Boavista l’isola della Morna e della Morabeza
Ilhas perdida no meio do mar esquecidas num canto do Mundo que as ondas embalam maltratam abracam…
Jorge Barbosa E’ difficile definire la Morabeza, intraducibile nel suo pieno significato in un’altra lingua che non sia il creolo, è qualcosa di più della saudade portoghese ( sodade in creolo), è il sentimento che una persona prova al ricordo del proprio mondo, delle proprie radici. Un sentimento che permea tutti, ma soprattutto coloro che sono emigrati e che sognano alla fine di ritornare nonostante la loro terra li abbia allontanati perché povera di risorse.
Ancor più difficile è descrivere e narrare Boavista, isola a prima vista con poco fascino se vista dall’alto dell’aereo che porta al nuovo aeroporto internazionale di Rabil.
Ma basta scendere dall’aereo per capire che sarà un’esperienza irripetibile conoscerla pian piano anche nei suoi angoli più nascosti ed impervi lasciando che sia la stessa isola a concedersi per farsi scoprire.
La strada che da Rabil “ sonnacchioso paesino” come lo definisce una guida turistica, porta a Sal Rei il capoluogo dell’isola è una delle poche che ha un fondo lastricato e quindi praticabile sempre anche durante la breve stagione delle piogge, le altre vie di comunicazione sono perlopiù sentieri che tagliano il deserto di sabbia rossa e pietre all’interno dell’isola e che si spingono fino alle splendide spiagge quasi del tutto deserte.
Sal Rei è il capoluogo e l’unico vero paese, 1600 abitanti appena, poche case racchiuse intorno ad un’piazza polverosa che di notte si anima delle voci dei bambini e del latrare dei tanti cani che dopo la calura del giorno sembrano riprendere vigore.
La vita dell’isola è tutta concentrata a Sal Rei, qui c’è la banca, la posta, gli uffici dell’assistenza sanitaria, i ristoranti, i pub, l’unica discoteca, il piccolo porto difeso dall’isolotto di Sal Rei che delimita una baia in cui il mare è sempre tranquillo.
Sal Rei è una città che sta cambiando faccia, ancora adesso è un tranquillo paesino che in pochi anni è già diventato un luogo più “turistico” visto che in tutto il paese sono in costruzione nuove abitazioni che hanno tutta l’aria di divenire pensioni o B & B. Alla fine del 2008 ha aperto il mega villaggio turistico del Rui Karamboa distante ben 8 km dal paese di Sal Rei e del tutto avulso dalla vita quotidiana dell’isola, una vera e propria isola nell’isola.
Itinerari Da Sal Rei partono tutti gli itinerari di scoperta dell’Isola che si può esplorare noleggiando una Land Rover o una Nissan Terrano nell’agenzia che si trova nella piazza del paese oppure contrattando il prezzo con uno degli “Alugueres” che continuamente transitano sulla via per Rabil.
Cosa sono gli alugueres? Sono dei taxi a noleggio con autista, generalmente dei fuoristrada, e sono una delle caratteristiche dell’Isola di Boavista tanto da essere menzionati nelle guide turistiche. In genere la maggior parte degli autisti sono senegalesi o guineesi come la maggior parte dei venditori d’oggettistica africana che potrete trovare nel Mercado Municipal.
Clara ed io abbiamo optato per il noleggio del fuoristrada per vivere l’isola in piena libertà scegliendo noi gli orari di partenza e gli itinerari di scoperta.
Da Sal Rei un percorso pressoché obbligato porta a Rabil da cui parte la via lastricata che attraversando Campo de Serra, zona quasi del tutto deserta situata all’interno dell’isola, porta ai tre paesini del Norte, Joao Gallego, Fundo das Figueiras e Cabeca dos Tarafes, piccoli abitati agricoli posti al centro di un’oasi nell’unico punto dell’isola in cui esiste una fonte d’acqua dolce e dove è possibile coltivare orti e pascolare il bestiame.
Da questi colorati paesini partono le piste che portano alla scoperta delle spiagge a Nord dell’Isola. Attraverso un lungo e pietroso sentiero si può raggiungere la piccola Baia d’Ervatao che è sotto la protezione del WWF in quanto habitat naturale della tartaruga marina e in cui è possibile fare il bagno nell’acqua cristallina. Vi si trova anche una piccola casetta di pescatori in cui vive una famiglia che coltiva un piccolo orto e coltiva alberi di cocco. Da Ervatao seguendo una pista che costeggia la lunghissima spiaggia di Joao Barrosa, è possibile raggiungere il disabitato paesino di pescatori di Curral Velho che abbiamo scoperto non essere realmente disabitato. Una delle case in rovina, infatti, è utilizzata da alcuni abitanti del vicino paesino di Cabeca dos Tarafes come base per la pesca e può capitare che di notte i pescatori rimangano lì a bivacco intorno al fuoco mangiando carne di capretto.
E sì perché anche se naturalmente la maggior parte delle specialità culinarie di Boavista sono a base di pesce sempre freschissimo, alcuni piatti caratteristici tra cui la Cabritata ( un consiglio, se potete andate a mangiarla da Teita un piccolo ristorante di Fundo das Figueiras) o il dessert di formaggio di capra e marmellata di Papaia, sono proprio a base della gustosa carne di capretto. Tanto è forte il legame tra Boavista e le capre che ancora adesso gli abitanti di Boavista vengono nominati dagli abitanti delle altre isole Kabrere( allevatori di capre).
Rimanendo nel Norte dal paesino di Cabeca dos Tarafes è possibile prendere una pista semi nascosta ( fatevela indicare da qualche abitante del paesino altrimenti è facile che non la troviate mai ), che porta al faro del Morro Negro il punto dell’Isola più vicino all’Africa.
Dal Morro Negro si può ammirare un panorama straordinario. Dall’alto della collina, infatti, è possibile vedere tutte le spiagge della parte Nord dell’Isola. Al difetto di magnetismo del Morro Negro sembrano legati i naufragi di molte navi i cui relitti giacciono nei fondali prospicienti l’isola. E forse proprio questo difetto di magnetismo ha portato anche al naufragio del mercantile Santa Maria nel 1968. Quest’ ultimo è stato portato in secca sulla spiaggia di Boa Esperanca ed è divenuto il simbolo della spiaggia stessa nonché nido di un’aquila di mare. Fate attenzione per arrivarci non prendete il sentiero che parte dal Cimitero di Sal Rei, la pista ad un certo punto diviene del tutto sabbiosa perché finisce sulla spiaggia. A noi è capitato di insabbiarci lì e c’è voluta più di un’ora un po’ d’inventiva e fortuna per uscirne fuori. La disavventura a lieto fine però ci ha fatto riflettere su come sia necessario avere rispetto della natura e del suo habitat e di come bisogna temere il momento in cui si è certi di averla domata e di avere sempre la situazione in pugno. E’ il momento in cui ci si perde o ci s’insabbia. Chi va per mare sa che il mare va rispettato e temuto e che una giornata di pace e tranquillità può spesso nascondere una tempesta. C’è un’altra strada per arrivare alla Costa di Boa Esperanca e si prende sempre percorrendo la strada che attraversa il Campo de Serra, bisogna girare per Bofareira e dirigersi verso il villaggio abbandonato di Espingueira ( dove adesso è stato costruito uno dei pochi esempi di eco-lodge).
Da Fundo das Figueiras è possibile anche raggiungere Baia das Gatas dove quando il mare è calmo è possibile vedere le pinne degli squali che si spingono fino a riva.
Da Rabil parte una seconda strada che porta verso il paesino di Povacao Velha il più antico dell’Isola da qui è possibile raggiungere la splendida Praia de Curralinho meglio conosciuta come la spiaggia di Santa Monica per la somiglianza con l’omonima spiaggia statunitense, con i suoi 8 chilometri di spiaggia bianchissima e mare cristallino dove però è difficile bagnarsi per via delle forti correnti, ma in cui è possibile fare una buona pesca e magari vedere anche spiaggiare nel periodo in cui depongono le uova, le tartarughe di mare.
Sempre da Povacao Velha si può raggiungere la spiaggia di Verandinha subito dopo Santa Monica.
Una delle maggiori attrazioni dell’Isola, o perlomeno quella più pubblicizzata, è il Deserto de Viana una zona dell’isola a ridosso dell’abitato di Rabil dove gli alisei, venti costanti che soffiano su Boavista, negli anni hanno depositato cumuli di sabbia bianchissima proveniente dal Sahara formando un vero e proprio Sahara in miniatura con tutto il fascino che un piccolo deserto può avere su chi non lo ha mai attraversato.
Noi ci siamo andati la mattina presto e ci siamo soffermati ad ascoltare il silenzio del deserto dove tutti i rumori di fondo del mondo sembrano finire e perdersi nella sabbia. Arrivarci è facile da Rabil si prende il bivio per Estancia de Baixo e si seguono le indicazioni, la pista finisce dopo 700 metri dopo di che bisogna camminare a piedi.
Capoverdiani, Senegalesi e … Italiani Ciò che le guide non dicono è che una parte della popolazione di Sal Rei sia costituita da italiani più o meno stabilmente residenti lì. E’ una cosa che colpisce appena si arriva a Boavista sembra quasi di essere in un isola italiana solo un po’ più selvaggia.
Ed è una cosa che può portare a diverse reazioni che vanno dalla sorpresa al fastidio.
Il fastidio viene dal fatto di vedere come nella gestione di queste piccole aziende i capoverdiani siano adibiti a lavori di bassa manovalanza, camerieri, donne delle pulizie, solo in alcuni pochi casi abbiamo potuto constatare il coinvolgimento a livello di gestione di personale capoverdiano.
Tutto ciò alla faccia di chi cerca in qualche modo nell’arcipelago di fare un turismo diverso in cui si dovrebbe lasciare alle persone del luogo la gestione delle risorse per responsabilizzarle ( date un’occhiata al sito di Anna e Alberto www.Cvfaidate.Com per leggere la loro bella storia e il loro sogno), mentre si assiste sempre più spesso ad una colonizzazione più sottile e subdola, in cui i capoverdiani sono ridotti al ruolo di “maestranze” a buon mercato.
Comunque sia il pesce migliore si mangia in due ristoranti gestiti da italiani.
Il primo è Ca’ Santinha ( dal nome della moglie di Luca pescatore italiano ) e come in tutti gli altri ristoranti di Boavista bisogna prenotare anche il giorno prima nel caso, perché il ristorante è davvero piccolo, ha appena 12 posti, e si mangia quello che Luca pesca di mattina ( lo potreste riconoscere la sera dalla maglietta “Barcollo ma non mollo “ che nel periodo in cui siamo stati a Boavista gli abbiamo visto sempre addosso).
Un altro ristorante carino è Terra Sabe che si trova nella parte alta di Sal Rei e ha una bella terrazza, gestito da un ragazzo di nome Nicola, anche in questo caso conviene prenotare. Troverete nel locale un murales con una frase in cui troverete una parola “Bubista” che vi colpirà e vi farà rimanere con il dubbio su cosa significhi. Beh sono quasi tentato di dirvelo ma forse se vi va potete chiederlo a Nicola.
Per quanto riguarda i divertimenti serali …Beh, in effetti, a Sal Rei e in tutta Boavista è difficile trovare locali notturni che invece è facile trovare nella vicina Isola di Sal. Un bel pub dove bere qualche birra in compagnia, fare due chiacchiere “multietniche” e se capita cantare anche canzoni di De Andrè, è il Makena che si trova sempre nella Piazza S. Isabel, i gestori Lino e Makena sono davvero delle persone molto affabili, sempre sulla Piazza potete trovare il nuovissimo Cocoa un moderno e simpatico bar aperto fino a tardi dove bere una birra in compagnia guardando le decine di manifesti pubblicitari di famosi film. E’ probabile che se andate in Giugno, periodo in cui si concentrano le feste dei santi, mi potrà capitare di essere catapultati in feste di paese che durano settimane intere condite da lunghe bevute di birra e piatti enormi di catchupa.
Naturalmente non può mancare la musica che è sempre presente nella vita di ogni giorno dei Capoverdiani spesso scandisce i tempi e le età delle persone, sia essa la Morna, o l’onnipresente Zouk capoverdiano, la musica davvero non vi abbandonerà mai, e spesso sarà il mezzo che vi porterà a costruire nuove amicizie.
I capoverdiani sanno ancora apprezzare il valore di un sorriso, di una stretta di mano, di uno sguardo non distratto e di convenienza e non stupitevi se camminando in macchina sulle strade di Boavista vi capiterà di essere salutati dai guidatori delle macchine che incontrate, siete parte anche voi della comunità, della famiglia di Boavista. Il Classico saluto dei capoverdiani è il pollice all’insù, accompagnato quasi sempre dalla parola fixe, lo vedrete spesso, accompagnato da un largo sorriso è come un gesto di assenso che sì anche tu fai parte della piccola colorata comunità di Boavista.
E poi ci sono i bambini con i loro grandi occhi e i loro sorrisi, basta poco per vederli felici, la sera nella piazzetta di Sal Rei è bello vederli giocare a giochi che i nostri bambini ormai neanche più sanno cosa sono presi dalla playstation o dal computer, a loro basta poco, giocare a nascondino, o a rincorrersi.
Vi consiglio poi di andare la domenica a messa nella Chiesa di S. Isabel sulla Piazza di Sal Rei e di vivere insieme ai bambini e agli adulti questo momento di festa tentando se possibile di capire cosa viene detto in creolo e stringendo la mano a chiunque vi è vicino al momento dello scambio della pace, scambiando sorrisi e sguardi che ancora trasmettono parti di anima.
Buon viaggio e tè logu (arrivederci). Damiano Gallinaro ( con la collaborazione di Clara Di Schino)