Avventure nordiche!

Sono pronti i preparativi per la nostra nuova avventura. Io e Fede siamo dirette ad Amsterdam. Dopo tanti anni ritorno in questa città strana, multietnica e decisamente “fuori dagli schemi”. In quattro e quattr’otto prenotiamo il volo. Il tempo per i preparativi è stringato percio’, un po’ allo sbaraglio atterriamo all’aereoporto ...
Scritto da: Roberta Scapinello
avventure nordiche!
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Sono pronti i preparativi per la nostra nuova avventura. Io e Fede siamo dirette ad Amsterdam. Dopo tanti anni ritorno in questa città strana, multietnica e decisamente “fuori dagli schemi”. In quattro e quattr’otto prenotiamo il volo. Il tempo per i preparativi è stringato percio’, un po’ allo sbaraglio atterriamo all’aereoporto Schipol di Amsterdam. Non abbiamo ben idea di dove andare a dormire, ma confidiamo che qualche ufficio informazione possa darci le giuste indicazioni. Scendiamo alla stazione di Amsterdam vittima di folle di giovani che disordinatamente transitano con i loro bagagli, chitarre, bonghi … Usciamo e subito veniamo abbordate da una ragazza americana che ci chiede se cerchiamo una sistemazione. Siamo un po’ frastornate, ma decidiamo di seguirla. Ci spiega che l’hotel non è distante ed offre soluzioni particolarmente economiche. Così approdiamo all’Aroza Hotel, fumoso e pieno di giovani. Un grosso biliardo campeggia proprio all’entrata. Saliamo infinite scalette a chiocciola ed entriamo in quella che dovrebbe essere la nostra stanza. La soluzione piu’ economica è quella di dormire in un materassino per terra. Siamo un po’ perplesse, dobbiamo dividere la stanza con altre 6 persone…Ci pensiamo un pochino su, ma poi decidiamo di rimanere, sarà una bella esperienza! I nostri compagni di stanza poi, sono dei “gioiellini”: Willy, un rasta dai capelli rossi da Vienna che per professione fa il suonatore di strada(bellissimo!) , due ragazzi tasmani dai lunghissimi capelli biondi (bellissimi!), un ragazzo inglese che parla a raffica e sembra mr. Bean e due ragazzi croati. Scendiamo in strada e vogliamo subito assaporare l’ebrezza di entrare in un coffe shop. Ce ne sono tantissimi, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Entriamo in uno che sembra abbastanza tranquillo, c’è poca gente ed ha una grande vetrata che guarda la strada. Ordiniamo due birre, e subito un gruppetto di ragazzi si avvicina a noi. Così conosciamo, Relly, Geti , Kussi , Dio (si, si chiamava proprio così!)e Patrick, dei ragazzi della Svizzera tedesca. Sono molto giovani, decisamente simpatici e un po’ fanatici degli anni 70. Sono accampati nel campeggio di Amsterdam e, a quanto pare è la loro prima vacanza da soli. Socializziamo subito e con loro iniziamo a girare un sacco di locali. C’è molta gioventu’ per le strade, è facile fare amicizie. Tanti gli arabi che cercano di vendere droghe varie. Sono fastidiosi ed insistenti.

La città delle biciclette: ci informiamo per noleggiarne due, ma gli olandesi sono un po’ fuori di testa e ci chiedono depositi da capogiro. Percio’ optiamo per una visita a piedi e camminiamo lungo i canali di Amsterdam, ammiriamo le vecchie costruzioni e frequentiamo tanti mercatini. Amsterdam è davvero una città particolare, dove i poliziotti portano lunghi capelli lunghi e sono pieni di tatuaggi, dove c’è una certa tolleranza per tutto, dove puoi vedere personaggi davvero strani, dove nelle vetrine puoi trovare anche donne in carne ed ossa.. Passiamo 3 giorni di puro divertimento. Siamo molto caricate, ma il nostro viaggio deve continuare. La prossima meta è Copenhagen. In tanti ce ne hanno parlato bene, percio’ lasciamo quest’Olanda un po’ eccentrica per atterrare in una piu’ traquilla ed ovattata Danimarca.

L’aereporto di Copenhagen è piuttosto decentrato rispetto al centro della città. Ci impieghiamo un po’ prima di capire quale autobus prendere per arrivare almeno alla stazione dei treni, dove sicuramente ci sarà un ufficio informazioni. Scendiamo. L’ufficio informazioni è proprio all’angolo della strada. E’ pieno di gente. C’è una lunghissima coda. Allora entro e faccio razzia di volantini che danno indicazioni sugli ostelli.

Realizziamo che ce n’è uno non distante dalla stazione. Ci mettiamo in cammino. Evidentemente sbagliamo strada un paio di volte, in quanto il percorso di rivela molto piu’ lungo del previsto. Abbiamo oramai schiena e gambe a pezzi, anche quest’anno, nonostante le solite premesse ante-partenza, gli zaini sono pesantissimi. Quello che stiamo attraversando, poi, non è decisamente la Copenaghen che entrambe avevamo in testa! Le strade sono piuttosto malmesse, c’è uno squallore diffuso, e poi, la gente non è alta coi capelli biondi, ma bensì mora dalla carnagione scura…Siamo infatti capitate nel bel mezzo del quartiere indiano. Dopo qualche fermata per controbilanciare il peso dello zaino, finalmente intravediamo la via dove dovrebbe esserci l’ormai agognato ostello. Veniamo accolte dalle note della canzone di Toto Cutugno “sono un italiano”. Infatti proprio vicino alla reception un gruppo di ragazzoni italiani con la chitarra si sta esibendo in uno spettacolo nazional popolare, rompendo la tranquillità e la pacatezza di tutti gli altri ospiti stranieri. Io e Fede, ci guardiamo perplesse,e, vigliaccamente, facciamo finta di non essere italiane. L’ostello è allucinante. E’ grandissimo e composto da immensi dormitori che contengono circa 40/50 persone. E’ molto squallido ed i letti sono tutti attaccati e la convivenza con il vicino è al 100%. Inoltre è carissimo, ma siamo troppo esauste per riprendere la ricerca. Andiamo a nanna prestissimo quella sera, con l’intento di svegliarci prestissimo la mattina seguente per setacciare Copenaghen alla ricerca di un rifugio migliore. Trascorriamo una notte infernale. In questo grande salone ci sono rumori di tutti i tipi, dai letti che cigolano, a chi russa, a chi ha la tosse, a chi, alticcio, rientra parlando a voce altissima. Fede praticamente non dorme tutta la notte e quando sono le 6 mi sveglia. Alle 7 siamo già all’uscita alla ricerca di un’altra sistemazione. Ci affidiamo questa volta all’ufficio informazioni che ci prenota per una notte un albergo vicino alla stazione non particolarmente caro. Tutto sommato, dormire per una notte in un posto piu’ agiato non ci fara’ certo male. Depositiamo i bagagli in questo albergo ebraico, dove lungo tutti i muri, campeggiano versetti scritti in ebraico. Noleggiamo due bici. Armate percio’ di bicicletta pedaliamo nelle sterminate piste ciclabili, dove rigorosamente bisogna rispettare tutti i segnali. Copenaghen vista dalla sella della bicicletta è molto affascinante. Ci spingiamo fino al porto dove rimaniamo deluse nello constatare che la tanto famosa “sirenetta” non è altro che una statua piccina piccina. Poi andiamo a controllare gli altri ostelli della città. Imbocchiamo un quartiere dall’aspetto molto tranquillo. Le case sono ordinate e non c’è molto traffico. Svoltiamo in un edificio che deve essere stato una scuola. Qui c’è lo “Sleep in Eaven” in ostello che sa un po’ da centro sociale. E’ carinissimo. E’ gestito da un gruppo di ragazzi che frequentano la scuola d’arte. E’ molto originale, nel cortile stazionano dei finti panni messi ad asciugare. Il grande stanzone è arredato in modo molto particolare. Sulla parete sono appesi tanti sacchetti di plastica contenenti oggetti di uso comune con scritto il nome in danese. Un’ottima idea per familiarizzare un po’ con questa astrusa lingua. I letti sono divisi da grandi teloni blu e sul soffitto sono dipinte tante stelle. E’ anche molto economico, percio’ decidiamo che nei giorni seguenti ci trasferiremo qui. Nei primi giorni le serate trascorrono molto monotone. Proviamo a frequentare il centro, invaso da mandrie di ragazzi italiani alla ricerca dell’avventura con qualche ragazza nativa. Inoltre, nei locali del centro, bere una birra puo’ costare parecchio. La città è molto cara e non abbiamo intenzione di finire subito il fondo cassa. Anche mangiare puo’ costare parecchio, ed allora ci organizziamo andando nei discount a comprare pane da toast, sottilette ed affettati. (con annessa indigestione, dopo una settimana). Siamo un po’ deluse…L’unica cosa positiva è la popolazione. Ragazze e ragazzi sono bellissimi. Sfiorano la perfezione. Le ragazze sono tutte altissime, biondissime e con fisici mozzafiato, i ragazzi sono muscolosissimi, biondissimi ed altissimi. C’e da perderci gli occhi… Ci sarebbe il quartiere di Cristiania, ma abbiamo un po’ di timore ad inoltrarci fino a li. Cristiania è un quartiere molto particolare. Verso gli inizi degli anni 70 un gruppo di Hippy ha occupato delle vecchie fabbriche. Qui è nato questo quartiere, recintato, nel quale è proibito scattare fotografie, e dove la droga è liberalizzata. Una piccola Amsterdam. Pero’ qui la sera c’è davvero movimento, musica e concerti. Approfittiamo della conoscenza con Andrew, un ragazzo norvegese dai lunghissimi capelli biondi e Matt, un ragazzo inglese di origini armene dagli intensi occhi azzurri, per inoltrarci con loro fino a Cristiania. Ci arriviamo a piedi anche se è piuttosto distante dal nostro ostello. Ad ogni modo è bello ascoltare la musica seduti vicino ad un falo’ e conversare con i nostri accompagnatori. Anche qui, come in ogni angolo di questa città c’è un sovranumero di turisti italiani. Comunque l’atmosfera è molto tranquilla ed amichevole, poi, all’uscita c’è una forte presenza di polizia che vigila su eventuali “teste calde”. Da amanti della birra, quali siamo, non possiamo negarci una visita alla fabbrica della birra Carlsberg. Varchiamo l’entrata monumentale sorretta da quattro elefanti di pietra (costruiti dallo stesso scultore che ha ideato gli elefanti dell’entrata dello Zoo di Berlino), rappresentanti i 4 figli dell’eccentrico conte di Carlsberg, e ci immergiamo in racconti, visioni ed aromi di luppolo, di schiuma, di fermentazione, per terminare poi, con l’assaggio del prodotto finito. Passiamo interi pomeriggi distese a prendere il sole nel parco di Friedriksberg, dove campeggia, maestoso il castello di Federico IV. Il parco è frequentatissimo, tantissimi giovani vengono a prendere il sole. Poi è molto rilassante passeggiare nei piccoli sentieri. Una mattina decidiamo di spostarci in Svezia. Prendiamo il treno fino ad Helsingor, dal dove si ammira sullo sfondo il Kronigsberg, un castello che la leggenda vuole fosse di Amleto, poi con il traghetto approdiamo ad Helsingborg, in terra Svedese. Il paesaggio e l’atmosfera sono simili a quelli danesi, con l’unica eccezione che la Svezia si presenta ancora piu’ cara della Danimarca. Comprare un gelato diventa un’ impresa. Prezzi da capogiro. Allora “giriamo i tacchi” e facciamo ritorno a Copenaghen. Piano piano, facendo amicizia con ragazzi danesi, scopriamo i locali di non alta frequentazione turistica, sicuramente molto piu’ abbordabili anche come prezzi. Iniziamo ad andare al Rust, una graziosa discoteca non distantissima dal nostro ostello. La musica è ottima e le frequentazioni di questo locale vanno di pari passo. Ragazzi e ragazze bellissimi. I danesi, poi, smascherano il luogo comune che la gente del nord è fredda. I giovani sono molto socievoli e non è per niente difficile fare amicizia con ragazzi o ragazze. Incredibilmente riusciamo facilmente a conoscere i canonici “fighi” dotati di fisico supermuscolo, capelli lunghi biondi ed occhi azzurrissimi. Giungiamo alla conclusione che anche qui, come in tutto il mondo “l’erba del vicino è sempre la piu’ verde”, e attirati dalla nostra etnia palesemente diversa , questi autentici stalloni non disdegnano di conoscere ragazze fuori dai loro soliti schemi. Ben venga! Quasi quasi ci trasferiamo qui! Passiamo l’ultima notte folleggiando in discoteca, siamo così distrutte che quasi quasi la mattina dopo perdiamo il volo che ci ricondurrà a casa. Prendiamo un autobus “al volo”, scendiamo alla fermata sbagliata e corriamo corriamo corriamo con in nostri zaini fino all’aeroporto. La vacanza è andata benissimo, Amsterdam con i suoi contrasti e le sue libertà, Copenhagen tranquilla ma allo stesso tempo trasgressiva, i danesi bellissimi e… già vorremmo programmare un bis…



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