Bem-vindo em Portugal

Portogallo itinerante tra panorami mozzafiato, castelli e città
Scritto da: hummin
bem-vindo em portugal
Partenza il: 20/09/2016
Ritorno il: 29/09/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Ci sono luoghi capaci di stregare, di affascinare e rapire il cuore ed è quello che è capitato a noi con il Portogallo. Lo visitammo per la prima volta 4 anni fa, in quell’occasione decidemmo di esplorare Lisbona e Porto, le due città principali del paese, con brevi digressioni a Sintra e Cascais e restammo talmente affascinati da prometterci che un giorno o l’altro saremmo ritornati.

Si sa le promesse vanno sempre mantenute, soprattutto quello fatte a se stessi, e noi ci siamo riusciti proprio quest’anno, quando è stato il momento di decidere la meta delle tanto agognate ferie estive non abbiamo avuto alcun dubbio.

Il nostro desiderio però era quello di visitare un’altra parte del paese, vedere un Portogallo diverso e almeno in parte meno turistico e conosciuto, per questo abbiamo deciso, seppur a malincuore, di saltare Lisbona per recuperare qualche giorno da dedicare ad altre mete.

20 SETTEMBRE

Partiamo con volo Ryanair, come sempre acquistato con parecchio anticipo, dall’aeroporto di Pisa per noi comodissimo.

Atterriamo a Lisbona nel primo pomeriggio dopo un volo di due ore e mezza, è una splendida giornata ci rechiamo quindi subito a recuperare l’auto a noleggio presso la Sixt, anche questa prenotata online ma pochi giorni prima della partenza.

La prima tappa del viaggio è Obidos ad un’ottantina di km a nord di Lisbona. Si tratta di una tappa intermedia fatta più che altro per spezzare il percorso che però si rivela quasi subito una lieta sorpresa, Obidos infatti è una deliziosa città medievale totalmente circondata dalle antiche mura.

Ci sistemiamo in hotel, il Patio das Margaridas a poco più di un km dal centro della città, soluzione buona soprattutto se ci si deve trascorrere una notte come nel nostro caso. Uno dei lati positivi del Portogallo è l’essere estremamente economico, ad esempio qui spendiamo 45 euro in due per pernottamento e prima colazione, certo si tratta di una soluzione un po’ spartana ma la stanza è pulita e confortevole e l’accoglienza molto buona, per un prezzo simile non si può chiedere di più.

Dopo un breve riposo e una doccia filiamo subito in città, ci saremmo pure potuti andare a piedi vista la distanza ma prevale un po’ di pigrizia e oltretutto siamo fuori dal periodo di massima affluenza turistica quindi parcheggiamo praticamente davanti ad una delle porte d’ingresso. È uno di quei posti dove è bello passeggiare senza un vero scopo, ci si lascia rapire dall’atmosfera senza pensieri. Non c’è molta gente e siamo quasi al tramonto, facciamo tappa nei vari negozi di souvenir e prodotti tipici che costeggiano la via principale del paese, ed arriva in fretta l’ora di cena con il conseguente ed amletico dubbio di dove andare a mangiare.

In verità c’è l’imbarazzo della scelta, confusione non ce n’è, si tratta quindi di prendere una decisione! Dopo un breve conciliabolo con la mia consorte al termine del quale come è normale decide lei, finiamo al Restaurante Memoria. Lo cito anche se non è mia abitudine fare il critico gastronomico, c’è una bella atmosfera e il locale non è grande, personale gentile e disponibile ed ottimo cibo. Il conto a fine serata in questo viaggio è quasi sempre una lieta sorpresa, si mangia bene e tanto e raramente si spendono più di 20 euro a persona.

Finita la cena ci viene offerta una ginjinha, liquore tipico a base di ciliegia che qui è servito in piccole tazze di cioccolata, quindi finita la bevuta ci si può mangiare le stoviglie.

La serata si conclude in una pasteleria a sorseggiare una tazza di tè e a goderci un altro dolcetto, bisogna ammettere che come primo giorno non è niente male. Prima di tornare in camera, non resisto alla tentazione di arrampicarmi sulla cinta muraria, si è alzato un forte vento ma non mi faccio abbattere, la mia testardaggine è ricompensata dagli scatti fotografici che mi porto via, c’è una luce particolare e dall’alto delle mura lo spettacolo dei tetti, e delle luci è impagabile.

21 SETTEMBRE

Dopo una nottata non troppo piacevole nel senso che il materasso era praticamente di marmo, facciamo una ricca colazione e leviamo le tende verso una nuova meta che è Alcobaca. In realtà non è che si faccia molta strada, le due località sono infatti abbastanza vicine, qui si trova il primo di un interessantissimo trittico di monasteri (Batalha e Tomar gli altri due) visitabili acquistando un comodo biglietto cumulativo al prezzo di 15 euro.

Il Monastero di Santa Maria di Alcobaca è uno dei più antichi edifici del Portogallo, la sua costruzione infatti pare risalga al XII secolo. La costruzione iniziò nel 1178 quando arrivarono in zona i monaci dell’ordine dei Cistercensi per terminare soltanto nel 1223. Senza scendere troppo nel dettaglio questo edificio divenne in breve e per secoli uno dei centri culturali del paese, resistette anche al devastante terremoto del 1775, danni maggiori li causò nel 1800 l’invasione delle truppe napoleoniche.

Il monastero di Alcobaça venne costruito seguendo lo stile gotico originale, e rappresenta l’arrivo di questo stile in Portogallo, la facciata principale del monastero ha due ali in stile barocco che racchiudono la chiesa, e al suo interno si trovano le tombe di Pietro I e della moglie, Ines de Castro, assassinata per ordine del padre di Pietro, Alfonso IV. Dopo essere diventato re, Pietro ordinò che le spoglie dell’amata fossero trasferite nella sua tomba di Alcobaça e, secondo una leggenda popolare, la fece incoronare regina del Portogallo ed ordinò ai membri della corte di baciarle la mano come omaggio, nonostante fosse già in stato di decomposizione.

La visita del monastero se fatta con calma porta via un paio d’ore ed in effetti ad Alcobaca non c’è altro da vedere, riusciamo perciò a terminare verso l’ora di pranzo per poi dirigerci a Batalha dove pernotteremo.

L’impatto con il paese è molto positivo, il convento di Santa Maria da Vitoria spicca in tutta la sua imponenza proprio nel centro di Batalha e il centro abitato si è per conseguenza sviluppato intorno ad esso, stupisce il contrasto fra la modernità del centro cittadino e la gotica austerità del monastero.

Non abbiamo particolare fretta quindi pranziamo in un ristorante tipico che capiamo subito essere di buon livello quando notiamo che ci sono più portoghesi che turisti. Dopo esserci rifocillati ci dedichiamo alla visita del convento, la sua costruzione durò circa due secoli; iniziata nel 1386 venne terminata nel 1517 durante i regni di sette monarchi. Come detto in precedenza prevale nettamente lo stile gotico e i più attenti esperti di architettura ed appassionati d’arte vi ritroveranno tratti simili alle cattedrali di York e Canterbury.

L’architettura maestosa del monastero è realizzata in pietra bianca di Porto de Mós, diventata giallo ocra nel corso dei secoli. Il monastero è costruito in uno stile originale portoghese dato da un miscuglio di gotico flamboyant e perpendicolare che trova pochi esempi in Europa. Come tutte le chiese rette dai domenicani, questa chiesa non ha un campanile. La facciata occidentale, prospiciente su di una grande piazza con la statua equestre del generale Nuno Alvares Pereira, è divisa in tre sezioni da contrafforti ed enormi pilastri: la Cappella del fondatore (Giovanni I), la parete laterale della navata destra ed il portale laterale. A destra della facciata, separata dal complesso, si trova la cappella incompiuta di forma ottagonale. Sul lato orientale, vicino al coro, sorge la sala capitolare. Il chiostro reale confina con la chiesa e la sala capitolare. La struttura continua poi nell’adiacente chiostro di Alfonso V mentre sul lato nord del complesso si erge il monumento al milite ignoto.

Tralasciando ulteriori dettagli storici ed architettonici confesso che la parte del monastero che mi ha compiuto di più è la Cappella Incompiuta, una struttura a pianta ottagonale a cui si può accedere solo dall’esterno e che, come dice il nome, non è mai stata completata. Fu commissionata nel 1437 dal re Edoardo come secondo mausoleo reale per sé ed i suoi discendenti, ma giusto lui e la moglie Eleonora d’Aragona sono tumulati in essa.

Arrivata l’ora possiamo finalmente prendere possesso della nostra camera d’hotel, la Casa do Outeiro dove alloggiamo si trova leggermente in collina ma a poche centinaia di metri dal centro. Sulla struttura poco da dire è molto bella, ci tocca in sorte una camera con vista proprio sul monastero, a disposizione dei clienti c’è anche una bella piscina , per farla breve non c’è davvero nulla di negativo da dire su questa sistemazione.

22 settembre

Stavolta riusciamo a riposare come si deve quindi partire per la nuova destinazione ci costa molto meno, dopo colazione decidiamo però di non dirigerci subito a Tomar ma di fare una doverosa tappa intermedia al Santuario di Fatima. Questo merita secondo me una considerazione a parte, l’emozione nel visitare un luogo simile trascende l’essere credenti o meno, quando ci si trova in un contesto simile prevalgono una serie di sensazioni anche contrastanti fra loro, ma tutte importanti.

Ho usato volontariamente la parola contrastanti, credo che non si venga qui per ammirare un prodigio architettonico o dell’ingegno umano, ma perchè si crede fortemente in qualcosa o per usare un termine più corretto per devozione. Proprio per questo motivo credo ci debba essere un forte rispetto nell’approcciarsi a luoghi simili, si può essere turisti, visitare per il gusto di farlo e anche scattare foto ma esiste un sottile confine che non va mai superato e che è la mancanza di rispetto.

Con questo voglio dire che se non si arriva a capire che scattarsi dei selfie con tanto di espressione becera davanti alle tombe dei pastorelli è fuori luogo probabilmente sono io che sbaglio a sorprendermi della stupidità umana, e lo dice qualcuno che di certo non si può considerare un fervente cattolico.

Chiusa questa piccola parentesi polemica, posso solo dire che qui si respira comunque una bellissima atmosfera, mi è solo rimasto un rammarico che è quello di non aver visitato Fatima durante una funzione, con la spianata piena di fedeli probabilmente sarebbe stato ancora più particolare.

In tarda mattinata siamo già a Tomar vera tappa del nostro viaggio a spasso per il Portogallo. La prima impressione è molto positiva, è un piccolo centro attraversato dal Rio Nabao, il centro storico è caratterizzato da un reticolo di strade strette, e si trova tra le rive del fiume e il colle coronato dalle mura del convento-fortezza dei Templari e dell’Ordine di Cristo, monumento principale della cittadina.

Pranziamo in un tipico ristorante del centro e come sempre riusciamo a spendere poco mangiando veramente bene, una costante di tutto il nostro viaggio in questo splendido paese. L’attrazione principale qui è il già citato castello dei Templari con il suo convento, è molto grande quindi il consiglio è di prendersi almeno un paio d’ore per poterlo visitare in serenità. Ci si può arrivare anche a piedi dal centro ma c’è da fare un percorso tutto in salita di un km circa, preferiamo andare in auto visto che non siamo in periodo di massima affluenza turistica e il parcheggio sotto le mura è quasi vuoto.

Il castello di Tomar venne costruito attorno al 1160 in un punto strategico, sopra una collina e vicino al fiume Nabão. Possiede delle mura difensive esterne ed una cittadella con una torre principale all’interno. L’uso della torre centrale, eretta a scopo residenziale e difensivo, venne introdotto in Portogallo dai Templari, e quella di Tomar è tra le più vecchie dello stato. Un’altra novità introdotta dai templari sono le torri rotonde che dominano le mura esterne, più resistenti agli attacchi di quelle quadrate. Quando venne fondata la città molti residenti vivevano in case situate all’interno delle mura difensive.

La storia locale dice che la struttura inizialmente creata a scopo militare con lo scioglimento dell’ordine dei Templari divenne il Convento di Cristo come è conosciuto oggi, che prese il nome dall’Ordine di Cristo che altro non è che il ramo portoghese dei Templari, che dal XIV fu il maggior finanziatore del paese delle grandi scoperte scientifiche e non.

Non mi dilungherò in ulteriori dettagli architettonici visto che non è la sede e non ne ho la competenza, mi limiterò quindi a suggerire di visitare il castello con grande attenzione e senza tralasciare nulla, non perdetevi nessuno dei chiostri (sono ben 4) che si trovano al suo interno e ovviamente la chiesa in stile romanico.

Terminata anche questa visita non ci resta che prendere possesso della nostra camera d’hotel, la scelta ricade sull’Hotel Kamanga che si trova in pieno centro, una volta parcheggiata l’auto (per fortuna in zona i parcheggi sono tutti liberi) si potrà non muoverla più fino alla partenza. Devo dire che la sistemazione non è granchè, probabilmente è rapportata al prezzo, struttura datata che come tale necessiterebbe di un sostanziale rinnovamento ma accoglienza gentile, per una notte va più che bene.

Dopo cena vale la pena visitare il piccolo centro storico spingendosi fino alla piazza del Municipio, anche se la parte più suggestiva rimane il lungo-fiume, in particolare al tramonto il gioco di luci che si crea con l’illuminazione della città è interessante.

23 settembre

Oggi si torna verso sud, ma prima di arrivare in Algarve c’è una tappa intermedia a cui io soprattutto tenevo molto, cioè Evora.

Ho letto molto su questa città che si trova un centinaio di km nell’entroterra di Lisbona e sede della seconda più antica università del paese, ci arriviamo dopo 250 km circa di strada totalmente priva di traffico, fa molto caldo e il paesaggio che ci scorre intorno è scarno e arido, per alcuni versi ricorda quello dell’entroterra siciliano.

L’impatto con Evora non ci delude per niente, ci si arriva accolti dalle sue splendide mura e per entrare in città le si deve costeggiare per un po’. La nostra sistemazione è subito dentro le mura, stavolta ci siamo concessi un piccolo lusso scegliendo l’Albergaria do Calvario, struttura meravigliosa e dotata di tutti i comfort. Ci danno una suite spettacolare e lo staff si rivela da subito gentile e disponibile permettendoci di lasciare l’auto nel loro parcheggio privato in modo da poter visitare liberamente la città.

Espletata la formalità pranzo, iniziamo a passeggiare per il centro, c’è una temperatura più adatta ad un Ferragosto che ad un giorno di fine settembre ma non ci possiamo far fermare da questo, quando si ha un solo giorno a disposizione si cerca di vedere il più possibile facendo di necessità virtù.

Da non perdere assolutamente launo dei tanto nomi della Cattedrale di Evora, si tratta della più grande chiesa cattolica della città non chè dell’arcidiocesi ominima, e detiene il record di essere la più grande cattedrale del paese, costruita in un periodo di transizione tra romanico e gotico.

Splendida la vista che si gode dal tetto della cattedrale, si può ammirare la città a 360° e, se siete fortunati come noi nel trovare una nitida giornata di sole, scattare qualche foto di qualità.

Non lontano dalla Sè c’è, a mio parere, l’altra tappa imperdibile del patrimonio storico di Evora, il Tempio Romano di Diana, forse solo noi italiani possiamo capire cosa voglia dire avere testimonianze simili dell’impero romano in piena città, immaginate di trasportare una delle meraviglie della nostra Valle dei Templi in pieno tessuto urbano.

Il tempio sorge su un alto podio e presenta fusti delle colonne in granito locale, composte da più rocchi e con 15 scanalature (ovvero con scanalature più larghe rispetto alla consuetudine, secondo un uso locale). I capitelli corinzi intagliati in due blocchi e le basi attiche con plinto sono in marmo bianco locale (marmo di Estremoz).

Distrutto nel V secolo, i resti vennero inseriti in una torre del castello di Évora nel XIV secolo e vennero liberati e restaurati nel XIX secolo, secondo la storiografia sarebbe stato dedicato alla dea Diana.

Un’altra fermata imprescindibile è la Chiesa di San Francesco, tutta la struttura è degna di nota ma qui si viene principalmente a vedere la Cappella delle Ossa. Macabro monumento alla caducità della vita umana voluto da un frate francescano nel XVI secolo, è una cappella le cui pareti sono totalmente ricoperte di ossa umane, si dice che provengano da circa 5000 scheletri umani rastrellati in tutti i cimiteri della città, ce ne sono poi due interi essiccati, uno di un adulto e uno di un bambino.

Tralasciando il dettaglio dei monumenti Evora è una città che va esplorata senza pretese, passeggiando tra le sue strette vie con disincanto e serenità, la sera poi quando il sole è calato il suo volto cambia del tutto, il Tempio di Diana illuminato è qualcosa di imperdibile.

24 settembre

Lasciamo Evora con un velo di tristezza, c’è il rammarico che forse avremmo potuto dedicarvi almeno un altro giorno, ma tant’è che la tabella di marcia incalza e dobbiamo ripartire verso l’Algarve.

Trascorreremo due notti a Lagos, ma non ci andiamo direttamente, la stanza sarà pronta infatti solo nel tardo pomeriggio quindi tanto vale fare una piccola deviazione lungo il percorso.

Ci fermiamo a Portimao per pranzare e magari per trascorrere un paio d’ore in spiaggia. L’impatto con l’Algarve confesso è un po’ traumatico, ho letto un po’ cercando di prepararmi a quello che avremmo trovato e sapevo che questa è una zona di turismo di massa soprattutto daparte di inglesi e nord europei in genere. Colpisce appena arrivati l’urbanizzazione selvaggia a cui questa zona è stata sottoposta negli anni, da lontano si viene accolti da una serie infinita di palazzoni tutti molto simili tra di loro che di certo non valorizzano il paesaggio. Usando i dovuti paragoni sembra quasi di essere dentro una città costruita con i Lego, sapevo in partenza che questa sarebbe stata una zona di turismo proveniente soprattutto dall’Inghilterra e dal nord Europa in genere.

Quel che capisco e tollero di meno è che si snaturino le caratteristiche e la cultura di un luogo per venire incontro alle mere esigenze di profitto, onestamente passeggiare per le vie di quello che dovrebbe essere un tipico centro dell’ Algarve e incontrare una sequela di pub,birrerie o steakhouse in puro stile anglosassone mette un po’ di tristezza.

Dopo questo piccolo sfogo torniamo alla cronaca, dopo aver pranzato trascorriamo un paio d’ore in spiaggia, ammetto che il mare e il paesaggio sono la cosa migliore dell’Algarve, lunghe spiagge di sabbia bianca affiancate e l’acqua è cristallina.

Dopo qualche peripezia dovuta al navigatore satellitare (mai prenderlo in parola) nel tardo pomeriggio arriviamo in un delizioso quartiere residenziale di Lagos dove troviamo la nostra residenza per le successive due notti, la Casa dos Cedros. Un bel b&b con stanze grandi e accoglienti dotate di terrazzi e con una bella piscina a disposizione della clientela, addirittura la colazione viene portata in camera con ampia possibilità di scelta.

Visitiamo Lagos poco prima di cena, c’è una grande confusione rispetto a come eravamo abituati nelle precedenti tappe del viaggio, il centro è pieno di ristoranti con tanto di buttadentro affabulatori che cercano di convincerti da loro si mangerà meglio che da qualsiasi altra parte, birrerie, pub e c’è già qualcuno con un tasso alcolico sopra il consentito a piede libero.

Con fatica troviamo un ristorante un po’ defilato, lontano dal flusso turistico, c’è comunque il pienone ma mi consola vedere come una buona parte dei commensali siano portoghesi, e di solito la presenza di locali è una garanzia di qualità, anche in questo caso il luogo comune trova riscontro.

Oltre ai ristoranti ci sono molti negozi do souvenir, ne approfittiamo quindi per comprare qualche ricordo da portare a casa, due passi nel tentativo di trovare qualcosa di interessante e si fa l’ora di tornare in camera, la stanchezza inizia a farsi sentire.

25 settembre

Ci alziamo con calma e dopo una ricca colazione comodamente consumata in camera partiamo verso l’esplorazione della costa.

La prima tappa è la fortezza di Sagres che sorge sulla punta estrema della costa la dove Mar Mediterraneo e Oceano Atlantico di incontrano. Sagres fa parte del comune di Vila do Bispo, e storicamente questo promontorio ha sempre avuto una grande importanza strategica, la fortezza è relativamente recente, risale infatti al XVIII secolo. Oggi vi si accede a pagamento, al suo interno esclusa una chiesa non vi è molto da vedere, diciamo che si viene qui soprattutto per la vista di cui si gode, le scogliere a strapiombo sul mare sono suggestive e il gioco delle correnti ha trasformato la zona in uno dei più importanti paradisi per surfisti d’Europa.

Continuiamo ad andare verso nord fermandoci a Cabo de Sao Vicente, con il suo faro è la punta più occidentale del paese totalmente protesa in pieno Oceano Atlantico, e anche da qui, inutile dirlo, la vista è impagabile.

Ancora più a nord si arriva a Carrapateira, la costa in realtà non cambia molto, quel che è diverso è il clima, passiamo infatti nell’arco di pochi km da un sole splendente ad una inaspettata nebbia. Proprio in una delle tante spiagge intorno a questa località ci imbattiamo in una colonia di surfisti, la scena somiglia molto a quelle viste nei film americani, c’è una sorta di Woodstock fatta di vecchie auto e camper sgangherati che serve da base per queste frotte di giovani perlopiù nord-europei accorsi qui per dar sfogo alla propria passione.

Questo articolato percorso è più veloce del previsto tanto che per pranzo siamo già di ritorno verso Lagos, ci fermiamo però in un piccolo centro consigliati dalla fedelissima guida turistica, il classico villaggio di pescatori che risponde al nome di Burgau. Non c’è molto di cui parlare vista la dimensione del paese, c’è una bella spiaggia e un ristorante fantastico che si affaccia sul mare di cui approfittiamo.

Tornati alla base trascorriamo qualche ora in spiaggia, è l’ultimo giorno a Lagos prima di spostarci verso la nuova destinazione.

26 settembre

Si va per altri due giorni ad Albufeira, la distanza non è molta quindi ce la possiamo prendere con comodo. Ci arriviamo dopo aver risalito la costa senza squilli o nulla degno di nota, l’esplorazione del centro della paese è molto più rapida che in altri casi. Albufeira se possibile è ancora più piccola e caotica di Lagos, non ci colpisce granchè ci restiamo giusto il tempo per sgranocchiare qualcosa senza poi metterci più piede.

La ricerca dell’hotel o b&b che dir si voglia è più complicata del previsto, la Quinta das Amendoeiras si trova in piena campagna qualche km fuori dal caos cittadino, si tratta di una serie di casette indipendenti, carine certamente ma il contesto desolato i solato è piuttosto deprimente.

Non c’è molto altro da dire, la giornata finisce come è prevedibile con noi alla ricerca dell’ennesima spiaggia e la troviamo allontanandoci un po’ da Albufeira, fortuna che il periodo è piuttosto tranquillo, non oso immaginare come debba essere venire qui in pieno agosto. Altra costante è che in questa zona incontriamo pochissimi italiani, non so se questo sia un bene p un male ma di sicuro è curioso visto che di solito se ne incontrano ovunque, l’Algarve è terra britannica in effetti.

Restiamo così poco colpiti da Albufeira che la evitiamo anche per cena, preferiamo il piccolo centro di Olhos de Agua, tranquillo e meno frequentato del più noto vicino è decisamente più a misura d’uomo o comunque si fa preferire.

27 settembre

Con molta curiosità oggi ci dirigiamo a Faro, c’è la smania di trovare qualcosa di diverso che possa far mutare la nostra opinione su quanto visto sino ad ora.

La città di Faro sfugge alla logica del turismo di massa, pur avendo vicino il più grande aeroporto della zona di solito è un punto di partenza, a me ha ricordato molto Saint – Malo. Completamente fortificata ha mantenuto la sua struttura originale, la Cidade Velha (città vecchia) è interna alla cerchia muraria araba medioevale coperta in buona parte da edifici. Al centro c’è la , cattedrale su un sito che è stato, in successione temporale, sede di un tempio romano, di una chiesa visigota, di una moschea. La chiesa è stata più volte modificata e del complesso originario resta oggi solo la torre-portico della facciata mentre l’interno è un misto di diversi stili.

Oltre alla cattedrale nel centro storico, ben conservato, si trovano il Paço Episcopal, palazzo vescovile del secolo XVIII con patio e interni con azulejos interessanti, i resti di mura neolitiche rifatte dagli Arabi e forate dalle porte medioevali, la chiesa di Nossa Senhora de Assunção del secolo XVI oggi sede del Museu Arqueológico e Lapidar Do Infante Dom Henrique che raccoglie reperti preistorici e romani e oggetti di artigianato locale. A est della città vecchia sorge la chiesa gotica dedicata a San Francesco, nei quartieri moderni è il Museu Etnográfico Regional e la Nossa Senhora do Carmo accanto alla quale è la piccola “Capela dos Ossos” con i muri esterni rivestiti di crani umani. Sopraelevata rispetto alla città con ampio panorama è São António do Alto semplice cappella gotica costruita al posto di una vecchia torre di avvistamento che ospita il Museu Antonino con una documentazione iconografica della vita del Santo.

Prima di rincasare ad Albufeira ci fermiamo a Quarteira, piccola località balneare dove trascorriamo il pomeriggio in totale relax sulla spiaggia.

28 settembre

La fine del viaggio si avvicina, ci spostiamo perciò a Setubal ultima meta del nostro interessante tour portoghese.

L’abbiamo scelta per una questione logistica, è a pochi km da Lisbona e questo ci permetterà di guadagnare un giorno intero avendo il volo in tarda serata. Oltre che per essere la città natale del controverso Josè Mourinho, Setubal è sede di un importante porto e ha una flotta di pescherecci tra le più grandi d’Europa, tanto da spingersi fino a Terranova e alla Gronelandia.

Sorge sull’estuario del fiume Sado ed ha un meraviglioso parco naturale. Quando arriviamo fa un caldo terribile, così caldo che anche visitare il delizioso centro storico si rivela un’impresa improba, siamo costretti a rinunciare quasi subito e appena è possibile ci rifugiamo al fresco della camera per riprenderci. Una volta ripresi l’unica idea che ci viene è di rifugiarci al mare, a soli 5 km dal centro c’è Praia da Figueirinha, qualche piccola difficoltà nel trovare parcheggio ma il gioco vale la candela, poca gente, acqua limpida e paesaggio incomparabile.

Torniamo in centro solo per cena, la temperature si abbassata di qualche grado e finalmente si riesce a passeggiare, ad essere onesti in giro c’è pochissima gente ed i negozi sono quasi tutti chiusi, giusto per godersi il centro.

29 settembre

L’ultimo giorno di permanenza non vogliamo sprecarlo, ci consigliano di visitare Sesimbra, seguire i consigli spesso serve e questa è una di quelle occasioni. Sesimbra è un delizioso porticciolo con tanto di fortezza lontano dalla confusione sperimentata in Algarve e i paesaggi non sono molto diversi.

Giriamo per il centro, pranziamo, ci sediamo in riva al mare dopo aver visto il castello, insomma nulla di speciale ma un modo bello e rilassante per trascorrere il nostro ultimo giorno qui. Riprendo in conclusione quello che ho detto all’inizio, ci si può lasciar rapire ed emozionare da un luogo, a noi è accaduto in Portogallo.

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