Bahamas e Miami

Partenza da Catania alle 6.20 a.m. Con Jacky e Manu. Scalo a Milano malpensa. Il volo per Miami è partito in orario, sinceramente neanche ci speravo, e per fortuna non abbiam trovato turbolenze, per cui sono riuscita un pò anche a dormire (merito anche del collare-cuscino gonfiabile che sembra una stupidaggine ma è davvero utile). Arrivati in...
Scritto da: Silvana80
bahamas e miami
Partenza il: 04/12/2007
Ritorno il: 18/12/2007
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
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Partenza da Catania alle 6.20 a.M. Con Jacky e Manu. Scalo a Milano malpensa. Il volo per Miami è partito in orario, sinceramente neanche ci speravo, e per fortuna non abbiam trovato turbolenze, per cui sono riuscita un pò anche a dormire (merito anche del collare-cuscino gonfiabile che sembra una stupidaggine ma è davvero utile).

Arrivati in aeroporto a Miami abbiamo subito scambiato gli euro in $ e avvisato le rispettive case che eravamo arrivati sani e salvi, a questo punto dovevamo solo aspettare i genitori di Jacky che venissero a prenderci. Io e Manu eravamo abbastanza assonnate e ci dedicavamo ad ammirare il panorama di grattacieli prima e di ampi spazi verdi dopo, mentre gli americani parlavano tra loro e io non capivo una parola di ciò che dicevano. Stuart e Pat non vivono proprio a Miami ma a Plantation, una cittadina a 1 ora o poco più di distanza da Miami. La loro casa è una villetta a un piano in un quartiere che sembra un villaggio tutto pieno di villette a un piano con giardinetto annesso e super decorate per natale in modo molto pacchiano con luci, pupazzi che si muovono e musichette natalizie (sul tetto di una casa ho visto persino una slitta di babbo natale con al posto delle renne i fenicotteri che sono il simbolo della Florida). Pat ci fa accomodare nelle nostre stanze, io e Manu siamo nella stessa stanza con un lettone matrimoniale altissimo, mentre Jacky sta nella stanza accanto. In camera abbiamo computer, TV e libri. La villetta era anch’essa decoratissima a Natale sia dentro che fuori, con pupazzi natalizi e le famose calzettone rosse un pò ovunque! Il soggiorno dà su un giardinetto interno completo di piscina, alberi, gattone tradimentoso (Rusty) e scoiattolini che passeggiano sugli alberi! X cena Pat ci ha preparato gamberi (mai visti di così grandi) e insalata di pomodoro e mozzarella (la mozzarella sa di altro formaggio ma non di mozzarella) tutto da condire con delle salsine americane piccanti, sicuramente grassissime, ma buone! Dopo una chiaccherata sul ciglio della piscina, un giro al supermercato ecologico “Whole food” per comprarci la colazione e i nostri pasti futuri, e una passeggiata panoramica in macchina con Stuart e Pat del quartiere tutto illuminato a Natale, finalmente siam andate a dormire! La mattina sia io che Manu ci siam svegliate molto presto per via del fuso orario (in America sono 6 ore indietro rispetto all’Italia) e dopo aver fatto colazione con Muffin e succo di melograno, siam uscite con Pat in giro per centri commerciali dove, ovviamente, ho già cominciato a spendere i miei soldini in oggettini particolari. Nel pomeriggio abbiamo fatto un giro di chiamate: 1) alla NOVA University per chiedere informazioni circa i costi di una settimana di corso d’inglese presso di loro; 2) in aeroporto e all’Ashrams di Sivananda alle Bahamas per prenotare.

Ebbene si, decisione unanime di passare 4 days spaparanzate alle Bahamas con realizzazione immediata visto che solo l’indomani avremmo raggiunto quel paradiso terrestre!!! Restava solo di passare alla NOVA University per iscriversi al corso di inglese con inizio del corso il lunedì prossimo, al rientro dalle Bahamas. Alla NOVA (che si trova a Fort Lauderdale, un’altra cittadina non molto distante da Plantation) ci ha accompagnati il padre di Jacky, o meglio ci ha lasciati alla fermata del bus e da lì abbiam chiesto a quale fermata scendere. La NOVA University è immensa! Una città! con tanto di laghetto, anatre e altri strani uccelli bianchi dal becco lungo sottile e curvilineo. Ci hanno fatto fare un test per stabilire il nostro grado di conoscenza della lingua per assegnarci ad una classe: Pre-Advantance! Finito il test e pagata la quota di iscrizione (erano circa le 12.00) abbiamo preso di nuovo il bus N°2 convinte di saper riconoscere la fermata…Facilissimo…Perdersi intendo…Scese dall’autobus ci siamo accorte che i negozi, le strutture, le strade e tutto era identico…Orientarsi non era facile e come se non bastasse avevamo scordato entrambe i bigliettini con l’indirizzo di casa, così, dopo ore di camminare a vuoto a destra e sinistra, abbiamo cominciato a chiedere in giro se qualcuno sapeva dov’era il “Condominius Royal Palm”, questo il nome di quel quartiere. Chi ci mandava da un lato, chi dal lato opposto…Ci siamo ritrovate a Devy, cioè un altra cittadina ancora attaccata a Plantation! Per fortuna a un certo punto ricordo di avere scritto su un foglio il numero di telefono di casa, così entrata in un negozio chiedo se, facendo una chiamata al 411 ovvero il numero info, è possibile risalire all’indirizzo. Adesso, con l’indirizzo in mano, potevamo finalmente orientarci meglio, eravamo distantissime, ma pazienza, per una bella passeggiata di ore e ore non è mai morto nessuno. Anche all’interno del condominius non è stato facile orientarci e abbiamo dovuto chiedere informazioni a un signore che abitava lì, il quale ha dovuto vedere sul navigatore satellitare per fornirci le indicazioni! Finalmente alle 16.30 circa siam arrivate sfinite a casa e abbiam pranzato! A questo punto: Bahamas stiamo arrivando! Siam partite solo con uno zaino in spalla contenente il costume, il pigiama e qualche cambio, mentre i saponi vari li avremmo comprati sul posto. L’aereo era veramente vecchietto, piccolo, sporco e rumoroso…Ma c’era la musica jamaicana! In aereoporto c’era un tripudio di colori e persino una band di bahamians che suonavano dal vivo! Arrivati a Nassau (una delle isole maggiori) abbiam preso la barca per andare su Paradise Island, dove era situato quel posto paradisiaco che è l’Ashrams! Si tratta di una specie di comunità a base induista, nella quale confluiscono però anche diverse altre religioni (festeggiano l’Hanukkah ebraico e c’era una statua della Madonna), che seguono gli insegnamenti di Swami Sivananda e praticano Hatha Yoga, un tipo di Yoga più soft, meditativo e distensivo.

Immaginate nel folto della vegetazione tropicale, tante casettine di legno gialle o azzurre, dove c’era lo spazio appena per i letti, poi i bagni erano in comune in un’altra di queste casette. Immersi nella natura, dove il tempo scorre con estrema lentezza e l’unica cosa da fare era rilassarsi, grazie al sapiente aiuto degli insegnanti di Yoga. Programma della giornata: 5.30 sveglia (questa mi pesava parecchio); 6.00 meditazione sulla spiaggia (i tuoi passi che sprofondano sulla sabbia finissima ancora umida, le onde che si infrangono sulla battigia, migliaia di gabbiani che si alzano in volo attorno a te come se tu fossi parte di loro, l’aurora…); 8.00 Hatha Yoga (su un terrazzo sopra la spiaggia con insegnante biondissimo, altissimo, purissimo, levissimo…); 10.00 Brunch (ovvero breakfast+lunch tutto vegetariano, molto buono, l’organismo ringrazierà per questa depurazione e, se arrivate puntuali, sarete strasazi vista l’abbondanza del buffet); 16.00 Yoga (ma io ero già sfinita dalle due ore di Yoga mattutino per cui optavo per il sano far nulla a rosolarmi a mare o gita per negozi a Nassau); 18.00 dinner (sullo stile del colazione-pranzo); 20.00 Satsang, canti e pregiere nel tempio (in lingua indiana si elevava un coro di suoni assolutamente armonizzato che ti trasmettevano delle sensazioni di pace e serenità con un pizzico di gioia anche se non si capisce il significato. Ma per i più affamati di conoscenza, come me, ci si può dilettare a leggere il libretto dei canti con la spiegazione accanto e, a parte il fatto che ci si rivolgeva per lo più agli dei induisti, erano tutti rivolti alla pace e all’amore). Un discorso a parte merita il mare: azzurro, ma non scuro come il nostro, era di un azzurro così chiaro e brillante che quasi si confondeva con il cielo! La spiaggia anch’essa chiarissima e soprattutto con la sabbia così fine da sembrare borotalco! Nella zona dove eravamo noi non c’era nessuno, ma facendo una lunga camminata si poteva arrivare alla zona albergoni immensi extralusso che deturpano in modo osceno la bellezza naturale dell’isola, zona piena di turisti miliardari che sopra al costume tengono gioielloni da paura! A completare l’opera anche un acquapark “Atlantis”. Ecco come distruggere il paradiso.

Ultimo giorno alle Bahamas, ultimo desiderio: sulle palme si vedevano dei verdi cocchi…Come si può tornare nella realtà senza aver mangiato un cocco fresco? Per cui un abitante di là si è arrampicato su di una palma e ha raccolto un bel po’ di cocchi da distribuire a chi ne voleva! E così ho potuto bere il latte di cocco direttamente dal cocco e poi farlo aprire e mangiarlo! Ebbene bere dal cocco non è un impresa semplice senza quella stupenda invenzione della cannuccia, per cui mi son sbrodolata tutta e come se non bastasse, sedendomi su di una panchina, non avevo notato che fosse stata appena verniciata, così adesso ho i jeans con una striscia azzurro cielo nel sedere. A questo punto possiamo tornare in Florida con stesso volo Airbahamas. Ecco che viene a prenderci in aereoporto il papà si Jacky e rimaniamo d’accordo per l’indomani mattina, che sarebbe il primo giorno di scuola, cosicchè lui ci accompagni alla fermata del bus e poi da lì muoverci da sole io e Manu.

Già dal primo giorno di scuola mi son trovata molto bene sia con gli insegnati che con i compagni di classe provenienti dalle zone più disparate (Cile, Thailandia, Arabia Saudita, Cina, Venezuela, ecc.). Le lezioni si tenevano tutte le mattine dalle 9 alle 14, dopodichè la stessa università organizzava incontri facoltativi e gratuiti come il cineforum o un pomeriggio cantando i canti natalizi (abbiamo persino girato un videoclip natalizio in cui ballavo con le ragazze venezuelane!!!E l’hanno poi trasmesso per il Christmas Party all’università!!!). Nei giorni seguenti c’è sempre stato qualcosa da fare, perché ci si organizzava con i compagni di classe per passare le giornate, così un giorno ho visitato Sawgrass (il centro commerciale più grande del mondo con all’interno un mega cinema di 20sale!!!). Un altro giorno decisione unanime di cucinare italiano per i compagni di classe!!! Per cui tutti a casa di una compagna, dopo aver acquistato il necessario per il ragù, stando attenti a non comprare carne di maiale per i ragazzi musulmani che non ne mangiano. Così io e Manuela ci siam messe ai fornelli…Tuttavia…Non poteva non capitare qualche imprevisto…Ebbene Manuela non ricordando che i musulmani non bevono alcolici, ha versato nella padella il vino!!!Mai errore fu più fatale!!!Avevamo ragù per un’intera squadra di calcio, ma ben quattro dei ragazzi non potevano mangiarlo! Così per loro abbiam fatto una pasta col tonno molto improvvisata e povera di condimento…Che sfiga…A parte questo intoppo comunque abbiam mangiato, e il ragù era venuto anche molto bene. Finito di mangiare (si erano già fatte le 5) siam andati a giocare a biliardo!!! Incredibile ma vero: in coppia con uno dei compagni arabi ho vinto ben 4 volte!!!Grande!!! L’ultimo giorno di corso è stato organizzato un barbecue dai compagni di classe. Vicino (si fa per dire) la sede della NOVA c’è un parco enorme e bellissimo, con anche un laghetto e tantissimi strani uccelli! In questo parco c’è una zona attrezzata proprio per i barbeque (cosa che a quanto pare gli americano fanno spesso) completa di tutto l’occorrente! Così, finite le lezioni, siamo andati a comprare carne, pollo e tutto ciò che serviva per il barbeque , e raggiunta la zona attrezzata abbiam iniziato a cucinare. Mi son divertita un sacco e poi a me piace tantissimo la carne alla brace!!! Abbiam trascorso tutto il pomeriggio e la serata in questo parco scherzando con i compagni e danzando le musiche arabe e latino-americane con dei maestri d’eccezione!!! Restano così gli ultimi due giorni in America… Per il sabato ci siam organizzati con i ragazzi arabi per andare a Miami Beach e trascorrere lì tutta la giornata! Già all’ingresso della città si vedevano gli enormi grattacieli nei quali si rifletteva il cielo, e poi palme e palme ai bordi delle strade, queste erano di appena cinque corsie per un senso di marcia e cinque per l’altro! Cercando un parcheggio a Ocean Drive abbiam potuto ammirare i numerosi pub, le auto di lusso parcheggiate lì e la villa di Versace, ma purtroppo parcheggiare sulla via principale era impossibile, sia perchè mancavano proprio i posti sia perchè si pagava appena 20$! Son pazzi! Bhè cmq, girando un pò, abbiam infine trovato posto in una traversa poco distante pagando solo 4$. A Southbeach c’era davvero un bel pò di gente, certo meno che in estate, il mare era parecchio agitato, così gli stessi baywhatch hanno impedito la balneazione. Siam rimasti a Southbeach fino alle 16.30, il mio pallore naturale cominciava a divenire rosato, e tra M’n’Ms e gelati ci siam incamminati verso il rientro, facendo però un giro a Miami Downtown che si trova nel cuore di Miami, ma non è proprio una zona raccomandabile.

Eccoci all’ultimo giorno…Pat e Stuart stavano organizzando per il pranzo di Natale anticipato, pranzo che si sarebbe tenuto non prima delle 17.00. Io ho trascorso la mattina sistemandomi la valigia, impresa non semplice visto la mole di acquisti effettuati, nonché il regalo ingombrante del padre di Jacky: un veliero di legno “original!”, bello si, ma che vuol dire “original” non l’ho capito (originale americano? Bho!). Poi abbiam fatto un giro in macchina, la meta era un parco naturale con gli animali liberi, tuttavia si è buttato un gran acquazzone, così abbiam fatto il giro del parco in macchina e non abbiam visto nessun animale, ovviamente. Prima di tornare a casa, ultimo giro in un altro enorme e dispersivo centro commerciale! Bhè almeno qui ho trovato una borsa nuova, nera con Tinker Bell, così posso finalmente buttare la mia vecchia borsa ex-bianca ormai grigia e azzurra (vedi vernice fresca sulla panchina alle Bahamas). Essendosi fatto ormai tardi siam tornati a casa per il famoso pranzo-cena natalizio. La tavola era tutta ornata a natale (come il resto della casa d’altra parte), Pat ha fatto trovare pronto: gamberetti con una strana salsa piccante, salmone al forno, patate dolci alla cannella, fagiolina e pumpkin bread (un pane dolce alla zucca e cannella). Finito di cenare Stuart e Pat ci hanno chiesto di sederci attorno all’albero perché avevano comprato per noi dei doni: questo non me l’aspettavo proprio! E così arriva il giorno della partenza…Come ogni in ogni racconto che si rispetti non poteva mancare un imprevisto: arrivati in aeroporto mi accorgo di aver scordato la giacca di pelle!!! La mia intenzione era di prendere un taxy per andarlo a riprendere, ma Manu e Jacky mi dissuadono, visto ormai l’orario non sarei mai riuscita a tornare in tempo per partire. Così avvertiti i genitori di Jacky restiamo che quanto prima me lo avrebbero spedito a casa. Il volo è stato abbastanza turbolento, mentre all’andata ero riuscita a dormire un po’, al ritorno non ho chiuso occhio, anche perché avevo dei ragazzi italiani dietro di me che rompevano le scatole in continuazione, persino l’hostess si è seccata parecchio con uno di loro che intelligentemente ha acceso il cellulare prima dell’atterraggio.

E così, arrivati in Italia, termina la mia avventura americana…Ma sono già pronta per una nuova avventura!!! A presto!!



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