Barcellona, una città splendida

Barcellona, tempesta di colori 11-18 ottobre 2008 Prologo Abbiamo organizzato il viaggio a Barcellona servendoci esclusivamente di una guida e di internet. Abbiamo utilizzato il web per prenotare volo e alloggio. Il viaggio, a/r per due persone con Ryanair, da Trapani per l’aeroporto di Girona, ci è costato 130 euro, con la possibilità di...
Scritto da: alessiogiuliano
barcellona, una città splendida
Partenza il: 11/10/2008
Ritorno il: 18/10/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Barcellona, tempesta di colori 11-18 ottobre 2008 Prologo Abbiamo organizzato il viaggio a Barcellona servendoci esclusivamente di una guida e di internet. Abbiamo utilizzato il web per prenotare volo e alloggio. Il viaggio, a/r per due persone con Ryanair, da Trapani per l’aeroporto di Girona, ci è costato 130 euro, con la possibilità di imbarcare un solo bagaglio del peso max di 15 kg, oltre ai due bagali a mano del peso max di 10 kg.

Abbiamo alloggiato in un bivani con angolo cottura sito in Carrer de Montcada, in pieno centro storico, nello stesso edificio del museo Picasso. L’appartamento lo abbiamo affittato grazie a Diagonal Flats ed al loro sito web. 7 giorni all’ottima cifra di 430 euro, comprensivi di 40 euro per il check in oltre le 23. Il bivani poteva ospitare un max di 4 persone, grazie a due letti singoli nella camera da letto ed un divano-letto nella living room. Unico inconveniente, il terzo piano senza ascensore, con scale antiche e gradini abbastanza alti. Per il resto, la zona è ottima ed in una posizione strategica. Sempre affollata, a due passi dal Born, dove si riuniscono i giovani barcelloneti, zeppo di locali e ristoranti. A due passi dalla fermata metropolitana Jaume I, linea gialla, e via Laietana, una via cruciale per il transito degli autobus urbani. In pieno Barri Gotic, il cuore storico romano-medievale di Barcellona, dove un tempo si svolgeva la vita di Barcino, scalo commerciale dell’impero romano. A due passi dal parco de la Ciutadela e dal lungomare. Insomma, non potevamo trovare posizione migliore. Sabato. Arrivo a Barcellona.

Siamo partiti da Trapani in perfetto orario e siamo atterrati a Girona, Costa Brava, con più di 20 minuti di anticipo. In pochi minuti siamo arrivati al nastro dei bagagli e la valigia rossa di Laura già era in circolo. Acquistati due biglietti a/r per i pullman “Barcellona Bus” (solo andata 12 euro, a/r 21), abbiamo raggiunto la fermata appena fuori l’aerostazione e abbiamo preso il bus in partenza. In poco più di un ora, siamo arrivati nella città catalana, alla Estacio Nord, la stazione degli autobus. Visto che eravamo a poco più di un km da Carrer de Montcada, dove avremmo alloggiato, e che, nonostante fossero le 23, c’era tanta gente per strada, abbiamo abbandonato l’idea di prendere un taxi e abbiamo deciso di andare a piedi. Dopo circa un quarto d’ora siamo arrivati a destinazione. Abbiamo trovato ad attenderci Mariana, incaricata dell’agenzia. Abbiamo pagato il costo dell’appartamento con carta di credito e abbiamo lasciato una cauzione di 300 euro in contanti che ci sarebbe stata restituita alla partenza se non avessimo fatto danni. Dopo avere riscontrato alcune imperfezioni dell’appartamento (la serranda della living room non scendeva, gli infissi non erano proprio nuovi e la tenda della doccia era troppo corta per impedire un allagamento costante del bagno), siamo andati a bere una birra. Dopo avere scrutato alcuni locali, abbiamo optato per un buon pub irlandese. Finita la birra, considerata la stanchezza del viaggio, nonostante fosse sabato, abbiamo deciso di andare a dormire. Questo non è stato possibile sino alle 3 di notte. La movida spagnola, se non ne prendi parte e vuoi dormire, può essere molesta. L’indomani avrei comprato un paio di tappones per le orecchie.

Domenica. Barrì Gotic, La Rambla e Passeig de Colom.

Sveglia alle 9, colazione nella nostra spaziosa living room a base di yo-yo al cioccolato e caffè e via alla volta di Barcellona. Da via Pincessa, la prima strada che entra nel Barrì ti porta a Placa Jaume I. Una piazza con alcuni edifici storico-istituzionali, come la Generalitat, l’edificio che veniva occupato da una sorta di Consiglio esecutivo della città durante il periodo della prosperità economico-mercantile del tardo medioevo. Costeggiando l’edificio, si entra nel cuore del quartiere medievale, costruito sulle fondamenta della vecchia città romana. Infatti, a tratti, sono visibili le antiche mura cittadine. Uscendo su Placa del Seu, si può osservare l’ingresso a Barcino, attraverso due grandi torri in pietra; questo è caratterizzato dalla presenza delle lettere stilizzate che formano proprio il nome dell’antica città romana. Seguendo le mura, si arriva alla cattedrale di Barcellona, la cui facciata è in fase di restauro. L’ingresso è a pagamento, a meno che non si decida di visitarla dopo le 17. Presa questa decisione, io e Laura abbiamo proseguito per il nostro percorso. Questo ci ha subito portati in placa del Rei, alla quale si può accedere attraverso la porta-arco del museo della città antica, con i resti di Barcino. La Piazza presenta i palazzi istituzionali degli antichi sovrani catalani prima e aragonesi dopo. Vista la piazza, abbiamo proseguito verso la parte del Barrì a ovest della placa Jaume I. Tutti gli edifici presentano il carattere medievale dell’arte gotica. La giornata era uggiosa, il ché metteva in risalto i particolari di questo stile architettonico. Visitate le 4 colonne augustiniane, siamo andati di fronte alla cattedrale per assistere alla Sardana, il ballo tipico catalano che si ripete ogni domenica a mezzogiorno. Qui, accompagnati da una banda musicale, una ventina di persone, raccolte a cerchio, si sono esibiti in una danza abbastanza semplice. L’età media di ballerini e musicisti era decisamente alta. Terminata la Sardana, siamo andati a visitare Placa Reial (da non confondere con placa del Rei), accessibile attraverso porte che immettono in un portico ed una strada che la collega con la Rambla. Placa Reial è caratterizzata da una serie di ristoranti che affollano i portici, diverse Palme e l’illuminazione progettata dal primo Gaudì, con il classico ferro battuto del Modernisme. Quindi, siamo arrivati sulla Rambla. Il nome della strada significa torrente e deriva dall’antico torrente che scorreva su questa parte della città, trasformatosi, nel tardo medioevo, in un fogna a cielo aperto. Successivamente, è stata bonificata e trasformata nella strada percorsa dal “torrente” umano quale è oggi. La strada, costituita da un ampio marciapiedi centrale e due strade laterali adibite al transito automobilistico, è la sede di numerosi negozi e, forse, la zona più turistica di Barcellona. Decine sono lo statue umane che affollano il marciapiedi, alcune anche molto belle ed originali. Oltre a queste, ci sono edicole, fiorai e altro. Abbiamo percorso la Rambla in direzione di Placa Catalunya e siamo entrati nella chiesa della Natività, dove abbiamo assistito alla messa in spagnolo…Quindi, mangiato un boccone in un Pita Inn, una sorta di catena di fast food arabi (l’unico pasto indecente dell’intera settimana), ci siamo diretti alla su menzionata piazza. Qui, abbiamo trovato l’Hard Rock Cafè. Sebbene non siamo amanti di questo genere di posti, siamo entrati per dare un’occhiata e abbiamo trovato un vero museo della musica rock. Strumenti e abiti di scena di importanti artisti decorano tutte le pareti. C’è, addirittura, il primo contratto discografico dei Queen. Insomma, una scorpacciata di fotografie e via alla volta del monumento a Colombo, al polo opposto della Rambla. Qui, dopo qualche scatto ai numerosissimi gabbiani, abbiamo deciso di regalarci il primo meritato riposo della giornata. Della durata di un ora e mezza!! Alle 16.15, quindi, ci siamo mossi alla volta della chiesa di Santa Maria del Pì, circondata da splendide piccole piazze dove potere gustare un caffè all’ombra dei palazzi medievali della zona. Prima, però, una visita al Careffour della Rambla ad acquistare tutto il necessario per il pranzo dell’indomani, oltre che l’acqua ed il latte. La chiesa ci è sembrata molto bella, anche se semplice e austera. Quindi, ci siamo recati alla cattedrale dove, come previsto, siamo entrati gratuitamente. La chiesa madre di Barcellona è molto sfarzosa nelle decorazioni interne ed è caratterizzata da un corpo centrale che ospita il coro che spezza la continuità della struttura. Circondata da diverse cappelle, sul lato destro è presente l’accesso al chiostro, caratterizzato da una fitta vegetazione e da 13 oche, che rappresentano i 13 anni di torture di Santa Eleutalia Martire, patrona della città. Alle 19, finalmente, siamo arrivati a casa. Dopo una doccia ed un aperitivo fatto in casa, siamo andati a cenare in un locale spagnolo, luce soffusa e tanta cordialità. All’inizio del Calle del Tarantana, abbiamo mangiato un paio di Tortilla de patate, Burrito e nachos spagnoli. Una fetta di una squisita torta al cioccolato e due coppe di sangria. La cuenta, 28 euro. Il pasto era buono, ma le porzioni non proprio adeguate. Passeggiata digestiva ed al letto, pronti per la giornata di Gaudì.

Lunedì, Passeig de Gràcia e Parc Guell.

Lunedì mattina ci siamo recati a piedi verso Passeig de Gràcia, non eccessivamente distante da casa. Qui, abbiamo potuto ammirare la strada costruita per collegare il cuore della città al paesino di Gràcia, in quella che è stata la gara tra industriali e costruttori a chi producesse le migliori abitazioni moderniste. Arrivati a Casa Battlò, usufruendo di uno sconto esibendo il nostro libretto universitario (a dire la verità, io avevo soltanto la tessera della biblioteca regionale, ma l’ho spacciata per tessera universitaria), abbiamo acquistato il biglietto d’ingresso a 16 euro, cadauno ovviamente. Quindi, con delle preziose audioguide, comprese nel costo del biglietto, abbiamo cominciato la nostra visita in quella che è il cuore del Modernisme Catalano. Dopo più di un ora di visita, ci siamo diretti, prendendo la metrò ed un autobus, al ParcGuell, il parco voluto dall’industriale Guell e progettato da Gaudì per dare una nuova area residenziale alla ricca borghesia barcelloneta. Progetto poi naufragato. Siamo entrati al parco dall’accesso superiore. L’autobus effettua una fermata proprio dinnanzi la porta d’ingresso. Consumato il nostro panino, siamo entrati alla casa-museo di Gaudì (6 euro a testa, 4 con lo sconto studenti). Una delusione. Quindi, percorrendo la via delle palme, siamo arrivati all’agorà del “parco-paese”. Qui, l’area circolare è circondata da un’unica panchina dalla strana forma costruita dall’artista modernista. Al di sotto di quest’area, una strada guida fuori il parco, attraverso delle fontane moderniste, tra le quali si può ammirare il simbolo della città, la lucertola modernista di Gaudì. L’uscita del parco è costituita da due case che sembrano uscite da Dysneyland. In realtà, è meglio entrare da questo varco, anche se questo significa scendere dal bus molto prima e percorrere a piedi 350 metri di ripida salita. Utilizzando il nostro biglietto da 10 corse (7,50 euro, mentre il biglietto singolo costa 1,30 euro; il biglietto è utilizzabile anche da più viaggiatori contemporaneamente, basta obliterarlo più volte; abbiamo ritenuto più conveniete, tra le varie possibilità, acquistare il biglietto da 10 corse per 3 volte, con una spesa complessiva di 21 euro circa), siamo tornati a casa, non prima di una sosta al careffour per un’ulteriore e necessaria spesa. La sera cenetta a base di pasta ed a nannà. Martedì. Sagrada Familia, Palau Guell, Ciutadella e Barcelloneta.

Martedì mattina, con la metropolitana, abbiamo raggiunto il monumento più rappresentativo di Barcellona, la Sagrada Famiglia. La chiesa è caratterizzata da due facciate completate, mentre i fianchi, di cui uno dovrebbe rappresentare la facciata della gloria, sono un cantiere aperto, come l’interno, per quel che ne sappiamo (visto che, proprio a causa di questo motivo, abbiamo deciso di non entrare; l’ingresso è comunque sulle 8 euro). Le due facciate completate sono molto diverse. Mentre quella della natività, costruita da Gaudì, è molto ricca di decorazioni, un caos che rappresenta i vari episodi che narrano la nascita di Cristo, la facciata della Passione, che di Gaudì ha avuto solo il progetto, è molto lineare, sia nella struttura che nello schema di narrazione. Entrambi sono, comunque, molto belle e meritano di essere viste. Dalla Sagrada, percorrendo l’Avinguida de Gaudì, abbiamo raggiunto l’ospedale di Sant Pau i Santa Creu, anch’esso opera del modernismo, anche se costruito da Domenech e non Antoni Gaudì. Vedendo l’ospedale viene quasi voglia di essere infermi e ricoverarsi. È un esempio di luogo la cui bellezza può aiutare il benessere dello spirito e la rapidità della guarigione. Inoltre, l’avinguida, merita di essere percorsa, puntellata com’è di lampioni in stile modernista. Dall’ospedale, prendendo la metro alla fermata omonima, abbiamo raggiunto la fermata Urquinaona e ci siamo recati al Palau della musica Catalana (sulla Laietana) per prenotare la visita (è meglio andarci qualche giorno prima; noi l’abbiamo prenotata per venerdì mattina). Il costo è di 16 euro per due persone, con guida in inglese o spagnolo. Successivamente, abbiamo visitato il Palau Guell, sulla Rambla, quindi raggiungibile a piedi. Purtroppo il palazzo è in ristrutturazione, quindi ci siamo dovuti accontentare del patio d’ingresso per carrozze e cavalli e le stalle sottostanti. Ovviamente, in maniera gratuita. Al ché, ci siamo recati a casa per il pranzo. Un paio di ore di relax e via alla volta del parc de la Ciutadella. Il parco, a due passi da casa, presenta una rigogliosa cascata (così dice la guida), chiusa per ristrutturazione, pure questa!! Inoltre, vi sono un laghetto artificiale molto piccolo, dove è possibile noleggiare una barca, il Palazzo del governo Catalano (il governo regionale) e lo zoo (il biglietto costa 13 euro). Tra tutte queste attrazioni, abbiamo preferito stenderci all’erba e goderci il sole che, dopo due giorni, finalmente è tornato a risplendere. Alle 17.45 ci siamo recati alla Barcelloneta. Ovviamente a piedi. Qui abbiamo ammirato la grande maestria degli spagnoli nel trasformare un’area portuale in un’attrazione turistica. Anche qui, diversi musicisti da strada. Percorriamo gran parte del lungo mare. Alle 19.30 raggiungiamo il molo de Gregal, accanto il porto olimpico. Qui, dietro consiglio, ci accomodiamo alla Barca del Salamanca, che sino alle 20.15 offre un menù a 13 euro più iva (7%). Ci vengono serviti: olive verdi, insalata verde, zuppa di cozze, calamari fritti, paella di pesce decisamente abbondante, sorbetto al limone, dolcetti catalani, un amaro tipico che sembra grappa, acqua e un quarto di vino bianco. Abbiamo mangiato sino a scoppiare al costo complessivo di 28 euro. Con un eccellente rapporto qualità-prezzo. Dopo cena, passeggiata sul lungo mare per digerire e, con i piedi in fiamme, siamo arrivati al Born, dove abbiamo bevuto una birra al Paseig del Born. Quindi, con la giornata campale alle spalle ed una gita fuori città prevista per l’indomani, siamo andati al letto.

Mercoledì. Il Camp Nou e Figueres, la casa di Dalì.

Mercoledì mattina siamo andati a visitare il tempio del calcio spagnolo. Inizialmente non eravamo molto convinti di questa visita, ma poi è stata veramente bella. Al costo di 12 euro cadauno, abbiamo fatto il tour che ci ha condotti negli spogliatoi del Barcellona, sul campo, in tribuna, in tribuna stampa, nella sala interviste, nella sala per le conferenze stampa, nel museo della squadra, nella sala trofei. Insomma, un tour completo nel passato e nel presente del Barcellona FC. Dopo un ora di visita, ci siamo recati alla fermata metrò dell’Università e siamo andati alla stazione Sants. Qui abbiamo preso il treno per Figuers per visitare la casa-museo di Dalì. Tra treno e biglietto della casa abbiamo speso circa 30 euro a testa. Il viaggio è durato un paio di ore. Giunti a Figueres, visto le dimensioni della città, siamo arrivati presto alla nostra meta. La casa è veramente un monumento alla stranezza e alla stramberia. Ma con il senno del poi, considerando il viaggio ed il costo complessivo per visitarla, non credo ne valga la pena. La città di Figueres, inoltre, non è particolarmente bella, quindi ci si va esclusivamente per l’artista spagnolo.

Arrivati a casa alle 21 circa, abbiamo mangiato una frittata e siamo andati in un pub irlandese nel barrì per bere una guinness. Ovviamente, nulla a che vedere con la scura che si beve a Dublino, ma ci accontentiamo. Esausti, abbiamo salutato la giornata.

Giovedì. Parc de Montjuic.

Giovedì mattina, su Via Laietana, prendiamo il bus che ci accompagna alla torre sulla Barceloneta dalla qual parte la teleferica aerea che, al costo di 9 euro cadauno, accompagna sino al rilievo di Montjuic che, come il Tibidabo, sormonta la città spagnola. La teleferica dà la possibilità di sorvolare la città, ma la durata è talmente breve da non giustificare il costo del biglietto. Comunque, un panorama simile, anche se non così bello, è visibile dal parco stesso. A Montjuic prima abbiamo visitato il castello, solo all’esterno, visto che all’interno è allestito un museo militare che non ci interessava. Da segnalare una splendida vista sulla parte commerciale del porto, che non si vede neanche dalla teleferica. Quindi, abbiamo preso un autobus che fa tutto il giro del parco, portando nei pressi degli anelli olimpici. Abbiamo visitato la fondazione Mirò, che le numerose opere dell’artista. Anche qui, il biglietto costa 8 euro, con lo sconto studenti, 6. Dopo il museo ci siamo recati, sempre a piedi, al Publo Espanyol, attraversando la strada che costeggia il Palau Nacional dell’arte Catalana. Ingresso al Publo, con riduzione studenti, 6 euro+2 euro per l’audioguida, indispensabile (il costo intero è 8 euro+3). Il paesino è una ricostruzione delle varie architetture presenti nelle diverse zone della Spagna, costruito in occasione della mostra internazionale del 1929. Gli edifici sono stati costruiti riproducendo fedelmente gli originali, anche per quanto riguarda le tecniche di costruzione e i materiali utilizzati. La visita, con tanto di foto, dura un paio di ore. Quindi, prendendo un bus e la metro siamo andati sulla Rambla e da qui alla Boqueria, il colorato mercato di Barcellona. Abbiamo preso due frullati al costo di un euro (perché stavano chiudendo, in genere costano un euro per frullato), abbiamo comprato degli hamburger (1,20 euro 2 h.) e siamo tornati a casa. Una doccia e via a mangiare tapas, degli antipasti spagnoli con i quali, a dire la verità, si può fare la cena. Ne abbiamo presi un paio, di diverso tipo. Abbiamo mangiato anche una patata brava, ossia una patata dal sapore dolce con una salsa simile alla maionese, e un paio di gelati al torrone con cioccolata calda, squisiti. Abbiamo mangiato in Carrer de la Princessa, al Xatipiri (o qualcosa del genere, insegna gialla) e abbiamo pagato 25 euro circa. Dopo cena, breve passeggiata verso casa.

Venerdì. Palau della Musica, Parc Guell 2 e Maremagnum.

Venerdì, alle 10, abbiamo cominciato la nostra visita guidata e prenotata al Palau de la Musica Catalana, un teatro costruito da Domench in stile modernista, molto bello, sicuramente da vedere (costo del biglietto 8 euro, con lo sconto). Dopo il Palau, ci siamo diretti nuovamente a parc guell per il “servizio fotografico stile matrimonio”. Questa volta ci siamo fatti la salita e siamo entrati dall’ingresso principale del parco. Dopo un bel po’ di foto, siamo ritornati a casa prendendo l’autobus che ci ha portato in giro per la città percorrendo, tra le tante vie, Passeig de Gràcia. Nel pomeriggio, Laura si è dedicata allo shopping, mentre io ho riposato il mio piede sinistro, afflitto ormai da una fastidiosa infiammazione che mi ha reso zoppo. Alle 19 ci siamo diretti a Placa de Espanya, per ammirare lo spettacolo mozzafiato della Fontana Magica, impedibile e gratuito. In inverno lo show si ripete il venerdì ed il sabato, dalle 19 alle 21. Ogni quarto d’ora, uno show diverso, diverse le musiche e diversi i giochi d’acqua. Finito lo spettacolo, abbiamo preso la metro e siamo andati a vedere la Sagrada Famiglia in notturna. Una delusione. Quindi, con lo stesso biglietto, abbiamo preso un autobus che ci ha portati alla Barcelloneta, al MareMagum, per la precisione. Lì, dopo un gelato al McDonald, abbiamo fatto un giro nel centro commerciale. Tutti i negozi erano chiusi, all’ultimo piano un discopub si stava preparando ad affrontare il venerdì notte. Ma noi, troppo stanchi per ballare, abbiamo battuto in ritirata. Preso un altro autobus, siamo tornati al born. Qui abbiamo optato, ovviamente, per un altro pub irlandese. A dire la verità, avevamo provato ad entrare al Princesa 23, un pub molto vivo. Talmente vivo che non c’era spazio per sedersi (anche in piedi, a dire la verità, non si stava comodi). Quindi, ci siamo andati a sdraiare sui comodi divani del pub irlandese, deserto al nostro arrivo. Un’ora di relax e siamo tornati a letto. Sabato. Ritorno a casa.

Sabato mattina, Barcellona si è svegliata con la pioggia. Con molta tristezza, abbiamo rifatto le valigie ed abbandonare l’appartamento. Quindi, prima di lasciare la città, ci siamo regalati un’ultima visita alla chiesa di Santa Maria del Mar, in pieno Born. Una vera meraviglia. L’ingresso è gratuito. Dopo essere stati sorpresi dalle enormi statue degli “Eroi storici” che camminavano lungo una navata laterale, abbiamo assistito all’inizio di un matrimonioe siamo usciti, diretti alla stazione degli autobus. Arrivati all’aeroporto, check in, imbarco e partenza in perfetto orario. Per la cronaca, anche al ritorno, l’aereo è atterrato con 20 minuti di anticipo.

Consigli di viaggio Per spostarvi utilizzate il trasporto pubblico. È efficiente ed economico, soprattutto se acquistate biglietti multicorsa. Se siete una coppia, è meglio acquistare il biglietto da 10 corse. Con soli 10 euro circa a testa, abbiamo usato i mezzi quasi senza limitazioni.

Se siete leggermente sportivi, noleggiate una bicicletta.

Particolarmente belli e da visitare Palau della Musica, Casa Battlò, il Publo Espanyol e il camp nou.

Andate a mangiare alla barca del Salamanca, al mlo gregal, sbito dopo il porto olimpico, alla Barcelloneta. E prendete il menu entro le 20.15. Non ve ne pentirete.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche