Attraverso il west!

Era già da qualche anno che pensavamo al sud-ovest degli USA come meta delle nostre vacanza estive ma, per motivi diversi, avevamo rimandato l’ipotesi a data da destinarsi. Bene, quest’anno, complice anche il cambio favorevole, decidiamo che “ora o mai più” e ci buttiamo a capofitto nell’organizzazione di questa vacanza che è stata...
Scritto da: Tere76
attraverso il west!
Partenza il: 25/07/2008
Ritorno il: 15/08/2008
Viaggiatori: in coppia
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Era già da qualche anno che pensavamo al sud-ovest degli USA come meta delle nostre vacanza estive ma, per motivi diversi, avevamo rimandato l’ipotesi a data da destinarsi. Bene, quest’anno, complice anche il cambio favorevole, decidiamo che “ora o mai più” e ci buttiamo a capofitto nell’organizzazione di questa vacanza che è stata pianificata, studiata e messa a punto in rigoroso stile “fai da te”, affidandoci ad un paio di guide (Lonely Planet – non entusiasmante – e Guide Routard – più ricca di consigli), a internet e ai preziosi diari di viaggio trovati su “Turisti per caso”.

Qualche informazione generale: – VOLO: prenotato ad aprile utilizzando il sito Expedia. Abbiamo volato con US Airways da Milano Malpensa via Philadelpia (€ 1.060,00 a testa): voli sempre puntualissimi e bagagli arrivati a destinazione. Certo, il confort ha lasciato un po’ a desiderare (es. Schermo unico per tutti i passeggeri). – AUTO: prenotata tramite il sito Enoleggioauto.It, abbiamo scelto un modello tipo Pontiac G6 al prezzo di 412 euro per 16 giorni, comprensivi di assicurazioni e secondo guidatore. L’auto che ci è stata data (una KIA OPTIMA) era comodissima e spaziosa, non ci ha piantato mai in asso nonostante tutte le miglia percorse e lo stato delle strade non certo ottimale. Non abbiamo preso il navigatore e non ne abbiamo avuto bisogno: con una buona cartina e i percorsi studiati (grazie al sito mapquest.Com) abbiamo trovato facilmente la strada giusta.

– ASSICURAZIONE SANITARIA: da fare assolutamente, noi abbiamo stipulato un’assicurazione tipo “mondial care” con Elvia (€ 129 a testa). Queste le tappe principali del nostro viaggio: 25-27 luglio: San Francisco 28 luglio: Yosemite NP 29 luglio: Sequoia NP 30 luglio: Death Valley – Las Vegas 31 luglio: Las Vegas 1 agosto: Zion NP 2 agosto: Bryce Canyon – Scenic B.Way 12/24 per Moab 3 agosto: Arches NP – Dead Horse Point SP – Canyonland (Island in the Sky) 4 agosto: Mesa Verde NP 5 agosto: Monument Valley 6 agosto: Lake Powell – Antelope Canyon 7 agosto: Grand Canyon 8 agosto: Williams 9/10 agosto: Santa Barbara 11 agosto: da Santa Barbara a Monterrey lungo la costa 12/14 agosto: San Diego 25 luglio: eccoci finalmente pronti per la tanto desiderata e agognata partenza! Sono le 7.00 del mattino e siamo già a Malpensa, imbarchiamo tutti i nostri bagagli e partiamo per Philadelphia. Le 8,5 ore di viaggio passano tranquille, tra qualche spuntino, film e libri. Arriviamo alle 13.00 puntuali a Philadelphia e sbrighiamo abbastanza velocemente le formalità d’ingresso (tra cui breve colloquio con l’addetto all’immigrazione, comprensivo di foto e impronte). Il tempo di un pranzetto veloce e ci imbarchiamo per San Francisco, dove arriviamo dopo circa 5,5 ore di volo. Ritiriamo i bagagli (sì, ci sono tutti!) e cerchiamo la navetta prenotata dall’Italia (dal sito supershuttle.Com) che ci porta dritti dritti al motel che ci ospiterà per le prime tre notti (Lalunainn, motel carino in una zona tranquilla della città – quartiere di Marina – e ben collegato al centro dall’autobus n. 30. Pernottamento $ 124 a notte, tasse comprese). Sono le 9 di sera, con la poca forza che ci resta ci trasciniamo verso la più vicina tavola calda, giusto il tempo di un cheeseburger e andiamo a dormire sfiniti.

26 luglio: oggi sì che inizia la vera vacanza! Il tempo di una veloce colazione in motel e poi via alla scoperta della città. Con l’autobus n. 30 (segnalatoci alla reception del motel) arriviamo direttamente in Union Square e, da lì, iniziamo la visita della città: assistiamo all’arrivo del cable car e alla procedura di “rigiro” manuale, ma la fila per salire è troppo lunga e desistiamo (ci avrebbe portato via mezza giornata). Decidiamo di seguire i consigli della nostra guida e ci tuffiamo in Chinatown, attraverso un percorso divertente che ci porterà a visitare anche la fabbrica dei famosi “biscotti della fortuna” (a dire il vero non ci sono piaciuti molto), oltre ad alcuni edifici storici e a piazze interessanti. Dopo Chinatown passiamo al quartiere italiano di Nord Beach (molto carino) dove facciamo una pausa rilassante al “Caffè Trieste” e, infine, raggiungiamo la sommità della Coit Tower da dove abbiamo una vista favolosa della città, della baia e del Golden Gate (oggi siamo fortunati, è una splendida giornata di sole). Scendiamo dalla Coit Tower e raggiungiamo, sempre a piedi, il Pier 39, dove gironzoliamo tra numerosi bar e ristoranti e ci godiamo la vista dei leoni marini. Percorriamo poi tutta la zona dell’Embarcadero fino a Washington Square, dove ci rilassiamo su un bel prato a prendere il sole. Per terminare bene la giornata, decidiamo che oggi il tempo è troppo bello per non arrivare fino al Golden Gate, così con un paio di autobus ci arriviamo proprio sotto e ci godiamo una vista spettacolare del ponte al tramonto.

Rientro in motel per una doccia veloce e poi torniamo a Nord Beach per la cena.

27 luglio: quest’oggi il tempo è un po’ meno clemente, non piove ma c’è nebbia e il cielo è grigio. Sempre in autobus raggiungiamo il famoso Golden Gate Park, un parco veramente immenso, dove si potrebbe rimanere una giornata intera a passeggiare e visitare le numerose attrazioni. Purtroppo non abbiamo tempo sufficiente e ci limitiamo a visitare i bellissimi Japanese Tea Garden, pieni di pagode, laghetti e ponticelli. Usciti dal parco ci dirigiamo all’embarcadero, il tempo di una claim choder (buonissima) e ci imbarchiamo sul traghetto delle 13.00 per Alcatraz (i biglietti li abbiamo acquistati 3 mesi prima dal sito alcatrazcruise.Com, € 16,50 l’uno). La visita dell’isola-prigione è molto interessante e ben organizzata, all’arrivo un ranger vi darà qualche informazione sommaria dell’isola, che oggi è un parco naturale, e poi potrete visitare liberamente la prigione utilizzando l’audioguida (anche in italiano). Intorno alle 15.30 riprendiamo il traghetto che in 10 minuti ci riporta in città e decidiamo di raggiungere Alamo Square per fotografare le bellissime e famose “Painted Ladies”, le tipiche case vittoriane dai colori pastello.

Rientro in motel per doccia e cena in un ristorante hawaiano nei pressi del motel. Dopo cena passiamo da Ghirardelli per un ottimo e sostanzioso gelato. 28 luglio: quest’oggi lasciamo (a malincuore) San Francisco. Alle 9.00 siamo all’ufficio della Dollar dove prendiamo possesso di quella che sarà la nostra auto per i prossimi 16 giorni, una comodissima e spaziosa KIA OPTIMA. Senza troppe difficoltà ci muoviamo sulle strade cittadine e troviamo la via giusta per la nostra prossima destinazione: Yosemite NP. Arriviamo nei pressi del parco intorno alle 12.00, ci fermiamo in un paesino minuscolo per un breve rifornimento e la proprietaria del negozio annesso ci avvisa che ci sono alcuni incendi molto vasti nelle vicinanze. Proseguiamo e, dopo aver acquistato l’Annual Pass ($ 80,00) entriamo nel parco. Yosemite è veramente un parco enorme, se lo vorrete visitare bene dovrete rimanere al suo interno almeno 4/5 giorni; noi non abbiamo tutto questo tempo, perciò ci eravamo fatti un’idea (leggendo i vari racconti) di quello che volevamo vedere. Purtroppo il fumo dei vicini incendi imperversa nel parco e rende poco visibili numerosi punti: riusciamo a scorgere le Bride Vail Falls e, con il servizio navetta, raggiungiamo le Yosemite Falls (molto belle) e il Medow Lake (altrettanto bello, anche se meno spettacolare), ma il ranger ci sconsiglia la salita alle Vernal Falls, poiché il fumo avrebbe reso la fatica inutile. Peccato, sarà per un’altra volta! Quello che ci ha colpito di questo parco è stata la quantità di animali che abbiamo visto in poche ore: oltre agli innumerevoli scoiattoli, abbiamo visto daini, cervi e un orsetto (solo intravisto). Intorno alle 19.00 usciamo dal parco per raggiungere la nostra destinazione per la notte, il Yosemite Bug Rustic Mountain Resort (doppia con servizi $ 105, tasse comprese, prenotato dal sito) un bellissimo complesso di palafitte e tent cabin in mezzo ai boschi poco dopo l’uscita di El Portal. Purtroppo la strada, che in 30 min. Ci avrebbe portato a destinazione, è chiusa (sempre causa incendi) e questo ci costringe a fare un giro molto più lungo del previsto, passando da Mariposa. Arriviamo al resort alle 22.00, il ristorante interno è ormai chiuso, perciò la nostra cena si riduce ad una mela in camera.

29 luglio: questa mattina, secondo i programmi, saremmo dovuti ritornare a Yosemite per proseguire la visita ma, viste le condizioni di ieri, pensiamo che sarebbe tempo sprecato, perciò, dopo una lauta colazione, ci rimettiamo in moto per raggiungere il prossimo parco, ovvero il Sequoia NP. Prima tappa a Fresno, centro piuttosto ampio dove ci fermiamo in un immenso market per qualche acquisto di cibo e acqua, nonché del freezer in polistirolo, utilissimo visto che faremo spesso pranzi al sacco. Anche Sequoia è un parco enorme, ammiriamo il panorama da un vista point appena dopo l’ingresso; siamo anche ad una certa altezza e la temperatura della giornata si rivela ottima. Raggiungiamo il visitor center dove il ranger ci da qualche consiglio su come sfruttare le ore a disposizione. Sempre in auto arriviamo nelle vicinanze dell’attrazione principale del parco, ovvero il famoso General Sherman, l’essere vivente più vecchio al mondo, una sequoia enorme e maestosa; non da meno sono le sequoie che lo circondano. Nei pressi inizia il percorso meglio conosciuto come “congress trail”, un sentiero veramente semplice che vi porterà ad addentrarvi in un bosco pieno di questi alberi meravigliosi e dove probabilmente incontrerete pochissimi turisti. Sono quasi le 19.00, decidiamo che è meglio rimettersi in moto, perciò usciamo dal parco e cerchiamo di spingerci il più vicino possibile alla meta di domani, ovvero la Death Valley. Alle 21.00 circa arriviamo a Bakersfield, cittadina piuttosto grande nel deserto della California; troviamo una sistemazione al Day’s Inn a un ottimo prezzo ($ 56,00 grazie al coupon sconto). Cena in una vicina steak house e poi a letto: domani ci attende una giornata provante.

30 luglio: sono le 6.00 di mattina e già siamo in macchina. Vogliamo raggiungere Death Valley ad un orario “accettabile” per non doverla attraversare a 50°; lungo la strada il paesaggio cambia considerevolmente e, più ci avviciniamo alla valle, più tutto diventa arido e desertico, ma molto affascinante. Incontriamo anche un coyote intento ad aggirarsi nel deserto. Arrivati nei pressi di Lone Pine (ultimo centro abitato prima dell’ingresso), ci fermiamo in una stazione di servizio per l’acquisto di ghiaccio e acqua per noi e per l’auto (assolutamente essenziali almeno 4 litri d’acqua a testa): purtroppo compiamo l’errore di non fare rifornimento di benzina e di rimandarlo alla prossima stazione di servizio. Arrivati alla successiva stazione di servizio scopriamo con orrore che la benzina è finita e sono in attesa del rifornimento! Ora, avevamo ancora più di mezzo serbatoio e sicuramente questo sarebbe stato sufficiente, ma, considerato tutto quello che avevamo letto su questo luogo, decidiamo che è meglio fare dietro front e ritornare al precedente benzinaio per il pieno. Questo scherzetto ci costerà uno “slittamento” della nostra tabella di marcia di circa 1.5 ore, significa che arriviamo all’ingresso della valle all’ora migliore, ovvero le 12.30. Tutti i racconti letti ci avevano preparato al clima “estremo”, ma provarlo di persona è un’altra cosa: alla Death Valley fa veramente molto caldo! Fortunatamente si tratta di un caldo secco…Decidiamo di non usare l’aria condizionata per non prendere dei malanni nelle salite e discese dall’auto. Attraversiamo la zona di sand dunes e poi ci dirigiamo verso Furnace Creek, dove ci fermiamo al visitor center per i consigli di rito e per un pranzetto veloce. Tra l’altro al Visitor Center troverete anche un interessante museo della valle, che racconta l’estrazione del borace. Ripartiamo in direzione Badwater Basin, il punto più basso dell’emisfero settentrionale, un vero spettacolo, e ammiriamo anche il Devil Golf Course. Poi imbocchiamo “l’artist drive” una strada che ci porta ad ammirare un paesaggio fantastico, dove i colori delle rocce cambiano in continuazione, passando dal bianco al verde e al rosso. Terminato il tragitto raggiungiamo Zabrinsky Point, un punto panoramico veramente unico e che vi ripagherà di tutta la fatica fatta per arrivarci.

A questo punto usciamo dalla valle e continuiamo ad attraversare il deserto del Nevada: costeggiamo per un lungo tratto la mitica area 51 fino a che non iniziamo ad intravedere la nostra prossima meta: Las Vegas. Arriviamo intorno alle 18.30 e prendiamo possesso della nostra stanza all’Hotel Luxor ($ 196 per due notti); per cena scendiamo al buffet dell’albergo dove con 21 $ a testa possiamo mangiare tutto ciò che vogliamo. Dopo cena vogliamo proprio tuffarci nella vita vera di questa città e ammirare da vicino gli hotel/casinò e le loro mille luci: così passiamo dall’Excalibur, al Mirage, al New York New York. La stanchezza accumulata inizia a farsi sentire, decidiamo di rimandare il resto delle attrazioni a domani.

31 luglio: oggi niente auto e giornata relax a Las Vegas. Cosa c’è di meglio di una sana mattinata di shopping? Con un paio di autobus raggiungiamo il Premium Outlet e constatiamo con piacere i benefici dell’euro forte, passando da Lacoste a Ralph Lauren a Converse, Lewis e altri. Dopo un veloce pranzo ritorniamo in albergo e nel tardo pomeriggio ci godiamo un po’ di piacevole relax nella piscina dell’hotel. Anche questa sera torniamo al buffet per cena e poi via alla scoperta degli altri hotel/casinò: passiamo dallo spettacolo delle fontane del Bellaggio (veramente belle), al Venetian (lussuosissimo), al Cesar Palace, al Paris, per finire al Treasure Island e seguire lo spettacolo delle sirene e pirati. Consiglio: anche se amate la natura e la tranquillità dei parchi, a Las Vegas vi consiglio di rimanere almeno un giorno e di godervela appieno, un po’ per spezzare il ritmo e un po’ per apprezzarne le luci, gli spettacoli e tutto ciò che la circonda. Se fossimo rimasti una sola sera ci saremmo persi molto del divertimento.

1 agosto: quest’oggi si riparte per il prossimo parco, la meta è il Zion NP. Entreremo nello Utah e questo ci farà perdere un’ora che recupereremo alla fine. Siamo curiosi su Zion, sappiamo che rispetto agli altri è un parco più piccolo ma non meno interessante. Raggiungiamo, dopo un tratto montagnoso, la cittadina di Springdale, minuscolo paesino all’ingresso del parco; qui lasciamo l’auto (a Zion non si può circolare con un mezzo proprio) e prendiamo la navetta che ci porterà al Visitor Center. Chiediamo subito consiglio al ranger di turno sulle possibili escursioni e ci viene segnalato il riversidewalk, un bellissimo percorso lungo la sponda del fiume che attraversa il parco e da dove si gode una magnifica visuale sulle pareti rocciose circostanti e sui loro colori, che vanno dal rosso intenso, al rosa, al bianco. Arriviamo al termine del percorso, qui i più avventurosi potranno proseguire risalendo il fiume con i piedi direttamente nell’acqua (credo sia un percorso molto bello); noi non siamo attrezzati a sufficienza, così torniamo alla fermata della navetta e raggiungiamo un bellissimo prato verde nei pressi dell’unico lodge del parco, dove ci rilassiamo un po’. Seconda meta all’interno del parco di Zion sono le Emerald pool, una serie di tre cascatelle non lontane da dove ci troviamo. In una mezzoretta raggiungiamo la lower pool seguendo un sentiero in mezzo ai boschi; purtroppo è tardi e non abbiamo tempo sufficiente per proseguire. Riprendiamo la navetta fino al visitor center e da lì la successiva per Springdale; rieccoci in auto diretti a Tropic, alle porte di Brice Canyon, che visiteremo domani. E’ quasi l’ora del tramonto e uscendo da Zion continuiamo a fare soste per godere di panorami spettacolari; incontriamo anche un gruppo di mufloni. Prima di arrivare a Tropic attraversiamo il Red Rock Canyon dove i colori delle rocce che riflettono il sole sono veramente da cartolina.

Arriviamo a Tropic e raggiungiamo il b&b prenotato mesi prima: The Bullberry Inn B&B, veramente fantastico ($ 95 a stanza, tasse comprese). Cena nell’unico ristorante/steack house di questo minuscolo paesino e poi a letto, non prima di aver ammirato uno spettacolare cielo stellato.

2 agosto: sveglia di buon ora, stamattina andiamo a Bryce Canyon. Oggi siamo avvantaggiati rispetto ai giorni scorsi, infatti siamo molto vicini all’entrata del parco e questo ci farà risparmiare parecchio tempo. Iniziamo bene la giornata con un’ottima colazione a base di pancake, marmellata di produzione propria e frutta. Questo posto è veramente fantastico, lo consigliamo vivamente per staccare dalla monotonia dei soliti motel. Il tempo di un veloce rifornimento nell’unico market del paese ed eccoci arrivati al parco; all’ingresso troverete subito il Visitor Center dove potrete chiedere informazioni e da dove parte la navetta che vi condurrà ai principali View Point. Bryce Canyon è un vero gioiello, ciò che vi colpirà al di là della forma delle rocce, sono le mille sfumature di colore diverso che troverete. Poi, a differenza di altri parchi più ampi, Bryce è molto più raccolto e dai vari view point lo potrete ammirare nella sua eleganza. Dopo aver raggiunto tutti i punti panoramici disponibili, decidiamo di seguire i consigli del ranger e di avventurarci nel “Navajo Trail”, un trail abbastanza semplice che scende fino al fondo del canyon e da dove si possono ammirare più da vicino queste rocce stupende (in tutto vi impegnerà 1/1,5 ore, soste comprese). Risaliamo in superficie e decidiamo che questo parco è troppo bello per non imboccare un altro percorso: sulla piantina vediamo segnalato il “Queen garden trail” e ci avventuriamo anche in questo, anche se non molto diverso dal precedente.

Sono quasi le 15.00 e, anche se con una certa tristezza, dobbiamo lasciare Bryce per spingerci più a est: dobbiamo infatti raggiungere la cittadina di Moab dove pernotteremo le prossime 2 notti.

Come avevamo letto in più di un racconto, per andare da Bryce a Moab una soluzione possibile è quella di seguire la Scenic bway 12 e 24 che attraversano lo Utah e alcune delle sue bellezze, come il Capitol Reef NP. Anche quest’oggi, come ieri del resto, le soste lungo il tragitto sono veramente numerose: il paesaggio cambia in continuazione dalla collina, alla montagna, alla prateria. Insomma, vi consiglio senza dubbio di allungare un po’ di più la strada e di seguire questa rotta scenografica. Arriviamo a Moab poco prima del tramonto e andiamo dritti al “Red Stone Inn” (pernottamento $ 81, tasse comprese), motel carino con piccole stanze in legno dotate di angolo cottura e con annessa lavanderia. Per cena andiamo alla vicina birreria dove ci buttiamo su una sostanziosa insalata. 3 agosto: quest’oggi ci aspetta una giornata interessante. La prima tappa è Arches Park, nelle immediate vicinanze di Moab. Anche questo è un parco che lascia senza fiato, anche per il gran caldo che non ci aspettavamo. Grazie ai preziosi suggerimenti del ranger seguiamo tutta la strada percorribile in auto, parcheggiamo e ci addentriamo nel Devil’s Garden, un percorso che vi darà la possibilità di vedere alcuni degli archi più belli come il Landscape Arch e altri nei pressi. Il giro vi impegnerà almeno 1 ora e devo dire che, anche se non richiede salite, è stata faticosa soprattutto per il gran caldo. Arriviamo poi alla vera attrazione del parco, ovvero il Delicate Arch, che sembra veramente scolpito a mano tanto perfetta è la sua forma. Ci sono vari modi per ammirarlo: un trail che vi porterà proprio sotto l’arco, oppure due view point (upper e lower) che vi consentiranno di vederlo un po’ più da lontano. Scegliamo la soluzione intermedia dell’upper view point, ma un po’ di rammarico per non averlo visto da vicino ci è rimasto. Dopo un veloce pranzo al sacco e dopo aver ammirato altre meraviglie di pietra (come il Sand Dune Arch), raggiungiamo la sezione detta “The window” dove troviamo un serie di archi altrettanto spettacolari; nei pressi troverete anche la cosiddetta “Balanced rock” un masso appoggiato su una roccia sottostante in equilibrio precario.

Usciamo dal parco, dopo aver visto anche la zona di “Park Avenue”, e dirigiamo l’auto verso un’altra meraviglia della natura, ovvero il Death Horse Point State Park. Avevamo letto pareri discordanti su questo posto, alcuni lo esaltavano, altri lo sconsigliavano, ma a noi è piaciuto moltissimo. Si tratta di un piccolo parco statale (qui non vale l’annual pass) dove, seguendo l’unica strada del parco, arriverete ad uno spettacolare vista point sul Colorado. La sensazione che avrete è quella di avere davanti a voi un immenso poster, tanto sembra irreale tutto questo. Passiamo qualche minuto in contemplazione di questo paesaggio meraviglioso poi, visto che quest’oggi abbiamo ancora tempo a disposizione, raggiungiamo il vicino parco di Canyonland (precisamente la sezione Island in the Sky), dove vediamo altri panorami spettacolari dal Gran View Point e dal Green River Overlook. Lo Utah è uno degli stati attraversati che più ci ha regalato emozioni durante questo viaggio, consiglio vivamente di ammirare le sue meraviglie. E poi la cittadina di Moab, pur essendo piccola, è un centro animato con diversi ristoranti e locali di musica country. Per questa sera addentiamo una pizza da Zax’s Pizza e poi a dormire.

4 agosto: quest’oggi ci rimettiamo sulla strada, dobbiamo lasciare lo Utah e entrare in Colorado, dove raggiungeremo Cortez e visiteremo il parco di Mesa Verde, nelle immediate vicinanze. Raggiungiamo l’entrata del parco intorno alle 11.00 e ci dirigiamo subito al Visitor Center per prenotare la visita ad una delle case indiane con visita guidata: scegliamo di vedere la Balcony House nella visita pomeridiana. Il parco di Mesa Verde è diverso dagli altri parchi naturali, la sua particolarità sta nella presenza di queste costruzioni degli indiani anasazi che abitavano la regione secoli fa e che sono spariti in circostanze ancora non chiare. Le loro case, che sono veri e propri villaggi, sono scavate nella roccia in posizioni piuttosto difficili da raggiungere, cosa che fa nascere tanti interrogativi su queste popolazioni.

Il tempo di un breve pranzo al sacco e raggiungiamo una di queste case, la Spruce Tree House, raggiungibile con un breve sentiero; è una delle poche costruzioni visitabili liberamente. Ci colpisce subito la perfezione di queste costruzioni e gli spazi sfruttati fin nei particolari. Scendiamo una breve scala a pioli e visitiamo la kiwa, una stanza sotterranea e circolare che veniva utilizzata per i riti religiosi.

Riprendiamo la macchina e raggiungiamo un overlook da dove possiamo ammirare un’altra costruzione molto famosa del parco, la Cliff House, anch’essa veramente bella. Infine arriviamo all’appuntamento con il ranger per la visita alla Balcony House; prima dell’inizio il ranger ci fa un lungo discorso sulla sicurezza e sull’attenzione necessaria poiché, per arrivare a questa casa dovremo salire una scala a pioli e questo potrebbe rappresentare un pericolo, soprattutto se qualcuno soffre di vertigini. Francamente non ho visto nulla di pericoloso o di particolarmente arduo da superare, anche i bambini di 5/6 anni sono saliti tranquillamente. Comunque anche la visita a Balcony House è stata molto interessante, il ranger ci ha spiegato in dettaglio i luoghi, gli usi e costumi di queste popolazioni, nonché i loro riti religiosi. La visita vi impegnerà 1 ora circa.

Riprendiamo l’auto e, dopo una breve sosta relax al visitor center, torniamo a Cortez, un paese di poche anime e con qualche motel qua e là.

Per cena scegliamo l’unico ristorante del paese dove gustiamo dell’ottima carne e facciamo la conoscenza del cameriere, un ragazzo molto simpatico che tempo fa era stato in Sicilia presso una base americana. Pernottiamo al Super8 ($ 89 tasse comprese).

5 agosto: anche oggi la strada ci attende, dobbiamo partire da Cortez e lasciare il Colorado per entrare in Arizona. Raggiungeremo poi Monument Valley e nel pomeriggio dovremo arrivare fino a Page, sul Lake Powell. Prima tappa di questa giornata è Four Corners, località in cui si incontrano i confini di 4 stati (Utah, Colorado, Nuovo Mexico e Arizona); è una tappa piacevole, niente di particolare da vedere ma è stato bello comunque fermarsi un attimo. Poi avrete la possibilità di fare un po’ di shopping indiano nelle numerose bancarelle tutt’intorno.

Riprendiamo il nostro viaggio ed entriamo nella riserva indiana, il paesaggio è quello di mille film western, con rocce e sabbia molto rossa. Proseguiamo lungo una strada che sembra non finire mai, fino a che non iniziamo ad intravedere in lontananza le formazioni rocciose tipiche della Monument Valley. A questo punto ci fermiamo per le foto di rito, il paesaggio intorno è veramente da cartolina. Poco dopo arriviamo all’ingresso della Valley (a pagamento, $ 10,00 non vale l’annual pass) e lasciamo l’auto al parcheggio. Troverete una sorta di bar e negozio souvenir con una vista spettacolare sulla valle; qui avrete anche la possibilità di prenotare la visita con le guide indiane. Decidiamo di fare da noi e di seguire il percorso con la nostra auto: il che è fattibilissimo ma ci sono alcuni tratti in cui sarebbe meglio avere una 4×4, considerate le buche e la strada dissestata. Comunque seguiamo tutto il percorso, passando da vari punti panoramici dove ci fermiamo ad ammirare questo paesaggio favoloso: la Monument Valley vi regalerà ricordi veramente unici! Terminiamo il giro e, vedendo le nuvole minacciose all’orizzonte, decidiamo che è meglio affrettarsi e prendere la direzione di Page, nostra tappa per questa sera. Arriviamo nel tardo pomeriggio e ci sistemiamo al Travelodge ($ 90,00 tasse comprese), il tempo di un bagnetto in piscina e poi a cena.

6 agosto: per questa mattina abbiamo in programma la visita al famoso Antelope Canyon e siamo molto curiosi di visitarlo. Abbiamo prenotato dal sito di una agenzia locale un paio di mesi fa, per assicurarci la visita delle 12.30, orario che permette di avere la luce migliore. Ma è ancora presto, abbiamo il tempo per una breve escursione alla diga sul Lake Powell (che vediamo solo dall’alto del ponte, ma si organizzano anche visite guidate) e raggiungiamo anche un punto panoramico che ci permette di vedere il lago dall’alto, quanto meno della zona dove ci troviamo, poiché tutto il lago è veramente enorme.

Raggiungiamo quindi l’agenzia che si trova proprio nel centro del paese: veniamo caricati su alcune camionette e raggiungiamo così l’ingresso del parco. A noi è toccato un driver piuttosto spericolato: ci ha fatto saltare su buche e dossi in maniera incredibile, un ragazzo di fianco a noi ha perso pure il cappello, ma è stato molto divertente. Arriviamo così proprio all’ingresso del canyon e iniziamo la visita guidata: Antelope vi sorprenderà per le forme e i colori che lo rendono molto elegante. Vi consiglio assolutamente di prenotare la visita delle 12.30 con un certo anticipo, poi sfruttando internet è molto facile riservare un posto. Se passate da queste parti non lasciatevi sfuggire assolutamente questo canyon! Torniamo a Page, dove riprendiamo la nostra auto e ci fermiamo per un pranzetto veloce; questo pomeriggio dobbiamo raggiungere Grand Canyon e la strada non sarà poca. Usciamo da Page e ci buttiamo alla ricerca di una località di cui abbiamo letto e visto diverse foto: Horseshoe Band. Si tratta di un’ansa del fiume Colorado a poca distanza da Page. La particolarità sta nel fatto che potrete ammirare il fiume in un tratto in cui i colori sono bellissimi e la forma è proprio quella del ferro di cavallo perfetto! Ma fate attenzione: la roccia è a strapiombo e non c’è parapetto (…Attenzione se qualcuno soffre di vertigini!). Dopo aver ammirato anche questa meraviglia puntiamo la nostra auto verso Grand Canyon, dove arriviamo verso in tramonto. Anche questa volta la strada percorsa ci riserva delle sorprese, ammiriamo, anche se da lontano, il Painded Desert con i suoi meravigliosi colori. Entriamo a Grand Canyon da Desert View, ma prima dell’ingresso del parco ci fermiamo per una breve sosta anche al Little Canyon, solo il preludio di quello che vedremo poco dopo. Grand Canyon ci colpisce subito poiché tutto è più grande, a partire dai servizi stessi del parco: numerosi lodge al suo interno, poi market, un ufficio postale, due linee di autobus, insomma una vera e propria cittadina. Non che questo ci turbi più di tanto, ma eravamo abituati ai parchi più piccoli e raccolti mentre Grand Canyon è tutto il contrario. Ammiriamo un panorama magnifico sia da Desert View che da un paio di punti panoramici successivi, poi usciamo da parco perché ormai non c’è più luce. Raggiungiamo la vicina cittadina di Tusayan, a 2 miglia dall’uscita sud del parco (molto comoda come soluzione per la notte) e raggiungiamo il Red Feather Lodge, un grosso motel dove avevamo prenotato mesi fa la nostra stanza ($ 188,00 per 2 notti, tasse incluse). Andiamo un po’ lunghi con le docce e per cena non ci resta che tuffarci sul vicino Wendy’s.

7 agosto: oggi l’intera giornata è dedicata alla visita di Grand Canyon. Lasciamo l’auto ad uno dei parcheggi principali e iniziamo a goderci la vista di questa meraviglia della natura da Mother Point, uno dei punti più conosciuti, per proseguire a Yahaki Point. Raggiungiamo poi l’inizio del Bright Angel Trail, uno dei percorsi alla scoperta del Canyon più conosciuti e frequentati. Non intendiamo raggiungere la base del Canyon, ma ci accontentiamo di arrivare fino al primo punto intermedio per la discesa (tra andata e ritorno piegheremo circa 2 ore): è comunque molto bello vedere e vivere da vicino il parco. Torniamo all’inizio del sentiero e ci rilassiamo un attimo con un veloce pranzo al sacco. Nel pomeriggio vogliamo visitare anche la parte sinistra del parco, ma, causa lavori, non possiamo addentrarci più di tanto e dobbiamo accontentarci di vedere solo un paio di view point; nel frattempo veniamo sorpresi da un temporale che ci lava completamente ma, per fortuna, dura poco e è seguito da un sole caldo che ci asciuga velocemente.

E’ quasi l’ora del tramonto e vogliamo tornare a Mother Point per ammirare il Grand Canyon in uno dei momenti più belli della giornata: saremo rimasti ore in contemplazione di questa meraviglia, le rocce al tramonto assumono dei colori veramente intensi. Con un po’ di rammarico ce ne andiamo, pensando anche che questo è l’ultimo parco che visitiamo. D’ora in poi ci aspetta la California (spiagge, mare, palme e sole!).

Prima di questo, però, diciamo arrivederci al West con un’ottima cena nell’unica steack house di Tusayan, con camerieri in tenuta western e arredamento a tema.

8 agosto: oggi la giornata è intensa e prevedere lo spostamento da Tusayan fino a Santa Barbara (poco più di 800 Km). Prima (e unica tappa) della giornata sarà Williams, piccolo centro sulla Route66, che conserva ancora un certo fascino legato alla storia di questa mitica arteria verso il west. Arriviamo a Williams intorno alle 10.00 e iniziamo a gironzolare per la strada principale, dove si susseguono uno dopo l’altro numerosi negozi di souvenirs. Visitiamo anche la stazione ferroviaria stile vecchio west, da dove partono i treni per Grand Canyon. Il tempo è tiranno e non possiamo fermarci oltre: riprendiamo la nostra auto e puntiamo dritti verso la California. Il viaggio è lungo ma ancora una volta il paesaggio ci sorprende: attraversiamo deserto del Mojave e anche questo paesaggio ha un certo fascino, con stazioni di servizio in mezzo al nulla e camper piazzati in pieno deserto (mi chiedo se qualcuno ci viva).

Arriviamo nei dintorni di Los Angeles e il traffico aumenta in maniera considerevole, mentre il paesaggio muta ancora e si fa sempre più collinare. Intorno alle 21.00 arriviamo finalmente a Santa Barbara dove alloggeremo per due notti al Motel6, nella parte alta di State Street ($ 305,00 tasse incluse – sconsigliamo la scelta). Abbiamo faticato a trovare il pernottamento a Santa Barbara già due mesi prima, è una cittadina di vacanza, perciò dovrete prenotare per tempo. Comunque gli alberghi sono piuttosto cari.

Cena da Denny’s e poi a dormire. 9 agosto: dopo la faticaccia di ieri oggi ce la prendiamo comoda e, soprattutto, decidiamo di non toccare la macchina (poveretta!). Visto che abbiamo la fermata dell’autobus giusto davanti al motel, chiediamo informazioni alla reception su come spostarsi con i mezzi; la direttrice del motel, sentendoci chiedere informazioni, ci offre un passaggio fino in centro (che forti questi americani) e, nel frattempo ci intrattiene con alcune notizie sulla città.

La città ci colpisce subito per l’ordine, la pulizia e l’aspetto curato e spagnoleggiante: visitiamo prima la parte centrale di State Street e il Paseo Nuevo (zona ricca di negozi) e poi passiamo alla spiaggia, tipica della California con palme alte, sabbia dorata e pontile con negozi e ristoranti. Ci godiamo un pomeriggio di relax tra spiaggia e shopping e per cena ci buttiamo in un ottimo ristorante italiano nel centro, per poi passare il dopo cena al James Joyce, bel locale con musica dal vivo.

10 agosto: per oggi il nostro programma prevedeva di ripartire in direzione nord e visitare la costa. Ma questa cittadina ci piace e, in più, abbiamo accumulato un po’ di stanchezza con tutti i chilometri percorsi, perciò decidiamo di fermarci un altro giorno a Santa Barbara. Cerchiamo però una nuova soluzione per il pernottamento e ci spostiamo al Cabrillo Inn, un motel direttamente sulla spiaggia ($ 178,00 tasse e colazione compresa) un po’ più caro ma più comodo. Visitiamo la missione di Santa Barbara, una chiesa-convento molto grande e con numerosi chiostri (purtroppo li vediamo solo dall’esterno).

Passiamo la giornata tra sole, spiaggia e shopping nella parte centrale di State Street e, prima di cena ci facciamo anche un tuffetto in piscina.

Questa sera per cena optiamo per il messicano.

11 agosto: quest’oggi ripartiamo da Santa Barbara per visitare la costa nord, precisamente il tratto da San Luis Obispo a Monterey. Prima sosta è proprio a San Luis Obispo, dove troviamo subito un motel per la notte. Questo tratto di costa pacifica è molto selvaggio e panoramico, ed è tutto un susseguirsi di tornanti e viadotti; ci fermiamo per un pranzo al sacco nei pressi dell’Hearst Castle (che però non visitiamo), poi raggiungiamo Pedras Blancas, dove ammiriamo la colonia di leoni marini molto simpatici. Facciamo numerose soste durante il tragitto, sono molti i punti di sosta lungo la strada e vediamo anche un paio di condor della California.

Seguendo la strada costiera arriviamo fino nei pressi di Monterey e decidiamo di fare ritorno a San Luis Obispo con la Hw interna e, per raggiungerla, passiamo nelle vicinanze del circuito di Laguna Seca.

Torniamo a San Luis Obispo intorno alle 21.30 e mangiamo velocemente al Burger King vicino al nostro motel (Ramada Inn, $ 72,00 tasse comprese). 12 agosto: anche quest’oggi la strada ci accompagnerà per un lungo tratto, dobbiamo infatti lasciare San Luis Obispo per spingerci a sud e raggiungere San Diego, ultima tappa di questo fantastico viaggio. Attraversato un primo tratto collinare nell’entroterra della California, ci avviciniamo a grandi passi a Los Angeles e iniziamo ad avventurarci su queste enormi strade a 6 corsie! Anche il traffico aumenta in maniera consistente, così utilizziamo la corsia dedicata al car sharing che ci permette di scorrere più velocemente.

Una volta superata Los Angeles si susseguono tratti di costa con numerose spiagge e località famose e ci fermiamo spesso per ammirare i colori del mare.

Arriviamo a San Diego nel primo pomeriggio e, visto che abbiamo l’auto ancora per qualche ora, scegliamo di raggiungere l’Outlet a poche decine di chilometri dal confine messicano, dove passiamo il resto del pomeriggio tra un acquisto e l’altro.

Purtroppo è arrivato il momento di lasciare la nostra KIA Optima, fedele compagna di viaggio per tante e tante miglia in questa lunga vacanza: raggiungiamo (con qualche difficoltà) l’ufficio della Dollar nei pressi dell’aeroporto e consegniamo le chiavi all’addetto al ritiro: il conta chilometri segna 6.070 km.

Con un taxi raggiungiamo il nostro hotel prenotato dall’Italia (La Pensione Hotel, in zona Little Italy: carino e pulito ma stanze piccole e no aria condizionata,$ 102 a notte, tasse incluse) e per cena scendiamo al ristorante italiano proprio sotto l’albergo, dove ci gustiamo un’ottima pasta.

Dopo cena raggiungiamo a piedi il Gaslamp Quartier, molto vivace e movimentato, con ristoranti, negozi e locali.

13 agosto: quest’oggi ci buttiamo alla scoperta di San Diego e raggiungiamo a piedi la zona del porto dove passeggiamo al Sea port Village, un villaggetto di negozi e bar di recente costruzione. Prima di raggiungere questo villaggetto acquistiamo all’Ufficio del Turismo i biglietti per la visita alla portaerei USS Midway, ancorata proprio al porto di San Diego.

Entriamo alle 10.00 (orario di apertura) e ci addentriamo in questa visita molto affascinante: per il primo tratto visitiamo la portaerei liberamente (con l’audioguida), poi raggiungiamo il ponte dove vediamo aerei ed elicotteri e, da qui, proseguiamo la seconda parte della visita al ponte di comando, dove ci guidano alcuni veterani in pensione.

Usciamo, dopo aver provato anche il simulatore di volo, intorno alle 14.30 e decidiamo di raggiungere un’altra attrazione di questa città, il grande Balboa Park, un parco molto vasto e molto curato, con diversi edifici interni in stile arabo e una bellissima serra in legno. Siamo un po’ stanchi così, dopo un breve giro a piedi, usufruiamo del servizio navetta interno per vedere altri angoli del parco.

Per cena ci fermiamo in un ristorante segnalato da Lonly Planet nei pressi dell’albergo e dopo cena raggiungiamo ancora il Gaslamp Quartier.

14 agosto: oggi la tristezza inizia a farsi sentire, infatti siamo all’ultimo giorno di vacanza. Cerchiamo di scacciare i brutti pensieri raggiungendo una delle spiagge di questa città, e per la precisione arriviamo a Mission Beach. La spiaggia è lunga, con un marciapiede pedonale dove ci perdiamo ad ammirare alcune bellissime case proprio sulla spiaggia (meravigliose!); poi ci abbandoniamo al relax e al sole e non ci neghiamo l’esperienza di un tuffo nell’oceano (qui la temperatura dell’acqua è accettabile). Dopo pranzo riprendiamo l’autobus per raggiungere Point Loma, un tratto di costa che domina la città e il porto e dove si trova il vecchio faro. La vista da questo punto è veramente magnifica e spazia dalla città all’isola del Coronado, fino alla costa messicana (che è molto vicina); in più visitiamo il faro, con le sue stanzette piccole e molto curate.

Questa zona si trova all’interno di un parco naturale e chiude alle 17.30: il ranger quindi ci “invita” a raggiungere la fermata del bus. Ritorniamo a downtown e ci dedichiamo per un ultima volta allo shopping made in USA, per poi tornare in albergo a chiudere le valigie.

Per cena scegliamo una pizzeria in zona Little Italy e poi un rapido giro intorno al quartiere, ma torniamo presto in albergo perché domani alle 3.00 am ci aspetta la sveglia.

15 agosto: il taxi ci aspetta sotto l’albergo e in pochi minuti siamo in aeroporto, dove il volo US Airways delle 06.30 am ci riporterà (via Philadelphia) in Italia. Arriviamo a Milano Malpensa alle 06.00 am del 16 agosto, stanchissimi ma entusiasti di questa meravigliosa esperienza.



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