Bellissima amichevole Giordania
Andate in Giordania con fiducia, senza timori o ansie: è un paese bellissimo da girare da soli, senza preoccupazioni sulle condizioni delle strade, sulla disponibilità della gente ad aiutarti, sulla possibilità di entrare in contatto con gli altri. I giordani sono disponibili al sorriso e alla chiacchiera (in un inglese a volte stentato a volte migliore del nostro), i luoghi sono splendidi, facili da raggiungere e riescono a non deludere anche quando, come a Petra, ci sono decine e decine di comitive di turisti in bermuda e ciabatte e canottiera che gironzolano e fotografano in greggi di piedi piagati e spalle ustionate.
Amman è una bella città mediorientale, senza scorci sgargianti da cartolina o medine medievali alla Marrakesh, ma accogliente, pulita e autentica, le cui colline, fitte di bianchi palazzi, conferiscono un andamento mosso e sempre interessante allo sguardo. Bellissimo l’anfiteatro romano, bellissimo guardarlo dall’alto della Cittadella, immerso nel suo contorno di case e terrazze (e parabole), mentre la voce del muezzin si diffonde nel sole dalle tante moschee intorno. La presenza di molti ricchi rifugiati iracheni ha modificato il sistema immobiliare: nuovissimi condomini e nuove zone residenziali, inaccessibili alla maggior parte dei giordani (e infatti il governo ha recentemente emanato un decreto che impedisce agli stranieri l’acquisto di immobili, e calmierato i prezzi), stanno rinnovando il volto della città, lasciando tuttavia integro il cuore della città e i quartieri popolari, il souk della frutta e della verdura le vie commerciali piene di traffici e traffico e colori. Noi abbiamo scelto di stare due giorni per girare la città senza fretta, e abbiamo deciso di sacrificare la visita alla (bellissima) città di Jerash. Una scelta opinabile, certamente: ma avevamo voglia di stare qualche tempo lontano dalle masse di turisti e immergerci nella realtà del posto per iniziare il viaggio e staccare radicalmente dalla quotidianità, dai nostri ritmi, dalle assillanti esigenze del “vedere tutto”.
Così, solo il terzo giorno un taxi ci ha riportato all’aeroporto, dove abbiamo affittato una macchina: per evitare il traffico della capitale abbiamo scelto di noleggiare l’auto solo al momento di iniziare il viaggio verso sud, e consigliamo senz’altro questa scelta. Ad Amman, del resto, i taxi sono ovunque, e costano pochissimo.
Abbiamo trascorso due indimenticabili giornate nell’area protetta di Dana, al Rummana Campsite ben gestito dall’RSCN. La zona è bellissima, montagne dalle rocce rosse e levigate si alternano a zone di vegetazione ricca (per gli standard mediorientali!) dal verde tenue, smorzato, discreto. Dal campeggio (cui vi conduce il manager del Camp – un signore molto in gamba – con un pick-up, dopo che avete lasciato lontana la vostra auto) partono passeggiate ben segnalate che si possono fare da soli, immergendosi nella natura e incontrando qualche raro – timido – animale (noi abbiamo visto tartarughe, molte farfalle, una bellissima lucertola blu del Sinai). Si dorme bene, nel silenzio della notte stellata, su comodi materassi in poche tende bianche, già montate, spaziose, confortevoli; i bagni sono nuovi e puliti, direi persino suggestivi di notte, quando vengono illuminati solo con candele (ecologiche, fatte dalle donne del vicino villaggio di Dana). Nonostante il freddo delle notti (tirava un gran vento, e il Camp è in montagna! Portatevi giacche protettive e un maglione di lana spessa!), portiamo un gran bel ricordo delle letture sotto la tenda beduina, del tè alla salvia offerto dai ragazzi che gestitscono l’accampamento, del fuoco acceso intorno al quale ci si mischia con persone di tutto il mondo: ricordo due giovani, discreti viaggiatori olandesi cui abbiamo poi dato un passaggio fino a Petra e un gruppo di divertentissimi biologi giordani. Dopo una rapida sosta ad Aqaba (indimenticabile focaccia del panificio nella strada principale: vedrete un vai e vieni di gente del posto che esce con i sacchi pieni di pane e dolci…) due notti di campeggio beduino nel Wadi Rum. In realtà, un po’ sviati dalle indicazioni della Lonely, abbiamo dormito nel Captain’s Campsite di Diseh, un accampamento stanziale ai margini dell’area protetta del deserto, in cui, per la comoda vicinanza con la strada d’accesso al deserto, non si assapora davvero la solitudine e l’isolamento che ci aspettavamo: l’accampamento (bello, in una magnifica insenatura di roccia, con un buon buffet serale e molte comodità, senza il rumore dei generatori) è un po’ troppo inflazionato e i bagni sovraffollati si intasano generando mostruose puzze mai sentite prima… le comitive di turisti sono la norma ed è decisamente preferibile andare al centro visitatori ufficiale del Wadi Rum e accordarsi lì per una guida e un pernottamento all’interno dell’area protetta, ospiti (paganti) dei beduini che davvero ci vivono. Il centro è efficientissimo, affidatevi a loro e non sarete delusi. Nonostante questo, il deserto è magnifico, sabbia e rocce, giallo e rosso si mescolano ovunque voltiate lo sguardo, cammelli e jeep si disperdono in un’area enorme, infinita, dall’alba al tramonto, che regalano le luci più struggenti, di giorno, col sole abbagliante e di notte, con la cupola di stelle vicine vicine.
Dopo quattro giorni senza tetto sulla testa (e chi ne sente la mancanza?!) risaliamo la King’s Highway verso Wadi Musa, la città moderna che, oltre a rifocillarci con un buonissimissimo Falafel (chiudete gli occhi, fingete di non vedere le mani che spiaccicano le polpette di ceci nel vostro panino e poi toccano i soldi e il resto e assaporate il cibo dei localini di strada!), apre le porte di Petra. Che dire? Ogni parola è superflua. Del resto è meglio forse che ognuno giunga con le sue aspettative e le sue fantasie: Petra è bellissima, il Sik d’accesso – quello della cavalcata di Indiana Jones! – dà un’emozione incredibile, le passeggiate “alternative” sono miniere di nuove prospettive e nuove suggestioni. Noi abbiamo trovato il tempo ideale della visita pernottano due notti (al Crowne plaza, vicinissimo all’ingresso del sito) e entrando col pass 2 giorni (circa 25 euro, ma vale la pena!) nel tardo pomeriggio dal Sik (senza levatacce, dopo le 17 è possibile gustarsi il primo impatto con Petra quando le orde barbariche di turisti se ne vanno, lasciando addirittura la possibilità di fare foto in solitudine!) e poi la giornata seguente dal Wadi Muthlim, il bellissimo canyon che trovate sulla destra del Sik. La visita è senz’altro faticosa, io consiglio assolutamente le scarpe da trekking e una maglia chiara a maniche lunghe. Bello bello, bellissimo. Nonostante la Giordania abbia un alto tasso di scolarizzazione (ufficialmente sopra il 90%), vedrete molti bambini che pascolano capre tra le rovine e vi offrono i loro poveri asinelli per salire i gradini fino al Monastero. Il venerdì e il sabato, festivi, l’intera comunità locale si riversa a Petra per cercare di approfittare della situazione, ma, se rispondete gentili e fermi con un “La, shukran” (“no, grazie”), nessuno vi importunerà più di tanto (niente a che vedere con l’insistenza dei souk magrebini o con gli “jineteros” cubani!). Nella penultima notte giordana abbiamo sperimentato (sentimenti contrastanti!!!) il lusso extra del Moevempick Resort sul Mar morto…Se effettivamente il bagno e l’impacco di fango sono un’esperienza da provare (mattina e tramonto i momenti migliori, con l’acqua calda e immobile), lo spreco e la sovrabbondanza tipiche di queste strutture fanno riflettere. Acqua, asciugamani, cibo, spazi, tutto è eccessivo, tutto è pensato per non deludere una clientela viziata e incosciente. Noi l’abbiamo un po’ presa a mo’ di gita antropologica nel mondo del non-viaggio, ma su, ammetto pure che quando causa overbooking ci hanno assegnato la suite fantasmagorica da 1000 euro a notte al posto della stanza normale che avevamo prenotato ci siamo abbandonati a danze tribali in onore del dio dello sperpero!!! E del resto, il servizio del resort è impeccabile, l’atmosfera riesce comunque ad essere sobria e i 200 euro di mezza pensione (con mio ingresso alla Spa) alla fin fine ci stavano pure… Per concludere, rientriamo alla realtà (per fortuna!) dormendo a Madaba, cittadina in cui le religioni convivono e l’atmosfera è rilassata e informale, molto poco turismo di massa. L’abbiamo scelta perchè molto vicina all’aeroporto, ma la nuova moschea illuminata in modo suggestivo, l’escursione al tramonto sul Monte Nebo, l’hotel Mariam (pulitissimo a 30 euro a notte) e l’ottima cena al ristorante del centro per l’artigianato, in una casa ristrutturata del centro, ci hanno lasciato un’ottimo ricordo.
l’unico problema del viaggio, per il quale mi sento di mettere in guardia tutti i turistipercaso è stata l’occidentalissima Avis: ci hanno dato una macchina molto scassata nonostante avessimo prenotato da un mese via Internet; la carburazione aveva seri problemi ma si son rifiutati di cambiacela per ben due volte, fino a quando ci ha definitivamente lasciati a terra (nel resort sul Mar morto, dove ci hanno assistito molto cortesemente): per di più, l’omino arrivato dopo più di due ore per sostituirci l’auto (dall’aeroporto ci vuole meno di un’ora…) ha fatto la genialata di portarci l’auto praticamente a secco, in una zona dove notoriamente non ci sono distributori… Abbiamo dovuto sperare fortissimamente che non ci lasciasse a piedi in una zona montuosa di tornanti in salita, sotto il sole a picco e senza acqua…Ce l’abbiamo fatta, ma che angoscia!!! Insomma, l’assistenza è terribile, ci è parso in generale che le macchine Europcar fossero più nuove e meglio tenute…Anche se…Un po’ di suspance deve essere sana parte del viaggio, e in fondo i giordani danno passaggi volentieri: qualcuno ci avrebbe salvati anche dal deserto! Cibo ottimo (anche per me che son vegetariana, c’è molta scelta tra le mezze, gli antipasti caldi e freddi di tradizione libanese), accoglienza ospitale e mai affettata, bellezza indicibile dei paesaggi e dei siti archeologici fanno della Giordania una meta unica nel Medioriente, che, al di là delle piacevolezze per il turista, lascia intravedere un possibile sviluppo per queste zone ricche di storia e di tormenti, ma disposte, crediamo, a rinascere e ricostruirsi un presente e futuro di pace e convivenza tra le genti.