Bali, Lombok, Gili 3
Indice dei contenuti
COSTI
Spesa totale a persona € 1.300 così suddivise:
Volo prenotato on-line dall’Italia su www.bravofly.it
€ 838,50 a persona per i voli internazionali A/R Roma–Denpasar con la compagnia Thai Airways (scalo a Bangkok)
Trasferimenti
€ 20 a taxi per il trasferimento dall’aeroporto a Ubud centro
€ 60 a persona per il trasferimento con barca veloce: andata Bali-Lombok e ritorno Gili Air-Bali comprensivo di pick up in hotel, prenotato tramite il free organizer Victor (www.bali-lombok-gili.de – balifantastictour@yahoo.it)
€ 3,5 a persona per il trasferimento Lombok-Gili Air con pick up in hotel, bus condiviso e barca pubblica, prenotato in loco presso la Lombok Fantasi (www.lombokfantasi.web.id)
Hotel
€ 135 a persona per 12 notti in B&B prenotati on-line dall’Italia su www.booking.com così suddivise:
€ 95 a stanza per 5 notti a Ubud presso il Puri Bebengan Bungalows
€ 80 a stanza per 3 notti a Lombok presso il Lombok Senggigi Hotel
€ 80 a stanza per 3 notti a Gili Air presso il Tyrrell Cottages & Restaurant
€ 15 a stanza per 1 notte a Jimbaran presso la Guesthouse 25
Escursioni
€ 40 a persona per 2 tour a Bali con la Bali Fantastic Tour di Kade Yasa prenotati tramite il free organizer Victor (www.bali-lombok-gili.de – balifantastictour@yahoo.it)
€ 11 a persona per 1 tour a Bali, prenotato in loco con Pelangi Transport
€ 45 a persona per 2 tour a Lombok, prenotati in loco con la Lombok Fantasi (www.lombokfantasi.web.id)
€ 50 a persona sostenute in loco per le entrate ai siti, templi, palazzi, risaie, foresta
€ 100 a persona per pranzi, cene, spuntini, bevande, un massaggio balinese e qualche souvenir
PRIMA DELLA PARTENZA
Indagine di mercato on line per la ricerca del volato. Indagine di mercato on line per il miglior pacchetto a parità di mete e servizi.
Mi metto in contatto con Victor Spano (www.bali-lombok-gili.de – balifantastictour@yahoo.it), un esploratore e produttore di mappe nativo di Sanremo che negli anni 60 decise di cambiare paese, vita e che già da un po’ è utilissimo a tutti gli italiani in cerca di consigli spassionati, ma pieni di passione. E’ una persona gentile, paziente, cordiale, cui pongo una serie di domande (via whatsapp, via mail e telefoniche) e al quale va la mia fiducia anche perché tutto ciò che concordo dall’Italia non è vincolante e verrà saldato solo a destinazione al momento delle effettive escursioni ai responsabili delle due differenti agenzie locali (una a Bali e l’altra a Lombok).
IL VIAGGIO NEI MINIMI PARTICOLARI
00 giorno: mercoledì 26 agosto 2015: ROMA-BALI (con scalo a Bangkok)
Io e il mio boy partiamo da Fiumicino alle ore 13.55 con la Thai Airways, una delle migliori compagnie aeree sotto tutti i punti di vista. Due piani e tre classi ben distinte: royal first, royal silk ed economy. Noi, ovviamente, in quest’ultima, ai posti 61KJ con sedili comodi e spaziosi.
I televisorini per ogni passeggero terranno occupati un po’ tutti con 100 differenti intrattenimenti: film di ultima uscita e classici, cartoni animati, giochi, documentari, musica, trasmissioni tv, sportive… Ci copriamo con un morbido pile ma fa sempre un po’ freddino per l’aria condizionata piuttosto bassa.
Pochi minuti e portano un pacchetto di arachidi, una bibita e una salvietta calda per detergersi le mani.
Durante le 10 ore di volo servono il pranzo: a scelta penne all’amatriciana o pollo con scaglie di zenzero in salamoia, riso “alla cantonese”, vegetali; per tutti, tocchetti di pollo affumicato in una foglia d’insalata e, dulcis in fundo, tiramisù. Non pochi gradiscono vino e super alcolici, noi andiamo sulle classiche e analcoliche bevande.
Prima dell’atterraggio anche una abbondantissima colazione dolce e salata: macedonia, yogurt, cornetto, burro, marmellata, omelette ai funghi, wurstel di pollo, patate lesse e pomodoro al forno. A scelta tea e caffè americano.
Arriviamo all’aeroporto di Bangkok alle 5.35 (ora locale) dove trascorreremo quasi 4 ore per lo scalo. Registrando il nostro portatile o il cellulare navigheremo su internet gratis per due ore. In alternativa, nei pressi dell’imbarco, sei postazioni pc.
Alle ore 9.20 decolliamo, sempre con la meravigliosa Thai, su un aereo meno grande, per ulteriori 4 ore di volo (posti 57) durante le quali servono un pasto completo: si potrà scegliere tra pesce persico al curry con riso Thai e sottaceti o spaghetti bolliti saltati in padella con pollo in salsa di fagioli, porri e purea. Per tutti un’insalata di tonno, pomodoro, cetriolo e, come dolcetto, una tortina gelatinosa alla frutta. Vino e super alcolici o classiche e analcoliche bevande.
1° giorno, giovedì 27 agosto 2015: Aeroporto – UBUD Centro
Atterriamo alle ore 14.40 (ora locale) all’aeroporto internazionale di Denpasar Ngurah Rai; aggiorniamo l’orario spostando la lancetta dell’orologio avanti di 6 ore rispetto all’Italia.
Bella sorpresa: nessun pagamento di $ 25 per il visto (né pagheremo le tasse di uscita di € 12 quando lasceremo il paese); rispettivamente da febbraio e da giugno queste voci sono incluse nei voli.
Superiamo i controlli, ritiriamo la valigia e ci mettiamo alla ricerca di un taxi che ci condurrà a Ubud. Sappiamo che il prezzo massimo da pagare può essere di € 25 ad auto e che qualsiasi cifra sparino bisognerà contrattare per una quota fissa.
Un ragazzo ci aggancia e, senza perder tanto tempo, per € 19 (ovviamente gliene daremo € 20) saliamo su una comoda macchina con aria condizionata e iniziamo a guardarci fuori dai finestrini.
Il traffico non è così bestiale come lo immaginavamo, un po’ più intenso appena usciti dall’aeroporto. Le strade non sono neanche tanto brutte; sono asfaltate, alternano salite a discese, qualche curva e attorniate da una natura rigogliosa, da verdissime distese coltivate a riso che viene piantato nei mesi di ottobre-novembre e raccolto dopo 4-6 mesi 2-3 volte l’anno, dipende dalla qualità e dalla quantità di pioggia.
Siamo nel più grande Stato-arcipelago del mondo con 17 mila isole (Tanah Air=terra e acqua) e i 230 milioni di abitanti lo fanno piazzare quarto più popoloso al mondo. La capitale nazionale dell’Indonesia è Jakarta (dove ha sede il Governo centrale) e Bali è l’isola più famosa con 4 milioni di persone.
In un’oretta e mezza scarsa percorriamo una trentina di km e arriviamo a Ubud, il cuore e l’anima della pittura, scultura, musica, poesia balinese, il centro culturale per i suoi templi, monasteri, palazzi principeschi… così la descrivono le guide e così dicono gli artisti che hanno trovato qui ispirazione. Noi spero lo confermeremo.
Al Puri Bebengan Bungalows, siamo proprio in zona centrale, a pochi minuti a piedi dalla via principale e attorniati da una foresta tropicale, ci danno il benvenuto Whayan, il proprietario, la moglie e la figlioletta. Rimaniamo un po’ sorpresi dalla fatiscenza del bungalow n. 5 (ma sono tutti uguali), dai due mobili vecchi con i quali è arredato e soprattutto dal bagno: un water, una doccia senza neppure il piatto e con una mattonella da spostare per far scendere l’acqua. Il lavabo si trova nell’anticamera; è veramente datato e in dotazione un asciugamano grande a testa e un’unica saponetta. Abbastanza comodi i due letti da una piazza e mezza; funzionante – ma non ci sarà bisogno di attivarlo – il ventilatore; veloce la connessione WiFi anche in stanza soprattutto perché siamo attigui la reception e quindi al modem. La piscina all’aperto non è piccola, è pulita, ma non la useremo; fa buio alle 18,30 e staremo tutto il giorno in giro. Carinissimo il balconcino sul giardino molto ben curato. Pagheremo, avendo prenotato su booking, € 20 a notte a bungalow in B&B e, per questo prezzo, tutto sommato è una buona collocazione che apprezzeremo di giorno in giorno.
Abbiamo voglia di muoverci, di guardarci attorno e dopo una veloce doccia usciamo. La stradina (Kajeng Street) che dall’hotel conduce alla via principale (massimo una decina di minuti a piedi) è un po’ buia, ma non si avverte nessunissimo pericolo e, su questo tratto, non sarà necessario utilizzare la torcia che ci siamo portati. Per terra la strada è formata da tanti lastroni sui quali è inciso il nome di un hotel, di un ristorante, di semplici innamorati… genere Hollywood Boulevard/Walk of Fame a Los Angeles.
Tanti localini dove poter mangiare, negozietti di souvenir, centri spa dove regalarsi un po’ di relax, agenzie turistiche, noleggi auto/moto/bici, cartelloni con i prezzi delle navette turistiche che collegano le principali località, tassisti che si pubblicizzano con una targhetta in mano, PR che propongono spettacoli folcloristici.
Noi ci fermiamo in uno di questi che espone anche il cartello money exchange per commutare qualsiasi moneta (ci siamo portati solo euro, moneta ben accettata), in rupie locali: € 1=15.800 IDR e diventiamo milionari. Attenzione: a volte il prezzo del cambio – aggiornato mattina, pomeriggio e sera – è riferito a banconote alte; dai 50-100 € in su, altrimenti scende. In due settimane ha oscillato parecchio (14.500-15.900); anche a distanza di pochi metri i negozi applicavano tariffe differenti; il sabato e la domenica rimane fisso. Per semplicità molti non usano l’abbreviazione IDR, ma RP ed esprimono i prezzi senza gli ultimi tre zeri, solo con una K (es. 10.000 IDR = 10.000 rp = 10k).
C’è tantissima gente in giro, si respira aria vacanziera e curiosamente ci guardiamo intorno cercando di capire se è questo ciò che ci aspettavamo.
La fame si fa sentire, cerchiamo un posto dove iniziare a provare le specialità locali. Dopo aver buttato un occhio ai vari menu esposti all’esterno dei troppissimi locali, spesso molto turistici e occidentali, optiamo per un warung, ossia per una trattoria, l’Agung Trisna sulla Monkey Forest. Ci si può sedere, volendo, anche a gambe incrociate davanti bassi tavolini posti su pedane, ma noi preferiamo le comode sedie e l’altezza tavolo tradizionale. Io ordino un Cap Cay Seafood (28k) ovvero un mix di vegetali, gamberetti, calamari e riso bianco, il boy chicken finger (26k): bocconcini di pollo fritto e patatine. Comprese due bibite (coca cola e sprite 8k) e la tassa del 10% paghiamo 77.000 rp=neanche € 5.
Bella passeggiatina di rientro in hotel dove aspetteremo Kade Yasa, il responsabile dell’agenzia locale Fantastic Bali Tours per riepilogare le escursioni da farsi in questi giorni. Lo avevamo informato del nostro arrivo con un whatsapp appena atterrati. In Italia avevamo lungamente parlato e ci eravamo anche scritti più volte con il precisissimo Victor. A lui avevamo espresso le nostre preferenze, ma solo qui sul posto riceviamo e confermiamo più o meno tutto. Con diverse ore di ritardo e dopo numerosi messaggi, finalmente ci raggiunge. Sono le 23, siamo un po’ stanchini ma dobbiamo fare il punto della situazione. Scopriamo che non ci ha abbinati a nessun’altra coppia per i tour da noi scelti e, sinceramente, non erano questi gli accordi. Per abbattere il costo delle gite (€ 20 l’una a persona e non € 30) preferivamo non avere l’esclusiva dell’auto con guida e autista. Ci dice che le altre prenotazioni sono di coppie in luna di miele, di gruppi che vogliono stare da soli… Siamo un po’ delusi, non ci crediamo neanche e non cediamo. Lo vediamo un po’ “distratto”, un po’ confuso… dice che è affaticato, è stato da tanti clienti e ancora lo aspettano in diversi. Mi permetto di prendere e consultare i formulari, uguali ai nostri, che Victor con accuratezza e le dovute note aveva compilato per lui. Più persone sono nella nostra situazione (diverse gite in solitaria). Insisto affinché mandi un sms almeno a una coppia di queste la quale, anche se in ordine inverso, ha scelto due dei tour di nostro interesse. In un batter d’occhio arriva la loro risposta positiva e concordiamo la partenza in quattro per domani alle 8,30. Saldiamo tutto (per le due gite per entrambi € 80 totali e per il trasferimento in barca veloce per Lombok fra tre giorni con rientro a Bali da Gili Air il 7/9 1.800.000 rp totali) e lo salutiamo velocemente.
2° giorno, venerdì 28 agosto 2015: TOUR BALI (abitazione tipica, danze sacre del Barong e Kriss, a Batuan tempio Pura Desa, a Bedulu grotta dell´elefante Goa Gajah, a Tampaksiring tempio Tirta Empul, piantagione caffè Cantik Agriculture, Lago e Vulcano Batur, risaie di Tegallang)
Colazione sotto una grande tettoia di legno posta all’entrata dell’hotel, su uno dei cinque-sei grandi tavoli rotondi abbelliti da un vasetto di fiori. Due opzioni: frullato o frutta a pezzi, uova (sode o strapazzate), pancake alla banana o toast con marmellata, tea o caffè. Arriva tutto abbastanza velocemente e ci sazieremo nonostante le porzioni non super abbondanti. Ovviamente a pagamento si può ordinare altro, non lo facciamo apprezzando la frutta fresca e la preparazione espressa.
Di fronte la struttura un asilo, tanti bambini già pieni di energia giocano allegri, con le loro divise bianche e blu si lasciano ritrarre, salutano divertiti.
Alle 8,30 puntuali si presenta, in vestiti tradizionali balinesi, Winnie (il vero nome è Winastra Putu), la guida parlante un buon italiano che ci fa salire su un pulmino a sette posti guidato da un autista locale. Andiamo a prendere al loro hotel l’altra coppia e via alla scoperta dell’Isola degli Dei.
I nostri compagni di tour sono due giovani calabresi, anche loro contenti che, all’ultimo minuto, la gita non l’avrebbero fatta in solitudine (speravano solo che non fossimo dei vecchietti… e più o meno non lo siamo!). Ci viene il dubbio che la storia dei viaggi di nozze fosse un po’ una scusa per far lavorare più autisti, più guide… mah! Lo chiederemo al simpatico Victor al nostro rientro.
Prima tappa la visita a una tipica abitazione balinese: offerta libera e consigliata 20.000 rp a coppia ai padroni di casa che non ci hanno neppure filato, fingendo di essere affaccendati nelle funzioni domestiche. Interessante è la spiegazione di Winnie sulle reali abitudini e l’effettiva struttura. La porta dalla quale si accede si chiama culancul e al posto della “targhetta sul citofono” un cartello plastificato con il nome dei componenti la famiglia, il numero di donne e di uomini. Una stanza per ogni figlio (praticamente un letto a baldacchino sotto un tetto e senza tre pareti visto il clima sempre temperato), una casetta più grande per la coppia, una cucina all’aperto dove si prepara il cibo la mattina per tutta la giornata e, chi ha fame, si serve in qualsiasi momento (non esiste “l’ora di mettersi a tavola tutti insieme”), un tempio dove pregare mattina, pomeriggio e sera offrendo agli dei piccole donazioni (fiori, frutta, dolci) che vengono appoggiati per terra, fuori l’uscio per scoraggiare gli spiriti maligni a entrare.
Secondo stop per assistere allo spettacolo delle danze sacre balinesi del Barong e Kriss (100.000 rp a testa), un po’ troppo lungo e con un costo eccessivo. Ci viene distribuito un foglio dove potremo seguire il significato della rappresentazione, una pantomima che simboleggia l’eterna lotta tra il bene e il male con personaggi che indossano maschere orribili, donne dal trucco marcatissimo e personaggi che in trans si trafiggono (o fanno finta) con spade non sentendo il minimo dolore.
Ci dirigiamo poi al Villaggio di Batuan conosciuto per le gallerie di pittori, per gli artigiani e visitiamo uno dei 3 templi indù dedicato al dio Brahma: il Pura Desa (10.000 pp). Dobbiamo tutti indossare il sarong, un pareo lungo fino ai piedi, in segno di rispetto. Consiglio di portarne sempre uno nello zainetto. A volte agli uomini è richiesta anche una fascia in testa o un turbante (ma non in questo caso). Bravo Winnie a spiegarci, in poche, ma utili parole, il significato di alcuni rituali. A Bali la popolazione è prevalentemente induista; le offerte quotidiane agli dei sono sentite e cerimonie pompose si svolgono, per un motivo o per un altro, quasi tutti i giorni.
Scopriamo che l’ingresso ai templi è vietato alle donne che hanno il ciclo mestruale, è una questione di “purezza”. Sinceramente non capisco e fortunatamente non mi trovo “in quei giorni”, ma qualora fosse stato… credo avrei omesso di “confessarlo”; rinunciare ad alcune bellezze per le quali avevo pensato a questo viaggio e per di più per un “non problema” che natura vuole…!
Tappa successiva Bedulu dove si trova la misteriosa grotta dell´elefante Goa Gajah (15.000 pp), un eremo scavato nella roccia risalente all’XI secolo con due stagni antistanti, uno per gli uomini, uno per le donne, affinché si purifichino prima dell’accesso. Sono pieni di pesci, utili per “annientare” zanzare e insetti. Niente di così eccezionale.
Presso il Villaggio di Tampaksiring si trova, e lo visitiamo molto volentieri, l’Holy Spring Tirta Empul (15.000 rp) ossia il Tempio della Purificazione con le sue diverse vasche alimentate da tante fontanelle dove i fedeli s’immergono lasciandosi bagnare dall’acqua che sgorga spontaneamente da una sorgente sotterranea. Alcuni “stagni” sembrano quadri, arazzi, e in una “piscina” sguazzano numerosi ed enormi pesci che un tempo erano rossi. L’atmosfera è molto bella, la visione delle persone, le donazioni, lo scenario… una meta che ci rimane particolarmente nel cuore.
Tante persone pregano davanti a un altissimo e secolare ficus; ci dicono sia un benjamin, ma sicuramente intendono religiosa o fico sacro; il benjamin lo abbiamo nelle nostre case e… pure se arriva a trenta metri… non può essere di certo questo! Su una curatissima collinetta, si trova la mega villa dove il Presidente indonesiano ospita personaggi importanti.
Tantissime le venditrici di piccole banane che ci invitano ad assaggiarle! Le portano in una cesta sul capo camminando come modelle. Il prezzo è sempre da contrattare e, per un euro scarso, se ne potrà acquistare un casco da una dozzina o più.
Pausa pranzo al Pangkon Rumah Makan & Agrowisata; noi ce lo siamo portati “al sacco”, per cui saremo solo di compagnia, ma l’altra coppia di ragazzi e la guida ci riferiscono che il cibo è buono ed economico.
Pit Stop alla Cantik Agriculture, una delle tante turistiche piantagioni di caffé e di cacao. Siamo interessati al Luwak il famoso furetto/mangusta/ermellino/procione/zibetto/civetta delle palme o gatto-civetta, il quale di notte si nutre dei chicchi di caffè, non li digerisce e li espelle naturalmente. Questi vengono raccolti, tostati, danno vita a un caffè ancora più corposo e intenso di quello derivato dai chicchi originari della pianta. Tre bestioline dormicchiano (giustamente riposano di giorno) all’interno di alcune grandi gabbie, il giretto è veloce perché in realtà non è una vera e propria piantagione, ma un piccolo pezzo di terra dove hanno piantato anche ananas, banane, cacao… affinché avessimo una visione globale dei prodotti di queste terre. Su un banco diverse spezie, chicchi e una vecchietta davanti un caminetto intenta ad tostarli. La degustazione è abbondante: ci vengono servite, una per ogni coppia, 10 tazzine: 4 tipi di tè aromatizzati (curcuma, mangosteen, lemongrass and rosella tea), 5 di caffè (mocha, coconut, ginseng, vanilla and Bali coffee) e una di cacao. A pagamento, invece, la tazzina di Kopi ossia caffè Luwak 50.000 rp (un’ora per arrostire un kg di chicchi). Non siamo dei “caffeinomani”, una volta nella vita va provato… ma non oggi. A conclusione del giro, ovviamente, un negozietto dove acquistare, ma i prezzi sono alti rispetto a quelli che si trovano in giro, alcuni prodotti.
Stop panoramico per ammirare il Lago e il Vulcano Batur di mt 1717 che ha un’impressionante caldera ed è il più attivo, l’ultima eruzione risale al 1974. Intorno a noi tanti venditori di mandarini e, tra le piante, diverse stelle di Natale di un rosso intenso. Una visione del genere ad agosto non ce l’aspettavamo proprio.
Arriviamo alle risaie di Tegallang o Tengalalang (15.000 rp a coppia), tra le più belle dell’isola e facciamo un piacevole trekking, molto soft, tra i terrazzamenti (perché a forma di scalette) ammirando il sistema di irrigazione subak.
E’ l’ora di rientrare dopo la gradevole giornata. Non ci facciamo accompagnare in hotel, ma sulla via principale per fare una merendina presso una focacceria/panetteria/pasticceria, la Breadlife (www.breadlifebakery.com) e gustare rustici, tipi di pani, dolci a prezzi molto convenienti (meno di un euro a pezzo).
Rientriamo in hotel giusto il tempo di una doccia, due parole con il cordiale Whayan e riusciamo per cena.
Su una vietta che taglia la via principale, ceniamo presso l’Arimas Warung con due piatti unici e abbondanti: tuna steak (30k) corrispondente a bistecchina di tonno, patatine fritte e fagiolini bolliti per me e Nasi goreng (20k) ossia riso bollito e ripassato in padella con verdure e uovo all’occhio di bue sopra, per lui. Comprese due bevande (10k una) e senza tassa governativa (è spesso scritto che verrà applicata del 10 o 15% ma non sempre poi si trova sul conto) paghiamo 70.000 rp (€ 5 scarsi)!
A proposito di cibo caratteristico, il Nasi Goreng è il piatto popolare e più diffuso, con un sapore, nonostante la presenza di qualche spezia indonesiana sconosciuta, molto delicato. La padella può essere sostituita dal wok, l’uovo può essere cotto a mo’ di frittatina arrotolata e tagliata a pezzi e alle verdure possono essere aggiunti pezzetti di pollo o gamberetti. Il mio compagno, con gusti molto semplici, ne ordinerà uno al giorno!
Nel rientrare al Puri Bebengan Bungalows ammiriamo le tante persone che si recano o tornano dal tempio dove anche in tarda serata si svolgono cerimonie; che cultura unica, colorata, ricca di spiritualità! Dei ragazzi suonano strumenti tipo xilofoni ma le barrette non sono di legno bensì di metallo e alternano i colpi sulla “tastiera” a battiti di mani. Stanchini e soddisfatti della nostra prima scoperta andiamo a nanna.
3° giorno: sabato 29 agosto 2015: UBUD (Tempio Pura Desa Pakraman, Palazzo Reale, Market e Foresta Sacra delle scimmie)
Colazioniamo con tutta calma, ci rendiamo conto che la nostra colazione è tutt’altro che scarsa, anzi, è una delle più abbondanti per lo standard delle sistemazioni budget. Lo abbiamo appurato confrontandoci con alcune persone conosciute. Piatto di tre tipi di frutta io e frullatone fresco lui, pancake alla banana lui e toast con marmellata io, un uovo sodo e due tazze di tea ciascuno.
Una decina di minuti a piedi e arriviamo al Tempio Pura Desa Pakraman (Desa vuol dire dedicato a Brahma). Per entrare, oltre al classico sarong (pareo lungo fino ai piedi legato intorno alla vita) io dovrò coprire le spalle indossando una t-shirt e il mio boy dovrà mettersi una fascia/turbante in testa. Da una cesta davanti al tempio alcuni addetti prendono l’occorrente e aiutano noi e altri turisti a vestirci rispettosi. Quante donne intrecciano foglie di palma per ricavarne dei contenitori, quanti uomini trasportano cibi e fiori, quante persone in un’ampia cucina preparano pietanze (probabilmente per i fedeli e per gli dei!), quante viuzze tra un altarino e l’altro, scampanellii, incensi che fumano… Veramente tutto molto interessante, colorato e, per noi abituati a messe più sobrie, folcloristico.
E’ poi la volta del Palazzo Reale del 16° secolo, abitazione del re e della famiglia reale che immaginavamo molto più sontuosa. Si trova all’angolo tra Raya Ubud Road e Suweta Road, ma non è segnalato e ci capitiamo quasi per caso. Degna di nota una grossa maschera intarsiata su un muro ad altezza d’uomo “simile” alla Bocca della Verità a Roma e, per gioco, infiliamo una nostra mano al suo interno.
Direzione Market, il famoso e grande mercato coperto e all’aperto dove si trova di tutto, dai vestiti ai quadri, dai souvenir (prevalentemente batik/sarong, sculture in legno e oggetti fallici!) al cibo… Contrattiamo per acquistare delle calamite (iniziamo da 75.000 al pezzo e concludiamo con 50.000 rp per 6 pezzi) e della frutta. Le varie fruttivendole propongono la merce al kg a prezzi più che occidentali per poi giungere, quando vedono che siamo piuttosto scafati e poco stupidini, a costi quasi indonesiani: 5 mango, 2 avocado e una trentina di bananine 55.000 rp, sicuramente non è il prezzo che avrebbe pagato un balinese, ma ci stiamo.
Un po’ stressante il fatto che nulla – e non solo qui – ha un cartellino con indicato il prezzo e ciò dà diritto ai venditori di sparare cifre astronomiche e a noi il dovere di mercanteggiare.
Tanti sono i carrettini/apette lungo la strada che vendono Tipat tahu. Non ho idea di che piatto sia… curioso un po’ e riesco a capire che si tratta di tofu fritto con una densa salsa di arachidi. Su un motorino, all’interno di una cesta, i bambini comprano bustine trasparenti di plastica con dolciumi vari, mentre le mamme acquistano frutta già sbucciata, cibo cotto… io mi limito a delle pannocchie bollite (5.000 rp).
Stiamo per rientrare in stanza con un carico di frutta, snack, pannocchie e bibite (quotidianamente acquistate, insieme a qualche gelatino confezionato, al supermercato più rifornito ed economico di Ubud, il Pandawa Mini Market & Music Center), quando notiamo, all’interno del tempio, un capannello di gente che urla, grida, mostra rupie… Si sta svolgendo un combattimento tra galli, qualcosa d’illegale ma di frequentissimo da queste parti. Due persone, una di fronte all’altra, sollevano un gallo e lo mostrano agli astanti lodandone la potenza. Le povere bestie hanno una lama legata a una zampa in maniera tale che, una volta a terra, nello scontrarsi, nel saltare, una di esse rimarrà ferita. Verrà poi lasciata morire in un angolo assieme ad altre perdenti mentre tutt’intorno il pubblico scommette, con il vicino, sul gallo che sopravvivrà. E’ uno spettacolo che non approviamo per nulla, che non riusciamo a vedere fino in fondo per la crudeltà e cinismo di chi punta, ma pare scaldi molto gli animi, faccia alzare l’adrenalina di chi non si perde un incontro (durano pochi minuti e si susseguono per un’oretta).
Nel primo pomeriggio ci dirigiamo a Padangtegal alla Sacred Monkey Forest Sanctuary, la Foresta delle scimmie (30.000 pp – 8.30-18) perché popolata da diverse famiglie di macachi balinesi “posti” a guardia del santuario e degli spiriti custoditi nei tre templi. Il biglietto è una sorta di cartina e ogni tanto un cartello evidenzia il punto in cui siamo. Una foto all’holy spring temple, a un altissimo e secolare ficus religiosa, al pura dalem agung, una ai deer stable (bambi) dentro un recinto, a qualche rapido scoiattolino, una passeggiata lungo i ruscelli tra statue di coccodrilli ricoperte di muschio verde, una all’intarsiatissimo ponte la cui entrata è annunciata da due dragoni (Dragon Star), un’occhiata a una mostra di quadri di artisti contemporanei, una sosta all’Open Stage (piccolo anfiteatro all’aperto), il segno della croce davanti un cimitero di persone sepolte a terra e sui cui cumuli di sabbia si rincorrono e giocano le scimmie… e ovviamente tanti scatti a indisciplinati e un po’ dispettosi macachi troppo abituati a pretendere pezzetti di patate, banane, arachidi, mais… dai turisti. Dobbiamo fare attenzione a non tenere cibo negli zaini perché saranno capaci di aprire la zip e tirare fuori ciò che desiderano.
Anche all’uscita della foresta le scimmie sono numerose, delle vere e proprie tribù e strappano dalle mani dei passanti buste nelle quali ritengono ci sia cibo. Molti venditori di souvenir o tassisti hanno bastoni in mano per “difendersi” dall’arroganza di queste bestiole… Assistiamo a non pochi scippi di scimmie vs umani!
Riprendiamo la Monkey Forest Road che ci riporta in centro e sulla quale tantissime ragazze, all’entrata di centri estetici e non, pubblicizzano trattamenti viso, corpo, capelli, mani, piedi… distribuendo locandine, brochure, cartoncini… I prezzi sono veramente irrisori se paragonati a quelli italiani e un po’ per curiosità, un po’ per tradizione, prenoto un massaggio balinese corpo da un’ora presso Pratama spa (55.000 rp). Due sono le donne che lo praticano, una un po’ seriosa e piuttosto robusta, l’altra più longilinea e più comunicativa. Sono fortunata, mi capita la seconda! Ha quarant’anni e da venti svolge questa professione. In una stanza quattro lettini sono affiancati, divisi da una tenda e ricoperti da sarong. Sicuramente non vi è lo stesso livello d’igiene che c’è in Italia, non vi è l’accortezza di cambiare telo per ogni paziente, men che mai verrò dotata di mutandina/ciabattina/fascia per capelli usa e getta, ma la ragazza è brava, ha un’ottima manualità, è energica e sicura. Prima di iniziare si lava le mani, io nel frattempo metto una mia magliettina sul posto dove avrei appoggiato il viso; tutto il corpo ha piacevolmente giovato del suo tocco, dalla punta delle dita dei piedi alla testa… è stata puntuale e ha spaccato il minuto… unica non approvazione è, in conclusione, aver ricevuto il bellissimo massaggio in viso un secondo dopo quello ai piedi! Comunque lo consiglio vivamente!
Attraversiamo il campo di calcio al centro della cittadina, dove spesso tante piccole squadre di ragazzi, anche contemporaneamente, vista l’ampiezza, si sfidano. Il calcio sta diventando sempre più importante in un’isola in cui lo sport nazionale è il badminton (con una racchetta si colpisce un volano).
Cena al Warung Makan “Bu Rus” (Jl Suweta n. 9) con Nasi Goreng (20k), Ubi Goreng Balinese ossia patatine fritte con salsa dolciastra (20k), fish satay ovvero spiedini di pesce con salsa di arachidi (25k), riso bianco e due coca cole (20k) per un totale di 85.000 rp, ottimo cibo e show cooking per neanche € 6!
Rientriamo al Puri Bebengan Bungalows non prima di aver ammirato, all’interno del tempio al centro del paese, una delle cerimonie serali. Ragazzi molto giovani suonano, donne e bambine elegantissime con camicette di pizzo trasparente e larghe cinture in vita su coloratissimi sarong di cotone o di seta lunghi fino alle caviglie offrono doni…
4° giorno: Domenica 30 agosto 2015: TOUR BALI (Penglipuran, Pura Kehen, Rendang, Pura Besakih la Madre dei Templi, Kerta Gosa)
Colazione: frullato/frutta, pancake/toast, uova, tea/caffè e pronti per il secondo tour prenotato tramite Victor. La guida Winnie arriva puntuale, andiamo a prendere la coppia di ragazzi calabresi in hotel e via per la prima tappa: il villaggio di Desa Wisata a Penglipuran situato a 700 mt (30.000 rp pp) dove si vive ancora secondo le antiche tradizioni. Sembra un paese incantato con piante dai fiori e dai frutti dalle forme stranissime. Tanti bimbi insieme ai nonni o ai genitori i quali prevalentemente commerciano prodotti artigianali o cibi/bevande presso le abitazioni. Ci chiediamo se vadano o meno a scuola, nei giorni passati ne avevamo visti diversi con le divise in altre cittadine. Qui vi sono le elementari e le medie mentre per le superiori bisogna spostarsi in città e, per l’università statale, nella capitale. Gli orari per quelle obbligatorie sono dalle 7,30 alle 13, ma oggi giustamente è festa.
Un’insegna indica la Bamboo Forest, ma noi ne seguiamo un’altra, quella che ci condurrà al tempio e poi a rimetterci in viaggio.
Presso la città di Bangli ci fermiamo a visitare il tempio, dedicato al dio Brama, Pura Kehen (30.000 rp pp) la versione in miniatura di Besakih. E’ molto bello, risale all’XI secolo ed è uno dei più vecchi templi non ristrutturati con la particolarità della porta aperta che non si trova all’entrata, alla fine di una lunga scalinata, ma in un secondo cortile. Ci colpiscono i tanti piatti in ceramica, di provenienza cinese, incastonati per decorare alcuna mura interne e un fico sacro secolare.
All’uscita qualche bancarella di souvenir, ma ai sarong preferiamo un gigantesco cocco con la cui acqua ci dissetiamo e che, una volta svuotato, ci facciamo spaccare in due per mangiarne la polpa (10k e niente a che vedere con quelli secchi che arrivano da noi).
Pausa pranzo a buffet presso il Lareng Agung Restaurant dove a darci il benvenuto è un enorme pipistrello a testa in giù che con le grandi ali (sembrano di pelle) cerca di ripararsi dal sole e dagli scatti di tutti noi (o magari vorrebbe solo dormire!).
Il banco con le pietanze è ricco e variegato, ci si può servire più volte senza problemi e i ragazzi ci riferiranno che il cibo è gustoso.
Noi consumiamo quello al sacco sotto un gazebo di legno, nell’attiguo Tegal Sari Agro Wisata. Si tratta di un piccolo appezzamento di terra dove timidamente, e in cambio di una chiacchierata, ci propongono la degustazione dei vari tea/caffè. Accettiamo l’offerta e… udite udite, decidiamo di assaggiare il famoso Kopi Luwak, più per la gentilezza delle persone che lavorano nella piantagione – molto turistica – e per il gusto di dire “io l’ho provato”, che per la vera voglia di questo tipo di caffè. Mezza tazza 25.000 rp. Che dire? Amanti e abituati all’espresso, lo giudichiamo, in romanesco, ‘na ciofeca, acqua zozza, acqua celletta, sbobba… più elegantemente: intenso caffè americano/balinese/turco con parecchia polvere sottile depositata sul fondo.
Via per la meta più importante: il tempio madre dell’induismo balinese, il Pura Agung Besakih (15.000 rp), il più grande e importante complesso di templi dell’isola, con i suoi 27 templi separati, 7 cortili (gli altri al massimo ne hanno 3), costruito nell’XI secolo alle pendici dell’imponente vulcano sacro di Bali l’Agunt di mt 2567 dove vivono i Bali Aga, gli indigeni originari dell’isola. La vista del più alto monte Gunung Agung con i suoi mt 3142 è impressionante.
Quanti pellegrini! Gli uomini vestiti prevalentemente con camicie di un bianco latte, le donne con maglie di pizzo bianche, gialle, a volte più colorate! Quante donazioni portate sulla testa, con dei baracchini o su dei cuscini! Quanta gente nel prato antistante che, a terra, consuma cibi acquistati dalle decine di bancarelle presenti lungo la strada. I devoti hanno tracce di chicchi di riso in fronte, in gola, sulle tempie e due petali di fiori dietro le orecchie. Diversi bambini si avvicinano a noi per vendere cartoline, ripetono come un mantra l’offerta in due o più lingue, italiano compreso! Conoscono solo quelle pochi frasi, fanno veramente tenerezza e simpatia. Non c’è un orario preciso per la funzione religiosa che inizia appena si forma un gruppo di fedeli, dura una decina di minuti e durante la quale alcuni sacerdoti passano a benedire le persone inginocchiate con acqua benedetta. Alcuni gruppi sono isolati; la guida ci spiega che si tratta di cerimonie private riservate a “clan”, ossia a intere famiglie, che riuniscono parenti di qualsiasi grado.
Soddisfattissimi ci rimettiamo in moto per la città di Klungkung dove si trova la Kherta Gosa, la vecchia Corte o antica Casa o Palazzo di giustizia del regno risalente al XVIII secolo. Tra i giardini molto curati emerge il palazzo galleggiante perché attorniato da uno stagno pieno di ninfee dove i reali e i giudici si rilassavano dopo aver deciso la pena per i condannati. Questi ultimi, presso un’altra struttura, venivano fatti sdraiare sul pavimento ed erano costretti a guardare il soffitto sul quale, ancora oggi, ammiriamo particolari affreschi gegel che raffigurano le pene eterne. Esempio di reato? Il tradimento: se a commetterlo era lei, l’immagine raffigurata era quella di una donna alla quale veniva bruciata la vagina; a tradire era l’uomo? Un lupo avrebbe mangiato il suo organo! Brutte azioni=reincarnazioni in animali. Gironzoliamo anche per il piccolo museo dove curiose sono due ceste all’epoca utilizzate per filtrare e trasportare sale.
Bellissimo incontro: due neo sposi, a piedi scalzi, indossano ricchissimi vestiti tradizionali e pesanti corone, collane, bracciali, spilloni vari… Tre fotografi consigliano loro le pose, una donna aggiusta i piccoli particolari fuori posto e noi ammiriamo i loro timidi sorrisi e sguardi fugaci.
Nel tardo pomeriggio rientriamo a Ubud, ci congediamo dalla simpatica compagnia, ringraziamo l’autista e la guida che ci lascerà un personale contatto telefonico… chissà, in futuro…
Per cena ci fermiamo in un warung adocchiato giorni fa, ma il gestore sta chiudendo… oggi è domenica e andrà a casa prima. Ce ne segnala un altro… chiuso anche quello! Non avevamo proprio fatto i conti con il festivo, giorno in cui molte trattorie a conduzione familiare non aprono o lavorano solo fino a tardo pomeriggio! Imbocchiamo una traversa della strada principale, l’Arjuna Streeet e al n. 4 ci ispira il Pulu Sari Warung sia per la cucina a vista, sia per i piatti sui tavoli di chi ha già ordinato, sia per il bambino che timidamente cerca di rendersi utile ai genitori invitandoci a guardare il menu in un inglese basic ma comprensibile. Io ordino un Ikan bakar satay ovvero quattro spiedini di pesce con una salsa densa e dolciastra sopra e riso per contorno (30k), il mio boy l’ennesimo Nasi Goreng (15k) e patatine fritte (10k). Le pietanze sono gustose, il servizio è veloce e il costo, anche delle bibite (coca cola 6k), sempre irrisorio e intorno agli € 5 e non comprensivo di tasse.
Passeggiatina serale e, con la voglia di conoscere ancora un po’ l’entroterra, cominciamo a leggere sui cartelli delle decine di agenzie alcune offerte di tour. Cerchiamo un giro che proponga natura e zone finora inesplorate. Volendo potremmo noleggiare un taxi (chiedono € 40 a macchina per tutto il giorno), avremmo maggiore libertà di movimento, ma preferiamo un’escursione giornaliera con tappe già prestabilite in condivisione. Ci fermiamo davanti la Pelangi Transport (Gang Arjuna, traversa di Monkey Forest) e, mentre commentiamo il pacchetto “Lovina” (300.000 pp), il ragazzo dell’agenzia, di nome Made, mentre sta per chiudere, ci invoglia a comprare abbassando il prezzo. Nel frattempo una coppia di francesi si avvicina per noleggiare un motorino, attacchiamo bottone e, a nostra volta, li incitiamo a cambiare programma. Dopo un batti e ribatti prenotiamo tutti e quattro un minibus per Lovina con tappe prestabilite, guidato da un driver-guida che parla inglese, a soli 650.000 rp=€ 10,50 a testa! Affare fatto!
A proposito di motorini, questo è il posto in cui vediamo una vera e propria invasione delle due ruote! Sono coloratissimi e a volte hanno delle targhe personalizzate: su una era chiara la parola banana! E’ il mezzo prevalente per non rimanere imbottigliati nel traffico. Su un unico scooter, spesso viaggia l’intera famiglia di tre-quattro anche cinque persone. Molti bimbi, tra un genitore e l’altro, si addormentano, vengono allattati… è una visione che ha dell’incredibile. Alcuni lo usano per fare dei veri e propri traslochi! Non tutti portano il casco, anche se è obbligatorio, e pare che, se si viene fermati, con una piccola somma sottobanco… non si prenda la multa. L’inquinamento è dietro l’angolo e già in tanti indossano la mascherina per non respirare smog. La benzina costa solo € 0,40 il litro, tanti sono i distributori, ma ancor di più sono le bancarelle e i negozietti (quasi tutti!) che la vendono in bottiglie e la versano utilizzando grossi imbuti! Paese che vai…
Rientriamo al Puri Bebengan Bungalows e l’iniziale non esaltante impressione rimane sempre più un ricordo: è proprio ok questa balinese style accomodation.
5° giorno: Lunedì 31 agosto 2015: GITA “LOVINA”
Colazione: frullato/frutta, pancake/toast, uova, tea/caffè e pronti per il terzo e ultimo tour balinese.
Puntualissimo il pulmino che ha già caricato i francesini Axel et Carole con cui condivideremo il tour. E’, come gli altri mezzi, molto pulito, spazioso e guidato da un autista giovane e simpatico che parla discretamente l’inglese.
La prima tappa è al Tempio reale di Pura Taman Ayun del 1936 (15.000 rp) al cui interno non si può accedere perché protetto da un fossato pieno d’acqua, ma che si può ammirare e fotografare da un giardino ricco di alberi, fiori e laghetti (il suo nome deriva da Hyun ovvero tempio fondato nel parco). Ci appoggiamo ad un muretto che lo recinta e ammiriamo ancora una volta l’architettura tradizionale con gli alti tetti di diversi piani.
Altra fermata al Tegal Sari Kopi Luwak. Quanti assaggi! Le degustazioni sono sempre abbondanti! Ci vengono servite, una per ogni coppia, 11 tazzine: 6 di tè aromatizzati (curcuma, mangosteen, saffron, red rice, ginger and lemongrass tea), 4 di caffè (mocha, coconut, ginseng and Bali coffee) e una di cacao. Sempre la proposta a pagamento del Kopi Luwak ma… abbiamo già dato!
Ci dirigiamo a Candikuning Taban per visitare il tempio induista-buddista Daya Tarik Wisata Pura Ulun Danu Beratan (30.000 rp) dedicato alla dea dell’acqua Dew Danu e situato in posizione particolarmente scenografica nel mezzo dell’omonimo lago, su una piccola isola dove sembra galleggiare. Alcune barchette navigano qua e là, soprattutto noleggiate da famiglie con bimbi. L’immenso giardino è molto curato, aiuole spettacolari, qualche animale è recintato, per fotografarne qualcun altro (gufi, civette, pappagalli, grossi rettili…) bisognerà pagare.
E’ poi la volta delle Cascate Git Git ovvero delle GTW: Gitgit Twin Waterfall alte 35 mt circondate e nascoste da piante tropicali e rossissime stelle di Natale. Per accedervi ci chiedono, in maniera poco formale, 3.000 rp a testa e, visto che non rilasciano alcuna ricevuta, ci viene il dubbio che visitarle non costerebbe nulla… ma tant’è… Per arrivare fino ai laghetti, sui quali s’infrange il violento getto d’acqua e ai bordi dei quali un piccolo altarino, impieghiamo una decina di minuti. Non siamo intenzionati a farci il bagno nelle gelide acque, profonde fino a 8 mt, ma ci divertiamo a scattare foto a chi si arrampica su una corda a mo’ di Tarzan. I cinesi ne combinano delle belle! La salita è più impegnativa, il tutto piacevole, ma certo non di una bellezza straordinaria.
Pranzo al sacco (anche i francesi se lo son portati dietro per evitare perdite di tempo presso ristoranti turistici) e via verso la cittadina balneare più a nord di Bali: Lovina. L’autista parcheggia proprio a ridosso dell’ampia e lunga spiaggia di sabbia nera vulcanica; il mare è sicuramente pulito, ma non spicca per i suoi colori, anzi, è proprio deludente. Tanti venditori di souvenir passano in continuazione sulla battigia e propongono tutto ciò che potremmo trovare nel loro negozietto. Veramente nulla di che! L’acqua è calda ma, al contrario dei nostri compagni di viaggio, non ne approfittiamo per fare il bagno. Occupiamo la mezz’oretta a girare l’insignificante cittadina dove è presente anche un tempio chiuso.
Altra tappa la sorgente naturale di Benjar ovvero le Holy hot springs (5.000 rp), le vasche pubbliche di acqua termale e, pare, terapeutica (aperte dalle 8,30 alle 18) dove staremo ammollo una mezz’oretta insieme a diverse persone locali. Carine le bocche dalle quali esce l’acqua: delle vere e proprie maschere… ma per il resto… nulla di eccezionale.
Tra il box per i ticket e l’entrata tante bancarelle vendono di tutto. Chiediamo qualche spiegazione su alcuni cibi che non avevamo mai assaggiato, ma poi acquistiamo solo pannocchie lesse da un’anzianissima signora con la quale, a gesti, ci intendiamo benissimo. La lingua ufficiale è il bahasa indonesiano e il giavanese, ma l’inglese è abbastanza parlato da chi ha a che fare con noi turisti. E’ pur vero che a volte, forse per la troppa gentilezza gentilezza, molti dicono di comprendere ciò che diciamo/chiediamo e poi… in realtà, non capiscono un granché!
Nel rientrare attraversiamo la zona montuosa Munduk. Il panorama è bellissimo. Tante le piantagioni di caffè, di vaniglia, di cocco e di chiodi di garofano. Ci fermiamo per uno scatto fotografico ai due laghi gemelli: il Danau Tamblingan e il Danau Buyan, mentre dall’altra parte della strada il tramonto colora di rosso tutto il cielo. L’aria è pungente ma la cartolina di fronte a noi merita il momentaneo sentir freschetto.
Le strade sono piuttosto scenografiche, non c’è un centimetro quadrato che non sia coltivato e, ovunque, i balinesi- e soprattutto le balinesi – impegnati in qualche operazione.
Ceniamo all’Ubud Terrace Bungalows & Restaurant sulla Monkey Forest Road. Io mi butto sul Prown Curry ovvero zuppa di curry con gamberetti e verdure cotte nel latte di cocco e riso bianco a parte (30k), il boy su un panino con hamburger di pollo (30k) accompagnato da pomodoro, insalata e patatine fritte. Compresa una coca cola (12k) e le tasse del 10% paghiamo 79.200 rp. Il cibo non è male, ma la ragazza che serve non è molto cordiale, durante l’ordinazione dice di aver capito e non comprende nulla e il capello nella zuppa è decisivo nel non farmi consigliare questo posto.
Ultima notte al Puri Bebengan Bungalows che abbiamo apprezzato giorno per giorno sempre di più con i suoi spazi, il suo silenzio, la gentilezza del proprietario il quale, nonostante l’orario per far colazione sia dalle 8, vista la nostra partenza domattina all’alba, ci assicura qualcosina di pronto o da portarci dietro. Saldiamo il conto: 1.425.000 rp per 5 notti a stanza, una vera sciocchezza.
Via whatsapp chiediamo a Kade che tutto sia ok per il trasferimento domani a Lombok e il suo messaggio di conferma ci rassicura.
6° giorno: Martedì 1° settembre 2015: Bali-Lombok
Ci sediamo per la colazione alle 6,30 e Whayane ci informa che l’autista del pulmino che ci dovrà condurre a Padangbai non ci verrà a prendere in hotel perché la strada è stretta, dovremo noi arrivare sulla via principale con le valigie, gli zaini e sotto una pioggerellina fastidiosa. Siamo piuttosto imbufaliti. Sul trasferimento non avevamo voluto risparmiare proprio per non stressarci a trascinare bagagli e per non perdere tempo! Mandiamo un messaggio a Kade e dopo un po’ lo chiamiamo. Gli facciamo presente che stiamo in questo bungalow da cinque giorni, che le strade le conoscono bene, non si sono nel frattempo ristrette, per cui si sarebbero dovuti organizzare con un’auto o con un taxi! Ci risponde che l’organizzazione del trasferimento non dipende da lui; il suo compito era solo quello di emettere e consegnarci i ticket. La faccenda non ci va proprio giù, ma abbiamo paura di perdere tutto il trasferimento pagato per cui ci mettiamo in cammino chiedendogli di accertarsi che saliremo sul mezzo. Per fortuna nel frattempo smette di pioviccicare e sulla strada troviamo l’autista che, al telefono con Kade, chiede a noi e a chi incontra con le valigie se siamo “gli italiani”. Sul minivan arriviamo piuttosto provati ma cerchiamo di rilassarci chiacchierando con una coppia di torinesi, come noi diretta a Lombok. Giungiamo finalmente al porto, facciamo il check-in e confermiamo il giorno in cui ci verranno a riprendere. A ognuno viene attaccato un adesivo sulla maglietta che corrisponde a quello appiccicato sulla valigia. Dopo un po’ di confusione tra attacca e stacca ci siamo. Alle 9.15 ci imbarchiamo sulla speed boat Mahi Mahi Dewata (www.mahimahidewata.com) direzione Senggigi Lombok (curiosità: se acquistato sul posto il medesimo transfer ci sarebbe costato 1.000 rp in più a persona).
La barca è piuttosto spaziosa, si può stare seduti sui sedili interni o sul tetto a prendere sole e aria. Ci omaggiano di una bottiglietta d’acqua ciascuno; è bello veder sventolare la bandiera balinese formata da due strisce orizzontali, quella sopra rossa come il coraggio e il cuore, quella sotto bianca come la purezza e la tranquillità.
In poco più di un’ora attracchiamo a Lombok dove un’autista con i nomi nostri e della coppia torinese ci sta aspettando. Telefona subito a Nuvola (nome d’arte), il responsabile del tour operator Lombok Explorer Tours, segnalato da Victor, con il quale avevamo pensato di fare un paio di gite sull’isola.
A pochissimi metri dal porto, il Lombok Senggigi Hotel prenotato su booking. La vietta pedonale che conduce all’albergo (Jl Arjuna) offre uno scenario desolante: case rase al suolo, galline su terreni abbandonati… ma neppure il tempo di spaventarci e una costruzione nuova di zecca, di un bianco latte con accessori fucsia, si presenta ai nostri occhi. Grossi sorrisi di benvenuto ci accolgono e dopo pochi minuti di attesa, necessari per il check-in, il welcome drink: un frappè di anguria. La stanza n. 4 si trova a piano terra, di fronte la pulita ma non grandissima piscina; la camera non è spaziosa, ma sa ancora di nuovo, la tv a schermo piatto mai scartata, forse la cassaforte mai usata, così come il condizionatore. In bagno il set di cortesia è più simile agli standard italiani: cuffia, saponetta, spazzolino con dentifricio, shampoo, un candido asciugamano e una bottiglietta d’acqua ciascuno. Un lettone con tanti cuscini, un comodino e uno stand appendiabiti che funge da armadio. Rimpiangiamo i metri quadri, la privacy e l’area esterna del bungalow a Ubud, ma non tutto il resto.
Il tempo di una doccia e usciamo in esplorazione. Cinque minuti e siamo sulla strada principale costellata di agenzie turistiche, warung, ristoranti, bar… Con Nuvola ci vedremo più tardi per parlare dei tour, ora non può raggiungerci in hotel perché impegnato in visite mediche con la famiglia. Inizialmente avevamo pensato a un’escursione nell’entroterra per vedere le cascate, le foreste… ma una volta qui ci rendiamo conto che il mare ci attira di più! In fondo di natura a Bali ne abbiamo vista tanta.
Torniamo sulla spiaggia di Sengiggi, siamo a nord dell’isola e ci incantano i pescatori locali intenti nelle loro attività quotidiane. Fa piuttosto caldo, loro sono immersi fino alla vita e coperti come fosse dicembre: magliette a maniche lunghe di lana, passamontagna che lasciano scoperti solo occhi, naso, bocca e cappelli che ricordano i vietnamiti. Immaginiamo che l’acqua sia ghiacciata e invece è caldissima. Probabilmente è per straproteggersi dal sole. Si lasciano fotografare, ogni tanto qualcuno torna sulla battigia a scaricare il pescato e a rimettere l’esca sull’amo. Ormeggiate tantissime barchette di legno, lunghe, molto strette e piuttosto profonde, con due longilinei “pattini”, uno per lato, per bilanciarsi a galla.
E’ ora di pranzo, la fame si fa sentire, il primo Warung che troviamo sulla via principale è il Java Mas Tohir: molto spartano, frequentato solo da locali, il giusto motivo per fermarsi e non cercare oltre. Ordino un Nasi Soto Ayam che immagino sia una zuppa speziata di riso e invece arrivano degli ottimi Mie, ossia spaghetti, in brodo di pollo con verdure e uovo sodo (15k), il riso bianco è sempre a parte. Il mio boy non si perde il Nasi Goreng Telur (12k), gustoso e abbondante. Compresa una bibita spendiamo € 2,50 totali ed esentasse! La cucina è quasi a vista; due ragazze preparano le pietanze, un ragazzo è tuttofare e quando chiedo loro se posso riprenderli e fotografarli, sorridono timidamente contenti. Il livello d’igiene in questo tipo di trattorie è molto scarso, ma è pur vero che non abbiamo mai avuto problemi di stomaco o di intestino, probabilmente perché l’acqua che usano, anche per loro, è acquistata, il cibo ben cotto e con ingredienti sempre freschi.
Dobbiamo pianificare l’andata a Gili Air tra tre giorni e varie sono le soluzioni. Il mezzo più comodo e più costoso è tramite Victor-Nuvola: auto privata da Senggigi a Teluk Nara (100.000 rp pp) e poi motoscafo (250.000 rp pp); una soluzione meno costosa è con la Perama Tour (www.peramatour.com – 150.000 pp), ma noi, gironzolando per la via principale Jln Raya Senggigi, vediamo tantissime agenzie che propongono trasferimenti collettivi a prezzi popolari. Chiediamo informazioni a tre di queste e decidiamo di acquistarlo alla Lombok Fantasi dal simpatico sig. Wirna I Nengah (www.lombokfantasi.web.id). Per 50.000 pp avremo il pick up dall’albergo con pulmino a otto posti per Bangsal (una mezz’oretta) e poi la barcona pubblica (max 35 persone) che in 20 minuti ci porterà a destinazione.
Sempre in questa agenzia, visti i costi non eccessivi e previa contrattazione, data la cordialità del proprietario, la gentilezza di un ragazzo che sta facendo pratica e la padronanza dell’inglese dell’autista, prenoteremo anche un paio di gite, quella nell’entroterra che arriva a sud di Lombok e quella alle isole Gili Sud (700.000 rp a coppia). Non per mancanza di fiducia ma… sai com’è… ne pagheremo una alla volta, di giorno in giorno.
Ovviamente informiamo Nuvola che non le faremo con lui, d’altronde non lo abbiamo sentito nemmeno così interessato a venirci incontro. Volevamo anche in questo caso che ci accorpasse ad altri turisti ma…
Rientriamo in hotel per una doccia e scopriamo che anche il guardiano notturno dell’albergo, il corpulento sig. Basman, offre un servizio taxi e pure a costi più bassi. Ci dispiace per lui, è molto allegro e cordiale, ma daremo fiducia all’agenzia… in fondo se sta sveglio di notte… è bene che riposi di giorno.
Stasera cena sempre sulla via principale, al Café Tenda Cak Poer chiamato così perché, proprio sotto un tendone, si frigge e si griglia in gran quantità. Tavolini quadrati di alluminio e ragazzi che prendono ordinazioni correndo da una parte all’altra dell’ampia zona rendono l’atmosfera da “festa de noantri”. Turisti di più nazionalità e qualche locale consumano piatti espressi, tutto sommato economici e di media quantità. Non ho amato questo posto per le ondate di fumo che arrivavano creando una cappa, ma il fatto che rimanga aperto fino a tardi lo rende un punto sicuro per un buon Nasi goreng di pollo (18k) e una bibita (9k).
7° giorno: Mercoledì 2 settembre 2015: Tour del SUD DI LOMBOK-KUTA
Colazioniamo con un piattino di frutta (tre pezzetti di melone, tre di cocomero e tre di ananas) e due fette di pane tostato con marmellata. Tazze di tea o caffè caldo possono essere richieste anche più volte, il resto ha un costo extra. Rivalutiamo molto la colazione di Ubud; da questo hotel ci aspettavamo un po’ di più.
Puntuali l’autista parlante inglese perfettamente e lo stagista che ci caricano su un pulmino super pulito, comodo, spazioso e con aria condizionata.
Ci mettiamo in viaggio e sulla strada vediamo diversi cimiteri cinesi. Non li avevamo mai notati! Le lapidi di pietra colorata sembrano piastrellate. La comunità cinese qui è ricca, può permettersi lastre tombali del genere e cremazioni non collettive.
Il popolo non è povero, vive dignitosamente grazie al cibo che non manca mai e alla solidarietà – che è sacra – tra gli abitanti dei vari villaggi. Vi sono dei mestieri che solo le persone benestanti possono praticare. Uno di questi è quello del poliziotto. Per entrare in Polizia pare bisogni sborsare una cifra sostanziosa che poi, sui vari stipendi, viene restituita. La giustizia è più o meno uguale per tutti. Se a commettere un reato è un povero, verrà messo in galera per meno tempo rispetto allo stesso reato compiuto da un ricco il quale, però, può entrarci proprio pagando una cauzione.
Prima tappa il villaggio Banyumulek dove si producono prodotti in terracotta. Il posto è sicuramente turistico, ma apprezziamo il fatto che nessuno insiste per farci acquistare qualcosa. In un’ampia area una donna ci mostra come, con acqua e sabbia proveniente dalle risaie, modella in pochissimi minuti un oggetto (ovvia rievocazione di Ghost) che verrà fatto asciugare all’aria aperta e successivamente decorato minuziosamente. Per creare i colori si utilizzano materiali naturali. Il bianco sporco, per esempio, è ricavato da un mix con polvere di guscio di uovo. Simpatiche le giare con incastonate le foglie di banano, bambù… Alcune brocche vengono definite “magiche”: l’acqua da versare verrà riempita da un foro sul fondo e, una volta rimesse in posizione verticale, non fuoriuscirà dalla base sotto, ma solo dalla boccuccia sopra. Difficile da spiegare, curiosissime a vedersi!
La sosta successiva è presso il villaggio Sakarara-Sukarara, dove si producono manualmente le stoffe. Anche questo posto è turistico; delle signore in bellavista tessono con mille fili colorati e mi invitano a provare. Io ovviamente accetto, ma non riesco neppure a impugnare l’attrezzo, mi limito a posare per una foto ricordo. Da queste parti si dice che, se una femmina non sa lavorare con i sistemi tradizionali, non è meritevole di essere sposata! Gli uomini, ovviamente, non svolgono questo tipo di mestiere!
Visitiamo a Rembitan il Sasak Village Sade ovvero il Villaggio Tradizionale tipico del popolo Sasak con tetto di paglia di riso e pavimento di sterco di mucca. Per entrare e contribuire a mantenere attivo il paese, dove è rimasto intatto lo stile di vita di una volta, ci chiedono una donazione che, negli ultimi anni, è servita per realizzare, utilizzando bambù cinese, le pareti delle abitazioni dove dormono anziani e bambini (gli adulti continuano a pernottare all’aperto). Gironzoliamo per le viuzze, sbirciamo dentro le costruzioni e immortaliamo tante nonnine che sciacquano pietre (pare che il Presidente indonesiano anni fa regalò a Obama un anello con una pietra e da quel giorno venderle è diventato un business!). Una donna è intenta a lavare il bucato: sapone a pezzi e olio di gomito per strofinare, energicamente su una lastra, i vari indumenti che sciacqua in alcune bacinelle precedentemente riempite alla fontana… un tuffo nel tempo. L’attività principale, comunque, rimane il commercio di bigiotteria etnica.
Direzione finale Kuta Lombok all’estremo sud per raggiungere le spiagge bellissime e semideserte di Tanjung Aan a est e Mawung a ovest. Hanno dei colori spettacolari, ma riusciamo a fare il bagno solo nella prima, poi il vento si alzerà formando onde e correnti fastidiose. Il panorama di cui godiamo è una meraviglia, non riusciamo a staccare gli occhi dalle acque turchesi e sotto l’ombra di palme da cocco sgranocchiamo una pannocchia, beviamo un succo di cocco e gustiamo una lolly pineapple nientepopodimeno che una piccola ananas fresca sbucciata con un affilatissimo coltello, in meno di un minuto, da una delle tante ragazze sulla spiaggia (che cosa curiosa!).
Rientriamo in hotel più che soddisfatti e, ripercorrendo un tratto di costa a sud, notiamo molte tende accampate proprio fronte mare. L’autista-guida ci spiega che sono abitate, per qualche giorno, da alcuni locali che decidono di vivere senza acqua, luce, con poco cibo… un “sacrificio religioso purificatore”.
In hotel una rilassante doccia e stasera cena in un locale consigliato da Victor, da tanti italiani passati da queste parti e, ovviamente, da Nuvola dal momento in cui, a preparare i piatti, è sua moglie, la signora Muna (praticamente mia omonima). Il warung Amalia (nome della seconda figlia) offre piatti della cucina indonesiana un po’ rivisitati con qualche particolare ingrediente e non costosi. Non è distante dal nostro hotel, ma qualora lo fosse stato, Nuvola sarebbe venuto a prenderci e a riaccompagnarci gratuitamente. Ci presentiamo e, riconoscendo la coppia di ragazzi di Torino incontrati sulla barca veloce, ci accomodiamo con loro. Ordiniamo un Nasi Goreng Amalia (riso saltato con uova e verdure accompagnato da due piccoli spiedini di pollo – satay ayam – e una “galletta di riso” 30k), un Mie Goreng Sea Food ossia spaghetti saltati con verdure, qualche gamberetto e pezzetto di calamaro (30k), una coca cola, un pancake alla banana e il miglior succo di mango che abbia bevuto in tutta la vacanza (10k). Spendiamo complessivamente, senza tasse e mancia compresa, 100k. I ragazzi si lasciano tentare – e non se ne pentono – da una pietanza non proprio locale: melanzane fritte panate, ripassate nell’uovo e pangrattato.
Seconda notte nel nuovo Lombok Senggigi Hotel, una piccola oasi in mezzo a tante macerie.
8° giorno: Giovedì 3 settembre 2015: Tour Gili del Sud: NANGGUN, SUDAK E KEDIS
Colazione identica a quella di ieri e alle ore 9 puntuali i ragazzi della Lombok Fantasi.
Direzione opposta a quella di ieri, più o meno stessa rigogliosa vegetazione tropicale, molte risaie, collinette (un paradiso per gli appassionati di trekking) e, costeggiando il mare, affacci strepitosi su piccole baie. In una di queste è ormeggiata una nave da crociera, proviene dall’Australia e dalla Nuova Zelanda e spesso più di mille persone scendono per escursioni di uno/due giorni a Lombok o sulle varie Gili. Noi, ovviamente, speriamo di non incontrarli tutti.
In un’oretta e mezza arriviamo al porticciolo per imbarcarci su un Sampan o Perahu, una barchetta di legno, lunga circa tre metri, con il fondo piatto, utilizzata solitamente per la pesca, ma che, in periodi turistici, funge da mezzo di trasporto tra un’isola e l’altra. Dotata di motore, il trasferimento sarà più veloce e meno “romantico”. Le varie persone che ci propongono il noleggio del giubbotto di salvataggio, di pinne, maschera, boccaglio (noi ce li siamo portati), scarpette per gli scogli… ci dicono che i crocieristi, per oggi, hanno altri programmi! Fiuuu, siamo fortunati.
Che magnifici scenari naturali! Una mezz’oretta e attracchiamo a Gili Nanggu dove staremo un paio d’ore pagando l’ingresso 5.000 rp pp (i locali e gli accompagnatori non pagano ma, non ce lo saremmo aspettati, ci provano a farsi dare la loro quota sia il nostro autista sia il proprietario dell’agenzia! Per fortuna senza insistenza…).
A pochissimi passi dalla battigia, la barriera corallina: uno spettacolo! Tantissimi pesci colorati di diverse specie! Certo, non siamo alle Maldive né nel Mar Rosso, ma l’idea di trovare una così ricca e colorata fauna a pochissimi metri ci piace proprio!
Dispiaciuti di lasciare l’isola, saliamo sulla barchetta per trasferisci a Gili Sudak, abitata da pescatori e consigliata per consumare il pasto: pesce o calamari alla griglia (55-100.000 rp)! Noi, un po’ per mancanza di tempo, un po’ perché lo abbiam al sacco (frutta e riso al cartoccio), ci limitiamo a passeggiare e chiacchierare con qualche “ristoratore”.
Intorno all’isola delle reti con palle galleggianti delimitano un’area adibita alla coltivazione delle perle.
Ultima tappa il piccolo atollo di Gili Kedis che in cinque minuti massimo attraversiamo per lungo e per largo! La chiamano Honey Moon Island, a me ricorda quella delle vignette sulla settimana enigmistica con il naufrago sperduto e la palma al centro.
Inizia il viaggio di ritorno, alle 15,30 salpiamo, mezz’ora e siamo al porto, un’ora e mezza scarsa e salutiamo autista e accompagnatore davanti l’hotel, belli abbronzati e soddisfatti.
Tardo Pomeriggio, passeggiamo sulla via principale e… quanta fila intorno a un carrettino con la scritta Martabak! Cosa cucinano di buono due giovanissimi ragazzi di Java? Espresse e specialissime Terang Bulan letteralmente Illuminate dalla Luna praticamente mega pancake o piccoli tondi pan di spagna farciti con ingredienti dolci (cocco, cioccolato, banana…) o salati (formaggio, noccioline…); vengono piegati in due, tagliati a strisce e posti in piccole scatoline. Qualcosa di veramente eccezionale! Provare per credere! Non resistiamo… prima una e poi… una seconda… esaggggerati! Riempiono tantissimo e sostituiranno la cena (20-22k l’uno)!
Terza e ultima notte al Lombok Senggigi Hotel dove qualsiasi persona con cui abbiamo avuto a che fare è cortese, sorridente e gioviale.
9° giorno: Venerdì 4 settembre 2015: LOMBOK-GILI AIR
Colazione sempre un po’ ina ina… e alle 8.30 pronti per il trasferimento al porto. Arriva un pulmino che ha già caricato altri turisti. E’ un po’ più malandato di quelli su cui abbiamo viaggiato finora, ma capitiamo nei sedili anteriori e sarà divertente fare da navigatori: drive spettacolare sul pendio!
Ci fanno scendere davanti il bar Bunga Bunga dove attendiamo una mezz’ora prima di essere indirizzati al porto distante cinque minuti a piedi. Se si hanno parecchi bagagli si può salire, per pochi euro, su uno dei tanti cidomo: piccoli carretti trainati da cavallini o da biciclette.
Sulla spiaggia, presso un botteghino, sostituiamo i nostri ticket con altri da rp 12.000 l’uno. Ci dicono che siamo i passeggeri 32 e 33 e che, raggiunte massimo 35 persone, la boat parte. La barca è di legno, lunga e larga. Molti isolani la usano anche per trasportare grosse ceste di frutta e cibi vari. Con noi tanti viaggiatori con zaini più grossi di loro. Siamo tutti stipati, attaccati l’un l’altro, impossibilitati a muoverci. Il mio boy è imbufalito, immaginava un trasporto pubblico più “elegante”, io, al contrario, molto divertita, pensavo peggio… Chiacchiero con chi mi sta vicino, alcuni stupiti per l’assembramento che ricorda i barconi carichi di migranti disperati, altri scattano foto chiedendo un sorriso da portare nel proprio paese. Tempo venti minuti ed è tutto un ricordo: mettiamo piede a Gili Air la cui acqua portuale è a dir poco cristallina.
Avevamo scelto questa isola, la più popolosa dell’arcipelago formato da tre piccoli atolli (Gili Air, Gili Meno e Gili Trawangan) perché il giusto compromesso, la via di mezzo tra Gili Meno, la più tranquilla, appartata, piccola, con il minor numero di abitanti e di turisti, ma famosa per le tartarughe e i siti d’immersione e semidesertica e Gili Trawangan più nota, grande e frequentata con numerosi ristoranti e centri diving, detta anche The party Island.
Ognuna, comunque, pare abbia una propria inconfondibile atmosfera, conservi una natura in gran parte incontaminata e, non so ancora per quanto, sia attraversata da mezzi di trasporto naturali o elettrici (banditi i motori).
Carrettini guidati da allegri “fantini” ci si avvicinano per portarci a destinazione. La distanza dal nostro hotel è veramente breve, si evince da una cartina presa al porto di Lombok e da un’indicazione in bella vista.
Nemmeno cento metri dal porto e una gialla struttura si palesa ai nostri occhi: siamo arrivati al Tyrrell Cottages & Restaurant. Alla reception ci stavano aspettando e il nostro nome è scritto su una lavagnetta bianca. Ci mostrano il bungalow; avevo prenotato la Budget Double Room e, nella descrizione, venivano indicate una serie di cose che non troviamo (sveglia telefonica, terrazza…) ma di cui non ci importa più di tanto. Una volta entrati in bagno, però, ci accorgiamo che non c’è il miscelatore né il rubinetto per l’acqua calda! Lo facciamo presente, ci viene detto che, non menzionandola, non era prevista. E’ vero, ma non era specificato nemmeno “solo acqua fredda”! Sinceramente tre giorni senza, è, almeno per me, un disagio! Ciò che per noi è una normalità, qui è un lusso. L’indonesiano alla reception non ne vuole sapere del “malinteso”; ci propone il Cottage Delux al doppio del prezzo. Non ci sto, mi faccio chiamare il proprietario e si presenta David, un distinto australiano di 66 anni che, molto gentilmente, capisce il problema, fa apportare le dovute modifiche su booking, ci mostra la deluxe room disponibile e ci viene incontro con il prezzo; daremo sì una differenza rispetto a quanto preventivato, ma non il doppio. Molto civilmente entriamo in confidenza e trascorreremo con lui un’oretta al giorno tra chiacchiere di ogni genere. W l’onestà! Comunque c’è da dire che, i servizi modesti offerti dalla Budget, sono assolutamente sufficienti alle esigenze di chi decide di passare alcuni giorni lontano da piccole comodità occidentali.
Siamo in una posizione strategica tra la costa est più balneabile perché protetta dalle onde e la ovest più selvaggia e ottimale per assistere a dei meravigliosi tramonti.
Per la fine del nostro soggiorno indonesiano siamo proprio nel posto giusto! No stress, palme ovunque, piccole e bianchissime spiagge, mare turchese e limpido con una varietà infinita di pesci e di variopinti coralli. Chissà se riusciremo a vedere le tartarughe!
Cartina alla mano, costume indossato e subito a percorrere la circonferenza dell’isola (con passo veloce, ma non è il nostro caso, in un’oretta si potrà fare il giro completo dell’atollo!). Le stradine non sono asfaltate e vengono chiamate piste di sabbia. La religione è a prevalenza musulmana, è osservata dalla comunità, molto aperta nei nostri confronti e a quelli dei differenti usi di origine occidentale (mi riferisco a tante ragazze che passeggiano in abiti succinti con birre in mano), ma d’altronde ormai l’economia si è trasformata: il mercato della pesca ora è rivolto prevalentemente al turismo e quindi per il benessere degli abitanti si tollera tutto.
Al centro dell’isola, proprio nell’entroterra, si trovano il villaggio principale, le abitazioni dei locali (circa 1.800 persone) e belle villette private affittate a turisti.
In alcuni punti la spiaggia è proprio di sabbia bianca, in altri dorata o presenta barriera corallina spezzettata, conchiglie di vario tipo. Su una di queste avvistiamo un draghetto di Komodo, ma è un varano veramente piccolino se si considera che i più grandi possono raggiungere i tre metri di lunghezza e i 90kg di peso!
Ore 18, il nostro primo appuntamento con il magico tramonto a Ovest, la parte più tranquilla, anche se, con il passar del tempo, anche qui sarà un proliferare di piccoli resort e ristoranti (tanti lavori in corso!). Purtroppo alcune nuvole rendono lo spettacolo infuocato meno suggestivo… ci riproveremo domani.
Per cena ci fermiamo, sulla costa est, al Family Warung dopo aver dato una sbirciata ai piatti di alcuni clienti. Io prendo un gado gado (piatto di insalata e verdure tiepide con squisita salsa di arachidi) e un Cap Cay (una sorta di minestrone) mentre il mio boy un nasi goreng e un ice teler o es teler, ovvero un cocktail con pezzettini e gelatine di frutta, ghiaccio, latte di cocco e latte condensato, dissetante e sfizioso: da provare! Prezzi irrisori!
10° giorno: Sabato 5 settembre 2015: GILI AIR
Colazione con pancake alla banana/ananas o misto, qualche pezzettino di frutta fresca e due tazze di tea a testa. In alternativa uova strapazzate sopra fette di pane tostato.
Ormai, al quarto albergo indonesiano, capiamo che le colazioni sono tutte molto simili, lasciano sazi ma non abbondano in varietà di proposte. Chiedere modifiche comporta quasi una destabilizzazione per il cameriere. Farsi fare un uovo sodo piuttosto che strapazzato o fritto è stato impossibile.
Giornata all’insegna dell’esplorazione, dell’immortalarci, del curiosare tra i vari menu proposti, del relax, della chiacchiera con persone del luogo o turisti come noi (incredibile ma vero: incontriamo una coppia conosciuta a Roatan diversi anni fa!). Quante soluzioni per dormire che accontenteranno escursionisti con sacco a pelo e chi predilige location da “mille e una notte”.
A noi sembra di aver trovato la dimensione di vacanza perfetta, la scelta di quest’isola si conferma la più giusta, tant’è che non ci muoveremo nonostante ci informiamo su come fare una capatina nelle altre due isole. Vi è un unico posto dove acquistare il biglietto e si trova proprio al porto. Un box con l’insegna Island Hopping ha esposta una tabella: con 35.000 rp pp si può prendere un passaggio su una barca che parte alle 8.30 e rientra alle ore 16.15.
Cena al Chill out, uno dei tanti “stabilimenti-bar” (il vero nome è Chill out bungalow and Bar) che la sera diventano ristoranti/pescherie/griglierie. Davanti diverse vasche di pescato ognuno ordina il cibo che più gradisce il quale viene pesato e, se va bene, cotto e servito (pesci 25k al kg, calamari/seppie 35k al kg e gamberoni 70k al kg). Io preferisco una steak ossia bistecchina al barbecue di 200gr di marlin (55k un bel trancio di pesce spada) e il mio boy un beef skewer kebab ovvero uno spiedinone – lungo quasi un metro – che alterna tre bei pezzi di manzo a verdure (50k). Tutte le pietanze al BBQ (barbecue) includono patatine fritte o patata alla brace con insalata o riso bianco e verdurine. Spesa totale senza tasse 115k! Avessimo più giorni di tempo proveremmo tutti i piatti del menu! Posto consigliatissimo!
Seconda notte al Tyrrell Cottages la cui centralissima posizione è di una comodità inaudita!
11° giorno: Domenica 6 settembre 2015: GILI AIR
Colazione e subito saldiamo il conto (1.200.000 rp per tre notti) cambiando i soldi (preferiscono le rp agli euro) al porto. Il chioschetto che noleggia e propone di tutto non ha proprio un cambio favorevole, ma è comunque il più onesto dell’isola e poi si trova vicinissimo l’albergo. Il consiglio è di venire con una maggiore quantità di moneta locale convertita a Bali o a Lombok.
Tante sono, anche qui, le gelaterie che propongono vero cono italiano con gusti classici o un po’ improbabili, le cui venditrici, soprattutto quando sentono che siamo italiani, ci invitano a provare prima di acquistare interessate a sapere se effettivamente nel nostro paese hanno lo stesso sapore. Rispondiamo che a volte è più intenso (mango o lime), a volte più slavato, a volte inverosimile (ma che gusto è l’Azzurro?). I prezzi, per il posto in cui ci troviamo, è eccessivo (30-35-40000 rp per uno, due o tre gusti), praticamente quanto in Italia.
Alle ore 18 presso lo stabilimento The View assistiamo a un tramonto indimenticabile. In un quarto d’ora il cielo azzurro si tinge di arancione, poi di rosso e una palla infuocata si va a nascondere velocemente dietro l’isola di fronte a noi. L’unico rumore è quello degli scatti fotografici, poi il silenzio.
Ultima cena su quest’isola al The Zipp Bar & Restaurant. Io ordino sia un tuna kebab ovvero uno spiedinone – lungo quasi un metro – che alterna tre bei traci di tonno a verdure (50k) sia due pepes ikan ossia due involtini di foglie di banana grigliati all’interno dei quali si trova un mix (sembra un wurstel) di tonno con spezie indonesiane, erbette e curry (40k). I piatti sono accompagnati da una patata avvolta da carta stagnola e cotta alla brace, insalata e riso bianco con vegetali (curiosissimo il cangcung simile a un lunghissimo fagiolino o asparago ma con una foglia dalle sembianze di uno spinacio) o patatine fritte. Il mio boy prova la pizza cotta al forno a legna (45k) che trova divina. Compresa una bottiglia di acqua grande (10k) spendiamo, senza tasse, 145k! Veramente da consigliare!
Terza e ultima notte al Tyrrell Cottages dove ci “aspetta” il proprietario australiano con il quale la chiacchierata di fine giornata è piacevolmente d’obbligo.
12° giorno: Lunedì 7 settembre 2015: Gili Air – Bali
Colazione e già prima delle 10.30 siamo pronti perché alle 11.30 (ma in realtà partirà un’oretta dopo) saliremo sulla barca veloce. Arriva di punta sul bagnasciuga, viene tirata giù una scaletta e, uno per uno, zaino sulle spalle, saliremo e percorreremo, in bilico, tutta la fiancata prima di raggiungere la parte posteriore dove vi è l’entrata. La scena ha dell’incredibile. Noi siamo piuttosto “agili”, ma ci sono signore più corpulente, papà con bimbi piccoli “a tracolla”… Non capiamo perché non abbia attraccato alla banchina; la salita sarebbe stata meno scomoda e “pericolosa”! Partiamo, si va velocissimi, il mare è piatto… per fortuna… altrimenti avremmo zompato non poco. In un’ora e mezza – questa volta non sarà proprio possibile stare sul tetto! – arriviamo a Padangbay o Padangbai o Padang Bai dove tra una marea di gente individuiamo la persona che condurrà noi e altre persone a Jimbaran dove trascorreremo l’ultima notte. Saliamo su un comodo pulmino in sei: due scenderanno a Kuta, poi toccherà a noi, l’altra coppia chissà!
Per il trasferimento, ma anche per tutta la vacanzina, è fondamentale che il clima sia buono. Il miglior periodo per visitare questa parte dell’Indonesia è durante la stagione secca e fresca che va da aprile/maggio a settembre/ottobre. Il resto dell’anno è più umido, spesso nuvoloso e i temporali sono frequenti, anche se la temperatura è costante sui 25-30°C.
Arriviamo in un paio d’orette scarse alla Guesthouse 25 (ex PasirPutih Guesthouse), a conduzione familiare, a 10 minuti a piedi dalla baia di Jimbaran. Un ragazzo molto gentile ci conduce alla stanza, anche questa volta la numero 5, preceduta da un terrazzino piastrellato. E’ molto ampia, con un lettone matrimoniale e arredata con una sorta di credenza, due sedie, un baule, una vecchia TV, un frigorifero, un condizionatore d’aria e uno spazioso bagno con doccia. Nessun set di cortesia se non due asciugamani puliti. L’odore forte di naftalina ci infastidisce un po’, così come scoprire che non è prevista l’acqua calda! Rimaniamo piuttosto stupiti della notizia (su booking non era specificato “solo acqua fredda”, ma, come rispondo loro, non era neppure specificata “acqua calda” e, da queste parti, è un optional). Per una notte possiamo anche sopportare di lavarci con l’acqua che, a dir la verità, esce costantemente tiepidina. La connessione WiFi è veloce anche dalla camera che facciamo areare spalancando le due grandi finestre. Diciamo che non ci possiamo lamentare visto il prezzo totale di 225.000 rp a notte, colazione inclusa.
Siamo in una frazione: Kedongan, una piccola realtà che ha mantenuto le sue tradizioni nonostante sia circondata da lussuosissimi alberghi per ricchissimi vacanzieri. La via in cui ci troviamo collega la litoranea (Jl Pantai Kedonganan) alla via principale (Jl Raya Uluwatu). E’ l’unica a scendere (le altre viuzze parallele risalgono solo) ed è a pagamento per tassisti o per chiunque trasporti turisti. I residenti coi mezzi propri e noi a piedi non dobbiamo nulla.
Abbiamo bisogno di cambiare qualche euro in rupie. Poche centinaia di metri e siamo sulla via principale piena di minimarket, negozi, warung… Non ci accorgiamo del money change che ci avevano indicato e iniziamo una lunga camminata che ci porterà, in una ventina di minuti, al centro della cittadina di Jimbaran. Lungo il percorso facciamo merenda con due frullati di melone, uno di anguria (solo 6k l’uno!) e della frutta.
Rientriamo in guesthouse per una doccia, ci cambiamo velocemente e, pochi metri, siamo sulla lunghissima strada che costeggia il mare. Quanti ristoratori che, in bellavista, offrono pesce freschissimo (a volte lo pescano “in diretta” da ampi acquari)… ma i prezzi sono esageratamente alti. Proseguiamo oltre, sono solo le 20,30 ma per gli standard indonesiani è tardissimo (utilissime le due piccole torce portate). Superati tutti i localissimi per vip, e prima del mercato del pesce, entriamo al Warung Haway Original Grill Seafood (Jl Pantai Kedonganan 68, Depan SPBU, 03617141122 – 08123804580) che ci ispira fiducia per i giovani ragazzi indonesiani che attendono di essere serviti. Io, vista la vicinanza al porto, scelgo il piatto unico Lucky (80k) composto da 500gr di pesce Jangki, tre conchiglie, tre gamberoni grigliati e 300gr di calamari a rondelle fritti. Il tutto, ovviamente, accompagnato da riso bianco, insalatina e due salsine (chili e pesto di aglio); il mio boy non rinuncia all’ultima abbondante porzione di Nasi Goreng di pollo (12k). Compresa una bottiglia di acqua grande (10k) spendiamo 102.000 rp (esentasse). Salutiamo tutti tra ampi sorrisi (probabilmente i turisti non capitano spesso qui) e prima di ritirarci, piuttosto soddisfatti dell’ultima cena su quest’isola, gironzoliamo in una vicina ampia piazza adibita a festa, una sorta di sagra di paese.
13° giorno: Martedì 8 settembre 2015: BALI-ROMA FIUMICINO (via Bangkok)
Colazione un po’ scarsina per i nostri gusti: solo una tazza di tea, per frutta cinque pezzetti di anguria totali e un salak o salah o snake fruit ciascuno, un “tramezzino” ripieno di marmellata e, visto che non desideriamo la frittata con il pomodoro, un uovo alla coque ciascuno. Chiediamo dei tovaglioli, non li hanno; la signora che ha cucinato mi fa entrare in cucina a sciacquarmi le mani e… ennesima conferma che lo standard di pulizia italiana è lontano anni luce. I due figli sono molto premurosi e, in un batter d’occhio, portano a tavola un avanzo di rotolo di carta igienica. Apprezziamo il gesto.
Abbiamo un bel po’ di tempo a disposizione prima di recarci in aeroporto per cui decidiamo di andare a vedere il mercato tradizionale e locale del pesce di Kedonganan (dov’eravamo ieri sera a cena) e a fare una passeggiata sulla Jimbaran Bay Beach. Il mare è di un turchese intenso, ma le onde sono lunghe e potenti; si potrà fare il bagno solo dopo le 16 quando le correnti si placano e l’acqua si riscalda. Spettacolari le centinaia di barchette di legno colorate che rientrano con il pescato. E’ un continuo scaricare e caricare su ceste, riempire grandi box di polistirolo, trasportare blocchi di ghiaccio… Rimaniamo incantanti davanti alle decine di banchi che propongono molluschi, pesci tropicali, crostacei, giganteschi tonni, mahi mahi, marlin… di ogni tipo. Volendo potremmo acquistarlo e farcelo cuocere (pagando il servizio € 1) in una delle tante griglierie attigue. Che peccato non avere tempo! Curiosi i venditori di veri e propri pezzi di alveari (e di miele in bottiglia), di coltelli di varie misure…
In una bancarella compriamo della frutta da mangiare a pranzo (pezzo forte il mini cocomero dall’interno giallo canarino e dal sapore identico a quello rosso nostrano) e da portare in Italia (diversi chili di snake fruit).
Il trasferimento in aeroporto lo prenotiamo a Rudy Hertwig, il gestore della guesthouse (75.000 rp ad auto, più conveniente di un taxi), un simpatico e carino ragazzo che parla inglese perfettamente. Dieci minuti e arriviamo a destinazione tra le ultime chiacchiere sulle diversità dei nostri paesi e le bellissime o incredibili differenze culturali.
Siamo certi di tornare in quest’area del mondo, magari scoprendo altre tre delle 17.000 isole indonesiane dove l’ospitalità è sacra.
Prima dell’imbarco compriamo le Marlboro, è consentita una stecca a testa per $ 29 l’una. Potremmo pagare anche in euro, ma non abbiamo l’importo esatto, il resto lo darebbero in rupie per cui utilizziamo la carta di credito (a posteriori si rivelerà la scelta più economica perché la commissione è minima e due stecche avranno un costo di € 53).
Saliamo sull’aereo e alle 16.05 (posti 39) puntualmente decolliamo. Stesso ottimo trattamento dell’andata: pacchetto di arachidi, bibita, salvietta calda per detergersi le mani, posti comodi, un televisorino per ogni passeggero.
Per pranzo a scelta pesce con riso o pasta, per tutti un’insalata e ovviamente il dulcis in fundo. Vino e super alcolici o classiche e analcoliche bevande.
Atterriamo spaccando il minuto a Bangkok alle ore 19.15, passiamo nuovamente i controlli e ci ritroviamo alle partenze internazionali in un duty free piccolino.
Registreremo nuovamente, come all’andata, il nostro portatile o il cellulare e navigheremo gratis per due ore, poi si libereranno i pc all’imbarco e continueremo a stare in contatto con il mondo da lì.
Alle ore 00.20 il nostro Boeing 747-400 da 375 posti (noi al 41) è pronto per il decollo. Bellissimo e comodissimo come quello dell’andata.
Nemmeno un’ora di volo ed ecco la cena: a scelta sempre un primo o un secondo e, per tutti uguale, il contorno e il dolcetto.
Dieci ore di volo trascorse a sonnecchiare, leggere, intrattenimenti vari sul monitor.
Due ore prima dell’atterraggio arriva la colazione dolce/salata: macedonia, yogurt, cornetto, burro, marmellata, omelette ai funghi, wurstel di pollo, patate lesse e pomodoro al forno. A scelta tea e caffè americano.
Alle ore 06,30 atterriamo con un po’ di anticipo a Fiumicino!
Buon viaggio!
Luna Lecci