Blitz trek in Val di Fassa e San Martino di Castrozza
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Parto sconsolato da Firenze il 19 agosto 2013, verso le 10. Il mio amico Pier con cui avremmo dovuto incontrarci per salire al rifugio sotto le torri del Vailoet non sarà della partita per un piccolo infortunio dell’ultimo momento. Puntavamo alla via più semplice.
Che fare? Cambiare itinerario, non partire? Alla fine vado. Il tempo promette una decisa svolta verso il brutto, ma temporanea. Così verso Mantova comincio a pensare di tornare indietro. Magari l’indomani avrei potuto essere utile ad Alessandra per accompagnarla in aeroporto. Che scemo!
No, non posso…..ormai è troppo tardi. Val di Fassa doveva essere e Val di Fassa sia. Se ho sbagliato, come troppo spesso mi accade, è troppo tardi per poter recuperare.
Mi fermo a dormire dalle parti di Trento, dopo aver visitato il Monte Bondone (non so se mi spiego…).
20/08/13
L’indomani, con calma, verso le 10, invece di essere appeso in parete su una delle Torri, sono comodamente seduto al volante della mia auto, da solo! Deve essere il destino. In pratica mi sento come in una sorta di appendice a un mio recente trekking fatto in Nepal, rigorosamente da solo.
[cfr. Round Annapurna and Tilicho lake; http://turistipercaso.it/nepal/68120/round-annapurna-and-tilicho-lake.html]
Verso le 11 sono al Park funivia di Pera di Fassa, sulla navetta che ci condurrà al rifugio Gardezza in circa 15 minuti per nove euro a/r. Da lì la salita al Vaiolet è data per un’ora e quella al Rif. Re Alberto (nostra meta iniziale da dove avremmo dovuto attaccare la via il giorno successivo) per circa 2 ore.
C’è un ‘carnaio’ per me sconvolgente. Bisogna quasi sgomitare per salire il primo tratto. Gente di tutte le età, stranieri, ma sopratutto italiani: milanesi, romani, napoletani, siciliani!
Ma la cosa davvero incredibile è vedere la disinvoltura con cui una marea di persone, veramente con esperienze ‘varie’ di montagna, per usare un eufemismo, saliva verso il rifugio in alto. Si trattava pur sempre di una via ‘attrezzata’ cioè munita a tratti di funi d’acciaio ‘corrimano’ , molto ripida anche se non particolarmente esposta, a parte un paio di punti. Ho visto signore bloccarsi nella discesa. Bambini danzare allegramente con genitori troppo distratti dalle difficoltà da loro stessi incontrate. Insomma, se nn siete più che avvezzi alla montagna, non salite in percorsi come questi.
E poi: cosa è diventato certo turismo oggi in Italia?
Comunque, anche se l’allenamento è quello che è in poco meno di due ore sono su. Il tempo è splendido e le torri giacciono placide e altere, facendosi solleticare da tutti quegli omini, appesi a varie altezze, intenti a domare Gulliver.
Lo spettacolo è magnifico, il luogo merita senz’altro lo sforzo e la limonata presa al rifugio è gradevolmente fresca, come i giovani che la servono al banco.
Breve sosta, un rapido sguardo nei dintorni, molte belli e ariosi, e poi di nuovo giù fino al pulmino e poi alla macchina.
M. 650 circa di dislivello, 3 h 15′.
La Val di Fassa è strapiena, ma alla fine un posticino per dormire lo rimedio. Il garni si chiama Edelweiss, a Campitello, ed è molto carino, gestito con cura dalla rigorosa signora Teresa.
Il segreto sono le varie aziende di soggiorno e i tabelloni elettronici posti in genere nei pressi, con su le lucine rosse o verdi per segnalare le stanze libere.
Però se arrivate all’ultimo momento non illudetevi di trovare a pochi euro, soprattutto se siete soli come nel mio caso.
Finisco la giornata con una breve visita a Canazei dopo una manciata di chilometri percorsi in auto, in rigorosa fila indiana e a passo d’uomo: pazzesco!
L’esser salito ai rifugi mi ha ispirato un possibile trek per l’indomani: l’anello con salita alla cima Scalieret m 2889, sempre nella stessa zona.
Guardo su internet e ‘copio’ un’ eccellente descrizione del percorso da compiere: attenta e dettagliata, sarà la mia minuziosa guida.
21/08/13
Il giro è dato per 5 ore, ma prima devo lasciare il Garni dove ho dormito e peregrinare tra le varie aziende di soggiorno dei vari comuni limitrofi alla ricerca di un nuovo giaciglio per la notte che verrà. Questa volta mi tocca il Renè, un quattro stelle in cui accetto a malincuore il prezzo di una doppia pur essendo solo, mio malgrado. Però mi danno una suite di 50mq! E la cena è deliziosa. Credetemi nessun rimpianto anche se la cifra questa volta punta diritta verso i 100.
Sistemata la pratica notte sono di nuovo sul pulmino per Gardeccia. Sono le 10 è c’è una fila chilometrica. Consiglio: soprattutto nelle belle giornate partite presto. Io trovo un’anima pia che non so per quale motivo mi lascia il posto in cambio di un piccolo favore telefonico per avvisare un suo parente. Evidentemente da qualche parte è scritto che devo compiere l’anello, altrimenti sarebbe venuto troppo tardi, temo.
Di nuovo ‘lungomare’, salvo poi proseguire questa volta per Rif. Passo Principe. Altra Lemon deliziosa con un magnifico sole e dopo una breve pausa, volto in direzione del passo d’Antermoia.
Di lì la nemesi.
È già, una volta raggiunto il passo, è bastato imboccare il sentiero in direzione Passo Scalieret et voila, come d’incanto dopo un tocco di bacchetta magica, nn più anima viva fino al compimento dell’anello!
Per la descrizione dettagliata del percorso rimando allo stesso che ho utilizzato io: è perfetto. (http://www.gambeinspalla.org/gruppi_montuosi/dolomiti/catinaccio/anello_di_cima_scalieret_2889_m.htm).
Quello che posso dire è che vale la pena farlo. Ci vuole passo sicuro, assenza di vertigini e un minimo d’esperienza di montagna, ma può rappresentare una bella e profonda emozione, soprattutto se fatto da soli e senza incontrare anima viva (e siamo nella settimana a ridosso di Ferragosto!).
Insomma, basta crederci e non lasciate spaventarvi dal fatto di non vedere nessuno.
Qualche roccetta I e II, con un paio di ‘annusatine’ verso il III, ma proprio a voler essere di manica larga.
Semplice crestina finale, naive, e infine la vetta, Cima Scalieret m 2889, con tanto di croce e libro di vetta! Inutile magnificare il panorama che spazia a 360 gradi.Panorama veramente unico, oltre che sul Catinaccio e sulle Torri del Vaiolet, l’occhio spazia sul Sottogruppo del Larsec, in particolare sulla tormentata cresta Pala di Mesdì – Gran Cront del Larsec. Dalla Cima del Larsec fino al Cogolo del Larsec, appaiono i principali gruppi delle Dolomiti Fassane e Cadorine.
Qualche foto e poi la discesa raccordandosi sul sentiero Don Guido, fino al Rif. Vaiolet, per poi ridiscendere fino alle navette.
Ottimo relax in albergo, davvero qualità in abbondanza e poi cena stratosferica, da menzione speciale.
Il giro viene dato per 5 h e ca 900 m di dislivello, se non sbaglio.
22/08/13
La colazione non è da meno della serata precedente, ma la mia direzione oggi è San Martino di Castrozza. Voglio vedere cosa sono queste Pale!
Passo in centro a Moena per vedere com’è, poi Predazzo, Passo Rolle, molto bello, e infine San Martino.
Lo scenario muta radicalmente: non tanto quello panoramico, tanto il tipo e la quantità di persone presenti. Persino S. Martino, una volta arrivato, sembra quasi in stato d’abbandono, rispetto alla Val di Fassa e Canazei. Eppure si percepisce qualcosa di magico che fino ad ora non avevo sentito.
Per carità, di persone ce ne sono, ma non c’è la calca e sulla strada carrabile si circola normalmente, non a passo d’uomo tutto il tempo.
Tanti cartelli affittasi e vendesi.
Comunque decido di salire al rif. Velo della Madonna, m 2358, dalla Malga Zighertage, m 1372, raggiungibile, oltrepassato San Martino, deviando a sinistra verso l’hotel Aurora, salvo poi proseguire fin tanto che la strada non diventa sterrata e si inabissa verso la malga.
Il gentile futuro gestore della Malga mi suggerisce di proseguire ancora un pò sulla strada sterrata e parcheggiare più in alto guadagnando qualche centinaio di metri preziosi. La salita sarà ripida e continua. Dopo i primi 15′ mi accorgo di aver dimenticato i bastoncini! Mi tocca tornare a prenderli. Altri 20′ e 100 m di dislivello che si aggiungono alle 2 h e 850 m x salire al rifugio.
Il sole è cocente e, una volta arrivato, la maglietta è da strizzare. Altra lemon.
Cambiato e sistemato, dopo qualche prugna e una banana, mi rendo conto di stare in un luogo la cui bellezza è perfino struggente, poetica. Lo spigolo del velo, celebre via di arrampicata, proprio dietro il rifugio sembra cantare, a bocca chiusa.
Decido di avventurarmi su un colle che sovrasta di un centinaio di metri il rifugio. Di li il baratro sull’altra vallata. Faccio fatica a trattenere le lacrime…
La serata prosegue tranquilla immerso nello studio della cartina per il percorso dell’indomani, a leggere informazioni sulle principali ascensioni e sul meteo che, pare non promettere nulla di buono. infine mi trovo a scrivere questi appunti.
3h 30’ m 1050 ca dislivello.
23/08/13
Alle 6,40 circa sono già in marcia verso la cima Stanga M 2550, a ca 40′ dal rifugio, per poi tornare alla base in poco più di un’ora e poco più di 200 m di dislivello. La salita è piacevole, molte roccette. Che diamine: siamo in montagna e sono montagne serie!
Purtroppo a forza di guardare il meteo, mi viene meno il coraggio per imboccare la ferrata del velo e i successivi tratti attrezzati per cercare di riguadagnare il park con la macchina. Si trattava di un percorso dato per 5/6 ore.
Quindi mi affaccio sulla ferrata e ne percorro quasi la metà salvo poi tornare indietro per prudenza. È proprio vero il famoso detto francese: ‘qui regarde trop le meteo, passe tout le temps au bistrot’.
E così decido di ridiscendere all’auto, in poco più di un’ora e mezza.
Ma sono ca le 11 e faccio ancora in tempo ad adottare un albero alla Malga Zighertage.
Già: si sono inventati questa formula per ‘raccattare’ fondi per la risistemazione della malga ed adibirla così a rifugio alberghetto. Ed io aderisco volentieri: ci sarà un albero adottato a nome di Francesco da Viterbo 1925-1994. Il prossimo anno ricorrerá il ventennale della scomparsa di mio padre e lui di alberi ne ha piantati davvero tanti durante la sua vita…
Comunque decido di salire ad un altro rifugio: il Treviso, il più in basso, m 1630, e il più a sud. Ca 1 ora dal parcheggio e più di 300 m di dislivello. E così anche oggi abbiamo superato i 700 m complessivi e le 5 ore di camminata.
Sono su verso le 14. Di pioggia, per fortuna, neanche a parlarne, in barba al meteo, ma non hanno posto per dormire.
Consiglio: se salite ai rifugi, soprattutto quelli più in basso, prenotate sempre!
Conoscendo i miei polli, decido però di aspettare e tornare alla carica dopo un’oretta. Questa volta il gestore è molto gentile e mi assicura un riparo per la notte che poi diventerà un posto letto a seguito di una rinuncia.
Anche oggi 5 h abbondanti e circa 700 m di dislivello.
In serata arriva il maltempo. Incontro Antonella, simpatica signora rovigiana buona appassionata di montagna con diverse esperienze di arrampicate e con la quale condivideremo la camera. La nottata è ottima.
24/08/13
Sveglia 6,15 colazione e alle 7,30 si parte per la forcella d’oltro m 2089 che raggiungerò in un’ora e 45 ca. Poi giù alla macchina dove arriverò alle 11
Circa 3 h abbondanti e m 550 circa di dislivello.
Recupero l’auto, fortunatamente senza sorprese, compio un bellissimo ‘traverso’ stradale sul fianco delle verdi pendici pratose che guardano la vallata e guadagno la statale in direzione San Martino dove parcheggio per farmi un bel giro, mangiare un frutto e comprare qualche souvenir, per lo più di carattere alimentare, da portare alle persone care. Il paese, con le famose Pale sullo sfondo, non ha 50 m in piano, ma è molto bellino anche se tutto sommato non c’è molta gente.
Beh, a questo punto posso ripartire. In serata è previsto brutto e ho deciso di ritirarmi su Merano, per una visita e una veloce ‘sgambata’, pioggia permettendo, prima di rientrare l’indomani a Firenze, con calma nel pomeriggio.
Beh, alla fine ce la siamo cavata!