Bangui e dintorni
Bangui conta 800.000 abitanti, ma non li dimostra. E’ una distesa di baracche che si distendono tra il fiume Obangui (sulla cui riva opposta già si entra in Congo-Zaire) e una collina ancora ricca di vegetazione incontaminata e sulla cui sommità capeggia la scritta “Bangui” copiando dalla ben più celebre Hollywood.
Accanto alle baracche e alle strade drammaticamente sterrate, si erge un’arteria principale (anticamente usata come pista dell’aeroporto), incredibilmente larga e ai lati della quale sorgono alcuni edifici anni ’70 (fatti costruire da Bokassa) ormai in inarrestabile decadenza.
Al termine del viale principale si entra in quello che è il centro della città, anch’esso con pochi edifici in stile coloniale, una chiesa cattolica e il palazzo del governo, anch’esso recuperato dalla follia edificatrice di Bokassa. A proposito di governo, la Rep. Centrafricana è un paese che ancora in tempi recenti ha vissuto frequenti colpi di stato, in media uno ogni cinque anni, e il presidente attuale è in carica da 4 anni, dopo aver rovesciato il suo predecessore, come nella migliore tradizione centrafricana. Purtroppo tutto ciò è avvenuto anche per salvaguardare i grandi interessi francesi che ci sono in questo piccolo stato ricco però di diamanti e di legname, le due risorse che lo rendono estremamente appetibile agli occhi degli stranieri.
Purtroppo queste due risorse hanno completamente offuscato le altre e la povertà è davvero endemica e si accompagna ad un tasso di analfabetismo e ignoranza decisamente superiore a molti dei paesi vicini. Infatti in Centrafrica è difficile trovare persone professionalmente valide e sono abbastanza frequenti le “invasioni” da parte del Congo e del Ciad di persone che vengono impiegate nei posti migliori e più redditizi. Del resto a Bangui non c’è carta stampata, funziona solo la radio e ancora oggi le scuole sono pochissime. Anche nelle persone locali sopravvivono antiche usanze africane ormai scomparse altrove. Basti pensare che nonostante la maggioranza si professi cattolica e ci siano anche alcuni mussulmani, ancora oggi i morti non si seppelliscono se non dopo molti giorni ricchi di danze e riti tribali che ancora sopravvivono. E se questa è la situazione di Bangui e dei villaggi ad essa limitrofi, non deve sorprendere il fatto che a poche ore di strada dalla capitale si entra nella foresta vergine nella quale ancora vivono i Pigmei, e molte delle loro tribù non ha ancora avuto contatti con quella che noi chiamiamo civiltà (ma che a Bangui tanto civile non è stata).
Il turismo organizzato non esiste, pertanto i Pigmei hanno buone possibilità di restarsene in pace nella loro foresta, così come alcune famiglie di ippopotami che si possono incontrare a un cinquantina di km dalla capitale, risalendo il corso dell’Obangui.
Dato che il mio soggiorno è stato per motivi lavorativi non ho molto di più da raccontare, anche se l’esperienza di essere stati in questo paese è davvero unica, visto che si ritorna in un mondo che francamente pensavo ormai scomparso.
Informo inoltre gli eventuali avventurieri che a Bangui non ci sono hotel di stile occidentale e nei pochi che ci sono è difficile trovare una camera, e se la si trova le condizioni igieniche sono davvero pessime. Ho avuto la fortuna di pernottare presso una famiglia di libanesi (che stanno tra l’altro costruendo un nuovo hotel) e quindi ho potuto godere di tutti i comfort, oltreché gustare le loro prelibatezze culinarie, visto che a Bangui non vi sono ristoranti e tutta l’offerta gastronomica si esaurisce in pochi bar piuttosto cadenti.