Barcellona, tre giorni da sogno

Prepararsi per un viaggio non è sempre un gioco da ragazzi. È facile farsi prendere dal panico, specialmente quando si hanno pregiudizi, dal credere di aver buttato via 400 euro e un'occasione per visitare altro. Ma mi sono ricreduto, Barcellona è meravigliosa
Scritto da: simak
barcellona, tre giorni da sogno
Partenza il: 15/04/2013
Ritorno il: 18/05/2013
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
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Tre giorni di permesso. E’ così che è cominciato tutto. Tre giorni per scappare dalla monotonia della vita in Italia, dal lavoro, dalla famiglia. A dir la verità le giornate fiorentine non sono poi così monotone. Dopo due anni senza uscire da quelle “quattro mura” però l’impazienza e “l’odio per il mondo” stavano prendendo il sopravvento. Così decisi: bisognava assolutamente andare via, lontano. Scopo del viaggio: divertimento. Fortunatamente un mio amico, Gabriele, aveva un periodo buono di ferie verso la metà di aprile, così decidiamo assieme di fare un viaggio. Accantoniamo subito New York (purtroppo la pigrizia mi costringe ancora a non procurarmi un normalissimo passaporto), optiamo quindi per Barcellona. Lui c’era già stato e vedendo i suoi occhi brillare al ricordo di quella esperienza mi fido e gli lascio prenotare volo, albergo e fare l’itinerario di viaggio (in verità è sempre la pigrizia che vince!). Biglietti comprati con soli 40 euro e insieme all’albergo, situato a 2 minuti dalle Rambla e in una posizione molto strategica, spesa incredibile di 110 euro. Ottimo. Meno male che ci sono gli amici! Convinciamo un altro ragazzo, Marco, a seguirci per questa avventura (più siamo meglio è). Partenza dall’aeroporto di Pisa alle 11 di mattina e dopo poco più di un ora e mezza arriviamo a Girona, località a circa un’ora di pullman da Barcellona. Già sull’aereo avevo avuto un presentimento, ma è sul pullman verso Barcellona che ho la conferma: americane. Tante americane bisognose di essere accudite da tre poveri italiani in cerca di affetto. Abitando a Firenze pensavo di essere abituato alla loro presenza e al loro numero, ma mi sbagliavo. Primo approccio con due belle tipe molto cordiali, conosciute grazie ad un colpo di fortuna(erano state a Firenze a trovare delle amiche) che ci danno qualche dritta sui posti da visitare. Ci scambiamo contatti e promesse che non verranno mantenute: quella sarà la prima e la ultima che le vedremo. Peccato.

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Arrivati a Barcellona mi lascio trasportare dalla gioia e dell’entusiasmo. Giornata estiva, 30 gradi e tutti a mezze maniche tranne noi. Grazie ad un efficiente trasporto metropolitano arriviamo rapidamente in piazza Catalunya, il nostro futuro punto di riferimento circondato da enormi palazzoni e pieno di gente. Consiglio di acquistare la tessera da dieci corse della metro. Decidiamo di precipitarci subito in albergo per lasciare le valigie e per indossare vestiti leggeri, seguendo le indicazioni di Gabriele arriviamo in hotel verso le tre del pomeriggio, salutiamo i cordiali addetti della reception e ci incamminiamo verso la “Rambla”. Venendo dall’Italia (e in particolare da Firenze, città antica) pensavo di essere abituato a vedere la sporcizia per le strade e di non farci caso, invece con mio grande stupore posso affermare che Barcellona ha superato, negativamente, le mie aspettative: non ho mai visto una città così sudicia. Questa comunque è l’unica nota stonata del viaggio, che peraltro per molti può non essere importante. Percorrendo la Rambla, un viale pedonale alberato nonché uno dei posti più famosi della città, mi rendo conto che Barcellona è una località solare, piena di gente e di vita. Ottimo. Qui sono presenti molti chioschi nei quali vendono cianfrusaglie, gelati, fiori e chi più ne ha più ne metta; Decidiamo per quel pomeriggio di fare un giro senza un obiettivo preciso, senza dover fare una stupida corsa contro il tempo per cercare di arrivare in orario ai luoghi di interesse. Sarebbe tutta fatica sprecata. Molto meglio andare all’avventura. Per caso arriviamo nella zona della Sagrada Familia, e qui inizia il valzer delle foto. Penso di non aver mai fatto così tante fotografie di un singolo posto, ma le merita. Sebbene non ami particolarmente Gaudì, né l’arte spagnola né tanto meno quella contemporanea in generale sono rimasto particolarmente colpito dalla bellezza e dalla enorme mole della chiesa incompiuta. Chiesi a Gabriele se fosse il caso di entrare dentro: come risposta mi venne data la descrizione di un interno completamente vuoto ed evitabile al prezzo di ingresso variabile dai 12-18 euro. Molto meglio vederla da fuori. Di fronte alla basilica un piccolo parco molto accogliente e curato ospitava gruppi di studenti in gita e famiglie in cerca di rinfresco e tranquillità. Notai che ci sono pochi anziani a giro rispetto a qui. E soprattutto che ci sono molte belle ragazze. Dopo aver fatto 100mb di foto dal cellulare, decidemmo di mangiare un boccone ad un Burger King per poi fare un po’ di shopping. Altra sorpresa. I negozi chiudono molto tardi data l’abitudine del luogo di vivere a pieno la città e di cenare molto tardi (verso le 22:00 di sera). Dovrebbe essere così qua da noi. Con enorme sorpresa scoprii che i prezzi sono alti, quasi uguali a quelli di Firenze. Spendemmo il resto del pomeriggio a percorrere le vie pieno di negozi di moda e a visitare la città vecchia, la parte che ho preferito di Barcellona assieme al lungomare, ma lì ci arriveremo dopo. Mentre Marco ebbe la favolosa idea di farsi i fatti suoi passando la cena da solo io e Gabriele andammo mangiare in un ristorante/hotel/pizzeria un po’ scadente. Giustamente siamo all’estero e cosa ordiniamo? Pizza. Molto buona. Per essere surgelata. Impastata. Insaporita. Dura. Ma poco importa, adesso veniva la parte che attendevo con più ansia.

Gabriele mi aveva già raccontato che la vita notturna di Barcellona era indescrivibile, perciò andammo subito in albergo a lavarci e a cambiarci per la nottata. Barceloneta. Questa era la nostra destinazione. Ci incontrammo con Marco (mi sono dimenticato di dire che lui stava in un altro albergo, che socialità!) a mezzanotte e mezza verso la Rambla, quindi decidiamo di evitare le avance di alcune ragazze di colore disposte a fare, come dicevano loro, “fiki fiki” e di prendere un taxi che ci portasse nel luogo descritto da Gabriele. Probabilmente il tassista era convinto di far parte del cast di “Fast and Furious” visto che impiegammo davvero poco per arrivare alla nostra meta: l’Opium Mar, discoteca vicino al mare molto grande e con una scenografia suggestiva. Peccato per la puzza di pesce fuori dal locale! Vicino all’Opium c’era un’altra discoteca, il Catwalk chiuso presumibilmente perchè quel giorno era un lunedì. Dopo aver detto addio ad una banconota da venti euro per entrare rimasi a bocca aperta: superata la prima sala col bancone bar, divanetti comodi con tavolini bassi in vetro, terrazza con posti a sedere con vista mare ci avviciniamo alla pista da ballo frequentata da molte ragazze. Quasi esclusivamente ragazze. Quasi tutte americane. Tutte molto belle. Il rapporto maschi/femmine era decisamente a nostro vantaggio, almeno di uno a dieci. Il costo di ingresso era accompagnato da una bevuta, ma erano esclusi i cocktail: presi in bicchiere di vodka e una Red Bull separati. Dopo pochi secondi Marco era già impegnato con una ragazza, a dir la verità la più brutta del locale e anche noi ci demmo da fare. Serata davvero ottima. Restammo fino alla chiusura del locale e aspettammo l’apertura, verso le 5 e 30, della metropolitana per tornare in albergo. E finalmente ci riposammo. Era finito il primo giorno di questo emozionante viaggio.

secondo giorno

Sveglia alle 13:40, colazione da Starbucks e prossimo obiettivo da raggiungere: il Camp Nou. Arrivati lì si conobbero altre ragazze, quindi entrammo prima nello negozio della squadra di calcio, nella quale abbiamo fatto un paio di acquisti poi nel museo dello stadio. Prezzo di ingresso: 22 euro. Spesi molto bene. Museo bello, con tutti i trofei della squadra e “reliquie” dei calciatori del passato; stadio davvero fantastico, il più bello che abbia mai visto. Dopo averci passato buona parte del pomeriggio, decidiamo di andare al Parc Guell, sede di numerose opere di Gaudì (casa Batllò e La Pedrera su tutte) e di ammirare il paesaggio della città da quella altezza. Meraviglioso. Come in ogni località visitata anche questa era piena di turisti, coppie, famiglie e studenti in gita scolastica. E come sempre approcciammo numerose ragazze, americane e francesi su tutte: le ragazze autoctone non ci andavano a genio. Tornammo verso la Rambla e dopo esserci separati nuovamente da Marco andammo a mangiare in un posto davvero niente male, una tavola calda dove preparavano una ottima Paella de Mar ad un prezzo sostenibile, anche se all’inizio sembrava inferiore poichè senza Iva. Fate attenzione a questo particolare. Tornati in albergo via con i soliti rituali del lavaggio e del cambio di abito. Destinazione: un locale (non ricordo il nome) consigliatoci dalle americane conosciute sul pullman. Arrivati lì in taxi, dopo aver visto il tipo di gente presente (punkettoni, alternativi, country) e dopo una richiesta di 18 euro per entrare, decidemmo di tornare rapidamente all’Opium. Quella sera invece c’era molta meno gente e il rapporto maschi/femmine era di uno a tre. Comunque ci divertimmo lo stesso. E dopo aver fatto nuovamente chiusura, tornammo in albergo in metro. Purtroppo era finito il secondo e penultimo giorno di viaggio.

terzo giorno

Decisi di svegliarmi abbastanza presto e di andare da solo a fare un giro verso il lungomare. Arrivato in fondo alla Rambla vidi la piazza con il monumento a Cristoforo Colombo, girai a sinistra per andare verso le spiagge, incontrai un paio di simpatici connazionali, feci una camminati di una altra buona mezzora ed arrivai finalmente in spiaggia. Lì incontrai Marco. Eravamo, assieme a pochi altri, vestiti “da città” mentre tutti gli altri erano in costume o perfino nudi. Brutto spettacolo vedere tipi di cinquanta anni completamenti nudi che mostrano orgogliosi i loro gioielli. A petto nudo mi sentii un po’ più a mio agio, anche se quella mattina avevo avuto la brillante intuizione di mettermi jeans scuri e scarpe nere. Abbinamento davvero strano. Vedere tutta quella attività sul lungomare mi diede molto da pensare: abitare in una grande città ma poter giocare ugualmente a beach volley è qualcosa di incredibile, almeno per me. E lì non c’erano solo turisti, ma molti abitanti del luogo. Probabilmente lo cosa più bella di Barcellona è appunto quella di essere sul mare. E non c’è confronto fra il suo lungomare e quello di altre città italiane da me visitate (Livorno, Genova, Napoli). Lì mi resi realmente conto che finalmente, dopo due anni, ero vacanza e durante il resto della giornata non mi venne in mente che in verità era l’ultimo giorno a Barcellona.

Verso le 2 ci incontrammo con Gabriele per andare al Mont Juic, sede di numerosi impianti sportivi delle olimpiadi del 1992 svoltesi a Barcellona. Durante il percorso verso il lungomare avevo notato che per arrivarci era possibile prendere una funicolare, così chiedemmo ad un cameriere di un locale delucidazioni a riguardo. Il tipo rispose indifferente che in verità la funicolare non ci andava ma solamente i bus turistici. Non fidandomi di quel tipo ma assecondando il mio fiuto e l’istinto persi un po’ di tempo a cercare un punto di informazioni turistiche ma come pensavo ottenni ottimi risultati: la funicolare c’era eccome, ne dovevamo prendere perfino due. Una era la metropolitana che usciva dal sottopassaggio per arrivare alla stazione delle funicolari, mentre l’altra era la funicolare stessa. Ce lo disse un simpatico tipetto spagnolo che parlava italiano con un forte accento toscano. Pensa te la vita cosa ti riserva. Arrivati alla stazione delle funicolari pagammo un biglietto extra di 8 euro e dopo un emozionante tragitto ad alta quota arrivammo in cima al monte dove ci aspettava il Castell de Montjuic, luogo davvero interessante con un ottimo panorama della città e con il museo militare. Pranzo veloce verso le 5 al chiosco del castello, tornammo indietro per visitare il Pobre Espanyol, un museo all’aperto fatto di piccoli edifici medievali che purtroppo non potemmo vedere (troppo tempo a girellare di qua e di là fa scorrere velocemente il tempo) e lo stadio olimpico Lluìs Companys che invece visitammo. Ingresso gratuito e tanti tanti ragazzini a correre da ogni parte. Bello stadio ma niente di eccezionale, non paragonabile all’Olimpico di Roma. Come sempre quando ci si dìiverte le ore passano e fummo costretti a tornare rapidamente in albergo. Il giorno dopo avevamo l’aereo la mattina presto di conseguenza avremmo fatto serata fino almeno alle 3 al RazzMatazz, discoteca sempre vicina all’Opium, dopo di che saremmo tornati in albergo per prendere le valigie e dirigerci rapidamente verso Girona col pullman. E così accadde. Stanchi ma felici per la ottima serata passata in quel locale tornammo a Girona e prendemmo l’aereo delle 7 e 45 per Pisa.

Dopo questo viaggio ho già deciso che almeno un’altra volta nella vita tornerò a Barcellona, città che deve essere visitata assolutamente da giovani in cerca di divertimento o da coppie che cercano luoghi romantici. E come scrissi in un post appena tornato in Italia: Arrivederci, Barcellona!



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