Barcellona: Turista per sbaglio!

«Allora, appena arrivo, prenoto il posto sul treno per Madrid, poi esco, cerco una bella pensioncina sfigata tipo “Da Zia Dolores - doccia sul piano” senza colazione; una bella doccia ristoratrice e scopriamo Barcellona di notte! Domani visita rapida, treno e via, Marocco arrivo!!!». Nei cartoni animati giapponesi, ogni tanto, appaiono...
Scritto da: Costanzo
barcellona: turista per sbaglio!
Partenza il: 02/08/2002
Ritorno il: 06/08/2002
Viaggiatori: da solo
Spesa: 500 €
«Allora, appena arrivo, prenoto il posto sul treno per Madrid, poi esco, cerco una bella pensioncina sfigata tipo “Da Zia Dolores – doccia sul piano” senza colazione; una bella doccia ristoratrice e scopriamo Barcellona di notte! Domani visita rapida, treno e via, Marocco arrivo!!!». Nei cartoni animati giapponesi, ogni tanto, appaiono maialini con le ali, mucchette volanti o cacchine colorate che svolazzano per lo schermo, fanno un po’ di boccacce e se ne vanno. Me lo immagino il mostrino che, mentre facevo i miei programmi, mi svolazzava intorno e se la rideva: «Turista fai da te? Ahi ahi ahi! … tu non sai!». Non è che non sapessi, ma sapevo meno del dovuto.

Le temute ferrovie spagnole pretendono la prenotazione sulle grandi distanze, e già il treno con cui ho raggiunto Barcellona mi è costato 30 Euros (letto “oró” alla francese) di supplemento, e ho trovato solo posto in prima classe dopo aver fatto gli occhi dolci alla signora della biglietteria di Montpellier, piangendo in francese per farmi trovare un buco sul treno a qualunque costo.

Stazione di Barcelona, ore 21:58, biglietteria. «Ola, vorrei prenotare un posto sul treno di domani alle 15h30 per Madrid e la coincidenza sùbito dopo per Algeciras». «Está todo completo!» Oddio! «Vabè, quello dopo?», «Completo!» O Gesù! «E che ne so, quando c’è un posto libero?», scrive sul computer, «Cuccetta domenica alle 22h00!». È? Oggi è venerdì!!! «No,grazie!» Ci devo riflettere. Cavolo, però, bloccato qua per almeno due notti! Vabè, pazienza! Passiamo al punto 2 del piano: pensioncina sfigata “Da Zia Dolores”. Esco.

Wow che grattacieli, qua zia Dolores non ce la vedo! Vediamo un po’… là, c’è scritto hotel. Mmm, lo vedo dispendioso, tutto di vetro! No no, andiamo oltre, tanto lo zainone non pesa troppissimo e la notte è fresca. Il cartello dice “Plaça d’Espanya”, l’ho sentita nominare, andiamo lì. Imbocco Carter Tarragona. Ma alberghi niente? Vabè! … Oh, hotel! Ma quante stelle c’ha? Una galassia!!!! No no, proseguiamo! Quest’altr’anno lo zaino lo porto vuoto, porca vacca, mi sta rompendo la schiena! Lo dico sempre e non lo faccio mai, c’ho messo dentro anche mia madre!!!! Hotel Onix, tre stelle. A Roma, se ti dice bene, tre stelle sono 100-120 mila lire: magari se non trovo altro. Op op, proseguiamo! Plaça d’Espanya: bella col monumento col braciere ardente in cima e il palazzone coi raggi laser. Bella bella, ma proseguiamo. Hotel Plaza! Ah ah ah, ci dorme tua sorella al Plaza, altro che 100 mila lire!! Ma sta cacchio di Zia Dolores dove sta? Va bene pure “Nonna Carmen”, “Cugina Consuelo”, da “Da Sancho lo zozzone”: voglio una pensioncina bella laida da 10/20 Euri, 30 tiè! (**- a proposito, in Spagna, Francia e in Inglese dicono e scrivono Euros al plurale, perché noi non possiamo dire Euri che è grammaticalmente più corretto? -** Chiusa parentesi). Che bella stradina fatiscente: Carrer de la Creu Coperta, qua Zia Dolores ce la vedo bene! Madonna ‘sto zaino, mi sta trinciando le spalle! Senti che odorino… tapa, restaurante, pastelaria, pure un pub… mii che fame! Sono le undici di sera, ho bisogno di una doccia ché sembro un fungo sott’olio, e di mangiucchiare.

TRONK! Porca zozza! La stringa sinistra dello zaino è partita! Nooooo, miseria ladra! Sono sudato come un suino, ho caldo, ho il mal di testa tipico mio del primo giorno di viaggio, ho sete, ho fame, mi cola il naso, mi fa male un mignoletto, mi si strappa la cinghia dello zaino! Non c’è un cacchio di albergo abbordabile, manca che venga a piovere!!!! PLAC! Goccia sulla guancia «Annaffiano!». PLAC! Goccia sul braccio. «No, non annaffiano!» PLAC PLAC PLAC!!! Ma è uno scherzo!!!!!!! Non so se piangere o ridere, mi sento preso in giro dal destino! Cerco di non pensare ad altre disgrazie ché sennò si avverano! Giro a sinistra: stada stretta stretta e brutta brutta; lo zaino pesa sempre più! Dopo poche gocce smette di piovere, mi rincuoro. Giro ancóra, alberghi niente: basta! Dov’era l’hotel Onix? Chissene, gli do ‘ste 100 mila e la chiudo qua. «Buenas tardes, avete una stanza per questa notte?» Minchia che ingresso st’hotel, tutto marmo, tappeti, bandiere! «Seguro! Solo stanotte?» «Sì!» Embè è già tanto, domani col sole mi trovo un altro posto.«Mi dia pure il suo passaporto, prego» Glielo do, lui scrive. «Quando viene?», «80 più 7% tassa di soggiorno, più tassa de tu’ sorella, più, più più = ochenta y nueve con ochenta y ocho Eurosss!». Badabùm! Il cuore m’arriva sotto al pancreas, salivazione azzerata, resto muto. Estraggo dalla tasca un 100 Euri nuovo nuovo, verde fiammante, la mano mi trema. L’energumeno afferra il pezzo grosso e mi dà un po’ di spicci: «Il suo resto, Signore!». Ma vaffan…!!!! «Abitación 304, Señor!», «Muchas gracias!» Salgo in ascensore, nella testa mi risuona un mantra “Centosettantamila Lire, lire, lire, re, re, re”. Entro in camera. Bella, luminosetta, s’affaccia sulla Plaza de toros, intanto sento “Centosettantamila lire, re, re, re”. Però in compenso ha la televisione che prende anche RAI 1: Azz! Mi doccio ed esco. Gironzolo un po’ nelle vicinanze di Plaça d’Espanya: la piazza è grande ed è davvero carina di notte, il palazzo coi raggi luminosi è la sede del Museo d’Arte che sta alla fine di un grosso viale sopra alla collina di Montjuïc e di notte è parecchio affascinante. Cammino e incontro un albergo. Entro e chiedo «Avete una stanza per domani notte?» «Boh, forse, dipende; lo sappiamo domani verso le 11/mezzogiorno.», «Comunque quanto viene?» «45 Euros.» La metà: in effetti a questo mancano due stelle rispetto all’hotel Onix. È sempre troppo, ma mi va bene, non voglio cercare.

L’indomani ridoccia, rifaccio lo zaino (gli cucio pure la cinghia saltata), afferro una saponetta, un flaconcino di docciaschiuma, un pettine, un pacchetto di fiammiferi, un blocco e una penna (e che cacchio!), faccio colazione e mi mangio l’impossibile. Vado in stazione e prenoto per lunedì alle 15h30, due giorni dopo, faccio anche la prenotazione per il ritorno, non si sa mai: sono troppo vincolato, ma non voglio rischiare. Ripiglio il bagaglio e mi sistemo all’altro albergo dopo aver fatto su e giù e telefonato per sapere se ce l’hanno o no ‘sta stanza. Fatto ciò, ora basta: faccio il turista.

Allora, organizziamoci: dove si va? Senza dubbio a vedere la Sagrada Familia: è l’emblema di Barcellona! Esco dalla metro ed eccola lì dietro alle mie spalle, alta, imponente, un po’ inquietante. Ci si può entrare? Sì: 6 Euri! Bella pure da fuori tutto sommato, m’accontento! Che bizzarra, sembra fatta con la sabbia bagnata; certo, peccato le gru e le impalcature, le tolgono un bel po’ di fascino.

Adesso si va al centro, c’è il Barrí Gòtic: mi piacciono le parti antiche delle città. E questa cos’è? Plaça de la Seu, allora è la cattedrale entriamo. 4 Euri! Madonna pare di stare a Venezia. Fanno pagare per entrare in chiesa! E che cavolo, non c’è più religione! Bella anche da fuori pure questa! Mi perdo nel centro, nelle sue stradine tortuose coi palazzi un po’ cadenti, sembra il quartiere Alfama di Lisbona, o il centro di Napoli con gli odori buoni delle cucine o i saponi per i panni. Cap de Barcelona, il lungomare, il monumento a Colombo. Hostal! Toh, un ostello! Mi sa che costa parecchio meno del mio albergo, ma ormai è andata, anzi, torniamoci ché è tardi. Passeggiata notturna, a letto alle 2. Sveglia e colazione, E’ domenica, che si fa? Beh, Parco Güell, Monastero di Pedralbes, poi di nuovo al centro, poi tutto il resto. Toh, la Cattedrale è aperta e oggi è gratis; eh eh, allora entro, ciapa! È suggestiva con le candele accese e il freschetto che fa. Non c’è niente di meglio delle Cattedrali quando fa caldo, sono sempre un posto dove godere di una certa frescura. «Costanzo, ciao!». E mo’ chi è? Mi volto, mi fanno ciao ciao con la manina. «Oh ciao, come va?» «Anche te in Spagna?», «E sì, a quanto pare! … e bla bla bla!».

Unico dubbio: chi cacchio è? Una mezza idea ce l’ho, ma ne sarò certo solo chiamando a casa: «Ma ti risulta che il Tipo stia in Spagna? Sì? Allora mi sa che l’ho incontrato, sennò era uno che gli assomigliava!». È sempre così: un mondo di gente mi riconosce, mi saluta, e io non so quasi mai chi sia. Non so se riesco a dissimularlo o se si vede che ho la faccia a punto interrogativo! Di mio evito sempre di chiamare l’interlocutore per nome (che tanto non saprei), mi tengo sul vago «Oh ciao carissimo!!…». Si pranza in una tapa davanti alla Seu. Ah che grande invenzione le tapas: ti siedi, mangi e spendi poco! Vasta scelta di assaggini di tutti i tipi: carne, patate, frittate, verdure, olive, panini, fritti, di tutto. Geniali! Che popolo gli Spagnoli, sanno mangiare! Pausa: sigaretta, cartina di Barcellona, pianifichiamo il pomeriggio: «Entonces, ahora voy a Montjuïc, después…». Ma che cavolo faccio, penso in Spagnolo? Naaaaa! Non ci posso credere! Sarà che sono due giorni che parlo solo in Spagnolo, a parte col tipo in basilica e con casa, ma che pensassi pure in Spagnolo non mi era mai capitato. Una volta, tornato dal Portogallo, ho chiesto all’edicola dell’aeroporto il biglietto del trenino in portoghese, il tipo m’ha guardato con tanto d’occhi come a dire «Questo è scemo!» quando, resomi conto, gliel’ho ripetuto col giusto accento romano; ma di usare una lingua straniera per parlare con me stesso mi fa strano! Sarà che Barcellona è un posto in cui mi sento a mio agio. Mi alzo presto, mi ritiro tardi e giro per questa città in cui mi sento di famiglia. Non sono il primo e nemmeno l’ultimo a dirlo, ma la Spagna è un posto che ti travolge, un posto in cui stai benissimo. Non ho trovato fin’ora in tutta Europa nessun’altro Paese che mi desse l’impressione di sentirmi a casa, in cui le persone che mi circondano siano come amici. Io non amo particolarmente la Spagna, non è il mio Paese preferito, tant’è vero che ci dovevo solo passare e non fermarmici, ma solo qui respiro un’aria di familiarità e mi sento in sintonia col posto.

Giro e rigiro, torno al porto: una struttura avvenieristica in cui c’è un mega centro commerciale: centinaia, credo, di negozi assolutamente inutili, ma colmo di gente. Qui gusto un’horchada da sturbo. È una specie di latte di mandorle, l’avevo già bevuta a Mallorca, buonissima! Io vado matto per le mandorle, l’orzata, il marzapane e tutto ciò che è fatto con le mandorle: m’ha addolcito la giornata! Giro e rigiro ancóra. Domani alle tre si parte, non voglio andare dormire. Ma meglio risparmiare le forze.

Lunedì è aperto El Corte Inglés, il grande magazzino più alla moda in Spagna, si va! Mi piace entrare nei centri commerciali all’estero: è pieno di cose che, essendo diverse dalle mie mi incuriosiscono. Soprattutto nel reparto alimentari ci sono parecchie specialità simpatiche e gustose. Peccato che davanti a me ho ancóra tutto il viaggio, sennò mi sarei comprato qualcosa. Lo faccio sempre e torno a casa carico di cibo. Peccato! Di nuovo a Montjuïc e poi a piedi verso l’albergo. Pranzo in una tapa: patate e tortilla ai funghi un bel caffè e via, si monta in treno verso il Sud della Spagna e poi il Marocco. Il ristorantino, in Carrer de la Creu Coperta, è buio e fresco, con l’inserviente sornione e lemme lemme. Quanto è piacevole questo prendersela comoda che hanno gli Spagnoli! A volte, da Romano stressato, mi snerva aspettare i loro momentitos lunghissimi, ma poi capisco che ci si gode di più la vita così.

Beh, la mia Barcellona è tutta qua. È una Barcellona fatta di sensazioni belle e positive. Monumenti e luoghi d’interesse li hanno descritti in tanti; questa è solo la mia avventura di turista per sbaglio, bloccato a Barcellona dalle Ferrovie spagnole, che se non prenoti non viaggi: c’est la vie!



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