Bali, lombok, komodo, flores, rinca
Per domande varie scrivimi a: ARTETECA chiocciola ARTETECA punto NET BALI Ci siamo, finalmente, dopo 5 anni torno nel sud-est asiatico che tanto mi piace; e mi piace tanto la musichetta balinese filodiffusa in aeroporto; già mi immagino i vari piatti che assaggerò nel corso della vacanza. E, dal punto di vista gastronomico, cominciamo proprio bene. Con Paolo lascio le valige al VILARISI Hotel (voto 3/4), prenotato tramite il motore di ricerca del sito della LONELY PLANET; centrale ma non troppo, pulito, bella piscinetta, stanza familiare a 4 letti bella ampia e 30€. A pochi passi troviamo il lungomare, la spiaggia di Legian – che poi è la parte alta di Kuta – ed un simpatico food stall, ovvero una serie di bancarelle che fanno da mangiare, all’aperto, con banchetti di cibo indonesiano, malese, cinese, giapponese. Ed il primo Nasi Goreng e Sate Ayam è andato; buonissimi.
Il giorno successivo prendiamo un motorino – 60.000 IR, circa 5€ – e scopro che Kuta e Legian sono state davvero sventrate, stra-costruite, stipate di negozi, bloccate dal traffico, dallo smog … che delusione. La giornata va via in giro tra agenzie di viaggio ed aeroporto ma niente, non riusciamo a trovare il volo per Maumere, e dobbiamo invertire il tour e rinunciare alla conquista dell’est. Faremo di necessità virtù … Prenotiamo un transfer per Gili Trawangan, a Lombok, via bus e barca all’agenzia della PARAMA, che gestisce i trasporti a Bali e Lombok, ed un volo di rientro Labuan Bajo (Flores) – Denpasar (Bali) per 600.000 IR / 50€ con la compagnia Transnusa.
Riusciamo a mangiare un ottimo Nasi Goreng al Poppy’s, nel cuore di Kuta, buono, ma non economicissimo (voto 3/4) e alle 17 siamo in spiaggia a Kuta; il sole sta per calare, la marea è bassa e lunga, lo scenario è perfetto per spratichirmi con la nuova macchina digitale – e non sono l’unico … la spiaggia è piana di fotografi. Del resto di soggetti ce ne sono: surfisti capelloni e pompati, ragazze musulmane velate che si bagnano vestite, turisti alquanto strambi. Alla sera ci aspetta una vera cena balinese al ristorante SATE BALI (voto 4/4) nella zona Oberoi. Ci sono diversi menù degustazione, tutti per due persone, per 100.00 IR a testa; meglio così, dato che i piatti sono tanti e da profani non si avrebbe idea di cosa ordinare. Verso mezzanotte arriva Luca, il terzo compagno; giusto il tempo per un drink al Bounty. Domattina alle 10 ci attende il transfer per Lombok.
LOMBOK Partiamo dall’ufficio Perama, nella centralissima Jalan Legian; in pullman ci portano in un’ora e mezza circa a Padang Bai, il porto di Bali per i traghetti vs est, un porticciolo molto carino, tranquillo e rilassato, con qualche alberghetto e ristorantino; una bella alternativa al casino di Kuta. Pare che aldilà della baia vi sia anche un Tempio sul mare ed un’area di snorkeling. Nelle 2 orette che ci separano dalla partenza in barca, ne approfitto per un bel bagno: acqua cristallina e spiaggia bianca. Alle 15 finalmente si parte, su una specie di gozzo cabinato un po’ cresciuto – comunque un’imbarcazione tipica, di cui non so il nome. La traversata dura poco meno di 4 ore, ma comunque è molto piacevole, stesi al sole, ed avvistiamo anche i deflini, che fanno sempre piacere ed emozionano.
Arriviamo Gili Trawangan che è buio e ci sbarcano col tender. Appena sbarcati, TUTTI, ma proprio tutti, tirano fuori la Lonely Placet; ora, non è che Gili Trawangan sia tanto grande, non è che ci sia un paese, non è che abbia macchine o motorini, per cui inizia un vero e proprio duello all’arma bianca tra turisti per accaparrarsi una delle sistemazioni suggerite dalla LP; noi triboliamo un pochino, ne visitiamo alcune, poi ci facciamo allettare da un posto da veri fighetti: un micro albergo di 3 stanze fronte spiaggia – senza nome, con pareti a vetri, terrazzo in teak e piscinetta a livello … una cosa davvero decadente. Il solo bagno è grosso quanto una stanza da letto, abbiamo TV in camera con DVD e 20 film, minibar e aria condizionata, il tutto per 550.000 IR a notte (voto 4/4).
Siamo davvero affamati, ma prima dobbiamo trovare un trasporto verso Flores e scopriamo che la PERAMA – www.Peramatour.Com – ha una crociera di 3 gg che parte da Lombok ed arriva a Labuan Bajo sull’isola di Flores. E’ lei: purtroppo parte tra 2 giorni, per cui avremo solo un giorno a disposizione su quest’isoletta. Blocchiamo la cabina per 2.000.000 IR a testa tutto compreso – anche la visita all’isola di Komodo – e ci fiondiamo in zona ristoranti. Gili Trawangan ha un panorama gastronomico davvero vasto, soprattutto in rapporto alle dimensioni dell’isola; stasera ceniamo al Kayangan (voto 3/4), cucina tipica indonesiana. Il Nasi Goreng è davvero buono.
Il giorno successivo è di mare, mare e mare. Dalla stanza dell’hotel attraversiamo l’unica stradina di GT e siamo in spiaggia. La giornata va via facendo snorkeling, avvistando tartarughe marine e galleggiando su giardini di corallo infiniti; occhio alle correnti che sono forti.
Alla sera siamo finalmente con la testa in vacanza e, in sequenza, ci spariamo: cena di sushi al Rioshi (voto 4/4), narghilè al bar di fianco – ma che ci farà il narghilè qui ?!?!?! – che ci costa più della cena e festa al Blu Manta; in pratica, sull’isola ci saranno si e no 200 turisti e quindi i locali funzionano a rotazione. Saperlo è facilissimo: c’è una bandiera o uno striscione fuori al locale di turno. Balliamo e beviamo fino alle 3; domani alle 6 diremo ciao ciao alla vita comoda per un paio di settimane. Certo che un altro paio di giorni a GT li avrei fatti volentieri.
LA CROCIERA La giornata inizia presto, con la prima traversata (ti tante che affronteremo); si parte dalla spiaggia di GT su delle piccole lance a gruppi di 7/8 persone, alla volta di Bangsal, un porticciolo sull’isola di Lombok. Particolarità del luogo è che il parcheggio è a circa 1,5 km dall’approdo e si è sviluppato una fiorente economia basata sul trasporto delle valige dei turisti; alcuni trasportatori sono gentili e chiedono ed hanno un carrettino trainato da un asino, altri non fanno altro che prendere lo zaino dalla barca, portarlo al parcheggio e qui chiedere delle somme assolutamente fuori da qualsiasi logica di mercato. Comunque basta saperlo e riprendersi lo zaino PRIMA dell’intervento zelante del trasportatore … certo, poi ci sono quasi 2km da fare zaino in spalla!! Da Bangsal, un bus della PERAMA ci porta dall’altro lato dell’isola, nel porto di Labuan Lombok che si trova ad est. In pratica, la traversata vs Flores è già cominciata, e questo è il primo pezzo. Ho la fortuna di sedere di fianco all’autista, dato che il paesaggio è mozzafiato; facciamo prima tappa a Mataram e poi proseguiamo vs est, con una sosta ad un villaggio dove si producono delle terracotte (piatti, bicchieri, etc) meravigliose ed economicissime e dove nessun negozio o produttore insiste troppo per vendere. Certo le comprerei tutte, però come me lo porto il servizio di piatti in giro per 3 settimane?!?! Dopo un paio d’ore siamo a Labuan Lombok, un villaggio davvero minuscolo, dove ci portano a visitare i cantieri navali della PERAMA, ci offrono frittelle di banane e thé, un classico dell’ospitalità Indonesiana.
Il gruppone viene suddiviso sulle 2 barche, una sorta di sambuco locale, e prendiamo possesso della lussuosissima cabina: materasso matrimoniale a terra e cuccetta superiore, neanche lo spazio per infilare i piedi. Il personale ci informa che la barca è sicurissima, dato che ci sono 50 salvagente e a bordo siamo 47 … ottimo !!!! Prima tappa a Gili Pentangam, un atollo appena fuori Lombok acquistato dalla Perama, dove facciamo snorkeling, il breafing pre-crociera – “potrebbero esserci onde alte 7/10 metri, pioggia, vento, temporali” … alla faccia della rassicurazione – grigliatona sulla spiaggia per fare amicizia e silga finale – stile villaggio Valtour – dei dipendenti che ballano e intonano una canzoncina che si chiama “We love Perama” … Mah!!!! Alle 23 si parte per la crociera, scambiando qualche chiacchiera con chi non si è ancora infagottato nel sacco a pelo; i croceristi sono tutti viaggiatori zaino in spalla dai 5 ai 65 anni, molti olandesi, ma anche francesi e neozelandesi … insomma, un bel mix. Al mattino seguente tante facce pallide a causa del mal di mare – io ho dormito come un ghiro in cuccetta – e tanti delfini che incrociano la prua della nostra barca, prima dell’arrivo all’isola di Satonda, un’isola che ha un lago al suo interno – si tratta della sommità di un cono vulcanico. Dopo l’escursione, colazione a bordo e via, altre 6h di navigazione (= dormire al sole col vento e svegliarmi ustionato), sempre con vari avvistamenti di delfini e delfini-balena. Nel pomeriggio tappa a Donggo beach, sull’isola di Sumbawa, con una straordinaria barriera corallina. Si cena a bordo e alle 22 si riprende per un’altra notte in navigazione.
KOMODO All’alba del 3° giorno di crociera siamo a Komodo, il Jurassic Park Indonesiano; devo dire che sono abbastanza emozionato per il safari a piedi sull’isola per avvistare il famoso dragone. Pare che sia una bestiola abbastanza pericolosa – corre, si arrampica sugli alberi nuota e se ti morde muori – per cui qualche precauzione va presa; al breafing che si tiene presso l’ufficio del parco, ci dicono di stare tutti in fila dietro la guida, munita di forcone. Appena girato l’angolo dell’ufficio del parco, si palesa un bel dragone semi-addormentato, di un centinaio di kg e 2m di lunghezza … è uno di quelli che oramai si è abituato alla presenza dell’uomo – anche se molto molto ridotta – e bazzica i dintorni degli uffici in attesa di qualche avanzo di cibo umano. Vabbè, almeno uno lo abbiamo visto … iniziamo il trekking e subito scorgiamo cervi e cinghiali – prede del dragone – ma ci vuole un’oretta prima di beccarne uno dormiente sotto un albero. Il caldo e l’umidità non facilitano la camminata, che comunque è molto suggestiva, in mezzo alla savana dell’isola. Stiamo per tornare – alquanto delusi per i pochi avvistamenti – quando incrociamo un dragone che procede incontro a noi sullo stesso sentiero. La guida ci intima l’alt, ma il dragone appena ci fiuta nell’aria, scompare nella savana … siamo salvi!!!! La seconda metà del terzo giorno di crociera va via su una splendida spiaggia di una baietta di Comodo, con un giardino di coralli fantastico; è solo l’assaggio di quello che ci riserva Flores, ed in particolare Labuan Bajo, dove arriviamo al tramonto e ci congediamo dagli amici croceristi.
FLORES LABUAN BAJO, il porto d’entrata a Flores da Ovest, è poco più di un villaggio di pescatori su palafitte; sull’unica strada lungo il porto ci sono una decina di ristoranti e 5/6 alberghi. L’arrivo della crociera Perama è un evento, in quanto satura l’offerta alberghiera di Labuan Bajo e ci ritroviamo a competere con quelli che oramai sono degli ex-amici di crociera per accaparrarci una stanza libera. La troviamo al Gardena, tanti bungalow con bagno sul fianco di una collina, in un bel giardino ben curato. La sistemazione è spartana, col bagno composto solo da doccia e tazza senza scarico – ma col Mehndi, ovvero un mascone pieno d’acqua per lavarsi e scaricare col secchio. La tripla costa 250.000 IR (voto 2/4); ha anche una bella terrazza ristorante (voto 3/4).
A LB ci restiamo 3gg, il tempo di far prendere il brevetto PADI a Luca e di girare qualche isoletta di fronte al villaggio; infatti a LB non c’è una spiaggia, ma bisogna ricorrere alle barche dei pescatori che, per cifre variabili tra 200.000 e 500.000 IR, in funzione della distanza e del numero di persone, portano i turisti sulle isolette – sono tantissime – che circondano la baia. Noi abbiamo visto BIRADARI e SABOLO; si sta sull’isola dal mattino fino alle 17, ora del tramonto, portandosi dietro acqua e viveri. Le spiagge sono tutte deserte, di sabbia finissima, mare cristallino e giardini di corallo a portata di bracciata. Un vero paradiso. Al terzo giorno, prima immersione Indonesiana, con i ragazzi tedeschi del Bajo Diving Club (www.Komododiver.Com), a Flores da 6 anni, in un posto magnifico, Batu Bulong, dove becchiamo un pesce napoleone di quasi 2 metri … immenso!!! Nei 3 gg a LB la botta di vita notturna consiste nel provare un ristorante diverso ogni sera. Proviamo il Paradise Bar, una stupenda terrazza sulla baia (voto 2/4) ed il Dewata Ayu (voto 3/4). Comunque Labuan Bajo è davvero IL porto di pescatori; il villaggio vero e proprio è un agglomerato di palafitte, con un dedalo di vicoli al di sotto delle case, abbastanza losco all’apparenza, ma infinitamente tranquillo quando lo si attraversa, con una marea di bambini che ti vengono incontro per farsi fotografare. Ai bar spesso si vedono marinai dei sambuchi che stazionano al porto, carichi di ogni genere di mercanzia, provenienti da Papua o dalle Molucche, col loro thé, intenti a giocare a dama cinese, e verrebbe voglia di farsi raccontare qualche storia interessante … se solo riuscissi a parlare Indonesiano … Al quarto giorno sull’isola partiamo per l’esplorazione dell’entroterra; Flores è lunga circa 600km, percorsa da pochissime strade, malandate, che si arrampicano su montagne enormi, sfiorano burroni, attraversano guadi e sono, ovviamente, circondate dalla jungla. Giocoforza che la macchina si debba per forza noleggiare con conducente; in fondo non costa neanche tanto. Riusciamo a contrattare 420.000 IR (circa 33€) al giorno per 7 giorni, tutto compreso, anche la benzina. Japii è il nostro autista, un gran bravo ragazzo, disponibile e cauto lungo la strada … peccato che non parli inglese … l’auto un SUV da signori della Toyota, con un impianto stereo nel bagagliaio di 65W, fieramente mostratoci da Japii.
La prima tappa è BAJAWA, a 350km da Labuan Bajo, 8h di macchina. Lungo il tragitto ci fermiamo a CANCAR (si legge Cianciar), dove da un’altura osserviamo i campi di riso a ragnatela. Si tratta di un’enorme pianura in cui i campi di riso, anziché avere la disposizione classica a terrazza, sono disposti come una ragnatela, con la sorgente nel mezzo; molto bello e suggestivo. Spezziamo il viaggio a Ruteng, mangiando al Lestari, non uno dei migliori suggerimenti della Lonely Planet (voto 1/4); arrivati a Bajawa col buio, ci sistemiamo all’Hotel Bintang Wisata (voto 3/4) e ceniamo al Cammelia (voto 4/4), gestito da una famiglia cinese molto simpatica e con un menù molto vario; si cena con meno di 10€ in 3.
Il giorno successivo inizia con un giro al mercato, a due passi dall’hotel. Molto vivace e colrato, ci prende un paio d’ore e tanti scatti, prima di proseguire la giornata visitando i villaggi tradizionali nei dintorni di Bajawa: BENA (molto bello), LUBA (bello) e LANGA (delusione) tutti in un contesto naturale fantastico, tra montagne verdeggianti, foreste di bambù di dimensioni mai viste e coni vulcanici che spuntano un po’ ovunque. Al pomeriggio ci rilassiamo alle terme di SOA, con un prezzo ridicolo per l’ingresso (circa 0,15 €) ed una sorgente d’acqua sui 40° in un contesto fantastico, in mezzo agli alberi e alle rocce, con qualche scimmia che ogni tanto fa capolino ad osservare la gente. In serata decidiamo di perderci a Bajawa: scopriamo un bel mercato notturno del pesce, tanti PADANG, i ristoranti tipici musulmani, che espongono i piatti impilati in vetrina, ed una fetta di mercato ancora attiva anche di notte. Finiamo la serata al LUCA’S RESTAURANT (voto 3/4).
Per arrivare a MONI, punto di partenza per le escursioni al Vulcano Kelimutu, c’è bisogno di una giornata intera di trasferimento, via Ende. Dopo una mezza giornata di salite, discese, curve, burroni, siamo a Ende, che mi da l’idea di una cittadina piacevole, anche se nessun turista vi si ferma. Facciamo un giro al mercato alimentare, un giro al mercato degli Ikat e pranziamo al ISTANA MAMBU (voto 3/4), il migliore a Ende secondo la Lonely Planet … potenza della guida, nel giro di mezz’ora, il ristorante si riempie di turisti – tutti in auto come noi, di passaggio ad Ende. Alle 17,30 siamo a Moni, col buio incipiente e nuvolosi che avvolgono la cima della montagna. Troviamo sistemazione al FLORES SALE, pessimo (voto 1/4) e ceniamo al Bintang Restaurant (voto 3/4) mentre viene giù il diluvio universale.
Per il mattino seguente la sveglia è puntata alle 4,30, al fine di godere l’alba sul Vulcano Kelimutu; ma c’è il diluvio, torniamo aletto e puntiamo la sveglia alle 8. Colazione con calma ed ascesa alla sommità del vulcano che ci prende un’oretta in auto. La cima è all’interno di un mega-nuvolone fantozziano e siamo costretti a seguire il sentiero fino al belvedere nella nebbia più totale; ovviamente, dal belvedere non si vede un bel niente, ma siamo pazienti: c’è anche tanto vento ed ogni tanto si squarciano le nuvole ed i laghi colorati appaiono all’improvviso. Dato che la fortuna aiuta gli audaci, nel giro di 4 ore veniamo premiati e riusciamo a vedere tutti e tre i laghi illuminati dal sole, anche se per pochi minuti. Sulla via per l’uscita poi, incuranti di un cartello di pericolo, ci arrampichiamo su un costone roccioso che ci porta sul bordo del cratere del lago nero, con quello azzurro in lontananza, in una prospettiva non vista in nessuna foto finora … bellissimo. Il Kelimutu è un gran posto e col sole deve essere meraviglioso. Alle 14 ripartiamo per RIUNG; saranno 5 ore di buche e strada dissestata. Arriviamo col buio e con un mezzo esaurimento nervoso. Aloggiamo presso la missione cattolica, al PONDOK SUD (voto 4/4) con la tripla con bagno a 180.000 IR, forse la miglior sistemazione finora. Vorremmo cenare all’unico ristorante di Riung, il Murah Mariah (voto 3/4), ma il paese è in fermento per i preparativi dei festeggiamenti del 17 Agosto, giorno dell’indipendenza, e il ristorante è chiuso: nessun problema, il tizio della missione corre a cercare la proprietaria che apre appositamente il ristorante. Una decina di locali si siedono ad osservarci mentre ceniamo – manco fossimo marziani.
Riung è un villaggetto di pescatori, musulmani bugi, che vivono su palafitte … ora, questo villaggio sarà si e no di 200 anime, in un posto praticamente irraggiungibile, mi spiegate che motivo c’era di creare una missione cattolica in quest’angolo di mondo che, tra l’altro, non è neanche povero e bisognoso di assistenza?!?!? Comunque, Riung è un piccolo paradiso all’ombra di altissime palme da cocco, la gente è cordiale ed amichevole e ti viene sempre incontro con un sorriso. Di fronte al paese ci sono 21 isole – un po’ come a Labuan Bajo – e basta prendere una lancia di pescatori al porto e farsi portare su una di queste isole per tutta la giornata. C’è anche una colonia di volpi volanti … saranno decine di migliaia, appese a testa in giù ai rami e pronte a spostarsi da un’isola all’altra se disturbate: la Nikon ringrazia!!! Alla sera, tutto il paese è pronto per i festeggiamenti del 17 Agosto, festa dell’Indipendenza. Cenetta al solo e unico ristorante e poi svaghiamo nella piazza principale, dove è stato allestito un palco col sindaco (suppongo) le autorità tribali (quattro arzilli vecchietti vestiti a festa), le suore della missione, ed il capo della polizia locale. Sul palco si alternano contando e ballando un po’ tutte le classi delle scuole, con grande divertimento del pubblico e del sindaco, che non smette di scattare foto col telefonino. Devo dire che anche noi attiriamo l’attenzione, specie con lo zoom da 300 a catturare attimi della festa.
Dato che ci separano ancora 3 giorni dal nostro volo per Bali, decidiamo di passarli a Labuan Bajo. Ci congediamo da Japii e prendiamo alloggio al Green Hill, nuovissimo, pulito, con letti fantastici e … Attenzione … scarico del water, ma sempre niente acqua calda. La struttura è comoda e la tripla viene via a 350.000 IR, ben spesi (voto 4/4). Trascorriamo 2 giorni in 2 paradisi: Kenawa e Suraya, dove si può anche dormire un bungalow … sono 2 isole fantastiche, assolutamente da non perdere, con una barriera corallina mozzafiato (specie Kenawa). Di sera riprendiamo il nostro passatempo preferito: l’esplorazione dei ristoranti di LB. Una sera si va al LOUNGE, con un menù internazionale (Feta Greca, Acqua S. Pellegrino, Fajitas messicane) che ci pela a dovere, ma almeno cambiamo un po’ menù (voto 3/4), la sera seguente al PESONA BALI, dove mangiamo divinamente e dove la cameriera Rica è davvero simpatica.
RINCA Per l’ultimo giorno a Flores ci riserviamo una chicca: uscita in barca con i ragazzi del Bajo Diving, verso RINCA (si pronuncia Rincia), safari sull’isola e doppia immersione. Insomma una giornatona da paura in barca. Ci avevano avvisati che a Rinca ci fossero più dragoni rispetto a Comodo, ma non ci aspettavamo certo il bestione di 2 metri sul molo in attesa di papparsi qualche turista che sbarca. Restiamo sulla barca finché non arriva il guardaparco a legnare il lucertolone. Anche qui breafing e trekking di 2 ore. Ma gli uffici del parco sono letteralmente circondati di draghi e prima di iniziare il trekking ne ho già contati 7. La camminata nella savana Rincense si rivela spettacolare, così come i tanti avvistamenti: in particolare un lucertolone che ci viene incontro e a cui cediamo il passo ritraendoci dal sentiero, ed una femmina intenta a scavare il nido. Bellissimo.
Seguono due belle immersioni, sempre in corrente, ed in serata siamo stremati dalla giornata; ci premiamo con l’ultima cena di Flores al Pesona Bali, il ristorante che più ci è piaciuto. Domattina alle 6 si parte per Bali.
BALI 2 – La vendetta Rieccomi a Bali … ebbene si, lo ammetto, ho bisogno di un hotel comodo – Melasti palace Hotel, 33€ circa la doppia, un po’ decadente anni ’70 (voto 3/4) – ma soprattutto di qualcosa di diverso dal Nasi Goreng. La giornata la trascorriamo ad una delle spiagge più belle di Bali, Dreamland, la spiaggia dei surfisti. Io non surfo, però fotografo i surfisti e almeno mi diverto, prima di svaccarmi sul lettino. Il mare è gonfio ed incazzato per poter fare un bagno, e poi c’è sempre il rischio che una pinnetta di un surf lasci la firma sulla fronte; mi consolerò con un Nasi Goreng – ahimè – ad uno dei tanti ristorantini sulla spiaggia. Al tramonto andiamo al tempio delle scimmie, il Pura Lahur Ulu Watu, bello e sovraffollato di turisti che partecipano – noi inclusi – anche alla rappresentazione della danza Chetak Dance: bella bella bella, emozionante, in una cornice fantastica, al tramonto in questo bellissimo tempio che si trova su una scogliera a strapiombo sul mare. I 50.000 IR di biglietto li vale tutti. Stasera ci concediamo l’aragosta; sulla spiaggia di Jimbaran ci sono tutti i Warung – piccoli ristorantini locali – di pesce. Peccato che i Warung si siano tutti trasformati in mega ristoranti – tipo quelli da cerimonia da noi – e che i prezzi siano stati adeguati al flusso di turisti. Mangiamo abbastanza medio per 20€, cifra da capogiro per l’Indonesia. La serata la chiudiamo al Deja-Vu, uno di quei locali dove si incontrano tanti italiani con pantaloni e camicia stirata … evitabile !!! Ulimo giorno a Bali e tour fantozziano per vedere quanto più si può in un giorno. Partiamo alle 8 per Ubud col driver Yannik. Appena si supera Denpasar – una vera e propria città con tutto, caos, traffico ed inquinamento compresi – il paesaggio muta radicalmente, e si vedono finalmente le palme, i campi di riso e l’architettura tipica balinese, con i tetti a forma di pagoda, le porte d’ingresso, gli altari degli avi etc etc. Ubud è molto carina, era il luogo dove andavano gli artisti negli anni 70, ma ora, pur non avendo il caos e la pressione turistica di Kuta, è una sequenza di negozietti e gallerie d’arte. Ha un bel mercato, colorato e vivace, tutta roba per turisti, però c’è un bel tempio all’interno e scendendo lungo una rampa si accede alla zona sotterranea con il mercato alimentare ed i Warung … buio, odore di zenzero e fogna, una babele di lingue nelle mie orecchie, potrei essere in una scena di Blade Runner Proseguiamo per il tempio dell’acqua, il Pura Tirta Empul, dove ci sono varie sorgenti sacre che i pellegrini usano per le loro abluzioni; molto bello e fotogenico. Successivamente raggiungiamo il cratere di una dei vulcani di Bali, il Penelokan, che al suo interno ha un lago enorme, vari paesini ed altri 3 coni vulcanici più piccolini; pranziamo al Rooftop, un ristorante con uno splendido panorama, con pranzo a buffet ad 80.000 IR e terrazza fantastica (voto 3/4). Il tempio successivo è quello dei pipistrelli; si tratta di una grotta piena di pipistrelli, sulla spiaggia, al cui interno è stato costruito un tempio, il Pura Goa Lawh. L’odore e gli stridii dei pipistrelli si fanno sentire, ma il tempio è comunque molto suggestivo … sarà che il sole sta tramontando, che sulla spiaggia c’è una preghiera collettiva per una cremazione, ma questo momento me lo vorrei godere tutto. E invece Yannik preme per portarci a casa della sorella, in piena campagna tra i palmeti; la famiglia della sorella, col marito, tre bimbe bellissime ed un cane che non fa che abbaiare per tutta la mezz’ora che siamo lì, è davvero carinissima; purtroppo niente inglese, ma solo sguardi e sorrisi. Peccato, ma grazie per il cocco fresco. Rientriamo per cena, niente Warung di pesce, ma il più turistico Tekor Bali, lungo la spiaggia di Legian; optiamo comunque per la cucina Indonesiana, per gli ultimi Nasi Goreng, Mie Goren e Cap Cai della vacanza (voto 2/4). A nanna presto; domattina mi aspetta il taxi per il lunghissimo viaggio di ritorno via Jakarta / Jeddha. Belli i templi, bella la campagna, ma Bali resta una gran delusione.