un incidente e non ce la lasciano fare. Parcheggiamo e la visitiamo a piedi. Dalla cima della collina la vista di San Francisco e’ bellissima anche con la pioggia e la nebbia. Scendiamo poi a piedi fino a North Beach, il quartiere italiano dove concediamo a Lorenzo qualche minuto di gioco nella piazza principale. Poi caffe’ in un bar rigorosamente dall’aria italiana e si riparte. Il tempo e’ sempre peggio. Andiamo verso il centro…Chinatown, Union Square…peccato piova e che si possano vedere solo dalla macchina. Non abbiamo tutto questo tempo! Poi andiamo verso Land’s Ends. Dovrebbe essere un altro posto spettacolare, bellissimo ma purtroppo diluvia, piove in maniera esagerata siamo a qualche decina di metri dai piloni del Golden Gate ma non si vedono per colpa della nebbia. Facciamo un giro in macchina per il quartiere di Sea Cliff dove ci sono case da sogno che scopriamo poi appartenere a famosi attori o musicisti. Sempre in macchina andiamo fino a Cliff House da cui si vede l’oceano, i Sutro Baths ma la nebbia e la pioggia non ci concedono tempo. Solo una foto veloce e poi via. Sulla strada del ritorno passiamo per il Golden Gate Park dove ci sarebbe piaciuto fare una corsetta. Sta diluviando… oggi il tempo non ci concede un attimo di pace.

Torniamo verso casa costeggiando la costa via Pacifica, CA per arrivare ad Half Moon Bay. E’ l’ultima cena della vacanza e ovviamente la facciamo tutti insieme. I bambini si divertono a giocare e guardare i film alla televisione. Io esco per comperare l’ultima Clam Chawder alla Princeton Seafood Company. Finiamo anche l’ultima bottiglia di vino californiana e poi cominciamo a fare le valigie…domani purtroppo si torna.

Domenica 10 Aprile

Avrei voluto fare l’ultima corsetta ma meglio non perdere tempo. Con Lorenzo e’ meglio prendere del tempo di sicurezza e quindi finita colazione usciamo prima dei nostri amici portoghesi e prendiamo la macchina, dopo aver pulito casa e caricato le valigie. Prima di andare in aeroporto facciamo un tratto costiero, in pratica da Half Moon Bay siamo scesi fino a Pescadero. Incantevole anche se pure oggi il cielo non e’ il massimo. Ci siamo innamorati di questa zona a sud di San Francisco e partiamo con la voglia matta di tornare al piu’ presto.

Lasciamo la costa ed andiamo verso l’aeroporto. Consegna della macchina, check-in, qualche souvenir e poi ci si imbarca per il lunghissimo viaggio di ritorno. Come all’andata KLM ha modificato i nostri posti e siamo ancora in prima fila… almeno non dobbiamo preoccuparci dei calci di Lorenzo ai sedili davanti.

Il volo e’ infinito complice anche Lorenzo che non vuole saperne di dormire.

Si atterra ad Amsterdam che e’ lunedi’ mattina, in perfetto orario. Che dire gran viaggio, tutto perfetto!



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