Avventura cubana

VIAGGIO NELL’ISOLA DI CUBA 1° GIORNO 23/01/2009 Havana Volo BV 1546, partenza da Milano Malpensa alle ore 08:05 arrivo all’aeroporto Josè Martì de l’Havana alle ore 14:30 ora locale, praticamente alle ore 20:30 ora italiana. Prima cosa cambiamo alcuni euro in moneta cubana CUC, dopodiché accettiamo l’offerta di un pulmino che con 30...
Scritto da: machico83
avventura cubana
Partenza il: 23/01/2009
Ritorno il: 07/02/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
VIAGGIO NELL’ISOLA DI CUBA 1° GIORNO 23/01/2009 Havana Volo BV 1546, partenza da Milano Malpensa alle ore 08:05 arrivo all’aeroporto Josè Martì de l’Havana alle ore 14:30 ora locale, praticamente alle ore 20:30 ora italiana.

Prima cosa cambiamo alcuni euro in moneta cubana CUC, dopodiché accettiamo l’offerta di un pulmino che con 30 CUC in 4 ci accompagna al nostro indirizzo della casa particulares che avevamo prenotato grazie ad un’amica di Lorenzo, Casa Jose Pilar Delgado (Calle Lugareno 119 entre Luaces Y Montoro). Durante il tragitto notavamo un incidente tra un autobus e un’auto e la polizia che circoscriveva la zona come una scena di RIS italiano. Arrivati alla nostra prima destinazione, parliamo con il proprietario Josè e ci spiega un po’ come comportarci a CUBA, che non è semplice ma particolare e che tutto andava gestito con calma. Josè notava la nostra foga di girare subito e uscire e ci consigliava di calmarla, girare si ma non cimentarsi in situazioni, locali o comprare qualcosa. Tutto lo farete ma con calma. Prima sera, uscite, girate e andate a riposare, diceva lui.

Ci cambiamo e subito usciamo per le strade dell’ Havana. Nostro primo obiettivo, Malecon (nella foto). Arrivati dopo circa 30 minuti di passeggiata, sostiamo osserviamo e odoriamo la costa. Si fa buio, prendiamo un taxi e con 5 CUC torniamo a casa per la cena. Cocktail d’aragosta, Frioles con Arot (riso e fagioli), Platano frito (banana fritta), pomodori, cavolo, Aragosta alla plancia, frutta dolce e caffè. Ottimo 10 CUC. A cena conosciamo 2 italiani, Mario che per la quarta volta tornava a Cuba e l’altro che non ricordo come si chiama era per lui la sua prima volta (Dentino). Chiediamo anche a loro qualche informazione e poi conosciamo anche il figlio di Josè, 20 anni, che ci racconta un po’ di se e poi ci dice dove andare per la sera. Prima sera ci consiglia Macumba però poi ci ripensa e ci dice che da soli senza un cubano li non si ci può andare poiché pericoloso. Prima di andare via quindi per uscire, a casa di Josè arrivano due ragazze cubane di colore, belle e anche giovani. Si siedono e capiamo finalmente perché Mario e l’amico avevano lasciato molta roba per la cena da mangiare. Finalmente dopo qualche ulteriore chiacchiera con Mario (La vuoi? La desideri? Vuoi che sia tua?) usciamo e ci facciamo portare da un taxista abusivo ovviamente, con la sua Opel al locale “La casa della Musica” Havana Veija. Alle ore 22:40 circa scendiamo dall’auto e all’ingresso del locale troviamo 2 ragazzi di colore che parlavano benissimo l’italiano e ci dicevano che era presto per entrare e che era meglio farsi una bevuta in un altro locale dove tutti vanno a bere qualcosa prima. Ci dice la direzione però poi ci accompagna e inizialmente non si riusciva a capire il perché di tutta questa gentilezza. Comunque attraversiamo zone un po’ particolari dell’ Havana Veija e qualcuno di noi si preoccupa anche un pochino, arriviamo, dopo circa 7 minuti di camminata, in un bar ( veramente losco). I tavolini erano tutti impegnati e c’erano ad un tavolo seduti, dei musicisti e sembravano in attesa di qualcuno. Quando ci vedono si alzano e ci lasciano il tavolo per farci accomodare. Gentilissimi direi. Ci sediamo al tavolo e insieme a noi si siede il ragazzo che ci ha accompagnato. Subito iniziano a suonare i musicisti e subito si siedono al nostro tavolo alcune ragazze che si auto invitano e ordinano per tutti 7 mojito, dopodiché arriva l’altro ragazzo di colore e si siede, ottavo monito, successivamente ma presto, si auto invitano altre 2 ragazze e anche per loro 2 mojito, e siamo a quota 10. I musicisti ci chiedono se volevamo ascoltare una canzone, Lorenzo ne dice un paio e loro a tipo jukebox la riproducono. Erano molto bravi soprattutto il cantante e per questo lorenzo gli lascia 10 CUC, esagerato. Alla fine dopo chiacchiere anche inutili chiediamo il conto, bene 55 CUC, in pratica 5,50 CUC a bevuta. Tantissimo ma in pratica vi spiego cosa è successo: Davanti al locale “La Casa Della Musica” che forse era chiuso, c’erano 2 acchiappa tordi che con la scusa del locale chiuso ci portano nel bar da loro convenzionato, dove prendono una commissione in base alla loro bravura, su ogni bevuta che ti riescono a rifilare. Se un Monito costa 3 CUC gli altri 2,50 CUC erano per loro. In pratica abbiamo pagato 30 CUC al bar e 25,50 CUC per loro e le persone sedute al nostro tavolo. Prima serata, “prima inculata. Andiamo via dal locale e ad aspettarci c’è un taxi sempre abusivo, forse il più stiloso di tutti. Anche lui 5 CUC ma va bene così è la prima serata, in pratica questa macchina non si riusciva a capire come faceva a camminare. C’erano le lamiere e il motore forse di una 126.

Per fare una curva doveva sterzare 100 mt. Prima e per ritornare in asse doveva risterzare 3 minuti prima, quindi il volante era una specie di ruota panoramica, stava sempre a girare, ma vi lascio immaginare. 2° GIORNO 24/01/2009 Havana Sveglia alle ore 10:00 ma non perché dovevamo; colazione da Josè con frutta ma tanta frutta, latte, caffè, frittatina di uova. Insieme a Josè andiamo a cambiare alcuni soldi in moneta nazionale CUC. Entriamo nella sua auto però tutti seduti dietro perché il sedile passeggero anteriore era inesistente. Durante il tragitto parliamo un po’ di come si fa ad avere una macchina a Cuba e in pratica è semplice ma è comunismo. Non tutti possono comprare un’auto poiché non è permesso. Chi lo fa compra un auto che non sarà mai intestata a lui ma sarà sempre di un’altra persona forse referenziata o non so, che ha potuto comprare l’auto e importarla forse grazie alla sua posizione.

Chi compra la macchina avrà sempre e solo quella per tutta la vita, non potrà cambiarla. Josè conclude il discorso dicendoci questa frase che ci ritornerà in mente per tutto il viaggio: “Entonces friends voi potete rimanere qui a vivere anche per un anno ma non capirete nulla di come è la vita qua”.

Arriviamo in una banca per cambiare i soldi ma più che una banca sembrava un ufficio comunale. Saliamo su al secondo piano e vi erano delle persone con la loro scrivania e il loro computer e qualcuno riceveva qualche persona, ma non vi erano sportelli, metal detector o cose di altro genere, nulla. Comunque ci dirigiamo allo sportello che cambiava la moneta ed effettuiamo il nostro cambio, tutti chi più chi meno.

Ritorniamo a casa di Josè ed a piedi ci incamminiamo per prendere l’autobus che ci doveva portare a la playa Santa Maria. Non prendiamo l’autobus ma un taxi regolare ma senza tassametro e con lui con 20 CUC vi arriviamo. Mare mosso, spiaggia bellina, poco sole e tante nuvole. Restiamo circa 2 ore sdraiati ma nel frattempo prendiamo un cocco cubano riempito con del rum bianco: buonissimo ma poco e comunque 2 CUC, dopodiché la fame si fa sentire ci fermiamo ad un chioschetto sulla spiaggia, contrattiamo un po’ il prezzo e ci sediamo. Spiedino di aragosta molto buono e contorno di riso giallo e verdure, cerveza. Alla fine chiediamo un mojito a testa e pure per quello si contratta, in tutto 13 CUC però il nostro amigo (nella foto) ci chiede di non tornare più, simpatico scattiamo 2 foto e si riparte a riprendere il taxi per il ritorno. Avevamo il numero di tel. Del taxista che ci aveva portato all’andata però abbiamo preferito contrattare un po’ il prezzo con altri tassisti che erano li e alla fine con 15 CUC siamo tornati, sempre senza tassametro. Tornati all’Havana (e pensate quanto è grande l’Havana) eravamo dentro il taxi nella zona Capitolio chi incontriamo fermo a chiacchierare? Il nostro taxista che ci aveva portato all’andata, qualcuno fa finta di non vedere Marco invece lo saluta, però è normale niente di che, ma pensate che risate. Bene scendiamo a casa però subito a piedi ci incamminiamo di nuovo verso il centro però stavolta andiamo a prendere l’autobus. Mentre camminavamo, per strada veniamo fermati da Daniel un ragazzo cubano con treccine che noi subito battezziamo Ronaldinho che portava a spasso il figlio. Ci riconosce subito come italiani e ci dà la sua piena disponibilità per ogni cosa che ci occorreva, proprio per ogni tipo di cosa di cui avevamo bisogno. Ci lascia il suo numero di telefono e ci raccomanda di contattarlo. Alla fermata prendiamo un autobus anche con il quale per 25 cent. Di CUC (che non paghiamo nemmeno noi ma il proprietario della casa particulares dove alloggiavamo io e Lorenzo che era in attesa alla fermata). Facciamo un giro in zona Capitolio e dopodichè andiamo alla fermata dell’autobus per ritornare a casa. Autobus nr. 11, 25 cent. (stavolta paghiamo noi anche al signore della casa particulares che era anche lui in attesa) ed eccoci a casa di Josè. Prima della cena Josè prepara un Mojito per tutti e ci fa vedere anche la sua speciale preparazione, niente di impegnativo però i prodotti e le dosi sono importanti. Ceniamo e alla fine dopo il caffè la moglie di Josè ci prepara un Cuba Libre a testa. Direi che prima di uscire a livello di rum siamo pronti, diciamo un giusto aperitivo.

Mario a cena ci consiglia per la serata un locale secondo lui adatto, Havana cafè, dove anche loro si sarebbero recati assieme alle ragazze che avevano “affittato”. Bene, usciamo e partiamo seguendo il consiglio di Mario. Prendiamo un taxi e diritti fino all’Havana Cafè (nella foto). All’entrata vi era una specie di selezione, ma non per escludere categorie o specie di persone, solo perché tutti i tavoli erano impegnati e quindi necessitava che qualcuno prima se ne andasse. All’entrata facciamo due chiacchiere con una ragazza di colore Carmen, anche lei in attesa, pensate che vive in Italia da 14 anni e parlava no in italiano ma toscano, senese precisamente. Dopo questa botta di curiosità entriamo e occupiamo il nostro tavolo. Dopo un giro di sguardi all’interno del locale, notiamo tutti la stessa cosa; vi erano all’interno molti uomini anziani (tra 50 e 65 anni) accompagnati da ragazze molto giovani e anche molto belle, infatti notiamo anche Mario seduto ad un tavolo accompagnato dalle 2 ragazze. Comunque dopo qualche mojito ci spostiamo e ci aggreghiamo al tavolo di Mario, dopodiché andiamo tutti in pista. Musica un po’ mista, però in prevalenza salsa cubana dove Lorenzo fa il suo show e cambiando spesso la partner alla fine ne conquista una, colombiana, con la quale passa la serata, in pista. Anche Alessandro, con la scusa di imparare la salsa, aggancia una ragazza molto brava nel ballo. Finita la serata prendiamo un taxi in 4 (Alessandro, Alessandro, Marco e Janette), mentre di Lorenzo sappiamo solo che è andato via con la Colombiana, nient’altro, e torniamo con molta difficoltà , perché noi non sapevamo la strada e nemmeno il tassista, a casa. Ivi giunti il tassista ci chiede 10 CUC ma nessuno glie li vuole dare quindi cominciamo a raccogliere 5 CUC ma il tassista fa polemica e noi più di lui e alla fine Janette taglia la testa al toro e paga lei il taxi 10 CUC. Si va a dormire io però col telefono acceso perché Lorenzo non si sa se tornava oppure no, infatti alle 5.00 circa mi chiama e gli vado ad aprire la porta. “qui prendo la tastiera io, Lorenzo” dopo l’havana caffè sono andato insieme alla colombiana “Judy” in una discoteca vicino a Plaza della Revolucion dove vi era una serata P.M.M. (Por Un Mundo Mejor) dove ho ballato come un matto “REGGETTON”.

Buenas noches.

3° GIORNO 25/01/2009 Havana – Cienfuegos Sveglia, colazione da Josè dove intanto era arrivato il nostro “carro” Giovanni che ci doveva portare a Cienfuegos. Ci imbarchiamo con qualche difficoltà per le valigie, alle ore 15:00 circa. Il Viaggio dura 3 ore: 2 particolari.

– Per strada sull’ Autopista veniamo fermati dalla Polizia locale, ci chiede i passaporti a tutti, vede che siamo turisti e ci chiede perché non abbiamo preso un taxi regolare, Lorenzo risponde: Giovanni es nuestro amigo entonces… La polizia doveva fare una multa a Giovanni di 60 pesos perché un cubano non può portare in macchina con se turisti e non può offrire loro anche solo per amicizia, un passaggio. Bene Giovanni rischiava una multa di 60 pesos, a suo dire, ma ovviamente dando una piccola “mancia” al poliziotto di 15 pesos si è sistemato tutto. Corruzione e niente multa. Ripartiamo.

– Ci fermiamo ad una specie di autogrill e Giovanni compra delle candele per il motore, perché la macchina andava un po’ con i lumini ( pareva che c’aveva la benzina a chicchi), ovviamente paghiamo noi però scaliamo dalla somma totale.

Notiamo durante il tragitto che le linee ferroviarie non hanno passaggio a livello, quindi quando siamo in prossimità di un attraversamento di binari dobbiamo vedere se mentre passiamo è in arrivo un treno.

Arriviamo a Cienfuegos, casa particulares Santiago y Lidia per Alessandro e Marco, mentre io e Lorenzo casa Ivan, letto matrimoniale, infatti nel mezzo del lenzuolo sopra il letto vi era un grosso cuore rosa. Ci sistemiamo e a casa di Ivan (nella foto) organizziamo in maniera un po’ più dettagliata le giornate avanti. Andiamo a cena da Santiago e Lidia e che dire, Aragosta.

Dopo un po’ di ron, un sigaro “Reloba” partiamo per il centro. 10 minuti di passeggiata e arriviamo nella piazza dove c’è anche un cartello posto su un edificio raffigurante il CHE e la scritta “Tu ejemplo vive, Tus ideas perduran”. Notiamo un locale lungo il corso della città e decidiamo di entrare. Fuori c’è una specie di buttafuori che ci chiede i documenti: ma basta solo la mia fotocopia del passaporto e l’omino ci fa entrare. Paghiamo 3 CUC a testa e via. Partiamo subito con Mojito e cuba libre (2 CUC a bevuta) e la festa inizia. Durante la serata fanno una gara di ballo dove il conduttore prende nel locale ragazzi di diversa nazionalità. Vi era un ragazzo della Spagna, un anzianotto della Svizzera, un ragazzo cubano e per l’Italia Lorenzo. A tutti i maschi, il conduttore affianca una donna anch’essa presa a caso tra il pubblico diciamo. Uno per volta ballano degli spezzoni di canzoni di salsa cubana e quando tocca a Lorenzo, tutti (gli altri), compreso il conduttore, restano meravigliati della capacità inattesa dell’Italia. Lorenzo con il suo particolare savoir faire vince in finale contro il ragazzo cubano (sua pecca la compagna scarsissima) vedi video.

Dopo la gara Mojito Mojito e qualche cerveza. Sono le 2:30 e la festa nel locale è finita e notiamo all’uscita un altro particolare: – A Cienfuegos (e non so se in tutta Cuba è lo stesso però a mio dire sembra di no), le ragazze non possono parlare e intrattenersi con turisti altrimenti la polizia fa storie. Usciamo dal locale ed io con Lorenzo mi ritrovo al Malecon in un bar dove tutti vanno dopo la discoteca. Salgo in macchina con alcuni ragazzi cubani che non ricordo nemmeno il viso, ma tra di loro c’è una ragazza che vive a Roma e quindi parla benissimo l’Italiano. Arrivati al Malecon io un po’ boracho y loco conosco dei ragazzi di Nocera Inferiore, Lorenzo invece si intrattiene con una ragazza, Anita, conosciuta nella discoteca. Alle 3:30 prendiamo un taxi per 3 CUC, accompagniamo Anita nella sua abitazione e poi ci facciamo lasciare a casa di Santiago. A piedi con un po’ di difficoltà a riconoscere la strada, riusciamo a tornare a casa d’Ivan. Borachos andiamo a dormire.

4° GIORNO 26/01/2009 Cienfuegos – Trinidad Mattina, mentre io prendo un antidolorifico per il mal di cabeza, Ivan c’indica e prenota una casa a Trinidad dove poter dormire e mangiare. Lo ringraziamo, lo salutiamo e poi andiamo a casa di Santiago dove in attesa del taxi facciamo preparare un piatto di spaghetti con pomodoro e gamberoni, buonissimo. Approfittiamo della bella giornata di sole e in attesa del taxi ci spalmiamo a casa di Santiago sotto il sole. Foto di rito e alle ore 16:00 prendiamo il taxi e partiamo alla volta di Trinidad. Il tassista si chiama Tudor, con lui percorriamo circa 80 km a bordo del suo taxi regolare che ci costa 40 CUC, senza tassametro. Abbiamo cambiato tassista perché la differenza dall’Havana, diceva Giovanni, è che a Trinidad le pene per i taxi non ufficiali erano molto più severe. Ci siamo posti una domanda a cui non abbiamo trovato risposta: “A Trinidad che fa parte sempre dello stato cubano ci sono stesse leggi dell’Havana e Cienfuegos o cambiano e c’è un altro Stato?”. Arriviamo alle 17:30 circa davanti la casa di Antonio Lorente. Ci presentiamo, facciamo due chiacchiere dopodiché Antonio (forse è il suo nome) accompagna nella casa particulares di fronte, Marco e Alessandro. Mi fermo a parlare con il padre di Antonio, una persona anziana che mi chiede di Berlusconi, del Vaticano, e mi dice che la sua famiglia è molto cattolica, inoltre mi spiega un po’ chi fosse Josè Martì dato che lo stesso è il patrono della città. Io con il mio spagnolo un pò misero riesco ad ogni modo a capirlo e prima di andare gli chiedo se lui avesse partecipato alla rivoluzione negli anni ’50. Il vecchietto risponde di no, lui con suo padre era proprietario di alcune terre e la rivoluzione non gli avrebbe portato molti benefici per cui rimase neutro e al di fuori della storia. Antonio (forse), suo figlio, in casa aveva un computer e un po’ di tecnologia in più degli altri e si notava insomma la sua voglia di progresso. Ci prepariamo e tutti e 4 e ceniamo da Antonio. Riso, gamberones con aglio, 2 bottiglie di vino Soroba (prodotto a San Cristobal) e via. Con Antonio prima e dopo la cena ci soffermiamo a parlare di Cuba, vista la nostra ormai curiosità, dello Stato e di come vive il suo popolo. Inoltre ci parla della rivoluzione prima e dopo (antes y despues). Tante ma tante cose ci spiega Antonio e noi, curiosi e interessati, stavamo a sentirlo molto volentieri.

Il popolo vive sottomesso non è libero: “Cuba libre è solo una vivida”, “il potere corrompe”dice Antonio. Lui lavora per un ristorante e guadagna, anzi lo Stato lo paga 20 CUC al mese. Si lo stato perché tutto è dello Stato, alberghi, ristoranti etc..Tutto gestito dallo Stato. Molto interessati ad Antonio facciamo molte domande, della macchina, della casa, di quello che lui dichiara, dei taxi del sistema sanitario, del lavoro, di tutto quello che un po’ avevamo visto e intuito. Però personalmente porgo una domanda: “E Che Guevara”? “Che Guevara era un avventuriero non era un comunista, si dimise da Ministro per andare in Bolivia, però per fare una rivolta, una rivoluzione come quella cubana, c’è bisogno di persone, di organizzazione e li non lo erano e fu catturato”. Antonio molto volentieri ci spiega però notiamo che quando parla dello Stato, si guarda attorno come se avesse paura che qualcuno lo stesse sentendo. Insomma si notava in lui un po’ il timore della libertà di parola. Dopo la cena usciamo in direzione centro. Arrivati a “La Casa della Musica”, locale all’aperto con tavoli, bar scale come se stessimo a p.Zza di Spagna (in miniatura) salsa cubana dal vivo, ma come ballano i cubani? Eccezionali, sorprendenti e pensare che il loro movimento è del tutto naturale, fanno bloccare lo sguardo, proprio come quando guardi un giocatore di calcio, fuoriclasse, e aspetti che fa un numero che ti esalti e ti faccia rimanere sorpreso. Dopo lo spettacolo, dopo la musica, restiamo sulle scale della p.Zza e parliamo con qualche cittadino, i quali, ci informano che il lunedì a Trinidad non c’è molta gente nei locali e neanche per strada di notte. Al ciò alle ore 01:30 circa ritorniamo con qualche solita difficoltà a riconoscere la strada, nelle nostre “abitation”.

5° GIORNO 27/01/2009 Trinidad La sera prima, con Antonio, abbiamo organizzato un escursione a cavallo per andare a vedere la cascata Javera, 25 CUC a cabeza.

Alle ore 10:00 arriva il nostro carretto col cavallo che ci porta nel luogo dove ad aspettarci c’erano i nostri cavalli. Con il carretto attraversiamo un po’ la cittadina. Trinidad è una città di circa 65.000 abitanti e il suo popolo è fermo almeno di 40 anni. Non c’è ombra di progresso e la sua immagine è quella di una cartolina Cavalli, carrozze, case tutte coloniali,secolari, strade di pietra e di terra, buche dappertutto, ma la gente è come sempre molto accogliente, molto gentile, premurosa e dal carro tutti ci salutavano con un sorriso. Notavamo gente giocare a domino fuori la casa, signore sedute sull’uscio della propria casa ad aspettare chissà chi, ma sempre e tutto con il sorriso. Arriviamo al nostro parcheggio di cavalli e conosciamo la nostra guida Javier. Ognuno di noi cavalca il suo destriero e si parte. A galoppo attraversiamo un bosco, con strada di pietra e di terra, poi arriviamo in una stradina asfaltata finchè arriviamo in un posto prima del sentiero dove parcheggiamo i nostri cavalli. Javier ci da i nostri biglietti per attraversare la zona protetta e insieme a lui beviamo un mojito prima della grande camminata. Javier resta ad aspettarci e noi ci incamminiamo per circa mezz’ora nel sentiero che ci porta alla cascata Javera. Alla cascata troviamo il bagnino (che non sa nuotare) che ci illustra come è composta la cascata facendoci vedere la bottiglia di ron illustrata su un cartellone di legno. La cascata per la sua profondità, somiglia ad una bottiglia di ron, al centro 9 mt. Di profondità. Bellissimo posto (nella foto sopra). C’è un piccolo scoglio sulla destra, ma alto circa 3-4 metri da cui ci tuffiamo un pò di piede un po’ di testa, nella bottiglia di ron. L’acqua gelida e dopo circa venti minuti usciamo infreddoliti dall’acqua, ci asciughiamo un po’ mentre ci intratteniamo col mitico bagnino. Lo salutiamo e riprendiamo il sentiero, dopo un’altra mezz’ora di camminata arriviamo da Javier, che dopo una inclusa bibita rinfrescante (pensate al mojito? no, acqua e limone), ci guida laddove ci aspettano i cavalli. Ripartiamo a galoppo (nella foto in basso) e intanto Lorenzo ci prende gusto, con il suo destriero trotta e sciala pure a cavallo. Marco segue le la scia di Lorenzo e i due Alessandro invece con tutta la buona volontà procedono a passo d’uomo però a cavallo. Arriviamo distrutti al maneggio e ritorniamo verso il centro dove prendiamo un taxi e con 6 CUC ci porta a la playa Ancon. Bella, mangiamo una tortilla e anche qui ci truffano; la somma del conto che ci portano su un foglio di carta normale era sbagliata di 3 CUC in più (ovviamente). Ce ne accorgiamo dopo ma il foglio di carta l’avevano già ripreso. Facciamo un bagno a mare dopodiché sdraiati in spiaggia, diciamo che riposiamo. Alle ore 18:00 circa riprendiamo il taxi, stavolta con 8 pesos perché non ne vogliono sapere di contrattare. Arriviamo alla casa e tra chi si riposa e chi no, si fa ora di cena. Ah, intanto è andata via la corrente per più di un’ora ma Antonio, che mi offre una candela, dice che a Cuba es normal. Si cena a casa della sig.Ra proprietaria dell’altra casa particulares e stavolta carne, la sig.Ra dice cotoletta alla milanese, si vabbene. Dopo la cena ci imbattiamo nel centro e arriviamo in piazza alla casa della musica. Soliti 4 Mojito dopodiché andiamo su indicazione di un giovane cubano, in un locale chiamato “cueva” (grotta). Bellissima, 2 CUC l’ingresso, una grotta vera e propria. In Italia l’avrebbero dichiarata patrimonio artistico e magari aperto per visita turistica. A Cuba, discoteca, però poca gente, altri 4 mojito, qualche passo di danza ma stavolta la stanchezza della cavalcata ha avuto il sopravvento, torniamo a casa e si va a nanna.

6° GIORNO 28/01/2009 Trinidad – Matanzas Ci vorrebbe un libro da 140 pagine per raccontare questa giornata, ma forse nemmeno basterebbe.

Sveglia, colazione abbondante, foto con la famiglia Morente (a lato) e via, prima destinazione Cienfuegos.

Tudor, il taxi regolare, ma senza tassametro, che all’andata ci aveva portato a Trinidad, ci aspetta fuori, carica i bagagli e partiamo alle 13:00 circa. Rifacciamo la stessa strada dell’andata e alle 14:30 arriviamo a Cienfuegos davanti casa di Santiago e Lidia. Bussiamo però loro non ci sono, allora andiamo da Ivan per chiedergli se in attesa di Giovanni, il nostro taxi abusivo, poteva farci lasciare per circa mezz’ora i nostri bagagli da lui. Ivan non c’è e parliamo con la moglie la quale senza alcun problema ci fa mettere nel salone. Facciamo un giro per il centro, lungo il viale, Marco e Lorenzo prelevano dei soldi allo sportello dopodiché mentre Alessandro e marco si fermano a mangiare qualcosa, io e Lorenzo torniamo verso casa di Santiago dove ad aspettarci visto che sono le 15:00 passate da cinque minuti, ci dovrebbe essere Giovanni.

Dieci minuti di camminata e arriviamo a destinazione ma Giovanni, il taxi, non c’è. Aspettiamo 20 minuti e la situazione non si smuove, Giovanni non arriva. Lorenzo decide di andare a casa d’Ivan a chiamarlo, mentre io resto seduto in strada ad aspettarlo dove avevamo fissato. Giovanni ha la macchina rotta e a telefono ci dice che se volevamo sarebbe arrivato verso le 18:00 mas o meno. Raggiungo Lorenzo a casa di Ivan e insieme alla signora cerchiamo un altro taxi disponibile. Il primo arriva con una citroen xs ma noi tutti con le valige non ci stiamo. Bene chiama un suo amico che arriva con una macchina vecchissima Chrevolet degli anni 50 (ved. Foto). La prendiamo accordandoci per 60 CUC. Non esiste niente in questa macchina solo il motore ed i sedili. Partiamo alle ore 16:00 circa e dopo qualche km Lorenzo chiede all’autista “fuso” se fosse necessario fare gasolina ma il gringo risponde no ai problema. Si ma Per 10 minuti. Trascorsi il gringo accosta e si ferma. Olio finito e il motore di avviamento non funziona. Al volo ferma un automobile che sembra essere un suo amico, che gli da 1 lt di olio. Ma il motorino di avviamento non va e quindi spingiamo. Al primo colpo la macchina si accende e ripartiamo. Trascorsi altri 20 minuti di strada, la macchina balbetta e l’autista accosta, la macchina non parte più. Siamo fermi in una strada isolata con poche macchine di passaggio ma la suerte è che siamo ancora nelle ore giornaliere però manca qualche ora alla sera e al buio. Ridiamo perché il motivo dell’arresto della macchina è per gasolina finita. Allora cosa si fa? Il gringo cerca di fermare qualche auto o camion per farsi dare un po’ di gasolio. Dopo un po’ ci riesce però la jeep che ha fermato gliene dà solo 2/3 litri. La mettiamo e via, spingere, spingere e spingere ma la macchina non riparte. Apre e riapre quel cavolo di cofano e maneggia il motore. Riproviamo almeno altre 3-4 volte, spingere, spingere e spingere ma niente. Si decide a togliere aria dal motore perché intanto si era riempito e ancora una volta riproviamo ma niente, riproviamo, spingere, spingere e spingere ma niente. Durante le nostre operazioni, si ferma un gringo con un grosso camion (ved. Foto in basso) e gli da 20 litri di gasolio ovviamente facendosela pagare dal gringo. Il camion ci traina con una corda finchè la macchina non si accende. Bene, ripartiamo finalmente e speriamo che qualcuno ci assista. Intanto si è fatto buio e il gringo per andare a Matanzas prende tutte strade di campagna, isolate, senza luci, senza traffico, senza niente. La macchina non tradisce però arriva un freddo da dietro e non si possono alzare i finestrini perché erano rotti. Marco provvede e indossa un giubbotto per combattere il freddo, noi altri resistiamo. Dopo 4 ore arriviamo a Matanzas e davanti la nostra casa particulares il gringo si rilassa, un sospiro AHAHAHAHAHA e spegne la macchina. Dios. Viene trainato di nuovo e chissà se è mai tornato a Cienfuegos o perlomeno quanto tempo ha impiegato. Parliamo con il proprietario della casa e ci porta nelle 2 abitacion sul mare libere perché la sua era occupata. Distanti una dall’altra circa 15 metri. Se ti affacci dalla finestra della stanza dove alloggiamo Lorenzo ed io, vedi il mare a circa 20 metri dai tuoi occhi. Una vista magnifica e solo per questo paghiamo 5 CUC in più che fanno quindi 30. Ci prepariamo e andiamo a cena dal signore che ci ha accolti. Langosta, riso e fagioli, insalata ecc., solito piatto cubano insomma ( da non dimenticare lo spaghettino agrodolce, foto in basso, premasticato della vecchia signora). Dopo la cena restiamo a parlare con lui. Non sappiamo se era schierato o no però ci racconta molte cose del suo paese. Era un militare prima della rivoluzione, fu picchiato dall’esercito di Batista, sottomesso brutalmente e ci mostra più volte la ferita al petto che gli hanno procurato. Ci parla dell’economia cubana, delle cose che loro hanno e che non hanno, di come affrontano la vita, delle cose che lo Stato gli offre, di tutto. Un paese non può esportare a Cuba se non passa prima dall’America. Lo Stato gli passa da mangiare, quello necessario al mese, non pagano tasse per niente.

Ci parla della prostituzione, che non è legale e il modo di come Cuba la combatte. Della droga e delle leggi che la combattono, del caso OCOCHA, della loro sicurezza molto diversa dalla nostra, della loro indipendenza, della corruzione.

Si possono esprimere pareri personali, oggettivi e obiettivi, e quello che si vuole, la persona ci dice che il loro è un paese povero sicuramente, non hanno tecnologia, non hanno progresso, però lo Stato fa intendere che mette tutti loro sullo stesso piano e da a tutti lo stesso senza distinzione, poi nella realtà molte cose sono diverse, però lo Stato lo fa capire, le sue azioni le mette in atto e le sue regole cerca di farle rispettare. Alla fine ci dice che di sicuro a Cuba molte cose non vanno e se potrebbe farlo a Raul scriverebbe una lettera con tutto ciò che non va bene. Chi lo sa , è davvero difficile definire l’idea di libertà, forse è solo una questione personale o forse una questione di idee bhe, però forse la libertà quel uomo la sente. Nelle sue parole si sentiva la forza della rivoluzione, una persona che comunque ha conquistato la sua libertà, ha combattuto per averla e forse la libertà non si cerca in un popolo o in uno Stato o in un’altra persona e neppure nel potere di acquisto, la libertà si trova in ognuno di noi, dentro ogni persona, dentro ogni cuore. Ognuno ha una sua idea di libertà. Credo.

Nessuno te la regala e nessuno te la toglie. In questo mondo non esiste lo Stato perfetto, c’è chi ama il consumismo, chi il progresso, chi ama il potere d’acquisto. Qui evidentemente, in questa piccola isola, qualcuno ama quello che ha e soprattutto ama la sua vita.

Bene…Partiamo e a piedi su indicazione di Fernando, andiamo in un locale ad una festa P.M.M. (Por un mundo mejor), forse bel localino però la musica non è salsa, non è cubana. Soliti 4 mojito solite danze per un’oretta e poi alle 2:30 la festa finisce. Prendiamo un taxi che ci porta in un bar, diciamo, quasi sul mare. Restiamo a parlare e ogni 2 minuti c’è qualcuno che ti offre qualcosa. La cosa più frequente che si vende è l’amore, come se si fosse dal fruttivendolo; “che mi dai 2 pere e qualche melone?.. Qui ti portano sempre a diffidare, cercano sempre di truffarti, a non credere a niente di quello che ti raccontano. Restiamo un’ora dopodichè a piedi ci rincamminiamo verso la nostra abitation. Buenas noches.

7° GIORNO 29/01/2009 Matanzas Svegli, colazione abbondante e andiamo a la playa di Matanzas. Per strada entro in un locale di cambio legalizzato per cambiare degli euro in CUC e invece di 94 CUC la commessa me ne da 92. Me ne accorgo e la stessa senza dire nemmeno una parola mi da altri 2 CUC. Ma solo perché me ne sono accorto. Comunque giungiamo sulla spiaggia però più che una playa mi sembrava una conca sotto un ponte, davvero orribile. Comunque ci soffermiamo qualche ora e poi ripartiamo e ci fermiamo al ristorantino li vicino per mangiare qualcosa dopodichè torniamo a casa dove qualcuno si riposa e qualcuno si prepara. Si cena a casa di Fernando dopodichè Gilberto ci indica un locale carino per passare la serata, Tropicana dove uno spettacolo di ballerine dovrebbe intrattenerci. Arriviamo all’ingresso con un taxi (abusivo ovviamente) e l’entrata costa 35 CUC. Non se ne parla allora entriamo al locale a fianco dove facevano karaoke fino alle 23:45 e poi discoteca.

Nell’attesa beviamo qualche mojito (nella foto) e poi via alle danze. 7 Mojito a testa, scarica di foto e la festa è finita. Squilliamo al taxista dell’andata e torniamo però facendoci fermare da un paninaro vicino al mare. Due panini e poi a letto. 8° GIORNO 30/01/2009 Matanzas – Varadero – Havana Sveglia presto alle ore 9:00, dopo un’ora colazione dopodiché prepariamo le valigie e andiamo a piedi al terminal dei bus per prendere la Guagua destinazione Varadero. Fernando ci spiegò la sera prima che ci sono degli autobus dei trabacatores che trasporta solo gente cubana a Varadero al costo di CUC. Ci consigliò di prendere uno di quelli e che quando salivamo sull’autobus avremmo dovuto dare subito 1 cuc senza parlare. Arriviamo alla fermata, prendiamo il primo, saliamo e Ale che era il primo, paga un cuc, l’autista lo guarda e gli chiede “dove vai”? Ale non risponde e l’autista glielo richiede “Donde vas”? Varadero risponde. Dalla risposta si accorge che eravamo turisti e ci chiede 5 Cuc per salire. Ci rifiutiamo e ci fa scendere. Aspettiamo li circa mezz’ora e ne arriva un altro per Varadero. Ci riproviamo, testa bassa, 1 CUC e via, fatta.

Mezz’ora di viaggio circa e siamo a Varadero, scendiamo e ci dirigiamo verso la playa, 15 minuti di camminata ed eccola. Bellissima (nella foto), la spiaggia bianca e fine, mare stupendo, acqua calda e un sole che picchia molto forte, un cocktail speciale, con aggiunta di venticello soave.

Andiamo verso sinistra e ci posizioniamo sotto un bar. Facciamo un bagno, una nuotata e poi al sole. Alle 16:00 il tempo è peggiorato improvvisamente, vento forte e cielo scuro. Ripartiamo e prima di arrivare alla fermata dell’autobus, si improvvisa un acquazzone fortissimo, cerchiamo riparo e lo troviamo sotto una tettoia piccolissima dove ci stiamo in 4. Aspettiamo circa 10 minuti sotto la tettoia, giusto il tempo di far passare il temporale e poi andiamo alla fermata per riprendere l’autobus. Stessa tatticca dell’andata, 1 cuc e via, alle 17:30 siamo di ritorno. Prepariamo le valigie e aspettiamo a casa di Fernando l’arrivo del taxi che arriva dopo circa 10 minuti di attesa. Si riparte a bordo di un mercedes dell’84 dice il choiffer, destinazione finale Havana. Il choiffer è pochissimo loquace ma un viaggettino divertente, come tutti gli altri del resto. Arriviamo a l’Havana e qui conosciamo Miguel. È un azziccone, un mafiosetto, somiglia originario di Palermo entroterra. Vabbè ci sistemiamo, ceniamo e poi via all’Havana Club. Un locale dove fanno karaoke e free drink però niente mojito allora Cuba Libre. C’è un gruppo che fa cabaret: Punto e Coma, noi non capiamo niente ma ridiamo. Alla fine 1 ora di danze e poi taxi e a letto.

9° GIORNO 31/01/2009 Havana Sveglia, colazione e con un taxi arriviamo nell’Havana Veja al museo della Rivoluzione. Due ore di visita poi proseguiamo verso il palazzo Bacardi, viale San Rafael, mercatino dove spendiamo qualche CUC, Real Fabbrica di Tabacos e per finire Via Algida fino alla stazione ferroviaria de l’Havana. Si sono fatte circa le 18:00 e con un taxi, ovviamente abusivo, torniamo a casa. Ci riposiamo circa 1 ora dopodiché andiamo a cena. Ingozzati come sempre, prendiamo un taxi per dirigerci al locale DIABLO TUN TUN. Un night in pratica. Soliti monito e combattimento con le prostitute del locale, alle 4 usciamo e a bordo di taxi torniamo in branda.

10° GIORNO 01/02/2009 Havana Sveglia, colazione e poi prima tappa, Fiera dell’Artesiana, un mercato che pensavamo fosse molto più grande in realtà era un piccolo parcheggio dove c’era qualche ambulante che vendeva souvenirs. Nonostante ciò contrattiamo come sempre ormai per l’acquisto di qualcosa e alla fine con una bustina usciamo dal mercato. Riprendiamo un taxi e arriviamo a Piazza de la Catedral, da qui proseguiamo e facciamo una sosta alla famosissima Boteguida del Medio (nella foto in basso). Mojito obbligatorio (4 cuc ma ne vale la pena), sigari Montecristo e Romeo & Juliet e ripartiamo. Seconda tappa (obbligatoria) tra le strette vie de l’Havana Veija, La Floritida dove degustiamo il famoso Daikirì preferito da Ernest Hemingwai. Da qui torniamo al Capitolio per prendere un bus che ci porta nei pressi di Lugareno per andare a trovare il nostro amico Josè. Con lui parliamo un po’ delle nostre avventure e sventure despues di sigari per portare in Italia. Ci mostra delle scatole da comprare consigliandoci anche un po’ quale e come portarle (max 2 scatole da 23 sigari ognuna). Con lui restiamo in sospeso e ne ordiniamo qualcuna che torneremo a prendere il giorno dopo. Torniamo a casa per la cena dopodiché ci prepariamo per uscire. La prima tappa della serata è il Macumba, locale consigliato da Mario. Ci arriviamo con un taxi da 8 posti ma il locale oggi è chiuso. Con lo stesso taxi andiamo all’Havana Cafè (il ritorno) dove anche qui non è possibile entrare perché è pieno e quindi se non c’è posto a sedere non si entra. Andiamo via prendendo un altro taxi e ci portiamo al Delirio Habanero, un locale di fianco a Plaza de la Revolution (ma ce ne accorgiamo solo alla fine). Paghiamo 15 cuc e senza consumazione, il locale è il solito, prostitute, ma almeno ci consoliamo con un concertino dal vivo di salsa e una bottiglia di Havana Club 3 anos e 4-5 lattine di coca cola. Alle ore 4.00 circa ritorniamo, un po’ stanchi, a casa.

11° GIORNO 02/02/2009 Havana Sveglia tardi, 12:30 e alle ore 15:30 a piedi, partiamo. Prendiamo la calle 17 e arriviamo fino al parque John Lennon (nella foto a lato). C’è una panchina con la statua del cantante seduto e a terra un pezzo di marmo con la scritta “dicen que soy un sonador però no soy el unico” scattiamo un po’ di foto e si riparte riprendendo la calle 17 passando per l’Avenue des presidentes (viale in salita dove ogni 50 mt. Vi è una statua di un presidente cubano). Cercando un ufficio per il prelievo di contante, entriamo nel famoso albergo a ***** HABANA LIBRE dove approfittiamo per istruirci un po’ sull’esportazione dei sigari cubani. Usciamo dall’albergo, senza aver risolto nulla e prendiamo un taxi con 3 pesos per andare a Plaza de la Revolution (foto a dx). Ci soffermiamo sotto il palazzo, la cui affacciata riproduce il volto del guerrigliero rivoluzionario, illustrissimo Ernesto Che Guevara. Alle ore 18:00 si accendono le luci dell’effige e restiamo a scattare delle foto riprendendo anche la statua di Josè Martì, posta di fronte il palazzo del Che. Con 2 pesos per un taxi ritorniamo a casa. Dopo cena con un taxi arriviamo a l’Havana Cafè dove troviamo una serata un po’ moscia. Ordiniamo 3 mojito a testa qualche passo di danza e siccome non avevamo capito bene a quanto ammontasse il conto, usciamo dal locale uno alla volta senza pagare. Prendiamo un taxi con 2 pesos e andiamo a letto.

12° GIORNO 03/02/2009 Havana Sveglia ore 10:00, colazione e a mezzogiorno usciamo poiché bisognava andare in banca per prelevare. Arriviamo con un taxi a la cale 23 e impieghiamo circa 1 ora per effettuare il prelievo, dopodiché ci rechiamo alla Fiera de l’Artesania lungo il malecon ma anche li troviamo un mercatino un po’ scarso e non troviamo niente di particolare. Seguendo la nostra guida, a piedi ci portiamo presso la galleria Habana però è in restauro e quindi chiusa pertanto decidiamo di prendere un taxi per andare a Plaza de la Catedral per visionare il mercatino più grande dell’Havana; infatti…Qui facciamo degli acquisti di souvenirs trovando anche dei prezzi molto vantaggiosi ma più che altro era possibile trovare qualsiasi cosa, anche tanti italiani. Dal mercato ci muoviamo con un taxi del 1954, moto stiloso, a casa di Josè per completare l’acquisto dei sigari per salutarli e salutare anche Mario e il suo amico in quanto l’indomani partono. Sempre con un taxi torniamo a casa, ceniamo e alle ore 23:00 circa andiamo in n locale Salon Roco, consigliato anche perché c’è un concerto di musica Reagetton. In effetti troviamo moltissima gente nel locale e il gruppo (DUO) era piacevole. Ci consoliamo (visto l’ingresso di 15 cuc testa) con una bottiglia di rhum e qualche lattina di coca-cola. Alle 3:20 circa usciamo dal locale e torniamo a casa con 3 cuc.

13° GIORNO 04/02/2009 Havana Sveglia, colazione da Miguel e poi andiamo da Mariselle. Alle 14:00 circa usciamo, prendiamo un taxi e ci dirigiamo subito all’Hotel Havana Libre poiché Alessandro Escobar pen pen pen e Marco dovevano prelevare. Effettuato il prelievo (di leche) andiamo alla società Transtur per fare 4 biglietti dell’Habanatour, 5 Cuc. Aspettiamo alla fermata e dopo 10 minuti saliamo prendendo il tour G1. Ci sediamo al piano di sopra, all’aperto, ma faceva un freddo sull’autobus, soprattutto quando fiancheggiava “Il Malecon” dove vedevamo il mare a forza 9, impazzito, le onde sbattere contro il muro e l’acqua arrivare fino alla strada. A bordo autobus visitiamo un po’ L’Havana fino al termine del tour T1 alla fermata CAPITOLIO (vedi foto) dove scendiamo e a piedi ci dirigiamo presso la Fabbrica dei sigari. Dopodiché una passeggiata nell’Havana Veija e ci fermiamo a mangiare qualcosa fino ad arrivare a P.Zza de la Catedral all’ora di chiusura del mercatino ma appena in tempo per effettuare degli acquisti e sparire, con 4 cuc prendiamo un taxi e torniamo a casa. Ci riposiamo e andiamo a cena a degustare i meravigliosi spaghetti all’Aragosta fatti dalla figlia di Mariselle, con l’ausilio per la cottura, di Alessandro Escobar pem pem pem..Buonissimi. Dopo la cena andiamo diretti a “la Casa de la Musica”, un locale un po’ più elegante dove vi era un piccolo concerto di musica salsa dal vivo e le immancabili prostitute. Alle ore 2:00 saliamo al piano di sopra, in un altro locale denominato Diablo TUN TUN. Facciamo un’ ultima bevuta e dopo un’oretta di danze torniamo a casa. Buenas noches.

14° GIORNO 05/02/2009 Havana Sveglia ore 12:00, colazione desajuno, usciamo e andiamo, con un taxi abusivo, all’Havana Veija. Camminiamo fino ad arrivare “cerca” il Capitolio e veniamo fermati da 2 cubani che ci appioppano 5 mojito al loro locale “convenzionato” (solita tattica cubana) sempre con simpatia e cortesia, questa volta, poiché era l’ anniversario di matrimonio di uno dei due ci offrivano un biglietto per 4 persone al locale Buena Vista Social Club e in più una bottiglia di spumante gratis per tutti, si dabbene.. Ci portano nel loro locale e ordinano loro per noi, 5 mojito ovviamente al prezzo di fregatura 5 cuc a mojito. Gli spiego che questa tattica era già conosciuta e che 5 cuc a mojito non li avremmo pagati perché sapevamo del loro accordo con il titolare del bar. Alla fine risparmiamo 7,50 cuc sul conto e sulla fregatura, almeno quello.

Disgustati da quel mojito ci vien voglia di uno fatto bene e quindi, Boteguita del Medio dove al personal mojito ci abbiniamo un sigaro Romeo & Juliet. Ore 16:30 ci dirigiamo verso P.Zza de La catedral, al mercato grande per completare gli ultimi acquisti e andare a caccia di qualche affare che però è sempre il loro. Alle ore 18:00 riprendiamo il taxi e torniamo a casa. Andiamo a cena e il buon vino fa prolungare la serata a casa di Mariselle. Facciamo i nostri ultimi appunti di viaggio e si va a dormire.

La mattina seguente salutiamo Miguel “Il Guappo” (nella foto) e Mariselle e alle ore 10:00 con un taxi arriviamo all’aeroporto. Paghiamo il visto di uscita 25 Cuc e riconsegniamo la targeta turistica. Facciamo ultimi acquisti e durante la fila al check in Lorenzo ha un disguido con un signore italiano anche lui in fila, su chi dovesse passare per primo. Tutto bene arriviamo all’aereo e via 10 ore di viaggio e siamo di ritorno a Milano Malpensa. Con una navetta arriviamo al parcheggio dove avevamo lasciato l’auto e torniamo a casa. Indicazioni Personali Chiuso il nostro diario di viaggio, vorrei fornire prima delle conclusioni, alcune indicazioni e consigli personali per ottenere forse il meglio da CUBA.

Premetto che sono assolutamente valutazioni soggettive e personali, quindi non voglio confondere idee a nessuno, ognuno fa quello che crede.

– Per chi fosse intenzionato a voler andare a Cuba per trovare emozioni sessuali uniche, per me può anche starsene a casa, questo perché le persone (maggior parte anzianotte, ma anche giovani illusi) che hanno bisogno di pagare una donna per portarsela a letto, a Cuba, per quanto potrete credervi giovani sciupafemmine, non troverete nessuna che venga a letto con voi senza pagarle un corrispettivo. E se il corrispettivo non è il denaro, ma l’illusione di poterle cambiare la vita, non sentitevi in colpa, siete solo persone che devono fare 9.000 km per sc…Re. Cuba è un contenitore cosi variegato di emozioni, immagini, persone, colori, paesaggi ed odori, che andarci per pagare le donne per portarle a letto è uno sputo alla vita.

– Non turbatevi di quello che vedrete a Cuba in giro per le strade, nei locali, da chi si spaccia per turista navigato e propone serate indimenticabili. Cuba va vissuta in modo naturale, accettando i suoi limiti e gustando tutto ciò che di buono offre.

– Se avete la possibilità, prenotate solo il volo dell’aereo e trovate una sistemazione in casa di cubani (da 20 a 30 cuc al gg), senza aspettarsi grandi confort ma lo spirito di accoglienza, di sicurezza dei cubani, vi stupirà e vi rimarrà nel cuore. Se inoltre avete la possibilità e la voglia di girare l’isola, fatelo senza problemi, parlatene col proprietario della casa e vi organizzerà tutto lui, poi deciderete voi come fare. – Se siete un piccolo gruppetto, non noleggiate auto, ma muovetevi con i taxi, abusivi e regolari, è il modo più semplice e sicuro di muoversi, perché le strade non sono segnalate e non troverete facilmente la via. Questo consisterebbe anche in un sicuro risparmio. Il taxista a Cuba arriva ovunque voi lo vogliate.

– Contrattate sempre il prezzo, specie col taxista abusivo e regolare, se loro dicono 5 voi offritene 3 o 2 e insistete anche.

– Portatevi con voi medicinali contro il cambiamento climatico e di fuso orario, vi serviranno di sicuro. Inoltre portateli anche per i cubani, gli fareste un favore, e se volete, portategli souvenirs o altre cose che a noi sembrino cavolate ma li ne hanno bisogno.

– Se preferite rinchiudervi in residence o in uno dei tanti villaggi turistici, fate pure finta di divertirvi, ma ricordatevi che il vero spirito cubano è fuori dal vostro recinto, lo vivrete solo se starete a contatto con il popolo cubano. Il viaggio ideale è quello che vi vede in giro per l’isola, facendo tappa nelle principali città, spaziando dall’Oceano Atlantico al mare Caraibico. Avrete cosi modo di ammirare il paesaggio cubano, di scoprire delle acque stupende e di gustare un’infinità di sapori. – Chiedete sempre il prezzo delle cose prima di acquistarle e contrattate sempre, sempre…Il cubano è un po’ come il napoletano, tende a fregare con la simpatia.

– Visitate l’Havana, la sua storia, la sua cultura, i suoi locali, ma non restateci a lungo, perché la città è molto turistica e vive di quello, quindi non vi rendete conto davvero del mondo cubano. Se vi volete divertire e spendere meno per bere, uscire e tutto il resto, allora visitate altre città, vi divertirete con molto meno e vi sentirete meno turisti, affiancati dalla vera cultura Cubana.

– Parlate con la gente del posto, ovunque, chiedetegli quello che volete, se volete capire almeno il 10% del loro stile di vita, dei loro valori, della loro cultura, loro sono molto disponibili (anche se bisogna infondere sicurezza prima, perché diffidano sempre delle persone quando parlano del loro Paese) e saranno aperti al dialogo. Quindi studiate un po’ Cuba.

– Se avete tempo e vi interessa ballare, approfittatene, e prima di andare, fate un corso di salsa cubana almeno di 3 mesi, non ve ne pentirete, laggiù il ballo è molto radicato e loro sono molto disponibili a farvi imparare e a trasmettervi l’amore per la loro musica.

– DELINQUENZA: Cuba è uno dei posti più sicuri al mondo. Tutto è sotto controllo della polizia e le pene sono molto gravi se i cubani disturbano i turisti. Pertanto, potete tranquillamente passeggiare di sera per le strade di l’Havana o altre città e non vi dovrebbe succedere nulla. Quantomeno urlate che molto probabilmente ci sarà un poliziotto dietro l’angolo a venire ad soccorrervi. Con un minino di cautela per i portafogli e gli oggetti di valore, tutto andrà tranquillo. Attenzione però, ad alcuni hotel o casas particulares, soprattutto se non di prima classe. Spesso è lo stesso personale che si intrufola nelle camere. Mettete sempre gli oggetti di valore in cassaforte di sicurezza.

– JINENTEROS, ovvero assaltatori di turisti. Abituatevi ad essere fermati da tutte le parti. Dite sempre di no e tirate dritto, non vi scocceranno più di tanto. Comunque sia se vi capiterà di essere spennati non preoccupatevi troppo, il tutto si risolverà con pochi CUC o Euro e poi … una bella risata! Non sto ad aggiungere altro, l’esperienza vi insegnerà.

Riflessioni E’ stato un viaggio stupendo, eccitante e allo stesso modo avventuroso.

La vita su quest’isola è ancora pura e vera…E anche se non hanno niente, in qualche modo riescono a darti più di qualunque altra persona. Ci sono sicuramente dei problemi, come in tutte le nazioni, però forse loro ai problemi rispondono con umorismo, serenità e amore per la propria cultura e per il loro paese. Durante questo viaggio ho potuto osservare un popolo tranquillo, felice e sicuramente che si sa accontentare delle cose che ha. Molte persone pensano che Cuba è un paese povero, che non ha nulla, dove il progresso non esiste, dove vive un popolo sottomesso ed hanno anche ragione a pensarlo. Però molti si limitano a pensare solo con le parole degli altri. Personalmente, prima di fare questo viaggio ne ho sentite tante di cose, ma proprio tante, su donne, facilità dell’uso della droga, popolo sottomesso, mare bellissimo e molte altre. A tutte queste osservazioni, io non ci davo peso perché diffido sempre delle esperienze degli altri, finchè l’esperienza del posto la coltivi io stesso, solo allora potrò capire. Vi assicuro che alcune cose erano vere, molte false ma niente si è basato sulle parole già dette. Cuba è un paese che ad oggi, fa del turismo il suo capitalismo. Chi si è soffermato a visitare Cuba solo nelle oasi turistiche, ha potuto notare la facilità di portare a letto una donna, pagandole un corrispettivo e anche alto, ha potuto notare che nei villaggi turistici oppure negli alberghi, mostrano una Cuba che si inghiotta ogni giorno di mangiare, ogni giorno prelibatezze e dove lo spreco è comune a tutti gli altri paesi. Ma fuori dalle oasi turistiche non è cosi. L’Havana vive molto di turismo, ogni locale notturno che si frequenta, vi è la presenza massiccia di prostitute e l’ingresso al locale è di 10-15 CUC. Chi è stato nella capitale ha visto una città turistica come una capitale qualunque del nostro continente. Non è quella CUBA, scordatevelo. La vera Cuba è fuori la capitale e chi avrà modo di girarla, soffermandosi nei posti anche a volte più sperduti, incontaminati, avrà modo di percepire la loro reale condizione di vita. Il turista è protetto dallo Stato che evita e non tollera il contatto dello stesso con il cubano e questa teoria a mio parere cade in contrapposizione poiché uno Stato che non tollera il capitalismo non può fare del turismo il suo capitalismo. Una volta Josè, mentre ci accompagnava a prelevare, rispose alle mie tante domande fatte per capirci qualcosa; “amigo puoi starci anche un anno qua a cuba, ma non capirai lo stesso come si vive a Cuba”. Se per vivere a Cuba unsuo cittadino necessita in media di 50 – 60 CUC al mese e ne percepisce 12-20 al mese per la sua manodopera come aggrada il suo fabbisogno vitale? È come se lo Stato ammettesse il lavoro nero oppure il procacciamento, da parte del cittadino, di affari o di corruzione (vedasi polizia). Le case particulares ad esempio. Per la sistemazione in una casa il turista paga mediamente a camera dai 20 ai 35 cuc per notte più 10 cuc per la cena 4 per la colazione, una stanza rende circa 55 cuc al giorno, un operaio deve lavorare circa cinque mesi per ottenere dallo Stato questi soldi e allora com’è possibile? Lo Stato controlla le case e controlla il prezzo. “Antonio La fuente” ci raccontò che il prezzo della camera al giorno è di 10 CUC ed è imposto dallo Stato. In questi 10 cuc vi è compresa la provvigione al proprietario della casa (che resta comunque lo Stato). Il resto dei soldi che realmente si pagano sono tutti non calcolati e non risultano da nessuna parte, come se fosse il nero italiano. Come le case particulares, cosi altre forme di servizi al turismo (vedasi tassisti, polizia), sembra un film già visto chissà quante volte. Tutto ciò che ruota attorno al turismo è procacciamento di affare per il Cubano. Comunque voglio concludere e lo faccio con riflessioni personali. Il cubano a tutti i suoi problemi risponde con la musica, il ballo, la serenità, la sicurezza. Io non dimenticherò mai una frase proferita da una ragazza cubana che vive in Italia da 10 anni con cui si parlava del cambiamento che sta vivendo Cuba rispetto agli anni addietro e che forse proseguirà nei prossimi anni e allora le chiesi cosa ne pensasse proprio del cambiamento della sua nazione. Bene, lei allora mi rispose dicendo “Io spero che cambi, anzi deve cambiare, però spero che non diventi la settima stella degli Stati Uniti”. Il proprietario della casa dove alloggiavano Marco e Alessandro proferì una frase che comunque noi tutti invidiammo “Voi di sicuro avete il progresso, avete la tecnologia, avete la proprietà, qui queste cose non le abbiamo però ne abbiamo altre, abbiamo poche cose e ad ognuna diamo un valore importante, non viviamo lo stress, viviamo sereni, ma soprattutto noi possiamo dormire con la finestra aperta e possiamo lasciar uscire i nostri figli tranquilli, andando a dormire senza la paura che possa accadere qualcosa”. Ecco queste parole ci hanno letteralmente zittiti. Personalmente credo che la sicurezza sia un diritto che lo Stato deve garantire, perché ad esso si associano altri valori, che possano essere la libertà, la giustizia, la serenità ed il resto. Un cittadino non può vivere con la paura di camminare per strada oppure di stare fuori la sera con la preoccupazione che gli capiti qualcosa e che poi associa la stessa paura dei genitori. Questa paura, questo terrore va a violare la libertà di vivere con serenità e la libertà proprio di vivere, in tutti i sensi. E concludo dicendo che CUBA è un paese dove, si percepisce benissimo, esistono valori umani, voglia di socializzazione e tanta voglia di vivere, in una situazione economica non certamente felice, spesso in condizioni di miseria. Un paese Socialista di cui sono convinti sostenitori, dove nessuno accetta l’idea di avere una società capitalistica, anche se capiscono benissimo di vivere in un regime, dove non sempre la libertà è il massimo.

Ritengo che oggi tutti sentono la necessità di vivere una vita più sana, dove prevalgono i sentimenti, una società civile dove ci si può stare insieme, avere cura dei più deboli. Non è possibile che impegnati come siamo a produrre di più, a dedicare tutti i nostri sforzi alla conquista del “benessere individuale” abbiamo perso tutti i valori civili e umani.

Perché non accontentarci di vivere una vita più sana, più tranquilla, più serena, vivere in una società dove ci si possa voler bene l’uno con gli altri? Se questo e’ il “progresso” concludo che preferisco vivere a Cuba.



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