Barcellona, città d’arte moderna

25/02 – Volo aereo e corriera. Arrivo a Barcellona. La corriera della “Logudoro Tour” parte da Cagliari a mezzogiorno in punto per raggiungere l’aeroporto di Alghero in tre ore e mezza, attraversando per la S.S. 131 tutta la Sardegna. Il servizio gestito dalla Ryan Air è comodo e preciso, così come eccezionale è il prezzo del voli...
Scritto da: Ivanweb
barcellona, città d'arte moderna
Partenza il: 25/02/2004
Ritorno il: 02/03/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
25/02 – Volo aereo e corriera. Arrivo a Barcellona.

La corriera della “Logudoro Tour” parte da Cagliari a mezzogiorno in punto per raggiungere l’aeroporto di Alghero in tre ore e mezza, attraversando per la S.S. 131 tutta la Sardegna. Il servizio gestito dalla Ryan Air è comodo e preciso, così come eccezionale è il prezzo del voli low-cost per la tratta Alghero – Girona: due biglietti tutto incluso a poco più di 80 euro! Io e Stefania siamo felicissimi di aver approfittato di questa nuova tratta servita da qualche mese dalla compagnia irlandese, con la quale ho viaggiato felicemente anche in Irlanda ed Inghilterra.

Il volo parte alle 18:10 e atterra a Girona alle 19:15. All’uscita dall’aeroporto, una serie di autobus, sempre gestiti dalla Ryan air, passano frequenti per portare i turisti dritti a Barcellona in circa un’ora di tragitto. Il costo del biglietto è 16 euro a testa in tutto andata e ritorno. Ci viene consegnato persino un piccolo depliant con la cartina di Plaza Sant Joan, punto di arrivo e rientro dove sostano gli autobus, e tutti gli orari dei voli e le relative frequenze dei mezzi per tornare a Girona. Questa sì che è organizzazione! Poggiamo piede sul suolo di Barcellona alle 21:00 in punto nella piazza appena citata. L’idea iniziale di prendere un taxi viene scartata dopo dieci minuti di attesa invano, dal momento che altri cento turisti come noi hanno lo stesso proposito. Sfruttiamo così la metropolitana, la cui fermata è a pochi passi dalla piazza. Dopo aver consultato la cartina e comprato due biglietti di 1,10 euro ciascuno per singola corsa, capiamo che la nostra linea è la L2 di colore viola, che ci porta dalla fermata Tetuan a quella di Paral-lel. Da qui a C. De Les Flors, dove si trova il nostro appartamento, sono giusto cinque minuti a piedi. Per fortuna, nonostante la viuzza sia stretta e piccolina, troviamo subito la strada orientandoci sulla cartina della città. Non rimane che chiamare il numero di telefono consegnatoci sulla ricevuta della prenotazione dell’appartamento, per avvertire il proprietario che siamo arrivati. Per trovare alloggio, abbiamo visitato parecchi siti di Barcellona, tentando di prenotare alcuni hotels economici nel centro senza successo (mancanza di disponibilità). Alla fine abbiamo optato per un monolocale, trovato su internet. Le foto e le condizioni ci hanno convinto sulla professionalità della gestione, e il prezzo di 450 euro in totale per sei notti (75 euro a notte) non è davvero male. Dopo un quarto d’ora circa, arriva un ragazzo ad aprire il portone sotto la pioggia scrosciante. Le scale che ci portano al secondo piano sono strettissime e antiche, al contrario dell’interno del monolocale che invece è moderno, funzionale e totalmente ristrutturato a nuovo. Neanche 50 metri quadri gestiti benissimo dove si trova tutto l’occorrente e l’indispensabile per passare un buon soggiorno: dalla cucina, al tavolo, al letto matrimoniale, agli armadi per guardaroba, al televisore, etc. Etc. Il bagno è proprio un buco e la lavatrice è fuori dalla porta, in comune con l’appartamento di fronte, anch’esso affittato a turisti, ma sono delle piccolezze irrilevanti perché tutto è pulito, nuovo, e ben presentabile. Il ragazzo ci spiega le condizioni di alloggio ed esorta a chiamarlo per qualsiasi problema riscontriamo. Paghiamo il saldo, ci dà una copia delle chiavi e ci lascia dopo pochi minuti. Siamo davvero contenti della scelta perché l’appartamento appare molto curato e carinissimo. Sistemiamo le valigie e ceniamo alla bene e meglio con le cose portate per il viaggio. Non resta che riposare e rigenerare le energie per queste cinque piene giornate che trascorreremo nella magnifica Barcellona, cercando di vedere e visitare più cose possibili.

26/02 – Ramblas, Plaza Catalunya, MACBA, Museo Marittimo, Port Vell, Maremagnum, Acquarium, IMAX.

La prima cosa che vogliamo verificare è la posizione del nostro appartamento e la distanza dalle Ramblas, che sulla cartina della città appaiono vicinissime. E’ proprio così infatti: dieci minuti di camminata tra le strette e medievali viuzze del quartiere di El Raval e sbuchiamo a metà altezza della più famosa via di Barcellona. In realtà le Ramblas sono cinque, ma appaiono comunque come un’unica lunga strada che dal porto conduce a Plaza Catalunya. Constatiamo, come di consueto in tutti i primi giorni dei nostri viaggi in capitali europee (è successo anche a Praga e Londra!), che il tempo non è clemente, accompagnandoci con una pioggia continua. La prima sosta che facciamo è per il colorato mercato alimentare al coperto che si tiene in una traversa delle Ramblas. Diamo un’occhiata veloce rimanendo estasiati dalle enormi fragole rosse e dai succhi di frutta freschi spremuti sul momento, dopodiché proseguiamo per Plaza Catalunya, ricoperta da migliaia di piccioni che regalano un affascinante spettacolo. Il nostro iniziale intento di usufruire dei famosi autobus turistici scoperti, che su due linee (rossa e blu) fanno il giro delle città sostando nelle principali attrazioni, viene smorzata dalla lunghissima fila per accedervi, il costo del biglietto e la pioggia. Prendiamo dunque la direzione del M.A.C.B.A. (Museo d’Arte Contemporanea) tornando a El Raval, che raggiungiamo alle 11:30 dopo una ventina di minuti scarsi. Il museo appare futuristico già dall’esterno, ma in maniera ancora più marcata al suo interno. Una sorta di gigantesco letto appeso al muro giace sopra le nostre teste all’ingresso, poco prima di fare i biglietti, insieme a qualche altra bizzarra opera nei corridoi. Ma questo è solo il preludio, poiché di opere d’arte singolari, contemporanee, futuristiche, astratte o qualsivoglia chiamarle, ne vediamo in quantità industriale nei vari piani del museo. Le descrizioni sono brevi e non aiutano tanto. Per comprendere questi autori bisogna documentarsi prima o avere studiato arte. Noi ci accontentiamo di sorridere di fronte a sculture apparentemente insignificanti per noi profani, come quella di un lavabo, di una tazzina da colazione divisa in due spiaccicata su un quadro enorme nero insieme alla corrispondente metà di un colino, di un secchio di vernice con tanto di pennello, di un palloncino gonfiato che non si sgonfia mai, di nudi con catene, croci bianche, di un armadio in legno ripieno di indumenti casuali, di una scrivania con un po’ di paglia, e così via (la lista potrebbe continuare all’infinito!).

Terminiamo la visita alle 13:30, e approfittiamo di un attraente snackeria per la pausa pranzo, consistente in un tramezzino fresco e un trancio di pizza condito. Subito dopo riprendiamo a scendere le Ramblas verso il porto, e vista la pioggia continua optiamo per la visita dell’interessantissimo Museo Marittimo. All’ingresso scattiamo una foto con un vecchio sommergibile in legno che sembra uscito da vecchi progetti del grande Leonardo (ma sarà davvero mai andato sotto l’acqua quell’affare?). Il biglietto costa quasi 11 euro, ma li vale tutti considerato la particolarità del museo in sé stesso, che offre una vasta e completa esposizione del mondo marittimo dalle prime imbarcazioni inventate dall’uomo per solcare i mari, fino alle più recenti colossali opere navali. Si cammina tra gli innumerevoli modelli di vascelli e caravelle, fino a scorgere una delle attrazioni principali che consiste nella ricostruzione a grandezza naturale di un vero e proprio galeone! Molta attenzione è prestata anche alle spiegazioni e alla storia, con lunghi cartelloni ed esposizioni in apposite sale. La visita termina con una galleria allestita in questi giorni, intitolata guarda caso: “Il novecento siciliano”, e con il doveroso attrezzato negozio di souvenir prima dell’uscita, a cui non resisto di portar via la classica barca dentro la bottiglia. Si sono fatte le 17:00 e arriviamo a Port Vell, attraversando il moderno ponte girevole che conduce al Maremagnum, un grosso centro commerciale considerato dai pedoni l’adeguato proseguimento delle Ramblas per le proprie passeggiate. Tutto questo quartiere non esisteva dieci anni fa, quando visitai Barcellona con la mia classe di quinta superiore per la gita scolastica! Entriamo all’interno della gigantesca struttura, sorridendo di fronte al curioso gioco di specchi creato all’ingresso con il riflesso verticale dei passanti, e facciamo un giro per renderci conto dei negozi e dei prezzi: per niente diversi da quelli italiani, è il nostro verdetto finale. Subito a fianco del Maremagnum si trova l’Acquario, considerato tra i più belli europei. Il prezzo di 13 euro pare veramente esoso ma ci togliamo comunque lo sfizio di visitarlo. Stavolta gli articoli da regalo sono proprio all’ingresso, e presentano una varietà di oggetti incredibili e davvero appetitosi anche per i più restii allo shopping. La visita all’acquario è tutto sommato abbastanza classica: l’unica interessante particolarità è il tunnel subacqueo che passa sotto un gigantesco vascone che brulica di squali, tartarughe, e branchi di pesci di vario genere e forma. Una passerella mobile con i vetri trasparenti fa appunto il giro della vasca, permettendo di ammirare da sotto e a distanza ravvicinata questo meraviglioso mondo sottomarino. La visita termina con una sala dove si può ristorare e far giocare un po’ i bambini. Noi ne approfittiamo per scattare una foto spiritosa dietro il costume di un palombaro, e consumare qualche pop-corn e una bella coca cola rinfrescante.

All’uscita veniamo attratti dall’enorme scritta IMAX del gigantesco cinema, costruito a sua volta a lato dell’acquario e del Maremagnum. Prendiamo un depliant con gli spettacoli e ne troviamo uno di due ore a cui non possiamo rinunciare e di cui compriamo i biglietti (10 euro a testa) per le ore 22:00. Abbiamo solo due ore per rientrare all’appartamento, sistemarci, cenare e tornare nuovamente all’IMAX. Di passaggio alle Ramblas facciamo la spesa in un supermarket, poi prendiamo la linea L3 verde da Plaza Catalunya a Paral-lel, mangiamo nientemeno che un piatto di lasagne pronte da fare al microonde e usciamo nuovamente a piedi di corsa per raggiungere il cinema: che tirata, non reggeremo così tutto il nostro soggiorno! La città in notturna, illuminata e piena di gente, appare indiscutibilmente una degna capitale del turismo europeo. Arrivati di corsa al cinema alle 22:00 in punto, prendiamo posto a sedere nella gigantesca sala dalla forma di un anfiteatro, con un colossale schermo di fronte ai nostri occhi. Il primo spettacolo di un’ora è dedicato all’Australia: un documentario favoloso tra inquadrature mozzafiato e paesaggi e panorami indimenticabili, ovviamente valorizzati appieno dall’infinito schermo in cui sembra di cadere dentro e dal perfetto audio sonoro. A conferma di quel che pensavo, lo spagnolo non presenta alcun problema di comprensione e riesco a capire e seguire interamente i dialoghi del narratore. Il commento finale è: bellissimo, coinvolgente, il prezzo del biglietto vale da solo questo spettacolo. Ma la chicca deve ancora arrivare. Il secondo documentario infatti è quello di James Cameron all’esplorazione del Titanic. Prima di girare il famoso film campione di incassi, il regista si è documentato su ogni minimo particolare della nave e della storia, andando lui stesso all’esplorazione del relitto sott’acqua con le attrezzature più moderne e tecnologicamente avanzate. Per questo filmato di un’ora dobbiamo indossare gli occhialini tridimensionali che ci hanno fornito all’ingresso. Già le prime scene in superficie sono sensazionali, con la spiegazioni della missione e dell’uso dei due piccoli robot, dotati di telecamera, che andranno ad esplorare il relitto. Le scene subacquee poi sono a dir poco strepitose: il mini sommergibile con i due componenti a bordo che trovano il Titanic e lo esplorano dall’esterno, i piccoli robot che entrano all’interno mostrando i saloni e le stanze, le ricostruzioni al computer (proprio come nel film!) di come doveva essere nel suo splendore prima di affondare: il tutto ingigantito sullo schermo con uno straordinario effetto di profondità tridimensionale! La parte finale poi è emozionante e adrenalinica come nei migliori film di fantascienza (ma questo è avvenuto tutto sul serio!): il salvataggio di uno dei piccoli robot rimasto incastrato all’interno dello scafo! Nell’immagine globale dello schermo si aprono diverse finestre, a varie profondità, dove si alternano il narratore, le immagini esterne e interne del robot numero uno e quelle del robot numero due che tenta di recuperarlo. Il commento finale è: mitico, superlativo, è un’esperienza da non perdere! Usciamo dall’IMAX estasiati da uno degli spettacoli più belli a cui abbiamo mai assistito in una sala cinematografica. Per me personalmente, persino più bello del decollo dello Shuttle visto all’IMAX di Parigi della Defense, dove diecimila watt mi bombardavano le orecchie durante l’accensione dei motori. Si torna all’appartamento a piedi, stanchissimi ma enormemente soddisfatti dal nostro primo giorno trascorso a Barcellona.

27/02 – Plaza Catalunya, Casa Battlò, Sagrada Famiglia, La Pedrera, Barrio Gotico.

Il primo pensiero di oggi è dirigerci verso Plaza Catalunya al centro commerciale “El corte Ingles”, un vero colosso della città, nientemeno che per comprare un utilissimo e insostituibile attrezzo chiamato asciugacapelli. Già, perchè purtroppo l’adattatore non va bene (e non c’è verso di trovarlo) e rende inutilizzabile il nostro. Mi viene davvero da sorridere pensando che anche in Irlanda riportai a casa un altro asciugacapelli causa rottura di quello da viaggio: si vede che è destino, dovrei farne la collezione. Perdiamo un pò di tempo ma ne approfittiamo allo stesso tempo per dare uno sguardo in giro per il futuro shopping. Proseguiamo dunque per Passaige Garcia, il vialone che si dirige a nord della città, dove dopo qualche centinaio di metri si trova Casa Battlò, uno dei capolavori assoluti del genio di Gaudì, divenuto ormai un simbolo e un culto per questa città. E’ incredibile pensare che tra un palazzo comune e l’altro si trovi incastonato questo gioiello, che già dall’esterno regala le prime emozioni osservandone la facciata. Ogni singolo particolare è curato e non casuale: le forme dei balconi, le inferriate, il portone, i materiali e i colori usati. E’ ancora incerta quale sia la fonte di ispirazione del genio, ma le più accreditate paiono essere quella della rappresentazione del mare o quella di un dragone. C’è una bella differenza in effetti, eppure guardandola ci sono gli elementi per entrambi i casi. All’ingresso, il biglietto costa sempre sui 10 euro ma almeno ci danno la guida: una sorta di telefono parlante che, schiacciando i numeri corrispondenti che si incontrano man mano nella casa, fornisce informazioni sui dettagli della costruzione. Dettagli allucinanti che mai si rivelerebbero all’occhio di un comune visitatore. A partire dalle scale per culminare nel salone, tutta la casa è un capolavoro d’arte e di ingegneria che non ha eguali. Ogni singolo particolare è ricercato in maniera ossessiva dal genio che ha inventato un proprio sistema di aerazione delle stanze, di riscaldamento attraverso un singolare caminetto, di illuminazione naturale che passa tra riflessi colorati delle vetrate e cortili interni creati appositamente per tale scopo. Un particolare che mi rimarrà sempre impresso è quello delle pianelle di uno di questi cortili, che hanno due colori diversi ma guardate nel complesso si fondono in unico colore che ricorda, appunto, il mare. Come se non bastasse, poichè la luce viene dall’alto, i due colori delle mattonelle in realtà sfumano assumendo colorazioni più chiare dal basso della finestra e più scure verso l’alto del tetto, pur continuando a sembrare un colore solo: questo perchè la luce, mentre scende verso il basso del cortile, si indebolisce e quindi illumina meno le pianelle sul fondo che, se fossero tutte uguali, risulterebbero ovviamente più scure. Genio o maniaco? Tutto quanto, e sottolineo tutto, è costruito in modo da eliminare le linee rette a favore di forme ondeggianti e sinuose: il lampadario a forma di vortice, le porte una diversa dall’altra, il passamano, le scale, le finestre, le murature, il caminetto, le colonne. Il confine tra fantasia e realtà svanisce del tutto in questa casa fiabesca unica al mondo e nel suo genere! Terminiamo la visita con il negozio di articoli a tema, da cui ci limitiamo a portare via solo una decina di cartoline stupende. Proseguendo per Passaige Garcia arriviamo dopo pochi minuti ad un’altra opera d’arte di Gaudì: Casa Pedrera. Qua siamo colti impreparati da una fila sterminata di turisti che si estende per decine di metri oltre l’ingresso sulla strada, e optiamo per ritornare più tardi, prendendo il metro e dirigendoci alla Sagrada Familia. Ricordo che questo fu il primo colossale monumento che vidi nella mia vita quando visitai Barcellona dieci anni fa, che mi scioccò totalmente. Camminavamo con i miei compagni senza meta, di notte, e all’improvviso la possente visione di questa cattedrale gotica illuminata si rivelò davanti ai nostri occhi increduli! E’ passato tanto tempo da allora e di opere monumentali ne ho visto tante, ma rivedere comunque la Sagrada Familia fa sempre un certo effetto. Con la differenza che, rispetto a dieci anni fa, ce n’è un enorme pezzo in più! Adesso le torri sono 4 e le facciate due, esattamente il doppio di quando le vidi io. Tutta l’area comunque è un gigantesco cantiere operativo e le facciate, forse nel 2016 quando si presume sarà terminata, saranno 4 e le torri 8!!! C’è da metter in chiaro che, per adesso, la parte nuova costruita non ha niente a che vedere con il fascino e la precisione di quella originale di Gaudì, che purtroppo morì all’improvviso in un incidente lasciandola largamente incompleta. Rimane sempre il progetto a cui gli architetti odierni si staranno ispirando per completarla. Prima della visita, essendo le 13:30, sostiamo per la pausa pranzo in una sorta di fast food proprio nella piazza principale, comprando panini freschi e coca cola. Il costo del biglietto è di 9 euro, ma non ha una grande giustificazione dal momento che da vedere, all’interno della Sagrada Familia, non c’è praticamente nulla a parte le altissime gru e i lavori in corso. L’unica parte interessante è salire sulle torri in maniera un pò vertiginosa e claustrofobica, con un numero infinito di gradini su scala a chiocciola, e godere il panorama della città tra una finestrella e l’altra. Istruttiva invece è la visita del museo, il quale spiega visivamente i progetti di Gaudì con dimostrazioni reali in plastici in miniatura della sua geniale architettura. Colpisce in modo particolare l’uso delle colonne a forma di ramo d’albero e per giunta oblique, tecnica molto usata in diverse opere. Appare straordinario anche il progetto finale della Cattedrale, con i particolari delle singole facciate e delle torri, nonchè, cosa difficilissima da immaginare a tutt’oggi visto che non esiste niente, della torre centrale che sarà molto più alta e mastodontica delle altre otto! Credo che, se veramente l’opera finale sarà così come la si vede nel progetto, la Sagrada Familia diventerà uno dei monumenti più incredibili del pianeta e, probabilmente, anche uno dei più dispendiosi visto che ci avranno lavorato incessantemente per trenta anni! Terminata la visita, sostiamo in uno Sturbucks per recuperare un pò di zuccheri e vitalità con un pò di caffeina e cheescake, e prendiamo il metro per tornare indietro alla Pedrera. Ne approfittiamo a questo punto, visto che il giro turistico in bus è da scartare, per fare la travel card per i quattro giorni rimanenti di visita, al conveniente prezzo di 15 euro valevole per tutti i metro e bus indistintamente. Alle 17:00 siamo di fronte alla Pedrera. La fila è diminuita ma è comunque tanta! Attendiamo pazientemente per fare i biglietti (altri 7 euro a testa) e visitare questo altro capolavoro di Gaudì che non delude le aspettative. Stavolta l’ispirazione dell’artista è chiara e, come si intuisce dal nome stesso, riguarda la pietra. Nel complesso l’interno della casa mi pare meno appariscente di quella Battlò, ma sicuramente esaltante è la visita del tetto: una sorta di parco di sculture e statue a forma di maschere, che col tramonto regalano magnifiche tonalità di rosso! Il panorama non è da meno, con la vista della Sagrada Familia, del centro della capitale, e con i più stravaganti spunti fotografici delle bizzare opere di pietra. Alcune peculiarità si ripetono, come ad esempio quella dell’utilizzo di piccoli cortili interni per far arrivare in tutte le stanze una gradevole luce naturale. Ancora qualche manciata di cartoline e anche questa visita è terminata. Essendo ancora presto per tornare all’appartamento, improvvisiamo una passeggiata entrando nel Barrio Gotico, il più famoso dei quartieri del centro storico della città, raggiungendo l’ingresso del museo Picasso. Come previsto, alle 18:30 lo troviamo già bello che chiuso: torneremo un altro giorno. Facciamo la spesa in un market e rientriamo al nostro alloggio per la cena.

28/02 – Park Guell, Montjuc, Fondazione Joan Mirò, M.N.A.C., Fontana Magica, Poble Espanol, Plaza Espana.

Prendiamo il metro per Lesseps, punto di partenza per visitare il Park Guell. Dall’uscita della stazione bisogna camminare per una mezz’ora per arrivare all’ingresso del famoso parco di Gaudì, ennesima opera iniziata e purtroppo rimasta incompleta. Seguendo i cartelli, percorriamo un vialone e svoltiamo in una traversa che sale ripidamente su un colle. All’entrata, un’artista simula perfettamente la statua d’orata di un pistolero che scatta all’improvviso e spara un colpo ogni tanto spaventando i turisti! Le torri a lato delle mura sembrano finte e non lasciano dubbi sullo stile del genio: pare di essere nel paese dei balocchi o in qualche favola di biancaneve. Una lunga scalinata che parte da una fontana porta ad una terrazza panoramica sorretta da enormi colonne. Noi iniziamo però la visita del parco prendendo un sentiero verso destra, che si inoltra nella vegetazione verde dove si scorgono ogni tanto le forme bizzarre delle opere di Gaudì. Le più ricorrenti sono senz’altro le colonne e gli archi, che seguono quel principio di ramificazione visto anche ieri alla Sagrada Familia (le faceva così per ricordare la forma dell’albero in natura). Gli spunti fotografici non mancano di certo, soprattutto per chi è appassionato di architettura e di giochi di prospettiva. Nonostante ci siano parecchi turisti (soprattutto scolaresche), capita spesso di passeggiare all’interno del parco in assoluto silenzio e relax, potendo godere al meglio della sua straordinaria bellezza. Dopo una lunga passeggiata raggiungiamo la terrazza panoramica, abbellita con i muretti mosaicati da pianelle dai mille colori vivaci che ne seguono tutto il perimetro. Questo dovrebbe far parte dello stile riciclatore, ma pare che l’idea originale non sia nemmeno di Gaudì ma del suo assistente… È dura essere la spalla di un grande artista, si rischiano di perdere i propri meriti e di passare in secondo piano! Il panorama che si gode da qua è stupendo e permette una singolare visione d’insieme anche delle opere all’ingresso del parco. Scendiamo sotto la terrazza nel gigantesco colonnato che mi fa venire in mente un pò i templi greci. Tutte le colonne sono dritte, ad eccezione dell’ultima fila dove Gaudì si è sbizzarrito nel farle oblique. Qui sotto scorgo un’artista con una bellissima tela della Pedrera, che non posso rinunciare a portare a casa per la modica cifra di 10 euro.

A questo punto torniamo all’interno del Parco verso il Museo Gaudì, che avevamo intravisto prima di passaggio. Il biglietto costa 8 euro (e ti pareva!) e permette di visitare la dimora dove il famoso artista ha vissuto durante i lavori al parco. Niente di eccezionale a dire il vero, tranne qualche curiosità e il bellissimo panorama che si scorge dalle finestre. Si sono fatte le 13:30, così abbandoniamo il parco e ci infiliamo nel primo posto che troviamo per mangiare qualcosa sulla via del ritorno. Siamo anche fortunati perchè consumiamo due gustose bruschette spendendo poco, pur essendo nelle vicinanze di un’attrazione turistica così allettante. A questo punto torniamo velocemente all’appartamento, ripercorrendo la stessa via dell’andata, e alle 15:30 siamo nuovamente operativi per proseguire la visita della città. Prendiamo la funicolare per Montjuc, che parte proprio da Paral-lel, la fermata del metro a due minuti di cammino dal nostro alloggio. Saliamo così sul colle che domina la parte ovest di Barcellona, dove si trovano una serie di attrazioni tra cui il castello, il parco giochi, la zona olimpica, fino a scendere nuovamente in basso verso il Museo Nazionale di fronte a Plaza Espana. Usciti dalla stazione, scopriamo un pò delusi che la seconda funicolare, che porta in cima nei pressi del castello, è chiusa. Così passeggiamo scendendo dalla parte opposta, fino a raggiungere la Fondazione di Joan Mirò. Sono altri 7 euro di biglietto per visitarla, e probabilmente sono anche quelli spesi peggio. Sarò proprio un ignorante senza speranza in materia, ma certe opere proprio non le capisco! Innanzitutto, poco dopo l’ingresso assistiamo ad una esposizione temporanea di qualche artista che ha avuto l’onore di potersi esporre in un museo di questo livello. Un filmato penoso, volgare, osceno e degradante sono le prime cose che mi vengono in mente mentre osservo allibito lo schermo della sala bianca dove viene riprodotto. Se questo è il messaggio artistico che l’autore voleva trasmettere c’è riuscito in pieno. Guardando le facce sconvolte degli altri turisti capisco che a volte l’arte non è solo questione di ignoranza, ma anche di buon gusto. Vedere un uomo completamente nudo, abbruttito, allucinato quanto sofferente, che si contorce senza senso, in assoluta solitudine, con i genitali sempre in vista in queste riprese mosse e dal vivo, sul filone della strega di Bleir a dir poco angoscianti, può davvero essere considerato arte? Continuiamo a guardare attoniti questo filmato nella convinzione che ci sarà un senso o un significato, ma alla scena del sangue che fuoriesce dal corpo del povero disgraziato che si auto tortura senza senso, ci viene davvero brutta voglia e ce ne andiamo di corsa. Lasciamo volentieri agli esperti l’onore di guardarsi questo capolavoro. Passiamo dunque alle opere di Joan Mirò, che osserviamo in diversi enormi saloni bianchi usufruendo della solita guida in linea del telefono parlante. Senz’altro meno penose ci mancherebbe, qui parliamo di un pittore, ma non ne capisco ugualmente la grandiosità di nessuna! Per la miseria quanto sono negato per l’arte moderna… Dove sono finiti i meravigliosi dipinti di Van Gogh, i particolari minuziosi del Canaletto, etc.Etc.Etc.? Qua vedo un quadro con una linea nera che lo taglia in due, un comune cerchio e qualche “V” scritta, e devo immaginarmi un bellissimo orizzonte con tanto di sole e uccelli che volano! E le descrizioni della guida poi fanno acqua da tutte le parti: non ce n’è una che ti spieghi decentemente e in modo convincente una di queste opere. Mi viene davvero da ridere quando guardo due quadri appesi al muro e ascolto il telefono che mi suggerisce di notarne l’affinità: le rappresentazioni di ciascuno sono totalmente differenti, ma uno è tutto verde con alcuni schizzi arancioni, e l’altro tutto arancione con un punto verde. Mi stanno prendendo in giro? La chicca finale è in una sala quadrata dove sono esposti tre giganteschi quadri, ognuno in una parete diversa. Le opere sono praticamente identiche e cioè: il quadro interamente bianco e una linea nera tracciata a mano libera che lo attraversa quasi in diagonale. L’unica differenza tra tutti e tre è ovviamente la linea, che essendo fatta a mano libera non può essere uguale. C’era bisogno di fare tre quadri così grandi per mostrare una linea, che tra l’altro, non presenta nessuna elaborazione, geometria, ma è tracciata chiaramente di pugno in pochi secondi senza ripasso? Sentiamo cosa dice la guida, che riporta addirittura le parole del Mirò stesso, il quale racconta che avrebbe potuto tracciare la linea in un minuto e il suo quadro sarebbe finito subito, ma ci ha messo invece mesi di prova per arrivare a quella giusta. Ogni volta la tracciava, poi la riguardava, non gli piaceva, la cancellava e la rifaceva. Finchè, in un giorno di illuminazione, non disegnò quella giusta, anche se impiegò mesi ad osservarla per capire che era quella giusta! E dunque? il quadro l’ha fatto comunque in un minuto! Ne ha fatto addirittura tre? La guida dice che tutto ciò dovrebbe rappresentare l’isolamento di un prigioniero in cella, ma è davvero possibile? quale cultore della pittura, seriamente, mi può dire esattamente cosa rappresenta la comunissima linea che vedo di fronte ai miei occhi, perchè è ondulata in alcuni punti, perchè è leggermente in diagonale, perchè non tocca i bordi? Ammesso, certo, che esista veramente la spiegazione razionale. E’ probabilmente questo il mio vero limite, cercare la spiegazione tecnica e razionale. Evidentemente i quadri sono frutto invece di una irrazionalità interiore e soggettiva a cui solo pochi eletti possono arrivare. Per concludere in bellezza, mi sposto in un’altra sala dove sono esposti altri tre giganteschi quadri appesi alle pareti, esattamente identici a quelli visti prima, tutti bianchi con una linea nera tracciata a mano libera ma, stavolta, attenzione, ci sono anche due o tre schizzetti di vernice di pennello. Ah beh ragazzi ma allora ditelo dai! Esco dal museo nella piena convinzione che ,dopo Barcellona, non entrerò più da nessun altra parte ad ammirare l’arte moderna. Per consolarmi Stefania suggerisce di arrivare al M.N.A.C., il Museo d’Arte Nazionale, e visitare qualcosa di archeologico e dal significato più concreto e tangibile. Arrivati nella terrazza sovrastante la gradinata che porta fino a Plaza Espana, siamo estasiati dallo stupendo panorama della città, che si colora di tinte gialle e forti del sole vicino al tramonto. Entriamo dunque al M.N.A.C. Ma scopriamo presto che la parte visitabile è solo quella romanica: meglio di niente comunque! Facciamo il giro tra i reperti lasciati dal nostro potente impero ai suoi tempi migliori, e proseguiamo poi una passeggiata ad anello dietro il museo arrivando alla zona olimpica e tornando di fronte alla piazza. Sono le 19:00 in punto e, magia delle magie, a nostra totale insaputa iniziano sotto i nostri occhi gli spettacoli di giochi d’acqua della Fontana Magica! Questo sì che vuol dire trovarsi al posto nel momento giusto! Tutto si illumina clamorosamente e l’acqua comincia a scorrere dappertutto, partendo da una cascata di fronte al M.N.A.C. Per scendere tutta la gradinata tra fontanelle varie e terminare nella Fontana Magica. Inizia anche la musica e lo spettacolo vero e proprio: una meraviglia assoluta, tra la magia dei colori e le forme create dagli zampilli, che si alzano, abbassano, creano un effetto soffuso simile a nebbia, tutto a ritmo di famose colonne sonore. Si riuniscono centinaia di turisti e noi scendiamo la gradinata mentre assistiamo allo show avvicinandoci alla fontana. La musica epica di Guerre Stellari conclude perfettamente questo tripudio, che fino ad adesso è la cosa più bella ed emozionante che abbia visto a Barcellona. Si sono fatte nel frattempo le 20:00, e presi dall’euforia delle mille luci e colori appena viste, puntiamo su un’ultima visita ancora per concludere in bellezza la giornata: il Poble Espanol, ovvero la ricostruzione di un villaggio spagnolo in una sorta di quartiere a sè stante. Arriviamo all’ingresso dopo una breve passeggiata di un quarto d’ora, ammirando le torri e le mura medievali. Ci viene data la cartina e allo stesso tempo ci viene detto che i negozi a questa ora sono chiusi. Per noi ha poca importanza, anzi, scopriamo presto durante la visita che questo è un vantaggio poichè siamo praticamente da soli e possiamo girare più velocemente. Ci fermiamo in un bar dopo pochi passi in una viuzza che sembra uscire da un film storico. Anche il bar, in effetti, non è da meno. Prendiamo un bel thè caldo e riprendiamo il giro turistico per l’impressionante quartiere. Ogni minimo particolare è curato e studiato nei dettagli: le murature, i portoni, le finestre, i balconi, le insegne dei negozi, il ciottolato della strada, l’illuminazione, la chiesa ed il campanile, la piazza principale. E’ davvero tutto incredibile ma perfettamente realistico e a trovarsi soli in alcuni angoli di queste viuzze sembra davvero di tornare indietro di qualche secolo e assaporare la vita di un tempo. Terminiamo la visita e ripercorriamo la strada all’indietro verso Plaza Espana. Sostiamo ancora un pò a vedere la Fontana Magica, che nel frattempo ha regalato ai turisti un altro (e l’ultimo) spettacolo. Poi, stanchi e appagati da questa lunghissima ed emozionante giornata, torniamo all’appartamento prendendo il metro.

29/02 – Museo Picasso, Tramvia Blau, Tibidabo, Torre Collserola, neve.

La prima visita di oggi è concentrata sul Museo Picasso. Un altro mondo rispetto alla Fondazione di Mirò vista ieri. Almeno qui, l’evoluzione dell’artista è esposta gradualmente sala per sala: dai suoi dipinti da giovane, in stile più classico, fino alla sua trasformazione in quelli più astratti. E anche i più complicati e meno comprensibili danno comunque soddisfazione, ad un profano come me, nell’ammirare la meticolosità dei colori, delle forme e della tecnica. Si capisce quale mole di lavoro ci sia dietro un’opera del genere. Picasso è Picasso. La visita risulta dunque, contro le mie aspettative, estremamente interessante ed istruttiva e vale appieno il solito biglietto di 7 euro pagato all’ingresso. Ci spostiamo in Plaza Catalunya, prendendo la linea 7 e poi la Tramvia Blau che sale al Tibidabo, seguendo le istruzioni della nostra guida. La tramvia è davvero particolare: un vagoncino piccolo con panchine in legno minuscole scomodissime, che si riempe fino a scoppiare di turisti e per la sua tratta di dieci minuti sulle rotaie costa il biglietto di 3,10 euro! Per arrivare in cima al Tibidabo però non è ancora finita, bisogna prendere un’altra funicolare e fare un altro breve tragitto. Una volta arrivati nella piazza principale, osserviamo un pò la cartina esposta. Alla nostra destra c’è il parco giochi, più che altro con attrazioni per bambini e piccini. Varrebbe la pena farlo solo per la ruota panoramica che gira sopra Barcellona con una vista mozzafiato! Saliamo le gradinate che conducono alla Cattedrale, purtroppo rovinata esteticamente in questo periodo per i lavori di ristrutturamento. Diamo una visita veloce e scattiamo una quantità industriale di foto al panorama che spazia su tutta la città fino al mare. Si intravedono tutti i monumenti principali, nonostante la giornata sia nuvolosa e ci sia un pò di foschia. Tra l’altro, fa un freddo tremendo e siamo convinti che la temperatura sia vicina ai zero gradi. Non ci siamo portati neanche i guanti o la sciarpa da casa: non pensavamo di trovare tutto questo gelo a Barcellona! Ci fermiamo per pranzo al “Tibidabo Masia Restaurant”, proprio di fronte alla piazza principale, consumando qualche toast e patatine fritte. Chiediamo dunque come si può raggiungere la Torre Collserola, che domina il colle e che si vede chiaramente vicino a noi. Sappiamo che esistono degli autobus, ma ci consigliano di andare direttamente a piedi. Passeggiamo così per un quarto d’ora fino ad arrivare alla base dell’altissima torre, davvero impressionante. Quella di Praga, a confronto, è molto più bassa. Il biglietto d’ingresso costa solo 4,60 euro e non permette di arrivare fino in cima, ma comunque ad una buona altitudine in una sala panoramica della torre. Raccolti una decina di turisti, attendiamo una ragazza che ci porta alla base della costruzione da cui parte un ascensore a vetri trasparenti che sale lentamente, permettendo di ammirare a bocca aperta lo strepitoso panorama. Anche la sala è trasparente, con le grate bucherellate sotto i piedi che danno la sensazione del vuoto: non certo adatte a chi soffre di vertigini! Siamo a oltre cento metri di quota della torre e circa seicento dal livello del mare! Dalla sala si gode un panorama a 360°, ed è possibile visualizzare subito le principali attrazioni osservando le numerose cartine fornite di ogni spiegazione e punti di riferimento. Rimango ad osservare un pò la lontana Sagrada Familia, la bellissima Plaza Espana e il M.N.A.C., il colle di Montjuc, il Tibidabo con la cattedrale che si erge al cielo. Inizia nel frattempo ad annuvolarsi pesantemente e si sentono devastanti tuoni in sottofondo. La discesa dall’ascensore è altrettanto emozionante quanto la salita, e una volta arrivati in basso ci fermiamo a visitare una sala dove sono esposte le fotografie e i dati delle altre torri similari sparse per il mondo: esattamente come a Praga, di cui tra l’altro vediamo la torre, tra le più piccole, di soli 90 metri di altezza. Ce ne sono alcune colossali in Canada e Russia, magari un giorno visiteremo anche quelle. All’uscita dalla Collserola, la più inaspettata delle sorprese ci coglie impreparati: inizia a nevicare! Tutto potevamo aspettarci ma non la neve a Barcellona, tant’è che persino la guardia della torre pare euforica e chiama gli amici al cellulare tutta contenta! Entusiasti da questo che anche per noi cagliaritani è un evento che si ripete forse ogni dieci anni, riprendiamo la strada del ritorno. Nel giro di dieci minuti la nevicata diventa una piccola bufera, rendendo inutile persino l’ombrello che cerco di usare ormai solo per coprire la telecamera, con la quale sto riprendendo tutto. Il traffico si blocca e gli spagnoli, eccitati ed esaltati, iniziano a giocare con palle di neve, a rincorrersi, a urlare! Il tempo di tornare alla cattedrale e il paesaggio diventa surreale: è tutto ricoperto di bianco in maniera clamorosa mentre continua a nevicare fortissimo! Intanto si avvicina l’ora di chiusura e c’è una fila lunghissima per riprendere la funicolare. Ne approfittiamo per osservare la gente impazzita e scattare stupende foto ricordo. Finalmente è il nostro turno e riusciamo a salire sulla funicolare. La discesa è favolosa e ci regala paesaggi mozzafiato con i boschi ricoperti interamente di neve prima del calar del sole. Anche l’attesa per la tramvia (tra l’altro l’ultima corsa!) passa veloce mentre osserviamo lo spettacolo intorno a noi, anche se ci stiamo congelando dal freddo. Una volta scesi in città, constatiamo amaramente che la neve non è arrivata fino a livello del mare e domani non vedremo la città imbiancata: peccato! Rientriamo all’appartamento per uscire nuovamente all’ora di cena. Dopo una bella passeggiata per il centro alla ricerca di un ristorantino attraente, ne scegliamo uno proprio sulle Ramblas al n. 117 dal nome “La Poma”. L’arredamento è molto carino e noi prendiamo un tavolo proprio sulla vetrata che dà verso la strada. Anche sul servizio e sul mangiare niente da ridire. Consumiamo una succulenta cenetta prendendo paella, salmone grigliato, un boccalone di sangria e digestivo per 43 euro in totale: considerato che siamo sulle Ramblas, non è male.

01/03 – Barceloneta, Villa Olimpica, Parco de la Ciutadel, Barrio Gotico, Cattedrale.

Dedichiamo il nostro ultimo giorno a Barcellona passeggiando per quei quartieri caratteristici che abbiamo ancora tralasciato e per fare un po’ di shopping. Iniziamo scendendo le Ramblas verso Port Vell, dove acquistiamo qualche souvenir all’acquario. Poi proseguiamo verso Barceloneta, osservando un altro sommergibile in legno simile a quello del museo marittimo. Oggi la giornata è stupenda, soleggiata e tiepida: è incredibile pensare che ieri eravamo sotto la neve! Attraversiamo dunque Barceloneta e raggiungiamo Vila Olimpica, da cui rimaniamo esterrefatti dalle bizzarre forme architettoniche e strane sculture che si incontrano per strada. Il culmine ovviamente è il colossale monumento del pesce, situato in una piazza che pare sé stessa un’opera futuristica. Rimaniamo ad osservare e passeggiare un po’ per questo quartiere spettacolare, totalmente diverso da quelli visti fin d’ora, che mi ricorda un po’ nel genere La Defense di Parigi. La piazza finisce in una balconata che dà sulla bella spiaggia di Barceloneta, dove osservo un signore in basso in costume che si sta facendo la doccia: bbbrrrr!! Va bene che ieri si gelava e oggi è più tiepido, ma io sono ancora con felpa in pile e giubbotto pesante! Ci fermiamo per pranzo ad un fast-food proprio vicino al monumento del pesce, il “Planet Rous”. Stavolta consumiamo hamburger e patatine, calamari fritti e crocchette di patate, per la cifra di 22 euro in totale. Lasciamo il quartiere moderno e torniamo al centro storico, passando per il Parco de la Ciutadel, considerato uno dei polmoni verdi della città. Dobbiamo girare un bel po’ per le mura prima di trovare l’ingresso, ma una volta dentro godiamo di un po’ di verde e pace al di fuori del traffico metropolitano. Seguendo il sentiero principale giungiamo al laghetto centrale, dove alcune belle statue fanno da sfondo ad una fontana e c’è persino la riproduzione di un grosso elefante per far divertire i bambini. Usciamo dall’altra parte del parco proprio in pieno Barrio Gotico, e raggiungiamo dopo una mezz’oretta la Cattedrale. Vaghi ricordi di dieci anni fa mi tornano in mente riguardandola. Purtroppo, anche questa come quella del Tibidabo, è in piena ristrutturazione: questo è il rischio che si corre venendo fuori stagione! Si può comunque entrare a visitarla (ne vale la pena) e con la cifra di 4 euro si può salire sul tetto tra transenne e percorsi arrangiati con inferriate. Questa è una cosa forse un po’ discutibile, tra l’altro il panorama che si vede non è alla fine molto diverso (anzi, sicuramente inferiore) rispetto a quello che si gode da altri punti della città. Terminata la visita, ci fermiamo un po’ nella piazza di fronte alla cattedrale per ammirare un suonatore di chitarra e alcuni artisti che simulano le statue. C’è un vero professionista da record, con tanto di piedistallo e borsa per attrezzi, che ha incluso nel suo abbigliamento, all’altezza del petto, un orologio con il quale misura il tempo che riesce a rimanere fermo. Un tempo eterno di minuti e minuti in cui rimango imperterrito ad osservarlo senza che si muova di un millimetro o che sbatta le palpebre degli occhi, fino all’autoconvincimento che veramente si tratti di una statua. Dopo altri minuti, finalmente lo vedo fermare l’orologio e riposarsi un pochino, per poi riattaccare il suo cronometro personale e iniziare daccapo! A questo punto non posso esimermi dal fare una foto insieme a questo mito e lasciargli la meritata mancia. Continuiamo a passeggiare per gli innumerevoli negozietti del Barrio Gotico fino a giungere a Plaza Espana, dove entriamo al centro commerciale “El Corte Ingles” per comprare il completo da calcio del Barcellona per il fratello di Stefania. Tra l’altro scopro che al piano terra c’è una gigantesca esposizione di DVD e cd musicali che sono molto attraenti! Stanchi dalla lunga camminata, ci riposiamo al “Beer & Coffe”, proprio in un angolo della piazza, prendendo una cioccolata calda con churros, un abbinamento molto usato a quanto pare da queste parti. I churros sono una sorta di sfogliatine zuccherate davvero buone! E’ ormai buio e le strade sono colme di gente e turisti, che rendono Barcellona, esattamente come mi ricordavo persino dieci anni fa, una città estremamente vitale e accogliente. Fa davvero piacere camminare e osservare tutto questo movimento anche se, in alcuni tratti delle Ramblas, bisogna riconoscere che diventa quasi nevrotico: si fa zig zag da una parte all’altra e per poco si devono dare spintonate per passare! Ultimo spazio per lo shopping e poi torniamo all’appartamento stanchissimi da cinque giorni di visite a ritmi serrati. Usciamo giusto per la cena, in un ristorante – pizzeria della nostra zona, che guarda caso si chiama “Italianos”. Siamo curiosi di sapere se si mangia decentemente ma, come ci aspettavamo, la pizza ordinata non è certo una pizza italiana ma piuttosto una sorta di bruschetta condita. Di tutte le capitali europee, per ora solo a Praga mi è capitato di trovare una vera pizza come quella italiana e di mangiare davvero bene! In compenso, spendiamo la ridicola cifra di 16 euro in tutto: evidentemente, la lontananza dalle Ramblas fa sentire i suoi effetti… 02/03 – Rientro.

Il nostro soggiorno a Barcellona termina oggi con il lungo viaggio che ci aspetta per tornare a casa. Dopo colazione, chiudiamo le valige e alle 11:30 prendiamo il metro per Plaza Catalunya, poi cambiamo linea per Plaza Sant Joan. La corriera della Ryan Air è la che ci attende per condurci all’aeroporto di Girona, dove arriviamo alle 13:30. Solite procedure del chek-in, pranzo con panini al prosciutto crudo e cotto (davvero buono, senz’altro come quello italiano), e infine il volo che ci riporta ad Alghero. Da qui, ancora un’altra corriera per Cagliari per tornare a casa. Ecco il mio viaggio! Per il racconto documentato da splendide foto rimando vivamente al mio sito: www.Ivanweb.Net



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