California dreaming di …ed oltre
Il giorno seguente, con Solfro alla guida ed io con lo stradario in mano, visitiamo Los Angeles, città che ha veramente poco da offrire. Vogliamo comunque goderci quel poco e ci dirigiamo verso Hollywood, la mecca del cinema. Visitina veloce al Chinese Theatre e poi si decide di andare a visitare gli studios. No gli Universal che sono un gran baraccone tipo Disneyland, ma i Warner Bros. I 32 $ che si spendono per entrare valgono veramente la pena. Si gira con un trenino fra questi grandissimi capannoni e si visitano alcuni set di telefilm, si respira proprio l’aria di Hollywood con le comparse dei vari film che si fumano una sigaretta in attesa di girare e si è sempre in attesa di vedere spuntare un attore famoso. Il giorno seguente andiamo a Venice Beach e Santa Monica Beach in onore delle ore passate davanti alla TV a guardare Baywatch, e poi partiamo per Las Vegas, seconda tappa del nostro tour. Il traffico per uscire dalla città è veramente infernale sembra che tutti gli abitanti di Los Angeles e dintorni vadano a giocarsi lo stipendio settimanale a Las Vegas. Comunque verso le otto di sera intravediamo un bagliore in mezzo al deserto e capiamo che siamo arrivati, la città è proprio una cattedrale nel deserto, miglia e miglia di strada senza l’ombra di una casa e poi all’improvviso ecco spuntare un luccicare di luci e lucine che quasi ci vogliono gli occhiali da sole.
A Las Vegas rimaniamo due notti e siamo folgorati dalla città. Hotel/casinò megagalattici che vale sicuramente la pena visitare, buffet all you can eat, belle donne. E’ proprio il simbolo del consumismo più sfrenato, la città dell’illusione dove tutto è finto, dove i sogni muoiono all’alba (ed anche il portafoglio). Merita sicuramente una visita.
Dopo due notti a Las Vegas ci dirigiamo verso il Gran Canyon. Miglia e miglia di deserto senza neanche una casa, solo qualche roulotte sparsa in qua e in là, e con il pulsantino magico per stabilizzare la velocità inserito, poi finalmente eccoci. Lo spettacolo che ci si apre di fronte è veramente strabiliante, rimaniamo veramente a bocca aperta tanto più che è il tramonto ed i colori che ci si presentano davanti sono veramente fantastici. Il giorno dopo visitina ai vari punti di osservazione del canyon con la voglia di inoltrarci verso il fiume Colorado ma ci vogliono 5 ore a scendere ed 8 a salire ed è sconsigliatissimo farlo in un giorno solo. Peccato sarà per la prossima volta! Prossima tappa Page (Lake Powell). Punto di partenza importante per l’escursione che il giorno seguente abbiamo intenzione di fare: Monument Valley. Anche in questo caso le miglia che ci attendono sono di monotono deserto ma la scena da film western (o da sigaretta) che ci si presenta una volta arrivati è veramente fantastica. Sembra che gli indiani debbano spuntare da un momento all’altro con asce in mano e penne in testa (che visione mediaticamente distorta che abbiamo della realtà!). Facciamo parecchie miglia in direzione est fino ad arrivare ad un tipico paesino del West americano (Bluff) in cui ci fermiamo a mangiare qualcosina in un ristorante gestito da indiani (siamo nella riserva Navajo) e poi ritorno a Page.
Il giorno seguente ci addentriamo nello Utah per visitare due parchi nazionali: Bryce Canyon e Zion Park. Lo Utah per me è una regione stupenda in cui si passa dai colori del deserto al verde delle montagne che insieme col rosso delle rocce forma un caleidoscopio incredibile. Le formazioni rocciose del Bryce poi sono veramente incredibili e bizzarre mentre le montagne colorate di Zion trasmettono un senso di grandezza ed allo stesso tempo di pace e tranquillità che tutte le parole del mondo non sarebbero in grado di descrivere. La sera riposiamo a St.George, una piccola cittadina mormona dello Utah.
Il giorno successivo Death Valley. Qui si che la senzazione di essere soli in mezzo al nulla (ed al caldo opprimente 48°C) è veramente all’ennesima potenza. Non c’è veramente niente e quasi nessuno, il tramonto da Zabrieski point è stupendo e la notte con miliardi di stelle che brillano e la via Lattea che le abbraccia è veramente da rimanere a bocca aperta. Avviso: ai miei compagni la Death Valley non è piaciuta per niente per il nulla che vi hanno trovato ma è proprio quello ad essere impressionante.
Il giorno dopo ci svegliamo alle cinque per andare a badwater (-89 slm) e a dante’s view (+1700m.). La vista dall’alto è veramente spettacolare, la valle sembra un mare di sale ed il sole che sorge, anche se in mezzo a qualche nuvola, comincia a colorare le montagne imponenti che ci stanno di fronte. La giornata è comunque lunga e ci dobbiamo avviare per arrivare a Mariposa alle porte del Parco Nazionale di Yosemite. Dopo otto/nove ore di macchina eccoci immersi in un paesaggio a prima vista simile a quello delle nostre dolomiti, ma ad un’occhiata più attenta così diverso sia nella flora che nella fauna.
Il parco di Yosemite fra quelli visitati è quello in cui abbiamo trovato più “confusione turistica” per via del fatto che ci siamo ci siamo capitati nei giorni del lungo weekend del labor day. Anch’esso comunque ci ha offerto panorami mozzafiato con immensi monoliti calcarei che si ergono imponenti verso il cielo, cascate, sequoie giganti (che bestie!) e animali di qualsiasi tipo. Ci vorrebbero molti giorni per goderselo tutto (come gli altri Parchi del resto) ma il tempo stringe e San Francisco ci aspetta. Arriviamo in città verso le otto e mezza di sera con lo spettacolo del bay bridge illuminato che ci da il benvenuto in quella che mi permetto di potere giudicare una delle più belle città del mondo. Hotel, doccia veloce e via per le strade di San Francisco come Michael Douglas ed il tenente Stone in cerca non però di criminali ma di un ristorante in cui mangiare. Optiamo per un mezzo Self service (l’unico che può essere aperto dopo le undici) dove ci arrischiamo a prendere del buffalo chili niente male ad un prezzo veramente modico (a proposito grazie guida routard che ci hai fatto mangiare decentemente per tutta la vacanza). A San Francisco rimaniamo due giorni interi sicuramente non sufficienti a godersi una città a misura d’uomo, molto più vicina al nostro modello europeo di città che a quello statunitense. Ci dedichiamo a del sano trekking cittadino che con strade che vanno su al 30% non ha in realtà niente di salutare ma che ci permette di scoprire il vero volto della città che sicuramente non è quello turistico del fisherman wharf ma quello di Russian Hill, Nob Hill, Pacific Heights, Mission,chinatown, golden gate park e tanti altri quartieri. Ed infine il Golden gate e la vista della città da Sausalito; siamo stati veramente fortunati perché a sentire in giro la nebbia molto spesso in estate impedisce di vedere il ponte ed invade gran parte della baia.
La vacanza sta per giungere al termine e ci dirigiamo verso Los Angeles non attraverso la trafficata freeway, ma prendendo la strada costiera, la highway 1. Purtroppo qui la nebbia ci impedisce di godere parzialmente di un panorama veramente magnifico. La costa è veramente selvaggia con le montagne che si buttano a picco sull’oceano e le onde che si infrangono sulle rocce. Sembra di essere a migliaia di miglia dalla iper trafficata e moderna California Dopo Carmel non c’è veramente anima viva, abitazioni non ci sono e macchine se ne incontrano poche. Capisco perché scrittori come Miller e Steinbeck siano venuti in questi posti per cercare pace e tranquillità. La penultima notte del nostro viaggio la passiamo nella cittadina di Santa Maria dove dormiamo all’Historic inn di fianco alla stanza che ha ospitato Walter Mathau e Jack Lemmon e di fronte a quella di Kim Novak Il giorno successivo continuiamo la nostra marcia verso L.A. Fermandoci a Santa Barbara e passando per Malbù ma la tristezza per il ritorno ormai imminente si è impossessata di noi. Ultima notte a a L.A. Con spogliarello mancato (era chiuso!) e cena in un ristorante con cucina americano – tailandese dove la guida indica che ci mangia spesso Tarantino. In conclusione viaggio veramente fantastico ed indimenticabile attraverso luoghi unici. Tutto in America è veramente grande, dalle distanze alle portate ai ristoranti, e questa senzazione è ancora maggiore in quei luoghi dove la natura si impossessa degli spazi che le spettano ed offre degli scenari veramente unici. Gli aggettivi si sprecano veramente ed è difficile trovare le giuste parole per descrivere ciò che ho provato. Nemmeno i cinque rullini di fotografie sono in grado di descrivere un emozione che, seppur dilettantisticamente, ho cercato di catturare nell’attimo in cui scattavo. Un viaggio che vivamente consiglio!