Brescia, Monte Isola e Lovere: viaggio in Lombardia alla scoperta delle meraviglie della Leonessa d’Italia e del Lago d’Iseo

Con tutti i ponti che ci sono stati tra Pasqua ed il 1° Maggio quest’anno vuoi non approfittarne! E così la nostra tradizionale gita del Lunedì dell’Angelo è diventata un soggiorno a Brescia, con una tappa anche al Lago d’Iseo, di 4 giorni e 3 notti. Fortuna che eravamo in quattro o sarei veramente impazzita a girare per la città.
Indice dei contenuti
Diario di viaggio a Brescia e lago d’Iseo
Primo giorno: Iseo
![]()
Prima di arrivare ad Iseo ci siamo fermati a visitare la Riserva Naturale Torbiere del Sebino a Provaglio d’Iseo. Malgrado il tempo a Pasquetta non sia mai particolarmente collaborativo, almeno mentre giravamo per i sentieri non è venuto a piovere. Ma a proposito, chi sa che cos’è una torbiera? In parole povere è una palude caratterizzata dalla presenza di torba. Il fondo del lago è quindi costituito da uno strato compatto di vegetazione non completamente decomposta. Nella riserva ci sono vari percorsi, quello per arrivare alla torre per guardare gli uccelli era fattibile, un po’ sconnesso, ma questo è inevitabile. Mentre purtroppo quello che costeggia tutta la torbiera e porta al monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa ha sconfitto perfino mio padre; percorrerlo con una sedia a rotelle è veramente impossibile. Per arrivare al monastero abbiamo dovuto riprendere la macchina. In realtà avremmo anche potuto saltarlo direttamente: tutti gli edifici erano chiusi. Trovandosi su un’altura c’era però una bella vista sul lago. Per rimediare il pranzo, siamo poi andati a fare due passi ad Iseo. L’unica cosa scomoda di questa ed altre località fin troppo turistiche è che i locali sono in ogni dove, ma fanno tutti da ristorante, trovarne uno in cui mangiare qualcosa di veloce non è stato così immediato. La cittadina ha una bella passeggiata lungo il Lago d’Iseo ed è in gran parte moderna, spostandosi un po’ più all’interno si può però trovare il castello, che non abbiamo visitato perché inaccessibile, ed un paio di chiese dalle origini antichissime. La pieve di Sant’Andrea da fuori sembra quasi in rovina, ma basta entrare per ritrovarsi un interno completamente restaurato e decorato nell’800. Addirittura in una delle cappelle laterali il dipinto che raffigura l’Arcangelo Michele è opera nientemeno che di Hayez! La facciata della chiesa di San Silvestro, che si trova sulla stessa piazza anche se un po’ nascosta, invece non nasconde troppe sorprese all’interno. Dentro e fuori le decorazioni sono quasi completamente scomparse. Soltanto alla base dell’abside si può riconoscere un fregio che rappresenta una danza macabra. Tema più comune nel Nord Europa che in Italia, possiamo riconoscere dei riquadri in cui uno scheletro, personificazione della Morte, accompagna vari personaggi che rappresentano tutte le classi sociali dell’epoca. Da qui ci siamo diretti a Brescia e all’albergo.
Secondo giorno: il castello e i monumenti antichi di Brescia
![]()
La mattina abbiamo pensato di dirigerci subito verso il castello di Brescia, per toglierci subito di torno quella che si preannunciava essere la tappa più inaccessibile di tutto il viaggio. Ma durante il tragitto, ovviamente siamo andati a piedi perché girare in macchina per i centri storici delle città è più una seccatura che altro, siamo passati davanti alla chiesa di Santa Maria dei Miracoli e vedendo una facciata particolare abbiamo deciso lì per lì di scoprire anche l’interno. Tanto più che per entrare non c’erano problemi di accessibilità. La chiesa ha delle belle decorazioni in stucco e custodisce un’immagine miracolosa della Madonna, ma alzando lo sguardo vi accorgerete che il soffitto è completamente spoglio. Questo è purtroppo un retaggio della guerra, l’edificio venne infatti bombardato nel ’45.
Salire al castello si è rivelata quasi una corsa ad ostacoli. Per arrivare anche solo al primo portone bisogna salire in cima a un colle; quindi c’è un bel tratto di strada in salita da superare. Il problema è che il castello di Brescia è in realtà un insieme di edifici costruiti su vari livelli; dunque per visitarlo e raggiungere i vari musei non basta raggiungere il portone. Andiamo comunque con ordine al primo museo si arriva senza scalini; si tratta del Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia. Qui viene raccontata soprattutto la storia delle Dieci Giornate del 1849 in cui appunto per dieci giorni la popolazione di Brescia riuscì a tenere sotto scacco le truppe austriache, costrette ad asserragliarsi in Castello. Purtroppo però in breve arrivarono i rinforzi e l’insurrezione venne repressa nel sangue. L’episodio tuttavia valse alla città l’appellativo di Leonessa d’Italia, per quanto fallita, l’azione fu comunque eroica. Il secondo museo ospitato nel Castello è il Museo delle Armi “Luigi Marzoli”, che di fatto è inaccessibile. A parte che per arrivare anche solo all’ingresso ci sono delle scale, una volta entrati solo la prima sala è accessibile, per raggiungere tutti gli altri ambienti ci sono degli scalini. Un vero peccato, perché il museo ospita delle armi da parata veramente belle, oltre ad armature complete sia per uomini che per cavalli. Sempre rimanendo in Castello ci sarebbe anche la Fossa dei Martiri, dove vennero fucilati alcuni partigiani, ma anche quella con una sedia a rotelle è irraggiungibile. Alla biglietteria del Castello si può inoltre prenotare la visita all’area archeologica del foro romano di Brescia e conviene farlo, perché l’accesso è consentito solo ad un limitato numero di visitatori ad orari stabiliti. Noi abbiamo prenotato per l’ora di pranzo circa e la visita si è rivelata completamente accessibile. In realtà i resti del Campidoglio di Brescia si vedono anche dalla piazza, ma il pezzo forte si trova sotto di loro, dove sono stati ritrovati i resti di un santuario precedente che ancora conservano uno dei rarissimi esempi di pareti affrescate di epoca romana conservate quasi perfettamente. Sono spettacolari! In più l’ultima sala conserva la statua in bronzo a grandezza naturale di una Vittoria alata, come valore archeologico è paragonabile ai Bronzi di Riace!
![]()
Proprio accanto al Campidoglio sorge il Teatro Romano di Brescia, anch’esso accessibile. Un caso strano che si trovi proprio accanto a quella che era la piazza principale della città, di solito gli edifici destinati agli spettacoli venivano costruiti in zone periferiche per evitare problemi di ordine pubblico; ma probabilmente la possibilità di risparmiare un po’ di lavoro sfruttando il pendio della collina per le gradinate era troppo ghiotta. Dopo una piccola pausa per rifocillarci ci siamo diretti ai due duomi della città; esatto Brescia ha due cattedrali. Il Duomo Vecchio, chiamato anche Rotonda a causa della sua forma, non ha scalini davanti, ma ne ha veramente parecchi all’interno. Fortunatamente dalla balconata che costituisce l’ingresso c’è una buona visuale. La struttura si ispira nientemeno che alla Cappella Palatina di Aquisgrana, ma venne costruito su una chiesa più antica di forma tradizionale, lo si capisce dalla cripta (ovviamente inaccessibile) che appunto ha una pianta rettangolare suddivisa in tre navate. Proprio lì accanto sorge il molto più accessibile Duomo Nuovo, che però all’interno è decisamente deludente: a parte alcuni altari decorati, di cui uno dedicato a Paolo VI che fu vescovo di Brescia, l’interno è completamente bianco e piuttosto spoglio. Prima di tornare in hotel abbiamo fatto un giro in Piazza della Loggia, uno dei simboli di Brescia, per andare a vedere le statue del grande orologio astronomico battere le ore (non si muovono ad ogni ora, ma solo tre o quattro volte al giorno). Purtroppo la piazza è famosa anche per un motivo ben più tragico: l’attentato del 28 maggio 1974 che costò la vita a otto persone, ricordate da una colonna proprio sotto l’orologio.
Terzo giorno: i musei di Brescia
Mentre ci dirigevamo al principale museo di Brescia, abbiamo pensato bene di fermarci a visitare una chiesa sulla strada: la chiesa di Sant’Agata, abbiamo dovuto andare sul retro e passare dalla sacrestia per evitare gli scalini davanti, ma comunque siamo entrati. E per fortuna! Le chiese lombarde hanno delle facciate sobrie, ma all’interno è tutta un’altra storia: è impossibile trovare un singolo centimetro di parete che non sia stato dipinto con episodi della vita di qualche santo o con complessi di finte architetture. Peccato soltanto che l’illuminazione all’interno di questa chiesa lasciasse parecchio a desiderare a parte per il soffitto ed il presbiterio. A proposito di presbiterio, è proprio sulla pala d’altare che si trova il piccolo mistero di questa chiesa: Sant’Agata viene rappresentata in croce, ma nessuna tradizione cristiana accenna al fatto che lei sia stata crocifissa! Potrebbe quindi darsi che qui Francesco Parata, abbia trovato un modo originale per alludere al fatto che Agata sia una martire… rimane comunque una rappresentazione unica e molto strana.
Dopo questo fuori programma, siamo arrivati al museo di Santa Giulia e ci abbiamo messo tutta la mattina ed il primo pomeriggio per visitarlo tutto, è veramente grande. Fortunatamente è anche quasi tutto accessibile, cosa non scontata visto che si trova in un vecchio convento ed il percorso è a dir poco labirintico. Alcuni ambienti del convento hanno conservato degli affreschi veramente spettacolari, nel Coro delle Monache non si sa dove guardare, tanto è decorato; ma anche i reperti archeologici non scherzano. In particolare sotto alcuni ambienti è riemerso un quartiere con delle domus romane che hanno ancora dei pavimenti a mosaico meravigliosi e addirittura tracce di pitture murarie. Dopo il museo ci siamo diretti a palazzo Martinengo per visitare la mostra per la quale eravamo andati fino a Brescia: La Belle Epoque. L’arte nella Parigi di Boldini e De Nittis, che si è rivelata veramente deludente, tralasciando il fatto che sembrava che gli addetti non sapessero nemmeno dove fosse l’ascensore. Ci è andata meglio con la pinacoteca Tosio Martinengo. Il percorso era completamente accessibile e non mancavano i pittori famosi, oltre a quelli locali. In particolare ci sono due grandi tele di Hayez e un angelo che Raffaello dipinse a 17 anni!
A quel punto, dopo una bella merenda abbiamo completato il giro per Brescia con le ultime chiese degne di interesse. Un po’ spostata rispetto al centro abbiamo trovato la chiesa dei Santi Faustino e Giovita, patroni di Brescia, eretta nel presunto luogo in cui vennero martirizzati ed affrescata da Tiepolo… era perfino accessibile. Ultima tappa il santuario di Santa Maria delle Grazie e la sua Basilica. L’accesso si trova nel chiostro, ma il santuario vero e proprio doveva essere chiuso, dal momento che non abbiamo trovato la porta. L’ingresso della basilica lo abbiamo trovato invece, ma non si è rivelato troppo agevole: ha una salita veramente ripida. L’interno comunque valeva la fatica: la chiesa è completamente ricoperta di stucchi dipinti e dorati, l’effetto è veramente particolarissimo.
Quarto giorno: lago d’Iseo, Monte Isola e Lovere
![]()
Ne avevamo abbastanza di girare in città, quindi l’ultimo giorno abbiamo preferito tornare a goderci un po’ di natura sul Lago d’Iseo. La prima tappa della giornata è stata l’isola lacustre più grande d’Europa: Monte Isola. Non aspettatevi però un posto gigantesco, malgrado il primato l’isoletta è minuscola e decisamente problematica in termini di accessibilità. Ci si arriva con un traghetto che parte ogni 20 minuti, ma si può accedere solo a piedi, ai non residenti non è consentito portare nemmeno i motorini o le biciclette. L’unica parte accessibile, almeno per il tratto che ho percorso io, è la passeggiata che gira attorno all’isola; il paesino dovrebbe avere un paio di chiese interessanti, ma per arrivarci ci sono delle salite vertiginose e delle scale, stesso discorso per il percorso che porta ai resti della Rocca Martinengo, che invece è fuori dall’abitato. La passeggiata comunque consente di vedere dei bei panorami e ad aprile c’erano un sacco di anatroccoli.
Come ultima tappa prima di tornare verso casa abbiamo sconfinato nella provincia di Bergamo e siamo andati a fare due passi a Lovere. L’idea era di percorrere una passeggiata che si snoda sulle rive del lago, ma la stavano risistemando; quindi non siamo andati molto lontano. Abbiamo fatto due passi per il paese e malgrado delle salite piuttosto ripide siamo arrivati dove un tempo sorgeva il castello e di cui oggi non rimane che la torre dell’orologio. Camminando abbiamo però notato un museo, la Galleria dell’Accademia Tadini e ne abbiamo approfittato per infilarci all’interno. Il percorso si è rivelato quasi tutto accessibile, a parte un paio di gradini per entrare in cappella. Quello che non ci aspettavamo di trovare erano delle opere di Canova; il grande scultore era infatti amico del Conte Luigi Tadini, proprietario del palazzo e fondatore dell’Accademia, e gli regalò non solo una stele funeraria per il figlio, ma anche uno dei bozzetti di cui era gelosissimo. La raccolta di arte poi comprende anche una pinacoteca con un Tintoretto e alcuni dipinti di Hayez. A quel punto era ora di tornare verso casa.














