Botswana into the wild

Scritto da: honey-sunny
botswana into the wild
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Botswana into the wild il ritorno (aprile 2022)

(dettaglio giorno per giorno)

15 aprile 2022, venerdì – Milano – Doha

Finalmente dopo 2 anni e 8 mesi si torna in Africa! Nostro figlio Matteo ci porta a Malpensa alle 5.30 mentre Martina e nostri labrador rimangono beati a casa tra le braccia di Morfeo.

Al check-in ci chiedono il tampone (solo il Sudafrica , anche se in scalo, fino ad una settimana fa lo chiedeva, e loro non sapevano che lo avevano tolto). Dopo ½ secondo di panico procediamo con la solita trafila fino ad arrivare alla parenza alle 9.30. L’aereo è mezzo vuoto. Volo tranquillo di 6 ore. A Doha c’è un’ora in più. Ci provano solo la temperatura e non chiedono il vaccino. Andiamo a sgranocchiare qualcosa e poi ci imbarchiamo di nuovo alle 20.30. Questa tratta la faremo in business class, una pacchia! Cibo e servizio ottimi ma più che altro si dorme! Partiamo con 1 ora di ritardo.

16 aprile 2022, sabato – km.30 (asfalto) – Maun

Dopo 8 ore di volo, alle 4.30 atterriamo a Johannesburg. Dobbiamo attendere il prossimo volo che parte per Maun alle 12.00 quindi cerchiamo un posto dove riposare un po’ (l’aeroporto è praticamente deserto). Facciamo colazione da Mugg & Bean (catena dove siamo stati più volte nei nostri viaggi in Sud Africa e ci è sempre piaciuta) e poi faccio un giro per i soliti negozietti di ninnoli africani dove sono stata diverse volte con Martina. Solo che questa volta, lei non è qui con me, quindi mi tocca farlo da sola. In questa vacanza torneremo in qualche posto in cui siamo stati con i nostri figli nel 2019 e ci verrà un po’ di malinconia, ma ahimè dovremo abituarci a pensare solo per due, loro ormai sono grandi.

Finita la parentesi amarcord ci imbarchiamo su un piccolo aereo della Air Link che ci porta in 1 ora a mezza a Maun. Qui controllano i vaccini e chi non lo ha fatto deve fare subito il tampone. Recuperiamo i borsoni e all’uscita troviamo il responsabile della Travel Adventurs. La macchina è parcheggiata lì fuori ma ci spostiamo all’ombra per tutte le spiegazioni del caso. Ci fa una strisciata della carta di credito come garanzia (non ci addebiteranno nulla) e paghiamo il costo per l’affitto di un giorno in più. Quando il Sud Africa ha tolto il tampone anche se in transito, non avevamo più l’obbligo di tornare un giorno prima a Maun, prima di rientrare (il molecolare chiedeva 24 ore per il risultato). Avevamo quindi fatto richiesta di tenere la macchina fino alla sera prima della partenza ed abbiamo aggiunto una notte al Central Kalahari. L’aggiunta la paghiamo qui.

Vediamo subito che la macchina e le varie attrezzature sono vecchie. Il navigatore non funziona e mancano le bacchette per tenere aperta la tenda (dopo due ore ce li recapiterà al lodge). Chiedo espressamente dell’inverter e il ragazzo me lo indica. Per il resto è tutto ok e ci sono attrezzature che in realtà non ci servono e le lasceremo al lodge (come ad esempio la tenda per creare ombra quando ci si ferma a pranzo, il lavandino da campo e il borsone per ritirare piatti e cose varie). Le due gomme di scorta sono attaccate sul portellone posteriore e le 4 taniche di benzina (già piene e questo ci aiuta non poco) sono legate sul tetto della jeep. Una cosa molto comoda è che sul davanti del tetto c’è la tenda mentre sul retro c’è una struttura in ferro, dove hanno legato le taniche, che noi useremo per mettere le fascine di legna. Questo fa si che guadagniamo molto spazio all’interno del cassone. C’è da dire che le cose che ci danno sono tutte pulite, datate ma pulite. I letti sono già fatti quindi anche questo agevola. Finalmente alle 15.30 partiamo. Che gioia!

Informazioni su Maun

Maun è sita nel centro-nord del paese. Il nome deriva da un termine San “Maung”: canneti bassi. Maun è diventata la capitale del turismo grazie alla sua vicinanza con il delta dell’Okavango. Si presenta come un simpatico paesone pieno di vita e fascino “African style”. La sua posizione strategica vicino al delta dell’Okavango l’ha resa in pochi anni un centro importante dell’economia del paese. Tutte le compagnie turistiche hanno i loro uffici qui a Maun e il piccolo aeroporto vede decolli e atterraggi di piccoli aeromobili quasi come l’aeroporto internazionale di Johannesburg. Con una popolazione di circa 30.000 abitanti possiamo tranquillamente ammettere che Maun abbia il 100% di persone occupate nel turismo e nell’indotto turistico. Basti pensare che il piccolo aeroporto di Maun è considerato uno dei più congestionati dell’Africa. Ci sono ristoranti, banche, market ecc.ecc.

Uffici del DWNP (S19 59.056 E23 25.844) (orari: lu-ve 7.30/16.30; sa 7.30/12.45 e 13.45/16.30; do 7.30/12.45) si possono pagare con carta di credito le entrance fees dei parchi.

Market

– Spar Delta: Plot 692, Unit 3, Makoro Shopping Centre (orari: 8.00-20.00 lu-ve / 8.00-18.00 sa / 8.00-17.00 do)

(nella zona dove ci sono Nando’s e KFC. Si lascia la Tsheke Tsheko Road e si imbocca la Tsaro Road. Subito dopo, sulla destra si entra in una piazza dove ci sono market e banca)

– Shoprite: (molto più rifornito dello Spar Delta) Maun Old Mall, Plot 742, Tsheko- Tsheko Road ( si trova allo svincolo tra Tsheke Tsheko Road e  la Tsaro Road)

 Per la carne

– Delta meat Deli (vicino al Riley’s Shell garage – orari: lu/ve 7.30/17.00 e sa 7.30/13.30 – http://www.deltameatdeli.net/)

– Beef Boys (di fronte all’Engen garage e allo Spar Ngami Center – orari: lu/ve 9.00/17.30 e sa 9.00/14.00 -http://beef-boys.com/)

  • Per i liquori e la birra: Tops! nella piazzetta dello Spar Delta
  • Banca: nella piazzetta dello Spar Delta
  • Benzinai: si
  • Meccanici: si
  • Lavanderia: nel centro commerciale The Mall

Ristoranti:

– Mark’s (solo a pranzo)

– Okavango Brewery (birreria)

– Sedia Hotel

Conosciamo Maun quindi viaggiamo senza navigatore. Andiamo a fare la spesa allo Spar Delta (dobbiamo fare due giri perché prendiamo anche 10 bomboloni da 5 lt di acqua …), al Tops! per birra e vino (ottimi vini sudafricani) e poi allo Shoprite per le cose che non abbiamo trovato allo Spar. Vedendo che quest’ultimo è molto più rifornito, consiglio di venire qui. Tutti indossano la mascherina (vedremo anche pastori lungo le strade, che camminano da soli, che ce l’hanno) e all’ingresso di ogni negozio (anche nei gate dei parchi dove andremo), c’è sempre un addetto con l’igienizzante per le mani. Sono molto scrupolosi. Carichiamo tutto sul sedile posteriore e per terra per non aprire il cassone. Non ci sta più neppure uno spillo. E poi andiamo al lodge. Sono le 17.00.

Ci accoglie il proprietario, un signore bianco molto gentile. Il posto è semplice, un po’ datato, ma grazioso (è più bello il Crocodile Camp dove eravamo stati nel 2019), le camere spaziose si affacciano tutte sul fiume Tamalakane. Nel fiume c’è acqua (ricoperta di ninfee) ma non scorre. Lo farà solo da giugno ad agosto quando arriveranno le acque dell’Okavango. Svuotiamo completamente la macchina e sistemiamo tutto in modo tale da avere le cose ritirate con criterio e comode da prendere in caso di necessità. Ci sono due cassetti che si aprono dal portellone posteriore. Sono della stessa lunghezza del cassone, quindi molto capienti. In uno sistemo tutto il cibo, nell’altro le cose di servizio. Le pentole sono in un contenitore di plastica a parte, come pure la griglia ed il simil sgabello in ferro da mettere sul fuoco per appoggiare le pentole. Decido che il telo per il sole non ci serve (ingombrante e pesante) come pure il lavandino da campo e il contenitore porta piatti. Li lascio al signore del lodge e li prenderemo al rientro (ha un locale dedicato per chi vuole lasciare le cose che non servono durante il viaggio). Il sole tramonta alle 18 ma c’è luce fino alle 18.30 abbondanti. Andiamo a cena all’Okavango Brewery. Lo raggiungiamo in macchina quando ormai è completamente buio. Si tratta di una birreria (produzione propria) con i tavoli in legno all’aperto. Indossiamo un pile e abbiamo i pantaloni lunghi. C’è un po’ di umidità quindi fa freschino. Mangeremo molto bene, filetto alla griglia con verdure e patate e la birra è buona (Pule 450 € 36). Torniamo in hotel. Siccome hanno acceso il fuoco, Pier rimane un po’ fuori  a fare due chiacchiere con il proprietario e a bere un liquore con lui. Io dormo.

Pernottamento: The Waterfront Guesthouse – lodge

  • http://maunwaterfront.com/ – River side, between exit 7 and 8 Disaneng
  • Costo a camera: € 129 con colazione

17 aprile 2022, domenica – km.165 (148 asfalto + 17 sterrato)

Maun – Khumaga (Makgadikgadi N.P.)

  • Strada: viaggiamo per 147 km.(h.2) tutto su asfalto percorrendo la A3 fino a Motopi e poi sulla A30 fino a Khumaga (gps S 20°15’24”  E 25°14’17”). – ferry (pule 150 € 12) per raggiungere il Khumaga Camp oltre il fiume (gps S 20 27.283 E 24 30.985)
  • Market: Motopi (basico) e piccolo e con poche cose a Khumaga
  • Barriera veterinaria: prima di Motopi

Questa mattina facciamo con calma. Facciamo colazione e quando abbiamo sistemato tutto, partiamo. Andiamo agli uffici del DWNP di Maun (dove si può pagare anche con carta di credito) (S19 59.056 E23 25.844) (orari: lu-ve 7.30/16.30; sa 7.30/12.45 e 13.45/16.30; do 7.30/12.45) e paghiamo le entrance fees per entrare nei parchi. Costano BWP 190 (€ 14,75) adulto  + BWP 75 (€ 5,72) auto. Totale pagato: € 379 (Pule 4.550) per 10 giorni. Andiamo ancora al market Shoprite ad acquistare due cose per pranzo e poi partiamo. Sono le 10.30. La prima cosa che notiamo è il verde quando avevamo fatto questa strada, nel 2019,le piante erano secche e l’erba, che costeggia l’asfalto, era gialla. Le piogge sono finite in questi giorni quindi i colori sono davvero belli e l’aria è tersa. Dobbiamo comprare la legna. Stare nei parchi con il buio, senza fuoco, è pericoloso. Oggi è Pasqua quindi non ci sono banchetti dove poterla compare. Ne vediamo solo uno con la legna esposta ma, quando ci avviciniamo, non arriva nessuno. Se avessero messo i prezzi ed una cassetta dove mettere i soldi, avremmo potuto prenderla, ed invece niente. Ci sono molti animali lungo la strada, molti anche sulla carreggiata. Bisogna fare attenzione perché possono attraversare all’improvviso. Abbiamo notato che le mucche adulte si avvicinano all’asfalto e se arriva una macchina si fermano. Quando passa, attraversano. La prima volta che lo abbiamo visto fare, siamo rimasti davvero stupiti ma poi ci siamo resi conto che è la prassi; discorso diverso per i vitellini ma soprattutto per gli asini. Con questi bisogna fare doppiamente attenzione. Comunque basta andare piano. Gli animali ci sono soprattutto nelle vicinanze dei villaggi. Questi, la maggior parte delle volte, non li si vede. Sono nascosti nella vegetazione ma si capisce che ci sono perché, lungo la strada, mettono vari oggetti per identificare l’ingresso dei sentieri che portano alle capanne. Praticamente ogni oggetto (per lo più cose in plastica rigida o bandiere di vario colore) è come se indicasse un numero civico io abito alla bacinella rossa appesa a testa in giù su un ramo oppure al pezzo di stoffa blu attaccato al ramo di un’acacia e via dicendo. Obiettivamente su km e km di strada dritta ed uguale è difficile anche per chi ci abita tornare a casa.

Pier inchioda di colpo e dice: a bordo strada c’è un puff adder (vipera soffiante). Facciamo inversione e torniamo indietro. Non so come ha fatto a vederlo ma effettivamente è proprio lui, peccato che ha la testa schiacciata da una macchina. Era un bell’esemplare grosso. Lo avevamo già visto all’Etosha e al Kgalagadi, sarebbe stato bello vederlo di nuovo vivo. Raggiungiamo la barriera veterinaria prima di Motopi. Ci fanno scendere a disinfettare le scarpe e poi passiamo con la macchina in un avvallamento contenente lo stesso liquido. Non ci chiedono se abbiamo carne. In due ore, da Maun, raggiungiamo Khumaga. Questo piccolo villaggio prende il nome dai tuberi commestibili che vengono raccolti in quell’area. Abbiamo il problema della legna. Non abbiamo trovato nessun banchetto lungo la strada. Chiediamo, nel paese, ad alcuni signori ma nessuno sa dove poterla acquistare. Andiamo nel piccolissimo market. La signora fa una telefonata e ci dice che la vendono al Boteti River Camp. Abbiamo una prenotazione là tra 6 notti. Raggiungiamo il camp velocemente e ne approfittiamo per prenotare la cena, per quando verremo a dormire. Compriamo 5 fascine di legna a Pule 25 € 2 l’una. Non sappiamo che tipologia di legna sia, ma in Botswana si trova solo questa e non brucia molto bene. Chiediamo all’addetto del Camp info per il traghetto che consente di attraversare il fiume Boteti, per accedere al parco. Ci accompagnerà lui. (GPS S20 27.384 E24 31.001). Ci chiediamo come avremmo potuto fare nel caso in cui non ci fossimo rivolti al Camp perché, quando arriviamo là, non c’è nessuno. In realtà c’è un cartello con le regole ed un numero di telefono dove chiamare. Quando il fiume scorre, le macchine salgono una per volta e poi tirano a mano una corda che porta la chiatta dall’altra parte. Quando è asciutto si passa direttamente nel letto del fiume. Quando è come ora, con acqua ma non tanta, si deve usare la chiatta come ponte perché nel punto in cui l’hanno lasciata, è profondo. Il pelo dell’acqua è coperto di ninfee fiorite. Molto bello. Avevamo visto un video, su un gruppo Facebook di una settimana fa, dove riprendevano una jeep con il trailer, che attraversava direttamente. Non so come ha fatto a non bloccarsi, l’acqua arrivava a metà portiere. Il costo del traghetto è di Pule 150 (€ 12). Entriamo quindi nel Makgadikgadi National Park (solo per 4×4) dal Khumaga Gate (gate ovest). Il campeggio (ce ne solo tre nel parco e questo è l’unico con servizi) è poco dopo, sulle rive del fiume.

Informazioni sul Makgadikgadi National Park

  • http://www.botswanatourism.co.bw/explore/makgadikgadi
  • http://www.madbookings.com/botswana/information/makgadikgadi-botswana.html
  • https://africageographic.com/blog/chapmans-baobob-one-of-africas-largest-trees-falls/ (Champan’s baobab)
  • http://geographical.co.uk/places/deserts/item/2137-the-enduring-legacy-of-the-fallen-baobab (Champan’s baobab)
  • Conservation Fees da pagare in contanti: BWP 190 (€ 14,75) adulto  + BWP 75 (€ 5,72) auto
  • Orari: da aprile a settembre 6.00/18.30 – da ottobre a marzo 5.30/19.00
  • Accessibile solo con 4×4, al gate danno una mappa non molto dettagliata
  • Si può pernottare al Khumaga Wildlife camp (10 posti) (con bagni ed acqua) oppure Tree Island (3 posti) e Njuca Hills (2 posti) (con wc e doccia con il secchio – no acqua)

Tutte le strade all’interno del parco sono accidentate e in molti casi molto sabbiose, quindi è essenziale, oltre che obbligatorio, avere un veicolo 4×4. Ci sono 4 gate: Khumaga ad ovest (traghettando la macchina sul fiume Boteti Pule 200 € 16); Phuduhudu, Makolwane e Xirekara  (ora dovrebbe essere chiuso) a nord. Le Makgadikgadi Pans rappresentano  una delle più grandi depressioni saline al mondo. Hanno un’estensione di  12.000 kmq. Makgadikgadi significa vasta terra aperta senza vita. Fanno parte di quest’area il Makgadikgadi National Park e lo Nxai Pan National Park che si trovano nella parte ovest e nord ovest della depressione. Il Makgadikgadi National Park è la parte occidentale delle Makgadikgadi Pans. Il parco nazionale è stato dichiarato riserva di caccia nel 1970, nel dicembre 1992 i confini sono stati ampliati fino a raggiungere le dimensioni attuali, circa 4900 chilometri quadrati. È contraddistinto da un paesaggio alieno, pianeggiante e decisamente spoglio. Durante la maggior parte dell’anno l’acqua non arriva, ne sottoforma di fiumi ne di pioggia.  Il clima è estremamente arido e, pertanto, mancano i grandi mammiferi. Durante i periodi di pioggia intensa, caratterizzati da abbondanti e continue precipitazioni il pan si riempie d’acqua attirando numerosi animali: zebre e gnu pascolano sulle pianure ricoperte d’erba fresca, le colonie di fenicotteri colorano l’acqua e le sponde delle due depressioni. Oltre all’acqua piovana, che si riversa nelle depressioni, si aggiungono anche i fiumi stagionali Nata, Tutume, Semowane e Mosetse. In anni con eccezionale piovosità anche le acque del fiume Okavango arrivano a riempire le conche del Makgadikgadi tramite il fiume Boteti. In questo periodo dell’anno le depressioni saline si trasformano in laghi azzurri, le cui acque lambiscono le sponde con un delicato sciabordio delle onde e scorrono sulla spiaggia ciottolosa, una chiara testimonianza del gigantesco lago preistorico.  Il bacino di Makgadikgadi è composto da diverse depressioni, le più grandi delle quali sono Sowa e Ntwetwe, circondate da innumerevoli altre piccole conche. A nord sono situate le conche di Kudiakam Pan, Nxai Pan e Kaucaca Pan. Tra queste conche sono intercalate dune, isole rocciose, penisole e aree desertiche. Sulla superficie salata delle conche non cresce vegetazione, mentre le zone marginali sono ricoperte di erba. Su alcune delle antiche sponde si ergono giganteschi baobab, le cui sagome al calar del sole creano suggestive immagini paesaggistiche. Durante il periodo delle piogge questa riserva offre buone possibilità di avvistamento degli animali selvatici, in particolare quando i grandi branchi di zebre e gnu iniziano le loro migrazioni verso la regione occidentale di Boteti. Le zebre, circa 30.000 compiono la seconda più grande migrazione d’Africa. Dai territori del nord-est, arrivano qui nel mese di marzo. Tra le specie animali ospiti in questa area ci sono antilopi alcine e alcefali, ma anche kudu, tragelafi, cefalofi, giraffe, antilopi saltanti, raficeri campestri ed elefanti, oltre ai predatori come le rare iene brune.

Attraversiamo quindi il fiume Boteti usando la chiatta come ponte, scendendo andiamo parecchio sotto il livello dell’acqua. Arriviamo al gate, mentre Pier sgonfia le gomme io vado agli uffici ma li trovo chiusi quindi non ci registreremo. Arrivando al camp vediamo due elefanti e diversi impala. Che bello potersi trovare di nuovo, dopo tanto tempo, in un parco in mezzo agli animali. Andiamo al micro ufficio del camp dove una ragazza con dei lineamenti bellissimi, ci registra, ci fa firmare un foglio di scarico responsabilità e ci dice di stare attendi ai cercopitechi verdi (velvet monkey). Andiamo alla piazzola n°4, dove dormiremo questa sera. Come ricordavamo il campo è ben tenuto. Tutte le mattine gli addetti rastrellano la piazzola togliendo le foglie,  puliscono le immondizie ed il braai dalla brace della sera prima. Sono le 14 ed abbiamo parecchia fame ma non cuciniamo nulla perché abbiamo premura di arrivare alla hippo pool. Mangeremo al volo crackers, il mitico cheddar e altre cose così. Non facciamo in tempo ad aprire il portellone che arrivano le rompiscatole delle scimmiette. Bisogna fare davvero attenzione perché riescono a rubare tutto Qui eravamo stati con i nostri figli nel 2019 guardiamo la piazzola dove avevamo dormito con loro con nostalgia …. Ripartiamo quasi subito diretti verso i punti panoramici sul fiume. Notiamo che ci sono un’infinità di bucceri (uccelli con un grosso becco giallo che sembrano vagamente a dei pappagalli), vediamo qualche zebra e poi, quando ci siamo avvicinati al fiume, l’occhio ci casca su un elefante che sta bevendo poco più avanti. Gli elefanti al bagno sono una delle cose che mi piacciono di più dell’Africa. Tutti contenti cerchiamo di raggiungerlo ma foriamo la gomma! È la prima volta in tutti i nostri viaggi africani. Quasi subito si fermano due signori sudafricani e lui si fa in quattro per aiutarci. Dopo si ferma un altro signore e poi l’autista di un game drive. C’è sempre molta solidarietà. Sarà un lavoro complicato perché la sabbia è molto profonda. Kevin, il nostro primo aiutante, ci dice che abbiamo le gomme troppo molli. Le avevamo portate tutte e 4 a 1.5. Lui dice di tenerle 2 davanti e 2,5 dietro (essendo più pesanti sul posteriore), le terremo sempre così, a parte sull’asfalto. Se poi ci si insabbia, le si abbassa ancora un po’ ma poi è bene rigonfiarle. Giustamente dice che se sono troppo molli fanno la pancia e quello è il punto in cui si fora, non sul battistrada che è duro. Comunque nel 2019 quanto noi, quanto i nostri compagni di viaggio, le abbiamo tenute tutte ad 1,5 per tutto il viaggio e nessuno aveva forato. Su questo argomento, ogni persona alla quale abbiamo chiesto, ci ha dato numeri diversi. Il ragionamento giusto, secondo noi, è quello che ci ha fatto Kevin. Perdiamo un’ora con questa storia quindi è troppo tardi per andare alla hippo pool. Che nervoso. Dobbiamo capire quanto tempo impieghiamo ad organizzare tutto prima che venga buio quindi torniamo al camp. Nel mentre salta fuori da dietro ad un cespuglio un bel maschione di elefante. Povero si è spaventato e ci mostra le sue dimensioni spalancando le orecchie. Arriviamo al camp alle 17.30. Abbiamo solo ½ ora prima del tramonto quindi Pier accende il fuoco mentre io organizzo per la cena, preparo i thermos per domani (uno con il the ed uno con il caffè, li facciamo sempre la sera in modo tale da non dover perdere tempo al mattino, tanto tengono la temperatura) usando la teiera posizionata sul fuoco, apriamo la tenda e poi andiamo nei bagni a fare la doccia. Oggi ha fatto parecchio caldo ma con il calare del sole le temperature scendono. Per fortuna i cercopitechi sono andati a dormire. Per cena facciamo bistecche alla griglia con verdure. Se si cucina la carne nei parchi non recintati, bisogna avere la grande accortezza di mettere subito in macchina i contenitori sporchi di sangue, in sacchetti ben chiusi. L’odore del sangue viene captato dai predatori anche da lontano, può essere molto pericoloso. Una volta che la carne è sul fuoco non c’è problema perché l’odore della griglia e quindi della carne cotta, è una cosa che a loro non interessa perché non è il loro cibo. Sistemiamo tutto e poi rimaniamo fuori a guardare il fuoco e le stelle. Cerco come prima cosa la Croce del Sud, è inconfondibile è l’unica costellazione che conosco. Stiamo fuori fino alle 20.30. Siamo abbastanza tranquilli perché le altre piazzole sono tutte intorno a noi, sono distanziate ma se dovesse passare qualche animale, verrebbe notato da altre persone prima che arrivi da noi. Stare vicino al fuoco a guardare le stelle è qualcosa di impagabile. Ci ritiriamo poi nella nostra tendina. Siamo super felici di essere di nuovo qui.

Pernottamento: Khumaga Wildlife Camp n°KK4 (fa parte dei SKL Camp)

  • campeggio (autonomi per cena e colazione)  (gps S 20 27.283 E 24 30.985)
  • Costo a testa: USD 50 (€ 44)  – tot.€ 88
  • Ci sono 10 posti campeggio (consentiti per piazzola max 3 macchine e 8 persone) – bagni – braai – non è recintato
  • https://sklcamps.com/our-camps/
  • https://www.selfdrive4x4.com/en/accommodation/khumaga-campsite/
  • http://www.namibweb.com/khumaga.htm

18 aprile 2022, lunedì – km.104 (104 sterrato) 

Khumaga – Tree Island (Makgadikgadi N.P.)

Strada: tutto sterrato nel parco – il Tree island Camp dista 45 km. (h.2) su sabbia da Khumaga (gps S 20.4891° E 24.9181° oppure S 24°29’21’’ E 24°55’5’’)

Mettiamo la sveglia alle 6.00 ma è troppo buio quindi aspettiamo ancora un attimo a scendere. Questa notte non abbiamo sentito nessun verso di animale. Faremo sempre in modo di non lasciare mai nulla fuori dalla jeep quando andiamo a dormire, così al mattino  dobbiamo solo chiudere la tenda. Ce la prendiamo comodi e partiamo alle 7.30. Ci indirizziamo alla hippo pool sperando di arrivarci facciamo i vari loop che portano ai punti panoramici e poi imbocchiamo la prima strada che scende al fiume. Da qui fino agli ippopotami, si viaggia costeggiando l’acqua. Il paesaggio è verdissimo, lo ricordavamo quasi desertico. D’altronde nel 2019 aveva piovuto pochissimo ed un numero importante di animali erano morti. Ne hanno parlato tanto in tutti i gruppi Facebook africani nei quali sono. Addirittura all’Elephant Sands lodge, vicino a Nata, portavano l’acqua con le cisterne. Quello è un punto di passaggio per gli elefanti quando si spostano da un parco all’altro. Ricordo che a centinaia sono morti a Hwange, il primo parco con l’acqua che trovano in Zimbabwe ed il primo posto utile dopo questo lodge. Arrivavano stremati e morivano per la disidratazione. Quindi la realtà di quell’anno era estrema anche come paesaggi. Quest’anno per fortuna le piogge sono state abbondanti. Ci fermiamo in un punto con molta visuale a fare colazione e a sistemarci. Vediamo pochi animali, più che altro impala ed uccelli come avvoltoi, cicogne e marabù ed uno sciacallo della gualdrappa (black backed jackal). Arriviamo alla hippo pool. Purtroppo oggi è nuvolo, l’unico giorno in cui troveremo il cielo coperto. Per il resto sempre sereno con grandi nuvole molto scenografiche. Nel fiume ci saranno più di 20 ippopotami siamo da soli quindi rimaniamo per più di un’ora a goderceli. Io li adoro, sono brutti ma mi piacciono un sacco. Mi scoccia per il cielo coperto perché ci tenevo tanto a fare delle belle foto. Chiederò al Pier di riportarmi qui nei prossimi giorni, quando ripasseremo per Khumaga, proprio per fotografare gli ippopotami con il sole, ma non ce la faremo, aimè.

Nel fiume ci sono tante ninfee fiorite e vediamo due grossi coccodrilli ed uno più piccolo. Quest’ultimo ha la brillante idea di spostarsi da una riva all’altra passando in messo gli ippopotami, creando il finimondo, versi ed acqua ovunque. Loro convivono abbastanza, a meno che non ci sia poca acqua. In questo caso gli ippopotami diventano più territoriali. I coccodrilli possono attaccare i piccoli hippos e mangiano quelli grandi se muoiono. Per il resto si tollerano. Torniamo al camp viaggiando sempre sul riverfront. Impieghiamo ½ ora senza fermarci. Andiamo al ferry a fotografare le ninfee, visto che nel mentre è uscito il sole. Che nervoso, c’erano nuvole solo quando eravamo alla hippo pool. Alle 11 partiamo diretti al centro del Makgadikgadi, a Tree Island, dove dormiremo. Da qui in poi, fino a domani in mattinata, non avremo segnale del telefono. La strada è formata da soli due binari di sabbia tra cespugli, all’inizio, e poi in mezzo a distese di erba. Per fortuna la macchina ha una retina attaccata alla parte davanti della macchina perché c’è l’erba alta più di ½ metro, anche tra i due binari. Quella evita che pezzi d’erba finiscano nel motore. Ogni tanto dovremo pulirla. Sui binari ci sono tante cacche di elefante quindi, quando passiamo su quelle fresche, sale sempre un buon profumino. Lo sterco non sarebbe mai da schiacciare perché spesso ci sono i dung beetle (scarabei stercorari) al lavoro. Loro passano le giornate a fare palline grosse come quelle da golf, con lo sterco di elefante, e poi le sotterrano (scorte di cibo per i tempi di magra).

In realtà questa cosa è importantissima, specialmente nelle zone più aride, perché tutti i semi delle piante mangiate dagli elefanti (non vengono digeriti ed escono intatti), vengono posizionati sotto terra quindi hanno più possibilità di germogliare e crescere. Noi ne vedremo per la prima volta, uno nello Nxai pan, i prossimi giorni. Ne avevamo visti alcuni in una teca al visitor center dell’Addo National Park (laggiù ce ne sono molti). Sono di forma arrotondata e grossi quasi quanto le palline che creano. Nel tratto da Khumaga fino a dove ci fermeremo a pranzo, a Njuca Hills, percorso in 1 ora e mezza, non vedremo nessun animale. Ci fermiamo in una delle due piazzole del campeggio. Sono gestite dal DWNP e sono un po’ trascurate. D’altronde questa zona è visitata solo in questo periodo (visto che c’è la migrazione delle zebre) e comunque poche persone vengono fin qui, è fuori dalle rotte più famose. Fa caldo e mangeremo seduti sul pianale del cassone. Vedo una cacca di elefante bella lucida, ovviamente vado ad analizzare: è fresca. Quando ci spostiamo in macchina, vedremo in lontananza chi l’ha prodotta. Il paesaggio è una distesa piatta di erba. Raggiungiamo velocemente, il camp dove pernotteremo, il Tree Island Camp. La piazzola n°1 (la più bella perché si affaccia sul pan che ha ancora acqua) è occupata, la 2 è libera e noi ci posizioniamo nella nostra, la n°3. E’ quella più chiusa nella vegetazione e quindi la meno bella. Vedendo che poi nella 2 non è arrivato nessuno, avremmo anche potuto spostarci. Pazienza. E’ presto per fermarci qui quindi percorriamo l’altra strada che torna verso Njiuca Hill.

Dopo un paio di km ci troviamo circondati da un numero pazzesco di zebre abbiamo trovato la grande migrazione! E siamo fortunati a trovarle vicino alla strada, vista l’immensità del posto, avrebbero potuto essere ovunque. In un punto del pan c’è parecchia acqua quindi le vediamo con le zampe a mollo. Immagine davvero bella! Quando le pozze effimere si asciugheranno, si sposteranno tutte verso la Moremi. Torniamo poi al pan vicino al camp e scendiamo a fare due foto. C’è ampia visibilità. Nel pan c’è ancora un po’ di acqua nella quale si riflettono le nuvole. Nel fango ormai secco ci sono impronte di elefante e di iena. Andiamo poi al camp. La doccia ed il wc sono nelle due classiche strutture in legno a spirale. Il secchio della doccia è rotto quindi lo toglieremo e al suo posto mettiamo la nostra doccia da campo. Facciamo sempre in modo di riempire due bomboloni da 5 lt con l’acqua o del gavone della jeep o con quella presa ai distributori, e di tenerli al sole tutto il giorno, in modo tale da fare la doccia abbastanza calda. Ceniamo alle 17.30 in modo tale da aver sistemato tutto prima che venga buio. Con tanta vegetazione vicina alla macchina, bisogna prestare più attenzione. La cena sarà a base di cous cous  on carne trita cotta con pomodori e peperoni. Questa sera troveremo molte zanzare quindi alle 19.00 ci ritiriamo. Ci siamo organizzati con delle torce, che si possono appendere nella tenda in modo tale da avere luce per poter leggere. C’è la luna piena quindi le stelle rendono un pochino di meno come luminosità. Prima di dormire, tutte le sere, ci metteremo sdraiati con la testa fuori dalla tenda per guardare il cielo, stare giù non ci lascia molto tranquilli. Lo scoppiettare del fuoco crea una bella atmosfera. I cieli africani sono sempre qualcosa di meraviglioso.

Pernottamento: Tree Island Campsite n°3

  • dwnp@gov.bw  – lo gestisce il DWNP
  • campeggio (autonomi per cena e colazione)  – (gps S 20.4891° E 24.9181° oppure S 24°29’21’’ E 24°55’5’’)
  • Costo a testa: Pule 80 (€ 7) – Tot. € 14
  • Ci sono 3 posti campeggio – bagni e doccia con secchio – non c’è acqua – c’è il braai – non è recintato

19 aprile 2022, martedì – km.200 (82 asfalto + 118 sterrato)

Tree Island (Makgadikgadi N.P.) – South Camp (Nxai Pan N.P.)

  • Strada: viaggiamo su sterrato per circa km.60 (h.1 e 1/2) fino all’uscita dal parco (Makolwane Gate (S 20°40’298 E24°31’853) poi km.15 di asfalto sulla A3 fino a Gweta (gps S 20° 11′ 26” E 25° 15’53”). Torniamo indietro dalla stessa strada, sempre asfalto per km. 67 (h.1) , fino al gate dello Nxai Pan (gps S 20°13’52 E 24°37’13”  oppure S 20 13.838 E 24 39.251 oppure S 20°23.008′ E 24° 65.433′). Da qui si entra nel parco tutto sterrato fino al South Camp (km. 35 in 1 h. e 10) dove dormiremo (gsp S 19 56.186 E 24 46.580)
  • Market: Saverite a Gweta (abbastanza rifornito – vendono la birra)
  • Gommista: si
  • Benzina: si
  • Alla reception del South camp c’è un piccolo negozio dove acquistare, tra l’altro, legna

Mettiamo la sveglia alle 6.00 ma aspettiamo a scendere perché non c’è assolutamente visibilità. Tutte le mattine troveremo la tenda bagnata per l’umidità ma non tanto come in questo posto, ecco spiegata la presenza delle zanzare. Partiamo alle 6.45. L’allungheremo un pochino ma decidiamo di raggiungere Njuca Hills dalla strada più occidentale. Passiamo nel punto in cui c’erano le zebre e non ne vedremo neppure una siamo stati proprio fortunati ad averle incontrate ieri. Ci fermiamo poco oltre a fare colazione. I thermos fatti la sera prima sono davvero comodi altrimenti ora dovremmo tirare giù il fornelletto e perderemmo tempo. Guardo per terra e ci sono tante impronte nel fango ormai secco, la maggior parte sono di zebra ma qualcuna anche di sciacallo. Siamo circondati da cespuglietti di salvia selvatica. Se io penso al profumo dell’Africa, penso proprio a questo. Ci piace davvero tanto. Nel silenzio più completo, rotto solo da qualche canto di uccellino, sentiamo l’inconfondibile ruggito del leone. È lontano ma ci fa scattare subito l’adrenalina di trovarlo anche se, in questa piana, è praticamente impossibile, visto che c’è solo una pista e non si può uscire da questa. Allo svincolo, che porta a sinistra a Khumaga, la strada che dalla quale siamo arrivati ieri, vedo le impronte chiarissime e ancora non rovinate dal vento di un leone. Va nella direzione dalla quale siamo arrivati noi ruggisce di nuovo e la direzione è alle nostre spalle quindi non avremo più possibilità di trovarlo.

Poco oltre vediamo 3 elefanti nell’erba gialla molto alta, hanno tutti le proboscidi alzate fiutano chissà quale odore. Sullo sfondo ci sono delle palme macalani, i frutti delle quali, in Namibia, vengono usati per fare portachiavi intagliati. Proseguiamo viaggiando su una pista sabbiosa ma semplice. Arriviamo ad uno svincolo dove ci sono dei ruderi di quello che poteva essere un vecchio gate. Tempo effettivo di viaggio fino a qui da Tree Island: 1 ora. Ritroviamo il segnale del telefono. Questa strada è di sale battuto molte bene. Non è molto frequentata quindi la vegetazione sta crescendo in vari punti e ci sono dei buchi. E’ una distesa anche di cacca di elefante. Raggiungiamo il Makolwane Gate (S 20°40’298 E24°31’853) dopo ½ ora di viaggio. Non c’è nessuno quindi usciamo senza controlli. Dopo 15 km. troviamo la statale A3 che da Nata porta a Maun. Vedremo una scena molto brutta. C’è un camion fermo a sinistra e tanti asinelli che guardano in quella direzione. Mi si è gelato il sangue perché ho subito capito. Ci avviciniamo e vediamo un lago di sangue. Un asinello è finito sotto le ruote e quello che resta è a bordo strada dietro al camion. L’altro è integro ed è appena fuori dalla carreggiata, sul lato opposto. Questo probabilmente l’ha preso solo con la parte anteriore del tir. E gli altri guardano. Ci sono troppi animali lungo le strade e i mezzi pesanti non riescono a fermarsi di colpo se un animale attraversa la strada all’improvviso. Il camion non può più viaggiare. Devono chiamare i soccorsi. Noi proseguiamo senza dire una parola. Davvero brutta immagine. Raggiungiamo Gweta velocemente (gps S 20° 11′ 26” E 25° 15’53”).

Andiamo subito in “centro” dove vediamo l’officina del gommista 4 lamiere 2×2 attaccate ad una palma. Arrivano subito 3 ragazzi ad aiutarci. Impiegheranno una mezz’oretta. Nel mentre noi andiamo a fare la spesa da Savetite (qui vendono sia cibo che alcolici nello stesso negozio). Siccome fanno entrare in numero limitato per il Covid, ci sono alcune persone fuori in fila che aspettano. Quando noi ci avviciniamo, si spostano tutte e risulta che nessuna è in coda. Idem quando pagheremo alla cassa. Questa cosa ci da fastidio. Non è giusto che noi, in quanto bianchi, dobbiamo passare davanti a loro. Possiamo aspettare il nostro turno, ma non c’è verso di fargliela capire. Facciamo un minimo di spesa, c’è anche il macellaio. Andiamo a recuperare la gomma che ci costa Pule 200 (€ 16). Andiamo a fare benzina al distributore sulla strada principale. Ho le batterie della macchina fotografica quasi scariche quindi prendo il cavo, abbasso il sedile posteriore della macchina e ….. mi accorgo che ci vuole un adattatore particolare che non ci hanno dato mai successo, le altre volte in cui ho fatto espressamente richiesta dell’inverter, collegavo direttamente la mia spina. Vado in panico. Poi la risolveremo. Torniamo indietro sulla A3 diretti allo Nxai Pan. Volutamente non guardo quando ripassiamo vicino agli asinelli. Percorriamo 67 km. in 1 ora.

Troviamo prima del gate, un grosso elefante sull’asfalto. Qui passano da parco a parco quindi non è difficile trovare animali selvatici sulla strada, oltre a mucche ed asini, quindi è sempre fondamentale andare piano ed evitare di viaggiare di notte. Arriviamo al gate (gps S 20°13’52 E 24°37’13”  oppure S 20 13.838 E 24 39.251 oppure S 20°23.008′ E 24° 65.433′). Sentiamo un rumore folle di ferro. Ci spaventiamo. La prima idea è che siamo passati su delle griglie per terra. Pier torna indietro, nessun rumore. Avanzare di nuovo rumore folle. Un signore ed una signora, responsabili del gate, escono di corsa a vedere cosa è successo. Per farla breve abbiamo la fortuna immensa che questa cosa sia successa qui, non nel parco, e che questo signore è molto ferrato in materia meccanica. Ci fa andare avanti ed indietro e capisce subito che il problema è il differenziale. Chiediamo a lui di parlare al telefono con il responsabile della macchina. I termini tecnici proprio non li conosciamo. Lui ci dice di fare una prova. Togliamo il 4×4 e facciamo qualche km. Senza 4×4 il rumore non c’è quindi ci dice che i meccanici ci raggiungeranno nel nostro camp domani mattina alle 10.00. Noi preferiremmo non avventurarci su piste sabbiose con questo problema. Facciamo presente che siamo solo ad 1 ora e ½ su asfalto da Maun ma non ci sono possibilità perché i meccanici non sono disponibili. Ringraziamo infinitamente il responsabile del gate, facciamo la registrazione di ingresso e partiamo dopo aver sgonfiato le gomme. Abbiamo perso 1 ora.

Informazioni sullo Nxai Pan

  • Conservation Fees da pagare in contanti: BWP 190 (€ 14,75) adulto + BWP 75 (€ 5,72) la macchina
  • Orari: da aprile a settembre 6.00/18.30 – da ottobre a marzo 5.30/19.00
  • accessibile solo con 4×4 –  al gate non danno una mappa

Lo Nxai Pan National Park, prima riserva di caccia dal 1970 e poi parco nazionale dal  1992, fa parte dell’area delle Makgadikgadi Pans. Una una superficie di 2578 kmq. Il paesaggio è punteggiato da sparsi aggregati di acacia ad ombrello e mopane. Durante la stagione delle piogge, da novembre ad aprile, l’arido paesaggio delle saline si trasforma in una prateria. Nella parte meridionale del Parco, ai margini dell’area di Kudiakam Pan, una salina per il resto priva di vegetazione macrofitica, si trova un gruppo molto scenografico di baobab, noti come i “baobab di Baines”, dal nome dell’artista bitannico Thomas Baines, che li immortalò in un suo acquerello del 1862. Questo signore faceva parte della spedizione di David Livingston.

Lo Nxai Pan è spettacolare durante la stagione delle piogge quando arrivano un numero impressionante di erbivori. Anche nei restanti mesi dell’anno gli animali sono tanti. Si possono vedere, in base ai vari periodi dell’anno, zebre, gnu, springbok, oryx, giraffe, kudu, varie antilopi, elefanti, leoni, ghepardi, leopardi, wild dogs, bufali, sciacalli, iene marroni e maculate. È definito “garden of Eden”.

Una pozza molto frequentata è quella che si trova vicino al gate e la zona di South Camp (c’è una pozza di acqua permanente). A South Camp c’è un campeggio con docce di acqua calda. I bagni sono recintati con elettricità e spuntoni in ferro per terra per evitare che gli elefanti distruggano la struttura cercando l’acqua.

Al BainÈs Baobab ci sono tre aree campeggio (3 jeep per ciascuna massimo 12 persone). La n°1 è a 700 mt dai baobab e ha una vista magnifica sui Baines’ Baobabs, il n°2 e il n° 3 sono distanti 2,4 km. e sono entrambi sotto altri baobab. Non c’è acqua ma c’è una struttura doccia con un secchio dove mettere la propria e poi una struttura a per il wc.

Viaggeremo senza 4×4 e per fortuna non ci insabbieremo. Da qui in poi staremo 3 giorni senza segnale del telefono. In 1 ora e 10 percorriamo i 37 km che ci separano dal South Camp. Incrociamo alcune macchine e le vediamo molto sporche di fango. Quando arriviamo alla reception del campo capiamo il perché c’è una mega pozzanghera proprio sulla strada e ne troveremo tante anche nel parco. Ci fermiamo agli uffici e come prima cosa chiedo dove posso caricare la batteria della macchina fotografica. Loro mi dicono di lasciargliela lì perché è l’unico punto in cui c’è corrente. Gliele lascio tutte e due, tanto ora andiamo al camp a pranzare. Sono stati gentilissimi. Qui vendono legna e c’è un micro negozio. Andiamo alla nostra piazzola. È la più bella di tutte. È isolata quindi non si vede nessun altra macchina. Le altre sono più vicine l’una con l’altra, pur essendo distanziate, quindi non c’è privacy completa. Mangiamo velocemente e poi iniziamo il giro dopo aver recuperato le batterie. C’è un paesaggio completamente diverso da quello trovato ad agosto 2019. Allora era tutto secco, i cespugli con poche foglie e l’erba gialla era bassa. Ora è tutto verde e rigoglioso. Ci sono pozze di acqua piovana ovunque, non solo nell’unica alimentata artificialmente tutto l’anno. Questo periodo dell’anno è perfetto per gli avvistamenti visto che c’è erba fresca. Rispetto al 2019 troveremo delle piste davvero brutte. Con la pioggia si crea il fango sulla strada e le macchine, continuando a passare, creano solchi. Con la fine delle piogge vengono sistemate.

A parte nel pan principale, terremo una velocità ridotta al minimo. A volte dovremo fermarci, entrare nel solco in prima e poi uscire. Vedremo tantissimi springbok, poi zebre, gnu, giraffe, elefanti, molti uccelli serpentari (secretary bird), struzzi e kori (kori bustard), 3 giovani kudu super curiosi e due leoni in accoppiamento. La cosa bella di questi giorni è stato il cielo. Il tempo sarà sempre bello ma ci saranno, ogni tanto, dei grossi nuvoloni molto fotogenici che ci regaleranno tramonti bellissimi ed arcobaleni. Andiamo alla pozza principale e poi percorriamo varie stradine. Ci troviamo di fronte un grosso elefante maschio con una zanna sola intorno alla quale tiene la proboscide arrotolata. Avanza deciso tutto molleggiato sventolando le grosse orecchie. Ovviamente gli dobbiamo cedere la strada visto che non accenna minimamente a cambiare direzione. Facciamo inversione e facciamo un altro giro. Questo cambiamento di programma ci consentirà di trovare i leoni! Un maschio ed una femmina in amore …. Il maschio è uno spettacolo. Praticamente passeremo con loro tantissimo tempo in questi giorni. Solitamente siamo sempre di corsa e quindi abbiamo poco tempo per gustarci gli avvistamenti. Questa vacanza invece avevamo deciso di viverla molto più lentamente. Li vedremo impegnati in tutte le “faccende da leone” oltre ad accoppiarsi (praticamente ogni volta in cui siamo tornati da loro) anche in pulizie varie, bisognini, grattatine, sbadigli ecc. ecc. Li avremo a 3 metri dalla macchina. Il maschio ci ha sempre fissati negli occhi e non abbassava mai lo sguardo tranne che per soddisfare lei quando riteneva fosse il momento. Praticamente sono arrivata alla conclusione che i leoni maschi sono dei poveri sfigati. Quando la femmina è in calore, in qui 3-4 giorni, non mangiano, non bevono, non dormono perché devono essere sempre pronti (lei se la ronfa di brutto) e quando lei decide che è il momento, anche ogni ½ ora la copre, dura meno di un minuto e poi si becca ringhiate e a volte morsi e graffi. Questo è dovuto al fatto che il pene del leone è ricoperto di peli che pungono. Alla femmina ogni rapporto fa male e alla fine del periodo degli amori, lei potrebbe riportare delle piccole lesioni. Quindi il leone, in questo frangente, mi sembra proprio poverino Altra cosa da dire è che si spostano proprio solo di poche decine di metri quindi, se si rimane più tempo nello stesso posto, non è difficile ritrovarli, come è successo a noi per 3 giorni. Comunque lui era davvero bello, non tutti i leoni sono belli. Aveva la criniera scura dalla metà in poi, come i leoni del Kalahari. Il vento gliela muove. Spettacolo. Li lasciamo alle loro faccende perché il sole si sta abbassando velocemente. Andiamo alla pozza principale dove vediamo arrivare il nostro elefante mono zanna. Lo vedremo bere con calma. Sono le 17 e dobbiamo andare. Ci scoccia parecchio quindi decidiamo che domani andremo prima al campo a farci la doccia, a lasciare tavolo, sedie ed ad approntare il fuoco e poi rimanere alla pozza fino quando il sole cala.  Così ci potremo godere il tramonto e avremmo ancora ½ ora di luce per aprire la tenda e cucinare. Questa è la cosa negativa del campeggio. Dovendo arrivare al campo e fare tutto prima che il sole cali, ci si perde il momento più bello della giornata. Lasciamo quindi la pozza (l’elefante mono zanna è già andato via …) e con il cielo che tinge di rosso i nuvoloni bianchi, ci indirizziamo al campo. Come sempre Pier accende il fuoco ed io apro la tenda, poi docce e cena. Questa sera faremo pasta con sugo di piselli e il “mitico” cheddar. Sentiamo i versi delle iene quindi alle 19 ci ritiriamo a leggere.

Pernottamento: Nxai Campsite a South Camp n°NX1 (fa parte dei Xomae Camp)

  • campeggio (autonomi per cena e  colazione) – (GPS S 19 56.186 E 24 46.580)
  • https://www.xomaesites.com/camping/11-nxai-south-camp.html
  • Costo a testa: USD 38 (€ 35)  – tot.€ 70
  • Ci sono 10 posti campeggio – non è recintato – ci sono i bagni (con elettricità e spuntoni in ferro per terra per evitare che gli elefanti distruggano la struttura cercando l’acqua)

20 aprile 2022, mercoledì – km 87 (87 sterrato)

South Camp (Nxai Pan N.P.)

Strada: tutto sterrato nel parco

Ci stiamo velocizzando al mattino. Impieghiamo 15 minuti a partire. Arriviamo in mezzo al pan giusto giusto per l’alba. Tutto si colora di rosso ed è molto bella l’immagine degli springbok, in contro luce, davanti al sole, in mezzo all’erba alta. Facciamo colazione e poi gironzoliamo. Vogliamo visitare la parte est del parco ma la vegetazione è troppo fitta e vicina alla strada. Non avendo visibilità, quindi torniamo indietro. Facciamo il baobab loop (bel baobab) ma anche qui c’è molta vegetazione. Vedremo un cucciolo di zebra appena nato. Torniamo poi a nostri leoni. Ancora foto a non finire. Alle 9.30 andiamo al campo e troviamo la jeep con i meccanici arrivati apposta da Maun! Ci hanno dato una macchina vecchia ma per fortuna sono affidabili in caso di necessità affidabili ma 21 ore dopo. Perderemo 3 ore ma risolveremo il problema. Cambiano il primo blocco del differenziale (non so i termini tecnici ma il pezzo che unisce la ruota al semiasse), fanno un giro ma c’è ancora quel rumore quindi cambiano anche l’altro. Ci dicono che non erano rotti ma vecchi ed usurati quindi si sarebbero rotti. Bello… poi faccio presente dell’inverter e per questo non hanno soluzione. Non sanno perché si sono dimenticati di darmi l’adattatore. Mi dicono che me lo porteranno al gate del parco domani così dopodomani mattina, quando usciremo, potremo recuperarlo. Per fortuna ho caricato ieri le batterie altrimenti in questi giorni non avrei potuto fare una foto . Ne approfittiamo per mangiare un boccone (diamo anche ai meccanici crackers ed affettati) e poi riprendiamo il nostro giro nel parco per tre ore. Facciamo tutte le stradine possibili ed immaginabili. Siccome di elefanti ne abbiamo visti solo 3, quando arriviamo in un punto in cui ci sono piante di mopane. Ho subito pensato, qui ci sono gli elefanti Ed ecco che ce ne troviamo di fronte, su una strada stretta ed in mezzo alle piante ben 5 esemplari Fare retromarcia è d’obbligo. Arriviamo fino ad un quadrivio dove ci fermiamo in modo tale da avere altre 2 possibilità di fuga in base a dove vogliono passare lor . Poco prima di raggiungerci escono dalla strada avanziamo subito onde evitare che ce li troviamo addosso da un altra parte e spariti nel nulla come fanno a sparire in 10 secondi 5 elefanti? Mah . Passiamo ancora un attimo dai leoni sempre affaccendati .. vediamo un dung beetle al lavoro su una cacca di elefante. e poi alle 15.30 andiamo al campo. Facciamo la doccia, scarichiamo tavolo e sedie, prepariamo tutto il fuoco in modo tale che sia solo da accendere e ripartiamo diretti alla pozza. Il cielo è da urlo. Ci sono tre elefanti che bevono e la ciliegina sulla torta dietro di loro esce l’arcobaleno. Da qualche parte, poco distante da qui, sta l’ultimo colpo di coda della stagione delle piogge per  quest’anno. Proprio bello. Vediamo il sole che cala dietro ad un elefante che beve e poi velocemente torniamo al campo.

Nel mentre pioviggina per qualche minuto. Si è sempre di corsa, solita routine più veloce del solito perchè il buio arriva velocemente. Per cena facciamo una zuppa di verdura Knorr . tanto snobbate a casa, ma qui sono spettacolari piselli con uova e via. In branda alle 19.00 pronti per un nuovo giorno.

Pernottamento: Nxai Campsite a South Camp n°NX1 (fa parte dei Xomae Camp)

  • campeggio (autonomi per cena e  colazione) – (gsp S 19 56.186 E 24 46.580)
  • (https://www.xomaesites.com/camping/11-nxai-south-camp.html)
  • Costo a testa: USD 38 (€ 35)  – tot.€ 70
  • Ci sono 10 posti campeggio – non è recintato – ci sono i bagni (con elettricità e spuntoni in ferro per terra per evitare che gli elefanti distruggano la struttura cercando l’acqua)

21 aprile 2022, giovedì – km 85 (85 sterrato)

South Camp – Baines’ Baobabs (Nxai Pan N.P.)

Strada: tutto sterrato nel parco poi spostamento al Baines’ Baobab Camp. Bisogna percorrere 18 km. (40 minuti). (gps S 20° 04.276 E 24° 40.946 oppure S 20°4.316′ E 24°40.870′). Da qui si possono percorrere due strade. Una di 14 km. più verso nord ed una di 12km.più verso sud. Noi percorriamo quella di 12 km.(30 minuti).Si arriva al grosso gruppo di baobabs (gps S 20°06.437′ E 24° 46.085′).

Dove dormiremo c’è un un gruppo di sette grandi baobab che si ergono, come su un’isola, sul pan bianco. Ci sono tre aree campeggio. La n°1 è a 700 mt dai baobab e ha una vista magnifica ma durante il giorno è più frequentato, il n°2 e il n°3 sono distanti 2,4 km. e sono entrambi sotto altri baobab. Ha preso il nome dal pittore Thomas Baines che si è innamorato di questo posto ed è stato il soggetto di alcuni suoi dipinti.

Camp n°1 (gps S 20° 07.047′ E 24°45.534′) – Camp.n°2 (gps S 20° 08.222′ E 24°46.126′) – Camp n°3 (gps S 20° 08.466′ E 24°46.071′)              

Questa mattina saremo pronti in 10 minuti e partiamo prima dell’orario consentito per goderci con calma l’alba. Vedremo tantissime giraffe con una luce molto bella. Dopo poco diventa tutto nuvolo. Dopo colazione torniamo dai leoni e mentre Pier legge io li guardo incantata per 1 ora. È quasi sempre un “occhi negli occhi” tra me e lui a parte 1 minuto in cui ha dovuto fare altro Li salutiamo definitivamente .. ora, mentre scrivo l’itinerario se tutto è andato secondo i piani la leonessa dovrebbe essere a metà gravidanza e avrà già liquidato il povero maschio da parecchio tempo anche se comunque proteggerà la prole quando arriverà. Proseguiamo ancora un po’ il giro del parco. Sono un po’ delusa dagli elefanti perchè so che nel Central Kalahari ce ne sono pochissimi, è da poco che sono tornati, quindi, o li vediamo bene qui, o niente fino al prossimo viaggio in Africa. Siamo quasi al campo quando sentiamo barrire. Vediamo un gruppo formato da 26 esemplari, che scappa da una pozza d’acqua, e si dirige a gran carriera verso la vegetazione fitta, con i codini alzati e le orecchie spalancate. Non abbiamo capito cosa li abbia spaventati. Peccato, sarebbe stato bello vederli bere. Andiamo avanti e facciamo un loop per cercare la causa della loro fuga, ma non vediamo nulla. Torniamo poi alla pozza, per fortuna . e li vediamo tornare lentamente a bere. Il sole esce e ce li possiamo godere con calma. Sono tutte femmine con i piccoli di varie età, 3 sono piccolissimi e ci fanno morire dal ridere quando cercano di bere dalla proboscide. Non riuscendoci, si mettono in ginocchio e bevono con la bocca. Perdono l’equilibrio e finiscono in acqua. Che spettacolo. Quando una femmina decide che è ora di andare, si muove verso il bush e tutti la seguono. Immagine che ricorderemo. Torniamo al campo, facciamo la doccia e pranziamo con un bel risotto ai carciofi .. alle  11.15 abbiamo deciso di non guardare più l’orologio quindi, avevamo fame e abbiamo pranzato. Lasciamo poi questa parte di parco diretti ai Baines’ Baobabs.

Sono le 12.30. In 40 minuti (sgonfiamo le gomme perchè c’è un punto di sabbia profonda a 1.8 davanti e 2 dietro) arriviamo al bivio dove c’è l’indicazione 12 km. o 14  per arrivare ai baobab. Troviamo il segnale del telefono. Nel 2019 eravamo passati da quella dei 14 e tornati da quella dei 12. Ora decidiamo di fare il contrario. In un paio di punti, dove si passa nel pan, c’è un po’ di acqua quindi dobbiamo evitarla viaggiando vicinissimi alla vegetazione. Quando arriviamo nel Kudiakam Pan, dove ci sono i baobabs, dopo 1/2 ora, ci rendiamo conto che avremmo potuto rischiare di dover tornare indietro e percorrere la strada di 14 km. che rimane sull’erba. Nella maggior parte del pan c’è ancora acqua e dove non c’è, il sale non è asciutto e grigio chiaro, ma grigio scuro quindi vuol dire che è umido. Se si va sopra con la macchina, non se ne esce. Prima di pensare a cosa fare, ci godiamo il paesaggio. Ci sono un’infinità di impronte di animali. Molte anche di elefanti, che vedremo in lontananza, insieme a quelle degli oryx. Il posto è davvero singolare. Sul pan c’è una sorta di poltiglia rosa scuro che sempra un lenzuolo con le pieghe. Non so se riesco a rendere. Praticamente la poltiglia sono i gamberetti morti .. dopo spiego . e man mano che l’acqua si è ritirata, ha lasciato queste onde. Si, gamberetti. La cosa unica del Makgadikgadi è che, durante il periodo delle piogge, arrivano migliaia di fenicotteri a mangiare i gamberetti. Questi nascono dalle uova che l’anno prima sono state deposte sotto il sale. Una sorta di ibernazione al contrario. Quando l’acqua evapora, i fenicotteri se ne vanno. Troviamo una via e raggiungiamo il gruppo dei Baines’ Baobab. Li avevamo visti 3 anni fa completamente spogli mentre ora sono verdi e piedi di frutti. Ne raccogliamo uno leggermente aperto e ne mangiamo pezzo. Lo avevamo già assaggiato in Zambia con una guida . altrimenti non ci saremmo mai fidati.

Vediamo di fronte a noi il camp n°1 dove avevamo dormito con i nostri figli. Ora è irraggiungibile per via dell’acqua che ricopre il pan. Ecco perchè non ce lo hanno assegnato nonostante avessimo fatto richiesta. Procediamo costeggiando la vegetazione perchè è l’unico punto in  cui si viaggia in sicurezza. Vediamo il nostro pernottamento, il n°2, andiamo oltre fino a curiosare al n°3. Imbocchiamo la stradina e dopo un attimo vediamo che c’è una macchina parcheggiata. Chiediamo scusa e giriamo ma veniamo bloccati. Marito e moglie si alzano all’istante e ci vengono a salutare. Persone squisitissime. Abitano vicino a Gaborone ed hanno in giardino una zebra ci dicono che siamo fortunati a riuscire ad arrivare qui. L’anno scorso, avevano la prenotazione ma, ci hanno fatto vedere le foto, non si poteva arrivare neppure dalla strada di 14 km. per via della tanta acqua. A confronto quest’anno è quasi niente. Rimaniamo un po’ a chiacchierare e poi ci indirizziamo al camp n°2. Ci fermiamo a fotografare l’arcobaleno che parte proprio da un punto tra i due baobab dove dormiremo. Spettacolo! Qui, a parte i due signori distanti un paio di km, siamo proprio in mezzo al nulla. Le persone più vicine sono al South Camp a parecchi km di distanza. C’è sempre il segnale del telefono. È presto, sono solo le 16 quindi ci godiamo il posto. L’erba verde è alta e si muove con il vento, le nuvole, l’arcobaleno, il sole che cala ed il fuoco acceso . questo è un paradiso. Sentiamo degli elefanti barrire in lontananza. Ci facciamo un’altra doccia perchè quella fatta questa mattina ovviamente non basta Andiamo nel pan a vedere il tramonto e poi ceniamo con un’ottima polenta concia certo avessimo avuto la toma e non il cheddar sarebbe stato meglio. Sentiamo un elefante molto vicino quindi ci ritiriamo in tenda alle 19 e ci mettiamo con la testa fuori a guardare le stelle

Pernottamento: Nxai Campsite a Baines’ Baobabs n°BO2 (fa parte dei Xomae Camp)

(https://www.xomaesites.com/camping/13-baines-baobab.html)

  • – campeggio (autonomi per cena e  colazione)
  • – Costo a testa: USD 50 (€ 44) – tot.€ 88

Ci sono 3 posti campeggio ciascuno vicino ad un gruppo di baobab, distanti l’uno dall’altro (consentiti per piazzola max 3 macchine e 12 persone) – non c’è acqua – c’è solo una lattrina ed una doccia con un secchio da caricare con la propria acqua – non è recintato

22 aprile 2022, venerdì – km.280 (148 asfalto + 132 sterrato)

Baines’ Baobabs (Nxai Pan N.P.) – Lukubu Island (Makgadikgadi N.P.)

Strada: usciamo dal parco percorrendo o la strada di km.12 o quella di 14. Noi percorriamo quella di 14 (40 minuti) fino allo svincolo gps S 20° 04.276 E 24° 40.946 oppure S 20°4.316′ E 24°40.870′) e poi km.19 (30 minuti) fino allo Nxai Pan Gate (gps S 20°13’52 E 24°37’13”  oppure S 20 13.838 E 24 39.251 oppure S 20°23.008′ E 24° 65.433′). Poi si viaggia su asfalto fino a Gweta (km. 67 (h.1) (gps S 20° 11′ 26” E 25° 15’53”) e si prosegue per km. 83 (h.1 e 20) fino a dopo Zoroga (S 20°10’26” E 26°00’33’ oppure S 20°10.029 E 25°56’898). Si imbocca lo sterrato. Dopo 87 km si arriva al Tswagong Gate (gps S 20°45’48” E 25°44’19” oppure S 20°45’810 E 25°44’320) e dopo altri 17 km. si arriva a Kubu Island (S 20′ 53’740 E 25’49’426). Dall’asfalto fino a Kubu Island ci vogliono 4 ore.

  • Market: Saverite a Gweta (abbastanza rifornito – vendono la birra)
  • Gommista: si
  • Benzina: si

Veniamo svegliati dal solito verso gutturale di un elefante. Guardiamo l’alba dalla tenda e poi scendiamo a fare colazione. Pier accende ancora il fuoco per finire alcuni pezzi di legna e così scalda l’acqua nella pentola per fare thè e caffè. Partiamo con calma alle 7.00. Questo è uno dei posti più belli in cui abbiamo dormito. Poco prima dei Baines’ Baobabs vediamo una distesa di rosa che ieri non avevamo notato, perchè in controluce . migliaia di fenicotteri nell’acqua. Sono distanti quindi faccio un pezzo a piedi nel pan per avvicinarmi di più. Ci sono tante impronte di elefanti. Bellissimo. Le nuvole si riflettono nell’acqua bassa, come fosse uno specchio. Torno alla macchina, salutiamo qualche oryx e lasciamo questo posto incantevole. Rispetto a quando lo avevamo visto nel 2019 posso dire che è decisamente più bello ora, ma i baobab con le foglie, rendono di meno. Si fa più fatica a riconoscerli come tipologia di pianta e poi perchè la loro caratteristica è proprio il fatto di sembrare piantati al contrario, con le radici al posto delle fronde.

Alle 8.00 partiamo ed impiegheremo 1 h e 10 per percorrere il 31 km. che ci separano dal gate. Per tornare alla strada principale percorreremo quella di 14 km. per evitare di passare ancora nel pan umido. Su questa non troveremo acqua. Entro al gate per registrare l’uscita, i due signori si ricordano di noi e super sorridenti ci dicono che c’è un regalo per me . il cavo adattatore dell’inverter! Nel mentre Pier gonfia le gomme a 2,5 davanti e 3 dietro, visto che avremo diversi km da fare su asfalto. Nel parco abbiamo fatto 273 km. Ripartiamo diretti a Gweta. Vedo qualcosa che si muove vicino alla strada e sul subito penso a mucche . invece no! Sono una decina di femmine di bufalo. Mi sembra molto strano vederle qui perchè loro prediligono posti in cui ci siano i fiumi, qui è zona desertica. Probabilmente si stanno spostando da un parco all’altro. Notiamo poi che i due corpi degli asinelli sono stati tolti. Sicuramente li avranno mangiati, qui non si butta via nulla.

Raggiungiamo Gweta in 1 ora. Andiamo ancora al market Saverite. Avendo visto parecchi bimbi in giro, compriamo dei pacchettini con all’interno due biscotti ciascuno, da regalare. Succede una cosa strana. Vediamo un ragazzino in uno spazio recintato con delle capanne. Ci fermiamo e lui corre felice a prendere il regalino. Quando torna indietro vediamo che ci sono altri bimbi quindi gli facciamo segno di venire. Sentiamo poi una voce maschile e i bimbi si fermano e tornano indietro. Poco dopo una ragazza con un bimbo a spalle ed uno per mano ci saluta. Ci fermiamo ed il bimbo grande si mette a piangere come un matto. Lei ride, io le chiedo scusa per averlo spavantato. Non è la prima volta che capita, sono bionda con gli occhi chiari e non tutti i bimbi, specialmente i più piccoli, hanno mai visto colori diversi dai loro. Le lascio i biscotti e mi allontano. Lui piangendo ci saluta. Quindi sono stati educati molto bene, nonostante la paura. Andiamo al benzinaio e poco prima ci ferma la polizia. Controlla la patente, non ci ha chiesto quella internazionale, ma è più interessato a fare due chiacchiere e sapere da dove arriviamo piuttosto che fare controlli. Gli chiediamo spiegazioni sul comportamento di quei bambini.

Ci spiega che in questa zona, non in tutto il Botswana, la gente non vuole essere aiutata in nulla quindi non accettano neppure regali. Sono molto orgogliosi. Il bambino che si è messo a piangere lo ha fatto per il colore della mia pelle. Mentre Pier fa benzina io vado all’interno e mi faccio riempire due bomboloni da 5 lt. di acqua così saremo a posto per le docce di questa sera a Kubu Island, visto che là non c’è acqua. Pranziamo velocemente all’ombra di una pianta ed alle 11.30 partiamo. Ci sarebbe piaciuto percorrere la strada che attravarsa il pan, partendo da qui, ma c’è troppa acqua quindi è pericolosissimo. Dobbiamo fare il percorso lungo. Lungo questa strada vedremo molti baobab, villaggi di capanne e coltivazioni di mais. La strada è brutta, pur essendo asfaltata, per la presenza di grosse buche segnalate da cartelli. Farebbero prima a sistemarla piuttosto che mettere cartelli. Dopo 1 ora e 1/2 siamo allo svincolo, poco dopo Mabole (km.80 da Gweta e 17 da Nata), non ci sono indicazioni tranne un pilastro verde in cemento. Qui ci fermiamo a sgonfiare di nuovo le gomme. Un cartello, poco dopo, indica 91 km. per arrivare a Kubu Island. Li percorreremo in 4 ore con poche soste. Da qui  non ci sarà più il segnale del telefono. Troveremo molti baobab, alcuni villaggi di capanne con mucche e cavalli liberi, alcuni scoiattoli e tantissime zanzare. Se dico tantissime forse non basta. In alcuni punti, forse vicino ai villaggi, non potevamo fermarci. Da paura. La strada che porta a Kubu Island da questa parte è sempre percorribile perchè rialzata rispetto al pan. I paesaggi sono belli. Non si riesce a viaggiare molto veloci e non pensavamo di impiegare così tanto tempo. Non ci sono molte indicazioni e le mappe di Tracks4Africa indicano tempi assurdi e strade ancor più assurde. Non avessimo avuto l’app Maps.me forse ora eravamo ancora là a cercare la strada. Arriviamo agli uffici del parco alle 17.00.

Informazioni su Kubu Island

L’isola di Kubu è un affioramento granitico, alto 10 mt e lungo 1 km, un insel di origine vulcanica come altre zone in Africa meridionale. Ai tempi del lago era un’isola come evidenziano fossili di molluschi, alghe e guano. Inoltre sono presenti molti sassi arrotondati, tipici risultati del moto ondoso. La presenza di guano dimostra che si trovasse fuori dall’acqua. L’isola è caratterizzata anche dalla presenza di resti di insediamenti umani, con rovine di costruzioni in pietra, una rarità in Africa subsahariana. Su quest’isola ci sono tanti babobab.

Ora non è più un’isola. Su 3 lati è circondata dal pan mentre su quello lungo verso ovest, c’è terra con vegetazione.

Le zone campeggio (senza nessun servizio a parte un gabinetto in comune per tutti) si trovano sul lato ovest. Quello con vista migliore sul pan è il n°6.

C’è un percorso di trekking da fare che si snoda all’interno dell’isola. Parte da un punto a sud ovest dove c’è un grosso baobab doppio e dove ci sono delle targhe in ricordo di qualcosa.

” Kill nothing but time, take nothing but pictures, leave nothing but footprints, in our place that time forgot.”

Si può raggiungere Kubu island da 3 strade.

1) da giugno in poi si può arrivare passando da Gweta sulla pista di sale che attraversa il pan. Bisogna informarsi bene su questo perchè il pan deve essere completamente asciutto.

2) da nord, sono 91 km di sterrato e ci vogliono 4 ore, la strada è sempre percorribile in quanto è alta rispetto al pan

3) da sud, anche qui bisogna informarsi sulla percorribilità, sono circa 85 km, circa 3 ore. Dalla strada asfaltata A30, poco a nord di Letlakane, bisgna percorrere 24 km. di asfalto fino a Mmatshumo. Da qui inizia lo sterrato. C’è un lungo tratto da percorrere sulla strada che va a nord fino alla A3, poi si trova un bivio. C’è un cartello che indica se la strada è aperta o meno. Passa nel pan quindi se è ancora umido non si può passare. Da questo bivio, andando a destra si arriva direttamente a Kubu Island. Se è chiuso, bisogna allungarla come abbiamo dovuto fare noi. Si deve arrivare fino a Thabatskudu e da lì scendere a Kubu. Anche questa attraversa il pan ma la pista è leggermente più alta quindi si asciuga prima. Se anche questo tratto è bagnato, e si vuole andare ugualmente all’isola, si può per forza solo passare da nord. Informatevi bene se si vuole andare da novembre a giugno.

Gli uffici sono in un edificio fatiscente. Una ragazza ci stava aspettando. Saremo gli unici a dormire qui quindi le chiediamo il posto migliore. Lei ci dice il n°6. Effettivamente ha una bella vista sul pan e si vede il tramonto. Qui non ci sono predatori quindi ce la prendiamo un pochino più con comodo. Io faccio due passi mentre Pier accende il fuoco. Ci laviamo attaccando ad una pianta la nostra doccia da campo. Qui, oltre a tanti baobab, ci sono delle piante con dei frutti che legnosi molto particolari che non avevamo mai visto o notato (Sterculia africana). Vedremo un bel tramonto proprio davanti a noi. Questa sera cena con bistecche alla griglia comprate a Gweta, insalata di fagioli e peperoni alla griglia. Il tutto con un ottimo vino di Stellembosh (Sud Africa). Stasera rimaniamo di fianco al fuoco a guardare le stelle molto più a lungo del solito Oggi la giornata è stata lunga ed impegnativa e domani sarà altrettanto quindi, nonostante questo sia un bel posto e possiamo stare fuori tranquilli . siamo cotti ed alle 20.30 ci ritiriamo.

Pernottamento: Lekubu Island Camp (S 20′ 53’740 E 25’49’426)

( kubu.island@btcmail.co.bw  –  http://www.kubuisland.com/)

  • campeggio n° 6(autonomi per cena e  colazione)
  • Costo a testa: Pule 150 (€ 12) – tasse d’ingresso e varie Pule 103 (€ 8) – Tot. Pule 506 € 42

Ci sono 14 posti campeggio, distanti l’uno dall’altro (consentiti per piazzola max 3 macchine e 12 persone) – non c’è acqua – c’è solo una lattrina per tutti i camp – no docce – non è recintato

23 aprile 2022 sabato – km 315 (230 asfalto + 85 sterrato)

Lukubu Island (Makgadikgadi N.P.) – Khumaga

  • Strada: percorriamo km.63 (h.3) di sterrato fino a Mmatshumo (gps S 21°08’43” E 25°39’11” oppure S 21° 08’575 E 25° 39’279). Poi 24 di asfalto per raggiungere la strada principale (S 21° 19’503 E 25° 33’735) e km.12 (in tutto 45 minuti) arriviamo a Letlakane. Da qui proseguiamo sempre su asfalto per km.218 (h.3 e 10) fino a Khumaga  (gps S 20°15’24”  E 25°14’17”).
  • Market: Spar a Letlhakane di fronte agli uffici della DWNP – a Rakops basico
  • Banca: Letlhakane di fronte agli uffici della DWNP
  • Benzinai: Letlhakane,  Mopipi, Rakops
  • Uffici DWNP (Department of Wildlife and National Parks): (gps S21 24.744 E25 35.000) (orari: lu-ve 7.30/16.30; sa 7.30/12.45 e 13.45/16.30; do 7.30/12.45) Si potrebbero pagare le conservation fees dei parchi con carta di credito. A noi hanno detto che quel giorno non potevamo farlo.
  • Gommista: Letlakane e Rakops
  • Barriera veterinaria: due prima di Mopipi

Veniamo svegliati da alcuni cavalli che nitriscono. Guardiamo fuori dalla tenda. C’è già visibilità. Sono una ventina, tutti marroni e bellissimi. Due maschi litigano alzandosi sulle zampe posteriori. I cavalli selvaggi sono sempre uno spettacolo. Scendiamo e chiudiamo la tenda senza impacchettarla per arrivare a vedere l’alba. C’è una pace pazzesca. Alcune mucche ed asinelli camminano sul pan. È tutto rosa e la luce colora di questo colore anche le rocce bianche. Il pan ha ancora acqua e ci sono diversi fenicotteri. Pier rimane vicino alla macchina mentre io voglio fotografare il sole che sorge e che si riflette sull’acqua, con davanti un baobab, quindi mi sposto di qualche metro. Dopo che il sole è sorto chiudiamo bene la tenda, ci sistemiamo e facciamo colazione. Facciamo il giro dell’isola in macchina fermandoci a fare tante foto. Mi addentro un pochino sull’isola per fotografare i baobab con il pan alle loro spalle. Ce ne sono tantissimi e tutti con foglie. Purtroppo il trekking all’interno dell’isola non riusciamo a farlo. Era in programma ieri sera ma non avevamo assolutamente idea di impiegare così tanto tempo ad arrivare qui. Oggi abbiamo ancora una tratta lunga quindi non ce la facciamo. Peccato. Alle 8.00 partiamo. Dalla parte sud dell’isola parte la pista che arriva direttamente sulla strada verso Letlakane.

La ragazza del gate ieri sera ci ha detto che non è percorribile quindi dobbiamo tornare indietro per un tratto, sulla strada che abbiamo fatto ieri per arrivare qui, fino a Thabatskudu, e da lì andare a sud. Ci godiamo un pò di più questo tratto visto che ieri sera eravamo di corsa, visto l’ora. Ci sono diversi villaggi con mucche e cavalli al pascolo. Si lascia poi la vegetazione e si passa nel pan. In alcuni punti c’è sale (a tratti ancora umido ed in lontananza con acqua e fenicotteri) ma nella maggior parte c’è erba gialla. Una distesa a 360°. Vediamo il cartello dove si imbocca la strada diretta che da sud porta a Kubu. C’è scritto strada chiusa. Dopo due ore siamo al veterinary check point di Makomojena (ci sono le recinzioni ma il cancello è aperto e non c’è nessun controllo). Dopo un’altra mezz’ora siamo a Mmatshumo. Qui inizia l’asfalto quindi gonfiamo le gomme. Viaggeremo poi tutto il giorno su asfalto. Troviamo il segnale del telefono. Ci sono alcuni bimbi che ci guardano e ci fanno grandi sorrisi. Pier entra nel micro negozio e compra qualcosa da regalargli. Corrono via tutti felici. In 40 minuti raggiungiamo Letlakane.

Qui eravamo stati nel 2019 a fare la spesa quindi andiamo direttamente nella piazzetta di fronte agli uffici della DWNP (gps S21 24.744 E25 35.000) dove ci sono market (spar), banca e negozio liquori (tops!). Facciamo la spesa e preleviamo poi andiamo a fare benzina da Engeen (non si trova qui ma sulla strada principale). Al benzinaio chiediamo se c’è la possibilità di caricare acqua nei gavoni della macchina. Ci indicano un rubinetto quindi facciamo il pieno anche di quello. Dovesse intessare qui ci sono due ristoranti di catene famose, Nando’s e Debonair Pizza. Pranziamo con le nostre cose appena comprate al market e poi alle 13.30 partiamo. Alla prima barriera veterinaria non c’è nessuno. Alla seconda ci sono due signori ma non ci fermano. In 1 ora siamo a Mopipi dove c’è un benzinaio e dopo un’altra ora a Rakops (faremo benzina qui). Questa sera abbiamo la prenotazione al Boteti River Camp a Khumaga, dove abbiamo traghettato 5 gg fa per entrare nel Makgadikgadi N.P. Da Rakops sono circa 70 km. Avevamo messo questo pernottamento non sapendo se saremmo riusciti ad uscire da Kubu Island dalla strada sud o se avremmo dovuto tornare indietro da quella nord, ripassare per Gweta e per il parco. Nel caso in cui avessimo dovuto fare così, il Boteti River Camp sarebbe stato perfetto. Ora è scomodo perchè domani dovremo tornare a Rakops per poi entrare nel Central Kalahari. Andiamo all’unico campeggio/lodge che c’è qui, il Rakops River Lodge. Hanno posto ma onestamente ci dispiace per il Boteti in quanto gli abbiamo prenotato la cena quando siamo andati a comprare la legna 5 giorni fa. Quindi ripartiamo ed in meno di un’ora siamo a destinazione. S

ono le 17. Siamo parecchio cotti quindi Pier propone di prendere una camera così abbiamo qualche comodità per una sera. La camera costa Pule 1.100 (€ 91), noi abbiamo già pagato Pule 400 per il campeggio quindi pagheremo la differenza. Non mi fa per niente impazzire l’idea di dormire nella camera. Mi piace la tendina , ma effettivamente a metà vacanza ci sta. La cena sarà alle 19.00. Buona (Pule 750 € 62 in due). Avendo il WiFi chiamiamo con calma i ragazzi a casa e sentiamo gli amici. Andiamo poi a dormire presto anche se fino alle 2 ci sarà musica a manetta per un matrimonio appena oltre la recinzione del lodge. Meno male che domani ritorniamo nel bush.

Pernottamento: Boteti River Camp a Khumaga (gps S 20°28.165′ E 24°30.875′)

  • https://www.botetirivercamp.com/
  • Avevamo prenotato il campeggio ma poi abbiamo pagato la differenza per la camera. C’è il ristorante.
  • Costo a testa: Pule 200 € 15 – tot. € 30 per il campeggio + € 58 per la camera = € 88

24 aprile 2022, domenica – km 205 (70 asfalto + 135 sterrato)

Khumaga – Deception Valley (Central Kalahari G.R.)

  • Strada: km.70 (h.1) di asfalto fino a Rakops (gps S 21°01’57” E 24°22’18”) . Da qui è tutto sterrato. Sono 42 km. (h.1 e 15) per arrivare al Matswere Gate (gps S 21°09’24” E 24° 00’25” oppure S 21.09.404 E 24.00.386) e poi  38 km (h. 1 e 1/2) per arrivare alla Deception Valley (gps 21°24’16” E 23°46’20” oppure S21 24.298 E 23 47.794)
  • Market:  Rakops basico
  • Benzinai: Rakops
  • Gommista: Rakops

Ci alziamo con calma, sistemiamo la macchina e andiamo a fare colazione al ferry che attraversa il Boteti. Mi sarebbe piaciuto andare nel parco, questa mattina all’alba, per fotografare gli ippopotami con il sole, ma il servizio ponte sul traghetto è dalle 7.30 quindi per noi è tardi. Se avessimo potuto fare da soli, saremmo partiti alle 6.30 ed in un paio d’ore saremmo tornati indietro. Pazienza. Questa mattina vedremo un coccodrillo poco distante da alcune donne che raccolgono radici delle ninfee. Ci sono recinzioni per evitare che ippopotami e grossi coccodrilli, possano arrivare qui. Alle 8.30 partiamo. In meno di un’ora siamo a Rakops, dove facciamo benzina, poi imbocchiamo la strada per il Central Kalahari. Ci fermiamo subito a sgonfiare le gomme. Veniamo circondati da una mandria di mucche che arrivano a bere in una grossa pozza di acqua piovana. Partiamo. Finalmente di nuovo con destinazione parchi. Il Central Kalahari erano anni che ce lo sognavamo e finalmente stiamo per arrivare. Troviamo parecchie mucche e cavalli sulla strada. Ci sono due posti in cui acquistare legna quindi ne approfittiamo. Costa Pule 25 (€ 2) a fascina. In un’ora e 15 percorriamo i 45 km che ci separano dal Matswere Gate (gps S 21°09’24” E 24° 00’25” oppure S 21.09.404 E 24.00.386). Prima di entrare si accosta una macchina con due ragazzi e ci dicono che siamo fortunati. Loro stanno partendo e darebbero qualsiasi cosa per poter ricominciare la visita del parco.

Il termine usato per descriverlo è stato : Amazing Ci dicono assolutamente di andare al Piper Pan per i leoni. Questa cosa già la sapevo perchè mi ero scritta con una ragazza gentilissima, Marina, che .. coraggiosa aveva letto tutti i miei diari di viaggio sull’Africa e che mi aveva dato preziosi consigli sul parco. Entriamo quindi al gate facendo richiesta di variare le prenotazioni. Noi ne avevamo 3 nella Deception ed una a Motopi. Volevamo variare la 3^ con il Piper Pan, pagando la differenza perchè essendo gestito da Big Foot, costa 50 € in più rispetto ai campi del DWNP. Chiamano gli uffici ma ci dicono che i due camp sono occupati. Pazienza ma io e Pier ci guardiamo abbiamo avuto lo stesso pensiero senza parlarci, tenteremo ugualmente. Ogni lasciata è persa.

Al gate c’è un foglio con indicati gli avvistamenti di questi giorni ed i luoghi. Tanti leoni al Piper Pan, ghepardi nella Deception e wild dogs (li adoro) al Sunday Pan. Nel mentre che io parlo con la signora del gate, Pier acquista legna e poi si siede su una panca appena fuori dalla porta d’ingresso. Al nostro rientro vedremo un’immagine, un gruppo Facebook del Botswana, proprio di quella panchina con un bel puff adder sotto! Wow… invidia per il fortunato che l’ha potuto fotografare! Ci fermiamo per pranzo sotto un albero di fianco al gate. Vediamo un grosso container. Qui si può lasciare l’immondizia quando si esce. All’interno del parco non c’è nessun posto in cui lasciarla. Rifiuti di cibo e carta li si può bruciare sul fuoco mentre la plastica ed il vetro bisogna portarli fuori.

Informazioni sul Central Kalahari

Seconda riserva di caccia più grande al mondo con i suoi 52.800 chilometri quadrati, i Kalahari centrale è più grande della Danimarca o della Svizzera. Pullulante di animali selvatici, il territorio del parco varia fra dune di sabbia al nord, pianure cespugliose al centro, a zone più pesantemente boschive a sud. Popolata dai boscimani per migliaia di anni, la riserva fu creata in realtà nel 1961 per proteggerli, come un “santuario” in cui potessero vivere come desideravano. Oggi, nel nome della conservazione quegli stessi Boscimani vengono ridotti alla fame con l’obiettivo di costringerli a lasciare la riserva, dove una compagnia sta estraendo diamanti.

Il parco è stato aperto al pubblico nel 1992 quando crearono il primo campeggio. Al centro del parco c’è una miniera di diamanti. Prima era dei De Beers, ora di una società inglese.

Vivono leoni, ghepardi, carcal, scicalli, wild dogs, iene marroni e brune, protele, otocione, suricati, oritteropo, istrici, giraffe, orici, gnu, kudu, springbok, elefanti.

Alcuni campi (nella parte nord) sono gestiti dal DWNP mentre altri dal privato BIG FOOT.

– Dwnp (http://www.gov.bw/  – mail: dwnp@gov.bw – o agli uffici di Maun)  – Costo:  Pule 40 (€ 3,5):

tre si trovano al gate: Matswere Gate, Tsau Gate and Xade Gate – Kori (n°4) – Deception (n°6) – San Pan (n°1) –  Leopard Pan (n°1) – Phokoje Pan (n°1)

– Big Foot Tours (www.bigfoottours.co.bw  –  mail: reservations@bigfoottours.co.bw)  – Costo:  Pule 714 (€ 56):

Piper Pan (n°2) – Letiahau (n°1) – Lekhubu (n°1) – Kukama (n°1) – Sunday Pan (n°3) – Passarge Valley (n°3) – Motopi (n°3)

Ripartiamo alle 13.00. Questa strada che porta alla Deception Valley ha solo due binari sui quali viaggiare e la sabbia è profonda, quindi richiede il 4×4. Se si incontra un altro mezzo in direzione opposta bisogna mettersi in diagonale sulle rive che costeggiano la strada. Vedremo le strutture del vecchio gate, in cemento a forma di capanne, ormai mezze distrutte. Non troveremo molti animali. Qui ci sono stati diversi avvistamenti di leopardi, ma non a quest’ora del giorno e con questo caldo. Viaggiamo senza fermarci, attraversiamo la Deception e andiamo a vedere com’è il nostro camp, il n°4. Qui ci sono 6 aree camp. Dal gate fino a qui impiegheremo 1 ora e 1/2 per percorrere 40 km.

La piazzola è molto ampia quindi, sistemandoci in mezzo, avremo la vegetazione abbastanza distante. Ci sono le solite due strutture a spirale in legno per i wc e per la doccia. In quella della doccia manca il secchio. Ripartiamo subito per andare alla pozza, con acqua sempre presente, al Sunday Pan. La raggiungeremo in mezz’ora. Non c’è nessun animale che beve. Facciamo poi un giro per vedere le aree camp del Sunday Pan (da queste c’è più visibilità e si può vedere il tramonto) e poi facciamo l’anello del Leopard Loop. I paesaggi sono belli. I pan sono coperti di erba gialla e ci sono tantissimi oryx, springbok, giraffe, struzzi e kori bustard (di questi il parco è pieno). Vediamo parecchie cacche di elefante, qui come in tanti punti del parco, ma nessun elefante. Torniamo alla Deception, strapiena di oryx, e per le 17.30 siamo al nostro camp. In tutto il pomeriggio nel parco abbiamo visto solo 3 macchine. Ha poca ricettività e non è molto frequentato quindi sarà così anche nei prossimi giorni. Addirittura dopo domani vedremo solo una macchina in tutto il giorno . Per arrivare al camp passiamo dall’area del Kori e della Deception, e non vediamo nessuna macchina parcheggiata. Stanotte saremo soli e bisogna prestare attenzione. Pier prende dei cespugli già secchi. Li mette a semicerchio dalla macchina verso il fuoco in modo tale che se una qualsiasi predatore arriva da dietro, ha ancora 4-5 metri prima di arrivare a noi. In questo modo noi faremmo in tempo a vederlo ed entrare in macchina (le portiere lato fuoco le teniamo sempre aperte mentre quelle dall’altro lato, sempre chiuse). Sempre meglio fare attenzione. Accende poi il fuoco, io apro la tenda, facciamo la doccia dopo averla piazzata attaccata ad un albero e poi ceniamo. Faremo una zuppa di verdura Knorr poi la griglia con la carne comprata al market di Letlakane e pomodori e peperoni in insalata (lavati abbondantemente con acqua potabile). Capto la presenza di animale perchè smuove le foglie secche mi giro di scatto ed è una lepre. La vedremo pure domani sera questa evidentemente è casa sua. Poi sentiamo un verso, vado dietro la macchina e c’è un uccello che mi guarda e mi fa un lungo discorso a versi sembra che stia dicendo: andatevene via questa è casa mia . ecc. ecc. al che io gli rispondo a parole e lui ancora a versi .. andiamo avanti così qualche minuto . Pier ride come un matto e mi dice ci mancava solo che ti mettevi a parlare con gli animali . effettivamente sembrava un dialogo. Non so che uccello fosse, era grosso come le Guinea Fowl ma tutto grigio. Alla fine si è stufato prima lui di me io avrei conversato ancora. Sono messa male, con tutto questo distanziamento sociale! Ritiriamo tutto ed alle 19.30 siamo a dormire. Nessun rumore notturno.

Pernottamento: Deception Valley camp n°4

  • dwnp@gov.bw  – lo gestisce il DWNP
  • campeggio (autonomi per cena e colazione)  (gps 21°24’16” E 23°46’20” oppure S21 24.298 E 23 47.794)
  • Costo a testa: Pule 30 (€ 2,5) – Tot. € 5
  • Ci sono 6 posti campeggio – bagni e doccia con secchio – non c’è acqua – braai – non è recintato

25 aprile 2022, lunedì – km 121 (121 sterrato)

Deception Valley (Central Kalahari G.R.)

Strada: tutto sterrato nel parco

Alle 6.10 siamo già in macchina pronti. Abbiamo sentito due volte i leoni e le iene quindi abbiamo velocizzato.  Raggiungiamo la Deception e ci fermiamo proprio in mezzo alla valle a vedere l’alba e fare colazione in compagnia di una cinquantina di springbok. Si trovano tra noi ed il sole quindi farò delle belle foto. Sentiamo ancora i leoni verso il Deception pan quindi ci indirizziamo là. Il pan è una distesa grigio scuro senza vegetazione ed erba. Percorriamo il triangolo che porta verso il Kalahari Lodge e poi ritorna nella Deception. Vedremo una bella lepre. Tornando verso la Deception ci sono tanti punti con gruppi di piante. Potrebbero essere il posto perfetto per nascondersi sia per leopardi che leoni. Li scannerizziamo tutti ma nulla. Ci spostiamo poi di nuovo verso la pozza al Sunday. È ancora vuota. Andiamo al Sanday Camp n°4 a pranzare tranquillamente con sedie e tavolo. Facciamo ancora una bistecca alla griglia, cornette (ahimè in scatola) e uova strapazzate. Sono le 11.00. Sempre prima… ci spostiamo ancora alla pozza dove rimarremo per un’oretta, all’ombra di alcune piante. Pier si fa un pisolino mentre io guardo dei buffi uccellini che fanno il bagno. In tutto questo lasso di tempo arrivano solo 2 giovani kudu. Abbiamo capito una cosa di questo parco. Al contrario degli altri, le pozze non sono un punto certo per gli avvistamenti. Solitamente sono sempre piene di vita. Sicuramente il fatto che si trovi ancora un pochino di acqua piovana in pozze effimere di certo non aiuta, però, non vedere nulla, è molto strano.

Rifacciamo poi il Leopard Pan e ci fermiamo a guardare 10 giraffe che camminano nella savana con una luce molto bella. Vedremo anche, una nostra prima volta, dei piccoli di oryx. Saranno una quindicina, stanno tutti vicini per proteggersi. Ci guardano molto curiosi. Torniamo ancora alla pozza ma nulla, solo uccelli. Alle 17.30 siamo al campo. Riprendiamo i cespugli di ieri sera e li mettiamo di nuovo a semicerchio di fianco alla macchina, solita trafila di cose, cena con pasta al ragù (fatto con carne fresca presa ieri a Letlakane) e alle 19.00 andiamo in tenda perchè sentiamo i leoni abbastanza vicini. Ci mettiamo con la testa fuori a guardare le stelle, poi Pier deve scendere a spegnere il fuoco con un bombolone di acqua perchè si è alzato il vento. In questi giorni troveremo sempre vento. Oggi abbiamo incontrato solo 3 macchine. Una questa mattina presto ed oggi due alla pozza. Facciamo il programma della giornata di domani. Lo sguardo di intesa di ieri, tra me e Pier, al gate del parco, quando ci hanno detto che non c’era posto al Piper Pan. è stato per la voglia di dormire là, a qualsiasi costo. Andare e tornare in giornata sarebbe una tirata. Ci vogliono 3 ore a tratta, senza fermarsi, per percorrere circa 90 km. Domani sera dovremmo dormire ancora qui alla Deception e poi, dopo domani notte, a Motopi. Il giorno seguente dovremmo uscire dal gate nord diretti a Maun.

Decidiamo quindi di andare al Piper Pan e dormire là, da qualche parte, e poi il giorno seguente andare a Motopi come da programma. Noi siamo molto rispettosi delle regole, anzi, non sgarriamo mai, ma questa volta vogliamo dormire in mezzo alla savana dove ci capita. Sono 10 anni che viaggiamo in Africa e ce lo siamo sempre sognati. Questa volta potrebbe essere quella giusta. Tanto c’è poca differenza tra dormire in un’area definita oppure fuori, entrambe non sono recintate e non ci sono servizi. L’unica cosa alla quale bisogna prestare attenzione è il fuoco, non avendo un posto in cemento dove accenderlo. Quindi andiamo a dormire stra convinti della decisione. Saremo dei fuorilegge per la prima volta e saremo stra ripagati!

Pernottamento: Deception Valley camp n°4

  • dwnp@gov.bw  – lo gestisce il DWNP
  • campeggio (autonomi per cena e colazione)  (gps 21°24’16” E 23°46’20” oppure S21 24.298 E 23 47.794)
  • Costo a testa: Pule 30 (€ 2,5) – Tot. € 5
  • Ci sono 6 posti campeggio – bagni e doccia con secchio – non c’è acqua – braai – non è recintato

26 aprile 2022, martedì – km 158 (158 sterrato)

Deception Valley – Piper Pan (Central Kalahari G.R.)

Strada: tutto sterrato nel parco

Stanotte il vento ha soffiato parecchio e fa più fresco delle altre mattine. Alle 6.10 partiamo. Facciamo colazione nel posto di ieri sempre con gli springbok e gli struzzi. Facciamo ancora un giro e alle 7.30 partiamo per la nostra avventura di fuorilegge. Incroceremo solo una macchina in tutto il giorno. Anche oggi tanti oryx, giraffe, gnu, kori bustard, sprinbok, scoiattoli, sciacalli, struzzi e cacche di elefante. Viaggiamo tutta la mattina con il sole alle spalle quindi i paesaggi rendono tantissimo. Ci sono distese di erba verde con gruppi di piante qua e là. La pozza Letiahau è in disuso. La strada è bella e non serve il 4×4. Contrariamente a quanto pensavamo, c’è poca sabbia nel parco. Potevamo affittare l’Hilux, che ci sarebbe costato molto meno piuttosto che il Land Cruiser, ma avevamo idea di trovare strade molto brutte. Ad un certo punto urlo: ghepardo! Era a bordo strada sdraiato. Si è alzato di scatto e si è spostato di qualche metro. Non è intimorito. Lo seguiamo per una decina di minuti. Si sdraia sotto una pianta e sbadiglia. Poi si rialza e prosegue. Noi sempre dietro. È in allerta per qualcosa, non per noi, ma non capiamo cosa sia. È un gran bel maschio. Si allontanta poi dalla strada girandosi un’ultima volta a guardarci. Che emozione. Così da vicino, in natura, non ne avevamo mai visti. Li avevamo visti dal kruger ma da lontano (5) e anche nell’ Hluhluwe Imfolozi (sempre in Sud Africa), un pochino più da vicino (una mamma con 3 cuccioloni di cui uno con una zampa rotta). Questo è stato un grande avvistamento! Proseguiamo.

Dopo poco urlo di nuovo: puff adder (vipera soffiante, n.d.r.)! Pier riesce ad inchiodare e fermarsi senza schiacciarlo. Si trova su uno dei due binari dove si passa con la macchina. Stava attraversando. Si ferma ed alza la testa come per difendersi. Poi lentamente si sposta. Se non lo avessimo visto, lo avremmo ucciso. Solitamente si guarda sempre in giro per vedere cose grosse e le cose piccole sfuggono. Anche questo è un grande avvistamento! Arriviamo alle 11 al Piper Pan. Sono 3 grossi pan. Si possono visitare tutti. Le strade li costeggiano nel tratto prima della vegetazione. Ci accoglie un gruppo pazzesco di springok. Qui vedremo anche 7 kudu oltre ai soliti animali. Tutti gli animali sono in mezzo ai pan quindi li si vede molto bene. E ce ne sono davvero tanti. Alle 12 ci fermiamo al camp n°1 (qui ce ne sono solo 2) a pranzo. Finiamo la pasta col ragù di ieri sera. Fa caldo quindi stiamo qui un paio d’ore in compagnia di una lepre che saltella qui e là. Per il pernottamento di questa notte io non sono così tranquilla, a livello di correttezza, a dormire fuori dal campo. L’unica cosa certa è che non possiamo posizionarci in uno dei due, se sono prenotati. Il n°1 è aperto quindi passando dalla strada si potrebbe vedere se è occupato, il n°2 invece no perchè la strada porta solo lì quindi la percorre solo chi ha prenotato. Pier, che ha seguito tutte le puntate di Dual Survival, prende lo scopino che abbiamo nel cassone, e liscia per un metro tutta la strada. Così se più tardi, quando ripasseremo di qui, vedremo delle tracce di pneumatici, eviteremo di fare la figura ad andare fin laggiù. Fermo restando che lui vuole dormire fuori, fa questo perchè gli rompo le scatole Proseguiamo il nostro giro e poi incrociamo una macchina. Quindi una piazzola è occupata Non vedremo nessun altro. Rimaniamo un po’ alla pozza. Ci sono tante farfalle gialle e verdi che bevono nelle fessure del terreno. Vediamo un falco con in bocca un serpente. Lo lascia cadere e noi andiamo a curiosare. Si tratta di un mole snake (serpente talpa, non velenoso). Vedendo quanti uccelli serpentari ci sono, è ovvio che i serpenti sono abbondanti. È il momento di decidere dove dormire. Passiamo dal camp n°1 e non c’è nessuno, andiamo all’imbocco della strada per il camp 2 e il punto “scopato” da Pier ha i segni dei pneumatici. Sono le 17.30 quindi non possiamo aspettare oltre a vedere se arriva qualcun altro. Pier mi dice che ci tiene tanto a dormire in un posto tutto nostro, quindi acconsento.

Andiamo nel pan più lontano, cerchiamo un posto dove ci sia poca erba a bordo pista e ci fermiamo. Pier scava un buco con la pala per fare il fuoco e togliamo l’erba nel metro intorno in modo tale da evitare che qualche scintilla faccia partire un incendio. Poi apriamo la tenda, ci laviamo, prepariamo cena (risotto Knorr con insalata di pomodori, peperoni e formaggio) e poi ci godiamo un tramonto da urlo. Tutto il cielo si tinge di rosso e sentiamo il leone, è distante però è bene che iniziamo a sistemare tutto. Lo sentiremo diverse volte. Alle 19 io salgo in tenda a leggere, Pier legge in macchina poi rovescia 2 bomboloni da 5 litri di acqua sul fuoco e sale. Guardiamo le stelle. Sono pazzesche perchè la luna è nera. E poco dopo inizia credo l’esperienza più bella dei nostri viaggi in Africa. Lo dico a posteriori perchè nel “durante” un pp’ di paura ci è venuta. Dormiamo, e nel mentre i leoni continuano a ruggire e li sentiamo sempre più vicini ogni volta. Ruggiscono circa ogni mezz’ora. All’1.00 sveglio Pier e gli dico che sono attaccati alla macchina. Faccio un video con il telefono 1 minuto e 40 di ruggiti, li abbiamo sotto la tenda. Io sono pietrificata nel letto. Si sa che, se non hai cibo e non li spaventi, loro non toccano neppure le tende per terra e tantissimi tour o lodge hanno i pernottamenti in tenda, però quando sei lì hai sempre paura di un’eccezione. Sono rimasti lì fuori per mezz’ora ed hanno ruggito 10 volte. Abbiamo poi sentito i passi allontanarsi leggermente quindi Pier apre un pochino la zanzariera della tenda e punta la torcia. Vede due maschi distanti una quindicina di metri da noi. Lo guardano e poi si allontanano. Io non mi sono mossa dal sacco a pelo quindi non li ho visti. Da quel momento in poi non li abbiamo più sentiti. La mia idea è stata, ed è difficile che sia sbagliata perchè c’era una possibilità su 1.000 che, in tutta quell’immensità, arrivassero fino a noi: gli animali sanno dove ci sono gli uomini e solitamente girano al largo, iene e sciacalli a parte che sono dei ladri. I nostri due leoni ci hanno fiutati da lontano hanno capito che c’era qualcosa di strano perchè noi lì non avremmo dovuto esserci. Hanno segnalato la loro presenza continuando a ruggire mentre si avvicinavano. Hanno chiaramente fatto capire che eravamo nel loro territorio quando erano vicino a noi, con i ruggiti continui per mezz’ora. Una volta chiarito questo se ne sono andati. Se il mio ragionamento fosse sbagliato, avrebbero continuato a ruggire anche dopo ed invece, silenzio completo. Ma noi abbiamo pensato: hanno chiamato rinforzi ed ora si stanno organizzando per tornare e farci fuori, fatto sta che se siamo qui a raccontarla, non c’è stato nessun complotto

Pernottamento: Piper Pan – nella savana – avevamo la prenotazione ancora della Deception.

  • qui ci sono due camp – https://www.bigfoottours.co.bw/ – lo gestisce il Big Foot
  • campeggio (autonomi per cena e colazione)  (gps S21°43’34” E 23°12’46”)
  • Costo a testa: Pule 357 (€ 28) – Tot.€ 56
  • Bagni e doccia con secchio – non c’è acqua – braai – non è recintato

27 aprile 2022, mercoledì – km.208 (208 sterrato)

Piper Pan (Central Kalahari G.R.) – Rakops

  • Strada: tutto sterrato. km.100 (h.3 e 1/2) fino alla Deception.  Sono  38 km (h. 1 e 1/2) per arrivare al Matswere Gate (gps S 21°09’24” E 24° 00’25” oppure  S 21.09.404 E 24.00.386) e poi 42 km. (h.1 e 15) per arrivare per arrivare  fino a Rakops (gps S 21°01’57” E 24°22’18”)
  • Benzinaio: Rakops
  • Gommista: Rakops
  • Market: basico a Rakops

Dopo una bella dormita, finito il trambusto di questa notte, guardiamo fuori dalla tenda con un pensiero: avremo lì fuori una ventina di leoni che ci aspettano per colazione ed invece a parte i bellissimi colori rosa di un nuovo giorno che inizia, non vedremo nulla. Partiamo alle 6.30 e andiamo alla pozza a vedere un’alba magnifica che si riflette nell’acqua, in compagnia di una giraffa che beve. Facciamo colazione e poi andiamo alla caccia dei leoni. Passiamo per il campo 1 ed è vuoto. Chi aveva la prenotazione deve aver avuto qualche contrattempo. Giriamo tutti e tre i pan molto lentamente ma, a parte tutti i soliti animali, non troveremo nessun predatore. Gli struzzi abbondano come pure gli gnu, oryx, springbok e giraffe. Incrociamo ancora i ragazzi di ieri, che hanno dormito al campo 2. Loro non hanno avuto nessuna visita, hanno solo sentito i ruggiti da lontano e hanno delle facce da “wow” quando gli raccontiamo della nostra avventura. Ci dicono che siamo stati super fortunati. Ora posso dirlo anche io . ma in quel momento .. qualche pensiero negativo l’ho avuto. Lasciamo il pan alle 8.30.

Oggi cambiamo ancora i programmi. Avremmo dovuto andare a nord al pernottamento a Motopi ma Pier non è tranquillo. Dopo domani abbiamo il volo. Abbiamo visto che, nel caso in cui si hanno problemi con la macchina, gli aiuti arrivano il giorno dopo e ci siamo resi conto  che questo parco non è assolutamente battuto da tanti turisti. Se si ha qualche intoppo non si può contare su nessun aiuto. Preferisce quindi tornare indietro dalla strada fatta ieri, almeno sappiamo com’è, uscire dal Matswere Gate e dormire a Rakops. Così facendo domani avremo solo asfalto su strada frequentata. In condizioni normali non ci avrebbe neppure pensato a sacrificare una notte nel parco, ma con la macchina che abbiamo non si fida. È la prima volta che non ha fiducia in un mezzo e con giusta ragione visto quello che abbiamo rischiato con questa jeep. I meccanici ci hanno detto chiaro e tondo che non saremmo arrivati a fine vacanza con quel differenziale .. Pier preferisce quindi rischiare il meno possibile. Io non reclamo, nonostante mi dispiaccia da morire, perchè so che ha proposto questo molto a malincuore. Quindi alle 8.30 partiamo diretti alla Deception. Viaggiamo tutta la mattina con il sole davanti quindi i colori e i paesaggi non rendono come ieri mattina. Guido io per qualche km. Vedremo sempre molti erbivori tra i quali una decina di red hartebeest (alcefalo rosso), gli unici che vedremo nel parco, e cacca fresca di elefante. In 3 ore e mezza arriviamo ad un’area camp del Kori per pranzare. Abbiamo incrociato solo una macchina nel viaggio di ritorno qui. Pranzeremo con frittata e verdure in scatola.

È ora di partire. Andiamo piano fino alla Deception. Nessuno proferisce parola. Attraversiamo il pan cercando di catturare ogni ultima immagine di questo posto. Qui finisce la vacanza, il resto è di poca importanza. Ho ancora davanti agli occhi l’ultimo oryx che mi guarda. Posso sembrare esagerata, ma le sensazioni che provo in quei posti, non le provo da nessun’altra parte. Quei posti mi calzano come un guanto perfetto, la mia mente ed il mio cuore appartengono a quei posti. In un’ora e 15 raggiungiamo il gate. Nel parco abbiamo fatto 534 km. Lasciamo l’immondizia, vado a segnare l’uscita e guardo con tanta invidia chi sta entrando. Ci fermiamo poco dopo dal signore che ci ha venduto la legna 3 giorni fa e gli lasciamo i bomboloni dell’acqua buona, che abbiamo avanzato, mele ed altre cose da mangiare. In un’oretta siamo a Rakops. Gonfiamo le gomme (abbiamo inserito il 4×4 solo in un piccolo tratto tra il gate e la Deception) e andiamo a fare benzina. Raggiungiamo poi il Rakops River Lodge. Hanno posto in campeggio (Pule 260 € 21). Facciamo le docce calde e ceniamo con della triste pasta in bianco. Il morale è sotto i piedi, oltretutto 3 idioti, che dormono nel lodge, hanno fatto casino fino alle 23. Quanto ci mancano i leoni ed il nulla assoluto. C’è inquinamento luminoso quindi le stelle non rendono niente.

Pernottamento: Rakops River Lodge

  • campeggio  (ci sono anche le camere ad  € 100 e il ristorante)
  • Costo a testa: Pule 260 (€ 22)

28 aprile 2022, giovedì – km.213 (213 asfalto)

Rakops – Maun

  • Strada:tutto asfalto (km. 201 h. 3 e 1/2) fino a Maun  
  • Benzinaio: Rakops
  • Gommista: Rakops
  • Market: Rakops e Motopi basico
  • Barriera veterinaria: dopo Motopi

Ci alziamo con calma. Chiudiamo per l’ultima volta la nostra tendina, ed incominciamo a raggruppare le nostre cose per avere meno da fare oggi, quando consegneremo la macchina. Facciamo colazione e alle 8.30 partiamo. In un’ora siamo a Khumaga. Senza che ne avessimo parlato, Pier gira a destra e andiamo al ferry che porta al Makgadikgadi. Stiamo lì un attimo a guardare un paio di jeep che salgono ed iniziano la loro vacanza. Ci fermiamo davanti alla recinzione di una capanna. Faccio vedere i sacchetti delle cose che ci sono rimaste da mangiare ad una signora. Probabilmente ha problemi di deambulazione perchè chiama un ragazzino e verrà lui da me. Mi fanno tantissimi gesti di ringraziamento. Sono felici con poco. Partiamo diretti a Maun. Dopo poco ci taglia la strada un mamba nero. Troppo veloce da fotografare, ma inconfondibile da riconoscere. In due ore e mezza siamo a Maun. La prima cosa che notiamo è il susseguirsi di banchetti dove vendono la legna .. mi sa che il giorno di Pasqua erano tutti in chiesa a festeggiare visto che ne avevamo trovato solo uno senza il venditore. Andiamo a fare benzina e poi a pranzo da Marc’s. Questo ristorantino (aperto solo a pranzo) si trova all’interno di un giardino con alcuni negozietti ed uffici. È un bell’ambiente. Pranzeremo molto bene con filetto alla griglia e verdure (Pule 300 € 25). Il mondo è piccolo vedremo il proprietario del lodge dove abbiamo dormito all’arrivo e dove dormiremo stasera. Ci riconosce e ci saluta da lontano.

E poi, al tavolo di fianco a noi, un signore ci dice che ci siamo visti allo Nxai Pan. In effetti lui era venuto a curiosare nella nostra piazzola quando i meccanici ci stavano sistemando la macchina. È un professore svizzero in pensione che ha una casa a Cape Town, una jeep attrezzata per il campeggio che tiene là e quando può, prende il primo volo da Zurigo. Gira per l’Africa circa 6 mesi all’anno. Lo avevamo guardato con grande invidia. Sarebbe il nostro sogno da pensionati. Che caso trovarlo qui, facciamo ancora qualche chiacchiera molto piacevole. Facciamo poi una telefonata alla Qatar chiedendo se c’è la possibiltà di fare un upgrade in business per la tratta Johannesburg – Doha (tutta di notte) ma ci dice che è tutta piena. Allora paghiamo 75 € in due per avere il posto un pochino più largo. Quando usciamo dal ristorante, andiamo allo Spar, dove abbiamo fatto la spesa due settimane fa, per comprare delle patatine per fare un’aperitivo questa sera e del biltong da portare a casa ai nostri figli, visto che l’adorano. Andiamo anche da Tops! per comprare due birre facciamo fatica a staccarci da questa realtà e cerchiamo di rimanerci dentro fino all’ultimo. Andiamo al lodge  alle 15.00. Svuotiamo la macchina ed alle 16 arrivano a prenderla. La lasciamo con 2.169 km. fatti. Sistemiamo le valige e poi alle 19.00, con un taxi, andiamo a cena al Sedia Hotel. Ceneremo a bordo piscina. Cena ottima con filetto alla griglia e verdure (Pule 350 € 30). Con lo stesso taxi dell’andata, torniamo i hotel (Pule 140 € 11 a/r). Pier rimane vicino al fuoco a chiacchierare con il proprietario, io vado a dormire.

Pernottamento: The Waterfront Guesthouse – lodge

(http://maunwaterfront.com/) – (River side, between exit 7 and 8 Disaneng)

Costo a camera: € 129 con colazione.

29 aprile 2022, venerdì

Maun – aeroporto

Ci alziamo con calma e facciamo colazione. Cazzeggiamo fino alle 11.30. Il taxi (organizzato dal lodge) ci porta in aeroporto. Facciamo check-in e poi, per non dover già stare con la mascherina, usciamo e facciamo due passi. Andiamo poi al The Duck cafè a bere qualcosa. Questo è un posto di bianchi. Ci sono guide, turisti che stanno partendo per il safari e persone come noi che hanno finito la vacanza. Alle 12.30 rientriamo. Ci controllano i documenti ed il foglio dei vaccini. Alle 14.30 partiamo. Ci danno pranzo e dopo 1 h e mezza siamo a Johannesburg. Andiamo al banco della Qatar a ritirare i biglietti delle due tratte. Chiediamo anche qui se c’è la possibilità di upgrade. Ci dice che c’è solo un posto e che costa 1.000 euro follia visto che noi la stessa tratta l’avevamo pagata 300. Pazienza. Andiamo da Mugg & Bean a cena. Partiamo alle 22.15 con 1 ora di ritardo. Il volo dura 7 h e 30.

30 aprile 2022, sabato

Dopo uno scalo di 2 ore ripartiamo. Qui non ci chiedono né il vaccino né il PLF che abbiamo dovuto compilare ieri sera. Ci danno solo delle mascherine FFP2 nuove da indossare. Il volo per Milano dura 6 ore e 1/2. All’arrivo dovrebbe esserci nostro figlio Matteo a prenderci ed invece ci sono anche nostra figlia Martina, la ragazza di Matteo, Marta e il nostro labrador Buddy . riusciamo ad attirare l’attenzione di tutti perchè lui farà delle scene pazzesche quando mi vede.  Tutti sorridono e poi diverse persone vengono ad accarezzarlo amore sincero .

E anche questa è andata. Vacanza attesa e sognata per 2 anni e 8 mesi ha superato tutte le aspettative più alte e ci ha fatto tornare, se possibile, ancor più innamorati dell’Africa. Ora che sto scrivendo, abbiamo già prenotato i voli per il prossimo aprile. Arriveremo in Namibia (Windhoek) – passeremo in Botswana (Moremi, Khwai, Savuti, Linyanti e Chobe) – passeremo in Zimbabwe (Hwange N.P. e Victoria Falls) e da lì rientreremo. Ogni anno proviamo a cercare destinazioni diverse ma l’Africa ci chiama sempre ed ormai è un urlo assordante.

Se volete qualche info su qualcosa che potrei essermi dimenticata di scrivere, non esitate a chiedere:

african.dreams2019@gmail.com

Alla prossima

Anna e Pier



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