Budapest, la ligure

Budapest, sommi capi
Scritto da: apeandrea
budapest, la ligure
Partenza il: 24/07/2011
Ritorno il: 31/07/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Le vacanze precedenti mi avevano visto approdare in due posti splendidamente organizzati come Oslo e Madrid. Ritrovarsi a vivere Budapest è stato non solo differente ma anche più duro di quanto immaginassi. Se è vero che qualche presagio lo avevo già avuto guardando i siti internet dei musei che sono spesso solo in magiaro o in versione ridotta per l’inglese, il controllo sul bus (al limite della violenza fisica verso chi non aveva obliterato) e il panorama che abbiamo visto scendendo dallo stesso ci hanno stupito. Emergeva, in questi dettagli periferici, tutta la durezza che probabilmente deriva da uno stato di apparente calma e vigore forse originata dal ricordo dei regimi.

Così inizierei a raccontare le mie impressioni di Budapest, con l’idea che gli ungheresi accettino i turisti perché pagano ma che in realtà li tollerino, come in Liguria.

Proseguendo il racconto delle mie impressioni direi che probabilmente abbiamo sbagliato tipologia di vacanza o semplicemente il calendario delle visite aspettandoci la Parigi dell’est e trovando una città che ha bisogno di aiuto per rimettere a posto i suoi palazzi prima di pensare alla nuova metropolitana.

Se avessimo semplicemente goduto il panorama del Danubio e dei suoi ponti (da entrambi i lati), visto tra gli altri il parlamento, il labirinto del castello, terror haza, lo zoo, la chiesa di Mathias, Ghellert dall’alto, il museo fine arts e l’opera probabilmente avremmo vissuto una splendida vacanza e non avremmo quel retrogusto amaro che ci accompagna nel ricordo.

Era probabilmente una vacanza in cui concentrare in tre o quattro giorni le visite per poi dedicare delle giornate a tema al luna park, allo zoo ed alle terme senza cercare come abbiamo fatto noi, qualche perla nascosta perché la ricerca è stata vana.

Degli ungheresi come persone e come popolo non posso dire molto, a parte il fatto che solo i giovani parlano inglese (è difficile farsi capire sia nei musei che sui mezzi pubblici) e che spesso provano a fregare i turisti sia con i prezzi (non sempre sono scritti) che con il resto o peggio ancora con informazioni fasulle (10000 pezzi al museo Hopp ad esempio). Andando a Godollo ho notato che appena usciti dalla zona servita dalla metro si nota subito un cambiamento di costumi e di abiti con meno moda e più praticità contadina.

Della città posso dire che è sparpagliata e divisa in settori e conseguentemente difficile da vivere a pieno costringendo i turisti meno volenterosi a vivere una parte piccola di essa (che è ben valorizzata) trascurando il resto.

I musei aprono per brevi tratti di giornata e non sempre hanno al loro interno ciò che promettono le guide e la presentazione della Budapest card (cara e non conveniente). E’ successo più volte di trovare musei chiusi nonostante l’ufficio turistico li presentasse come aperti e visitabili.

Detto questo, l’ultimo giorno, scottato da musei chiusi o non visitabili e dalla poca cortesia di alcuni ungheresi dicevo che era la vacanza più brutta degli ultimi anni. Riscrivendone il diario invece mi sono tornati in mente posti che valevano davvero la pena di essere visti e che sono valsi il viaggio.



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