Bosnia on the road

Sarajevo – Mostar – Dubrovnik – Kotor – Sarajevo Giugno 2004 Una bella settimana on the road nei Balcani per sfatare tanti luoghi comuni, per verificare come il mondo cambia in meno di dieci anni e per rendere giustizia ad un popolo che ha sempre avuto la forza di rialzarsi. Siamo partiti in due, abbiamo prenotato prima di partire...
Scritto da: Lorenzo F
bosnia on the road
Partenza il: 19/06/2004
Ritorno il: 26/06/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Sarajevo – Mostar – Dubrovnik – Kotor – Sarajevo Giugno 2004 Una bella settimana on the road nei Balcani per sfatare tanti luoghi comuni, per verificare come il mondo cambia in meno di dieci anni e per rendere giustizia ad un popolo che ha sempre avuto la forza di rialzarsi.

Siamo partiti in due, abbiamo prenotato prima di partire alberghi e macchina in affitto via internet.

1’giorno – arrivo a Sarajevo Volo di linea Austrian Air lines, un po´caro, ma sono poche le compagnie che volano sul non grande ma dignitoso aeroporto di Sarajevo, tra le altre la Lufthansa e la Malev. Arrivo puntuale e rapido controllo passaporti con un bel bollino bosniaco in omaggio (ma non bastava la CI?).

Trasferimento in albergo giá organizzato prima della partenza. Abbiamo optato (grazie Lonely Planet) per la Guest House Halvat (www.Halvat.Com.Ba) 61 Euro la doppia, con abbondante prima colazione e personale giovane e simpatico, hanno solo 5 stanze, vi consiglio quindi di prenotare in anticipo, su richiesta offrovo un serivio di pick up dall´aeroporto, per 8 Euro, l´alternativa è un taxi. Lo posizione è centralissima nel quartiere di Bascarsija, il bazar turco.

La guerra è passata da quasi un decennio ma i 13 km che separano l´aeroporto dall´albergo sono pieni di ricordi dell´assedio, palazzi danneggiati e non ancora ricostruiti, ma andando avanti verso il centro il paesaggio cambia, negozi, stadi e tanta, tantissima gente per le strada, sará questo il nostro ricordo della Bosnia, la gente che affolla le strade, un popolo che si è finalmente riappropriato della propria cittá e che se la gode.

Posiamo i bagagli in albergo, si avvicina la sera e decidiamo di fare una passeggiata in centro e di mangiare qualcosa.

Il quartiere di Bascarsija è ricco di fascino, è un bazar all´aperto, una piccola Istanbul, ma senza procacciatori di clienti, tutto è lento, ma un bel lento. Ritorneremo in questo bel quartiere a fine vacanza.

Si è fatto tardi e siamo affamati, la cucina bosniaca è una piacevole sorpresa, le numerose torte salate sono deliziose, la mia preferita la kromipirusa con le patate, ma vi consiglio anche la sirnica al formaggio e la zeljianica agli spinaci, con 2 Euro, ma anche con 50 cent. Se la comprate direttamente in un panificio ve ne danno una porzione enorme, va mangiata bevendoci su lo yogurt! Si va a nanna, ma prima sentiamo il richiamo del muezzin, qui sembra non usino gli altoparlanti chissà se è vero.

2 ‘ giorno– giornata dedicata alla visita di Sarajevo Sveglia alla 8, colazione abbondante e alla scoperta della capitale bosniaca. Prima tappa la biblioteca nazionale sulle sponde del fiume Miljacka. La biblioteca è stata uno dei primi obiettivi dell´esercito serbo, oltre 2 milioni di libri e riviste sono stati bruciati in una notte, l´edificio è comunque bellissimo, in stile arabo, ma è ancora chiuso al pubblico ed i restauri sono appena stati iniziati, una targa all´ingresso invita a non dimenticare ció che è successo. A pochi passi dalla biblioteca, di fronte al secondo ponte sulla destra un´altra targa ricorda il punto in cui l´arciduca d´Austria venne assassinato, facendo cosí iniziare la Prima guerra mondiale. Sarajevo focolaio di guerre, difficile da crederci, continuiamo a passeggiare lungo la Miljacka e ci dirigiamo verso l´ufficio del turismo (Zelenih Beretki 22), d´estate aperto anche la domenica, dove ci riempiono di informazioni e volantini. Andiamo a zonzo per la via principale la Saraci, che fuoriusciti dal bazar prende il nome di Ferhadija. Ci dirigiamo un po’ fuori dal centro, siamo a piedi e ci sono 35 gradi! Abbiamo sentito dire che al Museo di Storia ci sono delle esposizioni interessanti sull´assedio. Il Museo sembra un edifico abbandonato, erba che cresce sulle scale, gradini in marmo che vanno a pezzi, alberi che ne oscurano l´entrata, ci accoglie una gentile signora che parla una lingua strana, 50% inglese 50% tedesco, che scopriamo poi essere insegnante di Storia presso l´universitá, si chiacchiera un po´, poi ci da dei begli opuscoli sulla mostra, all´uscita ce ne consegna degli altri, aggiungendo “for your friends”, che bel gesto. La mostra è ben strutturata, cerca di ricreare la vita quotidiana della Sarajevo assediata, mostra articoli di giornale, foto (emblematica quella dei lavoratori costretti ad aspettare un carro armato per attraversare un incrocio), varie testimonianze e rimanenze di aiuti umanitari (bottigliette di tabasco!!). La nostra attenzione è stata attirata da un padre che aveva portato con sé suo figlio, sicuramente nato dopo la guerra. L´ingresso è gratuito. Al museo è annesso un giardino (!?) dove si trova di tutto: elicotteri dismessi, statue abbattute, alla fine resta un po´di tristezza, ma anche tanta felicitá perché tutto è ormai finito.

Accaldati ci riposiamo in un piccolo parco, sembra sia usato dalle coppiette per appartarsi, scopriamo poi che ci sono lapidi ovunque. Durante la guerra sono morti in 10000 ogni pezzo di terra era quindi adatto per seppellire cadaveri, adesso è normale e non bisogna stupirsi di vedere lapidi agli incroci delle strade o nei parchi. Vicino allo stadio Kosevo c´è un´enorme distesa di croci a ricordo degli orrori della guerra. Altra particolarità, a Sarajevo non vedrete alberi grandi, sono stati tutti abbattuti per riscaldarsi durante la guerra.

Ritorniamo in centro, qui praticamente allineate si trovano una cattedrale cattolica, una chiesa ortodossa, una sinagoga e la Mosche di Bey, la vicinanza di questi quattro edifici é motivo di orgoglio per gli abitanti di Sarajevo.

Il centro è caratterizzato da innumerevoli bar e pub, sempre pieni, il passatempo dei bosniaci sembra essere quello di bere caffè e noi ci siamo adattati, è divertente notare come cambia il modo di servire il caffè,k espresso o alla turca, a seconda del quartiere in cui lo si ordini.

La sera siamo andati a cenare all´Inat Kuca, sul fiume di fronte la biblioteca nazionale, abbiamo mangiato tantissimo ed abbiamo pagato, in due, 30 €, 25 € costava il vino, se volete bere datevi alla birra. Il ristorante è comunque bellissimo: un fantastico tramonto sulle colline, il fiume che scorre ed il muezzin in sottofondo. Dopo cena numerose sono le alternative offerte dagli altrettanto numerosi locali del centro dove i giovani si riversano passata una certa ora.

3’ giorno – Mostar Affittiamo una macchina per dirigerci a Mostar, che avventura! La macchina che ci avevano dato non poteva circolare in Montenegro, nostra tappa successiva, a quanto pare per problemi legati alla polizza assicurativa. I gestori del noleggio auto ci portano quindi con un´altra macchina in aeroporto per consegnarcene un´altra, facciamo attenzione alla strada percorsa convinti di averla bene in testa. Come non detto: impieghiamo circa 2 ore, per trovare la strada per Mostar, percorriamo di tutto: dalle strade asfaltate, alle mulattiere, siamo anche finiti dentro un mercato, di cartelli neanche l´ ombra; la cosa piú curiosa sono i bosniaci, che vistici in difficoltà ci fermavano per darci spiegazioni, ovviamente nella loro bella, ma incomprensibile lingua. Panico e nervosismo, ma alla fine riusciamo ad uscire da Sarajevo.

La strada per Mostar è ottima, non fosse a due uniche corsie, il che vuol dire che una volta trovatisi un camion davanti si procede a 30 km/h, tanto meglio la strada segue il corso della Neretva.

E´un percorso bellissimo, la natura è rigogliosa, peccato che il fiume venga usato a tratti come discarica per bottiglie di plastica e che i sentieri di montagna siano in parte impercorribili a case della presenza di mine inesplose. Impieghiamo 4 h per poco meno di 200 km, ma in fondo siamo in vacanza, quindi niente stress. Mostar è costruita sulle sponde della Neretva, la parte ad est è musulmana, quella ad ovest croata, anche se da questo lato c´è qualche insediamento musulmano, l´antico ponte è stato riaperto in questi giorni. I danni della guerra si notano peró in misura maggiore che a Sarajevo, la strada alle spalle dell´hotel Ero, il vecchio fronte, è ancora caratterizzata da edifici distrutti. La povertà è piú palese che a Sarajevo. Il turismo qui è mordi e fuggi, si viene dalla Croazia per una gita di poche ore, i mendicanti sono numerosi. Noi venivamo da Sarajevo, sicuramente con uno spirito diverso rispetto a chi viene da Dubrovnik. Qui la gente ti ferma per strada chiedendoti spiccioli ed i negozianti cercano di fregarti, è l´unico posto in Bosnia in cui abbiamo avuto questa impressione.

Resta il fatto che anche Mostar si sta riprendendo, il centro si riempie di bei locali con vista sul fiume e le botteghe degli artisti che lavorano il rame hanno ormai da anni riaperto i battenti, ma appena allontanatisi dal fiume le testimonianze della guerra sono ancora tutte la! La cittá resta purtroppo ancora divisa tra croati e musulmani.

Da Mostar ci siamo diretti p in Croazia ed infine in Montenegro per poi fare ritorno a Sarajevo Ultimo giorno – Sarajevo, Museo Tunnel Abbiamo ancora la possibilità di utilizzare la macchina per un giorno, decidiamo quindi di andare a vedere il museo tunnel, questo puo´altrimenti essere raggiunto arrivando al capolinea del tram e poi prendendo un taxi. Il museo tunnel è alle spalle dell´aeroporto, per raggiungerlo bisogna percorrere un sentiero di campagna. Il tunnel era l´unico via di fuga da Sarajevo assediata, aveva inizio all´interno di una casa privata ed aveva la lunghezza di 800 m, oggi ne possono essere percorsi ancora 20. Interessante è veder un filmato sulla costruzione del tunnel e sull´uso che di questo veniva fatto. Spaventoso venire poi a scoprire come le Nazioni Unite non abbiamo facilitato la vita degli abitanti di Sarajevo, anzi abbiano aiutato l´invasore serbo. Durante le vostre passeggiate a Sarajevo prestate attenzioni ad i marciapiedi, vi capiterá di notare dei tratti ricoperti di plastica rosa, sono le “rose di Sarajevo” li dove era scoppiata una granata, il vuoto rimasto è stato riempito da plastica rosa, creando appunto l´effetto di un fiore.

Abbiamo dedicato l´ultimo pomeriggio all´acquisto di souvenir: servizi da caffè in rame, macinapepe, cd di musica bosniaca (niente affatto male).

Dopo meno di un decennio dalla fine della guerra, la Bosnia, ma soprattutto la sua capitale, si propone come un paese accogliente per il turista, qualunque sia lo scopo dei vostri viaggi, cultura o divertimento qui troverete qualcosa di vostro interesse, il tutto condito in salsa balcanica Contattatemi pure per informazioni Lorenzo Formento



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