Barracoa e dintorni

E' il mio quinto viaggio a Cuba, in libertà, da solo, dormendo nelle case dei cubani e girando con i mezzi pubblici. Avevo problemi a sciegliere l'itinerario, dato che a parte le isole minori, avevo già visto quasi tutto. Ho passato solo un giorno nella capitale per incontrare un'amica cubana limitandomi al Vedado a fare un giro lungo la...
Scritto da: VINKOR
barracoa e dintorni
Partenza il: 12/04/2004
Ritorno il: 24/04/2004
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
E’ il mio quinto viaggio a Cuba, in libertà, da solo, dormendo nelle case dei cubani e girando con i mezzi pubblici. Avevo problemi a sciegliere l’itinerario, dato che a parte le isole minori, avevo già visto quasi tutto.

Ho passato solo un giorno nella capitale per incontrare un’amica cubana limitandomi al Vedado a fare un giro lungo la “rampa” ovvero la calle 23 che arriva al Malecon.

Ho incontrato casualmente la famosa gelateria Coppelia con l’interminabile fila di cubani in attesa di entrare a mangiare il gelato per pochi pesos. La mia amica mi ha detto che non c’è altro da fare a l’Avana. Partita lei per curiosità ho provato ad entrare nel parco per vedere il posto e…Mi son trovato dentro senza accorgermi. Non so come ma son riuscito ad evitare 1 km di fila e nessuno ha protestato. Ho approffitato, mi son seduto con altri cubani ed ho ordinato la “ensalada de helado”per la modica cifra di 5 pesos (circa 200 vecchie lire) per avere circa 10 palline di “fresa y chocolate” come il celebre film. Non era male anche se parecchio annacquato. La sorpresa è stata vedere i cubani che ordinavano 5, 10 ensalade a testa e una famiglia che ne ha fatto incetta per riempire un contenitore in plastica che portava a casa!!! Il giorno dopo ho preso il primo bus di Via Azul per raggiungere l’amata Trinidad e rivedere amici di vecchia data. Ho affittato una bicicletta per raggiungere la playa de Ancon a 10 km per bruciarmi al sole caraibico.

Annoiato ed insoddisfatto sono ripartito nuovamente per arrivare dopo un giorno di viaggio a Santiago de Cuba, seconda città, gemellata con Napoli e Palermo.

C’ero già stato due anni prima, visitando il bel centro storico coloniale con piazze, parchi e palazzi d’epoca che ricordano un passato ricco di storia e tradizioni.

Ho fatto presto amicizia con un gruppo di cubani che mi hanno adottato e con i quali ho passato 4 giorni piacevoli. Ho visitato il museo Bacardi (quello del ron) costruito nel primo novecento con armi, costumi e dipinti non molto interessanti, quindi il museo del carnevale che pretende di illustrare il più famoso carnevale di Cuba (si svolge dal 18 al 26 luglio festa nazionale della Rivoluzione e non come da noi a febbraio). Anche questo risulta piuttosto povero con alcune maschere, costumi e carretti d’epoca. Infine il più quotato museo nel Parco Cespedes, antica casa di un nobile locale, purtroppo in restauro. Era visibile solo un’ala con patio, bei mobili in legno massicio e ricche suppellettili.

Nel medesimo parco mi sono accordato con l’autista di un carro particular che per 25 dollari ci ha portato alla Gran Piedra, una montagna panoramica a circa 10 km da Santiago con una serie di tornanti che ha messo a dura prova l’auto russa vecchia di 40 anni che ha stentato la salita più per il carburante annacquato che per la vetustà (a dire del conducente).Arrivati in cima si paga 1 dollaro per salire 452 scalini e giungere alla piedra, un masso anonimo dal quale si gode un discreto panorama di Santiago sottostante, dell’aereoporto, del parco Baconao (quello con le statue dei dinosauri, ma anche riserva con prati, colline, spiagge e lagune). Si dovrebbe vedere anche Jamaica e sentire il reggae sintonizzandosi per radio. Invece ho sentito il solito Fidel Castro che inaugurava le olimpiadi cubane e la base americana di Guantanamo che si divertiva a disturbare il suo discorso. Il ragazzo che vendeva artigianato locale si offrì ad effettuare una permuta della radio, costatami in metro circa 2 euro, contro un corno di vacca trasformato artisticamente in un cavallino rampante di bella fattura. Lo scambio avvenne con reciproca soddisfazione. La sera son rimasto deluso dalla musica della casa della Trova, la più quotata di Cuba, dalla scarsa affluenza di pubblico e dalla scarsa vivacità del posto. Gli amici mi hanno quindi trascinato all’Ateneo, un locale trasgressivo, ricavato nel cortile di un palazzo dove ho assistito a balletti ben sintonizzati di procaci e svestite ragazze cubane, numeri di musica rap da parte di ragazzotti ben introdotti nella parte e…Sfilate di moda in coppia con vestiti semplici ma di buon gusto di qualche giovane stilista locale. Pare che questo genere vada molto forte nei locali da ballo cubani. Mi hanno consigliato il miglior mare a Capo Frances che però distava ben 50 km mentre la locale spiaggia di Siboney (dove è nato Compay Segundo) è piuttosto ordinaria e piena di jineteras (prostitute), ma anche ladruncoli che ti alleggeriscono facilmente delle tue cose se la polizia locale non presta la giusta attenzione. Salutati gli amici che ho reincontrato l’ultimo giorno son partito per l’amata Barracoa.

Questa è la città più antica di Cuba, dove è arrivato Cristoforo Colombo la cui statua si trova in un parco vicino al mare ed al forte antico, interessante anche perchè contiene un bel museo storico. Barracoa è una citta semplice e a prima vista noiosa, quindi induce ad una breve e frettolosa visita. Se però si ha la pazienza di fermarsi si scopre che è forse il posto più interessante di Cuba e non la si lascia più. Ci sono le bicitaxi che attraversano le vie cittadine dando un senso di vivacità e numerosi locali bar, ristoranti e negozi aperti negli ultimi anni a seguito dell’arrivo dei numerosi turisti che sempre più scoprono la ricchezza del posto.

La spiaggia è di sabbia nera, ad un certo punto è interrotta dalla foce del fiume Miel. Si dice che chi si tuffa nelle sue acque ritorna a Barracoa. Due anni fa mi ci sono buttato ed ora rieccomi qua.

Ci sono in tutte le direzioni, soprattutto ad est e ovest delle splendide località che si possono raggiungere in taxi, con la guagua (bus locale) o semplicemente in bicicletta come ho fatto io. E’ bellissimo pedalare senza tanto sforzo (ci sono poche salite) ed incontrare fabbriche di cioccolato che diffondono un forte odore di cacao, case in legno con giardino, contadini che lavorano nei campi e soprattutto una splendida natura che qui raggiunge l’apoteosi. Barracoa è la città delle tre C (caffè, cacao e cocco) e si possono visitare le fincas (fattorie) dei contadini che ti invitano volentieri e ti mostrano i loro campi, insegnandoti e illustrandoti i prodotti che coltivano. Qualche piccolo regalo è ben accetto, ma non indispensabile perchè essenzialmente sono ospitali e li piace far sentire i turisti a loro agio. E’ la miglior gente di Cuba. A pochi chilometri ad ovest di Barracoa si raggiunge facilmente la spiaggia Duaba e l’omonimo fiume che dopo giorni di pioggia, scarica noci di cocco nel mare e questo sulla spiaggia dove arrivano i cubani con sacchi per raccogliere i preziosi frutti. La spiaggià è anche piena di legname di ogni tipo che viene raccolto come combustibile. Si incontrano altri fiume che sfociano al mare e sono molto piacevoli perchè circondati da alberi e piante di ogni tipo, comprese le mangrovie. Il rio Toa è uno dei più spettacolari. Proseguendo dopo una decina di km si arriva ad una delle spiagge più belle di Cuba: la spiaggia di Maguana, con sabbia bianca, pochissime persone, nessun albergo (ad eccezione di uno piccolo e appartato con sole 4 camere). Ci sono solo dei venditori di frutta tropicale, di piatti di pesce e frutta di mare che si possono ordinare al momento e che ti vengono portati direttamente in spiaggia al prezzo di 5/8 dollari inclusa l’aragosta! Non avevo fame dopo l’abbondante colazione ma ho voluto provare il cocoricho, un dolce energetico a base di cocco, miele e zucchero che ti vendono dentro un cono avvolto di foglie.

Ad est di Barracoa bisogna assolutamente arrivare alla Boca del fiume Yumurì. E’ a circa 30 km, questa volta con parecchie salite. Il paesaggio è splendido, tutto verde, con fiumi, parecchie spiagge solitarie e campi di banane, caffè, palme di cocco e ogni ben di dio, insomma uno spettacolo. Si arriva dopo una serie di salite al piccolo e indolente villaggio di Jamal per una bevuta di refresco di Guarapo (l’estratto della canna da zucchero) poi si scende attraversando un paesaggio mozzafiato fino a raggiungere una serie di spiagge molto belle anche se non hanno la tradizionale sabbia bianca, con l’eccezione della Playa blanca che ce l’ha ma bisogna raggiungerla all’interno dopo aver passato un ponte traballante di legno che scavalca un bel fiume pieno di mangrovie. Sono stato invitato in una finca e ospitato da una splendida famiglia che mi ha offerto il caffè da loro prodotto. Arrivato alla boca di Yumurì si pagano 2 dollari per l’uso di una barchetta rossa che ti traghetta su un’isola del fiume. Si percorre l’isola, camminando a volte nell’acqua e ammirando piante di ogni tipo, una grotta dove vivenano degli indios fino a poco tempo fa e le montagne che cadono nel fiume e danno l’idea di un canyon. Si può anche risalire la montagna e fare un bel trekking. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Chi ama la natura incontaminata trova pane per i suoi denti e l’ospitalità ammirevole dei cubani.

Barracoa infine è piacevole anche di sera. La piccola Casa della Trova dà ogni sera buona musica e divertimento con il suo presentatore che si diverte a prendere in giro gli ospiti e li obbliga a partecipare allo spettacolo. Per i più giovani c’è una bella discoteca (il ranchon) a monte della città, raggiungibile salendo una scalinata a pochi passi dal centro. Insomma andate a Barracoa e fateti conquistare dalla sua bellezza.



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