Barcellona, dove il mare bacia l’arte

La sveglia è trillata presto sabato 21 febbraio: alle 6.30 i baldi Alan e Irene sono in piè, pronti a caricarsi le valigie sulle braccia consci che, comunque vada, Alan lasciando Bolzano dimenticherà qualcosa. Il fondamentale, però, c’è tutto: carta d’identità, biglietti del treno , prenotazione di aereo e albergo sono già in saccoccia,...
Scritto da: brody29
barcellona, dove il mare bacia l'arte
Partenza il: 21/02/2009
Ritorno il: 26/02/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
La sveglia è trillata presto sabato 21 febbraio: alle 6.30 i baldi Alan e Irene sono in piè, pronti a caricarsi le valigie sulle braccia consci che, comunque vada, Alan lasciando Bolzano dimenticherà qualcosa. Il fondamentale, però, c’è tutto: carta d’identità, biglietti del treno , prenotazione di aereo e albergo sono già in saccoccia, nemmeno troppo schiacciati. Dopo sei comode orette per ora di pranzo siamo a Torino, breve sosta e alle 16 rotta verso Caselle dalla quale decolliamo con volo Ryanair intorno alle 18 e in perfetto orario. Dunque, per chi non ci sia mai stato, i voli della compagnia economica più famosa sono uno show “on air”: prima di tutto non perdono un secondo per propinarti prodotti a prezzi inverosimili (3 euro la bottiglietta da mezzo litro di acqua minerale, munitevi al duty free), arrivando addirittura a offrire il gratta e vinci. All’atterraggio preparatevi: la fanfara trionfale che udite è solo per sottolineare che “ancora una volta Ryanair è arrivata a destinazione in orario”. Atterrati a Girona trovare un biglietto per Barcellona è piuttosto semplice: la rivenditoria è esattamente di fronte ai nastri di restituzione bagagli e un a/r per la città di Gaudì costa 21 euro e il pullman porta, dopo circa un’oretta, all’ Esatciò Nord della capitale catalana. Un consiglio, appena arrivate non lesinate sul taxi per raggiungere l’albergo, anche se vicino, perché arrivando tutti insieme alla metropolitana si crea un ingorgo notevole e dietro di voi volteggiano falchetti malintenzionati pronti a portarvi via tutto quello che riescono. Detto ciò, non manca la sicurezza cittadina, ma gli 11 euro fino all’Hotel Nouvel in Carrer Santa Anna sono stati spesi benissimo. Dunque l’albergo, Hotel Nouvel: cominciamo col dire che è molto consigliato perché è in una posizione davvero invidiabile, a due passi dalle Ramblas e Plaza Catalunya (da cui, particolare assolutamente non secondario, passano tutte le linee della metro), a mezz’oretta a piedi dal mare e da Paseig de Gracia con Casa Battlò e Pedrera e pulito. La stanza era un po’ angusta perché senza balconcino, ma altre abbiamo visto che lo avevano, e con un riscaldamento da tropico del cancro. Poco male, in fondo era carina e ben fornita ad un costo accessibile. Piccolo inconveniente è che la nostra camera, la 316, aveva una simpatica grata che faceva sì che i vicini fossero lì con noi: si sentiva tutto, ma proprio tutto, di quello che si dicevano e, suppongo, viceversa. Prima serata dedicata ad una passeggiata su Le Ramblas fino al Maremagnum al molo, un centro commerciale chiuso a quell’ora, bar a parte. Le Ramblas, invece, sono il solito brulicare di vita, lingue, storie e artisti di strada. Divorati dalla fame ci siamo infilati in un “Pita Inn”, una sorta di fast food dove abbiamo trovato un signor Bocadillo (ciabatta di carne di vitello da kebab), una piadina arrotolata di carne, 2 birre San Miguel (va per la maggiore ed è particolarmente buona) con condimenti ad appena 11 euro. Gioverà ai fumatori sapere che in Spagna si può fumare nei ristoranti (dove ci sono anche i distributori) e un pacchetto costa circa un euro in meno che in Italia. Domenica ci siamo diretti, approfittando del sole (18-20 gradi a mezzogiorno), al Parc Guell con la metropolitana. Per la metro, per inciso, conviene prendere il ticket cumulativo “T10” a 7 euro e lasciare perdere la carta turistica “Barcellona” a 35 perché alcuni spostamenti si possono fare a piedi, ad avere l’hotel in centro, e gli sconti proposti sulle entrate sono davvero poca roba. Il parco è qualcosa di incantevole, lascia senza fiato nelle architetture stravaganti, naturali e nel genio di Antoni Gaudì. La casa del custode, l’edificio adiacente, così come tutto il colonnato e la passeggiata sono incantevoli. Forse si tratta dell’opera dell’architetto dall’impatto emotivo più forte, assieme alla ovvia Sagrada Familia. Detto questo, è curioso vedere come per arrivare ci sia una strada talmente erta che hanno installato delle scale mobili che ti accompagnano in cima. Scesi a valle, ripresa la metro fino a Catalunya, eccoci a pranzare alle 16 all’Ideal Restaurant sulle Ramblas (orari flessibili in Spagna dove si mangia sì a tutte le ore, ma i ritmi diventano naturalmente spostati di un paio d’ore rispetto al nostro Nord Italia). Doppio piatto unico da turisti spaghetti, cotoletta, bacon e patatine fritte con le birre 18 euro: niente di che, ma va bene per chi vuole tenersi per la cena di pesce e non essere appesantito per affrontare il quartiere gotico come noi. Attenzione, munitevi di piccolo vocabolario se non conoscete la lingua perché sarà anche facile e intuitiva per noi italiani, ma tutto questo non vale di fronte alla carta dei menù nei ristoranti. Poco dopo siamo già in cammino tra i viottoli affascinanti di questo quartiere gotico dove si incontrano, in ordine sparso, la Cattedrale (“murata” da un ignobile cartello con pubblicità causa lavori), Santa Maria del Mar (bellissimo l’interno, nella norma l’esterno) e il Museo di Picasso. Bisogna tenere conto che a Barcellona è davvero difficile trovare l’acqua frizzante e anche solo quella naturale costa davvero tanto rispetto all’Italia (1,50 la media generale per mezzo litro, 1,70 da Burger King) quindi conviene armarsi in un supermercato (c’è un Carrefour interessante sulle Ramblas). Dopo esserci riposati eccoci partire verso l’ “Egypto” ristorante sulle Ramblas dalla paella abbondante e formidabile e vino altrettanto. 26 euro in due, consigliato. Lunedì tempo incerto: si parte per la collina del Montjuic e relativa teleferica della altoatesina Leitner. Arrivarci in metro è molto semplice, la cabinovia è da fare perché mostra Barcellona dall’alto, anche se sono forse eccessivi gli 8 euro del biglietto per andare e tornare dal castello. In cima la vista lascia un po’ perplessi: Miramar è in realtà un Mirailporto nel senso che si vedono solo traghetti e cantieri, mentre sull’altro versante la vista sulla città è suggestiva. Più interessante la fermata intermedia della cabinovia “Miradora” dove trovate una splendida fontana a gradoni che si affaccia su una vista panoramica e dei mosaici curiosi sul pavimento, fatti da studenti barcellonesi. C’è anche la statua della Sardana, ma francamente non è nulla di che. Pomeriggio, invece, dedicato a quella avventura magnifica che è Casa Battlò: una summa di tutte le soluzioni architettoniche geniali di Gaudì, sia di interni che di esterni. Ci sono mille cose da scoprire, giochi, curiosità, splendide soluzioni e una filosofia affascinante. Mare, mare e ancora mare il fil rouge che lega questa visita alla casa dove la spesa di 16 euro per l’entrata non è affatto sproporzionata ( comprensiva di audio-guida in italiano leggermente prolissa). Ricordate di portare il libretto universitario se siete studenti che praticamente ovunque sono previsti sconti particolari. Alla sera ci infiliamo a mangiare al “Cafè de l’Academia” in zona Plaza Sant Jaume, ma, aspettandoci tutt’altro, abbiamo ordinato un risotto alle seppie buono, ma francamente non all’altezza dei 44 euro che ci hanno chiesto. La sala e il locale, però, sono suggestivi: luce fioca e arredamento in stile vecchio fienile (quale probabilmente era) al lume di candela. Consigliata la cornice, non il quadro.

Martedì ci siamo presi una meritata pausa e alla mattina abbiamo diretto i nostri nasi verso l’orizzonte del mare sulla spiaggia della Barceloneta. Devo dire che è più pulita e controllata di quanto me l’aspettassi e mi ha stupito la civiltà nel tenerla pulita e ordinata nonostante gli sbandati, come in molte grandi città, siano numerosi. Relax meritatissimo e passeggiata fino al Parc de la Ciutadela dove l’istinto bambino di Alan ha trascinato quello di Irene dentro lo zoo. Bando agli storcimenti di naso degli ambientalisti e ai moralismi spinti, pagato il biglietto (alto) siamo entrati e ci siamo divertiti perché gli animali sono davvero tanti e c’è pure lo spettacolo dei delfini!. Serata dedicata alla cenetta ricercata, ma ricordatevi che il lunedì molti ristoranti in Spagna sono chiusi così, dopo aver macinato i chilometri, ci siamo saziati alla Muscleria (www.Muslcleria.Com) dove con pochi euro abbiamo soddisfatto la nostra voglia di cozze e bevuto due birre con chupito delizioso alla crema catalana finale. Il locale è rustico, cucina a vista e più di 20 modi diversi di cucinare le cozze (ci sono anche al bacon o al parmigiano!) a costi decisamente accessibili. Mercoledì, sempre soleggiato e caldo, ci concentriamo sul culmine: la Sagrada Familia. La vera magia è che si tratta di un’opera sulle cui facciate si possono perdere le ore alla ricerca di rimandi e citazioni, allegorie e significati profondi, senza contare che l’intera architettura è da mozzare il fiato. Comprate il biglietto per entrare (10 euro ridotto), anche se è un cantiere ne vale sicuramente la pena, a patto di prendere l’audio guida a 4 euro. Non che sia particolarmente ben fatta, visto il linguaggio poco incline ai novelli dell’architettura, quanto piuttosto per orientarsi e scoprire aspetti fondamentali. Consiglio: soffermatevi sui portoni in ferro della facciata della passione…Troverete tante cose curiose e anche qualcosa in italiano. Siamo saliti sul pinnacolo alto cinquanta metri (si può solo con l’ascensore adesso, costo 2,50 euro) e Alan, soffrendo di vertigini, voleva morire, ma Irene garantisce trattarsi di un’emozione da provare. Dopo quattro ore e mezza salto al centro commerciale “El Corte Ingles”: un gran caos, non esistono negozi ben distinti, ma sono comunque 10 piani con un ristorante panoramico sulla città in terrazza davvero particolare. Serata al Barkito, piccolo ristorante frequentato da Barcellonesi leggermente decentrato dove hanno delle cozze e una frittura mai mangiata altrove. Costo? 33 euro in due con il vino della casa: assolutamente da non perdere anche perché l’ambientazione, che riprende l’interno di una barca, è molto suggestiva, soprattutto sul piano soppalcato. Giovedì il triste rientro dopo un breve salto da “H&M” sulle Ramblas. Partenza nel pomeriggio da Girona e atterraggio a Torino intorno alle 18. Ci manca ogni giorno la città dove il mare bacia l’arte.



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