Australia-Nuova Zelanda in tre di con una nanetta di tre anni e mezzo

Abbiamo approfittato di una parentesi di cambiamento nella nostra vita (un cambio di lavoro e città) per prenderci una pausa e una volta tanto, godercela davvero!
Scritto da: Monica Nicoliello
australia-nuova zelanda in tre di con una nanetta di tre anni e mezzo
Partenza il: 01/01/2012
Ritorno il: 07/02/2012
Viaggiatori: 3
Spesa: 4000 €
Ciao a tutti! Da quando è nata la nostra bambina nel 2008, Giulia Luce, abbiamo sempre cercato di non rinunciare mai alla nostra passione per il viaggiare e, data la mancanza di nonni a cui appoggiarsi, abbiamo scelto con tenacia di portarcela sempre dietro, viaggi inclusi. Fino ad oggi abbiamo sperimentato un po’ di tutto, il primo anno vacanze al mare a casa di amici, villaggi strutturati con baby-club, noleggio di un appartamento, trasporto in macchina, traghetto, aereo ma sempre in Italia. Il secondo anno abbiamo provato il primo vero viaggio in tre in Cornovaglia affittando un cottage che ci è servito come base per i ns giretti, il terzo anno finalmente liberi da pannolini e amenità varie ci siamo lanciati in un bel giro itinerante in Portogallo, cambiando hotel quasi ogni sera e nel 2012, quando si è presentata l’occasione giusta per fare finalmente un “signor” viaggio abbiamo preso la palla al balzo e prenotato tre posti sull’aereo destinazione Australia e Nuova Zelanda. A qualcuno si sono drizzati i capelli in testa! Quasi 40 giorni di viaggio, tre voli per arrivare Bologna-Francoforte-Bangkok-Melbourne all’andata e tre al ritorno Auckland-Bangkok-Frankfurt-Bo, 12 ore di fuso orario, un pacchetto di voli interni + noleggio auto in Australia e noleggio camper in Nuova Zelanda. Insomma un vero tour autogestito con una bambina di soli tre anni e mezzo! È vero, ci vuole tanto spirito di adattamento a viaggiare con i bambini, ma sapevamo benissimo a cosa andavamo incontro per le esperienze di viaggio passate e un’occasione così si presenta come le vere comete, una ogni millennio… quindi meglio prendere la palla al balzo e approfittarne.

1° Gennaio 2012

Eravamo tutti e tre all’aeroporto Marconi di Bologna. Fatto il check-in e lasciati i borsoni e il passeggino, avevamo con noi due zainetti e una valigia-cilindro magico per tutte le necessità di Giulia, igieniche, ludiche, alimentari, persino il lettore dvd portatile e il latte artificiale nel caso non avessero quello liquido. Il primo volo Thai FranKfurt-Bangkok era sbombato, abbiamo dormito zero e anche la nana solo 2 orette su 11, si e’ stordita (per fortuna) di dvd di Barbapapa’ e giochini/sorpresa che le avevo preparato… arrivati a Bangkok cambio volo e i km di nastri trasportatori sembravano non finire mai.

Il secondo volo Bangkok-Melbourne era vuoto, con sorpresa eravamo 4 gatti, per lo piu’ mamme con bambini, e’ scattata la solidarieta’ tra genitori, Giulia si e’ fatta una micro-amichetta indiana fino a quando e’ iniziato l’arrembaggio alle file vuote, tutti sdraiati alla bellemeglio nana compresa… in men che non si dica dagli oblo’ vedevamo la sospirata terra australiana! Non mi sembrava ancora vero.

Noi ci siamo già stati nel 2002 in viaggio di nozze e abbiamo girato il Queensland, quindi questa volta abbiamo puntato a Sud, al Victoria, per partire da Melbourne, fare la Great Ocean Road, visitare Kangaroo Island, poi Sydney e infine un po’ di relax su un’isola della barriera corallina, Heron Island, prima di affrontare il tour naturalistico della Nuova Zelanda, da Queenstown fino a Auckland. Insomma un viaggio impegnativo.

I primi due giorni sono passati nel “minestrone multietnico” di Melbourne downtown … qui vedi veramente di tutto, la cosa piu’ impressionante e’ proprio la strada, fiumi di mondo con facce, occhi, vestiti, acconciature, lingue diversissimi e l’architettura rispecchia questo caleidoscopio umano con edifici moderni alternati ad angoli salvati della vecchia city come villette in stile vittoriano, chiesette english, il tram originale, l’avanguardia dei docks si affianca alla chinatown, il quartiere italiano di Carlton a quello greco, a quello vietnamita. Pero’ in tutto questo casino dalla’altra parte del fiume Yarra c’e’ un paradiso verde, i royal botanical gardens, una vera sorpresa dove tra olmi centenari, laghetti e tartarughe, fiori stupendi di ogni tipo e colore la nana si e’ potuta sbizzarrire e correre a volontà 🙂

Il jat-lag su di lei si è fatto sentire eccome, i primi giorni alle 4 del pomeriggio si addormentava in stato catatonico e non c’era verso di svegliarla, un crollo totale che abbiamo aspettato passasse, senza opporre nessuna resistenza.

Da Melbourne siamo partiti alla volta della rinomata Great Ocean Road, abbiamo noleggiato un’auto che la nana ha subito inaugurato con una vomitata da manuale (sara’ contenta la Europecar)… che dire? E’ un paradiso per i surfisti, e’ un paradiso per i turisti, ma soprattutto per chi ha la fortuna di viverci! Dopo una marea di curve a strapiombo sull’oceano abbiamo avuto l’onore di vedere i 12 Apostoli e tante altre bizzarrie della costa che lasciano davvero senza fiato, poi la Tower Hill Riserve una riserva naturale all’interno di un vulcano spento che definire “magica” e’ pochissimo, e incontri ravvicinati con koala liberi e cassowary, Giulia non voleva piu’ venir via (e neanche noi). Insomma sarà l’oceano prorompente, sarà la natura selvaggia, saranno le cittadine sonnolente, saranno gli incontri con gli animali liberi… questa parte d’Australia ci piace parecchio!

Dopo una traversata in traghetto con mare e vento forza 7 abbiamo passato tre gg a Kangaroo Island… qui la natura e’ remota e sovrana, un angolo d’Australia intatto, dove la giornata e’ scandita dagli appuntamenti con gli animali. Alle 16 si presentano in laguna i pellicani, alle 19 escono nelle radure i canguri, alle 21.30 sbucano dalle tane i pinguini… sara’ che sono cresciuta a pane e Superquark, ma questo animal-watching mi ha emozionato un casino! È una continua full immersion di foche, leoni marini e otarie…. ti manca il fiato, la forza dell’oceano, il vento costante, la pacatezza di questi bestioni quieti a due passi da te, tutto l’insieme ti fa sentire piccolo, piccolo e soprattutto un viaggiatore felice 🙂

E dopo 7 gg di lunghissime strade intervallate solo dal rumore di enormi trucks che trasportano merci e, ahimè, da qualche carcassa di canguro stirato… ripartiamo alla volta di Adelaide dove prenderemo un volo che ci porterà a Sidney.

Sydney ci accoglie con giornate di sole (alla faccia della continua variabilita’ meteo del Sud)… non e’ una citta’, e’ una f-i-g-a-t-a! perdonate la “licenza poetica” ma qui nessun’altra parola rende l’idea! Come la metti metti, come la giri giri, sembra un connubio perfetto tra natura, modernità, business, cultura e clima. Quelli con cui capita di parlare, da chi e’ nato qui, agli immigrati 40 anni fa a chi e’ venuto 3 mesi fa a sbarcare il lunario facendo il cameriere, sono tutti entusiasti della città, delle opportunità lavorative, della mentalità, dell’etica e di come funzionano le cose. E’ come se energia, voglia di fare, sorrisi e semplicità facessero parte integrante di questa citta’. Sono spettacolari le baie sul Paramatta River, il cuore brulicante della city, i mall dai design creativi, le spiagge hawaiane in pieno centro, parchi immensi e curatissimi… e ovunque raccolta differenziata, wi-fi gratis, bagni coi fasciatoi e aree giochi, insomma chi come noi ha un bambino piccolo qui ha davvero la vita facilitata! Sydney sembra veramente a misura d’uomo e (detto tra noi) sarebbe da traferirsi subito 🙂 La nana si diverte su e giù per i traghetti che collegano le varie zone della città, quando è stanca la mettiamo a sedere sul passeggino e si fa un riposino, nello zaino porto sempre qualcosa da sgranocchiare o bere per le evenienze… ma potrei anche non avere niente che in questo paese dimostrano un’attenzione per i piccoli non indifferente!

Con un trasferimento un po’ macchinoso (voli Sydney-Brisbane-Gladstone e poi traghetto di 2 ore) arriviamo frullati a Heron Island, isoletta-atollo della barriera corallina sede di ricerche universitarie sulla fauna… e in breve capiamo il perché! Tropico del capricorno, Queensland Great Barrier Reef… pensavamo fosse un paradiso per umani, invece e’ un paradiso per uccelli! sula lancagaster, limosa lapponica, anous minutus, egretta sacra, gallenaurus philippensis, larus novae, sterna bergi e molti altri… sembra un film di Hitchcock! non c’e’ ramo di quest’isola senza un nido, siamo circondati, la nana dice che tutti questi uccellacci puzzolenti le danno fastidio (e in effetti!). Di notte fanno un casino indicibile, dei versi mostruosi, come bambini torturati, mio marito col sonno leggerissimo e’ corso a dotarsi di tappi per le orecchie… ma veniamo ai lati positivi: il reef e’ spettacolare, si nuota con mante e squaletti, lingue di sabbia si confondono con arcobaleni di azzurro e in questo periodo dell’anno le tartarughe depongono le uova e di notte si va alla ricerca delle loro tracce e delle loro buche… quindi partiamo di notte alla loro ricerca! Notte stellata, la spedizione parte colle torce, nana compresa… dopo 200 mt di spiaggia nella penombra ecco muoversi il primo tartarugone, e’ venuto qui a deporre le sue uova e sta scendendo verso il mare… rimaniamo immobili, la corazza sara’ 1.50 mt, il codone triangolare, la testa maculata, e’ lentissimo, incede con grandi sforzi, lo seguiamo rispettosi e increduli. Ma era solo il primo regalo di questa notte, poi un’altra ancora e poi i piccolini appena nati raggiungere annaspando nella sabbia le onde… dopo 2 gg di tempesta tropicale quest’isola ci regala un’emozione unica. Passiamo gli ultimi giorni di relax sulla spiaggia, tenendo la nana al sole sempre con la maglietta (anche in mare) e il bandana e una bidonata di crema protettiva, perché qui ti scotti in un attimo, dicono che il buco dell’ozono sia proprio sopra l’Australia e inizio a crederci. Comunque dopo una settimana di spazi, blu, azzurri, verdi e profumo di oceano, niente altro da dire, solo grazie grazie grazie!

Il viaggio continua e la Nuova Zelanda ci aspetta, mi sembra impossibile atterrare con mia figlia di 3 anni esattamente dall’altra parte del mondo, ma alla fine mi rendo conto che i bambini insieme ai loro genitori e alla sicurezza che possiamo trasmettergli possono fare molto di più di quanto immaginiamo. Arriviamo a Queenstown, ritiriamo il nostro camper Britz 4 posti noleggiato su internet e partiamo alla volta della Fiordland… il paesaggio e’ incredibile fin da subito, ma l’unico problema e’ che siamo passati dai 30 e passa gradi di Heron Island agli 8 di quaggiu’ ed è chiaro fin dai primi momenti che siamo dei camperisti inesperti e “isterici”, di notte un freddo bestia, la temperatura scende a 5°, e questo cassettone a quattro ruote ci sta facendo un attimo impazzire, carica, scarica, monta, rimonta, chiudi, sigilla, organizza, stipa…oddio ma chi ce la fatto fare! Il camper in realtà è stata una soluzione proposta da me in buona fede, dopo tanti gg in giro per hotel vari l’idea di fondo era quella di dare alla piccola una “casetta” dove avere un bagno, un letto e un riferimento…. ma non avevo fatto i conti troppo bene, di notte pur essendo estate piena era troppo freddo e Giulia nonostante il riscaldamento e il piumone si è fatta per 4-5 notti consecutive la pipì a letto… quindi occhio alle temperature se prendete un camper con un bimbo piccolo!

Dalla gelida Fiordland e dall’incredibile bellezza di Milford Sound siamo risaliti piano piano a Picton, per fortuna la temperatura da 8 e’ salita a 22! La Nuova Zelanda e’ stata lo scenario cinematografico del Signore degli Anelli e non poteva essere altrimenti: terra di orizzonti, di ossigeno, di brume e tempo instabile, terra primordiale dove riflettere, respirare pace e disintossicarsi, dove i bambini girano scalzi e gli adulti con le infradito a 10 gradi (perche’ qui e’ estate), dove unbranded e’ d’obbligo, dove la crisi non esiste, dove le regole sono la norma, dove la qualità di vita e’ il primo obiettivo. Qui la triade computer-televisore-cellulare non esiste piu’, non sembra quasi possibile! La presenza umana e’ impercettibile, solo sparute abitazioni mimetizzate perfettamente nell’ambiente, km e km di fiordi, foreste, montagne verdissime, strapiombi, cascate, ghiacciai, laghi… natura allo stato puro…solo che e’ come quando vai in Africa, alla prima giraffa, elefante, impala, grida di stupore e giubilo… dopo una settimana “e che palle ste zebre”! abbiamo traghettato da Picton a Wellington e inizia la risalita dell’isola del Nord alla ricerca di qualche traccia di civiltà. L’impresa camper continua, mai scelta fu meno azzeccata, questo cassettone ciuccia gasolio peggio di un neonato, ma si sa… ci si abitua a tutto e come camperisti per caso, dopo il delirio dei primi gg, poi ce la siamo cavata discretamente! La nana dopo un mese di viaggio ha iniziato a dire che voleva tornare a casa, le mancavano i suoi peluches 🙂

Watararapa, Te Puia, Tongariro, Wanganui, Rotorua: nomi evocativi delle roccaforti Maori… attraverso il cuore geotermale dell’isola del Nord abbiamo visto geyser, fumarole, laghetti caleidoscopici, fanghi bollenti, vulcani iperattivi e siamo rimasti incantati dalla haka e le altre danze tribali dei tatuatissimi indigeni. Poi dopo la Coromandel Peninsula e le sue bianche spiagge deserte (e chi si bagna con sto freddo?) eccoci finalmente a Auckland, dopo due settimane abbiamo restituito il “cassettone”, in hotel finalmente grande festa… no camper, si party! E intanto siamo agli sgoccioli del viaggione; mio marito non vedeva l’ora di tornare… io sarei partita da lì ancora per altri lidi, ma questa e’ la mia natura errabonda e poco coi piedi per terra. Ci siamo goduti gli ultimi giorni ad Auckland, nella “citta’ delle vele”, e ringraziamo di questo mesetto. Ce ne fossero!

Il volo di rientro è stato più faticoso dell’andata perché tutti i voli erano abbastanza pieni e non c’è stato modo di dormire se non seduti, e poi arrivati a Francoforte avevamo “solo” 6 ore di attesa per l’ultima tratta … un po’ un macello… comunque Giulia, a parte qualche momento, è stata gestibile e si è comportata da vera viaggiatrice!

Insomma tutto questo racconto-diario per far capire che i figli piccoli sono sì un bell’impegno, sì cambiano la vita e le abitudini, ma lo spirito e la volontà di chi ama viaggiare e vuole continuare a farlo con la sua famiglia è molto più forte e con le dovute attenzioni, è possibilissimo viaggiare tutti insieme e condividere esperienze nuove, anche perché no dall’altra parte del mondo.

Passo e chiudo.

Monica



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