Barcellona con gli occhi di un bambino
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CONSIGLI E CONSIDERAZIONI
Costruire una vacanza con un bimbo di nemmeno due anni è diverso rispetto ad organizzarla per un gruppo di giovani o di novelli sposi, se poi il pargolo in questione è un vero e proprio vulcano di energia diventa una questione di sopravvivenza evitare i ristorantini romantici e gli spazi stretti e affollati. Barcellona in questo ci ha aiutati perché offre moltissime opzioni e possibilità di svago.
Per quanto riguarda il volo abbiamo optato per la compagnia Ryanair con partenza il mattino presto da Orio al Serio e arrivo all’aeroporto internazionale di El Prat. Viaggiando con un minore di 2 anni la tariffa fissa per lui è di 20 euro a tratta. L’Aerobus, al costo di 10,20 euro a persona andata e ritorno (gratuito per i bambini), è comodissimo per raggiungere il centro in circa mezz’ora.
I vari siti di prenotazioni elencano centinaia di alberghi ma la nostra scelta è caduta sull’Ayre hotel Gran Via a due passi dalla meravigliosa Plaça Espanya. Prenotato con Booking.com, sfruttando un’offerta sul solo pernottamento e l’ulteriore sconto Genius del 10% per i clienti affezionati. La colazione era opzionale al costo di 14 euro a persona, a nostro parere eccessivo, così abbiamo preferito gustare cappuccio, brioche, torte e focacce nel forno-caffetteria Granier, locato sull’altro lato della strada.
Il grande centro commerciale Arenas affacciato su Plaça Espanya si è dimostrato un luogo ideale per la cena grazie ai tanti bar, fast food, panetterie e localini alla mano presenti al piano interrato. Lì c’è pure un supermercato dove poter acquistare latte, frutta e biscotti per bambini: davvero una comodità. In alternativa sul tetto della struttura si allineano diversi ristorantini eleganti dove le coppie possono trascorrere una serata piacevole con vista sulla collina del Tibidabo da una lato o sul Montjuic dall’altro. Non mancano neppure i cinema e le boutique.
Sono disponibili diversi abbonamenti per muoversi in città e visitare le principali attrazioni. Avendo un bambino, amando camminare e non volendo entrare in molti musei, abbiamo preferito acquistare volta per volta i biglietti d’ingresso (per noi l’opzioni più conveniente) e optato per gli autobus invece della metropolitana, quest’ultima utilizzata solo l’ultimo giorno per raggiungere il lontano CosmoCaixa.
Vi posto un sito internet, a mio parere molto chiaro, da consultare al fine di scegliere l’abbonamento che più si addice alle vostre esigenze: https://www.visitarebarcellona.com/differenze-abbonamenti-turistici-barcellona/
PRIMO GIORNO: ALLA SCOPERTA DI MONTJUIC
Sbrigato il check in hotel e consumato un pasto veloce all’Arenas, dedichiamo il primo pomeriggio a Barcellona ad esplorare la collina di Montjuic.
Ai piedi dei suoi fianchi ricoperti di vegetazione si allunga la dritta Avinguda de la Reina Maria Cristina che, nel punto in cui s’immette nella bella Plaça Espanya con al centro la fontana dalle linee classiche arricchita da statue, è sorvegliata dalle Torri Veneziane. Questi due torrioni gemelli sono un’eredità dell’Esposizione Universale del 1929, proprio come la piazza e il vicino Palazzo Nazionale, e si ispirano nella forma e nei colori al campanile di San Marco a Venezia sebbene siano più basse e snelle rispetto all’originale.
L’acqua è l’elemento dominante di questa parte della città e, grazie alle grandi vasche e alle cascate artificiali, crea un rinfrescante collegamento tra la Plaça Espanya e il Montjuic. Il culmine di tale legame sfocia nello strabiliante spettacolo della Fontana Magica. La sera gli zampilli d’acqua danzano a suon di musica, si colorano delle mille sfumature del blu, del rosso e del giallo, e si mischiano a formare l’arancio, il verde e il viola. Sembrano duellare fra loro e a volte giocare, s’innalzano fin quasi a toccare il cielo e poi all’improvviso scompaiono per prepararsi e una nuova esplosione. Guardarli mette allegria e pare di essere alle pompose feste barocche della reggia di Versailles; con un po’ di fantasia si potrebbe immaginare Maria Antonietta accompagnata da una scorta di damigelle passeggiare tra gli zampilli.
Leonardo l’ha ammirata a bocca aperta e a occhi sgranati, scorrazzando insieme ad altri bimbetti in mezzo agli spruzzi, alle luci, all’allegria delle serate spensierate che solo Barcellona sa regalare (Per informazioni sugli orari degli spettacoli consultate il sito: http://www.barcelona.cat/en/what-to-do-in-bcn/magic-fountain).
Una serie di scale mobili consentono di raggiungere senza fatica il Palazzo Nazionale. La lunga facciata dall’architettura classica slanciata da cupole e lanterne sulla loro sommità, colonne e capitelli, archi e frontoni, offre una location ideale per il Museo Nazionale d’arte catalana e ben si sposa con l’ambiente circostante.
Dietro il vasto impianto dell’edificio continua il Montjuic disseminato di giardini e interessanti edifici come la futuristica Torre di Calatrava (destinata alle telecomunicazioni), lo Stadio Olimpico (edificato nel 1927 ma utilizzato soltanto per le Olimpiadi estive del 1992 in seguito a un cospicuo lavoro di ristrutturazione), il Palazzo Sant Jordi adatto ad ospitare qualsiasi tipo di evento essendo la struttura coperta più estesa della città e la più flessibile, e la Fondazione Mirò.
L’edificio simbolo del Montjuic rimane il Castello eretto sulla sua sommità, in cima a quel fianco roccioso della collina a picco sull’immenso porto di Barcellona. Dalle mura della fortezza lo sguardo si perde nell’immensità del mare e scopre sia la ‘porzione’ marittima-commerciale della capitale catalana, sia il centro cittadino con le guglie della Sagrada Familia e della Cattedrale; sfugge poi sino alla corona di colline della Serra de Collserola fra cui spicca quella del Tibidabo con la ben riconoscibile sagoma appuntita della Basilica del Sagrat Cor De Jesus.
La prima fortificazione risale al 1640 sotto forma di torre di riferimento per le navi in avvicinamento al porto; nel 1694 la costruzione fu ampliata divenendo una fortezza ma è nel 1753 che l’ingegnere militare Juan Martin Zeremono lo trasformò in un vero e proprio edificio di difesa e autosufficiente grazie alle cisterne d’acqua, i servizi, le cucine. I lavori durarono fino al 1779 e lo resero come lo si vede oggi, e il 6 maggio 1960 venne ceduto alle autorità cittadine le quali decisero di allestirci il Museo Militare.
Un ponte levatoio consente l’accesso al corpo di guardia e una volta penetrate le possenti mure in pietra ci si ritrova a camminare fra i quattro Bastioni (uno per ogni angolo del forte) e a scoprire la piazza d’armi protetta dal porticato sopra il quale si erge la torre di osservazione.
A essere sincera la struttura in sé non è nulla di particolare, il valore aggiunto del luogo è la meravigliosa vista, anche se Leonardo ha apprezzato di più rincorrere i gabbiani che volteggiavano sopra la sua testa cullati dal vento. Pure i container colorati stipati sulle piattaforme di cemento fronte mare appena sbarcati dalle enormi navi portacontainer, ben visibili dalle mura del castello, sono stati un’attrattiva per nostro figlio: probabilmente li ha scambiati per i mattoncini dei lego…
Per informazioni su orari e prezzi consultate il sito: https://www.castillomontjuic.com/en/
Le numerose attrazioni del Montjuic sono raggiungibili con la funicolare, la teleferica, l’autobus oppure, come abbiamo fatto noi, camminando lungo i numerosi sentieri, il modo più faticoso ma di certo il migliore per carpirne l’anima.
SECONDO GIORNO: RAMBLA, CATTEDRALE, MUSEO MARITTIMO E CASE DI GAUDI’
Finalmente è giunto il momento di calpestare la famosissima Rambla. Si tratta della strada più famosa di tutta la Spagna e unisce Plaça de Catalunya al porto, dove si staglia il Monumento di Colombo. In cima a una colonna in ferro, poggiante su un poderoso piedistallo marmoreo ricco di sculture, svetta la statua del noto navigatore genovese il cui complesso monumentale raggiunge la considerevole altezza di 60 metri. Fu inaugurata il primo giugno del 1888 in occasione dell’Esposizione Universale di Barcellona tenutasi proprio quell’anno e ai suoi piedi fanno la guardia 8 leoni dallo sguardo minaccioso, 4 in piedi e 4 sdraiati, sui quali è d’obbligo salire per regalarsi una selfie ricordo. Leonardo non si è lasciato intimorire dai grossi felini anzi, li ha accarezzati divertito, forse confondendoli con dei cagnoloni, e ovviamente ha preteso la proprio fotografia in groppa a un paio di loro.
Mentre passeggiavamo sulla Rambla mi sono rimbalzate nella mente alcune strofe della canzone vincitrice del Festival di Sanremo 2018 interpretata da Ermal Meta e Fabrizio Moro, dal titolo ‘Non mi avete fatto niente’:
‘…Il sole sulla Rambla oggi non è lo stesso…
…Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre…
…Ma contro ogni terrore che ostacola il cammino
Il mondo si rialza
Col sorriso di un bambino’
Il testo ricorda gli attentati avvenuti negli ultimi anni nelle nostre belle città, da Nizza a Londra, da Parigi a Barcellona, il 17 agosto 2017 qui sulla Rambla, ed è un inno CONTRO IL TERRORISMO. Nonostante il terrore seminato da qualcuno, la vita va avanti perché la volontà delle persone, così come la fiducia e l’amore verso il prossimo, sono più forti. Il mondo continua a girare, non dimenticando di certo, ma senza lasciarsi sopraffare dalla paura, e ogni nuovo nato rappresenta una sconfitta a chi vuole distruggere la nostra libertà, i nostri pensieri, la nostra positività.
Tra le case le une attaccate alle altre, lo spazio coloratissimo che si apre all’improvviso tra i muri e le finestre al numero 91 della Rambla è come un arcobaleno comparso nel cielo nel mezzo di un acquazzone. Leonardo, sulle spalle di papà, lo ha visto per primo e ha iniziato a indicarlo con forza. Si sa, i bimbi sono attratti dai colori, ma anche per gli adulti è impossibile resistere a quel mare di tonalità accostate con sapiente pazienza nella Boqueria, il mercato coperto di Barcellona, fra i più antichi della Spagna. I banchi di frutta sono dei veri e propri quadri e trasmettono tanta allegria, si alternano a quelli di salumi, pesci e formaggi, focacce e spuntini, cioccolatini e caramelle: questo è il paradiso per gli occhi e il palato, a prezzi onestissimi. Per informazioni consultate il sito internet: http://www.boqueria.barcelona/home.
Dopo aver riempito il passeggino di frutta, prosciutto e leccornie varie, ci buttiamo nel Barri Gòtic, ovvero il cuore storico della città che affianca la Rambla sul lato opposto rispetto alla Boqueria. Qui è d’obbligo perdersi nell’intricato reticolo delle sue viuzze e scoprire per caso uno sgargiante mosaico sulla facciata di un negozio, oppure sbirciare attraverso le vetrine delle botteghe di antiquari, o ancora invadere un androne dal portone dimenticato aperto per scoprire gli spazi interni dei vecchi palazzoni. Nel Barri Gòtic si trovano diverse chiese ma la splendida Cattedrale di Santa Eulalia e della Santa Croce, affacciata su Placita de la Seu, spicca sopra tutte. La facciata principale è un tripudio gotico composto da grandi vetrate, pinnacoli, due campanili laterali e la grande torre centrale con altissima guglia sormontata dalla statua di Sant’Eulelia, patrona della città. Il portale è l’elemento principale, con i suoi archi a sesto acuto strombati, cioè svasati verso l’interno, sormontati da archivolti a modanatura decorata: un vero capolavoro. L’interno soddisfa appieno le aspettative promesse dall’esterno. Le volte della navata centrala sono sostenute da snelli pilastri a fascio le cui colonnine proseguono fin sulla copertura per sostenerla e decorarla. Il deambulatorio semicircolare chiude la cattedrale dove trovano posto anche due navate laterali, diverse cappelle aperte tra i contrafforti, il coro magnificamente intagliato e l’appariscente organo, la cripta di Santa Eulalia con i resti della giovane cristiana sottoposta al martirio sotto Diocleziano. Non mancano neppure la sala capitolare e il bellissimo chiostro dove scorrazzano 13 oche che, tradizione vuole, siano state portate lì perché il loro starnazzare evitava i furti di materiale durante la costruzione del sacro edificio. Il chiostro, grazie alla presenza dei simpatici pennuti, è la zona più fotografata dell’intero complesso ed è lì che si accalcano i turisti, compreso Leonardo impegnato per quasi mezz’ora a rimpinzare i ‘guardiani’ della basilica. Spero non si aspetti di trovare degli animali in ogni chiesa che andremo a visitare!
La storia della cattedrale è lunga e complessa. Recenti scavi hanno portato alla luce un edificio composto da tre navate separate da colonne di marmo bianco, identificate nella basilica paleocristiana esistente nel IV secolo. Questa rimase in piedi fino al 1046, quando l’allora conte di Barcellona, insieme al vescovo Guislabert, decise di edificare una chiesa romanica consacrata il 18 novembre 1058. L’odierna cattedrale gotica risulta quindi eretta sulle fondamenta delle prime due. La costruzione iniziò a maggio del 1298 e fu completata entro la metà del XV secolo. Alla fine del 1800 l’industriale di Barcellona Manuel Girona Agrafel si offrì di intraprendere ulteriori lavori di restauro della facciata e delle due torri laterali che si conclusero nel 1913. Per le informazioni su orari, prezzi, storia e molto altro consultate il sito internet: https://www.catedralbcn.org/index.php?lang=en
Accanto alla Rambla si nasconde uno dei capolavori di Gaudì, forse meno conosciuto rispetto a casa Batlò o alla Pedrera, eppure magnifico nella sua originalità: sto parlando di Palazzo Guell, dichiarato patrimonio mondiale dall’Unesco nel 1984.
Il consiglio di amici assieme all’assenza di code all’ingresso e al costo ridotto (12 euro a persona) ci hanno spinti a visitarlo e ne siamo rimasti entusiasti. Se l’esterno tende a confondersi con le facciate delle altre case, portoni in ferro battuto a parte, l’interno è una vera meraviglia e si sviluppa principalmente in altezza, su diversi piani, sino al tetto a terrazza sul quale non potevano mancare i mosaici colorati dalle forme eclettiche per cui Gaudì è divenuto famoso.
Palazzo Guell rappresenta il primo incarico importante per il giovane architetto spagnolo, futuro esponente del modernismo catalano. Fu l’industriale, mecenate e politico Eusebi Guell a commissionarglielo e a riporre fiducia nelle sue capacità, dando inizio a una collaborazione continua e a una forte amicizia. Edificato tra il 1886 e il 1890 è un tripudio di ornamenti in ceramica, vetro, pietra, ferro e legno fra i quali la luce crea un’atmosfera unica, quasi onirica. Qui Eusebi Guell visse fino a quando non si trasferì al Park Guell, altra opera famosissima di Guadì. Quest’ultimo tra le mura del palazzo ha dato sfogo alla propria creatività e il risultato lascia senza fiato, con rimandi all’arte orientale e alla corrente neogotica. Gli ambienti sono originali, i soffitti in legno intagliato appaiono meravigliosi così come le pareti e le colonne di marmo. I dettagli sono spettacolari, e la visita è stata esaltante, sebbene la cosa che più ha apprezzato nostro figlio fosse il correre tra i grossi pilastri circolari in mattoni del piano interrato.
Consultate il sito internet del palazzo per le info su orari, prezzi e curiosità: http://palauguell.cat/en
Dopo una scorpacciata di cultura per la mente è giunta l’ora di riempire anche lo stomaco e ci sediamo a uno dei tavoli esterni, scaldati dal sole del primo pomeriggio, di uno dei tantissimi ristorantini sulla Rambla per gustarci Tapas e paella. In lontananza risuona il ritmo del flamenco: questa è Barcellona, l’accogliente e bellissima Barcellona.
Il Museo Marittimo è una di quella attrazioni non indispensabili da vedere se restate in città solo un paio di giorni, tuttavia con figli a seguito potrebbe risultare un buon momento di svago per loro e un’oretta di tregua per i genitori. I tanti modellini di navi esposti attirano l’attenzione dei bambini e anche Leonardo non smetteva di esaminarli indicandoli con l’indice della sua manina. Gli ampi spazi privi di pericoli, l’auditorium, l’enorme veliero, i giardini con il piccolo sottomarino spagnolo e la grande caffetteria, compongono un ambiente ideale per le famiglie.
Il Museo occupa la Drassanes Reials, ovvero la sede dei Reali cantieri navali, costruiti tra la seconda metà del 1200 e la fine del 1300. Dopo restauri e ammodernamenti, nel 1927 l’uso militare dell’edificio cessò e l’esercito lo donò alla città che nel 1941 lo destinò ad accogliere l’esposizione dedicata al legame tra l’uomo e il mare. I suoi soffitti alti sostenuti da archi e pilastri in pietra valgono di per sé una visita, ma è la presenza della Galera Reale di Don Juan d’Austria ad attirare noi turisti. Si tratta della riproduzione della nave ammiraglia della flotta spagnola durante la battaglia di Lepanto avvenuta nel 1571, la quale trascinò alla vittoria la Lega Santa (formata da Spagna, Repubblica di Venezia e il Papa) contro l’Impero Ottomano. La nave appare riccamente decorata e dipinta di rosso e oro, proprio come l’originale, e colpisce per le dimensioni e per la bellezza. Sito internet del museo: http://www.mmb.cat/.
Nonostante il vento vale la pena passeggiare lungo il molo di Barcellona e percorrere la passerella pedonale Rambla de Mar fino al centro commerciale Maremagnun da cui si può guardare la città dal mare e sulla collina di Montjuic.
Da lì c’intrufoliamo nuovamente nel Barri Gòtic per scoprirne altri angoli nascosti, sbucando nella Plaça de Catalunya da dove proseguiamo spediti verso Casa Batlò, distante circa 650 metri. L’intenzione è quella di ammirarla solo dall’esterno e in effetti le forme eccentriche della facciata unite ai colori delle decorazioni non deludono. Il mosaico di figure sembra stampato sulle pareti, i terrazzini forati somigliano alle maschere di carnevale e i pilastri ricordano il tronco degli alberi. In effetti Gaudì si ispira alla natura per realizzare i suoi capolavori, ponendo la prima pietra del modernismo in Catalogna.
Forse avrebbe meritato anche la visita degli ambienti interni, ma il prezzo elevato unito alla folla e al ‘piccolo-ingombrante’ particolare di essere accompagnati da un bambino vivace di nemmeno due anni, ci hanno spinto a confermare il proposito iniziale.
Degne di nota sono anche le adiacenti Casa Amatler, dai richiami gotici, Casa Mulleras e Casa Lleo Morera, tutte d’ispirazione modernista, che danno vita all’isolato della Discordia sul Passeig de Gràcia.
Lo stesso discorso vale per Casa Milà o Pedrera, distante 500 metri, che comunque esibisce un aspetto molto più anonimo rispetto alla vicina e appariscente sorella Batlò. Inoltre diversi nostri amici sono rimasti delusi dagli interni, fatta eccezione per l’esperienza serale tra le luci del tetto, perciò anche in questo caso limitiamo l’osservazione dell’esterno.
I biglietti d’ingresso alle due più famose case di Gaudì possono essere acquistati su internet, risparmiando qualcosa rispetto alla biglietteria, e se prevedete di recarvi nei periodi più affollati vi consiglio di spendere qualche euro in più per il biglietto ‘salta la fila’.
TERZO GIORNO: SAGRADA FAMILIA, PARK GUELL E GRACIA
Sua maestà la Sagrada Familia svetta nei cieli di Barcellona assieme alle gru e alle impalcature, ormai divenute parte integrante di questo monumentale edificio; è infatti difficile immaginarlo senza, visto che appaiono nelle fotografie dei turisti, sulle guide e i depliant della città. Si tratta del progetto principe dell’architetto Gaudì, iniziato nel 1882 e tutt’ora incompiuto, sebbene il 2026 sia stato fissato come termine di fine lavori, finanziati interamente da donazioni private. Segnatevi perciò tale data se volete ammirarla priva d’intelaiature e ponteggi. Si rimane a bocca aperta ammirando con la testa all’insù l’elegante compattezza della Sagrada Familia, elevata a inno della fede cristiana e a una spiritualità basata sui valori dell’amore, dell’armonia, della pace e della generosità. La basilica incarna appieno tali virtù, esaltandole nella meravigliosa facciata della natività nella quale le figure umane sembrano letteralmente nascere dalle decorazioni floreali incise nella pietra. La facciata della natività si contrappone a quella della Passione e a quella della Gloria, e su tutte spiccano le 18 torri (4 per gli evangelisti, 12 come gli apostoli, una per Gesù e una in onore della Madonna) di altezze diverse e sormontate da pinnacoli.
Gaudì si è ispirato alla bellezza della natura per ideare un progetto così ambizioso, studiando le forme di gemme, erbe aromatiche, piante per poi riuscire a scolpirle; è il caso per esempio dei fiori di lavanda riprodotti sui pinnacoli dell’abside. Le pareti sfoggiano molti gargoyles, ma a differenza dell’architettura gotica dove incarnavano figure grottesche o fantastiche, l’architetto catalano li ha trasformati negli animali che popolano le nostre regioni mediterranee come i gechi e le lucertole, le rane e le salamandre, i serpenti e le lumache. Non solo, pure la frutta trova un proprio posto nel grandioso edificio sulle guglie sormontanti le vetrate; ed è così che nascono cesti pieni di mele, pesche, fichi, nespole, ciliege e melograni.
Questo forte rimando alla natura viene celebrato anche all’interno grazie ai slanciatissimi pilastri somiglianti ad alberi nerboruti dalla cui sommità s’irradiano i rami di sostegno delle volte del tetto, nonché nella dinamicità delle linee curve e nelle forme irregolari delle pareti. Il tutto è esaltato dalla luce colorata creata dai mosaici policromi, contrastanti con il candore dell’ambiente e capace di dare vita a un’atmosfera magica, surreale, in grado di trasmettere emozioni diverse a seconda delle tonalità del vetro che attraversa. Così le sfumature dell’azzurro diffondono un senso di freddo, quelle del verde ricordano una foresta, mentre quelle del giallo e del rosse propagano calore.
La Sagrada Familia è un inno alla vita, al movimento, alla potenza di madre terra, all’amore che ogni essere vivente è in grado di sprigionare. Leonardo ha corso gioioso fra queste luci, celebrando lui per primo l’immenso genio di Gaudì.
E’ possibile acquistare i biglietti d’ingresso sul sito della Sagrada Familia: http://www.sagradafamilia.org/en/ a partire da un costo di 15 euro per un orario definito. Noi però abbiamo improvvisato e grazie a nostro figlio (bimbi e disabili hanno la precedenza) siamo riusciti a saltare la fila sia alle casse che all’ingresso scegliendo il momento a noi più congeniale. Se però non avete passeggini o carrozzine al seguito vi consiglio di pianificare la visita per tempo su internet, specialmente nei periodi di maggiore affluenza come durante i ponti, le vacanze estive, i fine settimana.
Ci lasciamo alle spalle il poderoso edificio della Sagrada Familia, assieme alle sue gru e alle impalcature, per proseguire lungo la romantica Avenida Gaudì, pedonale nella sezione centrale, dall’atmosfera francese grazie ai piccoli lampioni alternati alle pianticelle, le panchine e i gazebo su cui s’intrecciano i rampicanti, le sedie e i tavolini dei moltissimi caffè e ristoranti. Più piccola e silenziosa, meno caotica della Rambla, ci è apparsa come un’oasi di pace rispetto al trambusto di voci e persone richiamato dalla Sagrada Familia.
Sull’estremità opposta dell’Avenida Gaudì, proprio di fronte a una moderna vasca d’acqua dove si rinfrescano i piccioni, sorge l’entrata principale dell’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau. La facciata in mattoni abbellita da un porticato, grandi vetrate, trifore e statue, archi, volte e ornamenti vari, nasce dalla mente dell’architetto Lluis Domenech i Montaner ed esprime al meglio il modernismo catalano. Questo primo stabile è il preludio di un enorme ‘Recinto’ comprendente diverse costruzioni nate come i padiglioni di un ospedale, e proclamate dall’Unesco nel 1997 Patrimonio dell’Umanità. Montaner padre, e di seguito il figlio, lo realizzarono tra il 1902 e il 1930 sebbene il progetto iniziale comprendente ben 48 padiglioni non fu mai interamente realizzato. Poco dopo l’inaugurazione le attrezzature divennero obsolete e così cominciò il lento declino del complesso ospedaliero che solo un recente lavoro di restauro, non ancora completato, ne trasformò una parte in museo e una parte nella sede di diverse organizzazioni. Per visitarlo occorre pagare un biglietto ma noi ci siamo accontentati di sbirciare attraverso l’ingresso nel grande giardino sotto cui si snodano i tunnel progettati per consentire al personale medico di spostarsi da un edificio all’altro senza turbare la quiete dei malati, e dei loro visitatori, seduti nella tranquillità e nella frescura del parco.
Adiacente all’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau ci attende l’autobus diretto al Park Guell. Come accennato prima fu l’industriale, mecenate e politico Eusebi Guell a commissionare la realizzazione della tenuta, destinata a famiglie benestanti, all’estroso Gaudì nel 1900, in seguito al magnifico progetto di Palazzo Guell.
I fianchi di quella collina ai margini di Barcellona offrivano un ambiente salutare e un panorama esaltante sulla città fino al mare, per questi motivi il facoltoso Guell li scelse come ambientazione della futura dimora di famiglia, e anche in tal caso il noto architetto modernista, ancor prima suo carissimo amico, non lo deluse.
Gaudì modellò la natura rispettando le specie vegetali esistenti come il carrubo e gli ulivi, integrando la vegetazione con delle piante mediterranea resistenti alla siccità, e creò una rete idrica efficiente di raccolta e distribuzione dell’acqua. La grande piazza con la panchina perimetrale foderata di piastrelle (ora sottoposta a lavori di restauro), lo scalone e i due padiglioni d’ingresso furono i primi elementi a essere realizzati. Lo stesso Gaudì andò a vivere nella quiete di quel paradiso dove il naturale si mischia perfettamente all’artificiale. Tuttavia nel 1914 il progetto subì un arresto per mancanza di investitori, così Guell aprì una parte del grandioso parco al pubblico, trasformandolo in una delle prime attrazioni della città. Nel corso degli anni diventò per intero di proprietà del comune, comprese le case simili a dolci di marzapane, e nel 1984 l’Unesco lo dichiarò Patrimonio Mondiale dell’umanità.
Oggi solo per accedere a una piccola porzione bisogna acquistare il biglietto. Noi ci saremmo entrati volentieri ma a causa dei rigidi ingressi fissati a orari precisi ci abbiamo rinunciato. Alla fine non ce ne siamo rammaricati perché girovagando intorno e attraverso il parco si possono ammirare da vicino anche le attrazioni racchiuse nell’area a pagamento. Se volete visitarle, vi consiglio di pianificare la vostra visita su internet, tramite il sito: https://www.parkguell.cat/en.
Merita invece arrampicarsi fino alla cima della collina dove il panorama è davvero splendido e degrada fino al mare da un lato, mentre dall’altro appare vicinissima l’altura del Tibidabo con la sagoma appuntita della Basilica del Sagrat Cor De Jesus.
Sapete cosa ha apprezzato di più Leonardo? I tanti spazi con i giochi per bambini disseminati qua e là nel Park Guell: un momento di relax per i genitori e di svago per i figli.
Dopo la salita in autobus decidiamo di affrontare la più facile discesa a piedi per gettarci nel quartiere di GRACIA, il cuore autentico di Barcellona.
Qui le strade si restringono e gli alti palazzoni impediscono alla luce del sole di raggiungere l’asfalto; pare di trovarsi in un antico borgo, indipendente dal resto della città, lontano dalla mondanità della Rambla, dal caos del porto e dalla sontuosità delle cattedrali gotiche. Gli abitanti conducono la propria vita distanti anni luce da quella parte borghese di Barcellona dove sorgono ville e fontane, distanti dai turisti accalcati fuori dalle case di Gaudì e dall’elegante ampiezza di Plaça Espanya e Plaça de Catalunya. Eppure è proprio a Gracia che si deve venire per capire Barcellona.
Le piccole botteghe si susseguono le une accanto alle altre e ogni tanto si affaccia la vetrina di un fornaio, di un fruttivendolo o di un angusto caffè. Si vedono i bambini uscire di pomeriggio da scuola, i più piccoli accompagnati dalle mamme con il loro zaino sulle spalle, i ragazzi sfrecciare sui motorini e gli anziani camminare trascinandosi dietro il carrellino porta spesa. Ma dove vanno tutti? Prima di cena le piazzette del quartiere si riempono di vita: bimbi, ragazzi e vecchi convivono in una manciata di metri quadri aperti come uno squarcio tra le viuzze, un po’ come accadeva una volta nei paesi. E’ stata una vera sorpresa vedere questa parte della città, chiassosa e disordinata, e nostro figlio si è subito integrato andando a giocherellare con dei coetanei muniti di palle e macchinine. La lingua per loro non è stata un problema, si sono capiti al volo, senza malizia o cattiveria… che bello sarebbe se la stessa facile e immediata comprensione scoccasse anche fra i grandi.
Concludiamo la visita di Gracia ammirando i colori accesi del rosso e dell’azzurro di Casa Vicens, altra opera di Gaudì. Realizzata tra il 1883 e il 1885, è stata aperta solo quest’anno al pubblico e somiglia a un castello costruito con i lego. Fu l’agente di borsa Manel Vicens i Montaner a volerla, e insieme al palazzo Guell è uno dei primi capolavori di Gaudì precursori del movimento modernista.
Tornando verso Plaça de Catalunya terminiamo la visione delle opere moderniste passando di fianco a Casa Punxes, un edificio ben distinguibile grazie alle torri circolari dai tetti rossastri conici a punta quasi esagerati, ideati da Josep Puig i Cadafalch.
QUARTO GIORNO: COSMOCAIXA… e purtroppo rientro in Italia
Il risveglio dell’ultima mattina è accompagnata da una pioggia battente, quindi optiamo per un luogo completamente coperto per trascorrere le ultime ore a Barcellona, raggiungibile con la metropolitana da Plaça Espanya in circa tre quarti d’ora. Sto parlando del COSMOCAIXA, un edificio dalle linee contemporanee sulle pendici del Tibidabo, ospitante il museo della scienza. Come per il Museo Marittimo, consiglio questa attrazione a chi viaggia con dei bambini per via degli spazi ampi nei quali i più piccoli possono scorrazzare senza pericoli e per le tantissime e interessanti dimostrazioni scientifiche di certo adatte ai giovani in età scolare.
Il complesso ospita un ristorante caffetteria, un negozio di souvenir, delle aree dedicate al laboratori e un Planetario. Il biglietto d’ingresso è economico, 4 euro escluse le attività che variano a seconda del giorno e dell’ora. L’accesso ai piani inferiori è davvero notevole, trattandosi di una discesa a spirale con al centro il tronco sezionato di un antichissimo albero, ma il pezzo forte del museo è la ricreazione di un ecosistema amazzonico con tanto di flora, fauna e area allegata: spettacolare. Lo si può attraversare seguendo un sentiero, oppure è possibile restare seduti al di qua del vetro osservando i pesci, e soprattutto le tartarughe, nuotare tra l’intrico di grosse radici. Leonardo ha cominciato ha indicare entusiasta le grandi testuggini e a seguirle eccitato insieme a tanti altri bimbi. Queste di contro, abituate a certe reazioni, si sono avvicinate docili allo spesso vetro come se volessero farsi accarezzare.
Devo ammettere che è stato emozionante anche per me e mio marito: in un contesto simile viene naturale tornare fanciulli e rivivere le suggestioni di un tempo.
È con questa ultima e bella visione di Barcellona che si conclude il nostro viaggio.
Allegra e ospitale, antica e modernista, verde e cittadina, ricca di prelibatezze culinarie e capace di vivere la vita con la giusta leggerezza come poche altre città sanno fare, la capitale della Catalogna ci ha stupito, regalandoci una vacanza indimenticabile.