Barcellona: un week end in amicizia

Le facce smunte, le profonde occhiaie, l’intenso odore di fritto e fumo che impregna i nostri abiti, l’ovattato silenzio in un Pullman che quasi “carontideo” ci traghetta all’aeroporto tra le ultime nebbie della notte, la dicono lunga sul clima festaiolo del fine settimana Barcellonese. In realtà, della “movida” notturna vedremo...
Scritto da: Domenico Pansini
barcellona: un week end in amicizia
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
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Le facce smunte, le profonde occhiaie, l’intenso odore di fritto e fumo che impregna i nostri abiti, l’ovattato silenzio in un Pullman che quasi “carontideo” ci traghetta all’aeroporto tra le ultime nebbie della notte, la dicono lunga sul clima festaiolo del fine settimana Barcellonese.

In realtà, della “movida” notturna vedremo soltanto il vigoroso sbocciare ed il suo lento spegnersi alle prime luci del giorno, con negri che vendono lattine di birra vagamente fredde ad ogni angolo della strada, buone per avventori già ubriachi oramai insensibili a qualunque gusto, in una Rambla con un aspetto così diverso da quello diurno, affollata ora di donne che vendono la loro merce più preziosa sotto gli occhi dei numerosi poliziotti inebetiti.

Anche questo è Barcellona, od almeno questo è ciò che possiamo apprezzarne durante un troppo breve week end. Ce n’è per tutti i gusti, basta solo sceglierne la personale chiave di lettura, e probabilmente ce ne sono infinite, ognuna delle quali ci mostra una diversa faccia della cosmopolita città.

Con mia moglie Laura, il mio migliore amico Antonio e la sua compagna Daniela che aspetta due gemellini, abbiamo ovviamente scelto la chiave interpretativa turistico-culturale eleggendo in particolare il “modernismo” (ovviamente) come il nostro punto di riferimento. Detta premessa non esclude però il non meno interessante e piacevole lato eno-gastronomica che ci siamo guardati bene dal non trascurare, frequentando per quanto possibile, i più disparati tipici locali, designando Barcellona come bandiera per la cucina ed i vini Catalani, aggiungendo così un po’ di ciccia da smaltire nei giorni successivi nostalgicamente pensando al genio artistico dei grandi Gaudì, Dalì e Picasso.

14 Gennaio 2006 Pagare un volo a/r Roma-Ciampino/Girona-Barcellona 33 euro tasse incluse(Ryanair), è qualcosa che già ti mette di buon umore, se poi atterri anche con venti minuti di anticipo la cosa credo sia ancora più piacevole.

Meno piacevole è invece il consueto assalto al pullman che con circa un’ora di viaggio ci dovrebbe condurre nella capitale Catalana.

Attardatici forse troppo nel sistemare i bagagli nel vano dell’ambito mezzo, rischiamo con Antonio di rimanere a terra senza le nostre compagne, la qual cosa non sembra preoccuparci più di tanto e già fantastichiamo su una vacanza come ai vecchi tempi; ma per uno strano scherzo dello spietato destino, ci ritroviamo ancora una volta “incatenati”ai nostri posti.:-) Qualche fermata dell’efficiente metro per raggiungere l’Hotel “Moderno” (70 euro c.A. La doppia prenotando prima su internet), posare i nostri trolley e, visibilmente emozionati ci catapultiamo sulla Rambla in mezzo ad un turbinio di gente.

Mille itinerari preparati a casa, vanno ovviamente all’aria, ed all’inizio ci lasciamo trasportare e giriamo un po’ a caso senza però non accusare l’alzataccia alle 3.30 del mattino.

Visitiamo così il pittoresco mercato scattando qualche foto, e gettando un occhio a qualche buon localino non eccessivamente caro dove poter sgranocchiare qualcosa visto l’approssimarsi dell’ora di pranzo, almeno per noi, perché come specificato anche sulle guide, è abitudine radicata degli spagnoli quella di tirar tardi e, da festaioli impenitenti quali sono viaggiano con almeno un paio d’ore di ritardo… vecchi ricordi le cene alle cinque di sera in Normandia o nella vecchia Inghilterra! In una stradina tangente alla Rambla, troviamo una “Cerveceria” dove sederci e provare le tanto decantate “Tapas”, che alla fine altro non sono che una sorta di antipastini quali: fritti, formaggi e l’eccellente prosciutto catalano. Vino tinto, ed una sangria “spaccatesta” per me, renderanno più allegro il nostro peregrinare.

Ammirevole la vitalità di Daniela che pur in dolce attesa è sempre pronta a scattare in marcia! Arrivati a Plaça de Catalunya, prendiamo il Turistic Bus (22 euro a persona), è un modo forse scontato per girare la città ma, a conti fatti, consente di risparmiare tempo e denaro, permettendoci in soli due giorni, di visitare i luoghi di maggior interesse. Sul bus, aperto al piano superiore, vengono inoltre fornite brevi indicazioni sui luoghi e, cosa fondamentale, è possibile scendere e riprenderlo quando si vuole, con tempi di attesa che non superano mai i dieci minuti.

Scegliamo trai tre possibili, il percorso blu che compie un lungo giro, partendo da Plaça de Catalunya passiamo così per plaça d’Espanya e decidiamo di scendere al “Poble Espanyol “fedele ricostruzione dei vari stili architettonici della Spagna del passato, con esposizioni d’artigianato locale delle singole regioni; si tratta in realtà di una fedele ricostruzione, sicuramente ben riuscita che da però la possibilità di farsi un’idea complessiva della controversa cultura locale. Tornati sul bus percorriamo il cosiddetto anello olimpico teatro degli ormai non recentissimi giochi, ed arriviamo fino al porto, intravedendo le immense spiagge; il tempo è clemente e tra il sole che volge ormai verso rossi tramonti e gli onnipresenti gabbiani, passeggiamo avvolti in romantiche atmosfere.

Tutta la zona è stata rimodernata per le olimpiadi del ‘92 dove tra architetture moderne e stilizzate campeggia annerita e fiera l’antica statua di Colombo, temerario incompreso italiano del quale ci sentiamo orgogliosi.

Di nuovo a bordo attraversiamo il villaggio olimpico ora destinato in gran parte a civili abitazioni, circumnavighiamo lo zoo che per principio decidiamo di non visitare, e scendiamo di fronte alla “Pedrera” prodezza architettonica di Gaudì; purtroppo oggi è possibile accedere soltanto ad un piano, all’interno del quale c’è una pinacoteca che giudichiamo abbastanza interessante. Qualche foto all’esterno della “casa Batllò” ed ormai con il buio ci lanciamo nel pieno del Barrì Gotic lasciandoci travolgere dalla folla del primo sabato pomeriggio di saldi, che a dispetto di sentite dicerie, non ci appaiono in realtà così convenienti. Ancora pochi passi per ritrovarci di fronte alla cattedrale che, illuminata di sera, è a dir poco emozionante; è incredibile come gli stessi luoghi possano comunicare sensazioni così diverse a seconda dell’ora in cui si ha la fortuna di incontrarli. Incontrarli si, perché la cattedrale nascosta e protetta da vicoletti medioevali, appare quasi d’improvviso immersa nella penombra, nascondendo al suo interno un caratteristico giardino, affatto inferiore per bellezza e magnificenza all’aspetto esteriore della stessa.

I mille ceri accesi che donano al tutto una luce tetra, inducono a sognare scontri d’arme tra bramosi cavalieri.

Oramai esausti ci lasciamo cullare dalle musiche dei numerosi artisti di strada, mentre cerchiamo un posto caratteristico dove poter gustare qualcosa di tipico alla catalana.

La ricerca è ardua per eludere il rischio di finire nel solito locale turistico, come del resto quella per non dover essere costretti ad aprire un mutuo per una cena, entrando semplicemente nel ristorante sbagliato. Ebro di vita, m’infilo con Antonio in stradine alquanto poco raccomandabili ma che sento di amare per il loro profumo vissuto, purtroppo i ceffi strampalati che li frequentano non credo ci amino nella stessa maniera, e sembrano anzi più attratti dal contenuto delle nostre tasche, cosicché non senza essermi beccato le rimostranze delle donne, ritorniamo sulla Rambla ancora non completamente ubriaca. Ormai affamati, ci viene facile infilarci in uno dei tanti affollati locali che ci aveva precedentemente ispirato, qui si mangia in piedi o al massimo seduti su degli sgabelloni attorno ad un bancone a ferro di cavallo sul quale servono bocadillos, tapas e patatine,ed, in onore al locale bacco, vino e birra di buona qualità.

Il locale che sinceramente consiglio, si chiama “Viena” ed è bello anche soltanto vedere i banchisti lavorare ed urlare al povero cuoco che si arrabatta trai fornelli in un mare di salsette misteriose.

E’ qui che gli spagnoli iniziano la loro “movida” notturna, bevicchiando e mangiucchiando qualcosa, saltando da un locale all’altro fino ad essere satolli e storditi quanto basta.

Noi invece, alquanto soddisfatti anche per l’ottimo prezzo e la strana dolce birra (DAMM), stremati ci avviamo verso l’albergo, facendo l’ennesima passeggiata immersi nel piacevole freddo pungente della magnifica sera.

Crollati sui comodi letti dopo una doccia, sarà in realtà difficile dormire almeno per me, perenne insonne continuamente attratto dai variopinti schiamazzi della strada.

15 Gennaio 2005 Il caffè italiano che immancabilmente ci segue orami da qualche anno nelle nostre borse, è un toccasana anche per le peggiori nottate nei più sperduti posti, figuriamoci che effetto piacevolmente benefico può avere se ci troviamo in un bell’albergo nel centro della gotica Barcellona, con una appetitosa colazione intercontinentale che ci aspetta di sotto (cosa quanto mai rara visti i b&b visitati negli ultimi periodi).

E così che da buoni italiani, trasformiamo la colazione in una sorta di pranzo, cosa che si rileverà poi molto utile in quanto ci permetterà di passare quasi direttamente alla cena della sera consentendoci di dedicare più tempo alle nostre “esplorazioni”.

Nessuno di noi è un grande esperto di arte e, meno che mai di quadri, ma le parole di David un nostro sensibile amico mi ronzavano in testa: “Vai a vedere il museo di Picasso, pur non essendo un esperto capirai molte cose”, voglio credergli e, la mia proposta è accettata all’unisono, tutti in fondo vorremmo rispondere alla stessa domanda che per pudore nessuno pronuncia, ma che vorrebbe cercare di capire come mai un pittore che fa dell’anatomia umana un’autodemolizione, realizzando quadri a dir poco aberranti possa diventare tanto famoso… Ebbene si! Alla fine del museo tutti e quattro avremo le agognate risposte, felici come bambini a cui sia stato rivelato un prezioso segreto. Per capire il signor donnaiolo Picasso, non basta leggere la sua vita ed analizzare il contesto storico, per capire un quadro di Picasso, bisogna osservare le sue opere dalle origini alla fine, i suoi studi, il suo incaponirsi su un soggetto, le sue sofferenze, le sue fissazioni ed alla fine la sua rielaborazione, il voler rimetter tutto in discussione attraverso il suo punto di vista… e qui mi fermo prima di suscitare le giuste riprovazioni di qualche vero critico professionista …

Usciamo dal museo con un senso di liberazione, dato a chi ha rischiarato il buio con una tenue fiammella di saggezza e, personalmente, mi sento infinitamente più ricco: ”Nati non foste per viver come bruti… ma per seguir virtute e conoscenza..”. Recitava Il Sommo Poeta.

Ripercorriamo le vie di una Barcellona che ora si sveglia (sono le 11,30 ca), la nostra infallibile guida ci raccomandava di assistere alle 12.30 alla “Sardana” tipica manifestazione spontanea di danza popolare che si tiene ogni domenica di fronte alla cattedrale, nel cuore del Barrì Gòtic.

In effetti lo spettacolo offerto da tante persone in età un po’ avanzata, non è certo un numero di danza acrobatica spettacolare, ma l’aria di aggregazione che si respira è veramente piacevole e mi verrebbe quasi la voglia di gettarmi tra di loro, se non fossi trattenuto dalla mia grande passione per la fotografia e, completamente rapito dall’orchestrina di suonatori alcuni dei quali sopra gli ottanta anni, inizio ad immortalare rispettosamente ogni dettaglio soffermandomi su alcuni strumenti a me sconosciuti.

Il tutto mette una grande allegria nei nostri cuori ed anche il tempo sembra accorgersene tanto che decide di regalarci una bella pioggerellina per raffreddare i calienti animi. Preso il consueto bus approdiamo alla famosissima incompleta Sagrada Familia.

Lascio alle guide la spiegazione di questo luogo dalle controverse vicende, all’interno del quale, più volte consigliati da un folto gruppo di amici e parenti, decidiamo di non entrare, limitandoci a leggerne la storia ed i tratti salienti, fatti che non possono non farci sorridere di fronte all’eccentrico personaggio che era Gaudì, eccentricità e genio che ritroveremo nel poco distante Park Guell da lui stesso creato.

Personalmente odio le mete ultraturistiche, ma devo ammettere che queste sono veramente opere uniche al mondo che, pur magari non incontrando i propri gusti personali, bisogna comunque saggiare, per poter se non altro ampliare le proprie conoscenze e saper riconoscere i vari stili nei numerosi tentativi d’emulazione che si sono susseguiti negli anni.

Foto di rito al lucertolone e siamo di nuovo sul bus, nel frattempo ha ricominciato a piovere in maniera abbastanza fastidiosa, ma affatto intimoriti ci dirigiamo verso lo stadio, poiché a causa di un non ben precisato motivo sembra che tutti i musei abbiano oggi deciso di chiudere alle quattordici, lo stadio in ogni modo non fa eccezione visto che è già serrato alle diciassette per l’imminente partita del Barcellona di lì a due ore. Affatto abbattuti, facciamo al solito un giro nei dintorni visitando il dedicato Barcellona’s store di fronte al campo di hockey su ghiaccio.

Causa pioggia ci avviciniamo al Barri Gòtic e come guida consiglia, ci regaliamo una “cioccolatiera” rilassante pausa nella più famosa pasticceria “Farggì”. In realtà la cioccolata se pur di ottima qualità non incontra i nostri gusti, amanti incalliti del cioccolato fondente, a dispetto invece di quella servitaci che risulta troppo dolce e fruttata, solo alla fine Laura si accorgerà che sarebbe forse bastato chiederne un diverso tipo visto che, alla cassa, vendono le più disparate polveri provenienti da ogni parte del globo.

Le ultime luci del giorno spariscono oramai dietro i gotici campanili, ma mai sazi, iniziamo a girovagare per le stradine che dietro ogni angolo nascondono un artista di strada che suona o canta qualcosa che alimenta i nostri sogni, e così ci ubriachiamo di tutto, dal soul alla musica lirica, finché le nostre stanche gambe ci riportano in albergo.

Giusto il tempo per un caffè una rinfrescatina e di nuovo fuori tra le gente della notte…

Un bel locale dove gustare una buona paeja che non è caratteristica di questa regione ma in fondo chi se ne frega, visto che la nostra voglia supera il campanilismo catalano, ed ecco che seduti ad un tavolaccio di legno la gentile cameriera ci serve l’agognata pietanza in un padellone bollente sotto la nostra faccia soddisfatta, arrossata dai vapori del vino e dalla sangria.

La serata scorre piacevolmente tra un bicchiere ed una risata, mentre la Rambla si riempie di nuovo del suo pubblico notturno e noi veramente stremati e più che appagati, ci andiamo a godere le poche ore di sonno che ci separano dalla sveglia mattutina delle cinque. Porremo così fine a questa breve vacanza, e torneremo un po’ più ricchi alla nostra vita di tutti i giorni, serbando nel cuore il ricordo di questa meravigliosa città che ci ha accolto tra le sue fraterne braccia, fosse anche solo per donarci un caloroso brindisi tra vecchi amici che amano la vita. Dedichiamo questo viaggio alla nostra piccola Federica che non senza sensi di colpa abbiamo per la prima volta egoisticamente lasciato con i nonni.

Indirizzi utili: Hotel Moderno: Hospital, 11, 08001 Barcelona Prenotabile tramite il sito www.Bookingonline.Com Viena: locale famoso salendo sulla Rambla, ma per i fumi dell’alcool ricordo soltanto che non era distante dalla fermata della metro Liceum perdonatemi!:-)



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