Australia fai da te 2
Volo di a/r Milano Sydney con sosta ad Abu Dhabi di Ethiad, scelto sia per i tempi di percorrenza (20 ore totali di volo), che per la lunghezza degli scali (un paio d’ore, giusto per sgranchirsi le gambe) che per il costo ed orari di partenza e arrivo. Voli entrambi comodi nonostante la lunghezza, tutto puntuale e nessun bagaglio perso. Arrivo il giorno dopo a Sydney alle 18:30 locali in perfetto orario. Noi abbiamo deciso di prender il taxi per andare all’hotel in centro perché stanchi dal volo non avevamo voglia di prendere il treno. Costo del taxi per la corsa: 62$ contro i 30$ che si sarebbero spesi per il treno a cui poi però bisogna aggiungere una passeggiata con i bagagli in mano o veloce corsa in taxi per raggiungere l’albergo. Se arrivate in pieno giorno consiglio vivamente il treno, rapido e porta vicino a tutti i vari punti del centro.
Per le prime notti abbiamo soggiornato al Travelodge in Philipp Street e siamo rimasti contenti della scelta per il costo (tra i più abbordabili in centro) e la posizione (a 15 minuti a piedi dall’opera house). Camera pulita ed in ordine. 4 giorni a Sydney ci vogliono per vedere un po’ di cose e godersi la città, lascio ad altri diari e guide l’onere di elencarvi i vari posti da vedere, in breve posso dirvi di non perdervi un tour guidato all’opera house, una passeggiata ai Botanic gardens e una mezza giornata a Bondi Beach (bella la spiaggia, ma le altre che seguono e che si raggiungono a piedi sono molto più belle, anche se meno frequentate e conosciute). Per chi vuole fare la passeggiata sull’harbour bridge si prepari, l’escursione può durare dalle 2 alle 3,5 ore e costa sui 220$, una mazzata. Sydney e l’australia sono generalmente molto cari, quindi preparatevi.
Per la cena vi suggerisco il ristorante giapponese Sake, su argyl street, nella zona di The Roks, ci siamo andati 2 volte e ci siamo trovati benissimo pur non amando particolarmente questo tipo di cucina. Evitate le pizze, io ne ho provate 2 in giro ma rimpiangerete persino quelle di pizza hut!
Volo successivo a Cairns con Virgin, tutto perfetto, usciti c’erano già i bagagli sul nastro che giravano.
Per la macchina a noleggio mi sono affidato a enoleggioauto ed il voucher prevedeva l’affitto della macchina da east costal rental i cui uffici sono in pieno centro. Fuori dall’aeroporto attendeva un bus che ci ha portato ai loro uffici e dopo pochi minuti ci hanno dato l’auto. La patente internazionale non è necessaria, non me l’hanno mai chiesta per prendere l’auto, ma a quanto pare facilita molto il lavoro della polizia nel caso vi fermasse per un controllo, con quella italiana sembra ci mettano molto di più. In ogni caso, avendo percorso 2300 km vi posso dire che ho incrociato solo una pattuglia della polizia, la prossima volta la patente internazionale non la faccio. Abbiamo proseguito a nord verso Port Douglas per avvicinarci alla Daintree Forest National park, alloggiando all’hotel Martinique on Macrossan. Posto moto carino, camere molto confortevoli a 50 metri dalla spiaggia di 6 km per una bella passeggiata. Il centro è piuttosto piccolo, i posti per mangiare sono racchiusi su 2 vie principali parallele tra loro.
Il giorno seguente siamo andati fino a Cape Tribulation, ci vuole circa 1,5 ore di macchina. Il consiglio è di cominciare da lì che è il punto più lontano e tornando indietro fermarsi nei vari altri punti di interesse per addentrarsi nella foresta, vedere altre spiagge incontaminate o fare un tour per avvistare i coccodrilli (cosa però che non abbiamo fatto).
La sera siamo rientrati verso Palm Cove, bellissima cittadina di fronte al mare, piccola e tranquilla con dei bei locali sul lungo mare. Abbiamo alloggiato per 2 notti al The Reef Retreat, bagno con vasca idromassaggio, bella camera, angolo cottura, piscina e zona bar con a disposizione dei barbeque per cucinarsi qualcosa ai ferri se a qualcuno va, ottimo quando da loro è estate. Per mangiare c’è un ristorantino nella piazzetta sopra l’ufficio postale dove si mangia divinamente, altrimenti noi abbiamo poi provato un altro locale chiamato (se ricordo bene) The after beach. Abbiamo mangiato in entrambi molto bene, il primo è più piccolo e più riservato quindi c’è anche un’atmosfera più intima.
Per il giorno dopo c’erano tantissime possibilità, da un’escursione sulla barriera in giornata, ad un tour nel wooroonooran park (a sud di Cairns) che dura tutta la giornata e che chi ha fatto mi ha detto essere molto bello. Noi abbiamo optato per un tour nella zona nord di cairns, visitando un’altra parte di foresta pluviale, stavolta con la guida di una guardia forestale di origine aborigena che ci ha spiegato le varie piante, i frutti, come faceva la gente sopravvivere in quell’ambiente ecc. molto interessante. Ci siamo poi recati al granite gorge, un piccolo parco in cui svettano queste enormi rocce di granito dal nulla abitate da wallabi a cui è possibile dar da mangiare. Il posto è interessante più che altro per queste rocce, i wallabi erano abituati all’uomo, era una specie di parco-zoo e non ci è piaciuto molto. A seguire dovevamo andare nelle wet lands visto l’orario, erano le cose più vicine, ma il parco ha chiuso alle 16 anziché alle 16:30 come indicava la Lonley. Preparatevi perché in Australia, almeno in questo periodo, dopo le 17 non troverete praticamente nulla di aperto, chiude tutto! Abbiamo fatto giusto in tempo a visitare una cantina che produce vini con il mango. I “vini” son quel che sono, ma il liquore da mettere sul gelato non era male e ne abbiamo presa una bottiglia. Sui voli nazionali si può portare a bordo da bere, bottiglie d’acqua o di vino, non è un problema.
Finito il soggiorno a Palm Cove il mattino seguente abbiamo preso il traghetto per Green Island. Il traghetto era compreso nella prenotazione avendo deciso di spendere una notte sull’isola(per gli orari basta scrivere al lodge, vi indicheranno quelli disponibili e sceglierete voi quelli che vi vanno meglio), cosa che consiglio vivamente se ve lo potete permettere (meglio ancora 2-3 notti). L’isola è meravigliosa per non parlare dei coralli e dei pesci. Dopo le 16:30 sull’isola restano solo gli ospiti del lodge, alle 17:00 dal pontile danno un po’ da mangiare ai pesci della barriera e si vedono tanti pesci, squali compresi, alle 17:15 aperitivo in spiaggia con champagne, birra o succhi di frutta per ammirare il tramonto, favoloso! Cena sull’unico ristorante dell’isola, a pagamento, e giorno successivo ancora dedicato allo snorkeling. Tutta l’attrezzatura è noleggiabile al centro diving dell’isola, vi consiglio di fare presto perché se finiscono le mute della vostra taglia restate a piedi e d’inverno l’acqua è freschina. Per chi dorme al lodge tutta l’attrezzatura è compresa. Se posso suggerirvi, quando siete in spiaggia guardate sulla tabella del bagnino gli orari di alta e bassa marea, con la bassa vi assicuro che si fa fatica a tornare a riva, le nuotate più belle erano al mattino con l’alta marea quando si poteva girare tra i coralli tranquillamente senza l’ansia di strisciarci addosso.
Alle 16:30 abbiamo preso l’ultimo traghetto per tornare a Cairns. Camera prenotata presso l’Hotel Studio Boutique and Spa a 10 minuti a piedi dall’esplanade di Cairns. In realtà non è un hotel, è una specie di residence. Arrivando tardi nella hall (un po’ fatiscente direi) non c’era nessuno, c’era un numero da chiamare. Dopo 10 minuti è arrivato un ragazzo che ci ha portato in camera. In pratica la prenotazione passa attraverso un’agenzia di Cairns che organizza tours, gite, escursioni e offre camere per la notte. La nostra era più che buona, avevamo anche un tablet per guardare qualche film (oltre alla tv) e musica oltre ad internet. Sull’esplanade ci sono tantissimi locali, a voi la scelta, occhio però agli alberi sull’altro lato della strada, sono la dimora delle volpi volanti, dei grossi pipistrelli, possono fare un po’ impressione.
Senza saperlo ho prenotato la camera a 20 metri dal noleggio auto, così la mattina dopo sono comodissimo per il rilascio. Ci portano di nuovo in bus all’aeroporto e prendiamo il volo per Melbourne con Jet Star. Volo tranquillo, unica differenza è la franchigia bagaglio che dai 23kg di tutte le altre compagnie diventano 20 obbligandoci, per evitare costi aggiuntivi, a riempire gli zaini di roba da vestire.
A Melbourne (che ci è piaciuta meno di Sydney) prendiamo il bus express (o qualcosa del genere), trovate il banco di prenotazione proprio di fronte ai nastri per il ritiro bagagli e con 10 dollari a testa vi portano al vostro hotel. Bisogna però dividerlo con altri clienti e aspettare che ci siano un po’ di persone, così noi attendiamo 20 minuti prima di partire e siamo anche gli ultimi ad essere fatti scendere. Hotel per le prossime 2 notti è il Travelodge Docklands, in centro, di fianco ell’Ethiad Stadium. Ottima camera, lavanderia per la prevista sosta di lavaggio biancheria. Pomeriggio sera per 2 passi in centro e cena presso il ristorante “Florentino”, l’unico ristorante italiano in cui abbiamo messo piede. Abbiamo mangiato molto bene, ottimo il pane, il tiramisù, il pesce, però molto caro, quasi 160$ per 2 persone. Se siete in zona andate in King Street a mangiare da the King’s (ha un’insegna arancione, difficile mancarlo), si mangia benissimo e si spende molto meno. A Melbourne consiglio il museo aborigeno, il museo dell’immigrazione (molto interattivo, davvero carino)e un tour guidato alla Rod Laver Arena per gli appassionati di tennis. St. Kilda non ci è piaciuta, anonima la spiaggia e anche piuttosto brutto il quartiere dei locali, sarà forse perché era tutto chiuso ma sembrrava tutto tra l’abbandonato ed il degrado, con anche gente un po’ strana per strada.
Dopo 2 giorni abbiamo preso l’auto a noleggio in centro con Europcar. Attenzione perché se la prenotate da loro riportandola in un’altra città non vi daranno il navigatore, anche se disponibile, anche se lo pagate. Per drop off in altre città il navigatore non è contemplato. Inoltre fate attenzione all’assicurazione, in certi casi è scritto che dopo le 17:30, se investite un animale e fate danni, questa non vi copre, quindi occhio.
Il viaggio inizia male, siamo sotto il diluvio. Ci fermiamo all’inizio della Great Ocean Road a Torquay dove c’è il museo del surf più importante del mondo. Il museo, pur non essendo appassionato di questo sport, è molto interessante e c’è anche un divertente filmato di alcuni ragazzi australiani che girano gli stati uniti per fare surf in ogni singolo stato, anche dove non c’è acqua, inventandosi i modi più stravaganti o facendolo in condizioni estreme.
Usciamo dal museo ed il cielo si apre, decidiamo quindi di andare a vedere la vicina Bell’s beach in cui si tiene uno dei più importanti appuntamenti per surfisti, che in effetti sono lì che cavalcano le onde ma la giornata non è fantastica e le onde non molto grandi, però il posto è molto carino.
Proseguiamo lungo la strada e ci fermiamo a Cape Otaway dove c’è un faro visitabile su un bel promontorio. Facciamo giusto in tempo a fare la visita e un po’ di foto quando arriva un altro scroscio. Decidiamo quindi di proseguire in direzione di Apollo Bay dove dobbiamo dormire. Lungo la strada ci fermiamo in diversi altri punti, uno in particolare ve lo consiglio. Quando vedete il cartello Kennet River girate a destra, c’è un piccolo bar e parcheggio per camper. Sulla sinistra parte una strada sterrata, se la seguite (sia in macchina che a piedi) potrete vedere tanti koala sugli eucalipti, anche a pochi metri, in piena libertà. Dopo circa 2-300 metri sembra che gli alberi finiscano, voi proseguite, dopo una curva il bosco riprende e si vedono tantissimi koala e anche qualche canguro.
Arriviamo ormai con il buio ad Apollo bay, paesino anche questo molto piccolo, e alloggiamo al sand piper motel, proprio alle porte del paese. Le stanze sono confortevoli, fuori continuano ad alternarsi temporali e schiarite, siamo stati fortunati a fare le passeggiate con il bel tempo. La sera andiamo lì vicino a mangiare al “The Vista”, localino piuttosto intimo in cui mangiamo altrettanto bene.
La mattina dopo ci attendono i 12 apostoli e tutti i vari punti e passeggiate che seguono poco dopo. Spettacolo meraviglioso, tira un vento fortissimo, il mare è molto mosso e tutto crea un’atmosfera particolare. Non mi dilungo perché tanto ci sono pagine e pagine su questi posti. Dopo queste soste ci dirigiamo verso Mont Gambier per dormire al the Barn Accomodation, appena fuori città, e mangiare presso la loro steak house, davvero ottima. Il mattino dopo visitiamo il blu lake, un lago di origine vulcanica, ci sarebbero anche dei tour per le grotte ma non abbiamo molto tempo e ci dirigiamo verso cape jervis dove il giorno dopo abbiamo il traghetto per kangaroo Island. Al contrario di molti che hanno detto che questo tratto è monotono e noioso, io devo dire che mi è piaciuto e anche molto. C’è solo un tratto in cui gli arbusti ai lati della strada impediscono la vista per alcune decine di km, ma per il resto il paesaggio è comunque interessante con distese che sembrano infinite, pascoli a perdita d’occhio, colline, pianure, case sparse nel nulla, traffico zero, paludi, scorci sul mare, ecc. Anche se era un tratto di solo trasferimento è stato comunque interessante ed è stato bello vedere la vastità degli spazi che hanno a disposizione.
In serata arriviamo a cape jervis e dormiamo presso il cape jervis station & cottages. Se leggete cottages sappiate che di solito sono stanze che si affittano presso fattorie e così è anche nel nostro caso. La stanza non è neanche malaccio, però la pulizia negli armadi è nulla, così come la temperatura nella stanza e nelle zone comuni. A Cape Jervis poi non c’è nulla, ma proprio nulla, l’unico posto per mangiare è una sorta di birreria in cui si trovano gli abitanti del posto per una birra. Però è comodo per il traghetto del giorno dopo alle 9. Per prendere i biglietti basta dare il proprio nome se avete fatto la prenotazione, meglio arrivare in anticipo perché 30 minuti prima della partenza iniziano le operazioni di imbarco delle auto. La nostra era assicurata anche per kangaroo Island e quindi l’abbiamo imbarcata.
Il primo giorno l’abbiamo dedicato alla visita della parte nord dell’isola, con la visita alla honey farm e alla dairy farm dove abbiamo mangiato dell’ottimo yougurt. Abbiamo poi visitato un giardino in cui erano presenti centinaia di specie di piante originarie dell’isola, mentre la farm della lavanda era chiusa. In serata siamo arrivati al nostro lodge, il wilderness retreat, proprio alle porte del parco. Cena al ristorante interno e giorno seguente a visitare le attrattive principali dell’isola. Diciamo che per noi 2 giorni sono bastati, ma per fare le cose con calma sarebbe meglio fare un paio di notti sull’isola. Le strade sterrate sono piuttosto buone, almeno quelle che ho fatto io, qualche buca ma niente di particolare, molta attenzione deve essere fatta col buio, dopo il tramonto le strade si popolano di wallabi, canguri e ogni sorta di animale, quindi attenzione!
Rientriamo a tarda serata a cape Jervis prestando cura a mangiare qualcosa mentre attendiamo il traghetto, al nostro arrivo sull’altra sponda la birreria è già chiusa. Nottata di nuovo al cottage e giorno seguente direzione adelaide per prendere l’aereo per Sydney. Da Cape Jervis all’aeroporto ci vogliono 2 ore di macchina circa, purtroppo bisogna fare un vialone pieno di semafori ed è pieno di traffico.
Altro volo Virgin in perfetto orario, atterriamo a Sydney e stavolta prendiamo il treno che ferma anche alla Central Station, subito fuori c’è il nostro hotel, il Mercure, percui non dobbiamo nemmeno trascinarci il bagaglio. L’hotel è proprio all’inizio di George Street, basta seguirla e si arriva a the rocks, di fronte l’opera house.. Ultima serata da Sake e il giorno dopo rientriamo in Italia, il volo per Abu Dhabi è mezzo vuoto e riesco a prendere tutta la fila centrale x sdraiarmi e dormire, una favola!
Per questo viaggio, senza fare i conti per singola voce, ho speso attorno ai 10000€, gli hotel erano tutti superiori ai 100$. Per mangiare: colazione in camera con il caffè messo a disposizione e frutta e biscotti del supermercato, a mezzogiorno un po’ di frutta e qualche snack e la sera cena completa (sempre attorno ai 100$). Per il volo di a/r ho speso 1400€ a testa, si poteva spendere meno ma quella combinazione era perfetta per me come orari, scali,ecc.
Tutto costa caro in Australia, dal cibo, ai vestiti, agli accessi ai parchi, quindi fate bene i vostri conti. L’acquario di Sydney costava circa 80€ a testa d’entrata tanto per darvi un’idea. Le cose a buon mercato sono la benzina ed i trasporti pubblici, non così spropositati.
Per qualsiasi ulteriore informazione sono a disposizione. Ciao e buon viaggio!