Barcellona, més que una ciudad
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Martedì 14 aprile
Prestando come sempre attenzione al budget scegliamo il classico volo low cost della Ryanair da Pisa, 150 euro circa in due andata e ritorno, bagaglio in stiva e prenotazione dei posti a sedere inclusi. Partiamo martedì 14 aprile in teoria a mezzogiorno, dico non a caso “in teoria” perché il volo accumula più di un’ora di ritardo in arrivo quindi siamo a Girona solo verso le 4 del pomeriggio e da lì un’altra ora circa di autobus per percorrere i 100 km che la separano dalla nostra meta. Sarà il fatto che non ho più vent’anni o che ho poca pazienza ma trovo il viaggio quasi infinito, senza dimenticare una volta sbarcati dall’autobus alla Stazione Nord di Barcellona il tratto in metro che ci separa dalla sistemazione. Abbiamo acquistato i biglietti del bus da Girona direttamente su internet per 25 euro a persona A/R, a percorrere questa tratta sono i mezzi della Sagalés anche se troverete il più delle volte la dicitura Barcellona Bus sulla livrea, e l’impressione che ho avuto io è che gli orari siano puramente indicativi. Per noi questa è stata una fortuna arrivando in ritardo, ma mi è parso che partano a getto continuo aspettando addirittura i voli in arrivo (l’aeroporto è totale appannaggio della Ryanair) fino ad esaurimento dei posti disponibili. Mi permetto di segnalare quello che per noi è stato un prezioso aiuto nell’organizzazione della vacanza, un sito curato da un ragazzo italiano da anni residente nella capitale catalana il cui indirizzo è www.visitarebarcellona.com. E’ di facile consultazione, diviso in aeree che vanno dai trasporti, alle attrazioni, alla movida notturna con tanto di link per acquistare in anticipo biglietti vari.
Sulla sistemazione non dico più di tanto, a posteriori non ci ha entusiasmato, era un b&b logisticamente posizionato in maniera strategica vicino a Plaza Catalunya e a varie fermate della metro (fondamentale secondo me per girare la città). Abbiamo speso 480 euro per 4 notti colazione inclusa, ci siamo resi conto cercando su internet un alloggio a Barcellona che la qualità media non è esaltante e non essendo tipi da ostello siamo venuti a pace col fatto di dover sborsare qualcosa in più. Sistemazione pulita con camera definita pomposamente superior dalla proprietaria con un bagno artisticamente ricavato all’interno della stessa probabilmente con dei lavori fatti di recente, tutto molto scenografico non fosse altro che dopo essersi fatti una doccia si rischiava di trasformarla in una pentola a pressione a causa del vapore. Mi ha colpito molto la richiesta di ben 25 euro di cauzione alla consegna delle chiavi (devono aver avuto in passato delle esperienze traumatiche per arrivare a tanto!), cosa che non ci è mai capitata prima, e il fatto che la titolare fosse una sorta di fantasma, occorreva addirittura chiamarla al cellulare per poter avere l’onore di parlarle, che dire paese che vai usanza che trovi.
Detto questo, il primo giorno riusciamo a fare poco, giusto il tempo di riposare un po’ e usciamo in cerca di un posto dove cenare, fortunatamente in Spagna la cucina è di ottimo livello e non fatichiamo a trovarne uno, dopo di che nonostante la stanchezza facciamo una passeggiata lungo la rambla. È uno spettacolo unico, così tanta gente che fino a tarda notte colora e rende vive queste strade, non mancano gli eccessi però bisogna ammettere che è qualcosa di particolare, c’è moltissima polizia a presidiare le strade il che se da una parte è segno di civiltà e dovrebbe dare sensazione di sicurezza dall’altra ti fa pensare che dietro a tutto questo spiegamento di forze ci devono essere delle ragioni molto serie.
Prima di addentrarmi nella cronaca delle nostra giornate, torno per un momento alla questione trasporti, abbiamo comprato via internet (sempre usando il sito citato in precedenza) la Hola BCN in pratica una carta per i trasporti della durata di tre giorni (esiste anche con scadenze diverse) al costo di 20 euro circa a persona, ed è stata una scelta azzeccatissima. I biglietti singoli della metro costano più di 2 euro, permette di risparmiare tempo e dà accesso praticamente a tutti i mezzi della città, l’abbiamo ritirata fisicamente in un baracchino dell’ente del turismo in Plaza Catalunya ma si può fare anche nelle stazioni della metro alle biglietterie automatiche.
Mercoledì 15 aprile
Proviamo a iniziare la giornata un po’ in sordina, nella speranza di non arrivare come sempre alla sera sfiniti dopo aver percorso più chilometri di un maratoneta, e partiamo con una passeggiata nel Barrio Gotico la parte più antica e, a mio modesto parere, più affascinante della città. È molto piacevole camminare nel cuore antico delle città, e poi ci sono anche delle attrazione di notevole interesse storico e artistico. Visitiamo la Cattedrale con il suo splendido chiostro abitato da una simpaticissima colonia di oche e la chiesa di Santa Maria del Pì, torniamo lentamente verso la zona delle ramblas fermandoci in Plaza Reial (non perdetevela di notte, illuminata in maniera magistrale e gremita di gente) e ci fermiamo a visitare il Mercato de la Boqueria. Non va considerato un semplice mercato al coperto, è un’attrazione turistica a tutti gli effetti e lo si capisce soltanto quando si è dentro. Si fatica a muoversi per la quantità di persone che lo visitano di continuo, colpiscono subito l’ordine e la pulizia che in un mercato spesso sono un optional, ma la vera peculiarità sono i colori. Ci sono banchi di frutta e spezie che sembrano arcobaleni, impossibile non scattare qualche foto, e ancor più difficile non approfittare delle prelibatezze esposte, anche un panino o una macedonia di frutta nella loro semplicità se fatti a regola d’arte possono diventare chicche per intenditori.
Prima di pranzo riusciamo a vedere il Palau della Musica Catalana che altro non è che un teatro utilizzato in realtà per diversi tipi di spettacoli. Simbolo dell’architettura modernista è opera di Lluis Domènech i Montaner contemporaneo e antagonista di Gaudì, colpisce la contrapposizione degli stili, la facciata principale è ornata con mosaici e motivi floreali tipici dei primi del novecento e da una complessa serie di archi e balconcini mentre le altre parti della struttura sono abbastanza recenti.
Si procede soltanto con visite guidate, fortuna vuole che da qualche giorno ci siano anche in italiano, il tour dura un’ora circa ed è completo, visitiamo tutta la struttura soffermandoci un po’ di più, ovviamente, nella spettacolare sala concerti. Non spetta a me dare giudizi artistici, voglio però dire che il lucernario che domina la sala vale da solo il prezzo del biglietto così come le sculture che ne abbelliscono il perimetro. La ceramica la fa da padrona anche all’interno non solo sulla facciata, apparentemente non una grande scelta acustica dettata all’epoca forse più dall’estetica che dalla praticità. La guida ci assicura che gli interventi fatti nel corso degli anni hanno progressivamente eliminato il problema, addirittura le poltrone sono state realizzate con un particolare materiale in grado di assorbire il suono, non si finisce mai di imparare.
Dopo pranzo ci viene in mente di tentare la sorte con la Casa Batllò, monumentale opera di Gaudì ma le nostre speranze si infrangono di fronte alla lunga coda che si snoda davanti all’ingresso, capiamo che forse è meglio riprovare di mattina cercando di anticipare la folla. Torniamo a fare due passi prima di rincasare al nostro b&b per una siesta, abbiamo bisogno di riprenderci dalle fatiche della giornata in attesa della meritata cena.
16 aprile
Oggi si va all’attacco della Sagrada Familia, e per evitare sgradite sorprese sotto forma di code ci siamo comprati online i biglietti qualche giorno prima, il risparmio è stato minimo in effetti ma la comodità è notevole e scegliamo come fascia oraria per l’ingresso quella dalle 9:30 alle 9:45, vuoi mai che così presto si riesca a fare una visita in tutta tranquillità. La nostra speranza trova fondamento quando arriviamo di fronte alla meta, c’è poca gente e l’attesa per l’ingresso è solo di alcuni minuti. La domanda che mi viene spontanea vedendo la Sagrada Familia è se verrà mai ultimata, sarò ignorante non cogliendo i risvolti artistici, ma vedere impalcature e mancine che completano il paesaggio non è granchè. L’interno è in condizioni migliori, la mia compagna che qui è stata qualche anno prima mi conferma che sono stati fatti grandi passi avanti, si può visitare tutto liberamente con alcune piccole limitazioni di poco conto. Lo stile è moderno e può piacere o meno, non posso dare giudizi assoluti, penso però di poter affermare senza timore di smentita che sia qualcosa di unico. Mi è molto piaciuta l’atmosfera creata dalla luce del sole che penetrando all’interno della chiesa attraverso i vari lucernari e finestroni colorati dava vita ad un caleidoscopio di colori originale.
La visita va avanti per un’ora circa, finiamo quindi abbastanza presto e proviamo a saldare il conto in sospeso con la Casa Batllò che non siamo riusciti a visitare il giorno prima. Stavolta ci va decisamente meglio, entriamo quasi subito dopo aver pagato i 21 euro del biglietto. Breve nota a margine, ho trovato Barcellona molto più cara di quel che mi aspettavo proprio nelle attrazioni, il prezzo medio degli ingressi è 20 euro, bisogna venire a patti con questo se si vuole vedere qualcosa.
L’architettura di Gaudì è un mondo a parte, riesce ad affascinare anche me che dell’argomento so poco, e la casa ne è la testimonianza più eloquente. Intanto bisogna godersi la facciata del palazzo, consiglio di vederla sia di giorno che di notte, quando cambia completamente volto grazie al sapiente gioco di luci creato intorno ad essa.
L’interno può sembrare un po’ spoglio ad un primo impatto, non ci sono mobili e la famiglia proprietaria dell’immobile consente di visitare soltanto il primo piano e il sottotetto (oltre alla famosa terrazza), un peccato considerando la bellezza dell’opera. Quello che colpisce di più è il cavedio ricoperto dalle maioliche tanto care a Gaudì nelle loro sfumature di blu e azzurro, spettacolo unico se avete la fortuna di vederle con la luce solare che le illumina.
Del tetto c’è poco da dire nel senso che è talmente noto da rendere qualsiasi spiegazione o racconto superficiale, dominano ovviamente le maioliche che rendono unica la forma a schiena di drago della terrazza e la torretta con la croce a quattro bulbi.
Ci avviamo soddisfatti verso la fine della visita, dopo aver fatto le solite foto di rito ed essermi comprato un bel libro che spiega in termini semplici e comprensibili anche ai non esperti tutte le realizzazioni dell’artista.
Accanto a Casa Batllò c’è un altro punto di interesse che noi ignoravamo del tutto e che ci è stato casualmente suggerito dalla guida che ci ha accompagnato nel tour della Casa della Musica, cioè Casa Leo Morera. La cosa curiosa è che si trova nello stesso isolato della più famosa opera di Gaudì ed è un progetto di quel Lluis Domenech i Montaner antagonista principe del più noto collega.
Ci si muove anche qui all’interno dello stile modernista ma le differenza sono sostanziali, c’è più sobrietà e un uso molto limitato delle maioliche in favore del legno. Attualmente è visitabile solo un piano del palazzo perché gli altri sono adibiti ad uffici, e solo con visite guidate quindi ci aggreghiamo al volo ad una di queste in inglese, purtroppo qui l’italiano non è contemplato e dobbiamo accontentarci. Il tour dura un’ora, spiegato molto bene e in maniera dettagliata, capiamo abbastanza anche se non tutto e confesso che alla fine visto che il giro si è sviluppato su un solo piano forse accorciare di qualche minuto avrebbe reso la visita meno pesante.
Arriviamo all’ora di pranzo sotto un bel diluvio, anche per questo ci rifugiamo nel mercato della Boqueria, decidiamo di mangiare qualcosa al volo qui per non infradiciarci e troviamo un po’ di tutto fra i banchi ben forniti a disposizione. Si va dal semplice panino, alle tapas alla frutta, la scelta non manca e i prezzi sono contenuti, finito di mangiare torniamo al nostro b&b per una piccola siesta.
Il pomeriggio lo dedichiamo all’altra grande testimonianza lasciata in eredità da Gaudì a Barcellona cioè Parc Guell, si va in bus (n. 24) anche perché il parco rimane abbastanza fuori mano, calcolate almeno venti minuti per raggiungerlo. Ad attenderci c’è una sgradita sorpresa. Dopo aver visitato la casa museo di Gaudì, che sinceramente non è nulla di che, scopriamo che l’area monumentale (quella della scalinata e dei draghi di ceramica per capirci) è improvvisamente diventata a pagamento, il vero problema è che gli ingressi sono scaglionati per fasce orarie, alle 15:30 ci dicono che il primo libero è alle 18! Non abbiamo voglia di aspettare per quasi 3 ore anche perché l’area si può tranquillamente vedere dall’esterno (scalinata compresa) scattando liberamente foto. Vien da chiedersi a cosa sia servito questo colpo di mano, o meglio la ragione è chiara e cioè guadagnarci sopra, ma forse l’avrebbero dovuto organizzare in maniera più sensata.
Ammetto che la visita del parco ci va un po’ di traverso. Ci rimane il ricordo della sua bellezza ma anche il rammarico di non essercelo potuto godere liberamente. Torniamo indietro abbastanza presto e facciamo due passi lungomare nella zona di Barceloneta, con tanto di visita al Museo Navale che non è imperdibile, ma all’interno c’è la ricostruzione di un’antica galera (la nave ovviamente!) che merita di essere vista.
Dopo cena in uno slancio di energie ci ricordiamo della Font Magica, la fontana famosa per i suoi spettacoli fatti di colori, musica e getti d’acqua. In questo periodo dell’anno la si può vedere dal giovedì alla domenica dalle 21 alle 23:30. Noi arriviamo in metro a Piazza di Spagna e da lì sono 5 minuti a piedi. C’è una gran folla e il colpo d’occhio è particolare, intorno alla Fonte è tutto buio in maniera che i giochi di luce siano al centro dell’attenzione. Bello anche sullo sfondo il MNAC (Museo nazionale d’arte catalana) che troneggia sulla collina dietro alla fontana. A renderlo speciale come sempre è l’illuminazione sapiente. Basta davvero poco per creare la giusta atmosfera e rendere interessante anche quello che normalmente non lo sarebbe.
17 aprile
Oggi è l’ultimo giorno di permanenza a Barcellona. Abbiamo visto molto e proviamo a goderci di più la città, senza una meta precisa. Iniziamo con una passeggiata sul mare nella zona del porto vista la bella e calda giornata, non c’è però molto altro da fare ed iniziamo ad annoiarci in fretta. Alla mia compagna viene in mente il Museo del Cioccolato, non ne avevo mai sentito parlare ma effettivamente c’è ed è molto carino. Quando poi il biglietto d’ingresso è una tavoletta di cioccolato fondente non potrebbe essere altrimenti. È un museo piccolo, zeppo di creazioni realizzate ovviamente in cioccolato, si va dai Puffi a Tintin ai personaggi Marvel, uno spettacolo!
Accanto al museo c’è lo zoo di Barcellona, io personalmente non ci vado da anni e l’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Le iniziali perplessità scompaiono del tutto appena siamo all’interno, in pratica è una sorta di città nella città, visto che impieghiamo due ore piene per girarlo tutto (non me ne sarei mai andato senza aver visto il leone!). E’ vero anche che ci fermiamo ad ogni singola gabbia o recinto ma ci sono degli animali particolari che ho visto solo nei documentari prima d’ora e dal vivo è un’altra emozione. L’unico animale libero dello zoo è il pavone. Ce n’è una colonia che fa quello che gli pare e per la prima volta assisto al corteggiamento, la famosa ruota del pavone maschio con annessi e connessi. In verità non mi è parso di notare le femmine particolarmente colpite ma magari ci sono delle logiche che a me sfuggono, di sicuro è divertente. Sembra di essere in un documentario, ci manca solo che spunti Piero Angela da dietro qualche angolo!
Il pomeriggio trascorre nello shopping. Ci sono un sacco di souvenir da comprare ed essendo venerdì la città è ancora più animata del solito visto il week-end alle porte. Le ramblas appaiono come un ininterrotto fiume di gente. Ad un certo punto è bello anche lasciarsi trasportare senza pensieri, peccato soltanto che la partenza sia fissata per il mattino dopo, non potremo goderci il fine settimana. Ci portiamo via bei ricordi ed immagini suggestive e chissà che prima poi non si possa ritornare. Mai dire mai.