Atmosfera da ‘mille ed una notte’ tra l’Andalusia e il Marocco.

il viaggio descrive la visita di alcune città spagnole dell'andalusia e del marocco.
Scritto da: enzi
atmosfera da 'mille ed una notte' tra l’andalusia e il marocco.
Partenza il: 16/08/2010
Ritorno il: 25/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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…“un viaggio in due Paesi, tanto vicini geograficamente quanto diversi nella cultura, che trovavano un punto d’incontro nel caratteristico fascino moresco delle rispettive architetture”. di Lorenzo Barucca Dopo aver trascorso le vacanze dell’anno passato nella Spagna centrale, ed esserci incantati di fronte a tanta cultura e folclore, io, Lorenzo, ed il mio amico Luca, decidiamo di ritornare in questo meraviglioso Paese, visitandone una regione che si caratterizza rispetto alle altre per la magia che porta in sé: l’Andalusia. Approfittiamo, poi, della sua vicinanza con la costa africana per visitare anche le città marocchine di Tangeri e Tetuan antistanti ad essa. Decolliamo il sedici agosto da Roma con volo Vueling delle 10:40 ed atterriamo alle 13:20.

Il fascino dell’architettura andalusa

Ci dirigiamo verso il nostro albergo (Hotel Murillo), situato nel famoso ‘Barrio di Santa Cruz’. L’Unesco ha dichiarato questo rione di Siviglia patrimonio dell’umanità, tanto è caratteristico per la sua favolosa architettura. Un dedalo di strettissimi vicoli, in cui si affacciano deliziosi edifici decorati con pregevoli stucchi. Molti edifici racchiudono dei patii di suggestiva bellezza, adornati di ceramiche colorate e da curatissimi giardini. Questo quartiere si anima di notte, con ristorantini che propongono le specialità andaluse (fra cui il famoso ‘gazpacho’), in un’atmosfera che mischia, in un unico contesto di raffinata eleganza, il fascino delle architetture moresche e barocche. Il tutto allietato dalle melodiose armonie che trasportano le danzatrici di flamenco in un turbinio di passionalità e colori. Facendo due passi in tutta tranquillità, arriviamo a Piazza di Spagna, immortalata nel leggendario episodio di “Star Wars – La guerra dei cloni”. Essa è caratterizzata dal ‘Palacio español”, che la abbraccia, in un susseguirsi, in modo semicircolare, di torri, porticati, scalinate e panchine riccamente decorate di ceramiche colorate (‘azulejos’) che offrono una rappresentazione grafica di ciascuna delle cinquantotto province spagnole. Trascorriamo la serata in uno dei tanti locali che si affacciano sul fiume ‘Guadalquivir’, nel quartiere ‘Triana’, lungo la ‘calle betis’, sorseggiando un ‘tinto de verano’, tanto buono quanto la più nota ‘sangria’. Il secondo giorno visitiamo la cattedrale di Santa Maria, dichiarata patrimonio dell’Unesco. E’ la terza più grande al mondo ed offre una rappresentazione dello stile andaluso, caratterizzato da una commistione tra l’architettura moresca, d’origine araba, e quella barocco-rinascimentale, tipicamente europea. Sorta sulle rovine della moschea abbattuta nel XV secolo, di essa mantiene la torre Giralda, alta 96 metri, che rappresenta l’antico minareto del XII sec. All’interno, bellissime Cappelle riccamente decorate ed il mausoleo di Cristoforo Colombo. L’ingresso costa 8 euro e consente anche di visitare la ‘Iglesia del Salvador’. Il pomeriggio l’abbiamo passato a visitare i “Reales Alcazares”. All’interno dell’antica fortezza araba, si susseguono piccoli edifici minuziosamente decorati in stile ‘mudejar’, immersi in deliziosi giardini che racchiudono aranceti, palmizi e tanti piccoli laghetti. Un’oasi di verde che offre riparo dalla calura esterna, in una magica atmosfera da mille ed una notte (Euro 7.50). Per gli amanti del flamenco, segnalo una tappa d’obbligo alla ‘Casa della Memoria’. Il terzo giorno visitiamo la ‘Basilica de la Macarena’ e la Chiesa di San Lorenzo. Per arrivarci passiamo vicino alle mura di epoca augustea (‘murallas’) che delimitano l’inizio del ‘barrio de la Macarena’, un quartiere ricco di architetture monumentali, tra cui spicca la Basilica de la Macarena, in stile neo-barocco. Essa custodisce la ‘Virgen de la Macarena’: una statua del ‘600 che si porta in processione nel mese di Aprile durante la settimana santa, venerata dagli abitanti e fonte di miracoli. La sera si cena di fronte alla ‘Torre del Oro’, così detta poiché un tempo era ricoperta di piastrelle d’oro, risalente al 1220. Da qui salpano i battelli per il giro sul fiume ‘Guadalquivir’.

Alla scoperta di Cordoba e della sua Mezquita

(patrimonio dell’umanità dell’ Unesco). Credo che il viaggio nella Spagna del sud possa essere semplicemente ripagato dalla sola visita di questa città, che ha l’onore di ospitare la Moschea-Cattedrale nota come ‘Mezquita’ (Euro 8). L’edificio, con cui ha inizio l’architettura ispano-mussulmana, nasce nell’VIII secolo, ad opera del re Abd al-Rahama I, ispirato dal proprio senso di nostalgia per la lontana patria siriana. Nel 1236, dopo la riconquista della città da parte del re Ferdinando III ‘Il Santo’, esso venne consacrato come tempio cristiano a Santa Maria, Madre di Dio. All’interno lo sguardo si perde tra le numerose colonne di marmo e granito che formano una serie di archi di pietra bianca e rossa. In origine erano ben 850. Da vedere la ‘Qibla, il muro orientato verso La Mecca, il ‘Mihrab, la nicchia che custodisce il corano, e l’antico minareto. L’avvento cristiano portò alla soppressione di alcune colonne, al posto delle quali sorse la pianta della prima cattedrale con le bellissime Cappelle riccamente decorate. La visita è stata impegnativa e la fame incombe: in una taverna del centro mi gusto la famosa ‘coda di toro’. Da vedere sono poi l’antica Sinagoga, la ‘Torre de la Calahorra’ (fortezza di origini islamiche) e l’ ‘Alcazar’, di notevole bellezza per lo stile ‘mudejar’ ed i suoi giardini.

L’ebrezza dell’oceano atlantico

Partiti da Siviglia, arriviamo a Cadice. Dopo aver scoperto che la stazione dei treni non dispone di un deposito bagagli, ci dirigiamo in autobus verso ‘Playa de la caleta’ portandoceli appresso. La spiaggia è bellissima, fatta di sabbia fina, ed è enorme. Una nuotata nell’oceano atlantico non ce l’avremmo persa per nessun motivo. Dopo aver sostato in una ‘bocadilleria’ per un gustoso panino farcito, ci dirigiamo in centro per la visita della cattedrale. Un edificio neoclassico, la cui facciata in pietra bianca riflette impetuosamente la calda luce del giorno su tutto il resto degli edifici che la circondano. Terminata la visita di Cadice, saliamo sul pullman della Società ‘Comes’, che ci porterà, in circa due ore, ad Algeciras (Euro 10.81). Il tragitto è magnifico. Prima il nulla, poi, la collina, con la sua vegetazione boschiva che, ad un certo punto, fa scorgere la bellissima costa di Tarifa, il cui mare turchese è invaso dagli amanti del ‘kite-surf’, qui favorito da un vento fortissimo. Algeciras ha un fascino particolare, che richiama già l’atmosfera del Marocco, che da qui si vede ad occhio nudo. Le strette stradine, la graziosa piazzetta, il palmizio diffuso sul lungomare, ci deliziano con una certa sorpresa. La sera è animata. Il caldo spinge la gente ad uscire e la città non sembra affatto pericolosa, come invece avevamo letto in alcune recensioni. L’albergo prenotato su internet (Hotel Vime Octavio) è una struttura moderna con una bella veduta sul porto e sulla costa marocchina. In albergo mi viene chiesto il motivo del soggiorno. Rispondo, per la visita del Marocco. Mi viene, allora, proposto un pacchetto organizzato, che da subito mi sembra più favorevole di quello che avevo scovato su internet, poiché, rispetto a quello, prevede il passaggio in pullman a Ceuta e la visita delle città marocchine di Tetuan e Tangeri, con pranzo tipico e visita dei rispettivi suk e medine (Euro 60). Alla fine la scelta si è rivelata ottima.

La magia del Marocco

Ci prelevano alle 9.00 direttamente dall’hotel e ci accompagnano all’ingresso della biglietteria della compagnia di navigazione ‘Balearia’. Saliamo a bordo di un traghetto, che, con un’ora di navigazione, dopo aver lasciato il porto di Algeciras e lambito il promontorio di Gibilterra (vicinissimo), ci porta nell’altra sponda del mar mediterraneo. Sbarchiamo a Ceuta, città spagnola nel territorio marocchino. Ci viene a prendere il pullman e ci presentano la guida che ci accompagnerà nel viaggio: Ahmud, simpatico affabulatore. Tetuan mi colpisce particolarmente per il suk, che sopravvive nei secoli con gli stessi forti odori, colori, profumi di spezie, e con la stessa anima commerciale fatta di piccole botteghe artigiane. All’interno della ‘medina’ si susseguono vicoli strettissimi, veri e propri dedali di viuzze che si intersecano tra loro e che nascondono varie Moschee cittadine. Notiamo, da un lato, la diffusa povertà, essendo questa una città che vive prevalentemente di un’economia agricola, senza esportazioni di alcun genere, e, dall’altro, la dignità con la quale venditori e venditrici, spesso anziani e segnati sul volto dalla fatica dei sacrifici, portano avanti la responsabilità del sostentamento della propria famiglia. Cediamo alle lusinghe di un abile venditore di tappeti, non senza fare scendere la sua proposta da 150 a 20 Euro, in un contesto commerciale dove è d’obbligo la contrattazione. Lasciata Tetuan, arriviamo a Tangeri. L’impressione è che Tetuan mantenga un’identità più autoctona di Tangeri, che, invece, risente maggiormente dell’influenza occidentale. Lo si nota nel suk, i cui banchi alimentari appaiono meno improvvisati e più curati (anche come igiene). Arriviamo nella piazza della città, circondata da bellissime palme e dalle bandiere del Marocco, presenti un pò ovunque. Qui si affacciano i bianchi palazzi, sedi delle istituzioni cittadine. Non si può filmare; si può invece fotografare, ma non le persone, a meno del loro consenso.

Addio Africa. Ben ritrovato caro vecchio continente.

Partiti in treno da Algeciras, dopo quattro ore di viaggio arriviamo a Granada e ci dirigiamo verso il nostro albergo (Hotel Don Juan), che si trova in una posizione vicinissima al centro. Visitiamo la Cattedrale, di stile gotico-rinascimentale. La sua maestosità appare già da lontano. L’interno è formato da cinque navate, con bellissime Cappelle. Adiacente alla cattedrale, la Cappella Reale, con i sepolcri dei Re cattolici Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona. Il giorno successivo è dedicato alle eccellenze di questa città e di tutta la Spagna: l’Alhambra ed il Generalife (patrimonio dell’umanità dell’Unesco). Il primo, la cui etimologia significa ‘castello rosso o vermiglio’, è il più bel complesso d’arte ispanico-araba della cultura nazarita. Nato nel 1238 come cittadella militare (Alcazaba), si sviluppò al suo interno una piccola medina, fatta di abitazioni (di soldati prima e di nobili poi), negozi, moschee e di un ospedale; successivamente fu ampliata con la costruzione dei palazzi reali (Alcazar). Per arrivarci, prendiamo il bus-navetta n. 30. Come consigliato sul sito ufficiale, ho prenotato in anticipo l’ingresso (Euro 13) su “servicaixa.com”, scegliendo la fascia oraria delle 12.30. Questo orario non rappresenta l’ingresso all’Alhambra, bensì l’orario in cui, una volta entrati, bisogna farsi trovare dinanzi ai ‘Palazzi nazaries’. Se non si entra ai ‘Palazzi nazaries’ a quell’ora, occorre fare un altro biglietto per poterli visitare. Mentre, una volta entrati, in questo ed negli altri edifici del complesso, vi si può permanere quanto si vuole. Ho, quindi, pianificato la visita dell’Alhambra, iniziando dall’‘Alcazaba’, con le sue torri da cui godere di una veduta mozzafiato su Granada e la sua piazza delle armi. I ‘Palazzi nazaries’ sono composti da tre diversi nuclei: il ‘mexuar’ o stanza dorata, era la sala di rappresentanza degli emiri; il ‘serrallo’, era la residenza del re; l’‘harem’, del quale fa parte il patio dei leoni, con la famosa fontana, racchiuso dal bellissimo colonnato di marmo bianco. Le sale dei palazzi sono riccamente decorate in stile ‘mudejar’, e così le cupole delle stesse. Tra una sala e l’altra si trovano laghetti e stagni di acqua, in un contesto di tale bellezza difficile anche da raccontare. Visitato il Palazzo di Carlo V, ci dirigiamo al ‘Generalife’. Dall’arabo “giardini pensili”, risalenti al XIV sec.: vi si trovano giardini disposti a terrazza, adornati da splendide fioriture, fontane zampillanti e scalinate solcate da minuscoli rivoli. Salutiamo l’Alhambra e scendiamo dalla collina rossa su cu si trova attraversando l’Albacin, quartiere dichiarato patrimonio dell’Unesco, per il suo caratteristico stile moresco. L’ultimo giorno visitiamo la Chiesa di San Jeronimo e facciamo shopping nell’animata piazza di Bib-Rambla, dove si concentrano negozietti di artigianato e di souvenirs. Il giorno della partenza non c’è tristezza, poiché tante sono le cose che abbiamo visto viaggiando per le città dell’Andalusia e del Marocco. Allora, non ci resta che dire: hasta a luego Spagna e maa al-salaama Marocco. Dove mangiare a Siviglia

  • La Judería – Indirizzo: Calle Cano y Cueto. E’ un ristorante immerso nel contesto del Barrio di Santa Cruz, patrimonio dell’Unesco. Offre piatti della cucina tradizionale come l’agnello arrosto e lo stufato di riso, oltre ad una grande varietà di selezioni di pesce fresco. Il ristorante è in tipico stile sivigliano.
  • Fresco – Indirizzo: Calle Cuna. Una catena spagnola di ristorazione self-service con buffet illimitato a soli nove euro e novantacinque (verdure, carne, pasta, gelato, bibite).

Dove mangiare a Granada

  • Chikito – Indirizzo: Plaza del Campilio. Cucina di stile granadina ed andalusa. Tra le sue specialità: la zuppa sivigliana, il cocktail di gamberi, la coda di toro, la ‘zarzuela’ (frutti di mare cotti).
  • Sevilla – Indirizzo: Calle Oficios. Antico rifugio di Garcia Lorca e del suo gruppo, questo ristorante del centro della città, con vista sulla Cappella Reale, serve piatti tipici di Granada dagli anni ’30. Piatto principale in questo ristorante è l’agnello alla ‘pastoril’.


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