Buenos Aires-Ushuaia zaino in spalla

Un viaggione alla scoperta del Cile e dell'Argentina (in bus e autostop), percorrendo tutta la Carretera Austral, attraverso parchi, ghiacciai, laghi e tanta natura incontaminata
Scritto da: Federico Giotti
buenos aires-ushuaia zaino in spalla
Partenza il: 24/11/2013
Ritorno il: 21/01/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 2000 €

Indice dei contenuti

Il diario che vi apprestate a leggere, descrive una parte della lunga vacanza che ho effettuato da metà novembre a metà gennaio in Sudamerica e, più precisamente, alla scoperta di Argentina e Cile. Ho deciso di dividere in due parti i due mesi di viaggio, in modo da rendere più leggero il diario e soprattutto per poter essere maggiormente esaustivo aiutando chi volesse mettersi in marcia per questi fantastici luoghi, fornendo altresì alcuni suggerimenti ed una guida utile ad affrontare il viaggio.

Ho tralasciato Santiago e Valparaiso in questo racconto di viaggio, inserendole altresì nel diario dell’Isola di Pasqua perché credo possano essere valutate come basi per la partenza e l’arrivo per questa destinazione.

Ho viaggiato zaino in spalla e mi sono mosso utilizzando per lo più mezzi pubblici e qualche volta ricorrendo all’autostop.

24 novembre (Nizza-Buenos Aires)

Partenza da Nizza alle 15.30 con volo della British Airways. Scalo a Londra Heatrow e ripartenza alle 21.45. Arrivo a Buenos Aires il 25 Novembre alle 8.30 del mattino. Scendo e passo 2 ore in coda tra controllo passaporti e bagagli (cercano contrabbandieri di frutta e verdura che possano alterare l’ecosistema argentino). Alle 10.30 sono fuori dall’aeroporto. Prelevo 400 pesos e vado alla ricerca del bus n 8 che porta in centro e ti permette di risparmiare un bel po’ di soldini (5,50 pesos, mi raccomando solo monete, invece dei 100 pesos della compagnia Manuel Tienda y Leon, o ancor peggio dei remise, che chiedono 250 pesos per arrivare in centro).

Se poi come il sottoscritto, non hai moneta, rischi di viaggiare gratis! Il bus ferma in Plaza de Mayo, in centro, proprio ad un passo dalla Casa Rosada. Da lì si può prendere la metro ed arrivare quasi ovunque. Imparo nel Subte (la metro), grazie all’ausilio di alcuni gentili signori, il sistema delle quadre. In pratica ogni via, incrocia con un’altra via, ogni 100 metri. Per cui ad ogni incrocio, sai che hai percorso dal precedente, 100 metri. I numeri civici sono progressivi e vanno in base ai metri corrispondenti e non alla progressione cui siamo abituati. Per cui, se vuoi arrivare al numero 2622 di Avenida Santa Fè, significa che se sei all’inizio della via, devi sorbirti 2622 prima di giungere a destinazione. Inoltre, la progressione in quadre è uguale anche per le vie parallele, per cui in qualsiasi punto ti trovi riesci a capire quando sei quasi a destinazione. Facile, come bere un bicchier d’acqua! La giornata la passo a gironzolare per il quartiere di Belgrano. In strada poca gente perché i negozi sono quasi tutti chiusi visto che è festa nazionale!

26 novembre (Buenos Aires)

La giornata inizia sotto una fitta pioggerellina. Decido di andare a visitare il cimitero della Recoleta. Scendo alla fermata di Pueyredon e a piedi cammino fino al cimitero. Continua a piovere. Visito la Recoleta, dove, tra i tanti nomi illustri, giace sepolta Eva Peron. Concluso il giro, mi dirigo verso la zona della stazione, quartiere Retiro e vado a vedere e chiedere informazioni sugli autobus per Santiago. Dopodichè, di buona lena, torno verso casa. Cena nel quartiere La Canita, a “La parrilla de Tito”, mangiando carne e bevendo una bottiglia di Malbec a 275 pesos in 3… torniamo a casa sotto una pioggia battente.

27 novembre (Buenos Aires)

Mi sveglio con calma tanto fuori piove. Programma: visita al parco 3 febrero e zona di palermo nord ovest. Visito i giardini giapponesi. Ogni tanto il cielo mi riversa addosso un po’ d’acqua. Passo accanto al grande ippodromo di Buenos Aires e a piedi raggiungo Belgrano. Poi vado al centro, in Calle Florida, a cercare gli “arbolitos”, cioè i tizi che cambiano valuta straniera in pesos argentini ad un tasso moooolto favorevole: 1/3 di guadagno rispetto al normale.

Finisco la serata cenando in un locale niente di che e poi in un pub. Il cielo è sereno…

28 novembre (Buenos Aires)

Esco e prendo la metro. Alla stazione di Tribunales ci fanno scendere per un problema sulla linea all’altezza della stazione 9 de julio. Per cui, al diavolo el subte, decido di farmela a piedi: prima tappa, Casa Rosada, dove Eva Peron parlava al popolo argentino. Quindi mi avvio verso San Telmo, quartiere di Buenos Aires conosciuto per i mercatini di antichità e per i ristoranti e molti locali. Quindi continuo verso il quartiere di La Boca, che gode di una cattiva fama, essendo uno dei quartieri più poveri di BA. Pero’ da quando è diventato uno dei quartieri più visitati dai turisti, solo la presenza di qualche furbo borseggiatore può rovinare la bellezza di quest’angolo di BA: le case riccamente colorate con toni accesi e i locali presenti lo consacrano ad una piccola gemma. Visitata la parte turistica del Caminito, pieno di locali di tango (turistico) mi avvio verso lo stadio della Bombonera, cattedrale del futbol mondiale: ma oggi è chiusa al pubblico.

Riparto verso Puerto Madero, parte nuova di BA, equivalente della darsena di Genova, solo più grande con grattacieli alti 50 piani. Ritorno a piedi attraversando BA; arrivo stanco morto a casa, ma la supercena nel quartiere di Palermo al Club Eros mi ridà la carica. E’ un locale di locals: ristorante con annesso campo di calcio a 5, tutto dentro un palazzo: non esiste erba sintetica, ma le dure piastrelle; mangiamo come due maiali (master bife per me: carne con contorno di patatine, melanzane e uovo, una napolitana per il mio amico Gianni, cioè carne tipo milanese con sopra salsa e formaggio fuso) e due litrazzi di birra. Finiamo la serata raggiungendo degli amici di Gianni, alla Catedral del tango, nel barrio Almagro, dove va un altro litro di cerveza, ma senza ballare. Acostumbrate al sabor suramericano de la noche!

29 novembre (Buenos Aires – Santiago del Cile)

Sveglia e ultimi preparativi prima della partenza. Compro le ciabatte, faccio un giro al centro, da Plaza de Mayo fino ad Avenida 9 Julio. Mangiucchio qualcosa a casa e alle 17 sono su un bus diretto a Santiago del Chile.

L’autobus impiega quasi due ore per raggiungere la prima fermata alla periferia di Buenos Aires.

Sul bus ci servono da mangiare e dopo un’ora ancora da mangiare (scopro poi che un pasto era scaduto), poi caffe e buona notte.

30 novembre 2013 (in viaggio per Santiago)

Mi sveglio che siamo quasi arrivati a Mendoza. Lo capisco dal susseguirsi di vitigni: Mendoza è la capitale argentina del vino: da qui in avanti la ruta 7 si addentra nelle Ande e molto lentamente si inizia a prendere quota. Il paesaggio che passiamo è stupendo: la strada serpeggia seguendo il corso del fiume, che nei millenni ha creato un profondo solco e ora scorre rapido verso fondo valle. Raggiungiamo un primo posto di frontiera argentino: un poliziotto sale e controlla nei bagni, poi si riparte. La strada comincia a salire e in una decina di chilometri raggiungiamo i 3000 metri e nascosto dietro un cappello di nubi appare il Cerro Aconcagua. Siamo a 3200 il punto più alto. Verso mezzogiorno siamo sul confine: lunga fila ai controlli. I doganieri setacciano con gli scanner tutti i nostri bagagli in cerca di droga e frutta, verdura e carne, che possa contaminare la preziosa agricoltura cilena. Ripartiamo per una lunga discesa serpeggiante e dopo 2 ore arriviamo alla stazione dei bus di Santiago.

I giorni seguenti li ho trascorsi a Santiago, sull’Isola di Pasqua e a Valparaiso, ma ho deciso di raccontare questa parte in un altro diario di viaggio.

Riprendo il racconto dal:

8 dicembre 2013 (Santiago – Pucon)

Arrivo a Pucon alle 9. Sull’autobus della TurBus (11000 pesos) conosco Tobias, un ragazzo tedesco in viaggio da più di un mese ed insieme andiamo alla ricerca di un ostello: i prezzi sono sugli 8.000. Per strada incontriamo un signore tedesco che ci indica l’Hostal Viktor (7000pesos). Camera da due e internet: molto buono e vicino a tutte le stazioni dei bus, JAC e locali. Affittiamo una mountain bike e andiamo ad affrontare un giro da 70 km: ojos del Caburga (cascata e lago azzurro), lago Caburga, playa blanca, playa negra. Sulla strada del ritorno decidiamo di visitare anche la cascata del rio Turbio, ma ormai è troppo tardi e comincia a imbrunire. Torniamo in città e vado ad informarmi e successivamente ad iscrivermi ad una delle tante agenzie per affrontare l’ascesa al vulcano Villarica il giorno seguente.

9 dicembre 2013 (Pucon)

Sveglia alle 6 e ritrovo ore 7 davanti all’ufficio. Tutta l’attrezzatura viene fornita dall’agenzia (35000 pesos). Siamo in 11, 7 israeliani (2 coppie, due ragazzi e una signora), una coppia di francesi, un messicano ed io, più 4 guide cilene. Arriviamo a quota 1400 con il pulmino, quindi chi vuole può proseguire in seggiovia fino a 1800 e da lì iniziare il trekking su neve. Il messicano, il francese ed io piedi decidiamo di iniziare da quota 1400. Primo stop a quota 2000, dove scattiamo qualche foto e prendiamo fiato. Seconda pausa verso i 2500, dove ricompattiamo il gruppo e riprendiamo quelli che erano saliti in seggiovia. Terza pausa a 2700 e poi, finalmente, arrivo a quota 2800 dopo 4 ore di camminata. In cima la vista è mozzafiato e spazia su tutto il territorio cileno e oltre il confine verso l’argentina. Si vedono in lontananza il Volcan Lanin e il Volcan Osorno. Foto e giro sulla cumbre e poi discesa…di sedere. Davvero una bella esperienza, supportata da una bella e calda giornata.

10 dicembre 2013 (Pucon)

Mi sono fatto convincere dalle guide a restare ancora un giorno a Pucon, per disfrutar de la naturaleza di questo posto, a tratti Svizzera e Giappone. Quindi sveglia presto e alle 8 bus per il parco Huerqueue, 30 km a nord est di Pucon: il mini bus si prende vicino all’ostello e il prezzo, con sconto se fai andata e ritorno è 2600 pesos. Alle 10 siamo là: parto a razzo perché voglio riuscire a prendere il primo bus che rientra a Pucon. Riesco a chiudere in 4 ore il giro dei laghi e delle cascate, lungo 20km, trail fotografico. Alle 14.10 salgo sul mini per Pucon e mi faccio lasciare al bivio per Los Pozones, luogo termale con piscine d’acqua dolce e calda, alcune bollenti. Ingresso 5.000pesos. Il bus ritorna alle 18.30.

11 dicembre 2013 (Pucon – Chiloè)

Sveglia all’alba e alle 6.30 salto sul bus della JAC per Puerto Montt (9100ps). Arrivo alle 11 e in un secondo trovo una coincidenza per Castro (isola di Chiloe) con la Queillen bus (6200). Partenza ore 11.15 arrivo alle 15 con trasbordo ferry compreso nel prezzo. Dal battello avvisto un pinguino, una foca e parecchi pellicani. Arrivo a Castro e cerco l’Hospedaje Marie in calle Pedro Montt, di fronte al porto, su consiglio di una coppia di francesi, conosciuti a Pucon. Il prezzo sarebbe 6000 con internet. Problema: hanno solo doppie e io non posso sdoppiarmi. Trovo diverse soluzioni: alla fine 8000 all’Hospedaje El molo. Stanza mia e bella vista sul porto, in casa di legno stile coloniale e con internet. Mi piace e mi ci fermo due giorni.

Giro per la cittadina, una delle più antiche del Cile, famosa per le sue case/palafitte colorate, uniche nel suo genere. Poi visita alla cattedrale di San Francesco, tutta di legno, monumento nazionale.

12 dicembre 2013 (Castro, Isla de Chiloè)

Vado alla stazione dei bus e prendo il primo colectivo per il Parque de Chiloe. La fermata del parco è nel pueblo di Chacao. Pago 1500 pesos per 35 km di strada percorso dall’autista a tutta velocità e costeggiando per buona parte il lago Huilliche. Peccato per la nebbia e per l’impossibilità di fermarsi, perché lungo la strada c’erano parecchi spot interessanti per scattare qualche bella foto. Arrivo dopo un’oretta di viaggio. L’entrata al parco è gratis: percorro tutti i sentieri segnalati ma, ahimè, rompo il bottone della macchina fotografica. Esco dal parco e mi incammino per un breve tratto verso Castro per scattare una foto a chiesetta di legno e poi prendo il bus per tornare. Mi fermo alla chiesa di legno di Nercon, poco fuori Castro, recentemente ristrutturata e dichiarata patrimonio Unesco. Poi un altro bus e finisco la giornata girovagando per Castro, alla ricerca di un buon locale dove mangiare.

13 dicembre 2013 (Isla de Chiloè – Puerto Varas)

Lascio l’ostello e prendo il colectivo per l’isola di Quinchao, diretto ad Achao e la sua chiesa di legno (1500ps, con trasbordo). Arrivo verso le 11. Visito la chiesa di Santa Maria di Loreto, esempio di tradizione architettonica nota come “Scuola chilota di architettura religiosa in legno” e poi riprendo il bus e mi fermo a Curaco de Velez, per visitare il centro e cercare un posto dove cucinano alcune specialità locali, ma niente, solo a gennaio e febbraio, nel periodo estivo. Allora ritorno al bus, mi mangio un milcao, una specialità cilota, che consiste in un pan fritto, fatto di patate e poi vado a Dalcahue. Compro il biglietto per Puerto Montt (6000pesos) e poi vado a mangiare nella zona della feria artesanal dove c’è un posto con tutti i comedor che preparano specialità cilote. Mi fermo a mangiare e chiedo un curanto e un milcao, più una bottiglia da un quartino di bianco. Arrivano con un piattone con cozze, vongole, costine di maiale, pollo e due palline tipo gnocchi, pucciati nel sughetto… più il milcao e altro pane. Assieme mi portano un vasettino con una salsa piccante e una tazza con brodo da mettere sul curanto… quanto ho speso? 7000 pesos.

Torno rotolando al bus e alle 15.15 partiamo. Alle 19 sono a Puerto Montt. Compro il biglietto x Chaiten (10000 pesos). Puerto Montt non mi piace, almeno a prima vista, per cui cerco un colectivo e mi muovo verso Puerto Varas, un po’ piu piccola e molto graziosa. Arrivo e comincio la ricerca di un ostello: alla fine dopo vani tentativi il destino mi porta in calle Manzanal 95 in casa di una signora e del figlio (Don Andrè) per 7000 pesos a notte, wifi e tanta cortesia: la signora mi prepara il te e poi il figlio mi fa assaggiare un sidro di mele (chiche de manzana casero). Mangio e altri due bicchieri scendono in compagnia: alla fine me ne vado a nanna super rilassato.

14 dicembre 2013 (Puerto Varas)

Di buona lena vado alla stazione dei bus per prendere il primo diretto a Petrohue e il lago omonimo. Prima fermata al salto del Petrohue: 900 pesos di bus e 1500 per il parco. La cascata si vede solo per metà. Se vuoi vederla paga 15000 e vai in barca… Non lo consiglio! Poi esco e vado a piedi fino a Petrohue: 6 km e arrivo al lago. Scatto qualche foto, ma ci sono troppi tafani che mi infastidiscono e così rapidamente ritorno alla fermata e per altri 900 pesos torno a Puerto Varas. Cerco un bus per Frutillar e vado a vederla, visto che le guide ne parlano bene: 900 pesos. Arrivo e trovo parecchie statue di ferro donate dalla Nestlè. Faccio una passeggiata sul lungo lago, scatto qualche foto e mi godo il sole caldo di fine primavera. Il Lago Huilliche con sullo sfondo il vulcano Osorno e il Chalbuco sono una bella cartolina. Ritorno per altri 900 pesos a Puerto Varas e vago aspettando il tramonto per scattare qualche foto. All’ostello la signora mi offre la merenda/cena: pane, burro, formaggio e miele, tutto rigorosamente fresco e del contadino.

15 dicembre 2013 (Puerto Varas – Chaiten)

Don Andrè mi dà un passaggio x 3000 pesos alla stazione dei bus di Puerto Montt: se la prende un po’ comoda e arrivo al pelo. Parto per Chaiten e la Patagonia cilena: lungo viaggio fatto di 3 traghetti e un bus, per attraversare due fiordi e muovere i primi passi sulla Carretera Austral. Spettacolare e, grazie anche al tempo mezzo soleggiato, riesco a scattare bellissime foto.

Arriviamo alle 17.30 a Chaiten, ridente cittadina sotto un po’ meno sorridente vulcano. Chaiten, infatti, nel 2008, fu evacuata per l’eruzione dell’omonimo vulcano, che coprì di cenere la città e di lava la zona boscosa a nord: i 20 km di strada prima di giungere a Chaiten, attraversano una distesa di alberi bruciati. Conosco Gianfranco e Timo, un italiano ed un tedesco ed insieme cerchiamo un alloggio, dato che la connessione per scendere al sud è solo il mercoledì e la domenica. Loro optano per un ostello da 12000 io invece riesco a strappare 8000 in un hospedaje (Chaiten), che però sconsiglio perchè fanno un po’ i furbetti: in effetti a Chaiten un po’ tutti provano a fregare i turisti approfittando del fatto che il povero inerme, si trova in un posto fuori mano e poco servito dai mezzi, sia pubblici che privati, finendo per sborsare ciò che gli viene chiesto! Usciamo a fare due passi e a vedere il bel tramonto nella baia di Chaiten, sempre con l’incombere minaccioso del cono fumante dietro le spalle!

16 dicembre 2013 (Chaiten – La Junta)

Mi sveglio, colazione e via in centro a cercare un bus o una soluzione per uscire da Chaiten: dopo mille problemi, prendiamo un minibus per Villa S. Lucia. Lì il bus ci molla, in un paesino piccolo e ancora più isolato di Chaiten. Incontriamo Jerome, olandese, seduto sotto un albero a leggere: vicino a lui un cartello con scritto La Junta. Il poveretto era lì dal giorno prima! Lo abbordiamo e da tre disperati diventiamo quattro ancora più disperati, ma con un potere economico maggiore. Cerchiamo un modo per arrivare a La Junta e alla fine troviamo un taxi/bus privato che ci porta per 60000 pesos, 15000 a testa. Dobbiamo affrontare 70 km di strada in costruzione, 2 ore buone di viaggio. Arriviamo alle 16.30 e, per non incappare in altri problemi, riserviamo già il bus per il giorno dopo. Cerchiamo e troviamo un fanta ostello e poi con Gianfranco andiamo a fare un giro di perlustrazione del paesello: saliamo ad un belvedere e poi scendiamo fino al fiume. Torniamo, mangiamo e si va a dormire.

17 dicembre 2013 (La Junta – Coyahique)

Sveglia alle 4 e bus alle 5 sotto casa. Il biglietto l’ho pagato fino al parco di Queulat, perché pensavo di fermarmi a visitare il ghiacciaio, ma in extremis decido di proseguire perché è troppo difficile far quadrare le cose, soprattutto per colpa degli scarsi mezzi di trasporto. Questa è la parte più impervia e il tratto più lungo della Carretera Austral: 7 ore buone di viaggio, con incidente annesso! Ci fermiamo dopo 80 km a fare il cid e alle 12.30 siamo a Coyahique. Andiamo alla ricerca di informazioni, tra l’altro, per buona parte errate: cerchiamo un ostello, abbastanza economico vicino al supermercato Unimarc (8000 pesos a testa, ma non ricordo il nome) e ci rilassiamo. Tutti e tre (Jerome ci ha abbandonati) stiamo meditando sul da farsi! La sera usciamo a cenare e si va di parrilla! Il mio stomaco si è ridotto e non riesco a finire la carne (che vergogna),ma in compenso finiamo due bottiglie di Camermer (vino rosso cileno).

18 dicembre 2013 (Coyahique – Cochrane)

Gianfranco ed io abbiamo un bus alle 9.30 per Cochrane, mentre Timo si ferma ancora un giorno perchè ha altre idee. Arriviamo dopo 6 ore di strada, costeggiando laghi e fiumi, nel cuore della Patagonia del sud. Cochrane è un piccolo villaggio, ma grazioso e tranquillo. Purtroppo all’ufficio informazioni mi danno una brutta notizia: il traghetto per la traversata Villa O’Higgins/Candelario Mancilla è caput e non si sa quando lo riusciranno ad aggiustare. Non ci sono nemmeno bus che tornano e allora decido di accompagnare Gian il giorno seguente in perlustrazione al Cerro San Lorenzo. In compenso troviamo un bellissimo campeggio in centro (Hospedaje/camping – Cochrane, 3000 pesos), dove ci sono ciliegi, piante di ribes, more e lamponi self-service.

19 dicembre 2013 (Cochrane)

Alle 11 partiamo con un mini van (Marcial Moya, 3000 pesos solo andata), alla volta del parco del Cerro San Lorenzo. Ci lascia vicino ad un’estancia. Scendiamo e partiamo per l’escursione: prima prova, guadare un fiume. Fortunatamente dopo soli 500 metri troviamo uno strappo su un pick-up di lavoratori che stanno andando nella nostra stessa direzione e ci risparmiano 10 km di saliscendi. Dopodiché riprendiamo la nostra camminata e dopo un’oretta siamo al punto panoramico che spazia su tutta la catena del San Lorenzo. Questo monte, anche chiamato Cochrane, è posizionato sul confine tra Cile e Argentina ed è una delle montagne più alte della Patagonia coi suoi 3700 metri, seconda solo al Cerro San Valentin (4058 metri) ed è coperta da tre grandi ghiacciai. Scattiamo qualche foto e poi lunga discesa fino alla fermata dove ci aveva lasciato il minivan all’andata. Ci salutiamo con Gianfranco, che recupera la sua attrezzatura e decide di partire ed affrontare il Monte San Lorenzo mentre io torno a Cochrane.

20 Dicembre 2013 (Cochrane – Chile Chico)

Decido di passare la giornata andando a vedere il lago Cochrane, visto che il bus per Chile Chico ce l’ho alle 16. Purtroppo non riesco ad arrivare fino al lago, visto che la camminata, su sentieri di media difficoltà, è abbastanza lunga ed io non ho molto tempo: comunque la vista sul rio Cochrane vale la pena di una piccola deviazione. Torno e alle 16 ho il bus! Bus è un parolone: 15 persone tutte stivate come acciughe, per 15000 pesos! Viaggio da dimenticare, se non fosse per il paesaggio: la strada corre lungo il rio Baker e poi salendo e scendendo, costeggia a strapiombo il lago General Carrera. Arriviamo in serata a Chile Chico, piccolo villaggio di frontiera. Conosco due olandesi e troviamo un campeggio insieme. La padrona del camping Kon Aiken (3000 pesos) è molto gentile e ci prenota un bus per il giorno dopo per passare il confine.

21 dicembre 2013 (Chile Chico – Rio Gallegos)

Il bus ci recupera alle 10 al camping. Fa il giro porta a porta e raccoglie mezzo paese. Passiamo il confine e arriviamo a Los Antiguos, villaggio omologo a Chile Chico, ma dalla parte Argentina. Trovo un bus per Rio Gallegos che parte alle 14.30 e lo prendo. Fermata intermedia a Caleta Olivia. Per ore attraversiamo campi petroliferi. Lungo viaggio in notturna.

22 dicembre 2013 (Rio Gallegos – Ushuaia)

Giungiamo alle 8 a Rio Gallegos dove compro un biglietto per Ushuaia. Il bus in ritardo parte alle 10. Perdiamo parecchio tempo alle dogane: attraversiamo due volte il confine per tornare nuovamente in territorio argentino. Arriviamo ad Ushuaia alle 21.45. Con un ragazzo russo, Slava, cerchiamo un ostello. Troviamo posto al Hostal Antarctica (120 pesos a notte con colazione inclusa). Ushuaia ci saluta con un tramonto spettacolare: sono le 23.

23 dicembre 2013 (Ushuaia)

Giro per Ushuaia cercando di organizzarmi per le escursioni dei giorni seguenti. Fa molto freddo, soprattutto per il vento gelido che soffia da sud, direttamente dall’Antartide. Scatto qualche foto e poi rincaso.

24 dicembre 2013 (Ushuaia)

Alle 9 parto per il parco Tierra del Fuego. Passa un minibus a prendermi all’ostello (150 pesos). Arrivo al parco e pago l’ingresso (110 pesos), poi il bus ci lascia all’inizio del sentiero numero 1. Percorro tutti e cinque i sentieri, camminando/correndo per 27 km alla ricerca dei castori, ma niente. Arrivo nel punto finale della Ruta numero 3, che segna 3709 km da Buenos Aires e ben 17000 dall’Alaska. Alle 15 riprendo il bus e torno all’ostello. Nel viaggio di ritorno vedo una volpe, due castori, un cane che gioca con un altalena e un ragazzo con 8 cani al guinzaglio.

All’ostello tutto è pronto per la cena di Natale, offerta dallo staff. Conosco Felice, italiano della Val d’Ossola. Mangiamo come due porci: carne tipo bollito con salse varie, empanadas, insalata e tanta birra e per finire, 2 bicchieri di spumante per il brindisi.

25 dicembre 2013 (Ushuaia)

Buon Natale. E fuori nevica pure! Partiamo con Felice per un’escursione al Glaciar Martial: piove e fa freddo. Dopo 3 ore raggiungiamo il ghiacciaio e il punto panoramico e, sotto un leggero nevischio, pranziamo al sacco. Poi scendiamo e andiamo ad un altro punto panoramico. Ora inizia a nevicare forte, ma a sprazzi si riesce a scorgere un buon panorama su Ushuaia, il canale di Beagle e l’isola di Navarino. Tornando indietro, imbocchiamo un sentiero utilizzato come downhill per mountain bike e poi con tranquillità raggiungiamo l’ostello.

26 dicembre 2013 (Ushuaia – Punta Arenas)

Parto alle 7.30 con un bus per Punta Arenas (675 pesos rubati: il costo sarebbe di 500 pesos se compri il biglietto su internet; 175 sono le spese di agenzia). 11 ore di viaggio e sono lì, nuovamente in Cile. Mi reco alla Comapa (agenzia che gestisce viaggi ed escursioni) per riservare un posto per l’escursione in barca, per vedere una colonia di pinguini di Magellano, ma l’ufficio è chiuso. Gentilmente, un signore che lavora lì e che stava tranquillamente aspettando l’autobus, mi consiglia di recarmi direttamente al porto il giorno seguente che posti ce ne sono. Vado alla ricerca dell’ostello e trovo posto all’hostal Independencia (5000 pesos) e poi, posato il mio fardello, vado a riservare il bus per Puerto Natales per il giorno successivo (5000 pesos).

27 dicembre 2013 (Punta Arenas – Puerto Natales)

Come consigliatomi dal padrone dell’ostello, esco e vado ad aspettare il collettivo numero 15, che puntualmente non passa: allora prendo il bus numero 2 che dopo un giro turistico nei sobborghi di Punta Arenas, arriva al porto Tres Puentes, dove fa capolinea. Da lì mi dirigo all’ufficio per fare il biglietto per l’escursione alla pinguinera dell’Isla Magdalena. Mi metto in coda, ma alla fine ottengo il mio biglietto (18000 pesos). Alle 8 la lancia Malinka parte dal porto. 2 ore di navigazione ed arriviamo all’Isla Magdalena. Puzzo a parte, i pinguini sono davvero tanti, l’isola è piccola e il sentiero conduce, zigzagando tra i pennuti palmati, al faro. Da lì si torna alla barca e dopo altre 2 ore di navigazione, ritorniamo a Punta Arenas. Riesco a prendere un collectivo che per 400ps mi lascia al cimitero monumentale. Scatto qualche foto e poi torno a piedi all’ostello, recupero lo zaino e vado alla stazione dei bus. Alle 15 il bus parte per Puerto Natales. Lì ho un contatto, consigliatomi da Eduardo, il padrone dell’ostello di Punta Arenas: dopo qualche giro a vuoto riesco a trovare l’hostal Rio Tyndall. Non è il massimo, ma è abbastanza economico e comunque pulito. Poso la roba in camera e vado a fare la spesa per il giorno dopo, che in teoria dovrei entrare al Parco Torres del Paine per 5 giorni di trekking. Ritorno all’ostello e incontro Carlo, un italiano di Milano e Diego, uno spagnolo di Bilbao. Mi raccontano la loro disavventura al parco Torres del Paine: in due giorni di escursione si sono beccati acqua, neve, freddo e sono scappati. Cosi devo decidere se andare il giorno seguente o aspettare due giorni, viste le previsioni avverse.

28 dicembre 2013 (Puerto Natales)

Giornata uggiosa. Alla fine decido di non andare al parco e provo ad aspettare sperando che nel pomeriggio smetta di piovere. Ma dopo una falsa illusione durata un’oretta, ricomincia una pioggia insistente e decido di rimandare. Vado a comprare alcune cose che mi serviranno per l’escursione e poi alla stazione dei bus a vedere di trovare un bus che mi porti una volta uscito dal parco a El Calafate. Alla fine ne compro due, per essere sicuro di riuscire a ripartire,visto il periodo di festività e di pieno turistico, ma guardando il meteo decido di tenere il biglietto del 31 dicembre (12000ps). Purtroppo, essendo periodo di vacanza, i bus sono strapieni e bisogna organizzarsi per tempo per non rischiare di rimanere a piedi.

29 dicembre (Puerto Natales – Parco Torres del Paine)

Sveglia all’alba e via a prendere il bus per il parco Torres del Paine (15000 a/r). Partono diversi bus alla stessa ora, quasi tutti pieni: un carnaio. Dopo 2 ore siamo all’ingresso del parco. Paghiamo l’entrata, salatissima perchè stranieri (18000 pesos per gli stranieri e 5000 per i cileni) e poi mille raccomandazioni sul non accendere fuochi. Prendo poi un altra navetta (2500) per l’hotel Las Torres: da lì inizio il sentiero che mi porta alle famose torri, da cui il parco prende il nome. Prima fermata al camping Cileno, dove lascio tenda e materassino al riparo di un capanno porta attrezzi. Riparto e dopo un’ora e mezza sono in cima. Laguna verde acqua e le torri che fanno capolino dietro una coltre di nubi. Mangio un boccone e riparto. Discesa al accampamento cileno, recupero le mie cose, prendo una scorciatoia verso l’accampamento Los Cuernos e da li proseguo verso l’accampamento Frances dove scopro che è un rifugio privato, ma il padrone mi permette di accampare e anzi, probabilmente guardandomi in faccia, dopo 35 km a piedi nei single trek impestati dal fango, mi offre un posto nel dormitorio allo stesso prezzo (4.000pesos).

30 dicembre (Parco Torres del Paine – Puerto Natales)

Sveglia alle 5.30 e partenza per la Valle del Frances, ma percorso qualche chilometro lungo il corso del fiume, la nebbia si fa più fitta e decido di tornare indietro e di recarmi al rifugio Grande Paine: da lì parte il sentiero per il ghiacciaio Grey, lungo 12 chilometri e davvero scenico. Dopo 3 ore e mezza di camminata arrivo al ghiacciaio: non c’è molta gente e mi posso godere lo spettacolo in completa solitudine. Ritorno indietro per lo stesso sentiero fino al Rifugio Grande Paine, dove prendo un catamarano per attraversare il lago. Poi il bus che mi riporta a Puerto Natales.

31 dicembre 2013 (Puerto Natales – El Calafate)

Sveglia alle 5.30. Bus per El Calafate alle 7. Arrivo verso pranzo e vado all’ostello I Keu Ken (110 pesos con colazione). Nel pomeriggio incontro Felice, che ho scoperto è lì da due giorni. Facciamo un giro e poi andiamo a cena: è l’ultimo dell’anno e tutti i ristoranti sono strapieni. Aspettiamo più di un’ora per sederci ad un tavolo nel ristorante Ritz e alla fine, alle 23 siamo pronti per ordinare: carne alla parrilla, una buona bottiglia di Malbec e festeggiamo il 2014!

1 gennaio 2014 (El Calafate – El Chalten)

Alle 9 del mattino ho il bus per il Perito Moreno. Visito questo spettacolo della natura percorrendo tutte le passerelle che ti permettono di vedere da più angolazioni il ghiacciaio. Poi alle 15 ho il bus per El Chalten: incontro molta difficoltà nel trovare un posto per dormire e alla fine, scovo una sistemazione economica nell’ostello El Chalten (80 pesos).

2 gennaio 2014 (El Chalten)

Giornata stupenda. Decido di partire per la prima escursione nel Parque Los Glaciares e affrontare il sentiero Laguna Torre arrivando fino al Mirador Maestri, con vista spettacolare sul ghiacciaio e il Cerro Torres. Poi scendo e provo a raggiungere il sentiero che porta al Cerro Fitz Roy, ma comincia ad essere tardi e decido di tornare in paese.

3 gennaio 2014 (El Chalten)

Giornata meno bella del giorno precedente. Escursione al Cerro Fitz Roy fino alla laguna de Los Tres: bellissima vista sul monte e sui due laghi. Ritorno al paese e mi vedo con Felice, che nel frattempo è arrivato a El Chalten: si va a mangiare una parrilla di cordero e solito Malbec (300 pesos in due) e ci organizziamo per il giorno seguente.

4 gennaio 2014 (El Chalten)

Prendo minibus per il rifugio El Pilar. Incontro Felice e insieme andiamo all’accampamento Poiconet a piantare le tende. Da lì partiamo per la Piedra del Fraile, facendo tappa alla laguna Blanca e all’omonimo ghiacciaio. Poi sentiero lungo il corso del rio Blanco fino alla biforcazione per il Fraile. Attraversiamo una foresta di lenga e incontriamo tantissimi picchi. All’incrocio decidiamo ritornare, attraversando il rio Electrico, visto che abbiamo ancora molta strada da percorrere. Autostop fino al salto del Chorillo: risaliamo il sentiero lungo il rio, fino ad incontrare il sendero Fitz Roy all’altezza del mirador Fitz Roy. Ancora un piccolo sforzo e siamo all’accampamento, dopo più di 30 chilometri di sentieri.

5 gennaio 2014 (El Chalten – Candelario Mancilla)

Mi sveglio all’alba. Saluto Felice e parto per rifugio El Pilar, dove attendo un minibus per la laguna del deserto (150pesos). Arrivo con 10 minuti di ritardo e perdo la prima barca. Prendo quella delle 11.30, leggermente più cara (195pesos). Mezz’ora di traversata un po’ movimentata per le onde e il forte vento e sono alla punta norte. Sbrigo le pratiche doganali e inizio il sentiero. 3 km di salita. Incontro un ragazzo cileno, Juan Carlos, che spinge bici in salita. Mi fermo e scatto qualche foto alla linea di frontiera. Mi attende ancora una lunga camminata in territorio cileno, attraverso boschi, un aeroporto e, infine, dopo una lunga ed estenuante marcia, arrivo al posto di controllo dei Carabineros de Chile. Controllo passaporto e via per l’ultimo chilometro che manca al campeggio. Dopo 22km di duro sentiero attraverso una terra di nessuno e desolata, con 25 kg di zaino sulle spalle, giungo a Candelario Mancilla, primo “villaggio” cileno sulle rive del lago O’Higgins. Mentre monto la tenda, arrivano Barbara e Maria, due ragazze tedesche incontrate lungo la strada. Ceniamo insieme con le loro provviste.

6 gennaio 2014 (Candelario Mancilla)

Sveglia alle 7.30 e corsa ad ascoltare la radio. Per vento forte la barca non parte. Si va dai carabineros a vedere il clima. Juan Carlos, metereologo per l’Armada Chilena, legge il meteo e prova a fare un pronostico: ci aspettano 3 giorni di tempo brutto e vento forte. Torniamo, raccogliamo fragole, calafate (un tipo di mirtillo autoctono) ed erbe e prepariamo una minestra. Per la cena carne (2000 ps al kg) e pane (1000 ps 4 panini). 2kg di carne in 4… più birra (1500ps).

7 gennaio 2014 (Candelario Mancilla)

Sveglia e radio: niente barca! Facciamo un giretto fino al fiume e poi proviamo a pescare. Anche la pesca non è fortunata. Torniamo al campeggio e smontiamo le tende, vista la previsione di Juan Carlos e l’arrivo di un forte temporale, ci trasferiamo nelle cabanas di Candelario Mancilla. Cena a base di carne e riso e pane (2kg di carne).

8 gennaio 2014 (Candelario Mancilla)

Come da pronostico piove. Andiamo alla radio e no barca! Passiamo la giornata piovosa in casa dei padroni del campeggio, i Candelario, giocando a Karioka, un gioco di carte cileno.

Karioka: 12 carte a testa. Prendi una carta e scarti. Puoi scendere sul tavolo se hai un tris, ma non puoi chiudere. Devi aspettare un giro. Chi segue non può prendere una carta dagli scarti se il giocatore precedente ha giocato. Si contano le carte che uno ha in mano. Successione: 1 tris, 1 tris e 1 scala, 2 tris, 2 tris e 1 scala, 3tris, 2 tris e 2 scale, 3 scale, scala reale…

Nel tardo pomeriggio accendiamo il fuoco per la cena e dalle tenebre e sotto una pioggia battente, giunge un altro ospite: si chiama Abel, è americano e sta attraversando il Sud America in sella ad una bicicletta artigianale. Aggiungiamo un posto a tavola alla nostra parillada.

9 gennaio 2014 (Candelario Mancilla – Villa O’Higgins)

“O’Higgins-Candelario barco ha salido”: la radio finalmente ci avvisa della partenza del traghetto, che impiegherà quattro ore ad attraversare l’intero lago ed arrivare a Candelario Mancilla.

Prepariamo tutto e scendiamo al porto ad aspettare la barcaza. Incontriamo un vagamondo di Mallorca, anch’egli giunto in nottata e rimasto a dormire in una baracca vicino al porticciolo. Arriva la barca e scendono parecchi ciclisti. Saliamo e il capitano ci avverte che sara’ un lungo viaggio. Passiamo in rassegna tutti i “villaggi” del lago e poi, giunti nell’angolo più remoto del lago, scaricato un gruppo di americani che partivano per un mese di avventura tra i ghiacci dello Yelo Patagonico Sur, iniziamo la lunga risalita del lago O’Higgins. In lontananza vediamo pure il glaciar O’Higgins e numerosi timpanos de yelo (iceberg).

Alle 23 giungiamo stremati a puerto Bahamondes e con altri 20 minuti di bus, arriviamo a Villa O’Higgins. Paghiamo il trasporto ( barca+bus 42000) e andiamo in ostello (El mosco 5000 ps per persona in tenda).

10 gennaio 2014 (Villa O’Higgins – Cochrane)

Il bus per Cochrane parte alle 9 (8000 pesos), ma alle 7 del mattino sono già in giro per Villa O’Higgins. Le ragazze tedesche mi accompagnano sul bus per la stessa direzione, mentre Juan Carlos e Abel, si fermano un giorno a Villa O’Higgins. Alle 16, dopo un ennesimo viaggione su strade disastrate, giungiamo a Cochrane, dove avevo già pernottato qualche settimana prima. Al porto di Yungay chiedo a due ragazze come si mangia la nalca, una pianta dalle grosse foglie, simile al nostro rabarbaro, che viene utilizzata nella preparazione del ceviche: il gusto è quello del sedano, a leggermente asprognolo. A Cochrane, appena scesi dal bus e lasciato gli zaini al campeggio, andiamo a comprare il biglietto per Puerto Rio Tranquillo e facciamo provviste per i giorni a seguire.

11 gennaio 2014 (Cochrane – Puerto Rio Tranquillo)

Il bus parte alle 9 per Puerto Rio Tranquillo (6000 pesos) e come sempre è pieno zeppo. Assieme alle due tedesche, giungiamo alle 11.15. Montiamo le tende in un camping vicino al fiume Tranquilo e poi riusciamo ad effettuare l’escursione in barca alla Capilla de Marmol (10000 pesos, 45 min), viste le perfette condizioni di tempo e di vento.

La Catedral de Mármol, la Capilla de Mármol e la Caverna de Mármol, sono formazioni granitiche sulle rive del Lago G. Carrera a 10 minuti di barca da Puerto Rio Tranquillo. L’escursione in barca conduce all’interno di queste meraviglie della natura, apprezzando i giochi di colori, creati dal sole e dall’acqua che si rispecchiano sulle pareti marmoree.

Torniamo, mangiamo in riva al fiume e poi riusciamo a contrattare per un giro nella valle exploradores (bus privato 35+5mancia), valle di accesso al Parque San Rafael. Giungiamo al parcheggio del mirador de glaciar exploradores (3500 pesos), che si affaccia frontalmente al Monte San Valentin.

Ritorniamo al campeggio e ci prepariamo una cena sulle rive del lago Carrera.

12 gennaio 2014 (Puerto Rio Tranquillo – Coyahique)

Bus alle ore 11.30 per Coyahique (9000ps) e arriviamo alle 15.30. Le due ragazze tedesche hanno un contatto a Coyahique e riescono ad imbucarmi con loro. Come sempre, il problema più grosso rimane quello di trovare una soluzione per muoversi nei giorni a seguire, vista la scarsa disponibilità di mezzi di trasporto. La soluzione la troviamo nel pomeriggio: prenotiamo un biglietto per il Parque di Queulat, che avevo bypassato all’andata, con la compagnia Aguila Patagonica (7000 pesos) e poi compriamo il successivo passaggio per il giorno seguente da Puyuhuapi a Villa Santa Lucia (18000 pesos). La sera andiamo a vedere un concerto di cantanti locali, ma non essendo di nostro gradimento, rimaniamo un’ora e poi veniamo via. Andiamo in un ristorante peruviano e mangiamo ceviche e pisco sour.

13 gennaio 2014 (Coyahique – Parque Queulat)

La mattinata è libera: per una volta riesco a vivere tranquillo senza dover correre a cercare mezzi di trasporto e mi concedo un giro culinario per Coyahique. Partiamo alle 15 col bus per il Parque di Queulat e arriviamo dopo l’ennesimo sbattone sulla Caretera Austral alle 19. Proviamo ad entrare nel parco, ma per un soffio troviamo il gate chiuso. Il guardia parco ci dice che possiamo entrare prima dell’apertura, che sarebbe alle 7.30, e pagare dopo il ticket, visto il problema di coincidenza con il bus del giorno successivo. Torniamo alla Carretera Austral, dove al bivio c’e’ un camping improvvisato. Vista la previsione di pioggia, decido di accamparmi in un bus ostello, alla “Into the wild”!

14 gennaio 2014 (Parque Queulat – Villa Santa Lucia)

La previsione non aveva sbagliato e nella notte scende un po’ di pioggia, ma fortunatamente, nel camping bus non piove. Ci svegliamo presto per entrare al parco prima dell’orario di apertura, in modo da avere più tempo per vedere il Ventisquero Colgante: un’ora e mezza di trail fangoso e siamo al mirador! Peccato che non si veda niente per la fitta nebbia! Ma la perseveranza ci premia e dopo un’ora di lungimirante attesa, uno spiraglio si apre e in tutto il suo splendore ci appare il ghiacciaio sospeso e la sua cascata! Stupendo! Torniamo a valle e prepariamo i bagagli e aspettiamo il bus della becker diretto a nord. Con un’ora di ritardo sulla tabella di marcia (e poi scopriremo perche’) arriva e ci carica! Io mi fermo a Villa Santa Lucia, mentre Barbara e Maria, le due ragazze tedesche proseguono per Chaiten! Aspetto la coincidenza per Futalefu e dopo poco tempo arriva il pulmino: solo due posti e me li fregano una coppia di americani! Non mi resta che andare sulla strada e fare l’autostop! Con me ci sono anche due israeliane, appiedate anch’esse dagli americani. Trovo un camping e aspetto il giorno che verrà!

15 gennaio 2014 (Villa Santa Lucia – Esquel)

Il giorno che verrà mi porta consiglio, grazie a due ragazzi cileni che avevano la tenda vicino alla mia! Mi consigliano di andare a Chaiten, dove ho più possibilità di bloccare un posto sul bus. E cosi faccio: alle 7.30 sono sul bus (1000ps) e alle 9 giungo a chaiten: mi fermo all’agenzia dove si prenotano i bus e riesco ad accapparrarmi un posto per Futalefu (2000 pesos), sperando di riuscire in qualche modo a raggiungere il confine argentino. Alle 17 sono a Futalefu! Con molta fortuna trovo anche un bus che va al confine (2500 pesos) e da li uno che va ad Esquel (44 pesos argentini), in Argentina e così, alle 22 sono tranquillo in Argentina! Ad Esquel dormo in una camerata da 10, con 12 ospiti! Hostel del caminante (100 ps).

16 gennaio 2014 (Esquel – Bariloche)

Alle 6.30 ho il bus per El Bolson (27ps): arrivo alle 10. Compro subito un biglietto per Bariloche (50ps) e vado in giro per la feria artesanal, dove compro due zucche per il mate (50ps e 5000 ps). Poi vado a visitare una fabbrica di birra la Otto Tipp, dove ascolto la spiegazione, due volte e scrocco due bicchierini: purtroppo vorrei anche bere un bel bicchiere di birra artigianale gelata, ma non avendo banconote in tagli piccoli, il ragazzo al bancone mi offre una bevuta… buona, soprattutto perchè gratis!

Alle 13.50 ho il bus per Bariloche e alle 16 arrivo. Cerco il campeggio (al km 2,9 più 250 metri di vertical) pago 90 pesos per mettere una tenda e mi fiondo sulla strada a prendere al volo il primo coletivo per Llao Llao a vedere uno dei tanti laghi della regione, il più pittoresco, come mi era stato consigliato. La strada è lunga e giungo poco meno di due ore prima del tramonto per cui, scatto giusto due foto e ritorno. Mi fermo alla Cerveceria Blest, al km 11,9. Mangio un pane ripieno di salsiccie e chorizo e bevo una rossa per 168 pesos, non proprio regalato… torno alla strada e decido che devo smaltire la cena e mi sparo 9 km a piedi per tornare al camping…

17 gennaio 2014 (Bariloche – Buenos Aires)

Sveglia e preparativi per andare a prendere il bus numero 20 che va all’aeroporto di Bariloche. Lascio i bagagli in custodia alla stazione dei bus e faccio un giro per Bariloche. Alle 15 sono in aeroporto e alle 16.30 volo verso Buenos Aires. Arrivo all’Aeroparque Newbery in centro città. Prendo un coletivo e un subte e alle 19.30 sono a casa del mio amico, dove ad accogliermi ci sono i due padroni di casa: due gatti. Il mio amico è rientrato in Italia e mi ha lasciato le chiavi di casa. Fa un caldo porco! Esco a fare un po’ di spesa e a cambiare euro al mercato nero e faccio l’affarone cambiando a 14,75 e poi 14,40, quasi il doppio di quanto cambiano in banca. Niente male! Girovagando incontro un negozio di modellismo e compro un regalo.

18 gennaio 2014 (Buenos Aires)

Visto che tra il caldo e le zanzare ho dormito poco, me la prendo comoda e mi alzo con calma. Giornata senza particolari mete: vado a cercare dei libri in Avenida Corientes e ne trovo uno e poi vado a San Telmo per cercare un ristorante consigliato dalle due tedesche, ma non mi ispira, per cui mi sgolo una birra gelata e decido di andare a Palermo Soho al club Eros, dove ero andato col mio amico, prima di partire per l’avventura. Arrivo facilmente, grazie ad internet: in calle uriarte all’angolo con avenida nicaragua. Stavolta provo la milanesa alla portena ( milanese con cipolle, pancetta, patate fritte) un bombon suizo e un mezzo vino tinto (149 pesos in totale con mancia). Torno al bus e via verso casa a fare la prima lavatrice!

19 gennaio 2014 (Buenos Aires)

Esco di casa, prendo il 152 fino alla stazione di maipue da lì il tren de la costa (10pesos) per El Delta. Arrivo e faccio un giro per la cittadina di El Tigre e il suo estuario, fitto di canali. Poi torno, stavolta a prendere il treno normale (1,10) fino al paesino di San Ignazio. Faccio un giro, mangio uno yogurt: è domenica, in giro non c’è anima viva, vuoi per il caldo torrido del primo pomeriggio bonarensiano. Ritorno al treno, scendo alla stazione di Belgrano e vado a casa a fare la seconda lavatrice e poi vado alla Boca alla ricerca dei tanghisti. Non li trovo, in compenso c’è poca gente e scatto un po’ di foto senza calca. Passo pure dalla bomboniera, che stranamente è chiusa e poi torno a piedi verso San Telmo. Qui l’ultimo saluto della città, con gente che suona liberamente per Avenida Defensa, mercatini, tanta vita e la Buenos Aires festosa che mi mancava. Poi a piedi fino ad avenida Santa Fe, salgo sul coletivo e a raggiungo casa a preparare gli zaini.

20 gennaio 2014 (Buenos Aires – Nizza)

Ore 7.30 sveglia. Riempio gli zaini e alle 9.05 sono fuori casa. Saluto i gatti e vado al subte. Cosa mai successa, aspetto 20 minuti la metro, che e’ stracolma. Arrivo alla fermata di Catedral sudato marcio. In lontananza sfila un bus numero 8: per 30 secondi lo manco. Vado alla fermata, ma per fortuna ne arriva un altro in 15 minuti. In 2 ore sono in aeroporto. Sbrigo il check in e alle 14.30 l’aereo parte. Scalo al mattino a Londra e arrivo a Nizza il 21 gennaio nel tardo pomeriggio.

Conclusioni: è stato un viaggio stupendo, il mio primo zaino in spalla.

I luoghi visitati sono incantevoli. La gente sempre disponibile e non ho incontrato situazioni di pericolo.

Consigli

I mezzi di trasporto in Argentina ed in Cile, fatta eccezione per la Caretera Austral, sono efficienti e numerosi.

Il Cile, da Santiago a Puerto Montt e l’isola di Chiloè è servitissimo: purtroppo lo stesso discorso non vale per la Caretera Austral, soprattutto il tratto che va da Chaiten a Coyahique. I mezzi di trasporto sono inesistenti in alcuni tratti (Villa Santa Lucia – La Junta) e nei periodi estivi sono presi d’assalto dai turisti. È impossibile prenotare e bisogna armarsi di pazienza, ma soprattutto, a differenza del sottoscritto, avere tanto tempo a disposizione. Il mio consiglio, soprattutto per chi non avesse tanti giorni da spendere, affrontare questa parte del viaggio in compagnia di altre persone, affittando un’auto o un mezzo, per poter essere indipendenti e potersi muovere liberamente, scoprendo molti posti sperduti, raggiungibili solo con un veicolo. Le strade non sono particolarmente devastate, ma bisogna fare molta attenzione quando si guida, soprattutto per via degli altri guidatori: si tratta di vie sterrate molto trafficate dai mezzi pesanti e i bus di linea sfrecciano a tutta velocità e gli incidenti sono all’ordine del giorno (vedi racconto).

Ho incontrato molti ciclisti lungo il viaggio, ma è un’esperienza che non farei in bicicletta: troppa polvere e troppi chilometri da affrontare senza alcun villaggio dove fermarsi per la notte.

Consiglio di studiare bene l’itinerario da casa prima di partire e poi in loco prendere tutte le informazioni su compagnie di bus, traghetti che effettuano la tratta Puerto Montt-Coyahique-Villa O’Higgins.

Per i più temerari, consiglio l’attraversamento del confine Argentino-Cileno, da El Chalten a Villa O’Higgins: molto suggestivo, ma non proprio facile, tutto interamente a piedi o in bici. Anche in questo caso, raccomando di informarsi bene prima di intraprendere l’escursione.



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