Australia inconsueta

10 Agosto, Il volo: I vantaggi della "Business class" cominciano prima dell' imbarco. Viaggeremo con la Emirates, una delle migliori compagnie al mondo. A Roma, subito ci spostano nella Vip Lounge, una di quelle salette in cui "gli altri" viaggiatori non possono accedervi. Qui si hanno a disposizione tutti i confort, dall' aria condizionata, a...
australia inconsueta
Partenza il: 10/08/1998
Ritorno il: 12/09/1998
Viaggiatori: in coppia
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10 Agosto, Il volo: I vantaggi della “Business class” cominciano prima dell’ imbarco. Viaggeremo con la Emirates, una delle migliori compagnie al mondo. A Roma, subito ci spostano nella Vip Lounge, una di quelle salette in cui “gli altri” viaggiatori non possono accedervi. Qui si hanno a disposizione tutti i confort, dall’ aria condizionata, a comodi divani, a giornali e stuzzichini completamente gratuiti. 12 Agosto, Melbourne, Aeroporto: (Ore 3 del mattino locali) Come inizio non poteva essere peggio… Speriamo di avere dato tutto perche’ una vacanza cosi’ sarebbe drammatica… Il Roma-Dubai in una cabina di 4 (quattro) persone, spazi enormi, poggiapiedi e sedili a 180°, possibilita’ di fumare ed un servizio eccezionale. Sul Dubai-Melbourne eravamo un po’ piu’ stretti, 12 posti ma era comunque sempre meglio che in economy, che sulla Emirates e’ di standard piu’ elevato che le altre economy. Cosi’ riempiti di attenzioni (e gadgets) scendiamo all’ aeroporto di Melbourne. Aspetta aspetta, la valigia di Carla non c’e’. Ci spiegano che e’ rimasta a Dubai. E vabbe’, succede… Arrivera’ due giorni dopo ad Adelaide. Ma il bello arriva ora: secondo voi due italiani perche’ dovrebbero viaggiare in business class e per di piu’ con una compagnia araba? Di solito viaggiano in Economy class e con compagnie dell’ Estremo Oriente,,,, Dev’ essere balenato il sospetto anche a tutto l’Ufficio Immigrazione (si chiama cosi’ la dogana) dell’ Australia, perche’ oltre a farci decine di domande (che lavoro fate, cosa fate qui, avete parenti e cose simili) ci hanno aperto le valigie, estratto tutto il contenuto (passato poi ai raggi X), e, aperti i portafogli, ci chiedevano cosa fossero certe carte. Insomma, trattati come marziani… E siccome eravamo gli ultimi (ma proprio gli ultimi!) avevano tutto il tempo… (Scopriro’, poi, che c’era un mandato di cattura dell’ Interpol riguardo ad un noto pregiudicato italiano cui dava la caccia mezzo mondo, effettivamente arrivato pochi giorni dopo).

12 Agosto, Port Campbell: Stamani siamo andati a ritirare la macchina, che sapevamo gia’ in partenza non avere copertura assicurativa per i territori West e Northern, praticamente 3/4 del viaggio. Abbiamo fatto pochi chilometri, ma abbiamo dormito poco e sono molto stanco… Eppoi c’era da vedere un sacco di cosette, i 12 Apostoli, il London Bridge, l’ Island Arch ed altre spettacolari creazioni del mare e del vento. Comunque la giornata e’ cupa, il buon umore ne risente, e la Great Ocean Road, la strada che stiamo percorrendo, e’ tortuosa. 13 Agosto, Adelaide: Sorpresa! Siamo ad Adelaide, ovvero abbiamo fatto 764 km in un giorno solo… Facile… Ci siamo alzati di buon ora, abbiamo fatto sosta solo per la benzina ed un paio di foto a Larry, un’aragosta gigante a Kingstone. E dopo aver trovato il Motel, ci rechiamo all’ aeroporto di Adelaide a recuperare la valigia di Carla. Che, miracolo!, c’e’. 14 Agosto, Ceduna: La visita della citta’ e’ durata poco, con un rapido attraversamento da Sud a Nord, ci riprommettiamo, al ritorno di vederla un po’ meglio, ora preferiamo proseguire, abbiamo moltissimi km che ci aspettano. Gli ultimi 400 km (oggi 790) ci hanno dato un assaggio di quello che e’ il “Nullarbor”, che in latino significa “niente alberi”, ed effettivamente non c’e’ nulla…

15 Agosto, Madura: Siamo in pieno Nullarbor, niente alberi, niente case, niente di niente, solo qualche “Lookout” (Panorama). In uno di questi ci troviamo in terra Aborigena, nello Yalata Aborigenal Lands, che sbocca in una baia incontaminata dove le balene vengono a riprodursi. Lo spettacolo e’ mozzafiato, anche perche’ non era segnata nelle guide, e quindi non ne sapevamo nulla… Decine di megattere (che avevamo scambiato per scogli) giocano, sbattono la coda, sbuffano. Resistiamo poco, perche’ il vento e’ fortissimo. Siamo in mezzo al deserto e comincia a scurire, percio’ ci fermiamo nell’ unico posto possibile. 16 Agosto, Kalgoorlie: 700 km ieri, altri 735 oggi, la media e’ discreta e oltretutto non pesano, perche’ non incontriamo quasi nessuno e si fila via (ai 110 kmh, ci mancherebbe!) che e’ un piacere. O quasi… Infatti oggi, oltre al solito Nullarbor ci spetta uno dei rettilinei piu’ lunghi al mondo, 146,5 Km diritti diritti senza una semicurva, un dosso, una cuneetta… NIENTE! Due palle cosi’. Sulla curva che chiude questo rettilineo molti segni di frenata, ed anch’io ho rischiato di andare lungo…

18 Agosto, Albany: Lasciati Esperance, uno dei posti dove dici: “Qui, un giorno ci abitero’!” (Lo diro’ spesso…), puntiamo verso Albany, e verso la pioggia, che subito fa capolino. In certi punti e’ anche preoccupante, perche’ i cartelli “Floodway” (strada che si puo’ allagare) abbondano. Comunque siamo ad Albany, che ci accoglie con un bel arcobaleno intero. E’ presto, e, trovato l’albergo, decidiamo di fare il giretto turistico. Arriviamo al GAP, una roccia a strapiombo sul mare che ti fa scendere lo stomaco sotto i piedi se guardi in basso, e di fianco il Natural Bridge, un ponte di roccia formato dalla potenza dell’acqua, che qui e’ una furia.

19 Agosto, Bunbury: (…) Torniamo sulla strada principale e siamo ben presto accerchiati dai Karry, giganteschi alberi tipici di questa zona. A 15 chilometri da Pimberton prendiamo la deviazione per la “Valle dei Giganti” e, senza sapere quello che ci aspetta, entriamo nel parco, seguendone il percorso. Ben presto ci troviamo sospesi su di una passerella, a piu’ di sessanta metri di altezza!!! Il tragico e’ che non e’ fissa, ma si regge su piloni, con volte di 20-30 metri, e quindi “dondola”. Carla in un lampo e’ alla fine del percorso, a terra. Io mi attardo un po’, ne vale la pena! Poco dopo arriviamo al Glouchester Tree, un Karry di una sessantina di metri, che grazie a tondini messi in scala, ci si puo’ arrampicare fino oltre 50 metri. Sapendo che Carla non gradisce che io mi esibisca in queste “perfomance”, ho aspettato che lei andasse a fare un giretto per il parco e, zitto zitto, mi sono arrampicato… Uno spettacolo incredibile gia’ alla prima piattaforma… La discesa, complice la pioggia si e’ rivelata molto piu’ complessa del previsto, e quando ho toccato terra mi tremavano le gambe, ovviamente per lo sforzo (per tre giorni non riusciro’ a camminare…). 21 Agosto, Monkey Mia: Siamo voluti tornare a vedere i delfini, qui a Monkey Mia, ma quest’anno, in piu’, non ci siamo fatti scappare la Shell Beach, una spiaggia interamente costituita di conchiglie sbriciolate. L’effetto e’ incredibile, come molte cose, qui in Australia… Comunque Monkey Mia ci accoglie al meglio… Silenzio, un mare splendido, appena appena mosso, un sole incredibile ed un gabbiano che senza timore si avvicina a noi. La temperatura e’ attorno ai 28°, il che, a noi, appare insolito… Siamo o non siamo ancora in inverno? Inoltre, arrivando qui, abbiamo ammirato il “Bush” (prateria) in fiore, mentre l’anno scorso era tutto rosso, con colori che vanno dal giallo, al rosa, al bianco. Pure un rondinino, che ha fatto il nido in veranda, ha voluto farci conoscere i piccoli…Commossi e contenti di quanto la Natura ci ha regalato, abbiamo pasteggiato con Hallibut (vabbe’,qui si chiama in un altro modo, ma il nome esatto non me lo ricordo…) e Aragosta alla brace. Vogliamo dimenticare la stellata? Gia’, proprio un Paradiso…

22 Agosto, Coral Bay: Certi posti non si dimenticano facilmente. E nemmeno a qualcuno, non Australiano, verrebbe in mente di andarci. Noi ci siamo capitati perche’ nel posto dove volevamo fermarci, Minilya, era presto. Pero’, per contro, il posto successivo era ad almeno 300 Km, che erano troppi per un altro paio d’ore di luce… Se fossimo rimasti sulla “1”, la “Northern Hwy”. Ma c’era, appunto, la possibilita’ di deviare verso Coral Bay-Exmouth, cosa che appunto abbiamo deciso. Non so come darvi l’idea… Immaginate una baia di discrete dimensioni, con 2 Camping-bungalows, un albergo, un centro commerciale mini ed un ristorante. E uno spiaggione vuoto ed ampio. I soliti silenzi, i soliti gabbiani, e la barriera corallina a 100 mt, tranquillamente raggiungibile a piedi. Qualche pescatore, amatoriale, e qualche professionista, che ti vende il pesce, appena pescato, li’, sul ciglio della strada. Insomma, a grande richiesta, Paradiso bis.

23 Agosto, Point Sampson: (Carla): Ancora una volta devo ripetermi per decantare le bellezze del posto, ma, d’altra parte, siamo venuti qui soprattutto per questo. Dopo i consueti Km, in un paesaggio ancora diverso, dove le pianure sono intervallate da alture, bei corsi d’acqua, che d’estate (qui siamo gia’ oltre il Tropico del Capricorno…) allagano tutto, raccogliamo un esemplare di “Sturt’ s Desert Pea”, il fiore tipico del Bush (ce ne sono migliaia, anche se non so se e’ permesso, raccoglierli). Anche oggi solo un paio di Roadhouse, gli “autogrill” locali, in mezzo al nulla, ed anche le macchine che incrociamo si contano sulle dita di una mano, contando che abbiamo fatto 560 Km… Decidiamo dunque di fermarci a Point Sampson, un piccolo (… Direi microscopico) villaggio di pescatori, dove l’unico Motel e’ oltretutto delizioso… E’ completamente immerso nella foresta tropicale, ed enormi lucertoloni fanno capolino davanti alle camere. Nonostante la bella piscina, fornita di cascatella, decidiamo di andare al mare. C’e’ la bassa marea, che si estende per almeno 50 metri, consegnandoci decine di belle conchiglie. L’unico posto per mangiare e’ un Fish & Chip, naturalmente sublime. Veniamo a sapere poi, che gli Australiani vengono fin qui per detto F&C, ma credo che mi abbiano preso in giro… Comunque Federico l’ha eletto a futura dimora, quando non lo sa, ma prima o poi torneremo qui e ci stabiliremo (dice lui). 24 Agosto, Broome: Che tirata… 833 km! Partiti, infatti, di buon mattino dal Paradiso ter, dopo 200 km siamo a Port Hedland, che si distingue per le innumerevoli montagne bianche delle saline. Dopo questo avamposto, il deserto, il “Great Sandy Desert” che per 600 km non ci regala altro che arbusti di un metro e sabbia rossa… Neanche il mare, che e’ distante una quindicina di Km. Finalmente Broome. L’ approccio e’ bello, le abitazioni sono immerse nel verde, Baobab, Palme e Bouganville. Pero’, a dire il vero, sembra una citta’ fantasma, in giro, infatti, c’e’ solo qualche aborigeno. E’ la citta’ delle perle, della qualita’ migliore, ed i negozi in centro sono molti. E comunque alle 18.00 ci sono 30 gradi, ed e’ sempre inverno… Ah, dimenticavo…Se capitate qui, non dimenticate “Cable Beach” una delle piu’ belle spiagge al mondo…

25 Agosto, Halls Creek: Mamma mia che giornata!!! Sembrava una tranquilla giornata di relax… Dopo l’inevitabile acquisto degli orecchini di perle VERE, non di allevamento, ci dirigiamo a Derby, o meglio al “Baobab Prisoneer Tree” (l’albero prigione), un millenario Baobab cavo dove dentro ci possono stare 10 persone, ed in passato era stato usato come prigione. Lasciata Derby, oziosamente riprendiamo il viaggio, giacche’ il programma prevede Fitzroy Crossing ad appena 250 Km. Siamo nel Kinberley , una terra grande come mezza europa ed abitata da sole 250.000 persone, ma molti animali, alcuni stecchiti (non solo canguri, ma anche mucche e cavalli) al ciglio della strada. Arriviamo alle 15 e 30, ed e’ uno choc… L’albergo dove pensavamo di alloggiare e’ una baracca dove bivaccano decine di aborigeni, in un mare di lattine di birra… L’effetto e’ spaventoso, e scusate la vena razzista, ma sfido chiunque a pensarla diversamente. Disgustati, proviamo al Flag, l’unica altra alternativa, ma ci offrono una semi-tenda per Aus$ 100 (un po’ piu’ di 100.000 lire) e non ci resta che tentare di arrivare ad Hall Creek, 288 km oltre. Ma, ahime’, siamo in inverno, nonstante i 35°, ed il sole scende molto in fretta. Alle 17 e 30 mancano ancora piu’ di 100 km ed e’ gia’ quasi buio. E nessuno in vista. (Vi ricordo che il problema del buio e’ il canguro, che si mette in mezzo alla strada…) Per fortuna, quasi alla disperazione, davanti a noi scorgiamo un camioncino, e grazie a lui riusciamo, oltre che ad arrivare ad Halls Creek, ad evitare 2 cavalli, una mandria di vitelli, ed un canguro, che ovviamente, vedendo le luci si era buttato in mezzo alla strada… Halls Creek e’ il punto di partenza per le escursioni al Bungle-Bungles, un parco immenso (e’ grande come il Belgio) che si puo’ visitare in elicottero. Anche a piedi, ma non ve lo consiglio. Mancano, infatti, sentieri, punti di riferimento e strade, e perdersi e’ molto facile. 27 Agosto, Kununurra: Anche se ci siamo fermati due giorni la citta’ non offre nessuna attrattiva particolare, se non i diamanti “rosa”, una varieta’ molto rara che costa anche 50 volte di piu’ del “bianco” a cui siamo abituati. I dintorni, invece offrono qualcosa, come un “mini” Bungle-Bungles (Mirima N.P.), la “Zebra Rock”, una roccia a strisce, bianco-rosata e nera, ed il Lake Argyle, un lago artificiale, formato da una diga sul Ord River. Ha un’ estensione di 100 km per 40, fornisce acqua potabile a tutto il Nord Ovest, e ci faremo una crocerina. Sul lato sud del lago c’e’ la miniera di diamanti, attualmente la piu’ grande al mondo, ed il miglior giacimento di diamanti industriali, perche’ sono i piu’ “duri”, cioe’ tagliano gli altri diamanti. Oltre, naturalmente ad essere l’ unico dove si trovano i “rosa”. Durante la crocierina abbiamo modo di vedere Wallaby (mini canguri), Coccodrilli d’acqua dolce (piu’ piccoli e piu’ tranquilli), Falchi e vari tipi di uccelli, e i “Catfishes” (pescigatto) molto diversi dai nostri. Infine un bel tramonto, con salatini e “spumantino” (e vabbe’..).

28 Agosto, Katherine: Eccoci nel Northern Territory, ed in questa citta’, Katherine appunto, che fino a tre mesi fa era sotto 3 metri d’acqua. Stentiamo a crederci, ma i segni sui muri (alcuni sono rimasti) sono lì a testimoniarlo… E’ una cittadina lunga e stretta, punto d’incontro obbligato da qualunque direzione si arrivi. Forse e’ per questo che si trovano i personaggi piu’ strani, accomunati da una “divisa” tutta particolare… Maglia, anche sdrucita, ciabatte o scarponcino “militare” con calzetto in lana, e Stubbies, una specie di calzoncino corto aderentissimo con 2 tasche, prevalentemente verde. Ovviamente il cappello, anch’esso in pelle (di canguro) per ripararsi dal forte sole. L’idea d’insieme e’ che litighino con l’acqua, non danno infatti la sensazione (anche l’olfatto conferma…) di essere molto puliti. Il vero feeling l’hanno con la birra, che ne bevono grandi quantita’. Ci sono molti aborigeni, e naturalmente, moltissimi sono ubriachi gia’ a meta’ pomeriggio…

29 Agosto, Mataranka: La gita sul Katherine River, un fiume che scorre fra gole (Gorges) piuttosto alte e’ emozionante, la nostra timoniera e’ un generale burbero, pero’ ci spiega bene e ci fa divertire. Da qui abbiamo proseguito sulla Stuart Hwy, che taglia a mezzo l’Australia, per fermarci presto alle Cutta-Cutta Caves (caverne), che sono, contro ogni previsione, splendide, piene di stalattiti e stalagmiti di diversi colori. Dopo altri 80 km siamo a Mataranka, e anche se presto, decidiamo di fermarci. La guida ce la consiglia, qui infatti c’e’ una fonte d’acqua termale calda, 34°, con piscine naturali in cui immergerci. Preso un bungalow nell’unico campeggio, ci dirigiamo verso la piscina. E’ in mezzo ad una foresta ed e’ incredibile. Pochissimi ritocchi umani hanno fatto si’ che sia praticamente un paradiso, anche se lo sporco (per lo piu’ guano) e’ tanto. Anche l’aria ne e’ satura, ma l’avevamo scambiato per zolfo. Dopo una passeggiata in questa foresta, ed aver incontrato due canguri, ritorniamo verso la nostra camera… Ma siamo costretti ad alzare gli occhi al cielo… Un fortissimo squittio quasi ci assorda… Ebbene, migliaia, si’, migliaia di pipistrelli sono appesi alle palme. E naturalmente non sono pipistrellini, a guardare bene, infatti, saranno circa 30-40 cm di corpo, ed una apertura alare di un metro e mezzo, forse anche due. Enormi, insomma… Improvvisamente, al tramonto, come obbedienti ad un comando, si alzano in volo. Tutti assieme… E’ uno spettacolo, per almeno dieci minuti oscurano il cielo. La cena, per una volta, l’abbiamo consumata nel ristorante, ed abbiamo gustato il Barramundi, il merluzzo Aussie, con il sottofondo di un cantante locale che in tenuta “Outback” (cappello, stivali e pantaloni in pelle) intonava le canzoni tipiche, con una magnifica stellata sulle nostre teste. Ah, che vita!!!! 31 Agosto, Alice Spring: Dopo una notte da incubo (qui anche gli scarafaggi hanno dimensioni “inconsuete”), riprendiamo il nastro d’asfalto che taglia l’Outback, e ci fermiamo dopo un centinaio di km ad ammirare le “Devils Marbles” (le palle del diavolo), rocce rotonde e liscie in equilibrio precario, ma millenario. Infine Alice Spring, nello stesso albergo dell’anno scorso. E’ presto, e ne approfittiamo per fare un giro in centro, che l’anno scorso avevamo trascurato. Abbiamo fatto acquisti, Boomerang e disegni aborigeni, molto belli, anche se ho il sospetto che i prezzi siano lievitati, da quando la Galleria d’Arte di Melbourne ha aperto una galleria tutta dedicata all’arte aborigena. I quali aborigeni, qui, hanno la loro massima densita’ abitativa.

1 Settembre, Coober Pedy: Arrivare qui non e’ stato facile, per fortuna il paesaggio si e’ animato, dopo migliaia di chilometri di terra rossa, arbusti verdini e poco altro. Ecco quindi che la distesa di fiori rossi, viola, gialli, bianchi e rosa, mi abbia spinto a fare un tappone, 742 Km. Anche perche’, nei 300 km che precedono Coober Pedy non c’e’ (come al solito…) assolutamente nulla, a parte una Roadhouse per rifornire la macchina. Che siamo a Coober Pedy, pero’ lo capiamo dagli innumerevoli cumuli di terra. Questa citta’ (?) e’ infatti famosa per essere il centro della piu’ grande zona di estrazione dell’ Opale, una pietra semi-preziosa, di cui i giapponesi sono forti compratori, ma che da noi non va tanto. Da tutto il mondo sono arrivati cercatori, tant’e’ che si contano fino a 44 comunita’ diverse. Fino a pochi anni fa non c’era l’acquedotto, e tuttora l’acqua costa un patrimonio. Le strade asfaltate (comunque da non molto) sono poche, e la polvere s’insinua dappertutto. Il clima e’ un dei peggiori, fino a 50° d’estate, e nugoli di mosche rendevano e rendono la vita estiva insopportabile (comunque anche oggi, ancora inverno, ci sono 28°). L’unica possilita’ di avere un clima accettabile e’ “scavare” e crearsi una vita sotterranea. Ecco quindi che case, chiese, ed alberghi sono scavati nella roccia. Ma a noi e’ piaciuta tantissimo, forse perche’, nel mondo, non ha eguali. E che dire della nostra camera, al Desert view, a 40 metri sotto una montagna? O del Desert golf course? 3 Settembre, Hawker: Da Coober Pedy verso sud ci sono 300 km in “zona militare”, eufemismo per definire una zona sottoposta ad esperimenti nucleari, e che speriamo sia stata “bonificata”. Ovviamente non c’e’ nulla, neanche le ormai agognate Roadhouse, e sono proprio chilometri noiosi. Pero’, passato questo “nullarbor” il paesaggio si anima, prima con rocce e fiori, poi con laghi e foreste. Siamo in anticipo, rispetto al programma, e ci dirigiamo verso il “Flinder Rangers Park”, a est di Port Augusta. Il cambiamento e’ stupefacente, colline verdissime, ruderi di cittadine abbandonate dopo la dismissione della ferrovia, ed ora siamo in un paesino, Hawker, che sembra rimasto al secolo scorso. Casette ordinate, giardinetti curatissimi, pochissime macchine ed un silenzio irreale. 4 Settembre, Adelaide: Partiti alle 8.30 da Hawker dopo 60 km ci troviamo l’ingresso al Flinder Rangers Park a Wilpena Pounds. Non capiamo bene come funziona, perche’ come prima cosa si lascia la macchina in un parcheggio, poi si scrive il nome e l’itinerario su di un registro… Insomma e’ uno di quei parchi da girare esclusivamente a piedi. Infatti e’ una formazione rocciosa particolarissima, completamente ricoperta di vegetazione, e vi ci accede sono a piedi o in bici. Non siamo preparati, e a malincuore decidiamo di ritornare sui nostri passi e di arrivare ad Adelaide, facendo una strada diversa dall’andata. Siamo nella Clare Valley, una delle tante zone di produzione dell’ olio e del vino australiano, oramai ad ottimi livelli. Il ritorno sulla “1” e’ traumatico, non eravamo piu’ abituati al traffico. A fatica troviamo un motel (pero’ ha l’idromassaggio), perche’ siamo alla vigilia dell’Adelaide Festival, praticamente una fiera, che pero’ richiama gente da tutta l’Australia. 6 Settembre, Adelaide: Stamani ci siamo svegliati alle 5 e mezzo perche’ avevamo il Kangaroo Island Tour, l’isola Canguro, di fronte ad Adelaide. Sull’ isola c’e’ il meglio che un amante della natura puo’ trovare. Ma andiamo con ordine. Gia’ per arrivare al punto d’ imbarco, Cape Jervis, si attraversa la Fleurieu Peninsula, che essendo zona viti-vinicola e’ tutto un saliscendi di colline verdeggianti e viti. Arrivati sull’isola il pulmino ci porta in una fattoria di produzione artigianale di olio di eucalipto. Ci raccontano le varie fasi di produzione attorniati da Emu’ (struzzi autoctoni) e canguri, uno di questi si era innamorato delle dita di Carla, che mordicchiava continuamente (e avidamente..). Il pranzo lo consumiamo in un’ altra fattoria, dove producono miele e caramelle (al miele) prodotto da Api bolognesi (sic!). Alla Seal bay facciamo la conoscenza, ravvicinata, dei Leoni di Mare. Sono a centinaia, sdraiati a due metri da noi, sulla battigia. Sono bellissimi, anche se enormi, e quel musino tipico delle foche non lo dimenticheremo presto… A malincuore le lasciamo, e ci dirigiamo verso la parte opposta dell’isola, con una tappa intermedia alle “Remarkables rocks” rocce modellate dal vento. Dalla parte opposta dell’isola c’e’ The Bridge, un altro spettacolo della natura e, ancora, centinaia di Leoni marini. Infine una bella foresta di Eucalipti, con i loro “frutti” tipici, i Koala. Sono cosi’ “ninini” ( = carini) che verrebbe voglia di arrampicarsi ed andarli a prendere… 8 settembre, Phillip Island: Siamo tornati verso Melbourne prendendo la strada interna, e condivido con la guida che la definisce “la noiosa”. La noia, pero’, passa quando ci dirigiamo verso il “Grandpians Ntl. Pk.”. Ancora una volta il paesaggio muta. Dalla pianura verdeggiante ci inerpichiamo per una strada semi-montagnosa, dove arriviamo al clou: le MacKenzie Falls, che seguendo i sentieri vediamo prima dall’alto, poi dal basso. Ritorniamo all’auto senza fiato, e ci dirigiamo verso Malbourne. E, dopo aver impiegato due ore per attraversarla da ovest ad est, al tramonto arriviamo a Cowes, “capoluogo” di Phillip Island. Trovato in fretta e furia un motel (gestito da italiani) ci precipitiamo alla Penguin parade. Sara’ il freddo pungente, sara’ che sembrano meno, sara’ che e’ un deja vu’, ma siamo un po’ meno emozionati dell’anno scorso.

9 settembre, Melbourne: Prima di abbandonare Phllip Is. Siamo andati a visitare la Nobbies Point, dove nidificano oltre ai Pinguini, i gabbiani e i Leoni di mare. Infine, a San Remo, appena sulla terraferma, proprio di fianco alla strada, sulla riva, abbiamo visto un Ranger che dava da mangiare a dei Pellicani. E cosi’, dopo piu’ di 14.000 km siamo tornati al punto di partenza. E domani si ritorna in Italia.

12 settembre, Dubai: Solo per citarne il Duty-free, dove si puo’ comprare di tutto, dalla macchina per cucire alla Ferrari vera, non il modellino, dai cammelli in peluches ai braccialetti in oro 22k a 16-17 mila lire al grammo. Fra donne coperte dalla testa ai piedi (stile talebano) o solo di minigonne, e uomini, alcuni in giacca e cravatta altri col caffettano tipico arabo. Maggiori informazioni e foto sul sito www.Ilmatitino.Com



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