Bali, Java e Lombok
Partiamo il 2 agosto con volo China Airlines, il più economico (1080,00 euro tasse comprese) che abbiamo trovato, da Roma Fiumicino a Denpasar (Bali) via Taipei con scalo tecnico a Delhi. A Taipei è previsto un pernottamento in quanto il volo per Denpasar sarà la mattina dopo. Abbiamo barattato il basso costo con la comodità di un volo più veloce. All’andata si può fare, si è pieni di energia e vogliosi di partire! Il viaggio fila bene: partenza da Roma alle 22,40 ed arrivo a Taipei alle 20,30 del giorno successivo, con fermata di due ore a Delhi. All’aeroporto di Taipei abbiamo pronta la navetta che ci porta all’hotel convenzionato per il pernottamento. Il mattino dopo, alle 9,15, partenza per Denpasar con arrivo alle 14,20. E’ il 4 agosto. Inizia la nostra vacanza in Indonesia! Prendiamo un taxi che ci condurrà ad Ubud, in un hotel prenotato via internet per due notti (Swasti Cottages). Il traffico è caotico, oltre ogni aspettativa, ci sono nugoli di motorini che sciamano a destra e a sinistra, senza regole: ci impieghiamo circa un’ora per arrivare a destinazione! Ed abbiamo fatto solo 32 km… L’hotel è collocato a sud del centro di Ubud, in una zona tranquilla, per fortuna, lontano dal caos del centro città. Ad Ubud si sta bene, ci sono belle passeggiate da fare a piedi, alcuni bei negozi, molto artigianato locale ed ottimi ristoranti. L’escursione che abbiamo fatto a piedi nella zona nord, attraversando risaie spettacolari, terrazzate, è stata indimenticabile. Dalla zona del nostro hotel, per andare in centro città nel tardo pomeriggio o alla sera, con una pila, attraversavamo a piedi la Sacred Monkey Sanctuary, un tratto di giungla popolato da simpatici macachi balinesi sempre impegnati a giocare tra loro, passando per tre templi sacri. L’atmosfera suggestive e tranquilla del percorso compensava il caos del centro città. Dato che l’hotel non aveva più camere libere il terzo giorno ci siamo trasferiti in un hotel vicino, addirittura migliore dell’altro nel rapporto qualità-prezzo (Kertyasa Bungalow), dotato anche di un eccellente ristorante. Lì siamo rimasti tre notti e ci siamo organizzati per fare una escursione fuori Ubud, verso Nord. Abbiamo contattato una guida patentata che parla anche italiano, il simpaticissimo e preparatissimo Loka, raccomandato da un’amica di web e, con l’autista Ari, abbiamo visitato diversi luoghi interessanti: la Grotta dell’Elefante (Goa Gajah), molto suggestiva; la zona di Tampaksiring con il Gunung Kawi e le tombe reali scolpite nella roccia a cui si arriva da una scalinata di pietra che scende al fiume; il Tirta Empul, le Sorgenti Sacre ed il Pura Tirta Empul, uno dei templi più importanti e suggestivi di Bali. Centinaia di persone si immergevano nelle grandi vasche che raccolgono l’acqua delle Sorgenti Sacre, ritenute magiche, portando offerte agli dei. Ogni sezione della vasca in cui ci si bagna è per uno scopo che si vuole raggiungere. C’erano uomini donne e bambini di ogni età. E’ stato emozionante entrare in contatto con tanta fiducia umana! Da qui ci siamo poi diretti verso la zona delle montagne centrali di Bali, seguendo la strada del cratere esterno del vulcano Gunung Batur, passando dal villaggio di Kintamani con il suo caratteristico mercato. Il panorama lungo la strada è stupendo. Ci siamo fermati per un rapido spuntino in un warung (trattoria) con una vista a 180° sul Lago Batur, dove nasce la Sorgente Sacra. Nel ritorno verso Ubud abbiamo incontrato le Risaie di Tegalang, splendide: le scrivo con la maiuscola perché appaiono alla vista con una perfezione architettonica che rasenta l’incredibile. Sono risaie e sembrano costruzioni di una bellezza completa, che non richiede altro, con sullo sfondo palme e tutte le tonalità del verde in perfetta armonia. Resteresti ore a contemplarle! Ma occorre rientrare ad Ubud, l’escursione è finita. Alla periferia di Ubud visitiamo il Botanical Garden Ubud con la sua Casa delle Orchidee. Il giardino è carino ma il costo del biglietto d’ingresso molto alto (50.000 Rp) e può valere la pena visitarlo se si è appassionati di orchidee (www.botanicgardenbali.com), altrimenti se ne può fare a meno. La mattina del giorno dopo siamo pronti per puntare a Nord-ovest di Bali, verso Munduk, una delle località montane più belle di Bali che a noi interessa soprattutto per le colline ricche di ogni tipo di vegetazione, comprese piantagioni di caffè, vaniglia, chiodi di garofano e cacao. Per un’erborista ed un agronomo quale migliore attrazione? Facciamo tappa a Bedugul, per visitare una coltivazione di fragole. Oltre si arriva al villaggio di Munduk. Lungo la strada ci accompagna il panorama dei tre laghi, il Beratan con il Tempio sul lago che visiteremo al ritorno, il lago Buyan e il Tamblingan. E’ la bellezza dell’ambiente e del panorama che ci colpisce, lungo la strada abbondano appezzamenti coltivati ad ortensie bianche per le offerte votive. A Munduk ci siamo avviati per il sentiero sino alle cascate: le cascate in sé non sono così scenografiche o imponenti come ci si sarebbe potuto aspettare vista la loro fama ma il percorso che si compie per arrivarvi, con il sentiero che passa tra coltivazioni di caffè, chiodi di garofano e cacao e l’ambiente che si attraversa valgono sicuramente la fatica della risalita. Nell’itinerario di ritorno passiamo dal lago Beratan e ci fermiamo a visitare il Pura Ulun Danu Beratan, un tempio hindu-buddista dedicato al possessore del lago (Dewi Danu). Un luogo idilliaco, con isolotti circondati dal lago, ognuno con il suo santuario. Spesso a Bali si incontrano luoghi dove vi sono santuari indù e templi buddisti l’uno accanto all’altro, nella stessa zona. E’ bello vedere questa commistione, questa vicinanza. Come è bello per noi essere accompagnati da una guida indù che si avvale della collaborazione di un autista musulmano. Ci fa vedere la mescolanza come ricchezza, come un qualcosa in più che abbiamo la fortuna di accostare. Dopo questa tappa ci dirigiamo verso sud: dobbiamo essere per le 17 all’aeroporto di Denpasar per volare verso Yoyakarta, a Java, prossima meta del nostro itinerario indonesiano. Lungo la strada ci fermiamo a Mengwi, per visitare il Tempio Taman Ayun, molto imponente, con un fossato quadrato e la torre con campana. E’ un tempio con una storia alle spalle tanto importante da essere stato incluso dall’Unesco tra i siti patrimonio dell’umanità. Vale sicuramente la pena di visitarlo. Arriviamo in orario all’aeroporto, salutiamo la nostra guida e l’autista con la speranza di riuscire a rivederci quando ritorneremo a Bali al termine delle vacanze, per rientrare in Italia. Restiamo in attesa dell’ora della partenza in uno dei Lounge a disposizione: con una spesa minima possiamo usufruire di comode poltrone, collegamento internet, cibo e bevande a volontà. Un’attesa veramente confortevole! Il nostro arrivo a Yogya, come la chiamano sincopando il nome a Java, è in perfetto orario. Il volo è stato breve e confortevole. Siamo desiderosi di visitare l’isola di Java così attraente sotto il profilo naturalistico ma anche storico. Abbiamo in programma di visitare i luoghi archeologici più importanti, alcuni parchi, l’Orto Botanico di Bogor (Kebun Raya), vicino a Jakarta. Vorremmo viaggiare un po’ con il treno, un po’ in bus e in auto per raggiungere le mete archeologiche e rientrare a Bali con il traghetto dopo la visita Parco Nazionale di Bromo. Purtroppo questo progetto verrà spazzato via da un incidente che ci lascerà malconci e ci costringerà a semplificare itinerario e modalità di spostamenti. Ma andiamo per gradi. Da Yogyakarta ci aspettiamo molto. In effetti è una bella e piacevole città anche se trafficata all’inverosimile. C’è da temere ad attraversare le strade! Abbiamo preso alloggio al Phoenix Hotel Yogyakarta, una struttura eccellente con un ottimo rapporto qualità-prezzo, in una zona periferica al centro. Il 9 agosto l’abbiamo dedicato alla visita della città. Per spostarci abbiamo noleggiato per tutta la giornata uno dei ciclorisciò posteggiati fuori dall’albergo. La visita è iniziata dal Kraton (Palazzo dei Sultani) e proseguita con il Pasar Beringharjo, il mercato principale. Poi siamo stati ad assistere alle diverse fasi della lavorazione dei Batik nel laboratorio del Batik Pletong, molto interessante per riuscire a valutare quel genere di tessuto. Infine abbiamo visitato il villaggio degli argentieri di Kota Gede ed un laboratorio di lavorazione dell’argento. E’ al ritorno da questa escursione che ci è accaduto l’incidente a cui abbiamo accennato prima, un incidente “fantozziano” che ha condizionato le scelte per il proseguimento del nostro viaggio. Il ciclorisciò è stato investito in pieno da una moto su una strada ampia e rettilinea e si è capovolto. Siamo stati condotti all’Ospedale della zona e grazie all’intervento degli uomini della sicurezza dell’hotel dove alloggiavamo siamo riusciti in qualche modo a comunicare nonostante le difficoltà linguistiche e ad avere una idea approssimativa dell’entità dei traumi subiti nella caduta. A causa di questo imprevisto abbiamo mantenuto solo le tappe meno faticose dell’itinerario che avevamo previsto e semplificato gli spostamenti usando voli interni. Ci è rimasto il rimpianto per ciò che non siamo riusciti a vedere ma anche il sollievo per il fatto che l’incidente non ha avuto conseguenze ben più gravi né per noi né per il guidatore di risciò. Il 10 abbiamo noleggiato auto con autista e siamo andati a visitare il sito archeologico di Borobudur. Vi si arriva attraversando un paesaggio di risaie e palme e si impone quale grandioso monumento buddista. È un luogo affascinante, che vale appieno la visita, meglio se accompagnati da una guida per comprendere appieno la complessità della struttura. Oltre Borobudur c’è un altro Tempio importante, quello di Mendut. Non è scenografico, sembra anzi, a prima vista, dimesso, ma al suo interno c’è una bellissima statua del Buddha affiancata dai Bodhisattva ed i pannelli a bassorilievi sulle pareti esterne del tempio sono stupendi. Vale la pena di dedicare un po’ di tempo ad osservarli. Un po’ prima del tramonto abbiamo raggiunto Prambanan, il più grande complesso di templi hindu dell’isola. Una pianura sulla quale sorgono templi dedicati alle più importanti divinità indù. Il Candi Shiva Mahadeva è il più grande ed il più bello, con le sue alte guglie e le ricche sculture. C’è il Candi Vishnu ed il suo gemello, il Candi Brama con gli splendidi bassorilievi. La zona non è stata ancora completamente risistemata dopo il terremoto del 2006 che ha visto crollare molti templi o parti di essi. I templi visitabili danno comunque l’idea della ricchezza del luogo quale testimonianza dell’evoluzione della civiltà hindu a Java. Il tramonto ha reso l’atmosfera della nostra visita ancora più suggestiva ed emozionante. Da qui abbiamo proseguito il nostro itinerario riveduto verso Solo, che dista circa un’ora di viaggio in auto, dove abbiamo alloggiato al Roemahkoe, un hotel tradizionale e suggestivo, in una zona periferica rispetto al centro città. Da Solo ci aspettavamo qualcosa di più. Siamo rimasti molto delusi dal Kraton Surakarta: forse i postumi dell’incidente ci hanno un po’ privato dell’energia necessaria per visitare la città in modo sereno. La visita all’Istana Mangkunegaran è stata un po’ più interessante. Anche il Pasar Klewer, il mercato a tre piani nei pressi del Kraton, non ci ha particolarmente affascinato benché pieno di merci di ogni tipo. Con il senno di poi il soggiorno a Solo non l’avremmo programmato.
Alla mattina del 12 dall’aeroporto alla periferia di Solo siamo partiti alla volta da Jakarta da dove abbiamo raggiunto in taxi Bongor, ad un paio d’ore di auto causa traffico intenso. Lì abbiamo pernottato per essere pronti il 13 mattina per visitare l’Orto Botanico. Le aspettative erano grandi e purtroppo andate in gran parte deluse. Non per il Parco in sé, ampio e monumentale, quanto per come sono apparse mal tenute le collezioni. L’insieme appare trascurato, le indicazioni poco chiare, i chilometri da percorrere all’interno molti senza che ci sia evidenza rispetto agli itinerari da fare. Non valeva certo la pena di fare un volo dal centro sud di Java al nord per questa visita. Ma non potevamo certo immaginarlo! Il 13 agosto mattina prendiamo un volo per Mataram sull’isola di Lombok, per proseguire la nostra vacanza. Lì c’è un ospedale privato, che però funge anche da pubblico, dove qualcuno parla anche inglese e ci facciamo controllare per escludere rotture, visto che i postumi del trauma si fanno costantemente sentire. Ci prescrivono antidolorifici che questa volta decidiamo di assumere, benché restii ai farmaci. Il 14 e 15 agosto soggiorniamo a Mangsit, a nord di Mataram, sul mare, al Windy Cottages. E’ una zona bella dal lato ambientale. Il 16 agosto ci spostiamo a Senggigi al Sunsethouse Hotel per 4 notti: una sistemazione eccellente, sempre sul mare, con un ottimo rapporto qualità-prezzo. Gli spostamenti in zona da una località all’altra, nel raggio di pochi chilometri, sono state necessarie perchè nelle zone turistiche gli hotel più consigliati dai viaggiatori risultavano già prenotati e quindi riuscivamo a trovare qualche notte da una parte e qualcuna da un’altra. E’ uno degli inconvenienti in cui si può incappare nel viaggio fai da te in libertà ma d’altra parte c’è anche il rovescio della medaglia: quello della possibilità di mutare itinerario in ogni momento e quello della possibilità di trovare buone sistemazioni non ancora consigliate. A Senggigi il mare è bello e balneabile, la spiaggia ampia e con palme: il brutto c’è quando anziché passare dalla spiaggia per raggiungere il paese ti avventuri lungo la strada. Non ci sono marciapiedi, la strada non è ampia, il traffico caotico e incessante: alla sera, con il buio, il percorso diventa ansiogeno per il timore di venir investiti anziché un momento di relax. Decidiamo che vogliamo trovare un posto più tranquillo, dove si possa passeggiare in pace. Ci organizziamo per fare un’escursione nella zona a sud di Lombok, verso Kuta, per valutare se quella zona corrisponde meglio al nostro desiderio di tranquillità. Concordiamo con l’autista di un taxi il percorso che ci condurrà verso la spiaggia di Kuta attraverso paesini dell’interno dell’isola con visita a fabbriche di ceramiche e tessili e a due villaggi sasak, Sade e Rembitan con le loro case tradizionali. Kuta è anch’essa un villaggio, nell’entroterra rispetto alla Kuta sulla spiaggia che consiste in un susseguirsi di piccoli ristorantini e bottegucce lungo l’arco della splendida baia. La notte la baia è rischiarata dalle mille lucine delle barche da pesca ed assume un aspetto incantevole. Le spiagge della costa sud di Lombok sono davvero bellissime e l’ambiente ancora incontaminato, spiagge bianche immense si susseguono di baia in baia e acque turchesi: questa volta la guida cartacea che ci accompagna non ha esagerato! Decidiamo sicuramente di concludere qui la nostra vacanza indonesiana. Abbiamo dovuto rinunciare ad andare alle Isole Gili a causa delle nostre precarie condizioni fisiche, ma questa zona a sud di Lombok ci piace molto e la bellezza del luogo ci permette di non avere troppi rimpianti per ciò che non abbiamo potuto fare. Torniamo a Senggigi per organizzare il nostro trasferimento al sud ma, verso il tardo pomeriggio del 19 agosto non tralasciamo di visitare un delizioso tempietto nei pressi del nostro hotel. E’ il Pura Batu Bolong, abbarbicato su una roccia vulcanica a picco sul mare: non è importante né grandioso ma è splendido per la sua posizione e per la semplicità della sua struttura, altarini e piccole pagode arroccate sullo sperone di roccia. Il mare vi si frange con le sue onde schiumeggianti e fragorose contro, incessantemente: le statue degli altarini, coperte da tessuti colorati, sembra siano lì a proteggerli dall’invasione del mare. Ma il risultato è un perfetto equilibrio tra terra, mare e cielo. Abbiamo goduto di uno splendido tramonto e ci siamo preparati a lasciare Senggigi con qualcosa di bello da portare dentro di noi.
Dal 20 al 25 agosto siamo rimasti a Kuta alloggiando in un bell’hotel dopo il paese su una magnifica spiaggia. Relax e passeggiate nelle baie intorno ed un mare stupendo. Il 25 ritorno a Mataram e volo per Denpasar da dove, in taxi, abbiamo raggiunto Sanur per pernottare in un hotel sulla spiaggia. Bella la spiaggia di Sanur con la lunga passeggiata sul lungomare, adatta alle famiglie con bambini, affollata sì ma non in modo esagerato. Un luogo vivibile anche in pieno agosto quando nelle spiagge della famosissima Kuta di Bali regna il caos. Bello vedere gli aquiloni in volo sulla spiaggia di Sanur: aquiloni colorati, raffiguranti volatili, animali, vascelli. Rendono l’atmosfera ancora più dolce e bella: i bambini e gli adulti che fanno volare gli aquiloni correndo sulla spiaggia a catturare la corrente giusta del vento…un’immagine che riappacifica gli elementi… esseri umani che nelle forze della natura si inseriscono senza forzarle… qualcosa che sa di un altro tempo! Il 26 visita a Seminyak per la curiosità di vedere qualche negozietto particolare nelle due vie dello shopping e la bella spiaggia. Luoghi che non fanno per noi se non per qualche ora: troppo mondani, troppo affollati. Ed il 27 volo per tornare a casa, questa volta più veloce che all’andata, senza pernottamento allo scalo intermedio. Quel poco di Indonesia che siamo riusciti a vedere ci ha lasciato l’idea di un grande e affascinante e diversificato paese nel quale sarà bello riuscire a ritornare.