Australia fai da te: un sogno realizzato di parte 1
Il nostro viaggio inizia alle 4.20 del mattino di lunedì 17 gennaio alla stazione ferroviaria di Cecina. Cambiamo il primo treno a Livorno, con giusto 5 minuti per passare da un binario all’altro e con panico crescente raggiungiamo Firenze con ben 20 minuti di ritardo. Rischiamo realmente di perdere la coincidenza con il Freccia Rossa per Milano, ma God Will ha voluto che incontrassimo un capotreno che ha ben due volte telefonato per noi (ed anche per altri più o meno nelle nostre condizioni) al Freccia Rossa, noto per non tollerare nemmeno pochi secondi di ritardo. E così, trafelati e felici, siamo saliti sulla prima classe: qui, per la nostra gioia, scopriamo che il treno ci condurrà direttamente a Milano Malpensa senza dover fare scalo alla stazione Centrale; è bastato giusto pagare 15 euro di biglietto al controllore che, comprensivo e gentile, non ci ha calcolato alcuna sopratassa. Alle 9:38 siamo già in aeroporto e purtroppo al checkin scopriamo che i nostri due trolley pesano complessivamente 16 kg, il che supera quanto permesso dalla compagnia Tiger nei voli interni che andremo a fare in Australia. Anche i due zaini che ci portiamo come bagagli a mano nel volo intercontinentale arrivano complessivamente sui 10-11 kg. Beh, dovremmo successivamente risolvere il problema.
Aereo della Cathay Pacific più che confortevole: asciugamano nuovo, cuscino, cuffie per collegarsi in qualunque momento al monitor di fronte a noi, con la possibilità di scegliere tra le informazioni relative al volo visualizzate sulla mappa che ci indica momento per momento la traiettoria, i tempi, i diversi fusi orari, le distanze … oppure nella sezione Entertainment possiamo scegliere tra diversi film (di cui più di dieci in lingua italiana), giochi, musiche, tv, radio … Insomma il volo è piacevole nonostante la lunga distanza per raggiungere Hong Kong (circa 10 000 km e 11 ore di volo). Alle 6.30 del mattino di martedì 18 gennaio siamo a Hong Kong, dove i controlli per risalire nell’altro aereo che ci porterà a Sydney sono abbastanza accurati (appena prima di salire controllano singolarmente ogni borsetta o bagaglio, dopo quindi aver passato il normale controllo). Tutto sommato piacevole anche il volo tra Hong Kong e Sydney, con varie pause breakfast, snack, dinner … come nel volo precedente del resto. Lievi turbolenze in volo prima dell’arrivo.
Martedì 18 gennaio – arrivo a Sydney
L’arrivo all’aereoporto ci sorprende … Sbrigate velocemente le pratiche burocratiche e ritirato il bagaglio, passando nell’area partenze, troviamo i locali semivuoti e guardando i monitor che indicano i voli in arrivo e in partenza, alle 10 di sera, non arrivano a una decina! Gli stessi locali non sembrano poi essere di recente costruzione e tutto questo ci sorprende! Con il treno metropolitano in meno di 20 minuti siamo alla fermata di King’s Cross … 100 metri a piedi ed eccoci al nostro ostello “Travellers Rest of backpackers” in Victoria street. La zona è piena di tanti piccoli ostelli tipo il nostro, frequentati da giovani backpackers (“ragazzi con lo zaino in spalla”) forse perché questo è il centro della vita notturna un po’ trasgressiva di Sydney. L’ostello è spartano ma ci piace anche per quell’aria universitaria e giovanile … poi la bacheca è piena di iniziative e qualche ospite che incontriamo ci saluta simpaticamente. E’ quasi mezzanotte e vogliamo tranquillizzare casa, dove invece sono le 2 del pomeriggio, connettendoci con Skype (dopo le ore passate prima di partire a provare videochiamate con tutti i parenti, ora siamo emozionati di verificare che tutto sia “vero” e funzioni…). Problema: il nostro ostello ha la connessione wifi ma la password ci può essere data solo dalla reception la mattina seguente. Chiedo aiuto a un paio di ragazzi già alquanto alticci che trovo nella meeting area e questi, molto gentilmente, mi consigliano di andare al non lontano Mc Donald dove la connessione è addirittura gratuita. Il tempo di cambiarci e col nostro portatile nello zaino entriamo al Mc Donald… qui e fuori, per strada, tutta una “fauna” locale già piuttosto in là con l’alcool, ma non abbiamo mai la sensazione che la zona possa essere pericolosa … noi sorridiamo a tutti e parliamo con tutti quanti ci chiedono da quale lontano pianeta provenissimo!
Ma tutto questo ci sfiora solamente … In testa c’è solo Skype … così al banco prendiamo le prime 2 cose che capitano e chiediamo cortesemente se possiamo usufruire gratuitamente della connessione wifi. La risposta del ragazzo alla cassa è affermativa quidi ci piazziamo in un tavolino, accanto ad altri compagni di “web” impegnati in qualche chat . Ancora non ci credo… accendo il PC …. “Cavolo! … non si connette !”…. Aspetta … si apre una home page del Mc Donald che ci chiede di accettare le condizioni del servizio …. “Evvai !!! siamo connessi !!!!!” apro Skype: che emozione ritrovare la lista dei miei contatti a 17 mila km di distanza! Iniziamo a chiamare e video chiamare i nostri cari che, puntuali all’appuntamento dato, sono lì pronti a risponderci e a gioire insieme a noi. Passata l’euforia riponiamo il PC nello zaino e felici rientriamo all’ostello dopo una bella camminata … non ci sentiamo molto stanchi , ma è bene andare a dormire se si vuol superare il jet-leg ed entrare nei “tempi” australiani.
Mercoledì 19 gennaio – Sydney
Iniziamo la nostra mattinata cittadina con la Town Hall; visitiamo Hyde Park e l’Anzac Memorial: luoghi estremamente pacifici e piacevoli. Proseguiamo lungo i giardini botanici immersi in un verde bellissimo, tra alberi secolari, il giardino delle rose, il laghetto con i bellissimi fiori di loto e infine l’area tropicale con palme e molte altre piante tipiche. Ci sorprende un po’ di pioggia ed approfittiamo per una breve sosta ad un café in mezzo al giardino, con i tavoli all’esterno circondati da una sorta di voliera… e si capisce il perché quando guardando in alto vediamo tutta una serie infinita di “fagotti” appesi agli alberi. Io ad un certo punto li scambio ingenuamente per dei frutti e Maurizio giustamente mi fa notare che “Sarà mai possibile che alberi così diversi possano avere tutti lo stesso tipo di frutto?” e poi si vedono alcuni alzarsi in volo con un’apertura alare non indifferente … e nei nostri occhi si legge un certo infondato timore nel passeggiare sotto così tanti pipistrelli. Le nuvole cominciano a lasciare spazio ad un po’ di sole che fa subito sentire tutta la sua forza e alla nostra sinistra intravediamo l’Opera House. Bellissima e spettacolare sia per la sua grandezza e la sua posizione, sia per la sua copertura particolarissima che riprende la forma delle palme, come fosse qualcosa di leggero, morbido, ondulato e dinamico. Passeggiamo lungo il Circular Quay, ricco di café e locali con i tipici grattacieli che si innalzano dalla baia e sullo sfondo lo splendido Harbour Bridge. Proseguiamo fino all’Osservatorio attraversando lo storico quartiere The Rocks e da qui abbiamo già una certa veduta dall’alto. E a questo punto ci dirigiamo verso l’Harbour Bridge ben intenzionati a fare la scalata (to climb the bridge). Via via si vedono infatti persone in cima in cima nel punto più alto del ponte che raggiunge i 130 metri. Ahimè, con nostro grande dispiacere scopriamo che per fare la scalata servono circa 300 dollari a persona (e al tramonto minimo 400!). Ok che offrono la guida e l’imbragatura necessaria, ma caro il mio ponte! Quindi scegliamo di farci la passeggiata sull’Harbour Bridge sulla corsia pedonale e da lì saliamo sulla prima torretta che incontriamo che dall’altezza di 90 metri ci regala un bel panorama. Ritornando verso il centro, ci fermiamo al quartiere The Rocks e giriamo in mezzo alle due tipiche vie che ancora mantengono qualche antico edificio. Percorrendo la bella e moderna Pitt Street, attraversiamo il cuore commerciale di Sydney con i suoi sconfinati centri commerciali e gallerie per lo shopping, fino a raggiungere una delle stazioni centrali della Monorail (monorotaia) che decidiamo di prendere per provare una insolita veduta della città. Facciamo l’intero giro circolare per poi fermarci al Fish Market che però nel pomeriggio è deserto. Rientriamo in Market Street ed, essendo ormai tardo pomeriggio, decidiamo di salire sulla Sydney Tower per ammirare il tramonto e la vista sulla città a 360 gradi da un’altezza di 309 metri. Bellissimo ed emozionante! Per passare la serata scegliamo il delizioso scorcio di Darling Harbour con il suo susseguirsi di ristoranti e caffè, per tutte le tasche, soprattutto quelle piene (visto che la vita qua è piuttosto cara!). In realtà rischiamo anche di non mangiare, perché essendo quasi le 10 di sera tante cucine avevano già chiuso. Non sentendoci particolarmente stanchi ed essendo la serata gradevole, decidiamo infine di rientrare al nostro ostello a piedi facendoci così una lunga camminata fino a Kings Cross.
Giovedì 20 gennaio – Sydney e trasferimento a Adelaide
Questa giornata pensiamo di dedicarla alla vita da spiaggia nella famosa Bondi Beach. Con la metro raggiungiamo Circular Quay e ci imbarchiamo per Watson Bay (circa 20 minuti di navigazione): la città vista dall’aliscafo man mano che ci allontaniamo è ancora più emozionante. Una volta sbarcati, a piedi, percorriamo un tratto costiero roccioso e frastagliato molto piacevole fino a The Gap e da qui, con il pullman urbano, siamo finalmente a Bondi Beach. Il sole è cocente, il mare calmo ma non mancano le onde lunghe da surfisti. Entriamo in acqua un po’ timorosi ma riusciamo a divertirci anche se siamo tra i pochi senza surf. Siamo particolarmente colpiti dalle lezioni di surf date in spiaggia dai maestri ai tanti giovani allievi. A pranzo uno spuntino al Pavillon, che racchiude tutti gli esercizi commerciali del luogo. Infine, decidiamo di percorrere la parte iniziale del tratto costiero che porta in direzione Bronte Beach. Verso le quattro riusciamo con fatica a prendere un pullman, visto che a Sydney gli autisti non si fermano se il bus è completo (per i soli posti a sedere, s’intende!). Raggiungiamo il nostro Ostello per ritirare il bagaglio e partiamo per l’aeroporto per trasferirci a Adelaide dove arriviamo circa alle 21. Appena usciti dall’aeroporto di Adelaide rimaniamo sorpresi dalla temperatura davvero elevata, 31 gradi, di sera. L’Ostello che ci ospita Annie’s Place è veramente un gioiellino, è piacevole, giovanile, vivace, colorato. Usciamo per andare a cena ed effettivamente troviamo la città piuttosto fiacca e addormentata. Grazie alle indicazioni di un ragazzo, ci ritroviamo in una zona un po’ più ricca di ristoranti e locali, per lo più ristoranti orientali e, data l’ora tarda, ci buttiamo in un ristorante cinese che è aperto quasi tutta la notte. Maurizio non gradisce troppo la cucina cinese mentre io direi che ho mangiato piuttosto bene. Così, con la passeggiata di rientro verso l’ostello passando per China Town, si chiude la nostra giornata.
Venerdì 21 Gennaio – Adelaide
Al mattino iniziamo il nostro giro turistico di Adelaide: una città che si presenta un po’ diversa dalle altre. Le strade sono piuttosto larghe e le case basse, un po’ anonime almeno fino a che raggiungiamo la zona più centrale; alcune assomigliano un po’ alle casette dei film western americani o giù di lì. Andiamo in direzione del fiume e, attraversando il ponte, ammiriamo lo stadio del cricket, fino ad arrivare alla S. Peter Cathedral e poi al punto panoramico di Colonel Light’s. La città ora comincia a piacerci, torniamo indietro fino al fiume e qui, costeggiandolo, entriamo nei giardini botanici che si rivelano una vera e propria sorpresa in positivo. Di rilievo la struttura che al suo interno riproduce un vero e proprio pezzo di foresta pluviale con tanto di microclima creato artificialmente. Percorrendo la North Terrace ammiriamo belli edifici adibiti a museo e poi, dopo uno spuntino , siamo nella zona pedonale piena di gallerie e negozi. Decidiamo di passare il resto del pomeriggio sul mare a Glenelg che raggiungiamo con un autobus. La cittadina balneare è carina anche se non fa tanto caldo. Ci limitiamo a riposarci sulla grande spiaggia di sabbia fine per finire la serata in un fish&chip e poi rientrare in città con un veloce tram… e già pensiamo all’indomani con la levataccia che ci aspetta per l’escursione a Kangaroo Island.
Sabato 22 gennaio – Kangaroo Island
Aspettiamo il nostro pullman a Annie’s Place e partiamo in orario. Il percorso che conduce a Cape Jervis, da cui ci imbarcheremo, dista da Adelaide un centinaio di km e ci sorprende per la dolcezza del paesaggio. Arrivati a Cape Jervis ci accorgiamo che la giornata è assolata ma particolarmente ventosa ed infatti la traversata è un tantino movimentata. Sbarcati a Kangaroo veniamo prelevati da un altro pullmino che inizia il suo itinerario come da programma: la prima tappa è a Seal bay dove, accompagnati da un ranger, ci avvicinamo ai leoni marini che sonnecchiano in spiaggia. Dopo un breve pranzo vediamo un centro in cui si addestrano uccelli tipici dell’isola con tanto di esibizione, veniamo poi portati a vedere le rocce rossastre di granito scolpite dal vento da cui si ammira un panorama mozzafiato, una sosta all’Admiral Arch, arco naturale nella roccia con presenza di una nutrita colonia di foche e infine siamo al Flinders National Park per una breve sosta. Qui ci fanno “vedere” un koala e un canguro giusto per scattare qualche foto e ci spiegano che queste specie, su Kangaroo, si mostrano solo la notte per cui non avremmo avuto altro modo per ammirarli con la nostra escursione. Il rientro ad Adelaide è leggermente più tranquillo, c’è meno vento e sul ferry boat l’ambiente è più rilassato, il pullmann ci riporta al nostro ostello e alle 11 siamo a nanna.
Domenica 23 gennaio – trasferimento ad Alice Springs
Verso le 9 siamo in taxi per l’aereoporto. Il nostro volo Qantas parte regolarmente alle 10.50 per arrivare a mezzogiorno ad Alice Springs. Siamo nel centro dell’Australia e le temperature raggiungono i 43 gradi! Sia io che Simona ci trasciniamo una mezza bronchite presa grazie alle temperature glaciali del primo volo interno così decidiamo di far passare le ore più bollenti standocene sdraiati nella nostra camera al Toddy backpackers. Verso le 17.00 ci facciamo coraggio e ci incamminiamo verso il centro in cerca di una farmacia aperta per comprare qualcosa che arresti la mia tosse continua… per la febbre siamo già in possesso di tachipirina . Alice Springs è una piccola cittadina di 25mila abitanti e la cosa che ci colpisce è la presenza di molti aborigeni che hanno l’aspetto di disadattati se non di alcolizzati. I problemi di integrazione di questa minoranza non li scopriamo oggi, ma certo ci fa impressione constatarli personalmente. Alle 19.00, percorrendo il lato ombreggiato della strada, siamo di rientro. Da quanto mi sento male non riesco nemmeno a gustarmi l’hamburger al bar dell’ostello… mi imbottisco di medicine sperando di farcela: l’indomani ci aspettano i 3 giorni del “rock tour”.
Lunedì 24 gennaio – The “rock tour” 1° giorno
Mi sveglio alle 5… anzi, alle 4: purtroppo con tutti questi voli interni ho perso la bussola così non essendo più sicuri di che ore fossero quando ci siamo buttati nel letto la sera prima, abbiamo messo la sveglia con un buon margine di sicurezza. Il miracolo c’è stato: mi sento sfebbrato, anche se la tosse non è sparita del tutto. Alle 6 passano a prenderci : nel piccolo furgoncino siamo circa 20 giovani aitanti e pronti ad affrontare l’escursione a Uluru, kings Canyon e monti Olgas sotto i 45 gradi e oltre. La guida, Dave, contribuisce a farci familiarizzare durante la mattinata che altro non è che un lungo trasferimento di circa 500 km a Uluru. Qualche sosta in vari bar persi nell’outback e alle 15.00 vediamo la sagoma di Uluru. L’avvicinarsi del monolite più grande del mondo ci mette i brividi. Le temperature infernali ci impediscono di compiere tutti i percorsi a piedi che si snodano sotto la montagna; Simona ha anche vari mancamenti , ma tutti sembriamo provati dalle condizioni. Di scalare la roccia neanche se ne parla, la guida, da parte sua, fa poi tutto per scoraggiare la salita ricordandoci i morti che quest’impresa ha provocato e soprattutto la contrarietà degli aborigeni di cui, Uluru, è il più importante luogo sacro. Al tramonto siamo piazzati alla giusta distanza per ammirare lo spettacolo del monolite che cambia colore con l’abbassarsi del sole… prima che sia buio la guida allestisce la nostra cucina da campo: sembriamo militari, ognuno deve fare qualcosa per la comunità, infine, dopo aver subito l’attacco delle fastidiosissime mosche, riponiamo tutti gli attrezzi nel furgoncino e ci dirigiamo all’Ayers Rock campground dove passeremo la notte nei nostri sacchi a pelo sotto le stelle.
Martedì 25 gennaio – The “rock tour” 2°giorno
Sveglia alle 4.30, andiamo a vedere l’alba col sole che sorge dietro al monolite. La notte è passata bene, la temperatura attorno ai 21 gradi era l’ideale dopo l’inferno del pomeriggio. Da veri militari in 10 minuti il nostro campo è smontato e col furgoncino ci ripiazziamo in un punto strategico per ammirare l’alba a Uluru. Nuova razione di emozioni poi viene allestito il campo per la colazione: anche questa volta veniamo attaccati dalle mosche … la battaglia è tremenda ma alla fine riusciamo a mangiare qualcosa. 5 minuti per smontare tutto e ci dirigiamo a Kata Tjuta (monti Olgas) dove il programma prevede un percorso da completare entro le ore 11.00 visto le temperature impossibili oltre quell’orario. La guida ci spiega il significato di questi luoghi per gli aborigeni: i monti Olgas si presentano davvero come valli dei venti ed il percorso ci pare meno difficoltoso del breve tratto sotto Uluru del giorno prima. Terminata la visita torniamo ad Uluru per visitare l’Aboriginal Cultural centre e infine, dopo il solito pranzo militare, partiamo per Kings Creek, il campeggio dove trascorreremo la notte in prossimità del Kings canyon. Alle 17.30 siamo al campeggio, dopo esserci fermati a raccogliere il legname per il fuoco serale nel campo base. Al campeggio proviamo l’emozione di un bagno in piscina, la cena “romantica” intorno al fuoco e poi a nanna sotto le stelle che danno un vero e proprio spettacolo nel buio del deserto australiano.
Mercoledì 26 gennaio – The “rock tour” 3°giorno
Sveglia 5.30 dopo la solita colazione con attacco di mosche poi partiamo per il non lontano Kings Canyon. Scegliamo quasi tutti il percorso più lungo e massacrante di circa 7km che richiederà ben 3 litri di acqua a testa e che dovrà essere completato entro le 11.30. La salita iniziale è davvero micidiale ma fortunatamente ancora sotto l’ombra… il resto del percorso è più abbordabile e ci porta a vedere l’anfiteatro, le mura nord e sud e infine arriviamo al Garden of Eden ossia uno specchio d’acqua in cui i più temerari si tuffano per un bagno refrigerante. Il canyon ci regala scorci mozzafiato che rimarranno per sempre nei nostri ricordi così come la gioia da atleta provata al termine , con tanto di esultanza per aver completato il percorso. Distrutti ci sediamo nel nostro furgoncino e iniziamo il lungo percorso di rientro verso Alice Springs che raggiungiamo alle 17.00. Il tempo di una doccia e la serata si conclude al Rock bar dove la guida ha prenotato una tavolata per tutti i partecipanti all’escursione: il degno finale di una 3 giorni indimenticabile passata da un gruppo ormai affiatato!