Bali… qui si sta davvero bene!

Vacanze sull'isola degli Dei
Scritto da: merenda
bali... qui si sta davvero bene!
Partenza il: 17/08/2013
Ritorno il: 31/08/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Bali, la casa degli dei, così e’ chiamata l’isola. Io dico: Bali, l’isola dove si sta bene! È proprio così, a Bali si sta bene. Si vive bene. Si percepisce un’atmosfera di leggerezza, di vita “easy” che non ho mai provato nei miei numerosi viaggi. Difficile da spiegare, tuttavia ne ho avuto conferma al ritorno a casa. Parlando con diverse persone che negli anni sono state a Bali è emersa la medesima considerazione. Qualcosa ci deve essere, provare per credere.

Raggiungere Bali per noi è abbastanza faticoso. Il viaggio è molto lungo. L’isola dove si sta bene, e’ poco sopra l’Australia…e tutti noi sappiamo quanto sia lontana l’Australia!

Noi abbiamo volato Quatar airways, quindi scalo a Doha e dopo un bel 4 ore si riprende il volo per Bali, salvo fare un secondo scalo a Singapore. Qui si scende dall’aereo e ci si rimette subito in fila per un nuovo controllo. Passaporto, carta d’imbarco, metal detector. Tutto il pacchetto standard per capirci. La cosa strana è che siamo usciti dall’aereo e subito ci hanno controllato. Quando avremmo potuto procurarci qualcosa di pericoloso? Mistero. Comunque in poco più di un’ora di attesa si ritorna sull’aereo, lo stesso di prima, e si conclude il viaggio con le ultime due ore di volo. Calcolando dall’ora del primo decollo all’ora di atterraggio a Bali: 23 ore.

Dopo un viaggio così le alte aspettative devono per forza essere garantite. Non verremo delusi.

Kuta è il luogo dove soggiorneremo, soprannominato subito il “crazy place”. La zona è la più turistica dell’isola, ricca di locali dove mangiare e bere, ballare, sballarsi, farsi tatuare in maniera più o meno definitiva, fare shopping. Spa, centri massaggi, uffici di cambio, agenzie turistiche. Tutto racchiuso in poche vie. Le “esploriamo” il primo giorno, la prima mattina, così per farci un’idea di dove siamo capitati. Poi nel pomeriggio andremo in spiaggia. Veniamo assaliti. Ragazze con in mano dei volantini ci illustrano i prezzi e le tipologia di massaggi che effettuano nel loro locale. A fianco un venditore di magliette ci invita ad entrare nella sua bottega a vedere la sua mercanzia. Un giovane ci chiede se vogliamo i magic mushroom (funghi allucinogeni). Decliniamo.

Il negozietto successivo vende orologi, vere imitazioni delle grandi marche. Poi ancora massaggi, magliette, spa, tatuaggi temporanei e via così. Un’interminabile serie colorata di negozi, merci, persone, sorrisi. Non lo sappiamo ancora, ma Bali ci ha già conquistati.

Arriviamo alla spiaggia. Grande, sabbia fine che scotta, una sola fila di ombrelloni abbastanza spaziati tra loro e poca gente. Nulla a che vedere con le nostre spiagge ad agosto. Qua e là scorgiamo gruppetti di giovani con la maglietta uguale tra loro, le tavole da surf, sempre dello stesso colore, allineate sulla battigia, tutti intorno all’istruttore o istruttrice di surf ad apprendere le ultime nozioni prima di entrare in mare. Eccolo il protagonista, con le sue onde buone. Non troppo alte, sempre uguali, nessuna corrente pericolosa. Siamo capitati nel luogo principe per il surf, o meglio per l’iniziazione degli aspiranti surfisti. È qui che si inizia. Questo è il posto per i principianti. Qui sarà la mia priva volta sulla tavola e sarà fantastico!

La sera altro giro nel crazy place, questa volta in cerca di un luogo per cenare. Passeggiamo e guardiamo i menu esposti all’ingresso dei locali per capire cosa offre la loro cucina. Uno sguardo al locale, così per farci un’idea del posto e vedere se c’è gente. Questo è il criterio di scelta del luogo ove fermarsi per cena. Quando poi ad accoglierci all’ingresso ci sono anche 4 belle ragazze la ricerca si conclude. Il posto è carino, abbastanza affollato di turisti, ma molti sono già al dopo cena. Ordiniamo due piatti tipici così per provare subito la loro cucina e mentre aspettiamo osserviamo gli altri turisti. Pelle bianca e guance rosse, chissà quanto avranno già bevuto? Diverse ragazze indonesiane sedute ai tavoli con i turisti. Incominciano a venirci dei sospetti. In effetti, sembra strano che quasi ad ogni tavolo ci siano delle ragazze del luogo a chiacchierare, ridere e scherzare con “l’uomo bianco”. Ci portano le ordinazioni, mangiamo senza venir disturbati, però il sospetto di essere capitati in un luogo di appuntamenti rimane. Intorno a noi altri turisti entrano, altri escono. Alcune coppie si accomodano sui divanetti all’ingresso, altri gruppi più numerosi sui tavoli all’ interno. Il classico pub. O forse no? Finito di mangiare rimaniamo un po’ a chiacchierare ed ecco che anche al nostro tavolo arrivano due ragazze del luogo. Si siedono accanto a noi, così senza invito. Siamo un po’ spaesati, scambiamo due parole. Lavorano per il locale. Intrattengono i turisti, si fanno offrire da bere, chiacchierano. Così è quanto ci hanno detto. Secondo noi si spingono anche oltre, ma non approfondiremo. Paghiamo il conto (una stupidata) ed usciamo.

Altre sere proveremo diversi altri locali. Abbiamo mangiato sempre bene. Qualche piatto tipico è un po’ piccante, altri non lo sono affatto. Carne, pesce, sempre tutto buono e sempre spendendo veramente poco. Noi abbiamo solo fatto attenzione a non mangiare verdura cruda non volendo rischiare di dover correre in ritirata.

Consiglio di provare i piatti tipici, farsi tentare dalle novità, provare posti nuovi. È anche così che si apprezza un paese.

Se permettete un consiglio direi di provare il Vi ai pi, non potete non vederlo, è proprio in fronte al monumento dedicato ai caduti dell’attentato di qualche hanno fa. Il mini, grande ristorante con in vista dell’ottimo pesce che cucineranno per voi su di una magnifica griglia all’ingresso del locale. Se vi servirà lo stesso cameriere nostro, vi chiederà se volete farvi un tatuaggio. Ha un amico bravissimo (dice lui) che li realizza anche comodamente nel vostro albergo. Un altro posto molto carino dove cenare è senz’altro a Jimbaran. Paese di pescatori a sud di Kuta, famoso per avere i ristoranti affacciati al mare ed i tavoli direttamente in spiaggia. Mangerete con i piedi nella sabbia e godrete del tramonto in riva al mare. Bellissimo. Noi abbiamo cenato con al tavolo a fianco una coppia di giovani sposi. Lui dalla carnagione bianca coi boccoli biondi e lei nera dai capelli color corvino lunghi lunghi lunghi. Carinissimi. Andando via gli abbiamo fatto le congratulazioni ed evidentemente gli abbiamo piacevolmente stupiti, visto lo stupore e la contentezza nei loro sguardi.

Altro capitolo importante è l’entroterra dell’isola. Terrazzamenti per il riso (un sito è patrimonio dell’ Unesco), vulcano, lago sacro, templi, fabbrica di batic, intagliatori del legno. Foresta delle scimmie, cascate di Git Git (da pronunciare Ghit Ghit, come le pronunceremo noi significa culo culo ed i Balinesi faranno delle gran risate). Tante meraviglie da visitare, pochi chilometri da percorrere. Le distanze non proibitive però non devono far pensare di impiegare mezz’ ora a compiere il periplo dell’isola. Le strade sono strette e tortuose. Lasciando la costa sud per l’entroterra si guadagna subito una certa altitudine e di conseguenza la velocità si riduce. Partendo da Kuta per arrivare alla famosa pagoda sul lago, (immagine classica di Bali) ci vogliono due ore abbondanti. Questo a causa del traffico presente nella zona più turistica e trafficata dell’isola.

Il traffico di Bali? Ha quasi dell’incredibile.

Il mio primo assaggio di Asia l’ho avuto qualche anno fa in Malesia, ma qui sono dei professionisti! Le strade in genere sono strette e piene di auto, taxi, camioncini, furgoni per trasporto turisti e qualche camion bello grosso. A questo si aggiunge uno sciame di motorini, che si infilano in ogni fessura possibile.

Mi viene in mente quella storia del maestro che riempie un barattolo con dei sassi grandi, poi ne mette di altri più piccoli, dimostrando agli studenti che il vaso prima non era pieno. Poi aggiunge ancora delle sfere piccole piccole per dimostrare il medesimo concetto ed infine riempie il vaso con della sabbia. Ecco i motorini sono come i granelli di sabbia, si infilano ovunque. Basta suonare il clacson per farsi sentire. Non serve altro. Incroci, strade secondarie non fa differenza. Ci si immette nel flusso. Non ci sono stop, segnali di dare la precedenza o altro. Non fare bruschi cambi di direzione e non avrai problemi. Da stare male per noi, ma sembra che funzioni. Mai visti incidenti. Se invece la strada è a senso unico, allora troverete i motorini viaggiare in contromano sul marciapiede, ove presente. Chi guida spesso ha il casco, magari non allacciato e non a norma, ma lo indossa. Invece le altre due o tre persone che porta con sé non lo portano. Il mio record è aver visto 5 persone su di un motorino. Nell’ordine: il bambino in piedi che tiene le mani al centro del manubrio (ne ho visto anche uno che stava chiaramente dormendo!). Il papà con casco alla guida. Dietro di lui un altro bambino, in genere più piccolo di quello che sta avanti, schiacciato tra la schiena di papà ed il petto della mamma. Dietro alla mamma il quinto figlio, quello grande. Fantastici.

Spero di avervi fatto venir voglia di partire per Bal.. anzi per l’isola dove si sta bene. Visitatela, poi mi direte se avevo ragione 😉

A noi è mancato il tempo di spostarci sull’isola di Lombok, dicono la Bali di 20 anni fa, e alle isole Gili, un paradiso per lo snorkeling ed il relax, ma nei miei viaggi lascio sempre un motivo per tornare.

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