Budapest: regalo di compleanno
Budapest è la capitale dell’Ungheria. Le colline di Buda e la zona di Obuda si estendo sulla riva sinistra del Danubio, mentre la piana di Pest occupa il lato destro del fiume. Budapest fu fondata nel 1873, come è facilmente deducibile dal nome, nasce come la fusione di tre distinte città: Buda, Obuda e Pest. Da un punto di vista storico, senza andare troppo nel passato, bisogna ammettere che Budapest e la stessa Ungheria hanno pagato un prezzo molto alto per essersi prima alleate con l’Austria e poi con la Germania Nazista. Infatti, dopo le sconfitte, in entrambe le guerre, il paese perse molto del suo territorio e a seguito degli accordi di Yalta si è ritrovato a far parte della zona Europea d’influenza Sovietica. Solamente nel 1989, caduto il comunismo, il paese ha potuto riguadagnare la propria sovranità. Dal 2004 l’Ungheria è entrata a far parte dell’Unione Europea. Budapest è anche una delle più grandi città termali dell’Europa. Vi sono infatti, numerose sorgenti naturali di acqua calda con diverse proprietà terapeutiche. Furono i turchi, per primi a sfruttare al meglio queste sorgenti, nonostante fossero già note in epoca romana. Oggi si può scegliere tra una vasta gamma di piscine e strutture. Sceglieremo anche noi…
Talvolta Budapest è descritta come la Parigi dell’Europa centrale. Beh… ci siamo rimaste solo 4 giorni ma sono bastati a farci innamorare di questa splendida città. Un po’ meno degli ungheresi: non li abbiamo trovati molto simpatici.
Venerdì 16 febbraio 2007 Partiamo un venerdì mattina da Torino con un bus che ci porta direttamente a Malpensa (23 € A/R). Ed è così che quasi subito mi ricordo perché non mi piace partire da Malpensa ma preferisco Caselle… Non si arriva mai! Il bus viaggia veloce in autostrada ma intanto, tra uscire da Torino e raggiungere Malpensa facendo il giro turistico del novarese sono passate più di due ore.
In aeroporto con calma facciamo il check-in e in orario, l’Alitalia imbarca il nostro volo. Arrivate a Budapest il sole è già tramontato. Sono da poco passate le 17 ma è già notte. Ritiriamo i nostri bagagli, qualche soldo al bancomat e andiamo a comperare i biglietti per il bus ed il metrò che ci porterà in centro città. Cominciamo subito bene, chiediamo quattro biglietti del bus, la signora con fare annoiato ci consegna quanto richiesto e ci informa del prezzo da pagare. Le porgiamo i soldi e lei ci restituisce il resto.. Sbagliato. Le facciamo notare l’errore e con fare candido ammette di essersi dimenticata di darci tutto il resto. Ah ah ha… lo avevamo letto su un forum su internet di controllare sempre il resto perché spesso e volentieri si sbagliano… si vede che alle elementare l’aritmetica non la insegnano molto bene!! Ah ah ah Prendiamo così il nostro autobus (bus 200 – 230HUF) e arrivate al capolinea, una stazione di periferia che ha visto tempi migliori, prendiamo il metrò (M3 – linea blu – 230HUF). Abbiamo scelto di pernottare abbastanza in centro a Budapest per cui abbiamo scelto il Marco Polo hostel. La struttura è pulita, ben tenuta e ci pare anche abbastanza tranquilla. Noi abbiamo prenotato una camera doppia con il bagno privato. A riceverci alla reception una ragazza che fa questo lavoro per lo stipendio e non per passione visto l’entusiasmo e la gentilezza che sfodera in ogni cosa che fa e dice. Saldiamo il conto della camera, rigorosamente in contanti, non accettano carte di credito (6.500 fiorini ungheresi per notte per persona compresa la colazione – Marco Polo Hostel – 1072 Budapest, Nyàr utca 6 – www.Marcopolohostel.Com). Ci consegna le chiavi della camera, ci illustra gli orari per la colazione e ci chiede 5 euro di cauzione per la chiave. Le chiediamo se serve altro o è tutto e lei ci dice di si, consegnandoci la fattura per i pernottamenti inviandoci a conservarla. Qualità e cortesia non è di certo il motto di questo posto… come scopriremo nei giorni a venire, si può dire tutto tranne che le persone alla reception brillino in quanto a gentilezza e simpatia. Sistemata la nostra roba usciamo per la cena. Passiamo davanti alla Grande Sinagoga che visiteremo nei prossimi giorni e andiamo a cenare in un locare poco lontano. Finita la cena ci concediamo due passi per la città, raggiungiamo il ponte delle Catene. La cittadella e il castello illuminati la fanno da padrone. Non c’è moltissima gente in giro e ogni tanto qualche goccia di pioggia fa la sua comparsa. Così rientriamo in camera, la nostra prima serata in città si va concludendo.
Sabato 17 febbraio 2007 Ci svegliamo presto, il tempo fuori non promette molto. Ci prepariamo e scendiamo per la colazione. La porta che conduce alla sala della colazione è ancora chiusa, alla reception non sono affatto cortesi quando Roberta chiede informazioni. Molto più gentile è una signora che sta facendo le pulizie nel corridoio, ci spiega che molto probabilmente i ragazzi della reception non hanno ancora aperto la porta ma che se usiamo l’ascensore ci arriviamo lo stesso. Detto fatto… La sala della colazione è un po’ una delusione. Non è altri che il pub sottostante l’ostello; utilizzano le sale del pub come sale per la colazione. Il tavolo con il buffet per la colazione è già apparecchiato ma, tutto intorno, per il locale, si stanno facendo le pulizie; così ci cerchiamo un angolo dove oltre a non dare fastidio a chi fa le pulizie possiamo anche sederci visto che molte sedie sono accatastate in un angolo in attesa che il pavimento venga lavato. In una delle due sale ci sono ancora quattro persone ad un tavolo che devono birra… abbiamo l’impressione che questi siano ancora i clienti della sera precedente. Intanto altre persone arrivano per la colazione e la loro espressione perplessa sulla faccia parla chiaro. Di positivo c’è che per colazione c’è tutto quello che di può voler mangiare, dolce, salato, caldo e freddo.
Vogliamo iniziare la nostra visita da Obuda, quindi uscite dal nostro ostello ci incamminiamo subito verso questa destinazione. Prendiamo Muzeum krz. Passando davanti al Magyar Nemzeti Galeria ed al tempio calvinista per poi arrivare al Mercato Centrale Coperto: è il più grande mercato coperto della città. Di fianco al mercato vi è il maestoso edificio dell’Università di Corvinus Budapest. Davanti a noi il ponte della Libertà. Il ponte venne costruito tra il 1894 ed il 1899. Fu inaugurato dall’imperatore Francesco Giuseppe. Proprio lui, il marito di Sissi! Chi non ha visto almeno una volta i film polpettoni che ne narrano la storia!. Sulla sommità del ponte si possono osservare gli stemmi reali.
Attraversiamo così, su questo storico ponte, il Danubio. Il “Bel Danubio Blu” come intitolava un’opera di Strauss, ma oggi non è più tanto blu.
Dall’altra parte del ponte troviamo l’hotel Gellert con l’omonimo complesso termale. Questo complesso, costruito ai piedi del monte Gellert, da cui prende anche il nome, risale agli inizi del secolo scorso (1912-1918) ed è uno dei più vecchi complessi termali presenti in città.
Lasciato l’hotel Gellert ci dirigiamo verso la Chiesa della Grotta. Si trova sul lato sud del Monte Gellert. Fu costruita nel 1926 sul modello del santuario di Lourders per ordine dei monaci paolini. Dopo un po’ di traversie varie, tra cui lo scioglimento dell’ordine da parte di Giuseppe II, la muratura dell’ingresso da parte dei comunisti che accusarono i monaci di tradimento negli anni cinquanta, finalmente nell’agosto del 1989 la chiesa ed il monastero vennero riaperti. L’ingresso della chiesa è gratuito, è ancora presto e non ci sono molti turisti. All’ingresso della chiesa c’è una statua di Santo Stefano. E’ un ambiente piccolo, raccolto, particolare. L’organista sta facendo le prove e la piacevole musica che si diffonde per la chiesa da un atmosfera molto particolare al luogo. Molto bella.
Lasciata la piccola chiesa della Grotta (Sziklatemplom) ci incamminiamo, seguendo i diversi sentieri che ci sono su questo lato del monte Gellert, verso la sommità dello stesso (140 mslm). Forse è inverno o forse funziona come da noi, ma i giardini non brillano di certo. Sembrano un po’ quelli che ci sono in Italia. Aiuole con qualche ciuffo di erba sparpagliata, panchine pasticciate e rifiuti lasciati a terra in ogni angolo. In punta al monte Gellèrt, oltre ad una comitiva di italiani, si trova il monumento della Liberazione. Da un punto di vista panoramico: si domina tutta la città. La vista è molto bella, peccato per il sole un po’ malaticcio e per il cielo grigio. Questo monumento fu eretto per ricordare la liberazione di Budapest nel 1945 ad opera dell’esercito russo. La figura centrale del monumento è una donna che regge una foglia di palma. Da un punto di vista storico, l’arrivo dei russi a Budapest, significò certo la liberazione ma anche l’inizio del dominio sovietico. Originariamente il monumento presentava anche una figura di un soldato russo che fu rimosso dal medesimo quando cadde il comunismo. Riprendiamo la nostra strada verso la cittadella, scendiamo dal monte Gellèrt passando vicino alla Statua di San Gellèrt, a parte qualcuno che porta a spasso il cane non incontriamo altre persone. Questo monumento, di San Gellèrt, di notte è illuminato ed è particolarmente suggestivo,visto da lontano, ma ora vuoi per i rami spogli degli alberi, per il leggero degrado di questa zona del monte ma a noi non ci fa una grossa impressione, per non dire nessuna. Comunque si dice che in questo preciso punto, dove è stato eretto il monumento, fu assassinato il vescovo Gellèrt nell’XI secolo. Si narra che fu gettato, rinchiuso in un barile, nel Danubio, ad opera di un gruppo di cittadini che non gradiva l’adozione del cristianesimo come religione di stato.
Il ponte Elisabetta, che non attraversiamo perché proseguiamo verso il Palazzo Reale, fu costruito, originariamente nel 1897-1903. Nel 1945 fu distrutto, come gran parte della città per essere poi ricostruito nella forma in cui lo possiamo ammirare ora. Il Palazzo Reale è ricco di storia; in tempi più recenti, si fa per dire, gli Asburgo costruirono qui la loro residenza. Passando attraverso la porta dei Leoni, vegliata da 4 statue di leone risalenti al 1901, arriviamo nel cortile posteriore del Palazzo Reale dove si erge la fontana di Màtyàs,disegnata nel 1904 e rappresentante il re Mattia Corvino. Il re Màtyàs, detto sinceramente, non lo conoscevo prima e non è che ne so molto di più adesso, ma fu un importante re rinascimentale, così dicono i libri di storia, a lui è dedicata anche una delle chiese più importanti della città per cui… La sua figura è ricca di aneddoti e leggende. Il monumento, la fontana, rappresenta infatti una scena di caccia in cui si dice che il re incontrò una bellissima, e figuriamoci se era brutta, giovane contadina che si innamorò di lui. Come va a finire la love story non si sa. Si sa però che se gettate una monetina nella fontana vi assicurate di fare ritorno a Budapest un’altra volta.
Ci spostiamo poi nel cortile principale, da cui si gode di un ottima vista sulla città, per entrare a visitare la Galleria Nazionale Ungherese, l’ingresso è gratuito, fu inaugurata nel 1957 e ospita una ricca collezione di arte ungherese dal Medioevo al XX secolo. E qui i turisti sono sbucati, sembra quasi che si siano riversati tutti qui. Intorno alla porta costruita nel 1903 per entrare nel Palazzo Reale attraverso la Scala degli Asburgo ci sono talmente tante persone che sembra di essere in un formicaio. Ecco perché non c’era nessuno negli altri posti.. .Sono tutti qui. È come dargliene torto.. Il posto è un incanto e la vista sulla città spettacolare.
Per i più pigri c’è una teleferica che porta, dai piedi del ponte delle Catene fin qui.
E finalmente eccoci nella città vecchia di Buda o anche la zona del Castello. La zona è molto bella ed è piacevole passeggiare per queste viuzze. Cominciamo dalla piazza delle Trinità dove, nel 1713, a seguito di una brutta epidemia di peste, le epidemia non sono mai simpatiche, eressero una colonna rappresentante la Santa Trinità. Davanti a noi la Chiesa di Màtyàs e a pochi passi il Bastione dei Pescatori. Davanti alla statua di Stano Stefano, che oltre ad essere il primo re ungherese fu anche colui che convertì l’Ungheria al cristianesimo, sono fermi due falconieri con due uccelli. Il marito, esperto di ornitologia è a casa, quindi a me e Roberta non resta che fotografare questo enorme rapace appollaiato vicino alla statua per poterci poi far dire di cosa si tratta. Che fenomeni!!!! La chiesa di Màtyàs (ingresso 650 HUF) fu costruita tra il XVIII e il XV secolo. Alcune parti risalgono addirittura al regno di Sigismondo di Lussemburgo (che nome questo!!!). La chiesa prende comunque il nome del re Màtyàs che fu colui che la ampliò ed arricchì. Durante la dominazione turca fu trasformata in moschea. Fu più volte distrutta e ricostruita. Molto belle sono le sue vetrate ed il suo pulpito.
Terminata la visita alla chiesa ci spostiamo sul Bastione dei Pescatori. Da questo monumento si gode di una bella vista sulla città e sul Danubio. Questa particolare costruzione risale al 1895 ed è sorto nella piazza dove, in epoca medioevale, si vendeva il pesce. Infatti mi sfuggiva un po’ il senso del nome! Percorriamo la via della Fortuna, passiamo davanti alla torre della Chiesa di Maria Maddalena, o quello che resta della chiesa che fu rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale. Lasciati i resti della chiesa alle spalle ci incamminiamo per la via dei Signori. Ci sono delle case molto belle e suggestive. In questa strada risiedevano gli aristocratici e i mercanti. Come il resto della città anche questa via è stata più volte distrutta e ricostruita. A parte le belle facciate delle case io e Roberta siamo interessate all’antico Labirinto del castello. Fatichiamo un po’ a trovarlo ma ci arriviamo. Se in epoca preistorica le grotte hanno significato luogo di rifugio e territorio di caccia, in epoca più recente sono state le cantine del castello, poi collegate con un sistema di corridoi sotterranei che hanno fatto da rifugio per diecimila soldati. L’ingresso costa 1500 HUF, ci siamo noi e poche altre persone a visitarla per cui abbiamo la fortuna di goderci la visita in completa solitudine. All’ingresso forniscono una piantina, ma basta seguire le frecce per non perdersi, e un libricino esplicativo. Sono poco illuminate e la musica di sfondo crea un ambientazione non indifferente. Suggestiva, molto suggestiva come visita. Particolare è la sala con le fonti di Vino di Matteo o Màtyàs, sempre lui. Dalle 4 fontane esce sul serio del vino. Per ultimo il labirinto del coraggio.. Che cos’è.. Beh.. Una pesante porta in ferro consente di entrare in questo labirinto.. Completamente immerso nel buio. Prima di entrare una pannello esplicativo racconta la leggenda e la magicità di questa parte del labirinto e cosa, se si ha il coraggio di affrontarlo, si potrà vedere. Chissà che ci sarà oltre quella porta oltre quel buio… Chissà… L’ora del pranzo è passata da un pezzo, cominciamo a sentire i primi morsi della fame nonostante l’abbondante colazione e anche un po’ la stanchezza di tutto questo girare e osservare. Scendiamo verso il Danubio, passiamo davanti alla chiesta Calvinista che è aperta perché la stanno addobbando per un matrimonio. Così facciamo finta di niente e ci infiliamo dentro. E’ molto particolare il suo interno. La guida la definisce insolita.. Siamo d’accordo.
Passeggiando lungo il Danubio arriviamo fino alla piazza dinnanzi alla Chiesa di Sant’Anna. Poiché c’è anche un supermercato e siamo quasi all’ora di merenda entriamo a prenderci qualcosa da mangiare e da bere. Mangiamo sedute su una panchina della piazza. Terminato il riposino visitiamo la chiesa di Sant’Anna. Si tratta di una chiesa in stile barocco. Inizialmente fu una chiesa gesuita. Fu iniziata nel 1740 e terminata dal Màtyàs, ma il terremoto del 1763 ed il successivo scioglimento dell’ordine dei gesuiti ne impedirono il completamente e la chiesa rimase sconsacrata fino al 1805. Proseguiamo la nostra giornata camminando lungo il Danubio, di fronte a noi il parlamento che visiteremo domani, o meglio che pensavamo di visitare domani. Più lontano l’isola di Margherita, che non visiteremo a meno che ci avanzi del tempo. L’isola di Margherita si trova in mezzo al Danubio. Quest’isola era un luogo di ritiro religioso e contemplativo, è stata, poi, aperta al pubblico nel 1869 ed è uno dei più bei parchi della città dove la gente può passeggiare immersa nella natura lontano dal traffico. Sull’isola, è presente un complesso di bagni termali le cui sorgenti provengono direttamente dall’isola e sono ricche di minerali.
Passeggiano lungo il Danubio raggiungiamo i bagni Rudas. Ci è venuta l’idea di andare a fare un bagnetto rigenerante. Si tratta di un complesso molto antico, la vasca centrale di questi bagni è sovrastata da una cupola ottomana. Insomma dalla guida e dagli opuscoli il posto ci pare invitante ma l’orario di chiusura è prossimo (le 17 – ingresso 2000 HUF) e le persone, di una certa età che vediamo uscire ci sanno un po’ troppo di terme curative… Un’età media un po’ più bassa non ci farebbe schifo. Comunque è tardi per entrare quindi rimandiamo il bagnetto al giorno dopo. E riprendiamo a gironzolare per la città. Attraversiamo il ponte Elisabetta e andiamo a vedere le vetrine e i negozi di souvenir nella pedonale via Vaci.
Visto che è sabato sera ce ne andiamo a spasso per via Vaci e ci fermiamo anche in una pasticceria a mangiarci un buon dolce. La giornata è stata proficua ma di passi e cose ne abbiamo fatti tanti. Roberta è la compagna di viaggio ideale, abbiamo le stesse idee, siamo abbastanza in linea sulle cose da vedere e poi le piace camminare… per quanto ci è possibile amiamo visitare le città a piedi limitando l’uso del mezzo pubblico a solo dove strettamente necessario.
Domenica 18 febbraio 2007 Domenica… pronte per un’altra giornata di visita e poi oggi si va a fare il bagno alle terme!!! La colazione, solita storia del giorno prima, con la differenza che i clienti della sera prima questa mattina sono qualcuno in più e in questi pub si può fumare… spiacevole inconveniente.
Il nostro programma prevede di iniziare la giornata con la visita alla zona di Vàrosliget. Questo è il parco della città, un tempo era una zona paludosa utilizzata per la caccia reale. Lasciamo l’ostello e percorriamo una serie di belle vie piene di negozi e locali (Krt. Erzsèbert) per arrivare alla famosa via Andràssy. È una via molto bella e mooolto lunga, le nostre gambe ne sanno qualcosa. Man mano che andiamo verso piazza degli Eroi la via perde il suo aspetto di via commerciale per diventare una via residenziale, alcune ambasciate risiedono lungo questa via, che è tutta un susseguirsi di splendidi palazzi, alcuni ben tenuti e ristrutturati altri lasciati ai segni del tempo. Passiamo anche davanti al museo Casa del Terrore, che sorge in quello che è stato il primo quartiere generale della polizia segreta, la AVO. Questo museo espone gli orrori del regime dei crocefrecciati e di quello comunista.
Piazza degli Eroi, dove ovviamente i turisti sono arrivati in comitiva ed in pullman, pullula di gente. Fu in questa piazza che nel 1896 vennero aperte le celebrazioni per il millennio. Infatti nella piazza c’è il Monumento al Millennio. Il suo colonnato raffigura statue di uomini illustri ungheresi mentre la colonna centrale è sovrastata dall’Arcangelo Gabriele. Si affacciano sull’enorme piazza il Museo delle Belle Arti e la Galleria d’Arte. Una parte del lago è asciutto e al suo posto una bella pista di pattinaggio sul ghiaccio mentre nella parte restante parecchi paperotti nuotano tranquillamente nelle calde acque termali. La mattinata è piuttosto fredda e il vapore che esce dalle acque del laghetto la dice lunga sul fatto che i paperotti a mollo stiano meglio di noi.
Ci addentriamo nel parco e andiamo a vedere il Castello Vajdahunyad. Non c’è nessuno, a parte un gatto nero che passeggia. Nonostante il nome non è un castello ma un insieme di edifici di diverso stile progettati per la celebrazione del Millenio del 1896. Tra le altre cose, fa parte del compresso la cappella di Jàk che riproduce fedelmente il portale di una cappella benedettina del 1914 che si trova vicino al confine con l’Austria nella omonima zona di Jàk. La porta è chiusa quindi non possiamo entrare, così come l’acceso al vicino chiostro monastico. Ci accontentiamo di osservare questo angolo di città dall’esterno. In uno degli altri edifici si trova il museo dell’agricoltura.
Dopo di che andiamo a curiosare i bagni Szèchenyi, in fondo non abbiamo ancora scelto dove andremo a riposarci questo pomeriggio. Stando alla guida sono i più profondi e caldi di Budapest, e le sue acque si distinguono per le loro proprietà terapeutiche. Proprio quello che ci vuole per noi!!! All’ingresso principale c’è la statua di colui a cui si devono i bagni, un certo Vilmos Zsigmond che trovò infatti l’acqua calda mentre scavava un pozzo nel 1879. Se aveva voglia di un po’ di acqua fresca gli è proprio andata male! Il via vai di gente, di tutte le età, fa cadere la nostra scelta su questi bagni… torneremo nel pomeriggio.
Intanto riprendiamo la via per il centro… dobbiamo arrivare nella zona del Parlamento. Percorriamo via Podmaniczky, che non si può certo dire una via turistica. Costeggia la ferrovia e c’è anche un ospedale.. Il nostro giudizio, sulla struttura, ovviamente visto dall’esterno è tutt’altro che positivo.. Non so perché ma ci fa venire in mente quelle strutture austere legate al comunismo.
Passiamo davanti alla stazione ferroviaria Nyugati. Ha una facciata molto interessante, non ha caso è stata progettata da Eiffel, certo lui, quello della Torre Eiffel di Parigi. Piano piano ci dirigiamo verso il Parlamento. E’ domenica ma è praticamente deserta questa zona. Il Parlamento è tutto transennato. Capiamo dov’è l’ingresso perché è l’unico punto in cui sono ferme un gruppetto di persone, ma non vi è nulla che fa presumere che sia un ingresso. Prima del nostro arrivo avevamo contattato il locale ufficio informazioni per conoscere i termini della visita. Ci avevano fornito gli orari, comprensivi di orari di visita in lingua italiana e il costo, gratuito per i residenti nell’UE. Peccato che queste informazioni non siano esattamente loro. Per visitare il Parlamento, ci spiega una delle guardie all’ingresso, occorre telefonare ad un numero telefonico e prenotare la visita con almeno due giorni di anticipo. Bello e noi come facciamo che si parte domani? Tra tutta quella folla c’è pure un tipo che sostiene di avere dei biglietti in vendita per la visita del pomeriggio. Ci infastidisce questo modo di fare da bagarino da stadio. Ci facciamo un giro quasi intorno all’edificio (non è possibile ne circunnavigarlo ne avvicinarsi più di tanto) e ce ne andiamo scocciate.. Al diavolo il Parlamento… se non vogliono che lo visitiamo non lo visiteremo.. Tiè! Il Parlamento è il simbolo della democrazia in Ungheria, anche se, durante l’epoca comunista sulla sommità della sua cupola è stata posta la stella rossa. Il Palazzo del Parlamento è il palazzo più grande di tutto il paese. Fu costruito tra il 1884 ed il 1902. È composto di 691 stanze e al suo interno sono custoditi la corona reale, il globo e lo scettro! Certo è un vero peccato non poterlo visitare, le foto sulla guida sono spettacolari ed era uno dei nostri obiettivi. Beh.. Non è ancora detto.. Mentre lasciamo piazza Kossuth progettiamo di fare un salto al locale ufficio informazioni per vedere se si riesce a prenotare la visita per il giorno dopo. Oltre al Parlamento, su questa grandiosa piazza, si affacciano il Ministero dell’Agricoltura ed il Museo Etnografico. Poco lontano dalla piazza il monumento ad Irme Nagy a ricordo della defezione del primo ministro, nel 1956.
Non c’è molta gente in giro e ci spostiamo velocemente verso la Basilica di Santo Stefano. Come dice il nome, è dedicata a Santo Stefano che fu il primo re ungherese cristiano. La sua costruzione inizio nel 1851. Per 300 HUF visitiamo quelli che possiamo dire i tesori della chiesa. La Basilica è imponente e l’interno ne è testimone. Sta per iniziare la celebrazione di un battesimo (gli inviati si distinguono dai turisti per gli abiti sfarzosi e in alcuni casi eccessivi) così la visita alla chiesa si conclude in fretta. Lasciata la Basilica alle nostre spalle ci dirigiamo verso piazza Roosevelt. In un bar ci riposiamo davanti ad una calda tazza di the. Oltre al bellissimo ponte delle Catene, su questa piazza si affaccia l’Accademia Ungherese della Scienza ed il palazzo Gresham. Il ponte delle Catene, molto bello e suggestivo, Fu costruito nel 1839-1849 e fu il primo ponte permanente di Budapest. Anch’esso fu distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e riaperto nel 1949. Il ponte si estende per ben 380 metri ed è sostenuto da due torri. Bellissimo! Lungo il Danubio incontriamo la statua della Piccola Principessa (1989). Carinissima! Intanto che troviamo l’ufficio informazioni gironzoliamo per Pest centro. Percorriamo l’affollata via Vaci. È piacevole passeggiarci ora ma è più suggestivo la sera anche se non è riccamente illuminata. L’ufficio informazioni lo troviamo, la tipa che ci riceve è di nuovo molto più scocciata che disposta ad aiutarci. Liquida la questione del Parlamento con poche parole rifilandoci un numero di telefono a cui prenotare la visita ribadendo i due giorni di anticipo. Le chiediamo se sa dove possiamo trovare un supermercato aperto, visto che è domenica e molti negozi sono chiusi e lei ci fornisce le indicazioni di un centro commerciale fuori città. Usciamo dall’ufficio un po’ deluse e un po’ scocciate.. E che cavolo, a cosa serve chiedere informazioni prima di partire se poi non te le forniscono correttamente. Uffah… Facciamo pochi passi e troviamo un supermercato aperto… certo che questa è informata su cosa le capita intorno! E ora.. Dopo una sosta nella nostra camera per equipaggiarsi per benino.. Si va alle terme!!! Poiché il complesso che abbiamo scelto non è proprio a due passi, questa volta ci spostiamo con la metropolitana. I bagni Szèchenyi hanno tre ingressi. Quello che scegliamo noi è molto affollato infatti un addetto ci consiglia di spostarci in un altro ingresso. Beh. .Dobbiamo ringraziarlo per il consiglio perché all’altro ingresso non c’era coda e abbiamo potuto entrare subito. L’ingresso costa 2200 HUF per due ore (ogni ora successiva sono 300 HUF), si può accedere alle piscine, alla sauna e a quant’altro offre il complesso. Gli spogliatoi sono nel seminterrato e mentre scendiamo incontriamo parecchie persone in costume e… scopriamo che le piscine sono all’aperto. All’aperto.. Con sto freddo! E’ tutto il giorno che giriamo che sembriamo l’omino della Michelin! Comunque scendiamo negli spogliatoi e cerchiamo due armadietti liberi. Ci svestiamo e mettiamo la nostra roba negli armadietti dopo di che le signore addette agli spogliati vengono a chiudere a chiave gli armadietti e ci consegnano una targhetta con un numero che viene scritto, con un gesso all’interno delle porte. Prendiamo i nostri asciugamani e andiamo di sopra nelle piscine. Per ridurre al minimo il congelamento molliamo velocemente gli asciugamani su una sedia e ci fondiamo nella prima delle tre vasche. Wow… che spasso.. La temperatura dell’acqua è sui 32 gradi… una favola… solo la testa resta fuori ma i vapori dell’acqua ci impediscono di avere freddo. C’è molta gente ma nella vasca si passeggia tranquillamente. Ci sono anche dei getti che fanno da idromassaggio. Uno spasso… Se guardiamo il cielo grigio e pensiamo a tutto il freddo che abbiamo presto tutto il giorno ci sembra inverosimile essere in una piscina all’aperto.. Eh eh eh… Dopo un po’ decidiamo di provare la piscina centrale ma appena mettiamo un piedino a mollo ce la filiamo subito nella solita piscina… troppo fredda l’acqua.. O meglio.. Si aggira sui 28 gradi.. Troppo fredda.. Meglio la vasca da 32. Eh eh.. Roberta propone di andare a provare la sauna… non mi esalta ma perché no. Così prendiamo tutto il nostro coraggio e usciamo dalla piscina, percorriamo i pochi metri che ci separano dall’edificioe finalmente eccoci nella zona sauna. Ci sono delle docce e una vasca con acqua a 16 gradi, decisamente freddino. Entriamo nella sauna. Non c’ero mai entrata.. Che caldo.. Resistiamo poco più di 5 minuti perché poi il caldo è veramente soffocante e io ne ho già avuto abbastanza… La faccia chi vuole la sauna, io preferisco sguazzare nelle piscine. Prima di lasciare il locale delle saune però Roberta mi convince a fare una toccata e fuga nella vasca con l’acqua fredda. Se non altro quando usciamo all’esterno sentiamo meno freddo. Beh… visto che abbiamo ancora tempo facciamo una scappatine nella terza vasca dove l’acqua è ad una temperatura di 36 gradi. E’ molto calda l’acqua e ha anche un odore particolare. Ci sono persone che giocano a scacchi. È piacevole stare a mollo.. Ci sono tantissime persone, sia ungheresi che turisti. Riconosciamo alcuni volti di turisti che abbiamo visto in giro per la città. Le nostre due ore passano così tra una vasca e l’altra. È piacevole sguazzare in queste acque e quando ce ne andiamo è quasi un peccato. Dopo cena ci concediamo un bel giro per le vie del centro illuminate e animate di vita e anche una bella fetta di torta al cioccolato in una pasticceria dalle parti di via Vaci, la stessa che abbiamo visitato ieri sera. Lunedì 19 febbraio 2007 Lasciamo l’ostello senza però, prima, litigare con l’addetta alla reception. Succede che quando le consegniamo le chiavi della camera lei non voglia restituirci i 5 euro di cauzione che le abbiamo consegnato qualche giorno prima, dicendo che noi avevamo perso la ricevuta che la sua collega ci aveva dato. Niente ricevuta niente soldi… dice lei. Col cavolo, dico io, se io non ti davo i 5 euro la tua collega non mi consegnava le chiavi per cui.. I soldi te li ho dati quindi restituiscimeli! Niente da fare! Con fare troppo calmo e troppo perfetto, tantè che il suo atteggiamento ci sembra un tantino preparato così come tutto l’ammasso di scuse che fornisce per non restituire la cauzione. Visto che non abbiamo perso nessuna ricevuta, poiché non ci è stata mai consegnata cerchiamo, prima gentilmente e poi un po’ meno visto che perdo la pazienza perché è palese che ci sta fregando, di far chiaro su questa situazione e di riavere i nostri soldi in dietro. Diciamo che il suo modo di fare strafottente non aiutava di certo.. Così le abbiamo dato ad intendere che da li non ce ne saremmo andate senza i nostri 5 euro. Beh.. Non pensavamo di riuscire a litigare anche in inglese. Non è tanto per i 5 euro ma più per la questione di principio che ci sta dietro, per il fatto che è abbastanza evidente che voglia fregarci, questo ci da più fastidio che rimetterci i 5 euro. Fatto sta che stavamo discutendo quando si apre l’ascensore, sbuca una coppia di turisti di una certa età con le valigie, chiaramente in partenza anche a loro. La tizia prende il biglietto di 5 euro dalla scatola e me lo da con fare scocciato dicendo di andarcene. Detto fatto.. Fortuna che sono arrivati questi turisti e la situazione si è sbloccata… Ci resta il dubbio che abbia voluto spedirci per poter fregare i nuovi arrivati! Comunque questo fatto, increscioso, e il modo di gestirlo di questo personale non è certo una buona pubblicità per questa struttura. E che cavoli!!! Pure uno stupido se ne rendeva conto che quella voleva farci la cresta sopra! Comunque.. Questo inconveniente ci è costato una buona mezz’ora, vediamo ora di non farci rovinare la giornata da questo fatto increscioso che mi ha fatto anche montare ben ben il nervoso!!! Per prima cosa andiamo a fare un giretto al Mercato Centrale Coperto. È molto bello, il più bello della città, così dicono. La sua costruzione risale la 1890 ma nel 1994 è stato completamente ricostruito. Ci sono i banchi con la paprika, quelli con il salame, la frutta… E’ un groviglio di colori e odori.
Lasciato il mercato andiamo a visitare la Grande Sinagoga nel quartiere ebraico. I primi ebrei arrivarono in Ungheria nel XIII secolo stabilendosi a Buda e Obuda. Solamente nel XIX secolo si stabilirono anche a Pest. Nel 1251 vennero concessi loro alcuni privilegi, tra cui la liberta di culto. Tutto proseguì bene fino al 1941 quando, per effetto dell’allearsi dell’Ungheria con la Germania Nazista furono emanate alcune leggi naziste antisemistiche, tra cui l’obbligo di indossare la stella di David. Un passo verso una dei più grandi crimini contro l’Umanità! Nel 1945 venne costruito il primo ghetto a Pest ed ebbe inizio la deportazione di migliaia di persone nei campi di concentramento. Bisogna attendere il 18 gennaio del 1945 per vedere la liberazione del ghetto per effetto dell’armata russa. Si stima che 600.000 ebrei ungheresi furono vittime dell’olocausto. Alla fine del XIX secolo, in questo quartiere, furono costruite tre sinagoghe e aperti molti negozi.
La Grande Sinagoga (1400 HUF) è la più grande d’Europa e fu costruita in stile bizantino-moresco nel 1854-1859. I controlli all’ingresso sono minuziosi, degni di un aeroporto internazionali. L’interno della Sinagoga è spettacolare, ha tre navate e come vuole la tradizione ortodossa, gallerie separate per uomini e donne. L’interno e l’esterno dell’edificio è molto bello, merita la visita. Oltre alla Sinagoga si può visitare un museo dove sono raggruppati manufatti ebraici e una mostra fotografica molto suggestiva che attraverso foto e testo ripercorre il doloroso periodo di storia legato all’Olocausto. Immagini della gente, della città distrutta. Sono immagini di un fotografo di cui non ne ricordo il nome ma sono immagini molto forti che parlano da sole che tutti dovrebbero vedere e tutti dovrebbero recepire come qualcosa che non debba più avvenire ed invece.. È cambiato il secolo ma la storia non cambia mai… Proseguiamo la nostra visita dinnanzi al Memoriale dell’Olocauso. Si tratta di un scultura che rappresenta un enorme salice piangente. Fu inaugurata nel 1991 ed è opera di Irme Varga. Lasciamo il quartiere ebraico per spostarci verso il centro. Abbiamo ancora alcune cosette da vedere: la piazza della Liberta e il teatro dell’Opera, non sono vicini ma abbiamo ancora del tempo a nostra disposizione.
La piazza della Libertà fu costruita nel 1886 distruggendo le caserme che erano state costruite per ospitare le truppe austriache. Al lato nord della piazza si erge un obelisco che ricorda i soldati dell’Armata Rossa che persero la vita nell’assedio di Budapest del 1944 e 1945. Sulla piazza comunque si affacciano alcuni edifici di particolare interesse, la Banca Nazionale Ungherese, l’Antica Borsa risalenti entrambi al 1905 e l’Ambasciata Americana, al cui interno trovò rifugio il cardinale Mindszenty, figura importante del movimento di liberazione dell’Ungheria che si venne a formare dopo la Seconda Guerra Mondiale. Visse, rinchiuso in questo edificio per 15 anni finché nel 1971 il Vaticano lo convinse a tornare in Ungheria o meglio a mettere i piedi fuori da questo edificio.
Lasciata questa piazza ci spostiamo verso il teatro dell’Opera, inaugurato nel 1884 e stato costruito per competere con quelli di Parigi, Vienna e Dresda. Il tempo a nostra disposizione stringe per cui dobbiamo rinunciare alla visita degli interni. È così, anche se a malincuore prendiamo la strada di casa. Riprendiamo il metrò e poi il bus ed eccoci al cancello di imbarco in attesa del nostro volo. Ovviamente non poteva essere un ritorno semplice. Il volo parte in ritardo per dei problemi tecnici e ti pareva. A Milano arriviamo con poco più di mezz’ora di tempo rispetto alla partenza dell’ultimo pullman per Torino. Ovviamente la consegna dei bagagli è sempre qualcosa di molto eterno. Anche per questo Malpensa non mi piace… Fatto sta che riusciamo a prendere l’autobus appena in tempo. Per cena ci restano due cracker presi in aereo.. E pensare che se, l’aereo, fosse stato in orario avevamo avuto il tempo di cenare in aeroporto con calma.
Abbiamo quasi raggiunto l’autostrada che una telefonata di due passeggere che avevano perso il pullman, si erano attardate in aeroporto, ci causa un ulteriore ritardo. L’autista accetta di aspettare le passeggere che avrebbero raggiunto il pullman in taxi. Io e Roberta non siamo molto contente di questa scelta perché abbiamo da prende una coincidenza a Torino, infatti, il resto del viaggio è stata una lotta con l’orologio. L’autista comunque ha fatto il possibile per arrivare quanto prima, soprattutto perché per aspettare quelle due io e Roberta rischiavamo di perdere l’ultimo bus per andare a casa. Che odissea!! Alla fine riusciamo a prendere il pullman che ci porta a casa. Il viaggio è allietato da un tizio, alcune file più indietro di noi che si tampina per telefono una collega. Insomma.. La telefonata allieta tutto il bus, e tra ridacchiamenti vari arriviamo a destinazione. È così, tra un ritardo e l’altro abbiamo superato la mezzanotte di questa giornata… quando finalmente saliamo in macchina, mio marito mi saluta con un bel ‘Buon Compleanno’! E grazie alla splendida Budapest per averci regalato queste fantastiche giornate, personale dell’ostello a parte.
Guide utilizzate: Budapest – City Book “Corriere della Sera” – vol. 22 Budapest – guida – Ufficio turistico di Budapest – www.Budapestinfo.Hu