Belize, una vacanza al contrario
UNA VACANZA AL CONTRARIO La prima volta che l’ho sentito nominare è stato durante il viaggio in Messico nel 1999, quando un italiano in barca mi disse che dopo Playa del Carmen si sarebbe recato in Belize (io ovviamente dissi “Belize?! Dov’è sto posto?”). Poi ho cominciato a sentirlo nominare nei diari di viaggio di coloro che si recavano in Guatemala: la tipica vacanza italiana in Guatemala (l’hanno fatta praticamente tutti gli Italiani che abbiano incontrato) consiste in Antigua, lago Atitlan, qualcuno va sul Rio Dulce, poi Flores per visitare le rovine di Tikal e infine alcuni si trasferiscono direttamente su un caye (isola) belizano per godersi gli ultimi giorni al mare.
Noi invece volevamo fare una cosa completamente diversa, fare il contrario di tutto quello che facevano gli altri (giustamente!?), passare cioè un mese intero solamente in Belize e fare una puntatina in Guatemala solo per vedere Tikal.
Quest’anno dunque, invece che parlarvi solamente delle immersioni (che per inciso sono grandiose), voglio spendere un po’ di inchiostro per raccontarvi quello che offre l’interland di questo piccolo e sconosciuto paese, magari per incoraggiare futuri viaggiatori a non snobbarne la terraferma.
In poche parole il Belize è esattamente come me lo immaginavo, racchiude in sé alcune delle cose migliori del Centro America: natura, archeologia e ovviamente mare. Natura —— Se vi piace il trekking e la natura, la sua giungla e i suoi parchi naturali protetti (sono veramente tanti, si fa prima a dire quello che non è un parco naturale) vi permettono di fare incontri incredibili.
Il Costa Rica ad esempio è la meta top dell’ecoturismo americano, ma il Belize non ha niente da invidiare: i tucani li incontri praticamente ogni giorno, le scimmie devi guardare che non ti piscino in testa mentre cammini (una situazione che assomiglia a quella dei nostri piccioni), i coccodrilli se non stai attento te li trovi sul tuo telo spugna e se sei fortunato (o sfortunato, dipende dai punti di vista) ti puoi trovare davanti anche un giaguaro o qualche altra belva feroce (vedi la foto che ho scattato… Con un potente zoom ovviamente).
Il Belize è ritenuto dagli americani la vacanza avventurosa per antonomasia: canoa lungo i fiumi selvaggi, speleologia in antiche caverne rituali Maya, jeep in mezzo alla giungla, sono tutte cose che si fanno e organizzano nel giro di qualche ora. L’unica cosa che mi è mancata è stata la mia KTM 250, probabilmente una volta arrivata là, non sarebbe più voluta tornare casa. Archeologia ———– Parlando di archeologia, il Messico, che non offre certamente un ecoturismo ai livelli del Costa Rica, ha in compenso un retaggio storico precolombiano che altri paesi del Centro America possono vedere solo in cartolina. Il Belize invece ha anche questo, è disseminato di siti Maya; se avanzando nella giungla inciampate su qualcosa, è probabile che abbiate appena dato un calcio irriverente alla tomba di qualche antico sovrano; se stanchi di camminare vi sedete su una roccia, è molto probabile che stiate appoggiando le vostre blasfeme natiche sopra il tempio di qualche dio vendicativo. I siti Maya del Belize sono veramente incontaminati, magari per raggiungerli dovrete farvi 3 ore di fuoristrada nel fango (vedi Caracol ad esempio), altre volte dovrete navigare per 2 ore lungo un fiume (vedi Lamanai) oppure dovrete scalare una montagna conducendo nel frattempo una lotta impari contro nuvole di zanzare malariche (questo sito ve lo lascio scoprire da soli), ma quando giungerete sul posto è molto probabile che siate i soli turisti, avrete un intero sito solo per voi, potrete salire sulle piramidi più alte, scoperchiare tombe e penetrarvi dentro (non sto scherzando), tutto magari sotto gli occhi commiseranti degli archeologi al lavoro, che armati di spazzolino da denti stanno stancamente pulendo e catalogando quello che per voi sono solo delle comunissime pietre. MA UN DIFETTO CE LO DEVE AVERE?! Effettivamente volendo fare un appunto al Belize, devo dire che manca di una vera identità culturale al pari di altri paesi limitrofi: non ha ad esempio una tradizione culinaria come quella messicana, scopiazza un po’ da tutti i paesi confinanti; non ha certo una tradizione musicale come quella cubana, nei bar si sente un po’ di tutto, dal reggae all’heavy metal; non ha una tradizione artistica come ad esempio quella haitiana, troverete da comprare opere messicane, guatemalteche e haitiane, ma al quadruplo del prezzo che le trovereste nei loro paesi di origine. D’altra parte sono solo in 250 mila anime, se si fossero messi a cucinare, suonare e dipingere, chi sarebbe rimasto per andare a lavorare? IL DUBBIO MARITTIMO Sin dall’Italia e per tutto il viaggio nell’interland siamo stati perseguitati dal dubbio amletico “Ambergris o Caulker?”. No, non sto parlando una strana lingua india e non mi è scivolato nemmeno un iguana in gola, Ambergris e Caulker sono i nomi dei due caye più famosi del Belize, la base di partenza di tutte le più belle immersioni. Prima di partire avevo scritto su diversi forum Internet per chiedere consiglio e praticamente a ogni persona che incontravo in Belize facevo la stessa domanda “E’ meglio Ambergris o Caulker?”. Oggi lo so! …Ah vorreste saperlo anche voi? Quello che vi sentirete dire da tutti è che Caye Caulker è l’isola più tranquilla, mentre Ambergris è la più movimentata. Vi sentirete dire anche che Caulker è un po’ meno cara. Quello che vi dico io è che come prezzi sono praticamente identiche, Caulker è un po’ meno cara semplicemente perché lì, se volete, potrete trovare sistemazioni “molto modeste”, frequentate da saccopelisti e rasta.
Alla fine abbiamo deciso per Ambergris, soprattutto dopo aver passato una settimana a San Ignacio (un paese all’interno del Belize), dove anche alle 6 del mattino incontravo rasta strafatti, che parlandomi a 5 centimetri di distanza, mi alitavano addosso i 4 litri di rum che si erano appena scolati. Si lo so, lo fanno in buona fede, sono espansivi, per loro è normale prendere uno sconosciuto per la strada, abbracciarlo e sventolargli sotto il naso i loro maleodoranti capelli cotonati. Chiamatemi intollerante, ma la mattina presto quando l’unica cosa che voglio è un caffè, quando mi veniva incontro l’ennesimo rasta che voleva vendermi marijuana e cocaina, qualche volta ho avuto l’impulso di prenderlo, tagliargli i capelli e mandarlo a lavorare (a bastonate se necessario).
Per quanto riguarda la vita notturna, Ambergris è effettivamente meglio, anche se di notte ho visto più movimento a San Benedetto di Castiglione dei Pepoli in un qualsiasi lunedì invernale. Infatti dopo la frenetica vita diurna, gli americani incominciano a cenare alle 17 e se voi andate in un ristorante alle 20, vi sentirete spesso rispondere che le scorte in cucina sono finite e che la vostra scelta nel menu si è di molto limitata. Quando arrivano le 21, a meno che non sia Sabato o Domenica, il divertimento principale è ronfare. Pensare che Ambergris è la protagonista della famosa canzone di Madonna “La Isla Bonita”, che pare sia rimasta affascinata dalla sua vita notturna… Probabilmente era fatta anche lei! Meno male che siamo andati ad Ambergris, se andavo a Caulker la sera avrei fatto come Tafazzi, mi sarei preso a bottigliate di plastica negli zebedei. Per dovere di cronaca bisogna dire che l’estate in Belize è bassa stagione, il pienone lo registrano in primavera, comunque non eravamo certo venuti per ballare la salsa, ma per le immersioni e davanti a quelle del Belize mi genufletto.
LE IMMERSIONI Quanto è importante il fatto che la barriera corallina sia la seconda più grande al mondo? Cioè, mi domandavo prima di partire, quanto pesa questo fattore sulla bontà delle immersioni, per quanta buona visibilità ci sia non sarò certo in grado di fare una foto subacquea in cui ci stiano dentro tutti i 298 Km di barriera. In realtà, dopo i primi 5 minuti di immersione, vi rendete immediatamente conto di cosa vuol dire una barriera di queste dimensioni: è tutto più grande! Le spaccature nella barriera qui sono canyon, che uniti alla visibilità eccezionale di questi posti, vi fanno spesso provare la sensazione di “volare”.
Le tane che in Mar Rosso normalmente illuminate con la torcia per scovare murene, qui sono tunnel intricati e lunghissimi, vi entra dentro l’intero gruppo di subacquei e quando siete dentro, la trovate sì la murena, solo che questa è molto più fortunata della sua cugina egiziana, vive in un appartamento con 100 stanze e 20 bagni. Se siete amanti dello snorkeling, potrete fare degli incontri mozzafiato: la riserva di Hol Chan ad esempio è piena di vita è come nuotare in un acquario. Anche Shark Alley è un esperienza indimenticabile: in 5 metri d’acqua verrete in pochi minuti circondati da morbide razze e ruvidi squali nutrice (le descrizioni sulla morbidezza/ruvidità fanno riferimento al fatto che li potrete proprio toccare). Se poi siete dei subacquei, ah beh… Cypress ——- Tutte le immersioni davanti ad Ambergris sono bellissime (sono più di 40 punti di immersione), ma la zona di Cypress, che abbiamo ripetuto tre volte, ci ha sempre lasciato a bocca aperta. I pesci sono molto curiosi su chi siano questi esseri che lasciano bolle dietro di sé, capita spessissimo che cerniotti da 20 chili si uniscano a voi in branco, sperando di cacciare insieme, incuranti del fatto che tutti i subacquei continuino a palparli ed accarezzarli. Anche gli squali nutrice, che qui forse sono stati abituati troppo bene a ricevere cibo dai turisti, vi si affiancano e si lasciano accarezzare; il problema è che accorrono appena sentono il rumore dei motoscafi e quando entrate in acqua, dovete stare attenti a non saltargli in groppa.
The Great Blue Hole ——————- E’ l’immersione più famosa di tutto il Belize e secondo me anche la più emozionante. E’ situata all’interno dell’arcipelago corallino di Lighthouse e, come potete vedere dalla foto, si conforma come un anello corallino al cui interno la profondità raggiunge i 140 metri.
L’immersione è profonda, oltre i 40 metri, si possono osservare grosse colonne stalactitiche che si sono formate nelle ere glaciali (vedi foto precedente), ma la cosa bella arriva alla fine… Mentre siete sospesi in un blu scuro e freddo, quasi strano per un ambiente caraibico, tutto a un tratto, attirati dal pesce gettato dalle guide, schizzando a velocità folli dagli abissi, arrivano frotte di squali grigi e squali toro. In un attimo davanti a voi si presenta un muro di squali in frenesia alimentare, ho provato a contarli, ma arrivato a 30 mi sono fermato, era impossibile tenere il conto vista la velocità con cui si muovevano e si scambiavano di posizione. Vi viene a un certo punto il pensiero “Ma io che diavolo ci faccio qua sotto a 45 metri!!!!” Turneffe Reef – The Elbow ————————- Potrei parlarvi ancora di moltissime altre immersioni, sono state tutte bellissime, una che ricordo in particolare è The Elbow, sulla punta meridionale dell’arcipelago corallino di Turneffe. La caratteristica di questa immersione è la corrente, dunque è piena di pesce.
La tappa di decompressione nel blu è stata mozzafiato, circondati da centinaia di cernie e dentici stanziali, mentre nuvole di tonni ci giravano intorno: non avevo mai visto così tanti pesci (e così grossi!) tutti assieme e che si lasciavano avvicinare senza problema. Mi è venuto in mente un nostro socio Tre Mari, se fosse stato qui con il suo fucile subacqueo, sparando a caso in una qualsiasi direzione, ne avrebbe infilati come minimo tre con un solo colpo. Il problema sarebbe stato poi portare a galla 60 chili di pesce! IL DIVING La scelta dei diving è molto ampia, praticamente ogni hotel ha il suo, anche se molti mi sono sembrati un po’ improvvisati. Noi ci siamo affidati al Blue Hole Dive Center (www.Bluedive.Com), che a loro volta si appoggiano alle migliori guide della zona, gli Amigos del Mar (www.Amigosdive.Com). Ritengo che la combinazione sia la migliore, la professionalità dei primi, unita alla competenza e alle strutture dei secondi, ci hanno permesso di fare immersioni indimenticabili a prezzi accessibilissimi.
DOVE ALLOGGIARE…
Non sto a darvi tutti gli hotel del nostro viaggio, vi segnalo solamente i due relativi alle tappe più lunghe.
…A San Ignacio —————- L’hotel a San Ignacio, poiché si trovava all’interno del Belize, lontano dall’aeroporto e dalle usuali rotte turistiche, è stata l’unica cosa che avevamo prenotato dall’Italia. Abbiamo fatto tutto via Internet e quando siamo atterrati all’aeroporto internazionale in mezzo alla giungla, mi sono domandato se l’hotel esistesse davvero o se ci fosse piuttosto qualcuno in quel momento che stava facendo festa con il numero della mia carta di credito. Invece all’uscita mi trovo un indio con un cartello con su scritto “Welcome in Belize Igor” e che si era fatto 200 km di strada per venirmi a prendere. L’hotel era il Martha’s Guest House (www.Marthasbelize.Com).
…Ad Ambergris Caye ——————– Per soggiornare siamo andati al Paradise Resort (ambergriscaye.Com/paradiseresort) vicino al centro di San Pedro, dotato di comodi e spaziosi bungalow (per noi subacquei dotati di molta attrezzatura lo spazio è una cosa assai importante), con tanto di vista mare, aria condizionata, frigo, veranda e amaca. Ad Ambergris ci sono più hotel che corna in un cesto di lumache, la concorrenza è agguerrita, non serve prenotare dall’Italia, trattate sempre! Concludo sfatando due miti del Belize: la sicurezza e i costi.
In un mese che sono stato lì non ho mai percepito del pericolo, non mi sono mai trovato a disagio, molto di più a Flores in Guatemala, dove anche il giornalaio aveva la pistola nella fondina e i ristoranti erano presidiati da camerieri con i fucili a pompa.
Il Belize è caro? Beh se lo paragonate al Guatemala, dove anche la pizza di fango del Camerun viene accettata come valuta, è ovviamente caro. Se lo paragonate invece allo Yucatan, mi sembra che i prezzi siano allineati, anzi a parità di qualità ad Ambergris Caye abbiamo speso meno che a Playa del Carmen.