Bali e Sumba zaino in spalla
Tra profumi indimenticabili
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Chi l’avrebbe mai detto che io, il mio compagno e i nostri zaini saremmo atterrarti così lontano da casa?!Dopo anni che sogniamo di fare questo viaggio, finalmente arriviamo all’aeroporto di Denpasar,sull’isola di Bali e la prima cosa che ci accoglie è il profumo di riso speziato e frangipani. Nell’aria aleggia una meravigliosa atmosfera di tranquillità e gentilezza,troviamo un alberghetto carino nelle piccole viuzze di Kuta e sveniamo sul letto per colpa del jet lag. Il giorno dopo esploriamo i dintorni e restiamo colpiti dall’infinità di piccoli templi che sbucano in ogni angolo delle strade ,sommersi da piattini di foglie intrecciate fatti a mano e usati per le offerte alle divinità; mi avvicino incuriosita per osservare meglio quel piccolo mosaico multicolore che ogni piattino contiene: petali di fiori,qualche chicco di riso,salatini e bastoncini di incenso … una piccola opera d’arte. Passeggiando, decidiamo che vogliamo trovare un posto più tranquillo e selvaggio, così acquistiamo un volo per l’Isola di Sumba, lontano da qualsiasi circuito turistico … e quando atterriamo ci basta un solo sguardo per renderci conto che siamo davvero in un’altra dimensione. Usciti dal minuscolo aeroporto di Waingapu realizziamo che qui non ci sono taxi per raggiungere il centro,ma alcuni abitanti ci indicano una jeep che di lì a poco avrebbe fatto il giro dei pochi alberghi della città e così ci accordiamo con l’autista e dopo un viaggio traballante e polveroso troviamo una sistemazione, abbandoniamo gli zaini in stanza e usciamo per un giro di perlustrazione e lo facciamo con gli unici mezzi disponibili … ovvero con degli “ojek”:motorini guidati da due signori indonesiani che assolutamente non parlano inglese, ma siccome a gesti ci intendiamo a meraviglia, partiamo alla scoperta dei villaggi tradizionali dell’isola dove vivono piccole comunità e dove dobbiamo prima chiedere il permesso al capo villaggio per poterli visitare. Le case tradizionali ricordano delle grandi palafitte e nel centro del villaggio si ergono delle grosse tombe in ricordo dei capi villaggi passati, sempre ornate da grosse statue raffiguranti diverse divinità. Gli abitanti sono persone splendide e accoglienti e così, armati di dizionario e tanta fantasia, trascorriamo insieme a loro un intero pomeriggio, dove scopriamo i loro fantastici tessuti “Ikat”fatti a telaio dalle donne e alcune delle loro abitudini:un’esperienza meravigliosa, con un livello di umanità che noi occidentali abbiamo ormai dimenticato da tempo. Visitiamo altri piccoli villaggi sparsi nella fitta vegetazione e infine salutiamo i nostri due accompagnatori, con i quali ci scambiamo foto e indirizzi e decidiamo di visitare altre zone dell’isola ; lo facciamo a bordo di camioncini coloratissimi e sgangherati che attraversano zone montuose bellissime, ricoperte da una foresta che racchiude qualsiasi tonalità di verde. I nostri compagni di viaggio sono sempre e solo persone del luogo,sempre sorridenti e disponibili a fare due chiacchere e condividendo caramelle e biscotti passano anche i viaggi più lunghi. Passiamo per Waikanbubak dove ci dicono che il giorno dopo si sarebbe svolta la festa dell’anno:La Pasola! Decidiamo di fermarci e assistiamo a questa coloratissima sfida tra cavalieri di tutti i villaggi che, armati di lance, si sfidano simbolicamente in questa immensa radura incastonata tra le fitte foreste della zona. Purtroppo la cosa degenera velocemente e interviene la polizia a placare il lancio di pietre e non solonoi siamo praticamente gli unici stranieri e la gente che ci circonda si preoccupa subito di come farci tornare in città e nel giro di pochi minuti ci troviamo a bordo di due ojek che ci porteranno all’incrocio con la strada principale da dove poi prenderemo uno dei numerosi camioncini per tornare in paese, sotto ad un vero e proprio temporale tropicale!il giorno dopo salutiamo Waikanbubak e ci organizziamo per trascorrere qualche giorno al mare, in un piccolo villaggio di pescatori, circondato dalla foresta. Arriviamo come sempre a bordo di camioncini colorati e invasi da musica pop locale e facciamo un po’ fatica a trovare una sistemazione, ma alla fine scegliamo una “Home Stay”ovvero una famiglia indonesiana con qualche stanza in più all’interno della loro casa. Impariamo presto a convivere con i tantissimi geko che invadono ogni angolo della camera, ci laviamo con l’acqua piovana e osserviamo la nostra cena preparata al centro del cortile, mentre galline e capre scorrazzano poco lontano.la cena è buonissima,fa un caldo pazzesco e la corrente elettrica arriva solo per qualche ora alla sera, ma non sempre. Il giorno dopo esploriamo a piedi i dintorni e scopriamo spiagge bianche, deserte, con acqua turchese e spumeggiante … passiamo un po’ di tempo a giocare con alcuni bambini con i copertoni usati delle biciclette e poi facciamo anche un bagno nell’oceano. Sulla via del ritorno ci fermiamo a comprare dell’acqua in uno di quei negozi minuscoli che vendono un po’ di tutto e il padrone ci fa accomodare sotto al piccolo portico e così trascorriamo un tranquillo pomeriggio in compagnia,mentre il sole tramonta all’orizzonte e ci regala un po’ di fresco.in questo posto i giorni trascorrono lenti e noi decidiamo di visitare uno dei mercati della zona e le piccole bancarelle ammassate sono un tripudio di colori,forme e odori, talmente intensi da farci “ubriacare”. Purtroppo dobbiamo salutare questo angolo di mondo e ci dirigiamo verso la città di Waitabula,dove prendiamo un aereo che ci riporta a Bali e da qui raggiungiamo Ubud,un paesino tranquillo circondato da risaie e dolci colline dove facciamo il pieno di spettacoli di danza balinese, un’arte che ci lascia senza fiato per la sua bellezza ed eleganza. Proviamo tutti i piatti della cucina indonesiana, andando a caccia di quei locali caratteristici dove si ritrovano le famiglie del luogo. Il giorno della partenza si avvicina ma troviamo il tempo per provare un vero massaggio balinese che, con i suoi oli profumatissimi ci ricarica, per affontare il viaggio di ritorno,sia fisicamente che psicologicamente … perché non è per niente semplice abbandonare questo paese che ti inonda di sorrisi,profumi,sapori e paesaggi così inebrianti…