Boston e New England, New York, Philadelphia e Washington: on the road
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Abbiamo iniziato a progettare la vacanza con 4 mesi di anticipo, prenotando con KLM il volo (round trip Bologna-Boston, Washington-Bologna) al prezzo di 650€ a testa.
Abbiamo poi stabilito l’itinerario prendendo spunto dalle guide “Boston e New England” Doumont e “New York e Washington” del Touring Club (quella verde). Nella scelta delle tappe, soprattutto nel New England, abbiamo considerato che ciascuna città distasse circa un paio d’ore di viaggio dalla precedente. Con circa due-tre mesi di anticipo abbiamo prenotato tutti gli alberghi su booking.com con la formula “paga dopo, cancellazione gratuita”, con l’eccezione di due alberghi nel New England, per cui abbiamo anticipato la metà del pagamento. Complessivamente, per gli alberghi abbiamo speso 950€ a testa.
Infine abbiamo prenotato il noleggio dell’auto con Avis (320€ per 5 giorni), il traghetto sul sito della steamshipauthority (160 € auto più 4 passeggeri), la New York City Pass (80€ a testa) e stipulato l’assicurazione di viaggio. Avevamo intenzione di prendere il treno per le tratte New York-Philadelphia e Philadelphia-Washington, prenotando on line pochi giorni prima: pessima idea! I prezzi sono lievitati fino ad essere insostenibili (80 USD a testa), quindi abbiamo optato per il più economico autobus (megabus e boltbus, sull’ordine dei 15-20 USD a tratta), prenotato on line il giorno prima. Attenzione: megabus ammette un solo bagaglio con le ruote a persona… ho pagato 30 USD extra per il mio bagaglio a mano!
Una settimana prima della partenza ci siamo registrati sul sito ESTA.
Giorno 1
Alle 12.15 partiamo puntuali dall’aeroporto di Bologna e, dopo lo scalo a Roma, atterriamo a Boston alle 19 locali. Dopo una lunghissima coda per il controllo dei documenti arriviamo ai taxi e ci facciamo portare in albergo, la Copley House. Si tratta di una guesthouse: visti i prezzi molto elevati degli alberghi in città, abbiamo optato per un bilocale senza colazione, ma in centro. Non è comunque un problema: a due passi si trova il Prudential Centre, un enorme centro commerciale con l’onnipresente Starbucks.
Giorno 2
Ci svegliamo prestissimo, per via del fuso orario. Quindi usciamo di buon’ora e dopo colazione attraversiamo i due grandi parchi di Boston che ci separano dall’inizio del Freedom Trail, il nostro obiettivo di oggi. Si tratta di un percorso pedonale, segnato a terra da una linea rossa, che attraversa tutta la città toccando i punti di interesse storico. Percorrere il Trail ci impegna fino a sera, con una tappa per pranzo al Quincy Market, che è di strada. Si tratta di un mercato coperto in cui si può trovare da mangiare per tutti i gusti! Arrivati all’ultima tappa sono ormai le 5 e siamo stanchissimi, ma torniamo comunque in albergo a piedi perché è davvero piacevole camminare per la città e le distanze non sono proibitive! Alla fine della giornata il nostro contapassi segna comunque 17 km… un record che batteremo solo a Washington! Decidiamo di prenotare su opentable un messicano vicino alla guesthouse (Zocalo Back Bay, non male), ma prima andiamo a fare un aperitivo all’ultimo piano del Prudential Centre nel locale “Top of the Hub” e ci godiamo il panorama di Boston al tramonto… stupendo! si può salire in cima al grattacielo anche pagando un biglietto, ma non ne vale proprio la pena! Prendendo una birra al tavolo si spende molto meno e si sta più tranquilli!
Giorno 3
Oggi il nostro programma prevede i campus di Harvard e del MIT. Compriamo perciò il pass giornaliero della metropolitana (il “train”), al prezzo di 12 USD. Si trovano entrambi a poche fermate dal centro, sulla stessa linea. Ad Harvard siamo accolti da un bellissimo prato con le sedie colorate e ci immergiamo subito nello spirito universitario… il semestre non è ancora iniziato, ma ci sono comunque molti studenti in giro. È possibile partecipare a tour del campus organizzati dagli studenti, ma noi decidiamo di fare per conto nostro seguendo la guida…e il navigatore! Il campus è davvero enorme! Facciamo acquisti allo shop (piuttosto piccolo in realtà) e poi prendiamo la metro per il Massachusetts General Hospital… noi dottoresse vogliamo assolutamente una foto! È la stessa fermata del MIT, quindi poi ci dirigiamo verso il campus. Matteo, che è ingegnere, è estasiato. In realtà anche per chi di tecnologia capisce poco è molto affascinante: sia per l’architettura molto particolare, sia perché siamo anche entrati e ci siamo mescolati agli studenti nei corridoi e ci siamo intrufolati in un’aula dove stava per iniziare una lezione. Dopo la fermata d’obbligo allo shop (questo è davvero bellissimo: ci sono tantissimi gadget e mille tipi diversi di maglie e felpe) torniamo in centro, al Quincy Market, per il pranzo. Siamo affamatissimi perché sono già le 14.30! Dopo pranzo decidiamo di esplorare il quartiere di Beacon Hill, il più antico di Boston, dove vivevano i benestanti. È davvero molto bello, soprattutto Acorn Street, la “via più fotografata d’America” secondo la nostra guida. In realtà ci siamo solo noi in giro e passeggiamo tranquilli. Prenotiamo su opentable un ristorante asiatico a Chinatown (Shabu Zen), l’unico quartiere che non abbiamo ancora visitato. Esperienza terribile: speravamo di mangiare sushi, ma siamo capitati in un ristorante dalla dubbia igiene che ci serve pesce, carne, verdure e noodles crudi, da cuocere in un grande pentolone al centro del tavolo. Mai più. Se non altro possiamo cucinare il cibo a nostro piacimento… per noi molto cotto. Tutti i ristoranti della zona sono sulla stessa linea d’onda e in generale il quartiere è davvero brutto e girano brutte facce.
Giorno 4
Andiamo a prendere la macchina alla concessionaria Avis che si trova a poche centinaia di metri dalla guesthouse. Svolte velocemente le pratiche (non abbiamo dovuto pagare nulla, avendo già saldato on line) andiamo in albergo a prendere le valigie e usciamo da Boston… inizia il viaggio on the road! La prima tappa è Provincetown, sulla punta del Cape Cod, la città più gay d’America a est di San Francisco, famosa per le lobster, cioè le aragoste, che qui sono le migliori del Cape, e per le balene. Percorriamo la Highway 6 fino alla base della penisola, poi usciamo e percorriamo la 6a East, una statale che attraversa diversi paesini e regala bellissimi scorci sui boschi e le casette in legno. Ne vale la pena! Dopo un paio d’ore di viaggio, molto piacevole, arriviamo al nostro albergo. È gestito da una coppia gay molto simpatica che ci consiglia cosa fare in città e, soprattutto, un fantastico posto dove mangiare: “Canteen”, una specie di fast food con cibi sanissimi. Assaggiamo subito la specialità del luogo, il lobster roll. Mangiamo in un cortile sul retro affacciato sulla baia… buono e bello! Io e Ale vorremmo prendere un traghetto che porta i turisti al largo per il whale watching (tutte le informazioni sul sito dolphinfleet.com), ma le crociere durano 3-4 ore e dovremmo rinunciare a visitare la cittadina. Decidiamo quindi di passeggiare per questo bellissimo paesino, ci abbuffiamo di fudge, un dolce locale, e poi prendiamo la macchina per andare nella punta più a ovest della città e percorrere una passeggiata sugli scogli fino all’oceano aperto. In realtà l passeggiata è molto faticosa e gli scogli in alcuni punti sono davvero scoscesi… arriviamo alla lingua di sabbia che separa la baia dall’oceano, ma si sta facendo buio e la strada per tornare indietro è lunga! Facciamo dunque qualche foto con il faro e all’oceano da lontano e rientriamo. Per cena scegliamo un ristorante adocchiato nel pomeriggio: “Lobster Pot” e mangiamo davvero benissimo, ovviamente aragosta!
Giorno 5
Prima di lasciarci alle spalle P-town, andiamo in macchina in una spiaggia sull’oceano aperto e, per la prima volta, mettiamo i piedi a bagno. C’è un bellissimo sole, quindi facciamo qualche foto prima di partire per Woods Hole. Qui infatti prenderemo il traghetto per Oaks Bluff, la cittadina di Martha’s Vineyard in cui alloggeremo per le prossime due notti. Il viaggio fino al porto dura un paio d’ore, l’imbarco è rapido e dopo 45 minuti di traversata arriviamo sull’isola. L’albergo (Pequot Hotel) è letteralmente a due minuti dal porto. Vale la pena spendere due parole per descriverlo: è un edificio di legno, come tutti gli edifici dell’isola, con un portico in cui si trovano sedie a dondolo e un patio con tavoli e sedie. I corridoi sono dipinti come l’interno di una nave o una spiaggia e le stanze sono un po’ piccole ma stupende. Tutti i giorni servono deliziosi cookies e limonata a partire dalle 2 e il venerdì sera vini e formaggi nel “Friday Night Porch Party”. Noi, che non abbiamo pranzato, ci fiondiamo sui cookies e ci rilassiamo sulle sedie a dondolo, dando un’occhiata alla cartina che il gentilissimo personale ci ha fornito. Decidiamo quindi di fare una passeggiata per il paesino e in riva all’oceano nella spiaggia della città, fino alle 6, quando prendiamo una bottiglia di vino e ci dirigiamo dall’altro capo dell’isola per vedere il tramonto. Non essendo molto pratici, non raggiungiamo il posto che ci avevano consigliato, ma capitiamo in una spiaggia sul lato ovest dell’isola in cui ci siamo letteralmente solo noi. Purtroppo il cielo si è un po’ annuvolato e quindi non vediamo un tramonto spettacolare, ma l’atmosfera è davvero unica… uno dei momenti indimenticabili della vacanza! Quando ormai è buio, torniamo in hotel (per attraversare l’isola ci vuole circa mezz’ora). Purtroppo quando usciamo per cena (20.45) la maggior parte dei ristoranti è già chiusa o sta per chiudere… ci infiliamo in un pub dove trasmettono le partite e mangiamo un ottimo cheeseburger.
Giorno 6
Questa giornata è dedicata al giro dell’isola, seguendo l’itinerario consigliato dalle ragazze dell’albergo. Prendiamo un po’ di sole a Katama Beach, vediamo la tomba di John Belushi al cimitero di West Tisbury, pranziamo in un locale (Home Port) a Menemsha, raggiungiamo le Gay Head Cliffs (dove avremmo dovuto vedere il tramonto la sera prima) e torniamo in albergo in tempo per il Porch Party. Per cena, dall’hotel ci prenotano il “Sweet Life Café”, un ristorante carinissimo a due passi dall’albergo, dove mangiamo dell’ottimo pesce in stile “nuovelle cousine”. In generale, Martha’s Vineyard è un’isola bellissima, dove sembra che il tempo si sia fermato: i display degli autobus ti dicono “have a nice day”, tutti salutano tutti per strada e il codice della strada è sostituito dalla gentilezza: a un incrocio il più cortese lascia passare gli altri. Vorremmo quasi rimanere qualche altro giorno…
Giorno 7
Prima di imbarcarci sul traghetto per tornare sul Cape, facciamo una passeggiata in un quartiere di Oaks Bluff che non avevamo ancora visitato: il Cottage City, una distesa di minuscoli cottage di legno colorato immersi nel verde. A malincuore, lasciamo l’isola per la prossima tappa. Appena sbarcati a Woods Hole, troviamo un locale sulla strada per pranzare (Sam’s Seafood, in cui mangiamo ottimi calamari fritti), per poi dirigerci a Newport. Facciamo il check in in hotel, che è in un paesino un po’ fuori, e poi andiamo in città. Purtroppo minaccia pioggia e infatti mentre passeggiamo per il porto, in cui si tiene un’esposizione di yacht e barche a vela, inizia a diluviare. Ci ripariamo in un locale, ma non accenna a smettere… accettiamo che la giornata sia finita, quindi dopo una pessima pizza (tutti i ristoranti erano strapieni, visto il maltempo) torniamo presto in albergo.
Giorno 8
Con il bel tempo, Newport è tutta un’altra storia. Prima di procedere per la prossima tappa, torniamo in città e facciamo una breve passeggiata sull’Ocean Cliff Walk, poi in macchina percorriamo qualche via del centro, tra cui la famosa Bellevue Avenue, su cui si affacciano le mega ville dei newyorkesi di fine ‘800 (si possono anche visitare), una strada panoramica sull’oceano e poi prendiamo l’autostrada per New Haven. Arriviamo in città alle 13.30, quindi lasciamo le valigie in macchina e ci apprestiamo a visitare Yale. È domenica, quindi fortunatamente i parcheggi sono gratis. Pranziamo a un “Panera” vicino al campus, poi andiamo al Visitor Centre (si trova a pochi passi dall’ingresso del campus), dove un ragazzo gentilissimo ci fornisce una cartina e ci spiega l’itinerario migliore. Esistono anche tour guidati condotti da uno studente, ma noi arriviamo troppo tardi per riuscire a partecipare all’unico tour della domenica (tutti gli orari sono sul sito). Come ad Harvard, noi faremo una deviazione per vedere la Medical School! Prima di iniziare la visita, facciamo i nostri acquisti allo shop (si trova dalla parte opposta del parco rispetto al visitor centre, sempre all’esterno del campus), perché temiamo che alla nostra uscita sarà già chiuso… scelta azzeccata! La visita ci impegna tutto il pomeriggio, compresa la lunga camminata per arrivare alla Medical School. Andiamo quindi a fare il check-in in albergo e per cena scegliamo un locale consigliato dalla guida: il “sushi miya”. È descritto come il miglior sushi del New England e beh… è davvero ottimo, per un prezzo abbordabile! Tornando alla macchina, scopriamo un “Insomnia Cookies”, un locale aperto fino a tardi che fa ottimi cookies caldi… una droga! Dopo il dolcetto, torniamo in hotel.
Giorno 9
Oggi è il giorno della Grande Mela! Riconsegniamo l’auto all’Avis dell’aeroporto La Guardia (non avevamo intenzione di avventurarci nel traffico della città per lasciare la macchina più vicina all’albergo) e prendiamo un taxi per il Queens. Abbiamo scelto un albergo a Queensboro Plaza, cioè a una sola fermata di metro da Manhattan ma con prezzi inferiori di più della metà rispetto agli hotel dell’isola. Arriviamo troppo presto per fare il check-in, quindi lasciamo le valigie alla reception e ci dirigiamo alla fermata della metro che è a pochi passi. Facciamo il pass settimanale (31 USD) e iniziamo a visitare la città dal financial district.
Il primo impatto con Manhattan non è dei migliori: scendiamo a Canal Street, nel cuore di Chinatown, e siamo investiti da puzza e gente! Passeggiamo per le vie del potere mondiale vedendo il municipio, il palazzo della borsa, il toro di Wall Street, la Trinity Curch e la St. Paul Chapel e arriviamo al 9/11 Memorial. A questo punto, per tornare a midtown, prendiamo l’East River Ferry da Wall street/Pier 11. Con questo ferry, alla modica cifra di 4 USD, si fa lo stesso tragitto delle crociere Circle Line, che costano 10 volte di più e che sono incluse nella NYC Pass ma in alternativa ad un’altra attrazione. Passiamo sotto il ponte di Brooklyn, ci godiamo lo skyline dall’Hudson e arriviamo in venti minuti sulla 34a. Consigliatissimo. Abbiamo intenzione di inaugurare la nostra New York City Pass godendoci il tramonto dal Top of the Rock, ma una volta arrivati lì scopriamo che i primi biglietti disponibili sono alle 20.30 (abbiamo scelto di salire di sera al Top of the Rock per vedere l’Empire State Building illuminato). Prenotiamo quindi per le 21.30 e facciamo un aperitivo nella Rockfeller Plaza. Per cena, invece, andiamo in un locale su Broadway consigliato da un’amica che ha vissuto a New York, “Ellen’s Stardust”: si tratta di un diner (quindi hamburger per tutti i gusti) i cui camerieri sono aspiranti attori di musical che tra un tavolo e l’altro cantano grandi successi. Alcuni addirittura cantano mentre servono ai tavoli! Con la pancia piena e le orecchie piene di musica, torniamo al Rockfeller Centre e saliamo per goderci il panorama delle luci di New York.
Giorno 10
Stamattina piove, quindi decidiamo di iniziare la giornata con il MET (compreso nella NYC Pass). Una volta usciti, ha smesso di piovere. Pranziamo da “Le pain quotidien” e poi, costeggiando Central Park nell’Upper East Side arriviamo nel cuore del quartiere dello shopping… e ci scateniamo! Con molte borse e il portafogli leggero, andiamo a cena da “Sushi of Gari”, vicino a Time Square. Questo locale ci è stato consigliato da un’amica, ma ahinoi, non aveva capito il nostro budget… cibo sublime, ma 60 USD per 8 pezzi di sushi sono decisamente troppi! Al ritorno, passiamo per Times Square prima di tornare in hotel.
Giorno 11
Oggi dedichiamo la mattinata alla Statua della Libertà e a Ellis Island (comprese nella NYC Pass). Tornati a Battery Park, pranziamo da “Au bon pain”, poi prendiamo la metro verso midtown: passeggiamo per il Meatpacking district e percorriamo un tratto della High Line, il parco sospeso sulla città. Raggiungiamo Soho e il West Village, con Washington Square. Facciamo un aperitivo al Quartino, ristorante italiano gestito da una famiglia ligure che conosciamo. Ceniamo a Little Italy, nella pizzeria Lombardi’s, la prima pizzeria aperta a New York… senza infamia né lode.
Giorno 12
Al mattino visitiamo il MoMA, poi passeggiando sulla Fifth visitiamo la Grand Central Station, davvero bellissima, e la Library. Purtroppo la famosa sala in cui è stato girato “The day after tomorrow” è chiusa. Arriviamo quindi all’Empire State Building e saliamo in cima. Dedichiamo il resto del pomeriggio allo shopping e per cena torniamo al Quartino, dove mangiamo davvero bene.
Giorno 13
Oggi dedichiamo la giornata a central park, che percorriamo a piedi da sud a nord, fino al museo di storia naturale (compreso nella NYC Pass). Passeggiamo anche per il l’Upper West e l’Upper East Side, raggiungendo il Guggenheim all’orario di chiusura. L’architettura dell’edificio merita da sola una rapida visita, anche solo dall’esterno. Siamo molto stanchi e decidiamo di cenare al ristorante Rosa Mexicano, segnalato dalla nostra guida, che si trova a due fermate di metro dall’albergo (ci sono tre ristoranti in città, noi abbiamo scelto il più vicino). Abbiamo mangiato benissimo e la ciliegina sulla torta è stata la guacamole… preparata davanti ai nostri occhi da un cameriere… molto scenografico e davvero buonissima! Consigliato.
Giorno 14
Prendiamo un taxi per la stazione degli autobus di New York. Poiché siamo in anticipo, riusciamo a salire sul bus precedente rispetto a quello prenotato e dopo due ore di viaggio siamo a Philadelphia. Dal momento che il nostro albergo dista solo qualche fermata, senza cambi, decidiamo di prendere la metro (4 biglietti per 7,10 USD). La metro è molto migliore di quella di New York e Boston e, grazie agli ascensori e alla gentilezza del personale, arriviamo senza intoppi all’albergo, che si trova in pieno centro storico. Dopo il check-in, pranziamo in un locale che abbiamo visto prima, tra la fermata e l’albergo. La specialità di Philly è il Philly Cheese Steak, cioè un panino con delle striscioline di carne e formaggio, ma noi optiamo per un’insalatona. Dopo il pranzo, inizia la giornata Rocky, fortemente voluta dai ragazzi: percorriamo a piedi tutta la città, vedendo i principali edifici e monumenti storici, ma purtroppo abbiamo solo un pomeriggio e le lunghe code ci fanno desistere dall’intenzione di entrare. Arrivati ai piedi del Museo di Arte Moderna, facciamo numerose foto alla statua di Rocky e percorriamo di corsa la scalinata. Ci riposiamo un po’, poi torniamo indietro, a caccia di souvenir. Li troviamo in un centro commerciale nella sede della vecchia borsa. Per cena, prenotiamo il ristorante dove sono state girate alcune scene di Rocky VI, il Victor Café, in cui ci rechiamo in taxi. In realtà, l’unica traccia del film è un autografo di Sylvester Stallone al piano superiore: si tratta invece di un ristorante italiano i cui camerieri sono cantanti lirici che si esibiscono a turno. La serata è davvero piacevole!
Giorno 15
Torniamo alla stazione degli autobus e prendiamo il Megabus per Washington, che si trova a tre ore di viaggio. Arriviamo alla Union Station, un edificio molto bello che vale la pena visitare anche se non si devono prendere mezzi di trasporto. Un taxi ci porta in hotel. Dopo il check-in, ci avviamo a piedi verso la casa bianca, facendo tappa da Pret a Manger. Fotografiamo la residenza più famosa del mondo, poi ci dirigiamo, sempre a piedi, verso i memorial. Oggi visitiamo il Washington e il Lincoln Memorial, poi torniamo all’hotel. Per cena scegliamo un sushi vicino all’albergo, Tsunami, in cui mangiamo molto bene.
Giorno 16
Oggi ci dedichiamo alla visita della città a est del Washington memorial: iniziamo dai National Archives, in cui vediamo la Dichiarazione di Indipendenza, il Bill of Rights e la Costituzione. Tutti i musei della città sono gratuiti e noi scegliamo di visitare l’Air and Space Museum. Per pranzo, cercando Five Guys, una catena che fa ottimi hamburger, ci perdiamo… finendo vicino alla NASA! Ritrovata la strada, ci rechiamo al Capitol. Vorremmo visitare l’interno dell’edificio, ma ormai è tardi e l’ultimo tour è già partito. Ci consigliano però di visitare la biblioteca del Congresso, che rimane aperta ancora per mezz’ora. Ci fiondiamo: ne vale davvero la pena. Torniamo verso l’hotel passando accanto alla sede dell’FBI e all’Old Post Office, che però purtroppo è chiuso per ristrutturazione. Oggi abbiamo percorso a piedi 18 km… le distanze in questa città sembrano brevi, perché essendo ariosa, senza grattacieli, si vede la propria meta. In realtà, i vari punti di interesse distano svariati km l’uno dall’altro, quindi consiglio di prendere la metro, anche se è piuttosto cara (un pass giornaliero costa 12 USD). Per cena, torniamo al sushi di ieri sera… siamo troppo stanchi per pensare a qualsiasi alternativa!
Giorno 17
Eccoci arrivati all’ultimo giorno di questa vacanza. Oggi visitiamo gli ultimi memorial (Martin Luther King, Roosvelt, Jefferson) e poi ci dirigiamo al cimitero di Arlington. Ancora una volta, la distanza ci inganna e ci mettiamo più di mezz’ora ad arrivare al cimitero. Una volta lì, ci rechiamo ai due punti di interesse principali, cioè la tomba di JFK e alla tomba del milite ignoto, dove casualmente arriviamo all’una e assistiamo quindi al cambio della guardia. Esausti, prendiamo la metro per un centro commerciale vicino al Pentagono (Pentagon Centre), dove mangiamo una pizza. Poi ci dirigiamo a piedi verso il Pentagono, ma siamo davvero molto stanchi e non ce la facciamo proprio a fare il giro tutto intorno per vedere l’ingresso principale e il memorial dell’11 settembre. Così, prendiamo la metro fino a Dupont Circle, la fermata più vicina al nostro hotel. Vedere tutti i dipendenti del Dipartimento della Difesa, sia civili sia militari, che si affaccendano intorno all’edificio è comunque interessante. Torniamo in hotel, ci cambiamo per affrontare il lungo viaggio di ritorno e saliamo in taxi, godendoci il tramonto sul Washington.