CA-AZ-UT-NV…i nostri 6000 Km

25/07/08 Barcelona – Los Angeles Finalmente si parte! Quest’anno il viaggio sarà meno organizzato degli altri anni. Vogliamo essere un po’ più liberi, sicché ho definito grosso modo le tappe da fare, ma le potremo cambiare lungo il corso del viaggio. Il biglietto aereo e la macchina li abbiamo già prenotati su Internet. Il biglietto...
Scritto da: jean leon
ca-az-ut-nv…i nostri 6000 km
Partenza il: 25/07/2008
Ritorno il: 12/08/2008
Viaggiatori: in coppia
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25/07/08 Barcelona – Los Angeles Finalmente si parte! Quest’anno il viaggio sarà meno organizzato degli altri anni. Vogliamo essere un po’ più liberi, sicché ho definito grosso modo le tappe da fare, ma le potremo cambiare lungo il corso del viaggio. Il biglietto aereo e la macchina li abbiamo già prenotati su Internet. Il biglietto l’abbiamo trovato attraverso un “cercatore di cercatori” (easyviajar.Com), si tratta di un’agenzia che ti dice quale fra i diversi rumbo, edreams, supersaver ecc. Ha in quel momento il biglietto più economico. Abbiamo aspettato il momento giusto per qualche settimana fino a quando una domenica mattina a maggio lo abbiamo trovato per 760 € con American Airlines all’andata (buona) e US Airways al ritorno (da evitare se è possibile). Pertanto è meglio aspettare un po’, non è vero che i biglietti aerei aumentino sempre, al contrario sono molto fluttuanti da un giorno all’altro. Per la macchina abbiamo fatto lo stesso. L’abbiamo prenotata con www.Alquilerdecoches.Com è una pagina che cerca direttamente quale compagnia ha l’offerta migliore in quel momento. Alla fine abbiamo prenotato mediante questa pagina con Dollar, una delle più grosse compagnie di rentcar degli states, per 390 € durante 18 giorni e con tutte le assicurazioni incluse. Tutto! Bella differenza con quello che ci avevano chiesto Hertz ed altre compagnie. La pagina web di prima è spagnola, viviamo in Spagna e ci viene più comodo cercare così. Credo esista la corrispondente in italiano, basterà fare la traduzione noleggio auto o qualcosa del genere.

Cosicché partenza…E arrivo. Il viaggio ci è sembrato cortissimo e quelle che definiscono le “interminabili pratiche” per entrare per la prima volta negli USA sono durate al massimo mezz’ora (foto e impronte incluse). È già notte, andiamo al Motel prenotato a Los Angeles, il Travelodge Hollywood. Abbiamo scelto di prenotare solo le notti nelle grandi città LA, Las Vegas e San Francisco perché sembra sia la soluzione più economica e facile, il resto si vedrà nel cammino. Il Travelodge è una catena di Motel di media qualità: la stanza è ampia e pulita e ha un po’ di tutto (95 $ la notte, è fine settimana). 26/07/08 Los Angeles – Santa Monica Ci svegliamo alle 6 del mattino, il jet lag ha il suo bell’effetto e ci avviamo verso la Walk of fame ma, essendo deserta, andiamo al Getty center. Bellissimo, l’unica cosa che merita veramente la pena vedere a Los Angeles. La cosa migliore è andare presto, verso le 9, quando ancora la marea umana (che comunque là non credo sia molta) non è arrivata. Gli spazi per le opere d’arte sono molto ben distribuiti. Passiamo poi per Beverly Hills, Bel Air con un giro di macchina veloce e andiamo a Rodeo Drive. Niente di speciale e l’atmosfera Pretty Woman, di donne eleganti ingioiellate, non si respira. Forse anche qui c’è crisi…Andiamo poi al Kodak Theatre e alla Walk of Fame. Questo è uno di quei posti che se sei in cittá bisogna visitare, ma mi è sembrato il festival del kitsch, niente di più. E va bé proviamo Santa Monica, surfisti niente…Baywatch niente.. Solo una orda di gente nel luna park e per la 3ª strada. Forse fa impazzire tanto perché é uno dei pochi posti a LA dove si può fare qualche km a piedi. Non ci va di mangiare in un fast food e ci mettiamo a cercare un ristorante decente, ma è tardi sono le 9 e qui a parte dei fast food chiude tutto presto. A letto senza cena e stanchi, il jet lag è ancora potente. 27/07/08 Los Angeles – Universal Studio’s Oggi siamo andati agli Universal Studio’s (112$). Molto americano, tutto grande, grandissimo. Gli effetti speciali sono a base di acqua e fuoco, la prima finisce puntualmente sulle magliette della gente. Fa molto caldo e va bene. Cena a Little Tokyo. Questa invece è veramente little. Ceniamo in un posto consigliato dalla Lonely chiamato OOmasa, buono ma niente di speciale. Sicuramente ci sono nei dintorni ristorantini giapponesi più buoni e che non ti servono accanto al tery-yaki come contorno insalata e..Pasta! (50$). 28/07/08 Los Angeles – Las Vegas Oggi si parte per Las Vegas. Nel corso del viaggio ci dedichiamo a fare un pó di shopping nei vari outlet che ci sono lungo il cammino. Con il cambio del dollaro, gli europei sembriamo i re del mambo e in più in questo periodo ci sono gli sconti. Seguendo i consigli della Lonely ceniamo al buffet del Bellaggio (60$). Ahy! Cara lonely inizi a sbagliarti sempre più spesso. Se piacciono le grandi quantità di cibo, ma dozzinali e senza qualità, questo è il posto perfetto. (le chele di granchio così consigliate dalla lonely sono congelate e senza sapore). Preferiamo pagare di più e avere un po’ più di qualità o altrimenti meglio il Mc donald..! Comunque cosa ci aspettavamo da un buffet per così tante persone? Passeggiando per la Strip visitiamo alcuni hotel: il Bellaggio per l’appunto, il Paris e il Venetian. Quest’ultimo il più spettacolare. Noi ci alloggiamo al Luxor, nella città più kitsch del mondo decidiamo per l’hotel più kitsch. Las Vegas è una città strana, differente, nella quale non credo ci si possa stare per più di 24 ore. Basti pensare che le uniche cose che si possono fare sono: shopping, visitare gli hotel e giocare! Io sono attratta dalle cose Kitsch, mi sorprende sempre dove la mente umana possa arrivare: da Leonardo a Las Vegas.

29/07/08 Las Vegas- Williams-Kayenta Ci svegliamo presto, ma prima di partire facciamo una puntatina al casino dell’hotel per giocare un pochino alla roulette e alle slot machine (Desgambling!). Perdiamo 30 $ in 15 minuti ma sono contenta lo stesso, quando gioco so sempre di perdere… Prima di partire per Williams, Carlos vuole passare per l’Apple store di Las Vegas per vedere se vendono l’Iphone senza necessità di fare un contratto con una compagnia. Davanti al negozio troviamo già una bella coda, ma lui lo vuole sto Iphone e che ci dobbiamo fare? Dopo 20 minuti ci pensa un pó e mi dice che forse senza contratto non lo vendono neanche qua..Ma dico non lo vuoi chiedere prima di metterti a fare la fila con questo caldo? Vado dall’omino Apple che mi dice “no contract, no Iphone”. Scappiamo! Ci dirigiamo verso il Grand Canyon, ma arrivati a Williams è già molto tardi, sono le 3 e dovremmo salire e scendere oggi per iniziare a vedere qualcosa e ripetere domani. Tra Williams e il Grand Canyon non è esattamente una passeggiata, sono 200 Km a/r. Poi considerando che preferiamo vedere il North Rim, in quanto meno turistico e più selvaggio del South, decidiamo di proseguire per trovarci vicino alla Monument Valley la mattina del giorno successivo. La città piú vicina alla Monumenth è Kayenta che è, come si dice dalle mie parti, 4 case e 1 forno. Ci sono 3 Hotels cari e apparentemente sempre completi, e un rustico B&B di tal Roland, famoso nella zona, e che si dedica a fare anche da guida turistica per tanto non si sa se c’è posto fino a quando non torna al tramonto. Quando nel terzo Inn “no vacancy” già pensavamo di dormire in macchina, ho iniziato a manifestare alla receptionist la mia vena che inspira compassione e pena chiedendole se conosceva qualche posto nelle vicinanze. Gli occhi un pó piagnucolosi, tutta scena ben studiata. Mi dice che c’è qualche stanza libera all’Anasazi inn a 10 miglia. Ci andiamo correndo. Il posto è abbastanza spartano, ma autentico. La signorina mi dice 160$. Si si! Che alternativa? La vogliamo! Chiamo Carlos, entriamo a fare il check inn e quando presenta la fattura sono 106$, e non 160$ come avevo capito. Iniziamo a ridere come 2 cretini. La signora chissà cosa avrá pensato! Comunque ce l’abbiamo fatta, abbiamo una stanza. Le persone dopo di noi non hanno neanche quella e chissà quanti km dovranno fare. La camera è forse la peggiore di tutto il viaggio e soprattutto puzza. Cerchiamo di ideare un sistema per profumarla un po’, mettiamo del bagno schiuma profumato in bicchieri di plastica che foriamo e mettiamo vicino all’aria condizionata. Il sistema, ci renderemo conto al ritorno, avrà uno scarso successo. Cena nello stesso posto (15$), dove altrimenti? È una specie di cucina mista mexicana-indiana. Io sbaglio e ordino un bell’hamburger affogato nei fagioli, un po’ pesante. Insomma questo Anasazi non lo consigliamo proprio, rimarrà nei nostri futuri viaggi come il ritornello “non può essere peggio dell’anasazi…” 30/07/08 Monumenth Valley-Page Sveglia alle 5 del mattino per vedere l’alba della Monumenth valley. Ma decidiamo di fare colazione al bar dell’hotel. Sbagliando ovviamente, il ritmo degli indiani è decisamente piú lento del nostro e in piú gli chiediamo pure di preparare dei sandwich da mangiare in viaggio. I nostri sforzi di svegliarci presto non servono a nulla e arriviamo ad alba quasi finita. Va bene lo stesso, la luce è buona e soprattutto siamo completamente soli. Incontriamo solo un’altra coppia, sempre la stessa, nei vari view point. Bello e solitario, è stato tutto un lusso poter vedere questo posto nella solitudine piú assoluta. L’Artist point è la vista più classica, ma è anche la più bella. Ci mettiamo in cammino per Page, ma decidiamo di fermarci un pó prima per vedere l’Antilope Canyon. Indecisi tra l’Upper e il Lower canyon, ci pieghiamo alla mafia del tour obbligatorio da 25$ perché suggerito dalla Lonely come più spettacolare. Il problema minore è stato pagare, si fa una coda sotto il sole cocente e scrivono i nomi cosí tanto per scriverli, noi abbiamo dato il nome carlos per fare la cosa un pó più facile ma la signora ci ha messo mezz’ora malgrado lo spelling C-A-R-L-A-S. Ma dico con i numeretti non sarebbe piú semplice. La gente poi si uccide per cercare un posto all’ombra, ci sono solo 3 metri quadrati all’ombra in cui si concentrano circa 20 persone e guai ad alzarti perché perdi il posto! Il momento migliore arriva quando si deve salire sulle geep. Una signora indiana, la stessa che fa i biglietti, inizia a dire (senza gridare) quello che dovrebbe suonare come il tuo nome indicando la macchina su cui devi salire. La cosa piú curiosa è che mentre fa questo cammina nello scampato, sicché tutte le persone la devono seguire come pecore per cercare di captare il proprio nome pronunciato in americano. Sembrava di essere in Italia, tutti gli italiani ridevamo “casa dolce casa”. Alla fine quando rimanevano pochi posti giá sembrava il delirio, se le stai simpatico sali in macchina, altrimenti aspetti un’altra bella ora sotto il sole! Non potrebbe essere organizzato peggio, ma il canyon vale veramente la pena. Anche se con tanta gente è difficile apprezzarlo completamente. Dovrebbero forse imporre un numero di visitatori limitato, ma anche fra i mistici navajo il dio denaro ha la maggiore. Arrivati a Page prendiamo una camera nel Motel 6 (85$) e decidiamo di andare a farci un bel bagnetto nel lago Powell. Che meraviglia! La sabbia é morbidissima, sembra crema e, con il caldo che fa, è davvero rinfrescante. Quasi al tramonto cerchiamo l’horseshoe, sicuramente il canyon più bello fra quelli visti. È un canyon a forma di cavallo appunto, attraverso cui passa il fiume Colorado. La vista lascia senza respiro, soprattutto visto al tramonto. Non è come la Monumeth che piú meno abbiamo visto in film o photo, si tratta di qualcosa di completamente inaspettato. Bello.

31/07/08 Page – Grand Canyon – Bryce Canyon Alla fine abbiamo scelto di visitare il North Rim. La lonely consiglia il sud, cosicché se andiamo a Nord non troveremo l’orda di turisti. Ormai questa guida sembra piuttosto uno strumento utile per sapere cosa non fare e dove non andare. Scelta giustissima, poca gente, quasi tutti sono locali e poco rumorosi. Probabilmente la cosa piú suggestiva del Grand Canyon è il senso di solitudine e grandezza che ti da, ma come trovare tutto ciò in mezzo a tanta gente? Non ho visto il south rim, per tanto non posso dire che il North sia migliore, ma sicuramente è piú tranquillo, selvaggio e incontaminato. I view points sono spettacolari, a me è piaciuto molto l’Angel’s window. Nel pomeriggio ci mettiamo in cammino per Bryce, dove arriviamo per goderci il canyon al tramonto. Purtroppo questo non è il periodo dell’anno più adeguato per goderselo in quanto il sole sta dietro la montagna e il ragazzo del visitor center mi spiega che è meglio andare al Bryce point piuttosto che al sunset point ad agosto. Cerchiamo fuori dal canyon un’altra bella stanza, anche questa un pó puzzolente. Che devo fare con questo mio naso cosí sensibile? Tagliarmelo? Stavolta niente sistema di aerazione. Sopporto. Ceniamo la T-bone e la sirloine steak finalmente. Carlos ha una piccola discussione con la cameriera tutto fare. Chiede una Heineken e lei gli porta una birra con uno strano nome “poligamic beer”(eh si! Siamo nello Utah, lo stato dei mormoni). Se la fa cambiare, ma la ragazza insiste che questa era la birra che lui aveva chiesto, oh bellina fra Heineken e poligamic c’è una bella differenza! Non sará che nessuno vuole sta birra e cercavi di rifilarcela? Alla fine ce la mette pure sul conto, senza che noi l’avessimo toccata. Questo è il 3º giorno a contatto con il servizio offerto ai turisti dalla comunità indiana. Sembra che a loro non importi nulla accontentare i clienti, anzi. Un sorriso è qualcosa di raro, e a volte abbiamo come l’impressione che si facciamo “le tonte per non andare in guerra”. Insomma sembra che dei turisti non gliene importi nulla, il che è del tutto comprensibile. Ma poi se ci pensi su, ti domandi cosa farebbero senza il turismo in queste terre cosí aride? 1/08/08 Bryce – Zion –Las Vegas Partiamo per Zion e fatta colazione nel ristorante del Parco con hamburger (con tutte le schifezze che stiamo mangiando ci stiamo americanizzando), ci avviamo verso i vari Trails. Il primo trail che facciamo è il lower, ma arrivati su, vediamo che per l’Upper manca solo mezzo Km, e che non lo facciamo?Mamma mia! sarà che non sono in piena forma, ma a volte sento il cuore battere così forte da uscirmi dalla bocca. La fatica è tanta, ma è ricompensata, su si arriva in una specie di oasi con un laghetto piccolissimo dove il canyon scende a picco e sembra caderti sopra da un momento all’altro. Immergo le gambe e le braccia e se avessi avuto il costume, come i due bambini francesi che non si fermano dal fare tuffi, mi sarei fatta un bagnetto pure io. Portatevi il costume! Anche se piccolo c’è abbastanza acqua e dal momento che il trail è abbastanza difficile arriva poca gente, facendo sí che sia ancora piú suggestivo. Scendiamo per il Middle e pranziamo al bar del Zion Lodge. Nel pomeriggio facciamo il river walk, davvero una passeggiata per degli esploratori (cosí promossi al mattino) come noi. È carino, ma dal momento che molto molto facile, si perde un pó il gusto. Questo è il parco che più ci è piaciuto, dopo tanti canyon avevamo bisogno di paesaggi con verde e acqua. Verso le 5 iniziamo a incamminarci verso la Death Valley. Per la prima volta non utilizziamo da subito il GPS. Venendo da Bryce siamo entrati da est e pensiamo che l’uscita sia la stessa. Niente di piú sbagliato, c’è logicamente un’uscita anche a ovest, dove noi siamo diretti. Mettiamo il GPS che quasi ci dice che siamo dei c… e che dobbiamo tornare indietro di 25 Km (piú i 25 già percorsi) fra l’altro attraverso una galleria claustrofobica completamente al buio, lunga 1 miglio. La prima volta può risultare divertente, ma la 3ª…Santo GPS, non ti lasceremo più! Verso le 8.30 di sera siamo piú o meno all’altezza di Las vegas e decidiamo di fermarci perché stanchissimi. Prendiamo una stanza allo Stratosphere, cosí potremo vedere la città dall’alto. Quando si prende una camera qui ti danno dei voucher per salire su in cima della torre, ma di giorno. In realtá, il giorno seguente un bottone dell’ascensore ci ha spiegato che bisogna andare a cambiare subito (prima delle 22) questo voucher per dei biglietti affinché siano validi anche di notte, perché una volta cambiato il voucher, il biglietto non ha nessuna differenza. Noi non l’abbiamo fatto naturalmente e ripaghiamo. Cena in uno dei ristoranti dell’hotel con ambiente americano anni ’50, con tanto di cameriera con Hula hop. La vista dalla torre dello stratosphere è bellissima, milioni di luci, sembra di essere in una navicella spaziale. Nella parte piú alta ci sono poi 3 attrazioni che ti fanno vedere la città follemente, come se cadessi giù fuori dalla torre. Noi non ci andiamo, dopo l’upper trail di stamattina ne ho già abbastanza di emozioni forti.

2/08/08 Las Vegas – Death Valley – Bishop Ci svegliamo tardi e facciamo colazione allo sturbucks della torre per non buttare via i biglietti del giorno prima. La vista di giorno è molto meno spettacolare che di notte, ma da modo di rendersi conto come intorno a Las Vegas ci sia solamente deserto. Ci avviamo verso la Death Valley facendo prima una bella scorta d’acqua. Fa molto caldo, ma con l’aria condizionata è più sopportabile di quanto pensassimo. Ogni tanto vediamo dei container apparentemente con dell’acqua in caso in cui le macchine della gente si surriscaldino. M’inizio a preoccupare un pochino, così dico a Carlos che forse dovremmo mettere dell’acqua nel radiatore (così diceva la guida). Bene! Nessuno dei 2 sa dove sia il radiatore, l’unica cosa che posso fare, già che abbiamo un sacco d’acqua, é buttarla sulla parte davanti della macchina, sperando scenda la temperatura. Anyway…Dante’s view e Badwater sono i punti che più ci sono piaciuti. L’Artiste palette, se vista alle 3 del pomeriggio, non credo faccia sufficiente effetto. Per dormire pensiamo di arrivare a Bishop, in modo tale da guadagnare un pó di km per il giorno successivo. Sono le 8 di sera e quasi tutti gli alberghi sono sold-out. Come ogni sera giriamo per un po’ per trovarne uno, cosa che a Carlos non sembra divertire affatto, e alla fine ci alloggiamo nel Rodeway Inn (84$). Il famoso Motel 6 ci aveva chiesto 99$+tax, credo che questo motel sia economico solo per popolarità e oltretutto non sono sicura che, nel Motel6 di Page, abbia avuto un’allergia o le pulci!!! Ceniamo al Whisky Creek, davvero carino, nella terrazza e con desserts enormi! 3/08/08 Bishop – Yosemite NP – Merced Arriviamo al Yosemite Park molto presto. Appena entrati vediamo una coppia di autostoppisti e gli diamo un passaggio fino a un’altra uscita del parco. Loro, in cambio, ci consigliano un sacco di cose da fare a San Francisco. Visitiamo l’Half Dome, il Glacier point e facciamo una passeggiata per le Bride veil falls, ma è agosto e le cascate sono quasi senz’acqua. Nel pomeriggio ci avviamo verso Wavona per vedere le sequoie giganti. Sono enormi e, dopo tanti paesaggi aridi, tutto questo verde ci impressiona. Sono le 7 di sera e in questa parte del parco a quest’ora non c’è nessuno, sembra un bosco incantato. Carlos programma il GPS per Merced, una cittadina sulla strada di San Francisco. Dopo qualche km il GPS inizia a portarci in una strada sterrata e senza un’anima. Si sta facendo buio e ci accorgiamo di essere senza benzina. Panico. Questo è il parco degli orsi. Per circa 40 Km non vediamo nessuna macchina, né case, né persone. Dobbiamo fare correre la macchina a motore spento con l’inerzia della discesa, senza frenare per non sprecare la poca benzina che ci rimane e in una strada ormai diventata quasi impraticabile per la nostra macchina (Zatara). Già mi vedo come aperitivo di un orso. Iniziamo a vedere dopo 40 km, i più lunghi delle nostre vacanze, la prima casa e, dopo poco, la prima macchina. La stazione di servizio è stata poi come una visione, sono andata a parlare un pochino con le ragazze che c’erano sulla porta per tranquillizzarmi. Questa è stata l’esperienza più “pericolosa” del nostro viaggio. Non avevamo i cellulari, entrambi avevamo deciso di lasciarli a casa. Bello sbaglio. Passiamo la notte a Merced, nel Travelodge (67$) fino a questo momento il motel migliore. 4/08/08 San Francisco Oggi siamo diretti a San Francisco, in 2 ore siamo già in città e cerchiamo il nostro hotel per internet. Finalmente non dovremo preoccuparci per qualche giorno su dove dormire. Alla fine della vacanza ci rendiamo conto che questa è stata la parte più pesante del viaggio: dover cercare ogni notte un hotel. Se avessimo prenotato tutto già per internet, in primo luogo avremmo risparmiato moltissimo. I prezzi fluttuano tantissimo, seguendo la legge dell’offerta e la domanda, trovandoci a pagare delle camere spesso brutte delle autentiche fortune. E poi ci saremmo risparmiati un sacco di stress alla fine della giornata nella ricerca che, ad agosto, quando tutti loro sono anche in vacanza diventa un’ardua impresa. Volevamo una vacanza in libertà, ma dobbiamo riconoscere d’averne pagato il prezzo, probabilmente fuori stagione questa è la scelta migliore, ma non ad agosto! Comunque… l’hotel di SF si chiama Union Square Plaza Hotel ed è abbastanza decente, ma soprattutto scelto perché centrico. Nella prenotazione c’era scritto che il parking costava 20$ al giorno, ma appena arrivati scopriamo che l’hotel non ha nessun parking, e l’unico che è “convenzionato” con l’hotel costa 36$ + tax. Bella sola! Fortunatamente cercando questo parking, ne abbiamo visto un altro in una strada parallela. Il tipo che lo dirige è un simpatico messicano trapiantato da anni a SF, è di Merida dove io conosco parecchia gente, con un po’ di conversazione fra pinches ce la caviamo con 22$ al giorno. Lasciamo le valigie e già che siamo qui visitiamo Union square, facciamo shopping, e il quartiere della City Hall. Nel pomeriggio seguiamo il consiglio dei nostri amici autostoppisti e andiamo a Mission, il quartiere sudamericano. In effetti, non sembra di stare in USA. Il quartiere è carino, ma forse perché lunedì non c’è molto ambiente. Una ragazza salvadoreña di un bar mi dice che a Mission chiude tutto alle 8 di sera, e meno male che la Lonely lo segnala come il quartiere alternativo di ristorantini e bar. Ce ne andiamo da Mission un po’ delusi e soprattutto infreddoliti. È agosto, ma sta calando una nebbia sulla città da sembrare novembre. A San Francisco fa freddo, specialmente di sera. Occorre portarsi vestiti caldi, o alla fine si devono comprare.

05/08/08 San Francisco – Sausalito Affittiamo le biciclette al peer e arriviamo, passando per il golden gate bridge, a Sausalito. Qui fa più caldo, un respiro dopo il microclima gelido di SF. Sausalito è un paesino di mare molto tranquillo. Con il ferry ritorniamo a SF. Finalmente nel Fisherman Wharf mangiamo la chowder soup, una crema di pesce contenuta in un piccolo pane rotondo. Da Boudin, il pane è ancora più buono della crema, lo fanno nello stesso posto e si possono vedere i panettieri mentre lo preparano. Saliamo su, a Lombard Street (Carlos non gli trova nessuna bellezza particolare) e poi ci dirigiamo a Coin Tower, da dove si può godere di un altro bel panorama della città. Scendiamo poi a Nord Beach, il quartiere italiano dove in alcuni bar s’incontravano Kerouc ad altri scrittori della Bit generation. Poi passiamo stanchissimi per una China town enorme.

06/08/08 San Francisco Oggi siamo andati a Height street, una strada giusto alle porte del golden gate park, dove ci sono moltissimi negozietti hippie, ma anche alcuni di disegno. Diversi hanno cose davvero carine e se non avessi quasi finito il mio shopping-budget, probabilmente avrei comprato chissà quante cose. Troviamo Moebus, il negozio di musica più importante in California. È molto grande e, per gli appassionati di musica, un vero paradiso. Compriamo qualche Cd storico per ascoltarlo in macchina e via al Golden Gate Park, anche se il tempo non è dei migliori. Cosicché decidiamo di spostarci verso il financial district e il Fisherman wharf con il bus, in modo tale da poter vedere un pochino la città stando seduti comodamente. Le casette di SF mi fanno impazzire, tutte colorate, sembra ci sia stata una competizione fra gli abitanti per farla una più stravagante dell’altra. Si è fatto tardi e l’unico ristorante che ci prende per il pranzo è una taqueria mexicana tipo fast food. Finiamo il pomeriggio facendo ancora un po’ di shopping e cena da Maxim’s (60$), niente di speciale.

07/08/08 San Francisco – Napa Valley Partiamo per Napa, una cittadina a 70 km da SF, considerata la patria del vino californiano. Questa era una delle tappe imprescindibili del nostro viaggio, siamo entrambi amanti del vino e volevamo provare il famoso vino californiano in situ. La cittadina è molto carina, ogni casetta ha il suo bel giardino americano curatissimo con tanto di bandiera. Probabilmente è la sede di molti ricconi, perché per un B&B normale ci hanno chiesto anche 200$. Alla fine, grazie a una gentile signora di un B&B già pieno, troviamo sistemazione nel Chardonnay Inn (105$), l’hotel migliore fino a questo momento. Lasciamo le valigie e iniziamo il giro delle varie vigne, la valle è molto carina. Passando per Sant Helena, troviamo il posto in cui avremo voluto prenotare per la cena ma di cui non avevamo il telefono. Si tratta del Graystone, il ristorante-scuola della rivista Wine Spectator. Non ce lo facciamo scappare, prenotiamo e per mantenerci sobri dopo tutto il vino che stiamo bevendo, ci facciamo un bel panino alla Oakville Grocery. Si tratta di un posto che consiglio vivamente. Dopo tanti hamburger e sandwich, qui ti fanno un santo panino con il pane vero. Inoltre si possono comprare marmellate, salse etc. Carlos si lancia in un “salame e provolone” come un affamato. Un riposino e di nuovo fuori per la cena. Il ristorante ha una terrazza molto bella che dà sulla valley. Il cibo comunque non credo sia all’altezza della situazione, un ristorante europeo della stessa categoria sarebbe abbastanza migliore. Il cameriere prima di consigliarci il vino non ci ha nemmeno chiesto cosa avessimo ordinato. La signora Lappetito, questo il cognome della chef, è ben lontana da un Ferrán Adriá. Comunque per gli standard americani è un ristorante di alto livello e i prezzi lo sono anche… (190$). 08/08/08 Napa – Monterrey – San Simon –San Luis Obispo -Carpinteria Partenza per la costa californiana. Di passo ci fermiamo a Monterrey per vedere le case coloniali messicane e il Fisherman Wharf della città. Pranziamo al ristorante Abbalonetti (63$), dove finalmente provo il cioppino californiano. Buonissimo. Prendiamo l’Highway 1, anziché la 101 perché considerata molto più panoramica. In effetti, è bellissima e merita di essere fatta, nonostante le sue mille curve. Occorre fermarsi ogni 5 minuti per non perdersi niente del paesaggio. Probabilmente il paesaggio migliore della California, una costa selvaggia senza nessuna casa a rovinarne l’effetto. Altro che lo scempio edilizio di molte coste italiane. Arrivati a San Simon, dove pensavamo passare la notte, decidiamo di proseguire per San Luis Obispo e, già che ci siamo, per Santa Barbara. Come dice la Lonely, e qui finalmente ha ragione, non aspettatevi di arrivare a Santa Barbara nel week-end senza avere prenotato e trovare una stanza, impossibile è tutto soldout. Proviamo con Carpinteria, dove troviamo finalmente una stanza. Siamo così stanchi da decidere di comprare una pizza e portarcela in camera per vedere l’inaugurazione dei giochi olimpici di Pechino. 09/08/08 Santa Barbara – San Diego Ritorniamo a Santa Barbara per visitare il court house. Poi scendiamo dalla State street fino al molo, molto più sobrio di quelli visti fino a questo momento che sembravano piuttosto dei luna park. Santa Barbara ci sembra una città ricca e vanitosa, ma ci piace, così tranquilla, ideale per rilassarsi un po’. Nel pomeriggio ci avviamo verso San Diego, dista solo 350 km ma, a causa di un imbottigliamento all’altezza di Los Angeles, arriviamo molto tardi. Come se non bastasse, arrivati in città, inizia l’odissea per cercare un posto per dormire. Se nelle altre città è un po’ difficile trovare un hotel il sabato, a San Diego non pensateci nemmeno di presentarvi ad agosto dopo le 8 di sera senza una prenotazione. Siamo entrati in più di 30 hotel, sono tutti soldout, in qualsiasi zona. Alla fine siamo usciti dalla città e già sull’autostrada abbiamo trovato l’ultima stanza bruttissima e con una puzza di fumo da morire per 120$. Come mi dice ancora una volta Carlos: “oferta-demanda!”. Che ci vuoi fa’? Domani è domenica, cercheremo qualcos’altro. Ceniamo in un ristorante giapponese (56$) vicino al motel. Il posto si chiama Ato e ci sorprende lietamente, siamo abbastanza esigenti con il cibo giapponese perché ci piace tanto. Ci sembrava di essere ritornati a Tokyo.

10/08/08 San Diego Decidiamo di andare al Balboa park. Oggi è domenica e ci dovrebbe essere ambientillo. In realtà è molto tranquillo e ben organizzato. Bello. Cerchiamo di andare a Hillcrast ma le strade sono tutte bloccate, allora ci decidiamo per Little Italy (deserta, dov’è la gente?) e l’Embarcadero. Vediamo un yacht spettacolare con tanto di elicottero sopra. Vivendo a Barcelona siamo abituati a vedere yacht di lusso, ma l’elicottero? A due metri poi vediamo una senza tetto. Nessun commento. Dopo pranzo iniziamo a cercare subito un hotel, per non rivivere l’incubo del giorno precedente. Troviamo una stanza nel Super8, dove finalmente mi prendono i famosi coupons (78$). Chiediamo anche al receptionist se conosce un negozio grande di elettronica. Ci consiglia il Fry’s electronics. Un posto in cui davvero ci si può trovare di tutto, meno la meravigliosa EOS5 che Carlos tanto voleva, è soldout. Andiamo alla bahia sulla spiaggia del pacifico e poi a passeggiare per il molo. Giovane, la media d’età è 20 anni, con i nostri 30 ci sentiamo dei nonnetti. Per cena consultiamo la guida. Uno dei ristoranti consigliati è il Royal Thaï, ci andiamo ma la cinese-thailandese che serve ai tavoli ci sbatte le posate e un piatto davanti e ci rumina qualcosa. Ci alziamo e andiamo via, sicuramente si mangerà benissimo, ma per l’ultima notte a San Diego preferiamo qualcosa di meglio. Arrivando avevamo visto sulla 5º strada un bel ristorante di cucina californiana, il Blue point, ci andiamo. Io prendo una bella aragosta e Carlos un sirloin da re con un buon merlot di Napa come accompagnamento (217$). Ritorniamo all’hotel soddisfatti. 11/08/08 San Diego – Los Angeles Partiamo per Los Angeles, puntando prima per altri 2 Fry’s electronics. Finalmente troviamo sta benedetta Canon EOS5. Cerchiamo un posto vicino all’aeroporto dove passare l’ultima notte e andiamo a comprare una valigia a mano perché le nostre non possono contenere tutto quello che abbiamo comprato. L’ultima sera delle nostre vacanze vorremmo andare a vedere una partita di baseball. Ce n’è una alle 7 dei Dodgers contro i Phillis di Philadelphia. Compriamo 2 bei biglietti da un venditore probabilmente abusivo davanti allo stadio. Ce li fa alla metà del prezzo ufficiale perché comunque la partita sta per iniziare. Capiamo subito che la cosa più importante da fare quando si va a una partita di baseball, non è vedere la partita ma mangiare. I nostri vicini di posto l’hanno fatto per tutto il tempo, ingerendo una quantità di schifezze untuose incredibili. Sul serio dovrebbero fare una bella campagna d’educazione alimentaria lunga qualche anno. Il colesterolo finirà “annientando” gli americani. Ritorniamo al nostro orribile hotel Sea Breeze Inn (55$) per preparare le valigie. Domani mattina presto si parte! Bye Bye Far west!



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