Bali: un’isola in mezzo al cielo

Domenica 3 Agosto: Dovevamo essere in vacanza già da una settimana, al di là dell’Atlantico, “on the road” fra Stati Uniti e Canada, ma non è stato possibile farlo, allora, anziché abbreviare l’itinerario, abbiamo completamente rivoluzionato le ferie estive e per la prima volta nella nostra vita andremo ad oriente, ma non solo,...
Scritto da: LucaGiramondo
bali: un’isola in mezzo al cielo
Partenza il: 03/08/2008
Ritorno il: 17/08/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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Domenica 3 Agosto: Dovevamo essere in vacanza già da una settimana, al di là dell’Atlantico, “on the road” fra Stati Uniti e Canada, ma non è stato possibile farlo, allora, anziché abbreviare l’itinerario, abbiamo completamente rivoluzionato le ferie estive e per la prima volta nella nostra vita andremo ad oriente, ma non solo, addirittura nell’altro emisfero, in Indonesia.

Il vastissimo arcipelago indonesiano si estende per diverse migliaia di chilometri da est ad ovest, a nord dell’Australia e a sud dell’Indocina e comprende numerose grandi isole come Java (dove si trova la capitale Giakarta), Sumatra, il Borneo, Sulawesi e parte della Nuova Guinea, noi però andremo a Bali, un’isola molto più piccola (poco più di 5600 chilometri quadrati) ma non per questo, speriamo, meno interessante. Il tragitto in volo sarà, ovviamente, lunghissimo e piuttosto lunga sarà questa volta anche la strada per giungere all’aeroporto, perché partiremo da Roma-Fiumicino.

La sveglia suona prestissimo, alle 3:30 … giusto il tempo di renderci conto della situazione e, chiuse le valigie, alle 4:20 lasciamo casa dando ufficialmente il via a questa nuova avventura.

Causa lavori (infiniti!) sulla E45 e visto il giorno da bollino rosso, per quanto riguarda il traffico, prendiamo a seguire una strada un po’ inusuale per la partenza di un viaggio, la Strada Statale 67, che si avventura sull’Appennino. Col buio affrontiamo così un’infinità di curve poi, mentre comincia ad albeggiare, alle 5:15, superiamo il Valico del Muraglione e un’ora più tardi imbocchiamo la ben più agevole A1 ad Incisa Val d’Arno, poco dopo Firenze.

Andiamo spediti verso sud, senza intoppi, e alle 7:40 transitiamo nei pressi di Orte, quindi, raggiunto il Grande Raccordo Anulare di Roma, un quarto d’ora prima delle 9:00 siamo al parcheggio lunga sosta dell’Aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.

Con la navetta gratuita raggiungiamo il Terminal C dove facciamo il check-in e oltrepassati anche i controlli doganali, poco dopo le 10:00, siamo in attesa del volo SQ365 alla porta C21.

Non dobbiamo aspettare molto e ben presto veniamo fatti salire sul Boeing 777 della Singapore Airlines, che in perfetto orario … non stacca da terra, perché a quanto pare c’è un problema con alcuni passeggeri e dobbiamo aspettare che vengano sbarcati i loro bagagli. Così, alle 13:36, ben oltre un’ora e mezza dopo l’orario previsto rulliamo sulla pista romana e prendiamo quota, mentre sui video appare la distanza alla destinazione: 10061 chilometri a Singapore … dodici ore di volo ci aspettano, poi il cambio per Bali.

Scavalchiamo l’Italia, passiamo sopra alla Grecia prima e alla Turchia poi, quindi sorvoliamo l’Iran quando improvvisamente ci fanno sapere che faremo scalo a Dubai, negli Emirati Arabi … e subito il pensiero corre al rischio di perdere la coincidenza per Bali.

Volteggiamo per quasi un’ora, inspiegabilmente, sullo Stretto di Hormuz, all’ingresso del Golfo Persico, poi finalmente alle 21:50 ora locale planiamo dolcemente sulla pista dell’emirato arabo … ma l’ambiente intorno a noi è strano, scarsamente illuminato e troppo, troppo tranquillo per essere un aeroporto internazionale di grande traffico come quello di Dubai … Infatti apprendiamo di trovarci in un aeroporto militare e di essere atterrati per motivi di sicurezza, causa probabilmente i bagagli non rintracciati degli stessi passeggeri che ci avevano fatto ritardare la partenza (ma sarà vero?) … e poco prima, quel lungo volteggiare era per scaricare in volo il carburante! … Non male come inizio del viaggio! Che bella situazione! … Fuori ci sono, nonostante l’ora, 45 gradi e veniamo sbarcati con una scala di emergenza in aeroporto non predisposto ad accogliere passeggeri e senza sapere quando si ripartirà! … Veniamo “stipati” in due sale riunioni (con aria condizionata, per fortuna) e lì facciamo mezzanotte, attorniati da arabi in divisa piuttosto inquietanti, seppur gentili.

Lunedì 4 Agosto: Stanchi ed inviperiti attendiamo il nostro destino … Dopo oltre quattro ore dall’atterraggio, intorno alle 2:00, veniamo tutti caricati su dei pullman e sotto scorta militare accompagnati all’aeroporto (quello vero) di Dubai. Attraversiamo il metal-detector e alla 3:00 siamo tutti a discutere con i funzionari della compagnia, che ci fanno sapere l’aereo ripartirà, dopo i dovuti controlli, alle 7:20.

Rassegnati facciamo una prematura colazione offerta dalla Singapore Airlines e poi ci mettiamo sulle poltrone del grande aeroporto arabo ad aspettare l’alba, che in realtà pensavamo di vedere dai finestrini dell’aereo ormai in prossimità della meta.

Alle 6:30 cominciano le operazioni di imbarco e in quella fase apprendiamo, con sollievo, di avere già assicurato un nuovo volo per Bali questa sera stessa, alle 19:00 … Meno male! … Ci regalano a tutti, per scusarsi del sostanzioso contrattempo, una scatola di Ferrero Rocher (zuccherino amaro!) e poi con una navetta ci portano sullo stesso aereo abbandonato qualche ora prima … riprendiamo i nostri posti … e alle 7:48 il volo SQ365 riprende la sua strada in direzione di Singapore! Questa volta fila via tutto liscio: passiamo sopra all’Oceano Indiano, attraversiamo l’India e poi il Golfo del Bengala, arrivando in vista delle coste della Malesia. Cominciamo quindi la discesa verso Singapore, dove atterriamo alle 18:56 ora locale (sei ore in più rispetto all’Italia, come sarà anche in Indonesia).

Usciamo dalla porta 53 e con grande efficienza, facendosi in parte perdonare l’inconveniente della scorsa notte, la Singapore Airlines ci imbarca immediatamente alla porta numero 50 per Bali … Il volo SQ948, un altro Boeing 777, si stacca così da terra alle 19:57 con destinazione Dempasar, il capoluogo balinese.

Fuori dal finestrino è ormai arrivata la notte un’altra volta e mentre superiamo la linea dell’equatore sorvoliamo il Mar di Java, con sulla destra l’Isola di Sumatra prima e poi la stessa Java e sulla sinistra il Borneo. Infine scendiamo verso la nostra meta, Bali, e l’aeroporto del suo capoluogo, dove atterriamo felicemente alle 22:13 … Ora speriamo di non avere problema con i bagagli! Mandiamo un messaggio a casa per far sapere della fine della nostra odissea, oltrepassiamo la dogana indonesiana e andiamo al nastro trasportatore, dove individuiamo subito le nostre valigie … meno male! Usciamo trionfalmente dall’Aeroporto Ngurah Rai di Dempasar e troviamo ad attenderci l’assistente di Viaggi del Mappamondo, nostro tour operator per questo viaggio, il quale ci accompagna al Sanur Beach Hotel, nell’omonima cittadina ubicata nella parte sud-orientale dell’isola, dove passeremo solo questa prima notte a Bali, perché domani mattina partiremo per un tour di cinque giorni … poi torneremo al Sanur Beach fino alla fine della vacanza.

Ci consegnano le chiavi e, saltando volutamente la cena, saliamo subito alla nostra stanza (la numero 735) e lì finalmente possiamo dedicarci ad un meritato riposo, dopo quasi due giorni di viaggio estenuante.

Martedì 5 Agosto: Ha inizio questa mattina, in pratica, il nostro vero e proprio viaggio balinese.

Poco dopo le 7:00 siamo a far colazione e alle 8:30 alla réception, con tutti i bagagli, in attesa che ci vengano a prendere per l’inizio del tour … Nel frattempo facciamo la conoscenza di due ragazzi italiani: Gianfranco e Barbara, di Roma, che a quanto pare ci faranno compagnia nei prossimi giorni a spasso per l’isola.

Puntuale arriva e si presenta la nostra guida, Oka … e assieme a lui, ad un autista e ai nostri due nuovi amici, partiamo a bordo di un appariscente pulmino completamente giallo, con la scritta “Viaggi del Mappamondo” sulle fiancate.

C’immergiamo subito nel caotico traffico locale, con centinaia di motorini che sbucano da tutte le parti, senza limite di passeggeri trasportati … fino a quattro, senza problemi! Arriviamo così al primo stop previsto, cioè la fabbricazione e successiva vendita di batik, disegni su stoffa ottenuti con il tradizionale procedimento, che prevede l’applicazione di uno strato di cera impermeabilizzante sulle zone che non si vogliono tingere, il successivo bagno di colore, il risciacquo e l’asciugatura, per finire con l’eliminazione della cera mediante l’utilizzo del calore … Per ottenere batik policromi si ripete poi il procedimento per ogni tonalità che si decide di utilizzare … Un sistema antico che permette di ottenere pregevoli disegni, ma nonostante il nostro interessamento usciamo dal negozio a mani vuote.

Tornati al nostro automezzo lasciamo, finalmente, l’area più densamente popolata per transitare in zone rurali, caratterizzate da tipiche e verdissime risaie … Arriviamo così, in riva all’oceano, in vista del primo tempio in programma, quello di Tanah Lot.

La popolazione balinese è per il 90% di religione induista, intrisa di antiche credenze animiste, esplicata in un’infinità di templi sparsi ovunque nel territorio, che sono valsi all’isola l’appellativo di “Isola degli Dei”, in contrapposizione al resto dell’Indonesia, di stragrande maggioranza musulmana.

Il Pura Tanah Lot è uno dei luoghi turistici più famosi di Bali, scenograficamente collocato su di un’isoletta a cento metri di distanza dalla costa e raggiungibile a piedi con la bassa marea, ma non aperto al pubblico. Come indica il nome si trova nel punto di incontro fra la terra (tanah) ed il mare (lot) e si dice sia stato costruito in quel luogo per proteggere l’isola dai flagelli e dalle forze distruttive che si riteneva giungessero proprio dal mare … Si dice anche che sia particolarmente suggestivo al tramonto, ma sono solo le 10:30 del mattino e non credo aspetteremo quel momento.

Passeggiando lungo il tratto di costa antistante scattiamo foto da più punti panoramici e arriviamo fino al vicino Pura Batu Bolong, un altro tempio eretto su di un piccolo promontorio collegato alla terraferma da un ponte naturale di roccia.

Terminata positivamente la prima visita ad un luogo sacro prendiamo a seguire la strada che va verso l’interno dell’isola e sale sulle montagne, dove purtroppo, nel frattempo, si sono andate accumulando parecchie nuvole.

Arriviamo così, senza la presenza del sole, nel villaggio di Bedugul, adagiato sulle rive del Lago Bratan, di origine vulcanica come tutti i laghi di Bali, e lì ci fermiamo a vedere il caratteristico e colorato mercato delle spezie e della frutta.

Passate ormai le 13:00 a spasso fra banchi di mercanzie esotiche andiamo a pranzo, sempre a Bedugul, in un ristorante che ci offre buona cucina indonesiana a base di riso e svariate pietanze fritte.

Nel primo pomeriggio scendiamo poi sulle sponde del lago, dove si trova il tempio Pura Ulun Danu Bratan, risalente al XVII secolo e dedicato alla dea del lago, Dewi Danu … Su di un isolotto a pochi metri dalla riva si trova un tipico meru, santuario a tetti sovrapposti (sempre di numero dispari) e crescenti a seconda dell’importanza della divinità a cui è consacrato: questo per esempio ne ha undici, il massimo previsto … subito a fianco ce n’è un altro, a tre livelli, e insieme offrono un bel colpo d’occhio, solo manca naturalmente il sole ad accendere i colori e ad illuminare la scena … peccato! Appena ripartiti incontriamo un nutrito gruppo di persone in abiti tradizionali che sta prendendo parte ad un rito di cremazione … molto colorato ed interessante. La nostra guida ci spiega che è questo il periodo dell’anno in cui si tengono tali cerimonie e che vi partecipa praticamente l’intera comunità, perché i defunti vengono riesumati e cremati in un rito cumulativo solo quando le famiglie possono permetterselo economicamente.

Cominciando a scendere in direzione della costa settentrionale di Bali passiamo accanto ad un altro bacino lacustre, il Lago Buyan, e lungo la strada ci fermiamo ad osservarlo in lontananza, proprio in un punto popolato da numerosi macachi, un tipo di primate, a quanto ci dicono, particolarmente diffuso sull’isola … Ci divertiamo così ad immortalare i simpatici animali nelle più svariate posizioni, prima di riprendere il nostro itinerario.

Scendendo ancora verso il mare ritroviamo il sole e facciamo un’altra deviazione per una passeggiata nel fitto della foresta tropicale, contornati da fiori a noi sconosciuti e alberi di chiodi di garofano, fino alle accattivanti cascate di Gitgit , poi arriviamo in vista della costa e della cittadina di Singaraja, capitale amministrativa durante il periodo coloniale, quando l’isola era dominata dalle forze olandesi.

Passando accanto a verdissime risaie e campi di tabacco giungiamo, con le ombre lunghe della sera, nella località di Lovina, dove prendiamo alloggio, per questa notte, al Sunari Villas & Spa Resort, immerso in un rigoglioso giardino tropicale.

Portiamo i nostri bagagli nella stanza numero 617 e dopo un infuocato tramonto per cena, su consiglio di Oka, mangiamo buon pesce in un ristorantino in riva al mare, in compagnia di Gianfranco e Barbara, poi corriamo a riposare, perché domani mattina ci aspetta un’escursione con levataccia.

Mercoledì 6 Agosto: La sveglia suona alle 5:30, quando oltre la finestra è ancora completamente buio. Un po’ assonnati ci prepariamo e usciamo dalla stanza per dirigerci verso la spiaggia, dove ci aspetta un’escursione in barca per andare alla ricerca dei delfini, che abbondano nelle acque antistanti la zona.

Indossati precauzionalmente i giubbotti di salvataggio lasciamo la riva a bordo delle yukung, le tradizionali imbarcazioni locali a bilanciere, e ci avventuriamo nel Mar di Bali, mentre comincia ad albeggiare ed i colori del cielo sono stupendi.

Da tutta la costa arrivano altre yukung e alla fine sono diverse decine a radunarsi per lo stesso identico motivo. Praticamente in gruppo andiamo così alla ricerca dei più simpatici abitanti dei mari e fra urla di stupore veniamo premiati più volte, infatti prima avvistiamo in lontananza le tipiche pinne dorsali, poi i delfini saltano a pochi metri dalla nostra barca … sono fantastici ed estremamente curiosi perché sembrano voler giocare a rimpiattino con i natanti ed i loro passeggeri.

Restiamo in acqua più di un’ora e poi, compiaciuti, facciamo rientro alla spiaggia dell’hotel, andiamo a far colazione e alle 9:30 ci presentiamo, bagagli alla mano, alla réception, dove ci aspetta Oka per riprendere il tour.

Percorriamo un tratto di costa verso est, transitiamo ancora una volta per le caotiche vie di Singaraja e giunti nell’abitato di Kubutambaham deviamo verso l’interno, anche se nei paraggi ci sarebbe da visitare l’interessante tempio Pura Meduwe Karang, ma alla mia richiesta di vederlo Oka ci risponde che non c’è tempo … La strada s’inerpica con forti pendenze e belle viste sulle montagne per toccare, nei pressi del villaggio di Penulisan, il suo punto più alto, ad oltre 1600 metri di quota. Lì si potrebbe dedicare un po’ di tempo al tempio Pura Tegeh Koripan, uno dei più antichi di tutta Bali, ma a quanto pare è in completo restauro e non vale la pena fermarsi … Ci approssimiamo così al lago, nonché al vulcano Batur, una zona particolarmente attraente dal punto di vista paesaggistico, ma anche di culto, e ormai in vista dell’abitato di Kintamani incontriamo un blocco della polizia che ci fa deviare dal nostro percorso perché nel paese di Batur c’è in visita, per la cerimonia della cremazione, nientemeno che il presidente di Bali in persona.

Rientriamo sul tracciato principale dopo aver percorso anguste stradine ed impressionanti declivi nella cittadina di Penelokan, ma in questo modo abbiamo saltato la visita assolutamente meritevole del tempio Pura Ulun Danu Batur, ubicato suggestivamente sul bordo dell’antica caldera del vulcano … e causa la presenza del presidente non sarà proprio possibile farlo! … E con questa sono tre! … Oggi sembriamo proprio destinati a perdere tutte le occasioni! Anche a Penelokan siamo però sul bordo del cratere e ci consoliamo andando a pranzo in un panoramicissimo ristorante, con la vista che spazia sul sottostante lago e sul Gunung Batur, il vulcano più attivo di Bali, che si è risvegliato più di venti volte negli ultimi duecento anni … L’eruzione più disastrosa fu quella del 1917, con oltre mille vittime e duemila templi andati distrutti, ma oggi tutto tace e di certo non corriamo alcun rischio, anche se i segni delle eruzioni più recenti sono ben visibili lungo i neri declivi della montagna.

Dopo pranzo andiamo verso il sud-est dell’isola e scendendo un po’ di quota arriviamo nelle prime ore del pomeriggio al complesso templare di Besakih, situato alle pendici del Gunung Agung, vulcano attivo (la cui ultima disastrosa eruzione risale al 1963) e vetta più alta di Bali con i suoi 3142 metri, ma anche luogo sacro, nel quale si crede risiedano gli spiriti degli antenati.

Il Pura Besakih, che finalmente possiamo visitare dopo gli insuccessi della mattinata, è un grande complesso di 22 templi fondato, pare, nell’VIII secolo dal saggio giavanese Rsi Markandya … Considerato il tempio madre dell’isola, risulta essere un centro particolarmente importante dell’induismo balinese … e lo si capisce dal fermento, non solo turistico, che lo attanaglia.

Giriamo intorno alla cinta muraria del Pura Penataran Agung, il principale santuario di Besakih, accessibile però solo ai fedeli e caratterizzato da alti meru a più ordini … Tutta la zona è un meraviglioso caos di pagode e balinesi in abiti tradizionali che portano le loro offerte agli dei e la nostra civiltà da questo mondo sembra, oggi, lontana anni luce.

Dopo questa eccelsa esperienza torniamo all’ormai mitico pulmino giallo e con quello completiamo, fra mille curve ed innumerevoli saliscendi, la discesa dalle montagne per riconquistare il livello del mare circa a metà della costa sud-orientale ed andare sulle prime colline al Villaggio Aga di Tenganan.

I Bali Aga, o “balinesi originari”, sono minoranze culturali figlie dell’invasione giavanese dell’isola nel XIV secolo. Queste comunità si rifiutarono a suo tempo di adottare le abitudini sociali e religiose degli invasori e si ritirarono in villaggi appartati mantenendo usanze diverse da quelle del resto dei balinesi … Tenganan è il villaggio meglio conservato dei Bali Aga e tuttora è abitato da circa trecento famiglie.

Passeggiamo per un po’ lungo le polverose vie di questo arcano agglomerato di edifici fatiscenti ma caratteristici, disseminato di gabbie con aggressivi galli pronti al combattimento, mentre montano grossi nuvoloni ed il sole se ne va inesorabilmente al coperto.

Nel tardo pomeriggio lasciamo anche il villaggio di Tenganan e ci spostiamo sul mare, quasi sullo Stretto di Lombok (isola ad est di Bali), nella località di Candi Dasa, dove prendiamo alloggio per questa notte al Puri Bagus Villa Resort, nella stanza 215.

La struttura è molto carina e cerchiamo di godercela il più possibile, così mentre Federico fa un bagno in piscina noi ci sistemiamo sui lettini cercando un po’ di relax: in effetti si sta benone, peccato solo sia venuto a mancare completamente il sole.

Più tardi ceniamo all’interno dell’hotel e dopo quattro chiacchiere con gli amici ci dedichiamo alla prima notte completa di sacrosanto riposo, meditando sulla bella giornata appena trascorsa, seppure un po’ sfortunata circa le visite della mattinata.

Giovedì 7 Agosto: Finalmente una dormita come Dio comanda! … In effetti avevamo un po’ di sonno arretrato e per recuperare abbiamo approfittato della partenza soft odierna, fissata per le 10:00.

Dopo colazione, all’ora prevista, ci presentiamo alla réception con tutte le valigie e ritrovati i nostri accompagnatori riprendiamo l’avventura per le strade di Bali.

Andiamo a sud-ovest, lungo la costa, e dopo una manciata di chilometri arriviamo a Goa Lawah, una grotta ritenuta sacra e antica più di mille anni, legata alle cerimonie rituali appartenenti alla sfera dell’aldilà e abitata da decine di migliaia di pipistrelli. Le leggende narrano che si addentri nella montagna per trenta chilometri, fino a Besakih, e che al suo interno viva un gigante chiamato Basuki, dalle sembianze di drago, che si nutre di pipistrelli … Nessuno a quanto pare si è mai avventurato al suo interno per verificare, ma all’esterno è stato edificato un tempio, che ci apprestiamo a visitare.

Indossiamo tutti il pareo (il tradizionale sarong) ed una fascia di stoffa stretta in vita, per coprire la parte del corpo ritenuta più impura e negativa, ed entriamo nella prima corte del tempio, poi nella seconda, ma non nella terza perché si sta svolgendo una funzione religiosa ed è completamente piena di persone … Passiamo così un po’ di tempo ad osservare i fedeli, la loro devozione ed il loro comportamenti, per noi cristiani così inusuali … Alla fine poi riusciamo a raggiungere anche il cuore del tempio, accedendovi da una porta laterale, e abbiamo in questo modo la possibilità di osservare l’ingresso della grotta, che effettivamente pullula di grossi (e forse un po’ anche ripugnanti) pipistrelli! Usciamo da quello strano luogo, arricchiti di nuove esperienze, proprio mentre transita per la strada una buffa motocicletta, che traina un carrettino con sopra un maiale … e col sorriso sulle labbra riprendiamo il nostro giro turistico della zona.

In breve arriviamo nella città di Klungkung, capitale di un distretto e importante centro storico e commerciale, dove ci fermiamo a visitare il Taman Gili.

Costruito all’inizio del XVIII secolo, il Taman Gili (letteralmente il “giardino con fossato”), è ciò che resta del palazzo reale dei Klungkung, andato distrutto nel 1908 in occasione della conquista olandese. Al suo interno rimangono due padiglioni, bellissimi anche se bisognosi di un cospicuo restauro … Vediamo prima il Kerta Gosa, situato nell’angolo del giardino, e poi il Bale Kabang (padiglione galleggiante), posto proprio al centro del fossato, entrambi col soffitto interamente ricoperto di pannelli con pitture in stile wayang, ispirate a miti e favole balinesi, dai colori sgargianti, ma bidimensionali, tipo le ombre cinesi.

Dedichiamo un po’ di tempo anche al vicino museo, contenente alcune fotografie e documenti del primo Novecento, ma non è nulla di speciale e non credo ci rimarrà impresso, poi lasciamo Klungkung per salire sulle prime colline e pranzare in un ristorante con stupenda vista sui terrazzamenti circostanti, disseminati di palme e verdissime risaie.

All’inizio del pomeriggio riprendiamo il tour e andiamo poco più a nord, nella località di Bangli (non compresa nel programma originale), per vedere il suo interessante tempio di Pura Kehen.

Abbarbicato sul fianco di una collina e luogo di culto fin dal XII secolo, il Pura Kehen si sviluppa su diversi livelli ed il suo ingresso si distingue per l’irta scalinata adornata da fantasiose sculture … Superato il dislivello varchiamo la porta principale e messo piede all’interno della prima corte non possiamo fare a meno di notare l’enorme banyan o ficus benjamin che la caratterizza … Vaghiamo quindi per qualche tempo fra le antiche pietre e i tipici santuari fino all’ultima corte, prima di tornare sui nostri passi e riguadagnare il pulmino per proseguire il viaggio.

Dopo Bangli ci rechiamo ancor più nell’interno dell’isola, nei pressi della località di Manukaya, così da visitare il Pura Tirta Empul.

Il sacro tempio della sorgente, che si pensa risalga al X secolo, ubicato vicino alla fonte del fiume Pakrisan, è molto frequentato dai devoti, che s’immergono in particolari vasche dove sgorga un’acqua ritenuta sacra, accompagnati dalle tradizionali offerte.

Nelle vicinanze si trova anche il villaggio di Tampaksiring, noto per ospitare i cosiddetti Monumenti o Tombe Reali di Gunung Kawi … Scendiamo quindi lungo un sentiero fino al fondo della vallata, dove scorre il fiume Pakrisan, attraversando meravigliose risaie a terrazzamenti che sembrano allo stesso tempo opere d’arte e d’ingegneria idraulica, per giungere infine anche in questo luogo ritenuto sacro … Scolpiti nella roccia ci sono due serie di monumenti, comunemente detti anche tombe, ma in realtà sono solo dei santuari commemorativi dedicati al leggendario re Anak Wungsu e alle sue mogli, vissuti nell’XI secolo.

Sempre molto interessati immortaliamo mentalmente e fisicamente anche Gunung Kawi e poi, affidandoci completamente all’esperienza del nostro autista, percorriamo anguste stradine di campagna, con altre risaie ed i balinesi ad accudirle, per arrivare ormai in serata al Champlung Sari Hotel di Ubud, dove dovremmo alloggiare per le prossime due notti … ma nonostante la prenotazione sembra non ci sia posto e la nostra guida va su tutte le furie! Dopo una lunga discussione ci fanno spostare a dieci minuti di distanza al Cahaya Dewata Resort e per scusarsi dell’inconveniente ci offrono la cena compresa nel prezzo … Niente di male, perché in più ci godiamo anche la stupenda vista dalla nostra stanza (la numero 403) sulle sottostanti risaie … Col passare delle ore però non possiamo fare a meno di notare l’aspetto tetro e piuttosto fatiscente del luogo, tanto più che a cena oltre a noi notiamo solo altri due clienti (saranno “profughi” anche loro?), ma nonostante tutto mangiamo bene e dopo una lunga chiacchierata ci ritiriamo nelle nostre camere, consci di aver vissuto, fino ad oggi, una bella esperienza di viaggio.

Venerdì 8 Agosto: In questa ultima giornata di tour organizzato resteremo per tutto il tempo nei dintorni della città di Ubud, indiscussa capitale culturale di Bali … Ciononostante le cose da fare saranno parecchie e già alle 8:30 ci troviamo alla réception per dare ufficialmente il via al programma di visite.

La prima tappa è situata pochi chilometri a sud, nell’abitato di Batubulan, dove innanzi tutto andiamo a vedere la curiosa casa tradizionale balinese e poi il ben più interessante spettacolo di danza Barong, che si tiene nei pressi del Pura Puseh, l’accattivante tempio del villaggio.

La danza Barong è di origine antichissima e anche se oggi può sembrare solo un’attrazione turistica per i balinesi ha invece un profondo significato religioso, perché rappresenta l’eterno scontro fra il bene, identificato nella maschera del Barong, ed il male, simboleggiato dalla contrapposta figura del Rangda. La rappresentazione, dai ritmi esasperatamente ripetitivi, ma dai colori intensi e dall’elevato contenuto folcloristico, dura quasi un’ora e racconta una sorta di episodio mitologico … In fin dei conti, a nostro parere, una parte essenziale di questo viaggio nell’Isola degli Dei.

Al termine dello spettacolo ci spostiamo di pochissimi chilometri, nel paese di Celuk, per visitare un laboratorio noto per la lavorazione dell’argento (la classica trappola per turisti), ma anche il vicino Parco Ornitologico, realizzato nel 1995, che ospita in una splendida ambientazione all’incirca 1500 specie di uccelli, alcuni dei quali di grandi dimensioni, ma anche rari o in via di estinzione. Molti sono originari dell’arcipelago indonesiano, ma parecchi altri provengono dalle più svariate regioni del mondo.

Facciamo una bella passeggiata fra stagni e grandi voliere, anche se per principio non amiamo vedere animali in gabbia, poi verso mezzogiorno, completata la visita, usciamo dal parco.

Prima di pranzo andiamo anche a Mas, località nota per i suoi artisti dediti alle sculture in legno e alle colorate maschere tradizionali, quindi nei paraggi ad una cooperativa di pittori balinesi, che cercano invano di venderci qualcuna delle loro opere.

Pranziamo in un altro bel ristorante con vista sulle risaie nei dintorni di Ubud e nel primo pomeriggio arriviamo alla periferia del villaggio di Bedulu, dov’è situata la Goa Gajah o Caverna dell’Elefante.

Un sentiero scende a gradini in una piccola vallata dove si trovano alcuni santuari, delle grandi vasche e la caverna, appunto, il cui ingresso intagliato nella roccia ricorda vagamente il faccione di un elefante ed è tutto fantasiosamente decorato. L’interno, invece, a forma di T è buio e soffocante, con alcune nicchie contenenti statue ritenute sacre … Goa Gajah risulta così essere un altro strano luogo a cui è devota questa incredibile civiltà.

Ritroviamo il nostro pulmino giallo, mentre le nuvole che sono transitate più o meno rade per tutta la giornata si vanno particolarmente addensando, e con quello ci rechiamo nella periferia di Ubud alla “foresta delle scimmie”, una zona di fitta boscaglia, ai margini di un tempio, dove questi animali abbondano, in completa libertà. Ci divertiamo così per qualche tempo a dargli da mangiare alcune banane acquistate in loco, che vengono a prendersi, abbastanza voracemente, direttamente dalle nostre mani.

Il sole se ne va completamente dietro alle nuvole quando più tardi, nel centro di Ubud, andiamo a vedere anche il Puri Saren, palazzo reale risalente alla fine dell’Ottocento e appartenuto al signore della guerra, Cokorda Gede Sukawati, molto ben tenuto e riportato in diversi particolari agli antichi splendori.

Concludiamo la visita di Ubud facendo compere nel suo animatissimo mercato e poi ce ne andiamo al nostro hotel, mettendo la parola fine su di una bella giornata, ma forse la meno interessante dell’intero tour.

Più tardi andiamo a cena come unici ospiti del ristorante del Cahaya Dewata Resort, mentre comincia a piovere forte, ma non solo, scende anche una fitta nebbia … speriamo il tempo si sfoghi durante la notte e domani torni a splendere il sole! … Intanto salutiamo i nostri amici, Gianfranco e Barbara, in partenza all’alba per la vicina Isola di Lombok … ma è solo un arrivederci, perché li rincontreremo, al loro ritorno, la prossima settimana in quel di Sanur.

Sabato 9 Agosto: Ci alziamo con calma, dopo che Oka e l’autista hanno accompagnato Gianfranco e Barbara al porto di Padang Bai per salpare alla volta di Lombok … Ci alziamo con il sole che è tornato a splendere ed inonda di luce la splendida vista che si gode dalla nostra stanza sulla sottostante vallata e le sue risaie.

Fatta colazione, poco dopo le 10:00, lasciamo l’hotel e circa un’ora più tardi si conclude il nostro tour di Bali di fronte al Sanur Beach Resort, che già ci ospitò nella nostra prima notte sull’isola ed ora lo farà per altre sette, fino alla fine del viaggio.

Salutiamo cordialmente la nostra guida ed espletate le operazioni di registrazione alla réception andiamo sui bordi della piscina ad aspettare che ci consegnino la camera numero 524 … Lo fanno verso le 13:30 e una volta presone possesso andiamo a pranzo nel ristorante italiano del complesso turistico, gustando un piatto di pasta che ormai ci mancava.

Nel pomeriggio restiamo in hotel con l’intenzione di dedicarci al più completo relax, ma il passaggio di parecchie nuvole dispettose ed un vento piuttosto freddo che soffia dal mare ci rovinano irrimediabilmente la seconda parte della giornata, così, intorno alle 17:00, decidiamo di andare a fare una passeggiata lungo la via principale di Sanur, disseminata di negozi di souvenir e ristoranti, attendendo l’ora di cena.

Quando in serata usciamo c’è una magnifica stellata (davvero antipatico il tempo!) e con la speranza che si mantenga più tardi ci ritiriamo in camera, fiduciosi per il proseguo della vacanza.

Domenica 10 Agosto: Dopo il tour organizzato e dopo il sabato di riposo quasi completo pensiamo di trascorrere la mattinata odierna nelle classiche vesti dei “turisti fai da te” … cosi affittiamo un taxi per mezza giornata e partiamo alla ricerca dei luoghi di maggior interesse, compresi nella zona a nord-est del capoluogo e tralasciati dall’itinerario di Viaggi del Mappamondo.

Ci lasciamo alle spalle la caotica periferia di Dempasar e spingendoci fra le campagne, verso il centro dell’isola, giungiamo intorno alle 10:00 nel piccolo villaggio di Sangeh, noto più che altro per la sua foresta delle scimmie. Si tratta di una fitta selva di enormi alberi di noce moscata, alcuni alti fino a 30-40 metri, all’interno della quale si trova un piccolo tempio, il Pura Bukit Sari, dove questi animali (i soliti macachi) sono considerati sacri e scorazzano liberamente. Vi trascorriamo un po’ di tempo, incuriositi dallo strano ambiente e dal comportamento disinibito delle scimmie, alla continua ricerca del cibo elargito loro dai rari turisti che fanno visita al luogo, e poi riguadagniamo il nostro taxi, che pazientemente di aveva aspettato nell’attiguo parcheggio.

La tappa successiva è la cittadina di Mengwi, dove si trova il Pura Taman Ayun, il più interessante tempio fra quelli non toccati dal tour.

Fondato nel 1740, il Taman Ayun (letteralmente “vasto giardino”) è cinto da un fossato che simboleggia il mondo indù situato nel mare cosmico e le sue torri meru rappresentano le montagne, residenza degli dei. Collocato su di un asse che congiunge le alture dell’entroterra al mare si pensa che il tempio assicuri l’armoniosa circolazione dell’acqua, linfa di vita, dalle montagne di Bali alle risaie, quindi al mare e di nuovo alle montagne.

Appena entrati nel luogo sacro veniamo colpiti dalla monumentale Kori Agung (la porta principale), che però non possiamo varcare perché non è concesso ai turisti di entrare nel recinto più interno … vi si può però fare il giro attorno, con eccezionale viste sulle schiere di santuari a torre e sul fossato, disseminato di fiori di loto.

Davvero molto bello il Pura Taman Ayun, forse secondo solo al complesso templare di Besakih e per questo non possiamo fare a meno di chiederci, mentre ce lo stiamo lasciando alle spalle, come mai non sia stato inserito nelle principali visite del tour organizzato.

A questo punto della mattinata ci facciamo accompagnare nella vicina località di Marga, dove andiamo a vedere il Monumento Margarana, non un tempio ma il luogo dove si tenne una nota battaglia (rana) fra la resistenza balinese e le forze olandesi nel 1946. Oltre alle tombe dei 96 caduti in quell’occasione ci sono, disposti in file ordinate, anche i monumenti funebri di altri 1372 eroi della guerra di liberazione degli anni 40, alcuni caratteristici edifici ed il monumento dedicato all’indipendenza dell’isola, immersi nella pace e nel verde di un vasto e curato giardino.

Pochissimi turisti vengono a visitare il Monumento Margarana e anche pochi balinesi a quanto pare, tanto che il nostro tassista non c’era mai stato e anche lui ne approfitta per vederlo … certo, il luogo non è di una bellezza trascendentale, ma merita sicuramente il poco tempo che abbiamo voluto dedicargli.

E’ quasi mezzogiorno e nei nostri programmi c’è ancora un tempio, così ci rechiamo nella cittadina di Kapal per visitare il Pura Sada.

Gravemente danneggiato da un terremoto nel 1917 il primo tempio della casa reale di Mengwi è stato ricostruito da un pool di archeologi indonesiani, che si sono basati sul modello originale del XVII secolo, e si distingue per il suo alto meru a undici livelli, costruito nello stile di un candi giavanese, un tipo di torre molto raro a Bali, chiamato Prasada, ma anche per un gruppo di mini santuari e alcune belle porte, offrendo scorci di indiscusso interesse.

Usciti dal Pura Sada percorriamo la strada principale di Kapal e notiamo la specializzazione degli artigiani locali, che fabbricano decorazioni in foglie di banano per le case ed i templi … delle piccole opere d’arte temporanee, che esposte tutte insieme ai bordi della via conferiscono al luogo un sapore tutto particolare.

Pian piano torniamo infine a Sanur concludendo positivamente il piccolo tour autogestito … Sono già le 14:00 e ci fermiamo a pranzare in un locale poco fuori l’hotel, così con 150 rupie (circa dieci euro!) mangiamo tutti tre, poi ci rechiamo sui bordi della piscina (il mare qui è davvero poco invitante) a prendere un po’ di sole … che però, come ieri, sparisce ben presto dietro ad un’odiosa nuvolaglia, offrendoci un pomeriggio abbastanza inglorioso.

La serata non va molto meglio: dopo cena c’è davvero poco da fare al Sanur Beach e al termine di una partitina a bigliardo non ci resta che andare a nanna … nulla togliendo però alla bella mattinata trascorsa a spasso per l’isola.

Lunedì 11 Agosto: Questa mattina nei nostri programmi c’è un’escursione in catamarano a Nusa Lebongan … A sud-est di Bali si trova un minuscolo arcipelago formato da tre isole principali: Nusa Penida, la più grande, Nusa Ceningan, la più piccola, e, appunto, Nusa Lebongan (non più lunga di cinque chilometri), che dovrebbe offrire spiagge incontaminate ed intatte barriere coralline.

La sveglia è piuttosto presto … Facciamo colazione mentre il cielo è un po’ velato, ma confidiamo in un veloce miglioramento.

Alle 8:00 ci viene a prendere un pulmino per accompagnarci al vicino porto di Benoa, da dove salperemo per la nostra avventura odierna. Ci mettiamo in attesa dell’imbarcazione con il tempo che invece di migliorare peggiora: le nuvole si fanno più compatte e gli sprazzi di cielo azzurro si riducono al lumicino, così poco dopo le 9:00 prendiamo il largo, a bordo del catamarano Sail Sensation, e andiamo incontro a grossi nuvoloni neri, col morale sotto ai tacchi.

Dopo quasi due ore di navigazione arriviamo a Nusa Lebongan … non piove, ma è nuvoloso e senza grandi entusiasmi veniamo sbarcati con delle imbarcazioni locali sulla spiaggia del Nusa Lebongan Resort.

Veniamo accolti con un cocktail di benvenuto e successivamente istruiti sui programmi della giornata, cosi, ormai in tarda mattinata, abbandonata l’idea della vita da spiaggia, partiamo per visitare il locale villaggio, perché sull’isola risiedono circa cinquemila persone … mentre, udite, udite, esce fuori qualche timido raggio di sole.

Il piccolo agglomerato è abbastanza caratteristico, con le case ammassate verso lo stretto braccio di mare che divide l’isola dalle sue sorelle, e gli abitanti sono per lo più dediti, oltre che al turismo, alla coltivazione di un tipo di alga largamente utilizzata in medicina e per la cosmesi … Si possono così osservare le varie fasi di lavorazione del prodotto, a cominciare dalla raccolta con l’utilizzo di tipiche imbarcazioni, per finire con l’essiccazione in appositi spazi in riva al mare.

Al centro dell’abitato vediamo anche una sorta di casa trogloditica, che fu scavata da un monaco balinese nel secolo scorso, al quale fu ordinato in sogno, secondo le credenze popolari, di vivere nelle viscere della madre terra … un luogo certamente non spettacolare, ma scatenante una certa dose di curiosità.

Tornati al “campo base” pranziamo al buffet del Nusa Lebongan Resort e più tardi, mentre continua a filtrare qualche raggio di sole, andiamo a fare snorkelling nel tratto di mare antistante il complesso turistico … la cosa più bella che ci sia capitata in questa scialba giornata: acque limpide, tantissimi pesci tropicali e grandi banchi corallini variopinti … sicuramente molto di più di quello che mi aspettavo! Rientrati alla spiaggia di lì a poco lasciamo Nusa Lembongan, che speravamo di goderci diversamente, e due ore più tardi siamo di nuovo al porto di Benoa e quindi a Bali.

Tornati anche all’hotel guardo per curiosità le previsioni del tempo alla réception: oggi era previsto sole e domani nuvole! … Per fortuna! … Speriamo solo abbiano invertito le date! In serata ceniamo al Sanur Beach, concludendo una giornata per certi versi interessante, ma non proprio fortunata dal punto di vista meteorologico.

Martedì 12 Agosto: Il tempo non proprio clemente degli ultimi giorni ha mietuto la sua vittima, Sabrina si è infatti presa una discreta raffreddata … Per fortuna però questa mattina, in barba a tutte le previsioni, splende un bel sole! Ci svegliamo con calma e dopo colazione andiamo a passare un po’ di tempo in zona piscina, alla ricerca di una buona dose di sano tepore … Nel più completo relax si fa così mezzogiorno e ci rechiamo a pranzo al buffet del Sanur Beach.

Subito dopo esserci alzati da tavola torniamo in camera a prepararci per un’escursione che ci aspetta nel pomeriggio, infatti, alle 14:30, si presenta a prenderci alla réception Oka, con il mitico pulmino giallo dei primi giorni.

Passiamo a prendere un altro gruppetto di turisti (tre ragazze italiane) da un hotel nelle vicinanze di Kuta (la Rimini balinese) e insieme a loro andiamo verso la parte più meridionale dell’isola.

Prima di tutto ci fermiamo nella località di Jimbaran per esplorare il suo animato mercato ittico, ma soprattutto per vedere, sulla spiaggia, le coloratissime barche dei pescatori allineate le une di fianco alle altre e pronte a partire per la battuta di pesca serale. Jimbaran è forse il più importante centro del genere sull’isola di Bali e sulla sua battigia si consumano straordinarie scene di vita quotidiana, legata al mare e ai suoi frutti, così faticosi da cogliere.

Lasciata Jimbaran giriamo la prua verso la Penisola di Bukit, estremo lembo meridionale di Bali, dall’aspetto più arido rispetto al resto dell’isola, ma non per questo meno interessante.

Per cominciare ci dedichiamo alla visita del Centro Culturale GWK (Garuda Wisnu Kencana o “Vishnu d’oro Garuda), un luogo nel quale “presto” sorgerà una statua del dio indù Vishnu che cavalca l’uccello mitologico Garuda, più alta della Statua della Libertà … I lavori fervono già da parecchio tempo e per ora ci sono solo i pezzi dell’opera da assemblare sparsi un po’ ovunque nel territorio (non solo a Bali, a quanto pare) e noi, scherzosamente, diciamo alla nostra guida che torneremo a Bali solo quando la statua sarà finalmente completata, nel duemila … e non si sa! Dopo la visita al Centro Culturale GWK proseguiamo lungo la costa rivolta a ponente della Penisola di Bukit e passiamo a vedere dall’alto la spiaggia di Padang Padang, una delle più note e scenografiche di Bali, per giungere infine sull’estrema punta sud-occidentale, dove si trova il tempio Pura Luhur Uluwatu, principale punto d’interesse di questa escursione pomeridiana.

Il sito religioso si trova su di una vertiginosa scogliera a picco sull’Oceano Indiano ed è popolato da numerosi e dispettosissimi macachi che rubano cappelli, occhiali, foulard, fermagli per capelli e tutto quanto non saldamente ancorato al corpo … ma basta saperlo e non succede nulla.

Percorrendo una lunga scalinata arriviamo in vista del tempio, che fondato nell’XI secolo da Mpu Kuturan (leggendaria figura religiosa dell’isola) risulta essere uno dei luoghi più venerati di Bali e fino all’inizio del Novecento era accessibile solo ai principi di Dempasar. Oggi, invece, lo possono frequentare tutti i fedeli, ma non i turisti, così ci consoliamo a guardarlo dall’esterno, stagliato sull’azzurro del cielo e in bilico sull’immensità del mare.

Passeggiando fra begli scorci panoramici arriviamo, nelle vicinanze, ad un teatro sulla scogliera, nel quale prendiamo posto per assistere ad uno spettacolo di danza Kecak, un rito antichissimo che si svolge nella magica atmosfera del tramonto, con la sagoma di Uluwatu sempre presente e preponderante.

La danza termina quando l’oscurità domina ormai incontrastata … Facciamo allora rientro all’hotel, arricchiti di una nuova esperienza, e salutiamo, questa volta (forse) definitivamente, Oka e l’ormai leggendario pulmino giallo.

Per cena andiamo in un locale poco fuori il Sanur Beach. Mangiamo con una cifra irrisoria e poi ci trasciniamo in camera a riposare sperando che Sabrina, sempre più invasa dalle conseguenze della raffreddata, durante la notte migliori, così da poter prendere parte all’escursione di domani mattina.

Mercoledì 13 Agosto: Il cielo è completamente coperto di nuvole … accidenti! … Se c’era una possibilità che Sabrina fosse dei nostri ora le speranze sono completamente azzerate! Facciamo colazione senza troppo entusiasmo e poi salutiamo Sabrina, che si rifugia in camera, mentre noi, zaino in spalla, andiamo alla réception e intorno alle 9:00, assieme a cinque giapponesi, prendiamo il via per partecipare ad una discesa in rafting lungo il corso del fiume Ayung.

Impieghiamo oltre un’ora per giungere al punto di partenza, sulle prime colline nei dintorni di Ubud, mentre la fortuna non sembra proprio assisterci e comincia anche a piovere.

Dotati dell’attrezzatura necessaria (giubbotto di salvataggio, caschetto protettivo e pagaia) scendiamo lungo una ripida scalinata, incuranti delle condizioni meteo, comunque non proibitive, fino all’alveo del fiume, dove ci attendono i gommoni che ci accompagneranno nell’avventura … e poco più tardi, un po’ emozionati, incominciamo la discesa delle rapide, che non vanno oltre il secondo grado di difficoltà.

E’ davvero una bella esperienza e per quasi due ore procediamo in uno straordinario ambiente, nella rigogliosa foresta tropicale, con cascatelle e rivoli d’acqua che scendono da tutte le parti. Solo, forse, c’è un po’ troppo traffico, infatti non siamo gli unici a fare rafting in questo tratto di fiume, anzi … Il divertimento però è tanto e giunti all’approdo finale Federico dichiara apertamente che farebbe volentieri tutto daccapo.

Con un’altra ripida scalinata, questa volta in salita, arriviamo invece in un centro dove ritroviamo i nostri indumenti asciutti e dove ci offrono un semplice pranzo prima di riaccompagnarci, nel primo pomeriggio, al Sanur Beach.

Riconquistato l’hotel troviamo Sabrina ad attenderci sui bordi della piscina, baciata dal sole che anche oggi (meglio tardi che mai) ha fatto la sua comparsa … Così passiamo discretamente il pomeriggio, e in serata ritroviamo anche gli amici dei primi giorni (Gianfranco e Barbara) di ritorno dal loro breve periodo di soggiorno nella vicina Lombok. Con loro usciamo a cena e dopo una lunga chiacchierata ce ne andiamo a dormire, dandoci comunque appuntamento per la mattina seguente.

Giovedì 14 Agosto: Nei nostri programmi c’era un’intera giornata da passare al mare, in compagnia degli amici, ma naturalmente è nuvoloso e per evitare di annoiarci restando mestamente in hotel facciamo scattare il “piano B” … ovvero la visita dei templi mancanti.

Affittiamo un taxi per tutta la mattinata e con quello partiamo verso nord e verso la zona di Ubud, già in parte vista durante il tour, ma non per intero.

Prima di tutto ci fermiamo nella località di Batuan, dove si trova l’interessante tempio Pura Puseh, completamente rinnovato nel 1992, con santuari e pregevoli incisioni di ottima fattura, che rendono onore all’arte balinese. Indossiamo così il tradizionale sarong e facciamo una breve passeggiata all’interno del sacro recinto contornati da belle costruzioni e tipici scorci … peccato solo per la mancanza del sole.

Salutata Batuan ci spostiamo ancora più a nord nel villaggio di Bedulu dove andiamo a visitare il vasto tempio Pura Pengastulan, caratterizzato da grandi e scenografiche porte, all’interno del quale fervono i preparativi per un imminente rito religioso … ed è una situazione molto interessante perché abbiamo l’occasione, in questo caso, di vedere i balinesi (per lo più donne) intenti nel confezionare offerte e decori utilizzati poi nello svolgimento della funzione.

Negl’immediati dintorni di Bedulu si trova un altro sito che merita la dovuta attenzione: è quello di Yeh Pulu … Scendendo lungo un sentiero che attraversa incantevoli risaie si giunge in vista di una nera parete rocciosa, scolpita con monumentali bassorilievi che si pensa risalgano alla metà del XIV secolo.

Lunga circa venticinque metri e alta due la sequenza di figure, scolpite probabilmente dallo stesso artista, che mostra esseri umani in lotta con bestie demoniache, è ovviamente considerata sacra e ne fa le veci una simpatica signora, vecchia quasi quanto le sculture, con le sue profonde rughe, e sotto il metro e cinquanta di altezza … La furba e devota balinese, con grande savoir-faire, ci coinvolge così in una preghiera indù, con tanto di fiori in testa, e alla fine pretende un’offerta in denaro che non possiamo certo rifiutare.

Lasciata Yeh Pulu e riguadagnato il taxi percorriamo una manciata di chilometri e, con un sole ancora piuttosto latitante, giungiamo nel paese di Pejeng, in una zona particolarmente ricca di templi, alcuni dei quali, forse, interessanti.

Innanzi tutto vediamo il Pura Kebo Edan, il tempio del “gigante pazzo”, raffigurato in una statua venerata dai fedeli, ma il luogo è piuttosto trasandato e necessiterebbe di un radicale restauro.

Nelle immediate vicinanze raggiungiamo poi, camminando fra le risaie, il Pura Arjuna Metapa, che altro non è che un semplice padiglione, contenente alcune sculture in pietra, immerso nel bucolico e verdissimo paesaggio circostante.

Risalendo in auto per poche centinaia di metri entriamo anche nel Pura Pusering Jagat, dove è conservato il cosiddetto “Vaso di Pejeng”, un’urna di pietra scolpita con figure mitologiche, e dove diversi fedeli sono impegnati nell’organizzazione di un’imminente funzione religiosa, fra santuari addobbati a festa con drappi dagli sgargianti colori.

Infine visitiamo il Pura Penataran Sasih, che fra i padiglioni dei vari recinti ospita un tamburo di bronzo di età sconosciuta ritenuto sacro … ma ormai siamo completamente ubriachi di templi e mentre il mezzogiorno è già passato da tempo ci rivolgiamo al nostro tassista e praticamente in coro, con il nostro mediocre inglese, gli diciamo: «Finish! … Go to the hotel …».

Quasi un’ora dopo aver lasciato Pejeng siamo al Sanur Beach, con il cielo che si è completamente ripulito dalle nubi. Pranziamo così fuori dall’hotel e poi andiamo a trascorrere un po’ di tempo in piscina, portando a termine degnamente anche questa giornata.

In serata salutiamo definitivamente gli amici di Roma, in partenza domani mattina per l’Italia, e poi ci ritiriamo in camera, con la vacanza anche per noi ormai agli sgoccioli.

Venerdì 15 Agosto: Ferragosto a Bali … Ferragosto, a quanto pare, tanto per cambiare, con qualche nuvola di troppo in cielo … ma è l’ultimo giorno intero che passeremo sull’isola e non ci arrendiamo, così dopo colazione decidiamo ugualmente di dare il via al programma odierno, che prevede una giornata quasi completamente dedicata al mare, nella Penisola di Bukit, a sud di Sanur.

Affittiamo lo stesso taxi di ieri (e di domenica) e prima di tutto ci facciamo accompagnare, con una piccola deviazione, sull’isola di Pulau Serangan, collegata con un ponte alla sua sorella maggiore, per vedere l’ultimo tempio della serie, il Pura Sakenan, a detta della guida uno dei templi più venerati e di antiche origini di Bali, ma non ci entusiasma, forse anche perché è l’ennesimo di una lunghissima sequenza.

L’isola è nota anche come luogo di nidificazione delle tartarughe marine, così il nostro tassista ci accompagna a vederne qualcuna, che gli abitanti del luogo tengono tristemente segregata entro le mura di un angusto bacino interno, nonché coperto.

Dopo la visita certamente non eccezionale di Pulau Serangan ci avviamo verso il mare, nella parte più meridionale di Bali. Passiamo a vedere inizialmente la spiaggia di Dreamland, dove l’acqua ha dei bellissimi colori, ma l’insenatura la stanno irrimediabilmente deturpando con la costruzione di un mostro di cemento armato e non ci soddisfa … Andiamo allora a Padang Padang, che avevamo già visto dall’alto durante l’escursione di martedì a Uluwatu, e lì ci fermiamo. E’ quasi mezzogiorno quando il conducente del taxi si sistema all’ombra, in un parcheggio nelle immediate vicinanze, e dice che aspetterà lì il nostro ritorno, mentre noi scendiamo alla spiaggia e affittiamo un ombrellone per il resto della giornata.

La baia di Padang Padang, bagnata da un bel mare, è una stretta lingua di sabbia contornata da scenografiche scogliere, percorribili alla loro base per diversi chilometri durante la bassa marea … una passeggiata che facciamo volentieri, allettati da eloquenti scorci panoramici.

Trascorriamo sul posto, piacevolmente, tutto il pomeriggio, confortati da un cielo finalmente sgombro da quelle odiose nubi … e finalmente possiamo così goderci anche un bel bagno nelle cade acque dell’Oceano Indiano.

Vista la situazione favorevole il tempo vola e ben presto si fanno le 17:00, l’orario previsto per il rientro … ritroviamo allora, dove l’avevamo lasciato, il nostro tassista (fresco e riposato!), che in circa un’ora ci riaccompagna al Sanur Beach e al termine di questa bella giornata di mare.

Appena rientrati in camera cominciamo a sistemare i bagagli per la partenza di domani, poi andiamo a cena al ristorante italiano, tanto per tornare pian piano ai sapori di casa, e poi tutti a letto … anche perché, come al solito, non c’è nulla da fare all’interno del complesso turistico.

Sabato 16 Agosto: Eccoci arrivati al giorno della partenza per l’Italia, una partenza che però avverrà solo nel tardo pomeriggio.

Per fortuna questa mattina splende un bel sole, così potremo passare tutto il tempo restante sui bordi della piscina … Innanzi tutto però, dopo colazione, facciamo una passeggiata lungo la spiaggia di Sanur, nella quale si trovano, oltre a numerosi altri hotel, anche le colorate barche dei pescatori locali.

Scattate le ultime foto del luogo prendiamo il nostro posto al sole, in modo da passare in completo relax queste ultime ore prima del lungo viaggio. Ci muoviamo così dai nostri lettini solo per togliere le valigie dalla camera entro il mezzogiorno, come previsto dal regolamento, saldare il conto e pranzare in un ristorantino lungo la spiaggia, riassumendo con la dolce vista del mare i momenti più belli di questa vacanza in oriente.

Poco prima delle 17:00 mettiamo in valigia i costumi e, indossati gli abiti per il viaggio, alle 17:30 arriva a prenderci il pulmino per accompagnarci in aeroporto.

Espletate tutte le formalità doganali senza problemi attraversiamo il metal-detector e ci sediamo di fronte alla porta numero tre, aspettando la partenza del volo Singapore Airlines SQ947 … così, in leggero ritardo, alle 20:28 ora locale, il nostro Boeing 777 si alza in volo dalla pista di Dempasar e, mentre la notte ha ormai preso il sopravvento, idealmente salutiamo l’Isola di Bali.

Saliamo sopra alle nuvole e sorvoliamo quasi per intero il Mar di Java per toccare terra, dopo poco più di due ore, alle 22:38, nel Changi International Airport di Singapore … Lì poi non impieghiamo molto a trovare la porta dalla quale c’imbarcheremo per il prossimo volo, perché usciamo dalla B3 e ci mettiamo in attesa alla B1, mentre scocca la mezzanotte ed è … … Domenica 17 Agosto: Ci imbarchiamo sul Boeing 777 della Singapore Airlines, che identificato come volo SQ366, quasi in perfetto orario, all’1:28, si stacca da terra con destinazione Roma.

Volando verso occidente la notte è lunghissima e le ore sembrano non passare mai, anche se nella parte centrale del tragitto riusciamo a schiacciare qualche buon pisolino.

Ripassiamo sopra a Dubai ed il pensiero corre all’andata, un po’ travagliata, poi sorvoliamo l’Arabia Saudita e l’Egitto, per entrare con le prime luci dell’alba sul bacino del Mediterraneo.

Sfioriamo le coste della Grecia e passando sulla Calabria meridionale entriamo anche sul Mar Tirreno, quindi, poco più tardi, incominciamo la discesa verso la città capitolina.

Atterriamo all’Aeroporto Leonardo da Vinci alle 7:18 e oltrepassata la dogana ci mettiamo in attesa dei bagagli al nastro trasportatore … Dobbiamo pazientare per oltre un’ora (una vergogna!), ma alla fine recuperiamo tutte le nostre cose.

Presa la navetta per il parcheggio lunga sosta ritroviamo la nostra auto e alle 9:20 ci lasciamo alle spalle l’aeroporto di Fiumicino … Seguiamo il Grande Raccordo Anulare per viaggiare poi sull’autostrada A1 verso nord e un’ora dopo il via essere ad Orte, dove imbocchiamo la superstrada E45.

Alle 11:15 siamo a Perugina e a mezzogiorno sul Passo del Verghereto, dove, causa lavori, ci aspetta una coda di tre chilometri … Perdiamo così una buona mezzora e arrivati a Cesena, intorno alle 13:00, percorriamo un breve tratto di A14, fino a Forlì, per poi essere alle 13:33 di fronte al cancello di casa nostra, al capolinea di questo viaggio.

E’ stata positiva la prima esperienza in oriente e a Bali in particolare. Essendo l’isola un luogo esotico per antonomasia ci si potrebbe aspettare di trovare lagune cristalline e spiagge da sogno … Però non è così e lo sapevamo, perché l’Isola degli Dei offre più che altro meravigliosi paesaggi bucolici con tantissimo verde, una natura a tratti incontaminata, ma soprattutto il contatto con una popolazione mite ed estremamente devota, legata alle sue tradizioni ma principalmente alla sua religione, talmente insita nei comportamenti e nella vita di tutti i giorni da essere al di sopra di ogni cosa … A testimonianza di questo vi sono i magnifici templi, disseminati ovunque nel territorio, che rendono Bali un luogo al di fuori della normalità, un luogo spiritualmente elevato, talmente elevato da poterlo quasi definire non un’isola in mezzo al mare … ma un’isola in mezzo al cielo!

 Dal 3 al 17 Agosto 2008



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