Cabo de Gata, un luogo di quasi sconosciuto
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Cabo de Gata l’ho scoperto per caso. Avevo intenzione con mio marito di visitare l’Andalusia, ma avevamo poco tempo a disposizione e volevamo anche rilassarci un po’, così viaggiando virtualmente in quella regione mi sono imbattuta in questo promontorio poco noto. Mi ha subito intrigata. Detto fatto! L’ideale sarebbe stato volare su Granada ma in quel periodo Ryanair non dava accesso a quella rotta (per noi che abitiamo a Bergamo questa compagnia è comodissima) l’alternativa più economica è stata quindi Alicante (88 euro A/r per 2 persone con bagaglio in stiva). Da casa abbiamo anche prenotato l’auto (e noleggio auto) con Goldcar la nostra abituale compagnia di noleggio per la Spagna (7 gg euro 120).
Finalmente domenica 5 giugno pronti alla partenza
Atterriamo ad Alicante alle 15,30 e andiamo subito a ritirare l’auto, Goldcar non si smentisce: auto perfetta, inoltre ci danno un diesel. Ok! Partiamo con la nostra Polo nera fiammante e via: prima tappa Almeria. I chilometri che dovremo affrontare non sono pochi (295), ma anche il viaggio fa parte della vacanza. Abbiamo l’aria condizionata ed il paesaggio è molto bello (il tratto Alicante-Mazzaron lo conosciamo, l’abbiamo già percorso in un viaggio precedente e se ci sarà l’occasione vi racconterò anche quella esperienza). Facciamo una piccola sosta a Lorca. Bella cittadina, peccato sia stata da poco colpita da una forte scossa di terremoto e lo si vede nelle strade, dalle crepe sui muri degli edifici e dai molti lavori in atto. Alle 19 circa siamo ad Almeria, l’hotel che abbiamo scelto attraverso booking è il Costasol (120 euro per 2 notti con colazione), molto centrale, peccato che non abbia il parcheggio, ma solo una convenzione con un parking a pagamento. Sistemiamo l’auto, tanto non la useremo fino al mattino successivo e andiamo a riposare un po’. L’albergo è carino, la camera pulita e spaziosa, fin qui tutto bene. Dopo una doccia ristoratrice (fa molto caldo) usciamo per farci un’idea della città e per la cena d’obbligo. Avevo letto commenti e giudizi poco felici su Almeria, devo dire che mi è sembrata invece più pulita di tante città spagnole, ariosa e curata. Il nostro hotel si affaccia su un’ampia strada con molti negozi e locali ma appena giriamo l’angolo ci ritroviamo in un dedalo di stradine strette e caratteristiche dove le auto faticano a passare. Una curiosa contraddizione. Bighelloniamo parecchio lasciandoci trasportare dalla libertà che ci regala sempre una vacanza. Guardiamo le vetrine dei negozi, i palazzi, ci rilassiamo finché la fame ci ricorda l’ora. Mi ero appuntata il nome di alcuni locali e il loro indirizzo ma dopo un paio di tentativi andiamo in panico: sono tutti chiusi. Fermiamo un passante per avere qualche indicazione e lui lascia moglie e figlio sull’angolo della strada e ci accompagna nei pressi di un ristorante, indicandoci la strada per raggiungerne eventualmente un altro. Quasi fosse una sua colpa ci dice, scusandosi che molti locali la domenica sono chiusi e ci da una enormità di informazioni per le sere seguenti. Ah, gli spagnoli! Ringraziamo il gentile signore e andiamo a cena. L’uso locale è: si ordina una cerveza (birra) e te la portano accompagnata da una buona porzione di tapas, nel vero spirito del tapear. Il bello è che paghi solo la birra! Così entriamo in due locali, ci beviamo due birre e mangiamo a sazietà spendendo anche con i caffè circa 9 euro (in due). Soddisfatti e sazi facciamo due passi e poi torniamo in hotel. Un po’ di riposo ci serve per ripartire domani mattina alla volta di Tabernas e il suo deserto.
2° giorno: FARWEST!
Dopo una colazione discreta, siamo pronti per partire. Preleviamo l’auto al parcheggio sotterraneo e usciamo dalla città direzione Tabernas. Sono circa 40 km, è una bella giornata e di nuovo fa molto caldo. Più ci si inoltra nella zona più si capisce perché questo luogo viene definito “deserto”. La vegetazione è sempre meno presente: pochi cactus, qua e là cespugli bassi e spinosi. La terra è rossa, ocra e crea un paesaggio spettacolare con rilievi e piccoli canyon che si perdono a vista d’occhio. Ti sembra proprio di essere nel Far west. Non per niente alcuni registi hanno scelto questi luoghi per girare i loro film western e in particolare Sergio Leone che qui ha creato i set per i suoi più famosi “Spaghetti Western”. Alcuni set sono stati mantenuti in buono stato per i turisti e ci rendiamo conto che tante persone hanno una vera passione per questo genere cinematografico. Ce lo potevamo perdere? Scegliamo di visitare “Forte Bravo” perché ci sembra il migliore e il più economico (l’ingresso costa comunque 16.50 euro a testa!). Effettivamente quando varchiamo l’ingresso ci troviamo immersi nel West: le case in legno, il saloon, le rimesse dei cavalli e la banca, le staccionate con i cavalli in attesa, le strade in terra battuta e parecchie comparse che girano per il villaggio in costume. Non manca naturalmente il forte e la missione. Tutto realizzato molto bene. Esploriamo ogni angolo, poi alle 14 gli “attori” mettono in scena un breve spettacolo. Ovviamente sceriffo contro banditi! La recitazione lascia un po’ a desiderare ma l’effetto scenico è decisamente coinvolgente, anche perché nel frattempo si è alzato un vento molto forte (pare anche quello programmato) che crea nubi di polvere ad ogni passaggio al galoppo dei cavalli. Foto e video in quantità! Finito lo spettacolo ci rendiamo conto che è il caso di pranzare ma il ristorante all’interno del saloon non ci ispira per niente, per cui ci beviamo una cerveza (per non smentirci) e ce ne andiamo. È stata, nonostante il mio scetticismo, una visita piacevole. Ci fermiamo per un veloce spuntino lungo la strada e in breve raggiungiamo Almeria. Dopo una doccia necessaria, vista la polvere che abbiamo addosso, ci rimettiamo in cammino per riprendere la visita della città Almeria, in realtà, non offre un vasto patrimonio artistico; si può visitare l’Alcazaba (che però oggi, lunedì, è chiusa al pubblico), la Cattedrale e qualche museo. Ci inoltriamo nelle viuzze attorno al nostro hotel e troviamo comunque qualche spunto fotografico. Poi, improvvisamente, uscendo da un vicolo ci troviamo di fronte la Cattedrale. Simile a una fortezza, nel sole del pomeriggio, il colore ocra e l’imponenza dell’edificio crea un effetto suggestivo, inoltre nella piazza ci sono molte palme rigogliose e altissime. E’ evidente quanto l’Africa sia vicina! Giriamo attorno all’edificio e scopriamo sulla facciata rivolta su Calle del Cubo il “Sol de Portocarrero” un bel bassorilievo che raffigura il sole. Sole che è il simbolo della città. Percorriamo altre stradine dirigendoci verso il mare e costeggiando poi il litorale. È quasi ora di cena e risaliamo verso il centro con l’intenzione di recarci nei locali chiusi il giorno precedente. Il “Quinto toro” è una delusione: è affollatissimo, i camerieri neanche ci guardano, usciamo immediatamente. Proviamo a “Casa Puga” pare sia un’istituzione ed è vero. Mangiamo benissimo (sempre cerveza e tapas) un jamon cerrano da 10 e lode e spendiamo come sempre pochissimo. Poi andiamo a berci un caffè a “Lamarca” anche questo un locale di rito, bello, elegante, tavoli all’aperto su un ampia piazza con fontana. E’ finita anche questa giornata e rientriamo a riposare.
3° giorno: CABO DE GATA
Mentre facciamo colazione decidiamo di modificare il nostro programma. Ci spiace lasciare la città senza aver visitato l’Alcazaba che oggi è finalmente aperta al pubblico tutto il giorno. Bagagli alla mano salutiamo l’hotel Costasol, ritiriamo l’auto al parcheggio e ci dirigiamo verso l’estremità ovest di Almeria. L’idea di muoverci in auto risulta subito pessima. Le vie sono strette, la segnaletica confusa e i sensi unici ci costringono a giri impensabili. Finalmente grazie alle indicazioni di una signora, parcheggiamo a poca distanza dalla meta. Entriamo e scopriamo con piacere che l’ingresso è gratuito. Questa enorme fortificazione, l’Alcazaba, risale al X secolo e fu fatta erigere da Abd ar- Rahman III, un califfo dell’epoca molto importante e potente. Avevo letto che questa costruzione, pur importante a livello locale, non poteva essere paragonata all’Alhambra di Granada. E’ probabilmente vero, ma per me è stata comunque una piacevole esperienza e due ore spese bene. Lasciamo definitivamente Almeria e, percorrendo la costa, in un’ora circa siamo a Cabo de Gata. Ci fermiamo ad ammirare le saline popolate da tantissimi fenicotteri rosa, c’ è un percorso naturalistico segnalato, ma non riusciamo a capire come potervi accedere, quindi dopo alcune foto ripartiamo. Nel frattempo si è alzato un vento fortissimo e ci renderemo conto in seguito, che tutto il promontorio è piuttosto ventoso. Il paesaggio è affascinante: sparuti gruppi di case bianche e basse. Intorno un terreno arido e desertico punteggiato qua e là da enormi agavi, piante grasse di ogni tipo e strane palme. La giornata è fotograficamente perfetta, il vento solleva la sabbia e trasforma le onde in una nebbiolina sottile, il promontorio che delimita la baia è battuto dalle mareggiate e crea immagini suggestive. Dopo decine di foto, decidiamo che il vento ci ha sbattuto abbastanza ed entriamo in un piccolo ristorante sulla spiaggia. Ottimo cibo minima spesa! Riprendiamo l’auto con direzione San Josè’, nostro punto base per i prossimi quattro giorni. L’hotel che abbiamo prenotato, sempre su booking, è l’ Hospederia Rural Los Palmitos (4 notti con 1ª colazione 280 euro). I giudizi sul sito internet sono ottimi e giunti sul posto ci rendiamo conto del motivo di tanto apprezzamento. L’hotel è in realtà composto da un edificio ampio su un solo piano, intonacato a calce bianca com’è d’uso in questa zona, circondato da palme, piante, fiori coloratissimi. Sorge nel “nulla“di un’area desertica e sembra un’oasi. Dalla grande terrazza comune, arredata con poltrone e tavolini si gode una vista impagabile e il silenzio regna sovrano. Il proprietario, signor Manolo, è una persona incantevole; ci accoglie con professionalità e discrezione, ci da informazioni precise sulle escursioni che potremo fare nei dintorni e ci presta perfino l’ombrellone per la spiaggia. Incredibile! Ci riposiamo un po’ nella nostra bellissima e pulitissima stanza. Usciamo con l’intenzione di visitare San Josè che dista 10 minuti d’auto dal nostro hotel. Il paese è un piccolo insieme di case bianche e dal tetto piatto (un classico) affacciato su una bella baia con un mare dall’acqua cristallina. Ci sono parecchi ristoranti e alcuni negozi, i turisti sono veramente pochi, probabilmente l’affollamento non è una caratteristica del mese di giugno! Di conseguenza anche qui regna la tranquillità. Dopo una breve passeggiata curiosando qua e là ci spostiamo dirigendoci alla Isleta del Moro. Poche case aggrappate l’una all’altra a ridosso di una spiaggetta di ciottoli, il tramonto contribuisce a rendere il luogo particolarmente suggestivo. Decidiamo di fermarci a cena. Prima ed unica esperienza negativa della vacanza, non mangiamo benissimo e spendiamo più del dovuto. Va be’ può capitare. Rientriamo all’Hospederia per goderci la pace della serata in terrazza.
4^ giorno -MARE
Dopo la colazione, abbondante e squisita, servita al tavolo dal signor Manolo, partiamo. Scegliere dove andare non e’ facile perche’ vi sono tantissime spiagge e calette e a detta del nostro ospite, tutte bellissime. Decidiamo di recarci a la Playa de los Muertos, la più distante, in direzione est, quasi al confine del territorio di Cabo de Gata. In effetti, sono quasi 60 Km, però come sempre il paesaggio e’ talmente bello che viaggiare non e’ un problema. Pochissime spiagge sono attrezzate e chiringuitos non ce ne sono per cui ci fermiamo per fare una piccola scorta di acqua e cibo a Rodalquilar. Non ci attardiamo molto nel paese ma poco lontano dall’abitato ci sono delle vecchie miniere che decidiamo di visitare. La visita, non guidata, consiste in fin dei conti in una veloce ricognizione e qualche foto. Non restiamo molto, risaliamo in auto e in breve giungiamo a destinazione. Los Muertos e’ bellissima. E’ una baia di sassolini piccolissimi, l’acqua e’ blu, verde, viola, trasparentissima e neanche troppo fredda. C’e’ un grande masso che divide la spiaggia creando un piccolo lido appartato e che consente anche di avere un poco di ombra, inoltre, e questa sarà una caratteristica di quasi tutte le spiagge, c’e’ poca gente. Il vento insistente, che sarà una caratteristica delle altre spiagge, qui è quasi assente. Restiamo fino a pomeriggio inoltrato, godendoci quel mare meraviglioso nella pace assoluta. Poiché non potremo dedicare una giornata intera ad ogni spiaggia, ce ne andiamo a malincuore e ci dirigiamo verso Agua Amarga. Dista pochi chilometri e in dieci minuti siamo in paese. E’ un piccolo borgo molto curato ed elegante che si affaccia su una minuscola spiaggia. Il sole sta quasi scendendo decidiamo di goderci il tramonto prima di rientrare. Per cena, su suggerimento del senior Manolo andiamo da “Casa Miguel” in Avenida San Josè. Ottimo consiglio. Mangiamo del pescado del dia abbondante e cucinato come si deve e il conto è modesto. Ci torneremo.
5 ^ giorno – ALLA SCOPERTA DI ALTRE SPIAGGE
Come ho già detto, all’interno del parco naturale ci sono tantissime spiagge, molte sono raggiungibili in auto, altre solo attraverso sentieri percorribili a piedi o in bicicletta. Infatti, c’è un reticolo di percorsi che permetterebbe di muoversi, di cala in cala, per diversi giorni ( sono circa 60 Km). Noi, considerato il poco tempo a disposizione, possiamo permetterci solo le spiagge raggiungibili in auto! Sempre risalendo la costa verso est oggi andiamo a El Playzo. Un breve tratto di strada sterrata ci conduce al parcheggio. La spiaggia è ampia e abbastanza lunga, il mare è molto bello, ma c’è molta gente quindi decidiamo di spostarci oltre. C’è un piccolo promontorio sulla sinistra e percorrendo un sentiero ci inoltriamo in quella direzione. Camminiamo sotto un sole implacabile ma ne vale la pena: il paesaggio è bellissimo. Nonostante il terreno desertico (questa area è tra le più aride d’Europa) ci sono fiori ovunque, varietà infinite di piante grasse e palme nane. Davanti a noi si stagliano delle scogliere bianchissime che risaltano nel contrasto con il mare cobalto. Proseguendo, scorgiamo una piccolissima caletta stretta tra gli scogli, l’acqua è limpidissima e ci intriga molto, purtroppo alcuni ragazzi hanno già occupato il poco spazio disponibile. Proseguiamo e improvvisamente ci troviamo immersi in un “giardino botanico”, forse siamo inavvertitamente entrati in una zona riservata, siamo attorniati da piante di ogni tipo: cactus altissimi, agavi enormi, tappeti di fiori variopinti e mai visti. Ci muoviamo con cautela ed estremo rispetto e naturalmente si sprecano le foto. Proseguendo, giungiamo ad un’alta scogliera,non c’è possibilità di scendere per cui torniamo sui nostri passi. Siamo fortunati! La caletta che tanto ci piaceva ora è deserta, scendiamo e prendiamo possesso di quell’angolo di paradiso. Nel pomeriggio dopo varie nuotate, decidiamo di lasciare l’eden a qualche altro privilegiato e ci allontaniamo. Ci rechiamo in altre spiagge: El Plomo e Los Escullos ma non ci fermiamo molto perché è ormai ora di rientrare. Cena di nuovo da “Casa Miguel”, poi passeggiata per le vie di San Josè.
6 ^ giorno – LOS GENOVESES
Questa mattina ci rechiamo alla Playa de los Genoveses, la spiaggia più gettonata della zona. Percorriamo un lungo tratto di strada sterrata che nei mesi di luglio ed agosto è interdetta alle auto e si può percorrere solo in bicicletta o servendosi delle navette, infatti in quel periodo pare sia presa d’assalto dai turisti, fortunatamente per noi non è alta stagione e non c’è ressa. La spiaggia è veramente grande, c’è un chiringuito, ed è il primo che troviamo! Sulla sinistra è ombreggiata da molte piante e anche questo è insolito. Nonostante queste caratteristiche non ci colpisce particolarmente e di conseguenza non siamo dispiaciuti quando dopo poco viene presa d’assalto da un centinaio di ragazzini con accompagnatori e noi ci vediamo costretti ad andarcene. Riprendiamo la sterrata che ci conduce alla Playa de Monsul, qui c’è maggior tranquillità. In questa spiaggia sono state girate alcune scene del film “Indiana Jones e l’ultima Crociata”e dovremmo riconoscere la famosa roccia sospesa. Ci guardiamo intorno, in effetti ci sono molte rocce ma non essendo grandi cinefili non sappiamo nemmeno bene cosa cercare! Nel pomeriggio lasciamo El Monsul e ci dirigiamo ancor più a ovest. C’è una vasta serie di calette da qui agli scogli di Cabo de Gata, individuato un parcheggio lasciamo l’auto. Siamo piuttosto alti rispetto al livello del mare e per raggiungere le spiagge dobbiamo scendere percorrendo un sentiero abbastanza ripido ma non pericoloso. Le indicazioni ci dicono che possiamo scegliere tra Cala de Media Luna e cala Carbon; la prima è piccola e un poco affollata, optiamo per la seconda. Cala carbon è particolare: per un tratto l’arenile è ricoperto da grossi sassi, veramente enormi, e ciottoli che lasciano scoperta solo una sottilissima striscia di sabbia scura. E’ chiusa su entrambi i lati da alti promontori che ci permettono di stare all’ombra. Non c’è anima viva, siamo soli, noi, il vento e il mare. Ci godiamo questa pace meravigliosa anche se non riusciamo a fare molte nuotate perché il mare è troppo mosso. E’ tardi e dobbiamo rientrare, siamo particolarmente taciturni e un po’ tristi, domani si torna a casa. Ripercorriamo la sterrata verso San Josè e io sento la necessità di imprimermi nella mente la selvaggia bellezza di questi luoghi. E’ il tramonto, il terreno, le rocce intorno sono arrossate dalla luce del sole, le agavi e le palme spiccano contro il cielo che si fa man mano sempre più blu e il mare ha colori incredibili. Che incanto! Arriviamo all’hotel un po’ malinconici, ci sediamo in terrazza e per l’ultima volta lasciamo spaziare lo sguardo lasciandoci accarezzare dalla brezza che a quest’ora sempre rinfresca l’aria. Anche questa sera ceniamo a San Jose, poi dedichiamo il dopocena all’acquisto di vari souvenir nei negozietti del paese.
7^ GIORNO. SI TORNA A CASA
Dopo colazione lasciamo tra baci e abbracci il Senior Manolo e tutta la sua famiglia. Ci siamo trovati davvero bene e non lo nascondiamo. Risaliamo la costa con l’intenzione di fermarci a Mojacar. Sulla mappa sembrava un luogo interessante. In realtà, il paese e’ molto grande, caotico e fatichiamo a parcheggiare. E’ una località turistica affollata e siamo quasi storditi da tanta confusione dopo la quiete di San Jose’. Lasciata l’auto, passeggiando ci imbattiamo in un mercatino dell’usato all’interno di una piazzetta carina e ci immergiamo tra le bancarelle curiosando qua’ e là. Accaldati, ci gustiamo una cerveza ghiacciata riandando col pensiero a questa vacanza che è stata decisamente un’esperienza positiva. Il parco naturale di Cabo de Gata e’ veramente un luogo incantevole, certo non e’ per turisti che amano la movida, qui non sanno nemmeno cos’e’. E’ un oasi per ritemprarsi e staccare la spina. Purtroppo noi avevamo poco tempo a disposizione, ma la decisione e’ già presa “ci torneremo”. Riflessioni a parte e’ ora di riprendere l’auto e dirigersi verso Alicante: l’aereo che ci riporterà a Bergamo purtroppo ci aspetta.
Hasta luego