Nepal, un’avventura a quota 5000 tra passi, ricette tipiche… e pop corn
Un avventuroso, lungo ed emozionante sul ‘tetto del mondo’, il Nepal, con le sue atmosfere che rimangono impresse nel cuore
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Giorno 1 (28 Ottobre 2022): viaggio
La sveglia suona presto: alle 5.30 si parte da Nichelino e in circa un’ora e mezza raggiungiamo il parcheggio vicino a Malpensa dove lasceremo la nostra auto (Green Parking). Arriviamo in aeroporto ed effettuiamo tutte le procedure per il check in. Voleremo con Qatar Airways ed effettueremo uno scalo a Doha (6 h di volo, 2 h di fuso orario). La partenza è prevista da Malpensa alle ore 9.40, in perfetto orario ci imbarchiamo e si parte! Durante il volo ci hanno servito il pranzo e uno snack e tra un sonnellino e un film siamo velocemente arrivati a Doha. Atterrati in Qatar, riceviamo un messaggio da Prachanda (uno dei proprietari dell’agenzia Explore Vacation di Kathmandu a cui che ci affideremo per il viaggio) chiedendoci conferma se saremmo arrivati nella notte. Aveva fatto confusione e pensava arrivassimo il giorno dopo! Trascorreremo quindi la prima notte in un hotel a pochi metri da quello dove poi passeremo i due giorni successivi.
Dopo aver risolto questo piccolo disguido (nel frattempo sono passate 2 ore e mezza di scalo) è ora di salire di nuovo sull’aereo: direzione Kathmandu (5h 30 di volo, 4h45 di fuso orario dall’Italia). L’aereo è un po’ meno moderno (non è disponibile il WiFi e lo schermo non è touch), ma comunque confortevole. Alle 2 e 15 di notte, in perfetto orario, siamo atterrati nella capitale nepalese! Scesi dall’aereo abbiamo concluso le procedure per il visto iniziate online (32€ a testa) e siamo andati a recuperarci i bagagli: per fortuna tutti interi, ma buttati per terra vicino ad un rullo. Ce ne siamo accorti dopo alcuni minuti perché il tabellone non indicava ancora l’uscita dei bagagli e quindi rimanevamo in attesa.
Le stranezze non sono ancora finite: fuori dall’aeroporto abbiamo incontrato un signore credendo fosse l’autista perché teneva in mano il foglio con il nostro nome, ma ci ha semplicemente aiutato a portare i bagagli vicino alla macchina dove ci attendeva l’autista: ovviamente ha richiesto una mancia. Non avevamo ancora effettuato nessun cambio dei soldi e quindi si è accontentato del solo dollaro che abbiamo ricevuto di resto pagando il visto.
Una volta saliti sull’auto abbiamo raggiunto l’hotel con non pochi imprevisti: un alcool test effettuato all’autista, stradine piene di ragazzi che stavano facendo serata e non per ultimo l’autista che non sapeva il percorso. La guida in Nepal è a destra (essendo ex colonia inglese) e anche a questo dovremo abituarci. Intorno alle 3 e mezza siamo finalmente arrivati nella stanza di hotel: un po’ peggio rispetto a come ci aspettavamo, ma dovremo passare solo alcune ore: domani avremo il trasferimento all’hotel Marshyangdi a 50 metri da quello in cui trascorreremo la notte (dalla finestra del bagno, infatti, lo vediamo!).
Giorno 2 (29 Ottobre 2022): Kathmandu
Il telefono della stanza squilla: la reception ci avvisa che alle 10 terminerà la colazione (sono infatti le 9 e 20 e stavamo ancora sognando). Ci infiliamo la tuta e scendiamo al piano terra: la sala della colazione non è delle più pulite e più che altro non vediamo nulla da mangiare; chiediamo quindi due caffè lunghi. La preparazione della colazione, in realtà stava già avvenendo, ma non ci avevano avvisati. Dopo circa 15 minuti (pensavamo ormai di accontentarci solo più del caffè) ci hanno servito molte pietanze: pane con marmellata, un piatto misto di verdure, wurstel e uovo sodo, yogurt, succo di anguria e anguria fresca. A malincuore non siamo ovviamente riusciti a finire tutto.
Una volta tornati in camera ci siamo preparati e chiuso le valigie (le dovremo lasciare nella hall dell’albergo) perché alle 13 incontreremo Prachanda per fare il cambio hotel. Abbiamo a disposizione circa 3 ore e così decidiamo di passeggiare per le vie di Kathmandu e iniziare a farci un’idea del quartiere in cui soggiorniamo (Thamel). La prima impressione è di caos: motorini e moto piuttosto grosse che ti fanno le rasette, un sacco di negozi che vendono abbigliamento e attrezzatura per il trekking e venditori ambulanti che cercano di venderti la qualunque.
Siamo così arrivati alla piazza principale, Durbar Square, che avremo modo di visitare con calma domani con la guida. Dopo essere fuggiti da uno stuolo di persone che ci offrivano visite guidate, abbiamo cambiato un po’ di soldi e siamo tornati verso casa. Ad aspettarci c’era Prachanda che ci ha indicato la via per l’Hotel Marshyangdi dove trascorreremo le prossime due notti. Decisamente un altro tipo di albergo! Molto più curato e pulito. Ne approfittiamo per darci una rinfrescata e rilassarci un po’ e intorno alle 14 decidiamo di prendere un taxi e raggiungere Patan.
È un’antica città poco fuori da Kathmandu che in passato era stata una rivale mentre adesso è una sorta di sobborgo. Abbiamo chiesto all’hotel di procuraci un taxi e dopo pochi minuti era subito disponibile. Con l’autista abbiamo pattuito di effettuare sia l’andata che il ritorno con lui, ma probabilmente abbiamo fatto una stupidaggine perché ci costerà molto di più (3500 rs). Il taxista ci consiglia di visitare la città in circa un’ora e mezza e così abbiamo fatto. Per prima cosa siamo entrati nella piazza principale, anche questa si chiama Durbar Square (1000 rs a testa). Dopo una veloce visita siamo stati fermati da una guida che parlava italiano: ha iniziato a darci un po’ di informazioni e ci ha sconsigliato di fare in autonomia perché non avremmo capito il significato di tutto ciò che ci circondava. Ci siamo così fatti convincere e lo abbiamo seguito per 2000 rs.
Abbiamo avuto modo di osservare il palazzo reale, un tempio raffigurante immagini del Kamasutra, un tempio in pietra con base ottagonale, una campana tibetana, un tempio dedicato al commercio e una vasca per purificarsi prima di pregare, il tutto situato in una sola piazza. Salutato la guida (in fin dei conti si è rivelato interessante) abbiamo ancora visitato il tempio d’oro, un cortile buddhista completamente dorato (100 rs a testa).
Avevamo appuntamento con il taxista alle 16 e puntuali saliamo in auto. Ci chiede se abbiamo visto anche il tempio indù al fondo della città; alla nostra risposta negativa ci consiglia di scendere dalla macchina e di andarlo ancora a vedere perché merita e di non preoccuparci che ci avrebbe aspettato. Ci puzza un po’ come fregatura, ma decidiamo comunque di farlo. In 5 minuti raggiungiamo ancora quel tempio e dopo una breve visita torniamo. Il viaggio di ritorno è stato caratterizzato dall’ansia di Fede che temeva di dover pagare molto di più, ma così non è stato.
Tornati nelle vicinanze dell’hotel abbiamo acquistato una sim nepalese della compagnia NCELL che a detta di Prachanda dovrebbe prendere anche durante il trekking (1500 rs, 20 GB per 30 giorni) e abbiamo subito iniziato con lo shopping: Fede ha preso una t-shirt tecnica e un pile (palesemente da donna!), Bea delle bacchette che serviranno per il trekking. Si è fatta ora di cena e dopo una breve carrellata su TripAdvisor decidiamo di dirigerci verso l’Himalayan Yak Restaurant. Arrivati sul posto ci sembra che quel locale fosse poco più di un bar e quindi decidiamo di entrare in un ristorante vicino. Abbiamo ordinato due zuppe (una al coriandolo e limone, l’altra alle verdure) e come secondo un Dal Bhat con carne di bue accompagnato da pane all’aglio. La zuppa al coriandolo ha un gusto davvero forte e quella alle verdure è troppo piccante. Da domani dovremo ricordarci di chiedere se i piatti hanno il peperoncino!
Come prima cena nepalese non è stata delle migliori, ma speriamo di rifarci nei prossimi giorni. Intorno alle 21 e 30 siamo tornati in albergo e siamo crollati a dormire: avevamo, infatti, parecchie ore di sonno arretrate.
Giorno 3 (30 Ottobre 2022): Kathmandu
Oggi la sveglia suona alle 7 e 30, doccia e colazione a buffet in Hotel continentale e nepalese. Alle 9 abbiamo appuntamento nella hall dell’albergo con Prachanda e le due guide: Bhim ci accompagnerà oggi alla scoperta di Kathmandu e Bhaktapur, Tika sarà la nostra guida nei prossimi giorni di trekking. Dopo un rapido consulto ed essersi raccomandati di avere tutto il necessario per il trekking siamo saliti a bordo di una Nissan Magnite con un autista e Bhim per raggiungere velocemente Durbar Square.
C’è molta meno gente in giro e così entriamo subito nel cortile del Palazzo Reale. Particolari sono gli intagli in legno sulle porte. Dopo la visita e la spiegazione storica da parte della guida abbiamo attraversato la piazza e raggiunto il Kumari Bahal. L’architettura è simile agli altri palazzi, ma la particolarità è quella che all’interno vive una bambina di 7 anni scelta dal capo indù quando ha 3 anni fino al compimento dei 13 anni. La scelta non è casuale, ma queste bambine devono rispettare 32 caratteristiche indicate dalla religione. Inoltre non possono mai lasciare il palazzo ad eccezione di 3 volte l’anno durante delle cerimonie. Ogni giorno si affaccia un paio di volte da una finestra sul cortile; i turisti possono vederla, ma non fotografarla.
Una volta terminata la visita della piazza principale siamo risaliti in auto e abbiamo raggiunto il tempio delle scimmie. Un tempio buddhista collocato su una collina e abitato da buffe scimmie che non hanno particolare paura dell’uomo. Dopo aver provato a lanciare delle monetine su una fontana ben augurale senza farle cadere in acqua (purtroppo non ci siamo riusciti) abbiamo avuto modo di visitare con calma il luogo e fotografare gli animali.
Intorno alle 12 e 30 siamo ripartiti e in un’oretta siamo arrivati a Bhaktapur. Come Patan è un’antica città che ora fa parte della periferia di Kathmandu. L’ingresso è a pagamento (1500 rs a testa), ma la cosa positiva è che la strada è totalmente pedonale. Dopo aver attraversato la Durbar Square Bhim ci porta subito su una terrazza vista piazza a far pranzo e finalmente oggi iniziamo a mangiare molto bene: noodle fritti alle verdure, gamberetti fritti e polpettine di ceci e cipolle. Una volta terminata la pausa abbiamo visto un’altra piazza con un imponente tempio dedicato al commercio e successivamente ci siamo infilati nei vicoletti pieni di botteghe di artigianato. Abbiamo assistito alla spiegazione di come vengono creati i Mandala (quadri religiosi che hanno diversi significati) e abbiamo avuto modo di provare la campana tibetana che i nepalesi utilizzano per curare i dolori muscolari attraverso le vibrazioni che emana.
Nel pomeriggio siamo poi tornati a Kathmandu e ci siamo fatti lasciare vicino alla piazza principale: avevamo piacere di fare ancora un ultimo giro e comprare ciò che ci mancava per il trekking (un paio di ciabatte per Fede e dei sandali per Bea). Tra il giro della piazza e le ultime compere abbiamo però visto l’indicazione per un bar su una terrazza panoramica: siamo così saliti e abbiamo consumato una birra e un té freddo assistendo al tramonto. Giusto il tempo di prenderci una felpa in albergo, siamo di nuovo usciti per cena.
Questa sera proveremo un locale tradizionale e indiano consigliato da Prachanda: Third Eye Restaurant. Il posto si è rivelato molto accogliente e il cibo buono: abbiamo ordinato due zuppe, una alla cipolla e l’altra ai funghi e due creme che abbiamo mischiato al riso, una di pollo e spinaci e l’altra con formaggio. Intorno alle 21 siamo tornati in albergo, finito i preparativi per la partenza di domani e subito nanna!
Giorno 4 (31 Ottobre 2022): Da Kathmandu (1400 m) a Koto (2619 m)
Oggi sveglia presto: alle 5 suonava già per avere il tempo di fare una doccia (non sappiamo quando riusciremo a rifarla), una ricca colazione in hotel e chiudere le valigie. Dopo aver depositato il valigione (è possibile lasciarlo in hotel per i giorni del trekking), è arrivato Tika a bordo di un fuoristrada Nissan Patrol accompagnato da quello che sarà il nostro portatore e dall’autista. Si parte in direzione Chame: ci aspettano 14 ore di strada. Ancian (il portatore) è seduto dietro di noi con attorno tutti gli zaini, ma dice che non gli danno fastidio e non accetta di lasciarcene uno davanti.
Dopo 15 minuti circa pit stop per rifornimento e acquisto di un po’ di banane e dopo circa un’ora ulteriore sosta: ci chiedono se vogliamo fare colazione. Avendola già mangiata diciamo loro che possiamo proseguire, ma la nostra risposta non cambia il programma: noi due rimaniamo in auto mentre gli altri vanno in un chioschetto bordo strada per consumare qualcosa. Tornati in macchina si riparte! Al caos stradale non ci facciamo quasi più caso e anche il nostro autista non si risparmia con i sorsassi.
Pochi chilometri più avanti dalla ripartenza ci ritroviamo fermi in coda: passano alcuni minuti e poi l’autista vuole capire che cos’è successo. Decide quindi di incamminarsi a piedi e tornando ci annuncia che probabilmente un camion aveva bucato ed era rimasto in mezzo alla strada. Aspettiamo almeno un’altra ora fino a quando finalmente la coda si sblocca e si può ripartire (anche le ripartenze non sono del tutto immediate: l’accensione con chiave della jeep non funziona e quindi è necessario ogni volta fare il collegamento con i cavi elettrici!).
Percorsi non più di 20 km anche noi non volevamo esser da meno: l’autista si accorge di aver bucato. Ci fa quindi scendere a bordo strada e con Tika raggiungiamo un baretto. Lungo la strada troviamo un camion coricato in un fossato contro la roccia, forse la causa del lungo ingorgo. Le condizioni igieniche del bar non erano delle migliori, ma ne abbiamo approfittato comunque per una sosta bagno e una tazza di tè. Nel frattempo l’autista ci ha ricaricato e siamo ripartiti. Il viaggio prosegue abbastanza tranquillo e tra un sonnellino e l’altro (soprattutto di Bea!) arriviamo al ristorante per un pranzo veloce. Il menù prevede Dal Bhat: riso bianco, lenticchie in umido, pollo, sottaceti.
Quest’ultimo è il piatto tipico che consumano regolarmente i nepalesi: dicono che gli da l’energia per 24 h! Dopo una mezz’oretta siamo risaliti a bordo, ma le soste non erano ancora finite: non appena hanno avvistato per strada un gommista, ci siamo fermati un’altra buona mezz’ora per far riparare il copertone. Una volta ricominciato il viaggio possiamo notare delle grosse risaie sia a fondo valle sia organizzate in terrazzamenti. In questo periodo, essendo finito il periodo delle piogge, il terreno sta seccando e avviene la raccolta del riso.
Da qui la strada si fa interessante: abbandoniamo l’asfalto e iniziamo a percorrere lo sterrato. La stanchezza inizia a farsi sentire, ma la tensione sale e non riusciamo più a riaddormentarci. Il desiderio è quello di arrivare il prima possibile e sperare che l’autista riesca a governare sempre bene la jeep! All’arrivo mancheranno ancora 6 ore e durante il tragitto abbiamo ancora fatto qualche sosta pipí (rigorosamente nel bosco) e per scattare qualche foto di fronte ad una cascata. Ad un’ora dall’arrivo circa ancora un ultimo intoppo: all’entrata di un paesino c’era molta gente per strada tra cui dei poliziotti (sono soliti avere con sé un fucile o un bastone). Si era verificato un incidente poco distante da lì ed era necessario aspettare il passaggio della ruspa che riportasse in strada il camion caduto nel dirupo.
Intorno alle 8 di sera finalmente arriviamo a Koto (un sobborgo poco prima di Chame, che secondo Tika è molto più tranquillo). Veniamo accolti nell’Hotel Himlung e ci viene mostrata la stanza in cui dormiremo: i letti sono sempre rigorosamente singoli, ma c’è il bagno in stanza e la corrente. Infreddoliti raggiungiamo la dining room in cui ci viene servito un ottimo piatto di noodle con verdure, un piatto di momo accompagnati da tè nero. Dopo esserci riscaldati al tepore della stufa (assomigliano un po’ ai nostri putagé) e aver approfittato un po’ del WiFi ci ritiriamo in stanza e alla velocità della luce entriamo nei nostri sacco a pelo. Buonanotte!
Giorno 5 (1 Novembre 2022): da Koto (2619 m) a Pisang (3250 m)
Dopo una sveglia inaspettata alle 5 (Fede si era dimenticato di togliere quella del giorno prima), ci svegliamo per davvero alle 7. Seppur meglio rispetto a ieri sera in stanza fa piuttosto fresco: usciamo velocemente dai sacchi a pelo e ci vestiamo. Alle 7.30 ci aspetta la colazione: tè nero, caffè lungo, uova bollite e chapati (pane tipico).
Dopo aver chiuso gli zaini e lasciato quello che ci porterà il portatore, Tika ci ha procurato un po’ di frutta (banane, arance piccole come mandarini e mele) e intorno alle 8.45 siamo pronti per partire in direzione Pisang! Ci aspettano circa 5-6 h di cammino su strade carrozzabili (dove ogni tanto bisognava accostarsi per far passare Jeep o moto che alzavano un polverone) e brevi sentieri utilizzati come scorciatoie, leggermente più ripidi. Avvistiamo subito davanti a noi l’Annapurna innevato che dopo pochi metri scomparirà per lasciar spazio alla vista di cascate, rocce imponenti e alberi sempreverdi. Intorno alle 11 arriviamo in un villaggio con una distesa di piantagioni di mele italiane Delizia Golden e giapponesi Fuji.
Tika ci ha spiegato che la coltivazione permette di dar lavoro a molte persone e che le mele arrivano dall’Italia perché anni fa alcuni nepalesi hanno lavorato in campi italiani e le hanno esportate. Dopo una breve pausa e un ottimo succo di mele riprendiamo il cammino. La strada continua alternando boschi a passaggi scavati nella roccia e prima di arrivare al sobborgo di Pisang in cui faremo pranzo abbiamo l’opportunità di attraversare un ponte tibetano. Già durante il trasferimento in macchina abbiamo notato che i ponti tibetani vengono utilizzati come veri e propri passaggi pedonali per collegare una valle e l’altra dove magari esiste una sola strada asfaltata e le persone hanno necessità di prendere il pullman o lo scuolabus. Il primo sobborgo di Pisang è una bellissima sorpresa: pieno di colori e molto assolato.
Raggiungiamo una terrazza e ci gustiamo al sole una zuppa di noodle bolliti e un piatto di patate al forno con verdure. Molto buoni entrambi i piatti! Dopo circa un’ora di pausa ci siamo incamminati verso la meta che dista circa 45 minuti. Durante il cammino sono evidenti i danni che tutti gli anni causa la stagione delle piogge che fa esondare i fiumi e il più delle volte franare il terreno (abbiamo potuto notare una scuola mezza franata). Verso le 15 e 45 siamo giunti al lodge New Tibetan e dopo esserci sistemati in stanza (con water privato) ci siamo rigenerati con una doccia diciamo tiepida (il costo è di 150 rupie a testa e la temperatura dell’acqua non arriva a 30 gradi).
Ci siamo poi accomodati nella sala comune vicino al tepore della stufa e abbiamo proceduto alla scrittura di queste pagine sorseggiando del tè. Alle 19 la cena è servita: zuppe di cipolla e di verdure, momo stufati con verdure. Dopo una partita a carte verso le 21 ci ritiriamo in stanza: domani mattina la sveglia suona alle 6!
Giorno 6 (2 Novembre 2022): da Pisang (3250 m) a Bhraka ( 3470 m)
Entrambi eravamo già in dormiveglia, ma alle 6 giù dalle brande! Con coraggio (perché la temperatura non era delle più confortevoli) ci siamo velocemente vestiti e preparati gli zaini. In teoria alle 7 avevamo appuntamento con Tika per la colazione, ma non era ancora uscito dalla sua stanza e così ne abbiamo approfittato per scattare qualche foto. Alle 7.30 circa ci è stata servita una ricca colazione (già prenotata ieri): tè al limone e zenzero (Fede ha scoperto essere il suo preferito), pancake alle mele, chapati e uova fritte.
Alle 8.15, dopo aver lasciato lo zaino ad Ancian (il nostro portatore) siamo partiti alla volta di Upper Pisang, una borgata situata sulla collina e separata dal nostro lodge da una ripida scalinata. I polpacci si facevano sentire, ma presto siamo arrivati e abbiamo avuto la possibilità di visitare un tempio buddista. Tika ci ha spiegato che solitamente non è possibile l’accesso all’interno per i turisti, ma ci ha confidato che avrebbe provato a fare un’eccezione; infatti, dopo aver parlato con una signora abitante del villaggio, la stessa ha lasciato a terra una cesta con all’interno una bombola che stava trasportando ed è andata ad aprirci le porte di questo coloratissimo tempio costruito di recente. Le regole per entrare sono quelle di togliersi le scarse e di lasciare un’offerta (100 rs). Siamo stati fortunati perché ci hanno dato l’opportunità anche di fotografare all’interno. Una volta usciti, la vista sul massiccio dell’Annapurna era davvero mozzafiato!
Proseguiamo quindi il nostro cammino: il sentiero cambia leggermente e si stringe un po’. Ci si addentra nella foresta di pini e guardando verso valle si può avvistare il lago di Mring Tso. Poco piú avanti attraversiamo una fitta distesa di arbusti con spine legnose e bacche color arancio chiamati Olivello Spinoso. Una volta superato un ponte tibetano saliamo dritti per dritti e dopo circa un’ora raggiungiamo Ghyaru (3670 m): un paesino davvero suggestivo. Abbiamo visitato un enorme Mani (un cilindro che consigliano di fare girare per tre volte affinché porti fortuna e faccia suonare una campana) e poi ci siamo accomodati su una terrazza per gustarci una calda tazza di tè e scambiare due parole con un gruppo di ragazzi tedeschi e svedesi. Dopo il break siamo ripartiti: il sentiero era piuttosto pianeggiante e tra una foto e l’altra dopo circa 2 ore siamo arrivati a Ngawal per il pranzo.
Nonostante un po’ di vento abbiamo preferito comunque sostare all’esterno per continuare ad ammirare il panorama. La scelta del pranzo è stata riso con verdure al curry e riso con brodo e carne di Yak. Quest’ultima è davvero particolare: il gusto è simile a quello della capra e la consistenza è tutt’altro che morbida. Ci raccontava Tika, però, che in questo periodo la carne di Yak non è buona perché gli animali sono troppo grassi, ma Fede ha avuto la fortuna di trovarla perché ne avevano macellato uno circa 7 giorni fa e messo ad essiccare.
Una volta terminato il pranzo abbiamo attraversato il paesino e potuto ammirare un imponente albero di ginepro. Subito dopo siamo risaliti per una ripida strada e superata una scuola per diventare monaci abbiamo imboccato un sentiero in discesa bello scosceso. Abbiamo poi guadato un fiume superando un piccolo ponte in legno e proseguito accanto a delle risorgive naturali che rendono i campi attorno quasi paludosi tutto l’anno.
A questo punto manca quasi un’ora all’arrivo a Manang, ma Tika sostiene che si faccia troppo tardi e ci propone di fermarci per la notte a Bhraka, un paese a metà strada. Essendo una scelta un po’ improvvisata non ha potuto prenotare prima la camera nel lodge e dopo aver chiesto ospitalità in due tea house, ci siamo stabilizzati nella terza dove vi era ancora posto (Gunji Lodge). Il luogo è un po’ meno accogliente del posto di ieri, in camera non abbiamo il bagno e neanche una presa elettrica, ma ci accontentiamo. Dopo una rapida rinfrescata siamo scesi nella sala comune per stare un po’ al caldo e abbiamo scoperto che anche il WiFi non era funzionante.
Ne abbiamo approfittato per aggiornare il diario, leggere qualche curiosità sulla Lonely Planet sorseggiando un tè alla menta e acqua e limone e alle h 19 e 30 è arrivata la cena: due Thenthuk (zuppe tipiche una con patate l’altra con funghi e tocchetti di pasta), un piatto di momo con ripieno misto e frutta (melograno e mela).
Dopo cena una divertente partita a carte e poi nanna alle 21!
Giorno 7 (3 Novembre 2022): da Bhraka (3470 m) a Gunsang (3950 m)
Oggi giornata tranquilla, sveglia alle 7. Il lodge non è dei più accoglienti, ma la stanza era più calda delle precedenti (probabilmente perché batte il sole tutto il giorno). Dopo aver chiuso i sacco a pelo e sistemato gli zaini siamo scesi per colazione: caffè lungo per fede (anche se in realtà aveva chiesto del tè) e tè al limone per Bea. Oggi abbiamo assaggiato l’apple pie (diversa dalla nostra torta di mele perché si presenta come un panzerotto fritto ripieno di mele cotte).
Ripartiti dal lodge ci dirigiamo verso il monastero di Bhraka: lasciamo gli zaini ad Ancian che ci aspetterà a valle e insieme a Tika percorriamo la salita. Una volta arrivati, un guardiano ci ha aperto le porte del tempio che risale a circa 700 anni fa (il costo dell’entrata è di 100 rs a testa). Tolte le scarse siamo entrati in questo luogo coloratissimo, pieno di statue raffiguranti i Buddha e i monaci locali e fino a 1.000 statuine più piccole. Davvero affascinante! All’uscita abbiamo effettuato una breve visita all’esterno e la guida ci ha mostrato un villaggio distrutto dal terremoto del 2015. Il monastero è famoso perché tutti gli anni viene visitato per circa un mese tra dicembre e gennaio dal Lama e i monaci trascorrono lì tutto il periodo delle piogge.
Dopo aver nuovamente raggiunto Ancian, zaini in spalla alla volta di Manang bassa (a detta di Tika è una città trafficata simile a Kathmandu, ma in realtà è solamente un paese un po’ più grande e più fornito rispetto agli altri villaggi). Oggi è un giorno tranquillo perché serve da acclimatamento (in prima battuta, infatti, avremmo dovuto passare due notti a Manang, ma la guida ha preferito comunque spostarci un po’ più in alto per la notte).
Per abituarci all’altitudine lasciamo gli zaini nel ristorante in cui torneremo per pranzo e effettuiamo un’escursione di circa 2 ore e mezza. Da Manang raggiungeremo il punto panoramico di Chongar, un’altura dove sventolano le bandiere di preghiera. La salita per arrivarci è piuttosto ripida, ma il panorama è splendido: da una parte si scorge il ghiacciaio del Gangapurna (una vetta che fa parte del massiccio dell’Annapurna), dall’altra una distesa di terra che fino a qualche anno fa era un lago prima che una valanga lo distruggesse durante il periodo delle piogge. Arrivati in cima abbiamo gustato una mela e sorseggiato un succo di Seabuckthorn (bacche di olivello spinoso) mentre Tika ci mostrava su una cartina che poi ci ha donato le varie montagne di fronte a noi.
Tornati a Manang abbiamo pranzato sotto il sole (oggi fa davvero caldo perché non c’è vento) con un hamburger vegetariano e con del Dal Bhat di pollo. Durante il pranzo la guida ci ha comunicato che insieme ad Ancian sarebbero andati in una panetteria per comprare del pane per i prossimi giorni e di aspettarli lì. Dopo un’ora non erano ancora tornati e iniziavamo a preoccuparci: non avevamo capito che avrebbero anche fatto pranzo. Dopo che Fede ha concluso di mandare un po’ di mail di lavoro sfruttando il wifi e abbiamo mostrato i permessi per effettuare il trekking alla polizia locale siamo ripartiti per raggiungere in circa 1 ora Gunsang (3950 m) via Manang alta. Si inizia finalmente a intravedere il passo del Thorung La dove arriveremo fra tre giorni. Arrivati al lodge Chullu West siamo stati accolti dalla proprietaria che stava facendo essiccare della carne al sole.
Abbiamo potuto scegliere la stanza con il bagno perché saremo gli unici turisti questa sera a soggiornare qui (per la prima notte ci toccherà usare le torce perché in camera non c’è corrente). Una volta sistemati, abbiamo avuto la possibilità di farci una “doccia” con un secchio pieno di acqua calda (200 rs a testa). Non è una soluzione comodissima, ma almeno l’acqua è bella calda! Dopo esserci rigenerati abbiamo raggiunto la sala comune con una vetrata spettacolare sulle montagne innevate per asciugarci i capelli e sorseggiare del té. Alle 18.30 è pronta cena! Ci facciamo consigliare da Tika due Thentuk simili a quelle di ieri (una con l’uovo e l’altra con un mix di carne tra cui lo yak). Chiediamo inoltre di poter assaggiare il formaggio di Yak, un formaggio stagionato simile alla nostra raschera. Concludiamo con della buona frutta (pere e mele sbucciate).
La serata prosegue scrivendo il diario, leggendo un buon libro e continuando la partita di carte iniziata ieri (purtroppo Fede ha battuto Bea). Tika ci ha inoltre consigliato di misurare l’ossigenazione nel sangue con il saturimetro (entrambi abbiamo la SpO2 di 86, che per essere a 4000 m va bene! Il tutto si conclude verso le 21 quando ritornando in stanza ci soffermiamo a vedere per qualche minuto le stelle. Stanotte, finalmente, riusciremo a dormire vicini perché siamo riusciti ad unire i letti!
Giorno 8 (4 Novembre 2022): Da Gunsang (3950 m) a Yak Kharka (4040 m)
Questa mattina siamo stati svegliati dal sole che entrava in stanza e da una meravigliosa vista sulle montagne direttamente dal sacco a pelo! Alle 8 siamo scesi nella sala comune e abbiamo gustato un’ottima colazione: omelette, chapati con marmellata di olivello prodotta a km0 e ovviamente del tè.
Dopo esserci preparati, aspettando Tika e Ancian ci siamo goduti un po’ la vista dell’Annapurna sul terrazzo baciati dal sole. Verso le 9 e 15 siamo partiti: oggi raggiungeremo il villaggio di Yak Kharka (pascoli degli yak), il tragitto non sarà lungo e neppure il dislivello. Dovremmo arrivare prima di pranzo. Lungo il percorso abbiamo avuto la fortuna di avvistare e fotografare una mandria di Tahr himalaiano, simili ai nostri stambecchi. Tika li ha chiamati “capre di montagna”. Continuiamo a camminare tra foreste in miniature di ginepro e olivello fino a quando raggiungiamo un lungo ponte tibetano: la cosa curiosa è che poco dopo averlo attraversato, dietro a noi l’hanno oltrepassato una carovana di asini che stavano trasportando del cibo a Muktinath (il paese oltre al passo del Thorung La).
Intorno alle 11 e 15 siamo arrivati al New Himalayan View, il lodge che ci ospiterà per il resto della giornata e per la notte. La camera ha il bagno (con addirittura il water) e per la prima volta il letto è matrimoniale! È presente anche la luce, mentre per ricaricare i dispositivi è necessario farlo nella sala comune. Il WiFi, ormai non è più contemplato nonostante ci sia un router! Alle 12 abbiamo pranzo con due piatti di Chumwai (noodle leggermente fritti con verdure, uovo e tonno). Abbiamo poi approfittato del caldo sole e del vento per lavare un po’ di biancheria.
La guida ci ha consigliato, se ne avevamo voglia, di passeggiare nei dintorni e quindi in autonomia abbiamo raggiunto il paesino di Letdar (poco piú in alto), che attraverseremo anche domani. Tornati al lodge ci siamo accomodati ai tavoli scaldati dal sole e abbiamo aggiornato il nostro diario. Abbiamo trascorso così il pomeriggio fino all’arrivo della cena alle 18 e 30 circa.
Ci viene servita la Moussaka (verdure ricoperte da formaggio fuso) che avevamo ordinato, ma dopo aver mangiato metà del piatto scopriamo che era destinato ad un altro ragazzo ospite. Ci arriva, infatti, una seconda Moussaka con verdure, uovo e formaggio e decidiamo di mangiarla ugualmente al posto delle due zuppe prenotate. Dopo cena la consueta partita a carte che vede la vittoria di Federico nonostante abbiamo vinto solo 3 manche su 10. Domani la partenza sarà sempre tranquilla, dopo esserci scaldati vicino alla stufa bevendo una tazza di acqua calda da veri nepalesi siamo andati in stanza a riposare.
Giorno 9 (5 Novembre 2022): daYak Kharka (4040 m) al Thorong High Camp (4800 m)
Stamattina sveglia alle 7 dopo ben 10 ore di sonno! Alle 8.15 colazione con pancake e omelette al formaggio. Subito dopo ardua impresa per lavarsi i denti e farsi la barba: tutti i tubi dell’acqua erano gelati nella notte. Gentilmente Ancian ci ha portato due brocche d’acqua calda e così è stato tutto più semplice. Alle 9 siamo in partenza! L’obiettivo è di raggiungere il Throng Base Camp (4550 m) per pranzo e se ce la sentiamo proseguiremo per l’ultimo campo disponibile prima del passo cosicché domani avremo meno strada da fare.
Dopo aver superato Letdar il sentiero sale abbastanza tranquillo, scorgiamo un lago a valle super trasparente e Fede scatta ancora qualche foto agli yak. Raggiungiamo poi un ponticello di legno e iniziamo ad incontrare parecchi più trekker rispetto ai giorni scorsi. Essendoci molti meno lodge più avanti è normale che la gente sia più concentrata più ci si avvicina al passo.
Il sentiero sale poi bello ripido fino a quando raggiungiamo un chioschetto: è tempo per una pausa e una barretta (che piacciono tanto a Tika e Ancian). Dopo una decina di minuti ripartiamo, il percorso cambia aspetto e diventa molto più pietroso anche se mai pericoloso. Avvistiamo poi in lontananza il campo base! Soddisfatti continuiamo a camminare anche se il fiato inizia ad essere un po’ più corto. Intorno alle 11 e 30 siamo arrivati e abbiamo ordinato il pranzo: hamburger vegetariano un po’ allappante con patatine e succo di olivello.
Per fortuna continuiamo a non avere sintomi per il mal di montagna se non un lievissimo mal di testa (probabilmente dovuto allo sforzo); misuriamo l’ossigenazione che secondo Tika è buona (83 SPO2) e così ripartiamo alla volta dell’ultimo campo. La strada è piuttosto ripida perché abbiamo superato 300 m di dislivello in meno di un’ora e il vento si fa sentire, ma tra una pausa e l’altra siamo arrivati anche lì!
Ordiniamo un tè al limone con lo zenzero e mentre ci riposiamo Tika incontra suo zio: un’altra guida che sta accompagnando una ragazza Italiana, Agnese. È la prima italiana che incontriamo in questi giorni e, cosa più incredibile, è di Ivrea. Ancora non contenti della strada percorsa oggi, decidiamo di raggiungere la vetta dietro il lodge per scorgere un panorama delle montagne circostanti niente male! Iniziamo così a calpestare un po’ di neve, che con molta probabilità incontreremo anche domani.
Tornati in stanza abbiamo preparato tutto il materiale per la notte e per la partenza presto di domani. Verso le 16 e 15 siamo entrati nelle sale comuni del lodge: tantissima gente era già seduta ai tavoli, ma per fortuna abbiamo trovato un posticino anche noi nella sala con la stufa. Aggiorniamo il nostro diario e aspettiamo la cena. Nel frattempo ci raggiungono Agnese e Alberto (un altro ragazzo italiano, di Roma): abbiamo modo così di chiacchierare ancora un po’ e scopriamo che anche Agnese è fisioterapista!
Alle 18 arrivano le due zuppe di noodle belle calde ai funghi e verdure. Questa sera ce n’è proprio bisogno perché le temperature iniziano ad essere veramente basse. Intorno alle 19.30 andiamo in stanza e ci infiliamo immediatamente nei sacco a pelo! Questa notte farà freddo, ma per fortuna non si fanno sentire i sintomi del mal di montagna.
Giorno 10 (6 Novembre 2022): Da Thorong High Camp (4800 m) via Thorong La Pass (5416 m) a Muktinath (3800 m)
Oggi è il grande giorno! Alle 3 e 30 di notte suona la sveglia, ci vestiamo cercando di non prendere troppo freddo, chiudiamo gli zaini e alle 4 e 15 abbiamo appuntamento nella sala comune con Tika e Ancian per una tazza di tè caldo. Tardano un po’ ad arrivare (gli orari non li rispettano mai tantissimo), ma alle 4 e 52 siamo in partenza! Il freddo è tanto (dai -10 ai -15 °C), ma passa in secondo piano vista la luna quasi piena e una stellata pazzesca.
Passo dopo passo, percorriamo il sentiero che parte da dietro al lodge. È una lunga serpentina e Tika, capofila, parte abbastanza in quarta superando numerosi gruppi davanti a noi. Dopo circa 200 metri di dislivello incontriamo un rifugio, ma non ci fermiamo. Per fortuna stiamo bene e dopo circa un’ora di cammino iniziamo a scorgere l’alba da dietro le montagne. Che spettacolo! Il sentiero continua tranquillo, la neve è solo sui bordi e man mano il sole illumina la strada. Tika ci sussurra che non siamo lontani dal passo…non vediamo l’ora! E così verso le 7 e 15 da lontano iniziamo a vedere delle bandierine e capiamo che ci siamo, siamo finalmente arrivati!
È stata un’emozione davvero forte! Non perdiamo tempo e scattiamo subito le foto di rito con dietro la targa che indica il nome del passo. Veramente uno spettacolo! Dopo qualche minuto iniziamo la discesa: dovremo “perdere” in una mattinata 1700 m di dislivello. La guida inizia la discesa abbastanza spedita, ma dopo una decina di minuti gli chiediamo di fare una sosta: entrambi ci sentivamo le “gambe molli”, probabilmente eravamo scesi troppo velocemente e avevamo perso in poco tempo troppi metri di dislivello. Mangiamo una barretta energetica e stiamo subito meglio.
Per le prime due ore il sentiero non è dei migliori: è infatti a tratti molto ghiacciato e ogni momento si rischia di scivolare (non sono mancate anche per noi delle sederate). Dalle 9 circa il sole si fa più caldo e abbandoniamo anche la neve, la strada è meno scivolosa, ma le ginocchia iniziano a farsi sentire. Intorno alle 10 e 30 arriviamo a Chabarbu, una borgata in cui sono presenti alcuni lodge. Tika ci chiede se vogliamo mangiare pranzo qui, ma essendo ancora piuttosto presto preferiamo sederci una mezz’oretta e bere del succo di olivello che ci piace tanto! Il pranzo lo consumeremo direttamente a Muktinath.
Riprendiamo il cammino con davanti a noi le montagne del Mustang e dopo un’oretta raggiungiamo la meta. Prima di arrivare nel lodge facciamo visita ad un tempio buddhista, meno colorato rispetto a quelli visti in precedenza, ma con tantissimi mini Buddha all’interno di vetrinette. Affianco al monastero si trova un tempio indù (dove però non vi si può accedere all’interno se non si è di quella religione) contornato da 108 fontane a forma di testa di toro. Nello stesso complesso c’è anche una sorta di piscina che i religiosi indù usano per purificarsi e un Buddha gigante.
Scendiamo una lunga scalinata e arriviamo al lodge Hotel Town House che però ha più le sembianze di un vero e proprio albergo. Mangiamo subito: finalmente possiamo assaggiare anche i cibi fritti (Tika ce li aveva sconsigliati prima del passo) e così ordiniamo il pane tibetano (simile a una friciula), un piatto di Chumwai e degli springroll (dei rotoli di pasta fritta con verdura). Il pomeriggio lo utilizziamo per farci una doccia rinfrescante (proprio così, perché pur essendoci scritta, l’acqua calda non c’era) e per riposarci un po’ in stanza.
Verso le 17 siamo scesi nella sala ristorante, ordinato la cena e mentre Bea aggiornava il diario Fede ha risposto a un po’ di mail di lavoro. Abbiamo nuovamente incontrato Agnese e ci siamo raccontati a vicenda la giornata di oggi. Alle 19 è arrivata la cena: una zuppa al pomodoro e l’altra con aglio e cipolla, accompagnate da nuvole di drago al gusto di gamberetti (non avevamo capito fosse quello il piatto).
Fede conclude la cena con un bel bicchierino di brandy alla mela offerto da Tika. Verso le 20.30 iniziava a fare veramente freddo nella sala dove abbiamo mangiato e così abbiamo deciso di andarci a caricare. Stanotte si dorme un po’ più al caldo!
Giorno 11 (7 Novembre 2022): da Muktinath (3800 m) a Jomson (2700 m)
Sveglia alle 6 e 15, alle 7 ci aspettano per colazione! Come sempre un po’ di ritardo da parte di Tika e Ancian è d’obbligo, ma verso le 7 e 15 arrivano un invitante pane tibetano con formaggio e un pancake al cioccolato. Verso le 8 partiamo: oggi ultimo giorno di trekking! Dovremo raggiungere Jomson nel pomeriggio, città in cui prenderemo il volo interno per Pokhara.
Tika ci propone di effettuare la via alta, effettuabile solo a piedi e quindi più tranquilla. Percorriamo così alcuni sali e scendi verso la valle del Mustang. Anche oggi le discese si fanno sentire e lungo il sentiero abbiamo modo di trovare a terra il sale himalaiano che però è bianco come il nostro. In questa valle si notano bene i danni che fa la stagione dei monsoni…si vedono spesso frane.
Arrivati a Lupra, un piccolo villaggio, abbiamo pranzato direttamente all’interno di una casa di locali che ci hanno preparato sul momento il cibo: riso fritto con verdure e chowmein con pollo. Uscendo dal villaggio vediamo un noce secolare e numerosi yak. Abbiamo nuovamente incontrato Agnese, che ha mangiato subito dopo di noi. Dopo pranzo siamo ripartiti e abbiamo raggiunto la strada principale che da Muktinath raggiunge Jomson. Gli ultimi chilometri, infatti, sono stati impegnativi perché li abbiamo percorsi su una strada molto ventosa e polverosa al passaggio di jeep e bus (capiamo adesso il motivo per cui Tika ci aveva detto che avremmo potuto prendere un pullman per percorrere l’ultimo tragitto).
Intorno alle 16 siamo arrivati all’ Hotel Majesty in Jomson. Si trova proprio di fronte alla pista di atterraggio e di decollo: domani mattina sarà veloce arrivare in aeroporto. Come ieri, seppur spartano sembra essere un vero e proprio hotel. Finalmente non dovremo più aprire i nostri sacco a pelo perché ci sono le lenzuola! Dopo una veloce lavata (eravamo proprio impolverati!) e dopo aver preparato tutti i bagagli per domani, siamo scesi nella sala comune dove ci aspettavano Tika e Ancian. Per festeggiare la fine del trekking Ancian è andato a comprare dei semi di mais e in cucina hanno preparato i pop corn ed insieme a questi Tika ha offerto del brandy alla mela per Fede e per lui e del sidro alla mela per Bea e Ancian. Peccato che il cidro fosse decisamente più forte rispetto al normale e così ha stordito Bea per tutta la cena.
Alle 19 abbiamo mangiato dei Momo con verdura leggermente piccanti, delle patate schiacciate con formaggio e della carne allo zenzero alla griglia. Dopo circa un’ora è arrivato il Dal Bhat anche per Tika e Ancian. Verso le 21 si va a dormire: domani la sveglia suona alle 5 e 15!
Giorno 12 (8 Novembre 2022): Da Jomson (2700 m) a Pokhara (850 m)
Sveglia presto, alle 6 scendiamo nella sala ristorante per la colazione. Tika e Ancian non si fanno ancora vedere, ma decidiamo comunque di farci portare il pancake alla mela e il french toast prima che arrivino perché alle 6 e 30 dobbiamo lasciare l’albergo per dirigerci verso l’aeroporto. Fede inizia a preoccuparsi perché con il passare dei minuti teme che Tika sia rimasto addormentato, ma dopo poco lo vediamo arrivare! Biglietti a passaporti alla mano, raggiungiamo in 5 minuti a piedi l’aeroporto.
La guida e il portatore richiedono il pass per poter entrare come visitatori e dopo essere entrati nella saletta per effettuare il check in scopriamo che il nostro volo previsto per le 7.30 partirà con almeno mezz’ora di ritardo. Il cielo su Pokhara, infatti, è piuttosto nuvolo e preferiscono che il tempo si rassereni un po’. Verso le 8 può partire il primo aereo e dopo aver fatto andata e ritorno (30 minuti a tratta circa) per le 9 possiamo finalmente decollare anche noi!
Prima di imbarcarci abbiamo effettuato i controlli dei bagagli (tutto ovviamente manualmente e senza metal detector) e ci siamo diretti sulla pista di decollo. L’aereo è davvero piccolo: 18 posti a sedere, 1 hostess e la stiva si trova al fondo dietro i sedili. Non escludiamo di avere un po’ di fifa, ma speriamo che una volta partiti il panorama ci faccia distrarre. Effettivamente è avvenuto proprio così: eravamo circondati sia a destra che a sinistra da montagne e cercavamo di capire di quali si trattassero.
Verso le 9 e 30 siamo atterrati a Pokhara. Il clima è decisamente diverso e dopo aver recuperato tutti i bagagli siamo andati incontro all’autista che già ci aspettava con la sua Suzuki Ciaz berlina. In una decina di minuti siamo arrivati al Queen Park Hotel, un albergo che sfiora il lusso anche per noi, e dove potremo finalmente farci una bella doccia calda! Dopo aver ricevuto il succo di benvenuto e registrato i passaporti siamo subito usciti e diretti verso il lago. La città è piuttosto grande, ma decisamente meno caotica rispetto a Kathmandu. Passeggiando lungo lago iniziamo a farci un’idea di quale mezzo utilizzare (barchetta o pedalò) per raggiungere l’altra sponda del fiume dove si trova la Pagoda della Pace. La mattinata è trascorsa velocemente acquistando la maggior parte dei pensierini per parenti e amici.
All’ora di pranzo decidiamo di tornare vicino al lago per trovare un posticino che magari cucinasse pesce. Rimaniamo colpiti da un cartello con scritto “pesce fresco alla griglia e patatine a 500 rs” e decidiamo di fermarci. Non potevamo fare una scelta migliore di questa! Il pesce era veramente squisito! Dopo una mezz’oretta di pausa sotto l’ombrellone abbiamo ancora comprato qualche souvenir che ci veniva in mente e intorno alle 15 e 30 abbiamo raggiunto un punto di partenza delle barchette. Il bigliettaio ci dice che è ormai troppo tardi: non è più possibile fare andata e ritorno. Scoraggiati andiamo di corsa alla partenza più vicina rispetto alla sponda del lago che dobbiamo raggiungere. Per fortuna, per loro non ci sono problemi: indossiamo i giubbotti di salvataggio e saliamo sulla barchetta colorata di legno guidati da Rojan. In un quarto d’ora raggiungiamo la sponda opposta del lago costeggiando anche un isolotto.
Arrivati, il ragazzo ci aspetterà lì e noi ci incamminiamo verso il monastero della Pace. Ci vorranno circa 45 minuti su un sentiero di scalini in salita. La Pagoda è davvero imponente e dal punto panoramico possiamo scorgere nuovamente le montagne che si nascondono nelle nuvole. Ritornati a riva il sole cominciava a tramontare e risaltati a bordo della barchetta siamo arrivati in città (costo con autista per a/r 1260 rs).
Nel pomeriggio il lungo lago è piuttosto animato da venditori ambulanti (Cibo e souvenir), santoni che leggono la mano e ragazzi con al collo macchine fotografiche professionali che chiedono se vuoi farti fare uno shooting con vista lago. Tornati in albergo ci siamo rilassati con una doccia e intorno alle 19 e 30 siamo usciti per cena. I locali che ci ispirano sono tanti (ci sono lucine e lanterne accese dappertutto per la gioia di Bea), ma dopo una veloce ricerca decidiamo di fermarci al Boomerang Restaurant. Il posto è senza dubbio turistico e il cibo non eccezionale, è però possibile assistere a canti e balli tradizionali nepalesi.
Ordiniamo un pesce simile a quello di oggi a pranzo contornato da verdura e noodle e del pesce al curry con pane al burro e aglio. Concludiamo la cena con una banana split (in questa vacanza i dolci ci sono mancati un po’) un po’ pasticciata con una serie di aggiunte non ben definite di noccioline e frutta secca. Verso le 22 siamo tornati in albergo (non avevamo mai fatto così tardi fino ad ora!).
Giorno 13 (9 Novembre 2022): DA Pokhara a Kathmandu
Sveglia alle 6 e 15, ricca colazione in hotel e alle 7 e 15 abbiamo appuntamento con l’autista che ieri ci ha accompagnato dall’aeroporto in Hotel. Caricati i bagagli (uno in più rispetto a ieri perché come i veri trekker abbiamo comprato anche noi la sacca North Face tarocca) ci aspettano come minimo 6 ore di auto per raggiungere Kathmandu. Le strade seppur asfaltate sono piuttosto disastrate e in più punti troviamo dei lavori in corso per terreni franati. Dopo due soste bagno verso le 14 siamo rientrati a Kathmandu.
Sistemati in albergo ci siamo poi presi due panini sulla graziosa terrazza del locale Kausi e abbiamo ancora girato un po’ tra le vie di Thamel per acquistare gli ultimi pensierini da portare in Italia. Nel tardo pomeriggio siamo tornati in Hotel per iniziare a sistemare le valigie: domani, purtroppo, si parte.
Alle 18 e 30 abbiamo appuntamento con Prachanda e Tika per una cena di saluti offerta da loro. Purtroppo invece di Prachanda é arrivato Archie, un suo socio, perché all’ultimo non è stato bene. Ci hanno portato in un ristorante piuttosto turistico dove per prima cosa ci hanno dipinto un pallino rosso sulla fronte. Cameriere e camerieri vestiti con abiti tradizionali ci hanno poi servito alcuni stuzzichini (pop corn, patate arrosto e una zuppa di fagioli) e Tika ed Archie ci hanno invitato ad assaggiare il riso fermentato che chiamano ” vino” (molto più forte del nostro, assomiglia ad un superacolico).
Come piatto principale é stato poi servito un buon Dal Bhat ricco si pollo, maiale, verdure, lenticchie e sottoaceti. Tra una portata e l’altra una ballerina ci ha allietato con alcuni balli tradizionali nepalesi (a saperlo non sceglievamo un ristorante simile ieri sera!) e per finire ci hanno portato uno yogurt con cannella. Molto buono! Verso le 21 siamo poi tornati in albergo e nella hall Archie ci ha consegnato in regalo due pashmine, un cappello tipico nepalese per Fede e due attestati di partecipazione al circuito dell’Annapurna.
Concluso di fare i bagagli siamo poi andati a dormire.
Giorno 14 (10 Novembre 2022): Kathmandu
Oggi, seppur senza sveglia, ci siamo svegliati abbastanza presto verso le 7. Ce la siamo presi abbastanza con calma e dopo una doccia siamo scesi per l’ultima colazione nepalese. Chiusi i bagagli e portati in reception siamo usciti per l’ultima passeggiata verso Durbar Square. A metà mattinata ci viene in mente che nei giorni precedenti trascorsi a Kathmandu non eravamo riusciti a visitare il tempio di Pashupatinath, un luogo sacro per gli indù, in cui portano a cremare i propri cari sulle sponde del fiume Bagmati.
Avendo ancora tempo, decidiamo così di incamminarci a piedi percorrendo strade per nulla turistiche. Il caos fa sempre da padrone, ma dopo un’ora di cammino circa arriviamo al tempio! Arrivati alla biglietteria scopriamo che l’ingresso è di 1000 rs a testa e noi non abbiamo abbastanza soldi cambiati. Ci mettiamo quindi alla ricerca di un cambio soldi perdendo un po’ di tempo, ma poi finalmente riusciamo ad entrare.
Il complesso é formato da un tempio principale in cui non é possibile accedervi e altri templi più piccoli, diviso in due parti dal fiume. Quest’ultimo si presenta piuttosto sporco, ma considerato sacro. Al bordo, infatti, si trovano si trovano in più punti delle pire di fuoco dove vengono adagiati i cadaveri coperti da un telo bianco e i parenti possono dar loro l’ultimo saluto riempendoli di corone di fiori gialli. Usciti, abbiamo deciso di prendere un taxi (600 rs) per tornare prima verso Thamel e gustarci ancora un bel pranzetto.
Arrivati nel quartiere e dopo aver cercato l’insegna di un ristorante che consigliavano su Tripadvisor che non abbiamo trovato (probabilmente ha cambiato nome) ci siamo imbattuti nuovamente nell’Himalayan Yak Restaurant (posto in cui avevamo deciso di non entrare la prima sera). Questa volta siamo più convinti ed entriamo! Non potevamo fare scelta migliore: un piccolo locale a conduzione familiare con cucina a vista che ci ha preparato un piatto di Chumwai, dei momo e degli springroll accompagnati da un succo di mango per un totale di 920 rs. Consigliato!
Tornando verso l’hotel abbiamo ancora speso quasi tutti gli spiccioli che avevamo e con un po’ di ritardo dell’autista siamo saliti a bordo della Scorsio Mahindra (coronato l’ultimo sogno della vacanza di Fede) e abbiamo raggiunto in una mezz’oretta l’aeroporto. Tutte le procedure filano lisce (anche qui non manca la confusione generale creata dai locali) e dopo aver gustato una barretta di cioccolato bianco alla fragola comprato da Fede con le ultime 170 rs rimanenti, verso le 18 e 30 siamo decollati in direzione Doha.
Informazioni utili
Bagagli
- Valigione (da lasciare in Hotel a Kathmandu) e zaino grosso (dentro una sacca) in stiva
- Due zaini piccoli bagaglio a mano
Vestiti per il viaggio e Kathmandu
- Tuta da ginnastica (per il viaggio)
- 2 cambi per visitare Kathmandu
- Intimo
- Felpa per la sera
- Scarpe ginnastica
- Ombrello
Per il trekking
- Zaino più grosso (circa 50 litri)
- Zaino più piccolo (30/35 litri)
- Scarponi
- Scarpe da Trekking
- Ciabatte o sandali per doccia
- Giacca a vento – Piumino
- Kway (Guscio)
- Telo asciugamano
- Costume
- 6 Mutande
- 5 calzini
- Pigiama
- Pantalone tecnico invernale
- Pantalone tecnico estivo che diventa lungo o corto
- Pantaloni comodi per la sera
- 4 magliette tecniche corte
- 2 maglie termiche manica lunga
- Pile leggero
- Pile più pesante
- Calzamaglia termica
- Guanti (leggeri e pesanti)
- Cappello
- Fascetta
- Passamontagna
- Torcia a testa
- Borraccia o sacche acqua
- Bastoncini trekking (si possono comprare anche a Kathmandu)
- Sacco a pelo
- Sacco letto
- Occhiali da sole + elastico
- Ramponcini
- Ghette
Beauty
- Bagnoschiuma/shampoo
- Dentifricio
- Spazzolino
- Fazzoletti
- Spugna
- Carta igienica (nei lodge non si trova ma si può comprare)
- Pinzette
- Shampoo secco
- Crema idratante
- Crema solare + burro di cacao
Medicinale
- Garze
- Cerotti
- Bende elastiche
- Pasticche per purificare l’acqua
- Pomata cortisonica/antibiotica
- Acqua ossigenata
- Mal di testa
- Nausea
- Antibiotici intestinali e generici
- Antistaminici
- Antinfiammatori
- Antidolorifici
- Spray nasale/qualcosa per raffreddore
- Fermenti lattici
- Collirio
- Forbicette
- Termometro digitale
- Repellente per insetti
- Anti diarrea
- Medicinali mal di montagna (Diamox)
- Cerotti per le vesciche
VARIE
- Accendino
- Lucchetto
- Copri zaino
- Lacci scarpe
- Pile di ricambio Torcia a testa
- Detersivo da bucato
- Filo e mollette da stendere
- Cucito
- Fischietto
- Tappi orecchie
- Mascherina x dormire
- Barrette energizzanti/frutta secca
- Mascherine
- Adattatore per presa
- Macchina foto + caricatore memoria
- Tablet
- Cellulare
- Go pro
- Power bank
- Guida Lonely Planet
- Libri o ebook
- Coltello multiuso
DOCUMENTI
- Passaporto e patente
- Foto tessere (2 per visto, 2 per permesso trekking)
- Tessera sanitaria e certificato vaccino
- Carta di credito e soldi
- Targhette nominative per valigie
- Fotocopie documenti
- Biglietti volo
- Numeri di telefono per bloccare le carte
- Numeri di telefono assicurazione
- Documenti Assicurazione sanitaria