Azzorre: il ritorno
Dopo le emozioni dello scorso anno a Terceira (Cfr. “Terceira: un gioello nell’Atlantico), la saudade ha avuto il sopravvento e non abbiamo resistito alla tentazione di scoprire nuove isole e nuovi angoli delle Azzorre.
Così, al momento decisivo, ci siamo guardati e ci siamo lanciati a caccia dei biglietti aerei. Volando a Terceira con uno scalo a Francoforte (Lufthansa) abbiamo risparmiato un pò rispetto allo scorso anno, il che ci ha permesso di aggiungere qualche giorno di vacanza nel nostro paradiso.
La prima tappa non poteva che essere il Rural Salga (www.Ruralsalga.Com) da Fatima & Jean Claude. Ci hanno accolti come vecchi amici, per noi era come “tornare a casa” e trovare anche qualche recidivo che, come noi, malato di Azzorre, è tornato sul luogo del crimine. E ci siamo trovati, casualmente, di nuovo insieme a chiaccherare fino a tardi nel Patio das Cantigas, coccolati da grilli e cacaresh (gabbiani tipici con un verso molto particolare).
E subito ci siamo trovati in vacanza, in pieno relax. Abbiamo ritrovato le colazioni e le marmellate di Jean Claude, sempre deliziose ed impareggiabili, i sorrisi ed il buon umore di Fatima, i consigli preziosi di Jean Claude per assaporare al meglio quello che Terceira e le Azzorre possono offrire.
Abbiamo trascorso i primi giorni nello splendido paradiso chiamato Rural Salga: era l’ideale per staccarsi di dosso lo stress accumulato in città.
Questa volta abbiamo potuto riscoprire con gioia i più affascinanti angoli dell’isola come per esempio Serreta dove la natura regna sovrana.
Riposati e coccolati, abbiamo deciso di scoprire nuove isole e così siamo partiti per 4 giorni a Sao jorge. Prendiamo il traghetto e dopo 7 ore , causa giro lungo via Graciosa, sbarchiamo a Velas (Il traghetto diretto ci mette circa quattro ore). Qui alloggiamo alla Quinta do Canavial. La Quinta gode di una posizione superlativa su una baia spettacolare (Baia de Entre morros), ma non ha altri vantaggi. Viziati ed abituati ad essere accompagnati nelle nostre giornate dai consigli e dalle colazioni di Jean Claude e dalle chiaccherate con Fatima, ci troviamo in un ambiente asettico e trasandato: docce arrugginite, giardino trascurato pieno di erbacce, piscina con bordi in cemento armato saltato qui e là, personale scortese e ci troviamo a dover dividere (non certo volentieri!) la camera con insetti di vario tipo (api, millepiedi e specie non meglio identificate). Le colazioni sono di pessima qualità: succo d’arancia diluito (ed imbevibile), formaggio di pessima qualità, marmellate confezionate (Siamo viziati e lo sappiamo!) e prodotti da forno di scarsa qualità.
Abbiamo così cercato di trascorrere tutto il tempo possibile fuori dalla Quinta do Canavial ed abbiamo così potuto apprezzare al meglio la natura ed i paesaggi delle Fajas di Sao Jorge.
Qui domina la natura: felci alte 2 metri, riserve naturali curatissime e spettacolari, paesaggi mozzafiato e pareti di ortensie impresisonanti. Le Faja contraddistinguono quet’isola: si tratta di “pezzi” di montagna crollati nel mare e quindi diventate oasi abitabili sul mare.
L’isola ha solo 15.000 abitanti e non ci sono città vere e proprie, come Praia da Vittoria o Angra do Eroismo a Terceira: a Sao Jorge si incontrano minuscoli paesini fatti da una manciata di case. Molti villaggi sono spettacolari per la loro architettura, come alla Faja do Sao Joao che merita assolutamente di essere visitato: casette colorate e viuzze strette con qualche vecchietto sull’uscio che guarda incuriosito i pochi turisti che ci capitano.
Sao jorge è l’ideale per chi vuole fare trekking seriamente: ci sono molti percorsi in una natura davvero rigogliosa e ricca e un continuo susseguirsi di morbidi declivi caratteristici di una delle isole più “vecchie” dell’arcipelago.
Ma sao Jorge è famosa anche per le sue ameijoas, le vongole: di dimensioni doppie rispetto a quelle che siamo abituati a vedere in Italia, sono assolutamente imperdibili! Ottime quelle preparate nel Furnas de Lava, un ristorante panoramico a Santo Amaro.
Questa varietà di vongole è assolutamente caratteristica dell’isola e pescate solo nella faja do Santo Christo dove proseperano grazie all’incontro di acqua dolce e marina che ne favorisce lo sviluppo.
Alla Faja de Ouvidor abbiamo fatto il bagno in una piscina naturale deliziosa ed abbiamo mangiato in un piccolo ristorante con una cucina semplice e ottima: superlative le ameijoas e le lapas (telline).
Lasciamo Sao Jorge per andare a Pico, l’isola con la vetta più alta del Portogallo (2351 mt), Pico appunto. Pico è il vulcano che ha dato origine a tutta l’isola. Pico è l’isola più giovane e lo notiamo a Quiemada dove si vedono chiaramente i movimenti delle colate vulcaniche, con i centri concentrici raffreddati dal mare e rimasti come testimonianza della forza della natura.
A Pico alloggiamo al B&B O Zimbreiro (www.Zimbreiro.Com): un minuscolo B&B con solo 4 stanze gestito da Jeremy, un giovanissimo ragazzo belga che ha creato un altro piccolo paradiso. Jeremy è un maestro delle colazioni: ogni giorno ci stupiva con qualche novità: crepes, pancakes, brownies e dolci fatti da lui direttamente al mattino e ancora caldi. Jeremy fa personalmente le proprie deliziose marmellate (ottima quella di melone) e gli jogurt. Attentissimo alla qualità dei prodotti, Jeremy è anche un ottimo cuoco! Abbiamo cenato da lui un paio di volte e ogni volta ha creato splendidi menu gustosi e prelibati. L’ambiente è curatissmo e pulito, le stanze sono in edifici differenti, e Jeremy e la sua famiglia sono persone gentilissime e disponibili. E’ un posto dove sicuramente torneremo, consci ormai di essere felicemente “malati” di Azzorre! Pico è famosa per i suoi vigneti scavati nella lava – patrimonio culturale dell’UNESCO: sono uno spettacolo imperdibile. Come imperdibile è una visita a Lajido, un paese di lava nera con porte ed infissi colorati di rosso. Qui si può visitare anche una distilleria tradizionale ed anche il paese è patrimonio culturale dell’UNESCO. Tutta l’area attorno a Madalena è ricca di paesini fatti di lava e vigneti spettacolari.
Bellissima la zona dei Lagoas nel centro dell’isola: i lagoas sono laghetti formati dentro a createri inattivi, a testimonianza della forte attività vulcanica presente sull’isola.
La vegetazione su Pico è differente da quelle a cui eravamo abituati a Terceira e da quella che abbiamo visto a Sao Jorge: è impressionante come la natura cambi pur spostandosi di pochi kilometri, quelli che separano le diverse isole.
A Pico abbiamo trovato anche la prima spiaggetta di sabbia nera: l’accesso non era dei più facili – abbiamo dovuto fare una discesa sulla roccia – ma ne è valsa la pena! La spiaggetta, deserta e minuscola, è davvero splendida! In 3 settimane abbiamo avuto il tempo di riposare, assaporare la cucina e la cortesia locale e scoprire nuovi angoli delle Azzorre. Lo abbiamo fatto seguendo il saggio consiglio di Jean Claude che ci ha sempre detto che le Azzorre vanno visitate con calma per essere capite.
E noi non abbiamo fretta: ci mancano ancora 5 isole e siamo certi, che piano piano, le visiteremo tutte! Patrizia & Giuliano