Berlino: fra passato e futuro

BERLINO 27 APRILE-1° MAGGIO 2007 Berlino: fra passato e futuro Lucio Dalla cantava: “Berlino, ci son stato col Bonetti: era un po’ triste e molto grande”. Estrema sintesi di una città. Berlino grande lo è davvero ed un un velo di tristezza ancora l’avvolge. L’odierna Berlino però stupisce per come ha saputo rinnovarsi pur non...
Scritto da: Aldo e Teresa
berlino: fra passato e futuro
Partenza il: 27/04/2007
Ritorno il: 01/05/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
BERLINO 27 APRILE-1° MAGGIO 2007 Berlino: fra passato e futuro Lucio Dalla cantava: “Berlino, ci son stato col Bonetti: era un po’ triste e molto grande”. Estrema sintesi di una città. Berlino grande lo è davvero ed un un velo di tristezza ancora l’avvolge. L’odierna Berlino però stupisce per come ha saputo rinnovarsi pur non cancellando il suo dolente passato. Da città simbolo della divisione fra i due blocchi contrapposti e prima ancora teatro di tragici eventi, in pochi anni ha riconquistato un ruolo di prestigio che meritatamente le appartiene. E’ una città proiettata nel futuro, dal profilo urbano in continua evoluzione, ricca di avveniristiche soluzioni architettoniche e di luoghi della memoria. Non ci si aspetti lo charme di Parigi, l’appeal di Londra, l’atmosfera magica di Vienna o Praga, i panorami struggenti di Lisbona, lo splendore di Roma. Berlino è Berlino: austera eppure ospitale, movimentata ma non frenetica, immensa ma accogliente, rigogliosa e rilassante, mai autoreferenziale e nostalgica. Ha in sé la saggezza di un vecchio e l’entusiasmo di un giovane. Tracce del percorso del muro si trovano ovunque: solcano marciapiedi, strade e piazze cittadine come una cicatrice indelebile; i resti malridotti del muro sono ancora visibili in più punti della città, richiamo turistico irresistibile. Il Check Point Charlie, primo luogo d’interesse storico che abbiamo incrociato, a due passi dal nostro albergo, in Friedrichstrasse, non è nulla di speciale ma l’impatto emotivo è stato forte. Eravamo nella storia: sono tornati alla memoria anni di cronache che narravano di guerra fredda ed espressioni come “cortina di ferro”. Il vento di rinnovamento che spirava già da qualche tempo sull’Europa dell’Est, a Berlino si fece tempesta e finalmente nel novembre del 1989 accadde il miracolo: la pressione di una crescente moltitudine umana fu tale che si aprirono le frontiere ed infine il muro venne abbattuto. Cittadini dell’est si unirono a cittadini dell’ovest in un abbraccio totale e liberatorio. Era la fine insieme di un’utopia e di un incubo, un sogno che si avverava e che si infrangeva. Commozione ed euforia contagiarono il mondo, di là da ogni considerazione politica. Avvertivamo ancora l’eco di quell’onda emozionale, a distanza di diciotto anni. Ben altra suggestione ci hanno suscitato i luoghi teatro delle nefandezze del regime nazista: Bebel Platz, sull’Unter den Linden (Viale Sotto i Tigli), di fronte all’università, dove i nazisti perpetrarono il grande rogo di 20.000 libri nella notte del 10 maggio 1933; il quartiere di Scheunenviertel-Prenzlauer Berg, dove sorge la Nuova Sinagoga, saccheggiata nella Notte dei Cristalli, quando i nazisti distrussero le vetrine dei negozi degli ebrei; la Topographie des Terrors, un terreno dove si ergeva il sinistro quartier generale del III Reich (Gestapo, servizi segreti, Waffen SS); Platz der Republik, lo spiazzo enorme, oggi erboso, davanti al Reichstag, dove si adunavano migliaia di persone per acclamare i discorsi deliranti del Fuhrer. Ad eterna memoria di quegli avvenimenti, monito per l’umanità, sono stati creati il Judisches Museum, in Lindenstrasse ed il monumento alle vittime dell’Olocausto, lungo Ebertstrasse, fra Potsdamer Platz e la Porta di Brandeburgo, sull’angolo con Vossstrasse, nel luogo dov’erano la Cancelleria ed il bunker di Hitler. La nostra prima esplorazione ci ha portato subito a Potsdamer Platz: apoteosi della modernità e simbolo della rinascita. Sotto la copertura del Sony Center pare di essere in un film di fantascienza. Ogni sera noi ci siamo stati ed ogni volta siamo rimasti a bocca aperta, stupiti come bambini di fronte ad un gioco meraviglioso. Da Potsdamer Platz si raggiunge velocemente Platz des 18 Marz e ci trova davanti alla Porta di Brandeburgo, altro luogo mitico e mitizzato; da un lato Strasse des 17 Juni, che fende il Tiergarten, il vastissimo parco nel centro della città, con il profilo della Siegessaule sovrastata dalla dorata Vittoria Alata e dall’altro lato, di là dalla Porta, Pariser Platz, l’Unter den Linden (Viale sotto i Tigli) e sullo sfondo la sagoma inconfondibile della Fernsehturm (Torre Della Televisione) in Alexander Platz (Alex per i berlinesi) che domina la città ed è visibile da ogni angolo. Nel tardo e gelido pomeriggio della domenica abbiamo avuto la pazienza di sopportare la coda per entrare nel Reichstag che è vicinissimo alla Porta di Brandeburgo (ci è andata bene, nonostante un vento tagliente: solo tre quarti d’ora d’attesa al metal-detector). L’esperienza di salire sulla terrazza e da qui entrare nella cupola di vetro è imperdibile: una rampa elicoidale porta alla sommità ed il panorama che si gode è mozzafiato. Era l’ora del tramonto e lo spettacolo è stato unico. Oltrepassata la Porta di Brandeburgo in direzione est si percorre l’Unter den Linden e si entra nel cuore della Mitte. Il lungo e lussureggiante viale è testimonianza di ben due secoli di monumentalismo tedesco, miracolosamente scampato ai bombardamenti, frammisto a costruzioni moderne. Lungo il percorso di intersecano: Friedrichstrasse con i suoi edifici contemporanei, novella via dello shopping di lusso; Gendarmenmarket con le due chiese gemelle e la Konzert Haus, decisamente la piazza più bella di Berlino; Bebelplatz con la cattedrale di Santa Edwige; la Biblioteca, l’Università ed infine, superato lo Shloss Brucke, la Museumsinsel, eccezionale agglomerato di musei d’alto profilo artistico, sorvegliati dalla sagoma severa del Berliner Dom. E’ stata inevitabile una visita al suo interno con ascesa fino alla cupola da cui la vista spazia a 360 gradi sulla città. Lungo le sottostanti rive del fiume Spree vi è la possibilità di compiere gite in battello di durata variabile. Il sabato dopopranzo ne abbiamo approfittato per trovare un po’ di refrigerio in una giornata di fine aprile caldissima e per vedere la città da una diversa prospettiva. Dalla Museuminsel, proseguendo ancora verso est siamo arrivati brevemente in Alexander Platz: non è stato possibile salire sulla Torre della Televisione per l’interminabile coda, che abbiamo voluto evitare, ma sicuramente è un’esperienza da non perdere. Nei dintorni vi sono altre attrattive: MarienKirche, la Rotes Rathaus (il Municipio Rosso), Nikolai Viertel, minuscolo quartiere interamente ricostruito nel 1987. In una luminosissima e freddissima mattina domenicale (almeno 15 gradi di differenza rispetto al giorno prima) siamo andati allo zoo. Non amiamo questo genere di visite perché gli animali in cattività ci fanno pena, ma, ammettiamolo, siamo stati contagiati anche noi dalla Knut-mania e non abbiamo saputo resistere. Dopo un’attesa relativamente e fortunatamente breve (circa 40 minuti), ci siamo trovati di fronte al cucciolo d’orso polare che seguiva il suo veterinario-salvatore-mammo come un bambino e dispensava morsi e baci sia a lui che all’altro uomo presente nella fossa. Un’ondata mista di tenerezza e compassione ci ha travolto, a dispetto di tutte le nostre riserve per questi fenomeni di massa che rasentano l’isteria collettiva. Lo zoo si trova nella zona ovest, nei pressi della Gedachtniskirke, la “Chiesa del Ricordo” che innalza verso il cielo il suo campanile annerito e semi-distrutto dai bombardamenti. Ai lati, la torre e la nuova chiesa composti interamente da vetri blu le fanno da corollario. Nelle immediate vicinanze ci sono l’Europa-Center, i famosi magazzini KADEWE in Tauentzienstrasse, i più grandi d’Europa ma molto meno spettacolari degli Harrod’s di Londra; il Kurfurstendamm (o Ku-damm per i berlinesi), grossa arteria che rappresentava il centro della Berlino Ovest capitalista, oggi diventata una zona un po’ troppo commerciale ed anonima rispetto alla parte Est. Più ad ovest si trovano lo Schloss Charlotteburg e gli Schloss Garten, castello in stile barocco ed annessi giardini. Decisamente più sobri quanto ad ostentazione e lusso rispetto ad altre residenze reali tipo Versailles o Caserta. Due quartieri interessanti sono l’ebraico ed il turco, meno turistici e commerciali, dove le vetrine si diversificano da quelle griffate delle note marche internazionali e ritrovano un po’ di autenticità. Inoltre si trovano locali frequentati prevalentemente da indigeni e non solo da stranieri. Il lunedì mattina abbiamo visitato L’East Side River, resti del muro lungo il fiume dipinti con graffiti, alcuni dei quali divenuti ormai famosi. La vista sul fiume dall’Oberbaum Brucke è notevole. La rete dei trasporti funziona benissimo: utilizzando i tram numero 100 e 200 abbiamo potuto fare dei giri panoramici della città al costo di 2,10 euro, riposarci un po’ e difenderci dal freddo che ci ha colto alla sprovvista da un giorno all’altro. Le passeggiate a piedi sono state lunghe ed estenuanti per la vastità degli spazi ma ci hanno dato la possibilità di esplorare meglio la città. Berlino è molto sicura, ci siamo sentiti assolutamente a nostro agio, superato l’impaccio iniziale dovuto essenzialmente alla difficoltà con la lingua. Fortunatamente abbiamo rimediato con l’inglese che bene o male tutti parlano, anche se in molti locali è stato necessario richiedere il menu in inglese perché il primo che propongono è scritto esclusivamente in tedesco. Berlino, la città delle luci del futuro e delle ombre del passato, la città che prodigiosamente ha saputo ritrovarsi e farsi ritrovare, non ci ha deluso. Attendiamo di tornare fra qualche anno per vederla ancora cambiata per apprezzarla nuovamente e visitare tutti i musei che abbiamo dovuto trascurare in soli tre giorni di soggiorno. Note tecniche: partenza venerdì 27 aprile 2007 volo Nizza-Berlino Schoenefeld Easy Jet delle ore 14,10, arrivo a Berlino alle ore 16,12 (quasi in orario); ritorno martedì 1° maggio 2007 volo Berlino-Schoenefel-Nizza Easy Jet delle ore 11,40 ed arrivo alle ore 13,45 (di nuovo quasi in orario). Treno Express Berlino-Schoenefeld- Stazione di Friedrichstrasse (25 minuti di tragitto, costo euro 2,10; i biglietti singoli valgono due ore mentre il giornaliero costa 6,20 euro); metropolitana U6: fermata Kochstrasse di fronte all’Albergo Angleterre, Friedrichstrasse n. 31. All’andata l’arrivo in città è stato un po’ travagliato perché, non comprendendo molto il tedesco, abbiamo faticato un po’ a capire il funzionamento delle macchinette per la distribuzione dei biglietti e gli orari dei treni; in realtà il meccanismo, una volta decriptato, è semplicissimo. Inoltre abbiamo sbagliato fermata della U-bahn perché sulla brochure dell’albergo non era indicata ed a naso siamo scesi alla precedente, lo Stadmitte, quasi di fronte al Check Point Charlie anziché a Kochstrasse, a qualche centinaio di metri dalla nostra meta. L’albergo Angleterre, un 4 stelle comodo ed accogliente, mega-colazione inclusa, è a due passi dal Check Point Charlie, a 5 minuti dal Judiches Museum, a circa 20 minuti di cammino da Potsdamer Platz e circa 30 minuti dalla Porta di Brandeburgo. In ogni caso con la U-bahn davanti alla porta dell’hotel si raggiungono tutti i luoghi di interesse con estrema facilità e velocità. Noi siamo andati prevalentemente a piedi, complice l’assenza di pioggia e nonostante il venerdì ed il sabato roventi e la domenica ed il lunedì artici. Abbiamo consumato spuntini diurni e cene in locali vari: piatti tedeschi prevalentemente, un’ottima cena turca ed una più deludente australiana. Berlino è una città multietnica e ci si può sfamare ad ogni ora del giorno e della notte con qualunque genere di cibo. Gli “Imbiss” sono disseminati un po’ ovunque: sono chioschi dove è facile fare uno spuntino con wurstel e kebab spendendo pochi euro (noi non ne abbiamo usufruito ma confermiamo che è così). I prezzi sono generalmente abbordabili. Non ci sono souvenirs tipici da acquistare, di là dai prodotti gastronomici e se si escludono gli “orsi” dipinti e qualche gadget che ricorda il muro di Berlino. Da evitare assolutamente sono i pezzi d’intonaco dipinto spacciati per frammenti del muro: mettendoli tutti in fila si potrebbe dividere l’intera Germania. E’ ancora presente qualche sparuto banchetto di mercanzia dell’ex Unione Sovietica, soprattutto nei pressi del Check Point Charlie, ma anche in questo caso temiamo che ci sia molta paccottiglia. Sono molte suggestive le cartoline che riproducono immagini della città subito dopo i bombardamenti, durante gli anni della divisione e nei giorni del crollo del muro. Berlino ci ha colpito anche per la mancanza di frastuono e di traffico, nonostante le sue notevoli dimensioni. Ci sono tantissime biciclette: bisogna prestare estrema attenzione a non invadere le piste ciclabili per evitare gli improperi dei ciclisti che sfrecciano ad altissima velocità, compiendo a volte ardite manovre. Non tutti gli incroci sono regolati dai semafori con i famosi omini col cappello; dove sono assenti si attraversa la strada con una certa spregiudicatezza: c’è molta più anarchia di quella che ci si può aspettare in una città tedesca. Una curiosità: la prima sera, nei pressi del pluricitato Check Point Charlie, siamo incappati nelle riprese di un film in cui era simulato un intervento dei vigili del fuoco con tanto di idranti. Per concludere, Berlino è una città che non incanta al primo impatto ma incute rispetto e suscita stupore e ammirazione, perciò conquista e lascia la voglia di tornare.


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