Boavista: paradiso in via di estinzione

Prima di cominciare Dopo aver passato 8 giorni on the road nella gelida e affascinante Islanda (il racconto è pubblicato sotto Islanda con il titolo “Islanda on the road – un viaggio primordiale”) io (Federico Chierichetti, di Milano) e la mia ragazza Daniela, non volendo rinunciare al piacere di trascorrere una parte della vacanza in un...
Scritto da: fechie
Partenza il: 14/08/2005
Ritorno il: 21/08/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Prima di cominciare Dopo aver passato 8 giorni on the road nella gelida e affascinante Islanda (il racconto è pubblicato sotto Islanda con il titolo “Islanda on the road – un viaggio primordiale”) io (Federico Chierichetti, di Milano) e la mia ragazza Daniela, non volendo rinunciare al piacere di trascorrere una parte della vacanza in un posto esotico e caldo, siamo subito ripartiti alla volta di Capo Verde. In 16 giorni siamo così passati dal freddo del Circolo Polare Artico al caldo del Tropico del Cancro. Un’estate di contrasti, in puro spirito avventuriero.

Certo i costi sono stati ingenti: ca 2800 euro a testa per l’Islanda e altri 1400 a testa per CapoVerde, ma è stata un’esperienza indimenticabile.

Ma torniamo a Capo Verde.

Il tempo a disposizione era una settimana, quindi abbiamo deciso di focalizzarci solo su una delle 8 isole dell’arcipelago. Abbiamo scelto Boavista per la fama delle sue spiagge e perché a differenza di Sal è ancora (per poco) lontana dal turismo di massa. Sappiamo che è un piccolo Sahara in mezzo all’oceano, un paradiso incontaminato da vedere prima che sia definitivamente invaso dal turismo occidentale. Sappiamo infatti che tra ca. Un anno aprirà un megavillaggio che con un volo internazionale diretto (ad oggi non esiste un volo diretto dall’Italia, ma solo due collegamenti al giorno da e per l’isola di Sal) scaricherà ogni settimana svariate centinaia di italiani. E purtroppo altri villaggi sono in costruzione.

Noi abbiamo scelto un piccolo albergo sul mare proprio sulla spiaggia più bella: Chavez.

Ecco allora quello che siamo riusciti a fare in 8 giorni a Boavista.

14 agosto 2005 Milano – Sal Il volo TACV (un Boeing 757 piuttosto datato) arriva puntuale all’isola di Sal. In breve arriviamo al villaggio Djasal dove passiamo la notte per poi ripartire alla volta di Boavista. Per noi che non siamo mai stati in un villaggio l’impatto è tremendo: una sacco di animatori che ti marchiano (con il braccialetto all inclusive) ti offrono da bere e ti informano su tutti i programmi di intrattenimento della settimana…Siamo felici di dover ripartire tra poche ore. E poi il bungalow: di per sé carino e accogliente, ma la temperatura interna sfiora i 40 gradi. Praticamente un forno. Neanche il ventilatore a pale fornisce sollievo. Ma siamo matti? Dormire è praticamente impossibile. Ci svegliamo distrutti e sudatissimi. Un consiglio: se un giorno andrete in questo villaggio, che di per sé credo sia uno dei migliori dell’isola, vi consiglio di chiedere una stanza con aria condizionata.

15 agosto 2005 Sal – Boavista Dopo una ricchissima colazione, facciamo un giro per il villaggio e visitiamo la grande spiaggia di fronte. Uno splendido mare caldo e sabbia bianca a perdita d’occhio. Peccato che è la spiaggia su cui si affacciano tutti i più grandi villaggi dell’isola, quindi in breve si affolla disordinatamente di gente che prende i lettini e si mette dove capita. Il tutto condito da una musica da discoteca del villaggio vicino che è quanto meno fastidiosa. Per carità capisco che ai giovani adolescenti o ai gruppi di amici il posto possa piacere, ma mi rendo conto che non fa proprio per noi.

In tarda mattinata prendiamo il volo TACV (un atr 42 a elica altrettanto datato) che in 20 minuti ci porta a Boavista.

Già l’arrivo in “aeroporto” ci fa capire di essere atterrati un un’isola ancora lontana dal turismo di massa. Si tratta di una casetta di cemento di 50 metri quadrati dove i bagagli ci vengono recapitati letteralmente “al lancio”. Non esistono nastri, non esistono indicazioni, non esistono computer. Anche il banco del check-in che avremo modo di sperimentare al rientro, consiste in una scrivania e in una bilancia di quelle meccaniche a lancetta. L’etichetta è scritta a mano. Ci piace davvero immaginare di essere arrivati in un’isola selvaggia.

Il breve tratto dall’aeroporto all’albergo ci rende consapevoli che sebbene Capo Verde sia uno Stato piuttosto ricco rispetto gli altri Paesi africani, anche qui la povertà è diffusa. Il paesino che attraversiamo (Rabil) è fatto di casette in cemento diroccate o incomplete. Per le strade una sacco di bambini a piedi nudi ci salutano con sorrisi che ti riempiono il cuore.

Ed eccoci in albergo, il Parc Das Dunas, direttamente sulla spiaggia più bella di Boavista e, si dice, di tutto l’arcipelago (la spiaggia di Chavez). È un albergo piccolo fatto di una quarantina di bungalow spartani, freschi e a 50 metri dal mare, direttamente sulla spiaggia. Non c’è animazione ad eccezione di qualche spettacolo folcloristico locale previsto di sera.

Immaginatevi di arrivare su un’isola selvaggia, con una scarsissima ricettività turistica e di soggiornare in un bungalow separato da un mare azzurro chiaro solo da 50 metri di spiaggia lunga 6 km e fatta di dune dorate. Immaginatevi di vedere qua e là qualche palma e in un angolo una piccola ciminiera in mattoni che al sole assume il colore dell’argilla e che veniva usata in passato per cuocere mattoni. Immaginatevi il vento che increspa il mare e modifica continuamente la morfologia delle dune. Immaginatevi, poi, che questa spiaggia, nonostante sia ferragosto, sia praticamente deserta. Solo qualche turista che passeggia o qualcuno del posto che fa il bagno o pesca. Questo è l’impatto che abbiamo avuto di Boavista.

Per prima cosa facciamo una lunghissima passeggiata su questa splendida spiaggia, facciamo il bagno, soli, e ci sdraiamo al sole, isolati dal mondo. Una sensazione splendida.

Ceniamo in albergo e ci informiamo su come sia meglio visitare l’isola. Ci consigliano di affidarci a Pipino, un ragazzone del posto che ha messo su una piccola impresa di escursioni e che con i pick up porta i pochi turisti in giro per l’isola. Si può anche noleggiare auto o scooter, ma visto che l’isola non ha praticamente strade (solo piste di terra e di sabbia) e molti luoghi, come le spiagge più belle, sono irraggiungibili senza pick up, decidiamo di affidarci a lui e prenotiamo alcune escursioni che faremo nei giorni successivi.

16 agosto 2005.

Boavista Dedichiamo l’intera giornata al relax anche per riprenderci dalle fatiche dell’Islanda. Silenzio, sole, mare e passeggiate su e giù per le dune della nostra spiaggia. Giornata indimenticabile. In un giorno il pallore che avevamo accumulato in Islanda la settimana prima è un puro ricordo. Mangiamo in albergo.

17 agosto 2005.

Boavista.

Partiamo con Pipino e altre 6 persone per una gita in pick up che in un giorno ci permetterà di visitare l’interno dell’isola e alcune spiagge. Ci sediamo dietro, all’aperto su delle panche piuttosto scomode in puro spirito caboveridano.

Ci fermiamo alla spiaggia di Cohral Vehlo (corallo vecchio) dove la sabbia è cosparsa di antichi coralli morti. Facciamo il bagno, prendiamo il sole, mangiamo al sacco e ripartiamo per un giro nell’aridissimo interno. La strada praticamente non esiste. È un sentiero segnato qua e là con della vernice bianca in mezzo a distese di sassi appuntiti. Arriviamo alla spiaggia dove c’e’ un accampamento permanente che studia le tartarughe Caretta Caretta che qui vengono a deporre le uova.

Raggiungiamo poi i tre paesini del nord. Ci fermiamo a Fundo Figheira dove facciamo un giro per i vicoli poveri, ma incredibilmente dignitosi. I bambini ci guardano incuriositi mentre li fotografiamo e li riprendiamo con la telecamera. Giocano con la palla e sembrano divertirsi davvero tanto. Ogni tanto un gallo, una gallina o un cane attraversano le stradine per andare chissà dove.

Verso sera arriviamo in albergo distrutti e ricoperti di polvere, ma davvero soddisfatti della gita.

18 agosto 2005.

La mattina la passiamo a rosolare al sole della nostra spiaggia e a fare una passeggiata di 9 km fino ad arrivare al confine della spiaggia di Chavez. Vediamo pure uno squaletto. In lontananza si vede anche la sagoma del mega villaggio in costruzione e quasi terminato che entro un anno renderà questa spiaggia meno affascinante e più rumorosa. Credo che ormai manchi solo l’adattamento della pista dell’aeroporto per renderla idonea all’atterraggio del volo internazionale.

Subito dopo mangiato partiamo alla volta della spiaggia Cabo Santa Maria che prende il nome da quel che resta del relitto della nave cargo arenatasi qui una quarantina di anni fa. Ci si arriva dopo aver percorso la “Via pittoresca” una stradina lastricata e circondata da palme costruita dalle donne di Boavista.

Al rientro ci fermiamo nella capitale di Boavsta, Sal Rei, per un giro. Anche qui i bambini la fanno da padrone. Alcuni nostri compagni di gita regalano loro pennarelli e quaderni per colorare e la Dany gli regala un po’ di cicche. È un tripudio di “ohhh” e di risate. Visitiamo anche il mercato, che a quest’ora sta chiudendo. La capitale è poco più di un paesino con strade lastricate e qua e là qualche pensioncina occupata da turisti. Molti gli italiani che si sono trasferiti qui e hanno aperto attività collegate al turismo.

Ripartiamo alla volta del deserto di Viana noto come deserto bianco. Il paesaggio brullo e scuro, improvvisamente viene interrotto da dune di sabbia bianchissima che sembra sia stata messa li artificialmente. Invece è un deserto che si è creato grazie ai venti che hanno trasportato la sabbia dalle vicine coste africane. È il tramonto e il sole conferisce al luogo un’atmosfera di pace. Poco lontano un gruppetto di bambini caboverdiani venuti lì a piedi abbozza una partita di calcio ai margini del deserto.

Rientriamo in albergo e dopo cena ripartiamo, sempre in pick up, verso una spiaggia dove speriamo di avvistare le tartarughe caretta caretta. C’e’ la luna piena, non c’è alcuna illuminazione artificiale, non c’è vento e non fa freddo. Ci sdraiamo al chiaro di luna e aspettiamo. Fino alle 2 di notte. Niente. La luna piena rende insicure le spiagge e le tartarughe non si vedono. Però essere rimasti per 3 ore al chiaro di luna in silenzio guardando le stelle e sentendo il rumore delle onde è stato davvero piacevole.

19 agosto 2005.

Boavista Noleggiamo un quad, una di quelle moto a quattro ruote adatte a scalare le dune. Un ragazzo del posto (ciao Eliseo!) con il suo quad ci fa da guida (è impossibile girare senza qualcuno che conosca la stada perché i sentieri sulle dune vengono cancellati ogni giorno dal vento). Raggiungiamo prima il paesino più antico di Boavista (coloratissimo e allegro) poi arriviamo alla spiaggia di Santa Monica. Inutile descriverla, bisogna vederla. Anche qui siamo solo noi e alcune centinaia di granchi giganti che corrono sulla spiaggia. Scorazziamo su e giù per le dune passando per paesaggi incontaminati e bellissimi.

L’ultima tappa è una vista insolita della spiaggia di Chavez. Dalla collina alle spalle ci rendiamo conto che quelle che dal mare sembrano piccole dune, viste dall’alto sono dune altissime che si estendono a perdita d’occhio. È qui che facciamo la foto più bella del viaggio.

Arriviamo a Sal Rei dopo aver percorso in quad le dune di Chavez (divertentissimo). Siamo letteralmente coperti di polvere, ma entusiasti di quella che è stata la gita più bella.

Dopo un rapido pranzo passiamo tutto il pomeriggio in spiaggia a leggere e a dormicchiare.

20 agosto 2005.

Boavista.

Dedichiamo anche l’ultimo giorno al sole, al mare e al vento di Chavez, consapevoli di avere visitato tutti i più bei luoghi di Boavista. Domani la sveglia sarà alle 5.00.

21 agosto 2005.

Boavista – Sal – Milano Il volo di 20 minuti TACV con l’atr 42 è terribile. Nel tragitto precedente qualcuno ha vomitato e l’hostess non è proprio riuscita a togliere la puzza che ci accompagna per tutto il volo. Io poi sono seduto proprio di fianco al sedile incriminato… Il volo internazionale di 6 ore è puntuale e nel tardo pomeriggio arriviamo a Orio al Serio.

È la fine di un’estate davvero eccitante.



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