Bali, Lombok, Gili: sogno a occhi aperti

La meraviglia di Bali, la sorpresa di Lombok, la magia di Gili e il cuore che batte ancora più forte per l'Oriente
Scritto da: nadia tarantino
bali, lombok, gili: sogno a occhi aperti
Partenza il: 25/08/2011
Ritorno il: 10/09/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Di nuovo l’Oriente. Senza esitazione. Quindici ore di volo ed ecco Bali, gioiello dell’Indonesia. La vacanza 2011 comincia qui ed è un’autentica sorpresa. Bali ha mille facce: i monti Agung e Batur, entrambi vulcani attivi, dominano spiagge, villaggi, foreste, parchi, risaie, templi. La scelta è caduta su Kuta, la parte più turistica dell’isola, molto vicina all’aeroporto di Denpasar, e da qui comincia l’avventura alla scoperta di un altro spicchio di mondo.

Kuta è un centro vivace, frequentatissimo dai turisti: locali, ristoranti, negozi, un paio di centri commerciali, spiagge bellissime di sabbia e scogli. E’ questa la parte dell’isola preferita da chi fa surf: le onde, a certe ore del giorno, si alzano fino a formare impressionanti lingue di acqua. Il profilo della spiaggia cambia con le maree, piuttosto accentuate. Quando il mare si ritira, emerge un tappeto di conchiglie, sassi e coralli che si estende per lunghi tratti. I resort che si affacciano sul mare, hanno ristoranti quasi sempre a buffet ma, salvo rare eccezioni, non sono i migliori di Kuta. La cena ha un costo medio di 425mila rupie, circa 40 euro, mentre all’interno si spende molto meno, anche solo 60mila rupie, e si ordina dal menù.

In qualsiasi luogo ci si trovi, che sia una strada o un negozio, un ristorante o la spiaggia, un bar o una piazza, c’è sempre un altare indù a cui offrire preghiere, conchiglie, fiori, biscotti e chincaglieria varia. Gli induisti pregano tre volte al giorno, non ha importanza l’ora: ognuno lo fa quando può. E poco importa se proprio accanto c’è la proiezione di un film al cinema all’aperto, oppure se nel centro commerciale di fronte, commessi e impiegati stanno ballando e cantando tutti insieme per richiamare una ricca giornata di incassi e ringraziare i clienti, o se di fianco qualcuno ha appena immerso i piedi scalzi in una vasca zeppa di “garra rufa” e si sta rilassando con un fish pedicure: la preghiera è sacra e nulla può distogliere un induista dal raccoglimento.

Netta la differenza tra la costa e la parte interna di Bali. Mentre Kuta ha tutte le caratteristiche del caos metropolitano, basta spostarsi all’interno per scoprire un’altra Bali, quella più vera dove tradizione e cultura sono valori molto forti. Qui il commercio è quello delle baracche che sono tutte lungo le strade principali, una attaccata all’altra: frutta e verdura, dolci e vino, pesce e quale souvenir, ma anche bottiglie di benzina perché di distributori, per chilometri e chilometri, neanche l’ombra.

Le risaie di Tegalalang, coltivate a terrazze con una precisione meticolosa nella disposizione delle piantine, sono di un verde mai visto. La natura è selvaggia e molto rigogliosa e nasconde piccoli villaggi: qualche baracca, la scuola, il tempio. Il più vicino a Tegalalang è quello di Sebatu, a Tampaksiring: è in assoluto il più importante e venerato dell’isola. La visita coincide con un evento raro: la cerimonia di purificazione. Centinaia di uomini, donne e bambini offrono i loro doni agli spiriti indù e poi si immergono in una enorme vasca di acqua pura della sorgente sacra di Tirta Empul. L’acqua è gelida, ma nessuno si sognerebbe mai di rinunciare al sacrificio.

Il villaggio di Kintamani si trova alle pendici del monte Batur; la vista sul lago è strepitosa, mentre la cima del monte è quasi sempre coperta dalle nuvole ed è raro riuscire a scorgerla.

Immancabile la visita ad una delle tante fabbriche di batik, alla fabbrica del legno e ad un agriturismo. Bali è famosa per le tante qualità di caffè e tè ed è proprio all’agriturismo che facciamo il pieno di degustazioni: cacao, caffè balinese, al ginseng (nulla a che vedere con quello dei nostri bar), tè al limone grasso, al cocco e ai fiori. Le piantagioni di frutta sono profumatissime mentre suscita grande curiosità l’allevamento dei bradipi dalle cui feci si ricava una qualità di caffè molto pregiata e costosa. L’agriturismo è di solito anche un centro di bellezza: qui, infatti, si preparano creme per il corpo, oli, profumi, saponi a base di erbe e fiori.

Ubud è il quartiere degli artisti: il centro è costituito da una strada lungo cui si affacciano, da una parte e dall’altra, bancarelle e negozi di ogni genere. Il mercato è un insieme di piccoli locali arroccati uno sull’altro: la merce in vendita è così tanta e varia che lo stordimento è assicurato. Ma soprattutto: come hanno fatto a farla entrare tutta e come è possibile che non crollino quelle montagne di scatoline colorate, batik, magliette, tazze e conchiglie? Il traffico a Ubud è caotico, come e più di Kuta. Non è un caso avere incontrato un vigile urbano che si occupa esclusivamente di aiutare la gente ad attraversare la strada principale. Tra i souvenir più caratteristici, i galli che a Bali vengono impiegati nei combattimenti clandestini dopo che sono stati armati con tanto di speroni che servono a favorire lo spargimento di sangue, particolarmente apprezzato. Nei templi, i galli vengono tenuti in gabbia per creare curiosità nei visitatori e per ricordare che i combattimenti sono vietati dalla legge fatto salvo un giorno l’anno, quello della festa di Bali.

Capita di assistere alla cerimonia del mare: donne, uomini e bambini trascorrono la notte sulla spiaggia e al mattino affidano le loro preghiere al mare assieme a fiori, erbe e ramoscelli sistemati in cestini realizzati con foglie di cocco.

La foresta delle scimmie è a ridosso di un villaggio: gli animali sono simpatici e abituati a prendere il cibo dalle mani della gente. La cautela è però d’obbligo, non tutte le scimmie si avvicinano con propositi amichevoli. Un sacchetto di arachidi è gradito, ma guai a tenerlo in pugno senza offrirlo subito.

Il tempio reale è meraviglioso: qui regna la pace più profonda. Come tutti i templi è formato da perimetri di verde e altari, uno dentro l’altro, ogni volta più piccoli naturalmente. Strette porte in pietra consentono di passare da una zona all’altra: più si va avanti e più il tempio è bello e ricco. Il parco del tempio reale è molto curato e oltre la terza porta c’è un giardino chiuso che ospita diversi altari, tutti con il tetto composto da piani sempre in numero dispari, da uno a undici. Dal tempio reale si arriva, dopo un breve tragitto di strada, a Tanah Lot, l’attrazione turistica più famosa di Bali. Tanah Lot significa tempio costruito sulla roccia del mare. E questo è. Quando la marea è alta si può ammirare il tempio solo da lontano, quando è bassa è possibile arrivare alle pendici di questa costruzione e entrare fino alla sorgente sacra. Proprio di fronte si trova la grotta nella quale vivono i serpenti di mare. Possibile vederli, ma solo dopo aver lasciato una lauta mancia al custode. Peccato per l’immondizia, soprattutto bottiglie di plastica lasciate ovunque.

Legian si trova poco distante da Kuta. Qui è insediata una nutrita comunità italiana. I ristoranti sono più curati, così come i negozi. L’atmosfera è più tranquilla, ma Kuta ha il suo innegabile fascino. Le giornate a Bali si concludono con gli imperdibili tramonti: il sole scivola in mare ma quasi sempre le nuvole nascondono lo spettacolo.

Jimbaran e Nusa Dua sono zone più lontane dal centro e dal caos, ma le spiagge assai meno frequentate sono di una bellezza disarmante.

Da Bali a Lombok, meta fuori dalle rotte turistiche, distante appena 10 minuti di volo. Quanto basta per godere della bellezza del monte Agung, il più alto di Bali con i suoi tremila e passa metri. L’arrivo a Lombok è proprio nel giorno in cui si festeggia la fine del Ramadan. Tutti in festa. Anche qui come a Bali reti wi-fi aperte ovunque. Spiaggia molto bella che a seconda delle zone passa dal bianco al nero. Le curiosità in questo luogo sperduto non mancano: gli autobus sono dei piccoli furgoni senza sportello posteriore, con al massimo dieci posti a sedere. Bastano, perché qui quasi tutti, anzi tutti si spostano con il motorino; intere famiglie – 4-5 persone – su un unico motorino in una volta sola. Spettacolo. Gli abitanti di Lombok si chiamano “sasa”: non sono abituati ai turisti e ci guardano un po’ straniti, ma tutti gentili e sorridenti. Il giorno di festa lo passano lungo la strada dove non si contano le bancarelle che vendono pannocchie arrostite. Una pannocchia, una bibita e tutti sul ciglio, con lo sguardo rivolto al mare, in attesa di fotografare il tramonto. Che qui è particolarmente suggestivo. E anche a Lombok, come a Bali, cani e gatti che vagano in cerca di cibo e di una carezza. Tutti si lasciano avvicinare e coccolare: evidentemente da queste parti non deve essere frequente trovare un po’ di affetto.

Da Lombok a Gili Trawangan in una manciata di minuti di barca veloce. L’isola, che con Gili Air e Gili Meno forma Gili Paradise Island, è una meraviglia: raccolta e piena di gente che per spostarsi ha tre alternative: a piedi, in bicicletta o con il “cidomo”, carretto trainato dal cavallo. La vita si svolge in prevalenza sulla strada del centro, che divide l’interno dal mare. Una strada stretta, meno di una nostra carreggiata, lungo la quale si concentrano alberghi, ristoranti, negozi, qualche casa. Si può affittare di tutto a Gili: dalla maschera alle pinne, dalla bicicletta alla macchina fotografica al salvagente. L’isola ha una circonferenza di sette chilometri: meno di due ore per girarla tutta a piedi. L’acqua del mare è trasparente e non è difficile imbattersi nelle tartarughe. Un caleidoscopio di colori, questo è Gili Trawangan. Semplicità in un posto mozzafiato. Grazie agli amici di Luce d’Alma: in un altro hotel e con altre persone non sarebbe stata una vacanza così straordinaria. E grazie a tutti gli amici che abbiamo incontrato lungo il cammino indonesiano, ognuno è un tassello di questo meraviglioso puzzle.



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