Bangkok coi bambini

Dieci giorni trascorsi nella capitale thailandese tra templi, cultura e shopping center
Scritto da: rubensino
bangkok coi bambini
Partenza il: 22/02/2013
Ritorno il: 02/03/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Questo è il racconto del mio viaggio a Bangkok.

Su Bangkok sono state scritte tante cose nei forum e nei racconti di viaggio e tante ne ho lette io prima di intraprendere questa avventura. Per tale ragione non intendo ripetere qui le cose – per altro bellissime – che già sono state pubblicate, quanto piuttosto soffermarmi su alcuni aspetti della mia vacanza che possono aiutare o anche solo far riflettere coloro che intendono visitare Bangkok, magari come me… con bimbi al seguito.

Io infatti ho viaggiato coi miei due figli, rispettivamente di sei anni e di 22 mesi, oltre ovviamente al mio compagno.

Volevamo una vacanza rilassante e senza stress, cose che non sempre si accordano con un budget limitato, soprattutto in una metropoli come Bangkok: volevamo vedere cose interessanti senza annoiare i bambini… ed anche queste due cose non sempre vanno d’accordo. Invece siamo riusciti a fare comunque una vacanza bellissima con 4.000 euro (viaggio incluso) che per 4 persone e 10 giorni non è poi tanto. Giudicate voi.

Ma andiamo con ordine

Il volo, prenotato tramite un’agenzia di Roma che non vuole pubblicità tanto è brava, era della compagnia Kuwait Airways e con scalo di cinque ore circa a Kuwait City: costo 679,00 a persona (invece 550,00 e 135,00 i due bambini). Aerei: Airbus 300 e 340 piuttosto vecchiotti (è da almeno dieci anni che non vengono rimodernati) con servizi di bordo conformi allo standard (legacy carrier) (cibi arabi ma buoni). È accaduto però che durante lo scalo a Kuwait City si sia verificato un lungo ritardo – di oltre tre ore – apparentemente senza spiegazione (forse un cambio di equipaggio): in ogni caso siamo stati assistiti in aeroporto con una cena completa (al posto del semplice panino e bibita dei voli regolare), succhi di frutta senza limiti e… pochissime informazioni (o non sapevano cosa dirci o nemmeno parlavano inglese… diciamo, stile paesi arabi… senza offesa)

Impasse comunque superato e ritardo parzialmente colmato.

Bangkok. E qui è d’obbligo essere più precisi, perché è la nostra vacanza.

Cominciamo dall’aeroporto. È vero, è grandissimo, al di là di quello che in Europa possiamo concepire. Però per tutto ciò che serve (controllo passaporti, ritiro bagagli, arrivo alla fermata del taxi, ecc.) il percosso è facilissimo e ben segnalato.

Attenzione: in aereo viene consegnato un foglio da compilare in duplice copia per ciascun passeggero (infante compreso) che deve essere consegnato insieme al passaporto in ingresso e in uscita da Bangkok: all’arrivo, in mancanza del foglio le hostess dell’aeroporto forniscono questionari banchi da compilare sul posto, ma in uscita assolutamente non va smarrita la seconda copia già compilata e timbrata.

Tra le varie opzioni per raggiungere la città noi abbiamo scelto il taxi in quanto per due persone il prezzo non si discosta molto da quello dello Skytrain + metropolitana e il servizio è decisamente più comodo; poi di pomeriggio a Bangkok non c’è troppo traffico. Il tassista non ha attivato il tassametro (meter) ma il prezzo era onesto: 450 bath oltre all’autostrada (circa 50 bath) che va pagata al tassista al momento in cui ferma l’auto presso il casello autostradale.

Noi abbiamo alloggiato al Royal Orchid Sheraton Hotel, che dopo tanto cercare si è rilevata la scelta più giusta per una svariata serie di ragioni. L’albergo in verità non è nuovissimo, esisteva già 18 anni fa, quando io vi ho alloggiato per la prima volta: lo ricordavo elegante e di classe e tale è rimasto, ovviamente coi necessari ammodernamenti. I suoi punti di forza sono:

Collocazione sul fiume Chao Phraya a due passi dal Pier 3 (Si Phaya): i battelli che continuamente navigano da una sponda all’altra o lungo il fiume sono il mezzo migliore per muoversi a Bangkok. Attenzione alle bandierine che indicano il percorso e la tipologia di imbarcazioni perché non tutte hanno lo stesso servizio (la Tourist Boat, bandiera azzurra, ad esempio è molto più costosa – 150 bath per tutto il giorno). Sulle altre barche si paga poche decine di bath, a seconda della distanza;

Vista panoramica: da tutte le stanze munite di parete di vetro si gode uno spettacolo incantevole del fiume con la città sullo sfondo;

Piscina nel giardino; la sua presenza è la ragione per cui abbiamo scelto questo hotel; è spaziosa, scenografica, ha una zona idromassaggio ed un’area con acqua molto bassa adatta ai bambini. Intorno alla piscina ombrelloni e sdraie, dietro un bellissimo prato all’inglese circondato da piante tropicale dove vivono sette splendidi esemplari di pavoni che sono stati il diletto di mio figlio più piccolo. C’è anche un’altra piscina con acqua alta;

American breakfast: di tutto da mangiare e buonissimo.

La città di bangkok

Innanzitutto voglio sfatare un mito di Bangkok: la contrattazione dei prezzi. A noi non è successo quasi mai di avere uno sconto considerevole sui prodotti acquistati (forse non siamo stati bravi), ma a dire il vero i prezzi proposti erano piuttosto onesti e comunque bassi per le piccole cose. Sul design, la moda o gli oggetti di lusso nemmeno è il caso di contrattare perché i negozi hanno i cartellini coi prezzi e le commesse sono molto distinte, come in Europa. Però se acquisti più oggetti sicuramente poi chiedere un arrotondamento del prezzo o un oggetto in omaggio (a noi non è mai stato negato, anzi addirittura molti negozianti, in presenza dei nostri bambini, li hanno omaggiati con dolcini, bibite o piccoli doni.

Altro mito infondato – almeno in parte: i tassisti. Ogni volta che abbiamo chiamato il taxi dinanzi al nostro hotel abbiamo trovato il meter già azionato e nessuno ci ha proposto mete alternative. Lo stesso discorso vale per le altre località dove ci siamo mossi durante le ore diurne. La situazione si è completamente capovolta la sera (dopo le 20.00): allora, forse in ragione della chiusura di molti altri mezzi di trasporto pubblico, i tassisti si sono sempre sistematicamente rifiutati di attivare il meter e ci hanno proposto prezzi triplicati che siamo stati costretti ad accettare per tornare in hotel. Questa per lo meno è stata la nostra esperienza.

Un consiglio: munitevi di cartina con le località scritte anche in lingua thai… molti, anche fra i tassisti, non solo non capiscono l’inglese ma non leggono nemmeno i caratteri occidentali, quindi fate in modo che riescano quantomeno a capire dove volete andare. In ogni caso noi abbiamo sempre trovato persone che spontaneamente ci si sono avvicinate, non per vender qualcosa, ma per aiutarci a trovare la strada.

Un altro consiglio: munitevi di pazienza. I thailandesi sono molto lenti, ma sorridono sempre e non si arrabbiano mai. Fatelo anche voi, anche se a volte è difficile farlo quando impiegano dieci minuti solo per rilasciarvi uno scontrino o servirvi un caffè.

In merito all’itinerario da noi seguito, abbiamo scelto una soluzione che si adattasse anche ai bambini, così di mattina – quando l’aria è relativamente più fresca – abbiamo visitato templi, mercati di strada e altri luoghi all’aperto, a pranzo siamo rimasti in hotel ed in piscina, nel pomeriggio ci siamo recati nei centri commerciali, i mercati notturni, i ristoranti. In effetti abbiamo registrato una certa difficoltà, soprattutto dei bambini, a reggere ritmi più intensi, in particolare a restare in giro oltre le quattro ore, allorquando non solo il caldo, ma anche il rumore diffuso, il traffico, la confusione presente quasi ovunque faceva desiderare il ritorno in hotel.

Sulle cose viste ecco un breve elenco, con annesse impressioni e sensazioni:

Siam Paragon: è un centro commerciale di lusso, molto scenografico, vetrine bellissime, prezzi uguali alle grandi firme in Europa, molti giovani stilisti espongono qui le loro creazioni care ma davvero originali, una food court molto bella dove mangiare a prezzi contenuti. Il sabato sera nella piazza antistante davanti alle fontane danzanti si tengono concerti e spettacoli;

Chatuchak Weekend Market: noi siamo giunti al mercato intorno alle dieci, quando ancora alcuni negozietti sono chiusi, la confusione non è tanta come mi aspettavo, si gira abbastanza facilmente se si tiene d’occhio la larga via centrale, altrimenti – addentrandosi tra le viuzze – può diventare labirintico. Si trova di tutto, molte cose per turisti e cibi locali. Attenzione al pavimento: ci sono griglie per le fogne piuttosto malmesse, dove è facile lasciarci una scarpa;

Lumphini Park: molto curato e pulito, ci sono bagni ben tenuti e alcuni bar e chioschetti. Delude il fatto che ovunque si vedono palazzi, rotaie e strade piene di macchine ed in parte se ne sentono anche i rumori. Però per i bambini è un buon posto: c’è il laghetto con pesci gatto enormi, un parco giochi con la sabbiera, e per i più grandi anche campi da basket e volano. Noi non abbiamo visto varani, ma ci sono;

Baiyoke Sky Tower: con i suoi 84 piani è la costruzione più alta di Bangkok. Il panorama si vede da una piattaforma girevole all’aperto illuminata da mille luci colorate. Al piano inferiore si può bere un drink (anche alcolico) incluso nel prezzo di ingresso. Si sale attraverso tre ascensori e una piccola rampa di scale. Ai bambini è piaciuto soprattutto l’allestimento interno nel primo livello con mongolfiera, tuc-tuc, barchetta ed altre attrazioni su cu farsi mille foto gratis;

Grand Palace e Wat Phra Kaew (Tempio del Buddha di Smeraldo): qui davvero le code di turisti e semplici visitatori sono onnipresenti. Ci sono diversi ingressi, ma le guardie ti fanno subito capire quale è quello riservato ai turisti. I controlli sull’abbigliamento sono rigorosi (maniche corte e gonna al ginocchio vanno benissimo, ma non vengono tollerate le trasparenze). Anche se non si dovrebbe, siccome il posto è molto grande e c’è tanto da vedere, io ho dato qualcosa da mangiare ai miei figli all’interno del sito e mi sono alleggerita d’abito quando giravo nei cortili esterni. Il biglietto di ingresso costa 500 bath, ma include alcune visite negli interni che non siamo riusciti a completare. Ripeto c’è tanto da vedere ed il sole è implacabile. Portatevi l’acqua;

Siam Ocean World: noi abbiamo già visitato grandi acquari come quello di Sidney o di Vancouver, ma questo è ancora più bello. Le vasche dei pesci sono enormi ed il tunnel di vetro è veramente spettacolare. Inspiegabilmente lunga l’attesa alla biglietteria, nonostante ci fossero poche persone. Noi abbiamo preso il biglietto semplice, già piuttosto caro (750 bath gli adulti e 650 bath i bambini) ma ci sono anche opzioni combinate che possono essere convenienti se si intende abbinare anche qualche altra attrazione. Sinceramente anche questo posto è grande ed interessante e non si ha il tempo di fare altro in un unico pomeriggio. Noi abbiamo cenato nella food court al piano superiore dove si mangia tra gli acquari e le cucine a vista: puoi vedere non solo le foto dei piatti, ma anche i cuochi mentre te li preparano (e ciò è di grande aiuto nella scelta);

Chinatown e Wat Traimit (Buddha d’Oro): anche a Chinatown è facile girare tenendo presente la via centrale, molto larga e trafficata, ma nei vicoli ci si può perdere. Si vendono prevalentemente gli stessi oggetti che si trovano da noi presso i nostri negozi gestiti dai cinesi, a prezzi ovviamente inferiori, ma spesso solo in confezioni grandi (diciamo che è un po’ un mercato all’ingrosso). Dappertutto bancarelle di frutta e cibo cotto. Il Buddha d’Oro è veramente impressionante: si trova nel complesso del Wat Traimit e lo si raggiunge attraverso una serie di rampe di scala. Dentro niente scarpe o abiti succinti. È consentito scattare foto. Si possono lasciare offerte per i poveri e per i monaci. Frequentato moltissimo dai locali;

Wat Pho (Buddha Disteso): lo abbiamo visitato al tramonto ed è stato bellissimo grazie agli effetti cromatici prodotti dal sole sulle tessere di porcellana colorate che rivestono tetti, colonne ed interi edifici. Non abbiamo saputo resistere alla tradizione di mettere le monetine nelle brocche allineate lungo la statua del Buddha, anche se abbiamo abbondantemente sbagliato il conto termionandole prima del previsto. Il prezzo del biglietto comprende anche una bottiglietta d’acqua (anche più d’una per i bambini);

Damnoen Saduak (Floating Market): qui non siamo in grado di spiegare bene quello che è accaduto. Però attenzione perché il giro può essere molto costoso. Noi abbiamo pagato 2.000 bath l’auto privata che dall’hotel ci ha portato al mercato e ritorno. L’autista ci ha lasciato piuttosto lontano, ad un molo dove per prendere la lancia e fare il giro dei canali abbiamo dovuto pagare altri 1.850 bath (dei 3.000 inizialmente richiesti). Non sappiamo se sarebbe stato possibile pagare meno in altri moli, però l’autista non ci ha dato alcuna spiegazione e con gli altri era pure difficile capirci. Il giro comunque è durato oltre tre ore, noi avevamo una barca veloce tutta per noi che ci ha fatto fare tre soste (ma si sarebbe fermata ovunque noi lo avessimo richiesto): quindi tutto sommato il prezzo ci stava. Nella fabbrica dello zucchero di cocco ci è stato offerto un assaggio di una bevanda dolcissima fatta col succo delle noci di cocco. Il paesaggio per raggiungere il mercato in taxi (periferia di Bangkok) è poco interessante. Il mercato è quello di cui tutti abbiamo letto, nel bene e nel male;

Khao san road e Banglamphu: noi abbiamo trovato il quartier molto divertente, per la gente, i ristorantini, i negozietti. Ottimo qui il cambio degli euro. Abbiamo mangiato bene ad un posto chiamato Mango (o qualcosa del genere): cucina per turisti non troppo piccante. Ovviamente bisogna andarci alla sera per godere del fascino di questo luogo;

Pratunam: anche qui strade strettissime, bancarelle una addosso all’altra (la zona gastronomica sembra un girone dantesco, con enormi pentoloni che friggono di tutto). Tantissimo l’abbigliamento in vendita. Però noi abbiamo preferito fare acquisti nel vicinissimo World Trade Center: grandissimo, semideserto, fresco e profumato, dotato anche di un supermercato e di un cinema multisala. Molti bar e ristoranti dove mangiare bene;

Pat pong: è l’unico posto di Bangkok di cui non abbiamo conservato foto: sinceramente poco da fotografare. Caotico all’inverosimile, claustrofobico, con l’architettura dello Skytrain che gli corre parallela: può non valerne la pena, dipende. Il fatto è che il caldo a Bangkok è molto sopportabile negli spazi aperti ma diventa umido e asfissiante quando ci trova nella folla o in luoghi angusti, entrambe caratteristiche che si trovano a Pat pong. Qui abbiamo mangiato in un locale la famosa insalata di papaya, ma era così piccante che non siamo riusciti a finire il piatto;

Sukhumvit eTerminal 21: quando ci siamo arrivati in taxi, abbiamo ringraziato il cielo di non aver scelto un hotel in questa strada molto conosciuta tra gli occidentali. La circolazione è sempre paralizzata, il caos enorme soprattutto di sera, il rumore prodotto dalle innumerevoli moto è assordante. Bisogna però vederla per capire la nuova Bangkok (quella lontana dal tranquillo scorrere del fiume). Il centro commerciale Terminal 21 è bellissimo: ogni piano dedicato ad una città (Roma, Parigi, Londra, Istanbul, San Francisco, Tokio). Noi abbiamo mangiato qui al Mix (cucina fusione) e i bambini da Kentucky Fried Chicken (pollo fritto);

Wat Arun (il Tempio dell’Alba): bellissimo molto diverso dagli altri templi buddisti. La guglia principale si ascende con tre rampe di scale molti ripide. La terza rampa non è fattibile per i bambini (i gradini sono troppo alti e la pendenza elevatissima). È bellissimo arrivarci con il battello e fotografare il tempio dal Chao Parya;

Ma Boon Khrong Center (MBK): lo abbiamo visitato nelle poche ore che precedevano il nostro volo. Pensavamo di acquistare di tutto ma ovviamente coi bagagli impacchettati già delle dimensioni doppie che all’arrivo, abbiamo desistito. È un enorme bazar, simpatico da girare, ma non bello ed originale come gli altri centri commerciali visti qui a Bangkok.

Il viaggio di ritorno ha seguito lo stesso itinerario dell’andata; niente ritardi però questa volta. E a Roma anche i bagagli sono giunti integri e puntuali.

A noi – nel complesso – è andato tutto più che bene; allora buona fortuna anche a voi.

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Wat Arun

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Chao Praya



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