Brasile tra timore ed entusiasmo
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11 gennaio 2017
Facciamo colazione e poi andiamo in taxi a Ipanema. Scegliamo l’unico stabilimento (se così si può chiamare) che ha 4 lettini all’Italiana e invece di essere circondati dalle bellezze che si vedono in foto col tanga, ci accorgiamo presto che forse questa è una zona gay-friendly essendo le uniche 2 coppie eterosessuali (un omo e una donna) presenti in zona. Poco male non lo sapevo, ma forse il taxista sì. La cosa che però colpisce di più per chi arriva in queste spiagge per la prima volta è il numero incredibile, e dico incredibile, di venditori di ogni cosa… gamberi, spiedini, zucchero filato noccioline, birre, acqua, cocktails, dolci, pizze ecc… ecc… tranne l’unica cosa che mi andava sul serio, il caffè! Se avete una mezza idea di guadagnare qualcosa a Rio portate un mega termoss e vendete caffè in spiaggia, nessuno lo fa. Verso le 15,00 arriva un acquazzone epico che ci fa prendere l’autobus che in quel momento era l’unico riparo. Camera e pronti per la sera… Spesa in un ristorante al chilo, che vanno molto a Rio, buffet con tutto e paghi alla bilancia indistintamente dal tipo di cibo che hai preso. Chiediamo ad una signora di indicarcelo su google map sul mio cellulare. La signora ci fa cenno di non tenerlo così in vista il cellulare. Finiamo la serata con caipirinha e birre super ghiacciate sui kilometri di onde stilizzate della camminata di Copacabana.
12 gennaio
Inizia a darci fastidio il virus, sicuramente portato da casa. Il mio amico Claudio è costretto a letto, poi la sera Giovanna, a seguire Manola. Febbre, vomito e quindi letto e riso in bianco. Io vado a fare foto al tramonto, mentre l’altra coppia si dà una spronata e va a fare un tour con un tizio conosciuto sotto l’hotel che li porta in una favela e poi in giro per pochi soldi.
13 gennaio
Mia moglie ancora non ce la fa. Io e gli altri andiamo con un altro brasiliano, che ci convince a seguirlo a piedi, alla sua favela Botafogo. Poi fuori al Maracanà (chiuso, con l’erba secca) e al sambodromo. Le visite da fare… tanto per dire di esserci stati. Alla fine chiedo quanto vuole. Ci spara 450 reales, che gli do senza battere ciglio, sapendo che è troppo ma che sicuramente servono a lui che è nonno a 36 anni! Mi sono rimaste impresse le decine di poliziotti stipati nei containers al limitare della favela che di contro mi è sembrata sicura, avendo evitato con cura le zone dello spaccio. Per sostenerci abbiamo iniziato a far uso del Guaranà, bevanda gassata tipo redbull che non ci ha mai abbandonato.
La sera (ultima da passare a Rio) vado a cena con i due che si ristabiliti dal virus. Prima, però, ho portato il riso con limone a mia moglie e… mi si spacca un dente per via di un pezzetto di churrasco durissimo! Panico, e ora? Domattina presto partiamo per Fortaleza dove ci aspetta il tranfert via spiagge per Guajiru. Scrivo a Meyre, la responsabile dell’agenzia a cui ci siamo affidati per il nostro viaggio, insieme a Marco con il quale ho deciso le varie tappe via telefono, la quale mi sistema un appuntamento per la mattina seguente a Fortaleza facendo aprire una clinica tutta per me, fantastica! Sistemato il dente partiamo per quella che è una bella esperienza, cioè andare in spiaggia con l’auto facendo foto a raffica direttamente dal finestrino (mi era capitato solo a Daytona beach), fino a raggiungere di notte Guajiru la pousada Redebeach propostami da Marco. La sorpresa è stata magnifica, avendo a disposizione un resort… le sette bellezze su una spiaggia enorme e deserta. Guajiru si rivela un posto bellissimo per passare qualche giorno in relax. La cucina del resort era ottima, anche se l’ultima sera delle 3 previste abbiamo cenato al ristorante lì vicino perché da noi mancava la wi-fi e, inoltre, ci siamo accorti che i prezzi lì erano veramente bassi (aragoste e pescato a 10€).
17 gennaio
Mi ero salvato solo io dal virus, ma la troppa promiscuità con mia moglie in un posto così romantico mi ha fregato e, naturalmente, dopo una notte di corse al bagno è l’ora di prendere il fuoristrada che ci deve portare via dune di sabbia e barconi a Jericoacoara, sigh! Mi siedo davanti e, senza aver fatto colazione e neanche bevuto un goccio di acqua, ci avviamo via mare intimando all’autista di non prendere le dune ma rimanere sul bagnoasciuga. E’ stato ugualmente divertente e affascinante. Lungo la strada abbiamo passato un cimitero, probabilmente per i pescatori, diciamo “vista mare”, molto affascinante. Pensare di essere sepolti nella bianchissima sabbia sulle dune che finiscono direttamente nel mare caldo brasilero ci intristisce di dolcezza, ma poi passa guardando le pale eoliche che a perdita d’occhio circondano Jeri.
Qui è tutto surreale, dalle decine di auto e camion insabbiate in attesa di una ruspa all’ingresso villaggio, alle strade di sabbia che ti fanno dire ok addio scarpe, passando per hawaianas (che qui sono obbligatorie e che vendono anche nei negozietti). La pousada è ok, meno charmosa della precedente e un po’ distante dalla spiaggia anche se strategica per visitare le poche attrattive di Jericoacoara. Beh, voi andate io vado a letto sto male.
18 gennaio
Mi alzo un po’ frastornato e cerco, con gli altri, di raggiungere la pedra forada via mare. Probabilmente, però, devono aver dato indicazioni sbagliate ai miei amici, perché la strada si inerpica troppo e decidiamo di fermarci in quella bella spiaggia con un po’ di onde calde che ci fanno passare un paio di ore con loro. Poi si va a prendere possesso del villaggio che io consiglio a tutti di visitare. Ristorantini, anche di un certo livello, con una costante… italiani, di quelli che un giorno decidono di cambiare pagina… e dove, meglio di un posto senza asfalto, con prezzi relativamente bassi, mare, musica, alcool, cannabis… Insomma, l’ultimo avamposto freakkettone al mondo! Troviamo Daniele, un ternano traferitosi lì da dieci anni. Conosciamo tanti altri tramite lui, che ce li presenta, uno di Genova, uno di Torino…. anche Valeria alla reception della nostra pousada (naquela) è di Genova, ha sposato un brasiliano ed hanno scelto di vivere qui! Forse ci andrò anch’io, vediamo, non si sa mai. Abbiamo usato i loro strani taxi, dei camioncini che a 15\20 reales (dipende dalle pozzanghere). Ti portano alla laguna paraiso (la azul è secca), alla pedra furada ci si va a piedi o con il carretto a pochi reales. Naturalmente, abbiamo visto alba e tramonto dalla duna dove tutti si radunano, anche gli ambulanti.
21 gennaio
Ahime’ dobbiamo lasciare questo paradiso. Con il cuore ancora sulle amache facciamo un po’ di sabbia, gonfiamo le gomme e prendiamo l’asfalto fino a Fortaleza dove saremo alla 14, 00. Alle 15,00 ho di nuovo appuntamento con la dentista, ma avverto la sensazione di non essere più al sicuro come a Jeri, perché il taxista insiste per aspettare insieme a me l’arrivo di chi viene ad aprire. Poi mi aspetta per quasi un’ora e mi riporta davanti all’hotel. Gli dico che sono rimasto con 50 r, e mi dice che va bene, grazie, ma perché? Raggiungo gli altri in spiaggia che si stanno divertendo con le onde e mi ci metto anche io fino alle 18,00. Poi ce ne torniamo all’hotel Sonata, ottimo, proprio lì davanti. La sera usciamo in cerca di un ristorante e decidiamo di entrare ed aspettare che si liberi un tavolo ad un ristorante lì vicino, perché è sabato. In giro c’è un’atmosfera festaiola. Intorno al nostro hotel vengono alzate delle alte palizzate di ferro, che strano. Mentre mangiamo si sente una samba sparata a mille e centinaia di persone che ballano dietro queste casse con le ruote e con bandiere verde-oro e tamburi. Saltano e ballano felici. Vorremmo seguirli, ma le portate non sono ancora arrivate e li filmiamo incuriositi. Finita la cena cerchiamo di capire dove si è spostata la festa. Ci dicono che si sono diretti verso la vicina favela. Nel frattempo ci accorgiamo che eravamo gli unici adulti in un mare di ragazzini ubriachi. Una teenager addirittura si abbassa le mutandine e urina lì davanti a noi. Così decidiamo in una salutare ritirata in camera.
23 gennaio
Ancora interdetti dalla sera prima, e avendo l’aereo di notte per Roma, decidiamo di passare la mattina in spiaggia. Nel pomeriggio lasciamo la camera e verso le 15 siamo pronti per il mercato e la cattedrale che avevamo intravisto nell’arrivare col taxi in hotel. Ci incamminiamo verso sinistra dall’hotel sonata e un taxista ci chiede dove andavamo. Ci dice che il mercato non c’e’, che è domenica, e che quella zona la domenica è off limit per i turisti e che dovevamo andare verso destra, la zona del lungomare per turisti. Insistiamo un po’, chiedendo a lui di accompagnarci a fare 2 foto, ma lui rifiuta e ci dice “perigroso”, vabbeh. Ci incamminiamo dove dice lui. Avevamo ancora parecchi reales da fare fuori e mia moglie si è eccitata quando ha visto allestire una mega fiera ambulante alla fine del lungomare. Devo dire che si è data moltissimo da fare. Ci sono anche dei ristoranti spartani per turisti sul lungomare. Lì abbiamo fatto l’ultima cena brasilera. In aeroporto arriviamo puntuali per ripartire con TAP verso roma via Lisbona.